13 gennaio 2009

THE TIMES OF INDIA F-J

FASHION: ***1/2
Nikhat Kazmi, 31.10.08
FIRAAQ: ***1/2
Quando i tempi diventano brutali, lo diventano anche gli esseri umani? Questa è la domanda che l'esordiente regista Nandita Das pone nel suo piccolo efficace film. 'Firaaq' dice molto attraverso i suoi personaggi e il suo forte contenuto. La pellicola raramente indugia in visioni di violenza e di morte, ma ogni singolo fotogramma mette in guardia dalla depravazione umana, pur invocando con gentilezza quello spirito sublime che risiede in ognuno di noi. Cinque storie parallele ricreano il trauma di individui che tentano disperatamente di recuperare le fila della propria vita, ma che realizzano che i pregiudizi, le paure, i crimini non possono essere spazzati via, nè si può attribuirne la responsabilità alla Storia. 'Firaaq' è un debutto sicuro da parte di Nandita Das, che aveva già dimostrato le sue doti di attrice. Il film documenta in modo equilibrato e sensibile le difficoltà dell'India contemporanea e si appella al buon senso, alla pace e alla tolleranza.
Nikhat Kazmi, 19.03.09
FORCE: ***1/2
Force è un cocktail di azione ad alto voltaggio e brioso romanticismo il cui ritmo non rallenta mai. Il regista Nishikant Kamat ripercorre la via tracciata da Rohit Shetty (Singham) e da Abhinav Kashyap (Dabangg), ed offre un film vecchio stile dalla formula collaudata. Di questi tempi si corteggia il vintage, tornato prepotentemente in voga. Ma Force vanta anche una superba manifattura ed un secondo tempo che sfreccia rapido senza permettere al pubblico di distrarsi.
Nikhat Kazmi, 29.09.11
404: ****
Grazie a Dio i cineasti indiani hanno capito che l'attenzione del pubblico non è dovuta, e iniziano a considerare gli spettatori come creature pensanti. Certo, il cinema intelligente è ancora una rarità, ma vi sono alcuni film che non vi chiedono di lasciare a casa il cervello. 404 di Prawaal Raman è uno di questi. Il punto di forza della pellicola è nel fatto che esplora il paranormale senza abbandonare la scienza e la razionalità. Ambientato in un istituto universitario di medicina, 404 esplora i temi del nonnismo e dei suicidi fra studenti, ma prende una piega tale da mandare il pubblico letteralmente al tappeto. Il film procede con un ritmo languido, e l'espediente funziona, aggiungendo un tocco di realismo alla storia. Le interpretazioni sono così vere che vi sembrerà di aver incontrato i personaggi da qualche parte. Rajwir Aroraa è stimolante. Imaad Shah è molto naturale e in forma stellare. Satish Kaushik è emozionante. Ma è Nishikant Kamath (regista di Mumbai Meri Jaan, qui al suo debutto come attore) la vera sorpresa di 404. Una menzione per la fotografia: Savita Singh crea una tela sinistra senza ricorrere a trucchi. Il regista Prawaal Raman offre un film che resta con lo spettatore a lungo dopo i titoli di coda.
Nikhat Kazmi, 19.05.11
FROZEN: ***1/2
Ecco un glorioso ritorno all'epoca del cinema in bianco e nero. E sorprendentemente non si sente affatto la mancanza del colore. Al contrario: il film colpisce con la sua opulenza visuale, e di fotogramma in fotogramma si illumina e brilla, catturando la bellezza eterea delle cime Himalayane incappucciate di neve. La presenza dell'esercito e la corrente sotterranea di violenza, terrorismo, guerra, sembrano quasi un sacrilegio in quel paesaggio divino in cui la vita si limita a seguire il flusso delle stagioni. 'Frozen', grazie alla sua scintillante fotografia, è un appuntamento col cinema puro.
Nikhat Kazmi, 08.05.09
GAME: **
Difficile credere che dietro Game ci sia Farhan Akhtar, che Javed Akhtar abbia scritto i testi dei brani, e che Shankar-Ehsaan-Loy abbiano composto la colonna sonora. Malgrado questi grossi nomi, in Game c'è ben poco da assaporare. Nessuna canzone memorabile. Il film, pur stiloso, difetta d'anima e sostanza. L'aspetto è luccicante, gli scenari esotici, i personaggi ben pettinati ma privi di convinzione. La recitazione di Abhishek Bachchan è confusa, quella di Kangna Ranaut anonima, quella di Boman Irani è una vuota spacconata. Il personaggio di Anupam Kher è marginale, e il debutto di Sarah Jane Dias insignificante. Jimmy Shergill e Shahana Goswami rimangono a bocca asciutta a causa di una sceneggiatura (Althea Delmas Kaushal) che non offre loro nulla e che spesso sconfina nel banale. Game è mediocre e prevedibile.
Nikhat Kazmi, 31.03.11
GHAJINI: ***1/2
Il protagonista, ferito, sconfitto, assetato di vendetta, è una versione molto più matura del tradizionale eroe da film d'azione. Il punto di forza di Ghajini è nell'interpretazione magistrale di Aamir Khan: il timido e taciturno Sanjay Singhania si trasforma in una macchina per uccidere, e ci comunica la sua disperazione con i silenzi, le espressioni facciali, il linguaggio del corpo, le angosciate grida gutturali, lo sguardo fisso e vacuo. Un secondo punto di forza è nella narrazione. Vagamente ispirato a 'Memento', il film si muove avanti e indietro nel tempo, e contrappone la freschezza della storia d'amore del passato alla brutalità del presente. Le due zone temporali si intersecano in modo convincente, creando suspence a sufficienza da stimolare l'interesse dello spettatore. La recitazione di Asin è pulita. La colonna sonora di A.R. Rahman vanta alcuni brani da classifica, fra cui 'Gujarish' e 'Behka', quest'ultimo coreografato in modo eccellente. Il montaggio dovrebbe essere più serrato, specialmente nelle sequenze dei combattimenti. Pradeep Rawat, nel ruolo di Ghajini, non è all'altezza: non risulta abbastanza minaccioso come il titolo vorrebbe farci credere. Il conflitto fra lui e l'eroina non è abbastanza plausibile da giustificare la vendetta. Ghajini è un film genuinamente bollywoodiano ma elegante.
Nikhat Kazmi, 24.12.08
GOLMAAL 3: ***1/2
In un'industria nella quale i sequel raramente funzionano, il marchio Golmaal sembra aver trovato l'oro con la sua formula: rendere sensato l'insensato. Golmaal 3 è il film perfetto per il Diwali. E' una commedia scervellata non destinata ad un pubblico raffinato. Ma nessuno si lagna perchè è davvero divertente e chiassoso, grazie anche all'esplosione di colori nei set e nei costumi. G3 andava sfrondato di alcune gag ripetitive, ma nell'insieme è uno spasso.
Nikhat Kazmi, 04.11.10
THE GREAT INDIAN BUTTERFLY: ***
Il matrimonio è un'istituzione moribonda? Ha perso la sua rilevanza - e longevità - nel terreno accidentato e nella confusione della vita urbana? Può sopravvivere ai battibecchi delle coppie di yuppie che conferiscono ugual valore allo spazio individuale e all'intimità di coppia, all'ambizione e all'accomodamento? TGIB è una pagina che proviene direttamente dalla vita interpersonale di oggi. Dal primo alterco della coppia in poi, il film mantiene sempre una nota realistica. Abbiamo sperimentato simili zuffe o le abbiamo viste intorno a noi, e le ragioni ci sono familiari, ma ciò non deve impedirci di godere dei fuochi d'artificio sullo schermo. TGIB genera ariosi momenti di black humour e di romanticismo intenso, oltre ad offrire raffinate performance da parte del cast.
Nikhat Kazmi, 02.04.10
GULAAL: ***
Anurag Kashyap si lascia alle spalle l'emozionale 'Dev D' per un mondo altrettanto violento e caotico: quello della politica studentesca. In realtà 'Gulaal' è stato realizzato molto prima della versione post moderna di 'Devdas'. Da qui la relativa irregolarità della sceneggiatura e della caratterizzazione dei personaggi, e risulta impegnativo per lo spettatore tenere il passo con la degenerazione dei sentimenti e della politica portata sullo schermo. Tuttavia l'effetto risulta largamente ipnotico, poichè Kashyap una volta di più usa il cinema come un potente strumento di critica sociale. Con le ambizioni da incubo del suo protagonista (Kay Kay Menon) di cambiare la democrazia indiana in una monarchia esclusiva di una singola comunità, 'Gulaal' diventa una critica esemplare ad ogni movimento politico contemporaneo che sostenga la supremazia di un gruppo o di una regione. Il regista crea un coinvolgente primo tempo, ma fallisce nel mantenere lo slancio nel secondo. E' la mescolanza fra macro politica e politica studentesca a costituire il nocciolo del dramma: Dilip Singh (Raj Singh Chaudhary), studente apolitico, viene involontariamente risucchiato nel vortice di sangue, odio e violenza. La ribellione dell'uomo semplice, Dilip, è l'anello più debole di una pellicola nella quale tutto corre confusamente verso un climax mal costruito. Peggio: molti personaggi sono appena abbozzati, specialmente Jesse Randhawa che sembra galleggiare attraverso il film dopo una drammatica introduzione. Quanto alle performance, sono Kay Kay Menon, Piyush Mishra e Deepak Dobriyal a creare alcuni avvincenti momenti, mentre Mahie Gill affascina una volta di più col suo breve ma significativo cameo. Piyush Mishra merita una menzione speciale per i suoi potenti testi e per la musica.
Nikhat Kazmi, 12.03.09
GURU
Malgrado il regista metta valorosamente a nudo i crimini perpetrati dal settore industriale, improvvisamente alla fine preferisce ritrarsi e dipingere come un eroe un uomo che giustifica le frodi commesse in nome del pubblico interesse. E' l'ambivalenza morale del film che in qualche modo lascia insoddisfatti. Da un punto di vista cinematico Guru è la quintessenza di Mani Ratnam. Ciascun fotogramma è stupendo, complici le meraviglie della fotografia di Rajiv Menon. La combinazione di A.R. Rahman e di Gulzar crea magie con la melodia. Abhishek mette corpo e anima in un ruolo da sogno, anche se talvolta sembra che il personaggio gli richieda troppo, specialmente nel climax. Aishwarya Rai non riesce a crescere col suo ruolo. Il primo tempo è intensamente drammatico. Il secondo si dilunga e risulta ripetitivo. Ma Guru è una pellicola importante perchè affronta un argomento nuovo e solleva un importante interrogativo sull'aggressivo apparato industriale indiano.
Nikhat Kazmi, 13.01.07
GUZAARISH: ****
Guzaarish è una pellicola insolita sotto molti aspetti. Innanzitutto perchè è un'opera cinematografica che si avvicina all'arte pura. Il regista Sanjay Leela Bhansali e il direttore della fotografia Sudeep Chatterjee hanno creato un collage di quadri incantevoli. La squisita minuziosa descrizione della routine quotidiana di Sophie è ipnotizzante. Ancora più insolito è lo spirito del film, con la morte in attesa ma con la vita che sprizza e prorompe in ogni fotogramma. Inoltre Guzaarish racconta un'insolita storia d'amore priva di stereotipi: tutto è lasciato non detto, e gli sguardi e le espressioni sopperiscono alle parole. Un applauso a Hrithik Roshan e ad Aishwarya Rai: le performance sono uniformemente buone, comprese quelle del cast di supporto (con una menzione speciale per Shernaz Patel), ma sono Hrithik e Ash a provocare un'impressione indelebile con la loro interpretazione di due personaggi non convenzionali ed estremamente difficili. Hrithik recita con gli occhi. Ash è un meraviglioso quadro fatto di grazia e di fuoco. Ugualmente degna di nota è la colonna sonora, con la quale Sanjay Leela Bhansali debutta come compositore. Guzaarish non guarda al box office bensì alla gratificazione dei sensi, e ci riesce in ampia misura.
Nikhat Kazmi, 18.11.10
HALLA BOL: ***
Nikhat Kazmi, 11.01.08
HELLO: **
Il problema è nel tedioso sviluppo della trama. Inoltre includere all'inizio il tipico numero da item boy di un Salman Khan a torso nudo stride con l'intenzione di rappresentare la storia del ragazzo della porta accanto. La pellicola alterna intelligenza ed approssimazione. Solo le performance tengono in piedi 'Hello', specialmente quelle di Sharman Joshi e Sohail Khan. I due sono assolutamente da guardare.
Nikhat Kazmi, 10.10.08
HISSS: **
Tutto ciò che Mallika Sherawat fa in Hisss è essere un serpente che si strugge per il suo amante o che inghiotte le sue vittime, oppure trasformarsi in una donna che si aggira seminuda per la città. Hisss non è nè femminista nè mitologico, ed ottiene l'effetto contrario a quello desiderato. Mallika attira l'attenzione solo quando cambia pelle per trasformarsi da serpente a donna e da donna a serpente. Per il resto, il soggiorno del suo personaggio nel mondo degli esseri umani è un racconto lungo e distratto che sembra non portare da nessuna parte. Non meraviglia, quindi, che un attore raffinato come Irrfan Khan si mostri quasi sempre confuso e sembri accendersi solo in compagnia di Divya Dutta. Un film come Hisss avrebbe dovuto colpire per i suoi effetti speciali, ma la carneficina che il serpente provoca è grottesca, e la trasformazione da seduttrice a rettile è più buffa che coinvolgente.
Nikhat Kazmi, 22.10.10
HOUSEFULL: ***
Housefull inizia in modo divertente mostrando la quintessenza della recitazione comica di Akshay Kumar: l'umorismo impassibile da 'sono solo un sempliciotto'. Poi il film si diluisce in una parte centrale confusa che frena la commedia, per riprendersi nel secondo tempo. E' una comicità grossolana, ma si ride (se non si cercano arte e intelligenza). La colonna sonora di Shankar-Ehsaan-Loy include qualche brano vivace che però non dovrebbe scalare le classifiche (ad eccezione di Apni To Jaise Taise). Akshay e Riteish Deshmukh condividono un'intesa più fra loro che con i personaggi femminili. I ruoli interpretati da Boman Irani e da Lilette Dubey avevano grande potenziale, peccato non siano stati approfonditi. Detto questo, Housefull potrebbe non sbancare al botteghino, ma offre un po' di sollievo ai multiplex dopo la prolungata stasi.
Nikhat Kazmi, 29.04.10
HUM TUM AUR GHOST: **1/2
Non si capisce se il film di debutto di Arshad Warsi in qualità di sceneggiatore e di produttore sia una commedia, una storia romantica o drammatico-soprannaturale, nè se abbia altro scopo oltre a quello di intrattenere. La trama e il tenore di HTAG divagano troppo. La pellicola, poco divertente e molto sentimentale, sembra sprecare il suo potenziale comico a favore dell'aspetto drammatico, che però non coinvolge abbastanza. Il regista Kabeer Kaushik e Arshad Warsi avevano già lavorato insieme in 'Seher', un'efficace storia poliziesca che ha offerto una delle migliori interpretazioni di Arshad. In HTAG la sintonia Arshad-Boman è scoppiettante, e regala al film vivacità è spirito. Guardatelo per la sua intermittente comicità e per la spontaneità di Arshad Warsi.
Nikhat Kazmi, 26.03.10
I AM: ****
Il film è un insieme di quattro storie caratterizzate da un tema comune: la ricerca e l'asserzione dell'identità individuale. Storie combinate con destrezza a numerosi personaggi, e tenute insieme da un filo conduttore: l'appropriazione di spazi privati in una società che ha la tendenza ad usare la tradizione come il bastone più convincente per mantenere tutti in una disturbante conformità. I am corteggia l'arte di dire no. Le quattro storie sono splendidamente sviluppate. Le protagoniste femminili raccontano quelle più morbide, e Nandita Das e Juhi Chawla creano due figure di donne coraggiose e di spessore. Anurag Kashyap regala un grande cameo. Sanjay Suri è sensibile, sottile e il suo personaggio turba davvero, tanto quanto quello interpretato da Rahul Bose. I am non è apologetico, e tratta di argomenti reali in un'India reale.
Nikhat Kazmi, 27.04.11
I AM KALAM: ***1/2
I am Kalam è illuminante, intelligente, attuale e pure piacevole. Soprattutto trabocca di cuore ed anima, e tocca lo spettatore col suo semplice messaggio: ogni bambino al mondo ha diritto alle stesse opportunità, specialmente in materia di istruzione. IAK è un film per ragazzi quasi perfetto che si rivolge anche ad un pubblico adulto. La pellicola colpisce in modo particolare per il tono. Malgrado tratti temi seri, vi è una onnipresente leggerezza a permeare la narrazione. E alla fine è lo spirito di chi non molla del giovane protagonista che torreggia e che crea un commovente ritratto di speranza e coraggio. Il film centra alla grande il suo bersaglio grazie alle interpretazioni realistiche. I due giovani attori sono eccellenti, e Harsh Mayer non ha conquistato il National Award per niente. Altrettanto impressionante è Gulshan Grover, che qui offre, ad oggi, la sua performance più misurata. IAK forse non incendierà il botteghino, ma di certo vi emozionerà. Anche se è stato selezionato in diversi festival, ciò non significa che la pellicola sia destinata ad un pubblico di nicchia.
(Autore non indicato), 04.08.11
I HATE LUV STORYS: ***
Prima di tutto: Imran Khan e Sonam Kapoor formano una coppia interessante, la più fresca dopo quella composta da Ranbir Kapoor e Katrina Kaif. I due condividono una bella intesa, una compatibilità fisica ed un quoziente emotivo ben bilanciato. Complimenti a Imran e a Sonam per la responsabilità di gestire un film che, ancora una volta, da un punto di vista narrativo ha poco di cui vantarsi. IHLS è estremamente semplicistico, non stratificato e del tutto prevedibile. L'esordiente regista Punit Malhotra dirige una pellicola zuccherosa. I dialoghi sono molto ordinari, talvolta sentimentali. La fotografia di Ayananka Bose offre un film visivamente piacevole. La colonna sonora di Vishal-Shekhar è frizzante e adatta al tenore della pellicola. Da segnalare la title-track, Bin Tere e Bahara. I costumi di Manish Malhotra sono un punto di forza: uber-cool e urban-chic. Quanto alle performance, sono stilose, non indimenticabili, ma guardabili: ammirate l'espressività e il broncio di Imran, nonchè la forma smagliante e la piacevole presenza scenica di Sonam.
Nikhat Kazmi, 01.07.10
ISHQIYA: ***1/2
'Ishqiya' è una piccola, demenziale black-comedy che appare desi nel gergo e nell'ambientazione, ma completamente Hollywoodiana quanto a drammaticità. L'esordiente regista Abhishek Chaubey racconta la sua piacevole storia con un brio che perde qualche colpo solo alla fine, altrimenti avrebbe firmato un capolavoro. Le ultime sequenze sono così confuse da lasciare perplessi e in qualche modo insoddisfatti. Per il resto il film è pura delizia, sia in termini di narrazione, con un colpo di scena dopo l'altro, che di interpretazioni, tutte scoppiettanti. Naseeruddin Shah vive e respira il personaggio dell'astuto e rugoso Khalu Jaan. E Arshad Warsi non è da meno nel ruolo di Babban, la rustica canaglia che lo accompagna passo passo nei suoi imbrogli. Quanto a Krishnaji, Vidya Balan merita un altro caloroso applauso dopo la scintillante performance in 'Paa'. In 'Ishqiya' ribalta completamente l'immagine che aveva offerto di sè in 'Parineeta'. Un trio davvero magico. Ma il quarto protagonista è lo scenario, raffigurato con competenza e vivacità dalla fotografia di Mohana Krishna. La colonna sonora di Vishal Bhardwaj è incantevole. 'Ishqiya' è un divertentissimo fuoco d'artificio.
Nikhat Kazmi, 28.01.10
IT'S A WONDERFUL AFTERLIFE: **1/2
La regista che ci ha regalato Sognando Beckham, Gurinder Chadha, questa volta non riesce a raccontare l'esperienza desi di crescere in un Paese straniero, malgrado la storia sia nuovamente ambientata in una famiglia punjabi. Non aspettatevi troppo divertimento: l'umorismo è scarso e la commedia è un po' inquietante. It's a wonderful afterlife è essenzialmente un insieme di occasioni sprecate. Il film tenta di documentare l'esperienza asiatica in Gran Bretagna, ma si limita a sfiorare l'argomento. I personaggi non sono ben sviluppati. Inoltre gli attori non riescono a farsi apprezzare davvero, ed è piuttosto triste se consideriamo che Shabana Azmi poteva infiammare lo schermo se avesse saputo qual era il suo compito: farci ridere o piangere. Goldy è promettente. E Senthil? Ecco, Senthil è solo bello. La colonna sonora è buona: composta da Bally Sagoo e da Sukhwinder, è un vibrante mix di bhangra, pop, hip hop e brani inglesi.
Nikhat Kazmi, 06.05.10
IT'S BREAKING NEWS: **
La motivazione è buona. Il film no.
Nikhat Kazmi, 06.10.07
JAANE KAHAN SE AAYI HAI: ***1/2
E' leggero, arioso, allegro e a tratti davvero divertente. Ma soprattutto JKSAH corregge il difetto di Aladin: mostra un'intima intesa fra Riteish Deshmukh e Jacqueline Fernandes. Forse il film non vanta una grande storia o una sceneggiatura scintillante, ma possiede abbastanza per far sorridere, come il buffo intervento di Farah Khan, l'esilarante cameo di Akshay Kumar, il tempismo comico di Riteish e di uno spigliatissimo Vishal. Concedetevi con JKSAH un intervallo di leggerezza.
Nikhat Kazmi, 08.04.10
JAANE TU YA JAANE NA: ****
Nikhat Kazmi, 04.07.08
JAIL: ***1/2
Per Madhur Bhandarkar conta solo la realtà e nient'altro che la realtà: il regista è cinematograficamente sposato al realismo. Ancora una volta Bhandarkar crea una tela ben ordita popolata da personaggi che disturbano ed emozionano con le loro miserabili storie. Ma soprattutto il film solleva importanti interrogativi che riguardano l'antiquato sistema legale Indiano. In 'Jail' l'esperienza carceraria trasforma l'individuo in un membro senza volto di un branco. Bhandarkar dissemina il suo canovaccio di agghiaccianti inquadrature traboccanti di parti del corpo: il torace di un uomo proteso verso la testa di un altro, il cui braccio è schiacciato dal piede di un altro, e così via. La catena umana si estende senza fine tanto quanto il lezzo fetido - già, potete quasi sentirne l'odore - che offusca i sensi. Un applauso a Bhandarkar per aver mostrato l'orrore del mondo carcerario senza cadere nella trappola dello stereotipo. Quasi tutti i personaggi hanno un volto umano, a dispetto dei loro crimini, ma il cuore e l'anima di questo film è rappresentato dal personaggio di Parag Dixit, interpretato da Neil. L'attore brilla in una performance piena di forza, passando con elettrizzante energia dallo shock all'orrore alla disperazione e alla speranza. Il primo tempo impiega un po' a carburare, ma il secondo è molto potente. Non perdetelo.
Nikhat Kazmi, 05.11.09
JANNAT: ***1/2
Nikhat Kazmi, 16.05.08
THE JAPANESE WIFE: ****
Se amate l'estetica e bramate qualcosa che possa saziare la vostra sensibilità, allora dovete gustare il raffinato adattamento che Aparna Sen ha tratto dal racconto The Japanese wife di Kunal Basu. Ci sono una tale bellezza, sobrietà e minimalismo in questa pellicola che vi condurranno in un altro mondo. Guardatelo per la stellare performance di Rahul Bose. E assaporate la superba fotografia di Anay Goswami, che dipinge paesaggi su celluloide. Questo film è davvero una pozione inebriante che offusca i sensi.
Nikhat Kazmi, 08.04.10
JASHNN: ***
Questo duo fratello-sorella non evoca un senso di déjà vu, semplicemente perchè le emozioni, le angosce, i conflitti sono reali. La trama è prevedibile, ma 'Jashnn' è una storia raccontata in modo caldo, con toccanti, memorabili momenti di nudo dolore. Il film colpisce di più per il rapporto tra fratello e sorella che per la storia d'amore. Shahana offre un'altra solida performance dopo 'Rock On', e il debutto di Humayun Saeed è interessante. Ironicamente la colonna sonora non regala i soliti accattivanti brani da classifica delle produzioni Bhatt. Guardate 'Jashnn' per il suo sapore vintage: ricorda il cinema emotivo e non adulterato di Mahesh Bhatt di non tanto tempo fa.
Nikhat Kazmi, 17.07.09
JHOOTHA HI SAHI: ***1/2
Jhootha Hi Sahi è una storia d'amore scritta e narrata in modo intelligente dal duo composto da Abbas Tyrewala e dalla moglie Pakhi. La sceneggiatura offre alcuni imprevedibili colpi di scena. Il parallelo amicizia-amore procede a zig-zag in modo coinvolgente attraverso una Londra pittoresca. Ai due protagonisti si affianca un bizzarro assortimento di personaggi che scatena la maggior parte del divertimento, e che ricorda più Quattro matrimoni e un funerale o Notting Hill che la serie televisiva Friends. Il film ripropone il linguaggio che Tyrewala utilizzò nel suo debutto, Jaane Tu Ya Jaane Na, reiterandone lo scoppiettante umorismo giovanile, il legame fra amici e la celebrazione - ma anche la parodia - dello stile tradizionale bollywoodiano di rappresentare le storie d'amore. Tutto ciò ha una sua fresca qualità e un suo fascino. John Abraham tenta coraggiosamente di rompere lo stampo da mister muscolo e di dimostrare la sua tempra in qualcosa di più. La colonna sonora di A.R. Rahman è piena di energia, e i brani Cry cry e Maiyya Yashoda sono dei successi. Il debutto di Pakhi è sicuro. Il cast di supporto è efficace. Ognune vive il suo ruolo. E tutto contribuisce a rendere JHS divertente. Il modo di vivere degli immigrati indo-pachistani prende vita in tinte vibranti e realistiche.
Nikhat Kazmi, 21.10.10
JODHAA AKBAR: ***
Nikhat Kazmi, 15.02.08
JO DOOBA SO PAAR: ***
In Jo Dooba So Paar vi è una confortante onestà. Ambientato in Bihar, il regista ricrea lo scenario perfetto di un'India la cui gioventù è disorientata a causa della mancanza di opportunità, un'India nella quale la legge e l'ordine sono lontanissimi. L'angoscia provata dal personaggio interpretato da Vinay Pathak stringe il cuore. Quasi tutti gli altri personaggi sono vivi ed emozionanti. Il film rispecchia in modo affascinante l'ambiente della città di provincia, e i suoi eroi sono diversi dal solito. JDSP offre un'esperienza davvero inusuale: non è un prodotto destinato alle masse, ma vi delizierà con l'integrità del suo tono e dei suoi personaggi.
Nikhat Kazmi, 14.10.11

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