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04 luglio 2022

BHEESHMA PARVAM


Vorrei sottolineare la perfezione e la naturalezza con cui Mammootty pronuncia le battute in questo film. Una monumentale lezione di recitazione. Mammootty parla - ovviamente in malayalam, ovviamente non capisco nulla -, ed io rimango affascinata. Dal timbro, dal tono, dall'inflessione, dalla quieta sicurezza, dalla spontaneità. Sembrano parole sue, elaborate al momento e non in prestito da un copione scritto da altri. 
Mammootty è il faro luminoso di Bheeshma Parvam, ma non è onnipresente. La sceneggiatura e la regia concedono spazio e rilievo ad un nugolo di personaggi minori, interpretati da un cast impeccabile (Shine Tom Chacko vola altissimo), le cui vicende si intrecciano fra loro creando una complessa rete di relazioni. E le relazioni sono molto articolate, rispetto ad una trama al contrario abbastanza semplice. In BP contano più le persone - e le dinamiche dei rapporti - delle loro azioni. Contano le conversazioni (condotte come se non ci fosse un pubblico in sala ad ascoltarle), le aspirazioni, gli errori. BP, nel raccontare la storia di una (brutta) famiglia, illustra una mentalità distorta. La tela familiare racchiude i personaggi in una sorta di prigione dorata, privandoli di qualsiasi forma di autonomia, anche e soprattutto morale. Nessuno discute i metodi criminosi adottati dalla famiglia, nemmeno i giovani. Nessuno desidera una vita al di fuori di essa. L'illegalità è la normalità. 

La sceneggiatura è a tratti davvero ottima, supportata da una regia professionale. La narrazione nel primo tempo è poco fluida, perché la trama è sostituita dalla presentazione dei numerosi personaggi, dalle loro interazioni, dalla rappresentazione di una serie di dettagli che ne costituiscono la quotidianità. Poi, gradualmente, la storia prende piede; la pellicola perde in raffinatezza e guadagna in ritmo. Ma verso la fine qualcosa si inceppa, la sceneggiatura si sfilaccia (per fortuna la regia e le interpretazioni compensano), l'esito è frettoloso.
Nel complesso BP è un buon esempio di film di intrattenimento scritto e realizzato con cura, coinvolgente malgrado la prevedibilità. Testimonia che è possibile offrire anche solo intrattenimento puro senza rinunciare alla qualità, che è possibile conficcare un eroe nella mente dello spettatore senza eccedere nel glorificarlo. BP è il soddisfacente risultato di un lavoro di gruppo eseguito con serietà e maestria. 
  
TRAMA

Michael ha lasciato la fidanzata e interrotto gli studi universitari per vendicare l'omicidio del fratello maggiore. Il padre lo nomina capoclan della potente famiglia. Siamo negli anni ottanta del secolo scorso. Michael è rispettato da alcuni, odiato da altri, temuto da tutti. Gestisce affari e relazioni con severità, seguendo un suo codice di giustizia. Questo genera un certo malcontento fra coloro che vorrebbero sfruttare il patrimonio e il potere della famiglia per scopi personali. Un fratello, due nipoti e due cognati commettono l'errore di coalizzarsi contro di lui.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* La sequenza della coreografia sul set: Peter, nipote di Michael e produttore di un film, mostra un passo di danza di sua invenzione allo sconcertato attore. Indimenticabile.

LA BATTUTA MIGLIORE

* Una signora anziana guarda deliziata Terminator, e, rivolta a Michael: Perché non compri uno di questi? Dieci secondi, lavoro finito.

RECENSIONI

The Hindu:
'Building an aura of power and dread around someone is often more about what the person does not do, than what he or she does, despite having all the ability to do it. In Bheeshma Parvam, the protagonist Michael (Mammootty), a local don, does not do much. He fights on his own only twice in the film, which are the few times he even gets outside of his home. Yet at no point do we get a sense that this is someone incapable of hitting back. (...) The script (...) ensures that the all-powerful don is just one of the elements of the film, with most other characters having an identity of their own. (...) All these characters still do not help paper over the fact that much of the basic story lacks any novelty. The simmering discontent within his home, and a man waiting to take revenge for Michael's actions in the past come together to haunt him; but knowing the pattern of such films, we certainly know how it will turn out. Until the last half an hour, Amal [Neerad] builds the film and Michael's character patiently in an unhurried pace that the audience can't be blamed for expecting it all to burst out like a dam towards the end. But this build-up kind of fizzles out towards the end, in what turns out to be a rather tame and hurried climax. Recreating 1980s nostalgia on screen has ceased to surprise us, but the production design here is worth lauding and justifies the setting during that period. Sushin Shyam’s background score adds quite a lot to the impact in some key sequences. In Bheeshma Parvam, Amal Neerad makes up for the lack of novelty in the story with style and some solid characters'.
S.R. Praveen, 03.03.22

Firstpost: ** 1/2
'At one level, Bheeshma Parvam feels like a generic tale of familial strife and a Godfather-like presiding deity. (...) What distinguishes it from the crowd of films aspiring to achieve that scale and richness is the potpourri of religious and ethnic communities in the narrative. This is both Bheeshma Parvam’s selling point and its Achilles heel. (...) Amal Neerad has a good concept but is unable to dig deep. (...)  Bheeshma Parvam places a spotlight on anti-Muslim sentiment among Malayali Christians, indicts the community for continuing to recognise caste although Christianity itself does not, and highlights the potential for Christian-Muslim amity in the midst of prejudice. (...) Amal Neerad and Devadath Shaji’s writing does not have the intellectual capacity to take the point any further than these basics though, and their representation of various communities ends up being simplistic and unintelligent. The beauty of most Malayalam cinema these days is that the representation of religious minorities is so rampant, and Muslims and Christians are normalised to such a degree that their presence in a film is no longer worthy of comment. In Bheeshma Parvam though, religious and ethnic identities are heavily emphasised through dialogue and symbols. And this is the sum total of the portrayals: there are only a handful of Hindus in the script and every single one of them is a vendetta-seeking villain; the Christians range from good (...) to outright evil; (...) meanwhile, the sole Tamilian in the story is involved in murder conspiracies, hits his wife and sleeps around; and all the Muslim characters are loyal, loving and loveable. Negative stereotyping in cinema tends to get noticed more than positive othering, but the latter too is dangerous since it indicates over-compensation for deep-seated prejudice pervading a society. We have seen this in north Indian cinema, with pre-1990s Hindi films dominated by saintly, all-sacrificing Muslims, giving way to subtle villainising in the following two decades and, in recent years, a steady stream of overt, unabashed Islamophobia on the Hindi screen. The all-good Muslims of Bheeshma Parvam indicate the writers’ failure or unwillingness to recognise that fair representation does not require misrepresentation. If you are not too keen to exercise your grey cells, however, there is enough happening between the several players in Bheeshma Parvam at a sufficiently engaging pace and enough interesting actors on screen at all times to make this a passable entertainer. Mammootty’s star presence looms large over the cast (...) yet The Big M does not monopolise this narrative. Far from it. Several members of this massive ensemble cast (...) get enough space to shine at different moments. (...) Bheeshma Parvam resides somewhere on the cusp between the Malayalam New New Wave that has taken India by storm during the pandemic and the conventional commercial cinema that continues to get an audience in Kerala. The film’s fight scenes are stylised, yet not repugnantly bloody and in-your-face. The leading man is lionised, but not to a nauseous extent. Women are given some space, but the action is entirely in the hands of men. It is a polished production, but not distractingly glossy. If I had to pick a category, I’d put Bheeshma Parvam in the not-bad-not-great slot. It’s okay'. 
Anna M.M. Vetticad, 03.03.22

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: sceneggiatura, Mammootty (in larga parte misurato), cast, regia.
Punto debole: soggetto non inedito; andamento intermittente della narrazione (primo tempo statico, secondo tempo affrettato verso la fine).

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Mammootty - Michael
* Shine Tom Chacko - Peter, nipote di Michael
* Soubin Shahir - Ajas
* Sreenath Bhasi - Ami, fratello di Ajas

Regia: Amal Neerad
Sceneggiatura: Amal Neerad, Devadath Shaji, Ravisankar
Colonna sonora: Sushin Shyam. La colonna sonora è interessante. Segnalo il brano Be Notorious, il più originale. Rathipushpam, visualizzato da Ramzan Muhammed, riprende le sonorità tipiche degli anni ottanta, ed è una chicca per gli amanti del genere. Parudeesa, interpretato da Sreenath Bhasi, dal ritmo latino, accolto con grande entusiasmo in India, non mi ha particolarmente colpito (ma si lascia ascoltare). 
Fotografia: Anend C. Chandran
Montaggio: Vivek Harshan
Lingua: malayalam
Traduzione del titolo: The Book of Bheeshma; Bhishma è un personaggio del Mahābhārata.
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Amal Neerad non è solo un regista, è anche il direttore della fotografia del magnifico Trance.
* Riferimenti all'Italia: Sonia Gandhi.
* Film che trattano lo stesso tema: Sarkar.




16 gennaio 2020

MARJAAVAAN



Surreale. Imbarazzante. 

TRAMA

Raghu s'innamora di Zoya, poi la uccide, poi si vendica, poi muore. Non mi preoccupa lo spoiler: mica vorrete vederlo...

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* La recensione di Rahul Desai (vedi sotto) è un capolavoro.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* Marjaavaan.

RECENSIONI

Mid-Day: *
'Within all these physical challenges, it's the audience that needs most help - sitting through 136 minutes of essentially grand entries and exits of every character. Each scene is an earth-shattering moment - every line of dialogue bearing weight of a (...) hammer being hit on your head'.
Mayank Shekhar, 16.11.19

Film Companion:
'Director Milap Zaveri doesn’t bother with mundane filmmaking elements like transitions, cuts, continuity and beats. In fact, there is no such thing as a scene - the background score changes while the camera simply pans to another set of actions starting in the corner of the same frame. At one point, I could swear I saw the sun shining in half the frame and rain pouring in the other half. At times I believe Zaveri operates on a level so evolved that none of us are in a position to understand the purpose of his films’ anti-brilliance. Like those high-frequency dog whistles. (...) Marjaavaan cannot be serious. It cannot be possible that I was sitting in a preview show with sane-minded human beings who didn’t want to do something less painful with their life for 137 minutes. At best, it has the IQ of a blind pigeon. At worst, it makes Satyamev Jayate - Zaveri’s previous film - look like Schindler’s List in which Oskar Schindler thinks he is a German Academy Award. And that’s possibly the only compliment I can afford to a Milap Zaveri movie. He may have a point when he says that critics aren’t the audience he makes films for. But he would also have a point if he said that sharks or crocodiles aren’t his target audience either. In his films, for instance, nature is incidental: sand exists so that strong men can leave indentations in it with their footsteps, rain exists so that it can drench the bodies of item girls and grieving lovers, walls exist so that they can crack when heroes get angry, air exists so that bullets have a medium to fly through, sound exists so that it can fill the void between inane one-liners, and women exist so that they can either be mute, dead, sex workers or dancers (or sometimes all at once). (...) My point about Zaveri’s movies - written or directed. I long for the day he realizes that his dead-serious action melodramas are funnier than his crass comedies. The lack of self-awareness in these films is so baffling that it’s sad - everything is a defiant “mass” tool meant to spite the elite and trigger the worst primal instincts of Indian men. Everything is a reaction. But to call him a provocateur would be to acknowledge that these films are legitimate - even if terrible - works of art. For me, they don’t even qualify. This isn’t his voice; this isn’t a voice at all. This is an algorithm in search of the highest bidder. And hence, the final result is the same. Marjaavaan is just another brick in the unbreakable box-office wall. And a tragic reminder that we, as a nation, are the movies we watch'.
Rahul Desai, 15.11.19
Recensione integrale (vi consiglio di leggerla)

Cinema Hindi: *
Punto di forza: eh?
Punto debole: next?

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Sidharth Malhotra - Raghu
* Riteish Deshmukh - Vishnu
* Tara Sutaria - Zoya
* Ravi Kishan - il poliziotto

Regia e sceneggiatura: Milap Zaveri
Colonna sonora: Tanishk Bagchi, Meet Bros, Payal Dev, Yo Yo Honey Singh, Aditya Dev, Sanjoy Chowdhury.
Anno: 2019

15 gennaio 2020

UNDER WORLD


Un film noioso che non mi ha affatto annoiata. Tento di capire perchè.
Noia: soggetto sfruttatissimo, sceneggiatura stiracchiata all'inverosimile, narrazione non lineare e un po' caotica, personaggi piatti.
Ma: l'ottimo montaggio, secco e ritmato, batte costantemente le mani all'orecchio per tenerti sveglio. Under World è una sorta di manuale per aspiranti direttori di montaggio. Il montaggio può fare la differenza fra un prodotto inguardabile e uno decente, può raddrizzare una trama sbilenca e celare le smagliature di una sceneggiatura modesta. UW ne è un fulgido esempio. E poi inquadrature sorprendenti, rapidi cambi di scena, cura nei dettagli, fotografia nitida, sound design azzeccato. 

In India il pubblico e la critica lo hanno bocciato. A me UW è piaciuto abbastanza. La singolarità della pellicola cattura. Da un lato è il classico prodotto di intrattenimento: si calca la mano nel tratteggiare il protagonista e l'antagonista, i dialoghi sono zeppi di battute roboanti, non mancano brevi sequenze al rallentatore per sottolineare l'aura eroica, eccetera. Dall'altro, a parte l'impeccabile fattura, UW rinuncia a danze e storie d'amore. Le scene d'azione, più realistiche della media, sono coreografate al minimo, senza mai strafare (vedi il pestaggio al cinema, o l'inseguimento in moto). Gli attori provano a scrollarsi di dosso gli stereotipi dei ruoli loro affidati e ci regalano lampi di buona recitazione. 
UW è un film in bilico fra tradizione e velleità autoriali, mix non del tutto riuscito ma godibile. La regia mi ha ricordato la tecnica magistrale di Ram Gopal Varma, per cui intendo tener d'occhio questo signor Arun Kumar Aravind.

TRAMA

Stalin è il tipaccio numero 1. Ha l'ardire di pestare i piedi ad un gangster locale, e viene pestato da Majeed, il tipaccio numero 2 che in seguito diventa suo amico fraterno. In prigione 1 e 2 incontrano Padmanabhan, un uomo politico, caduto in disgrazia per corruzione (ma dai?), che assegna loro un fumoso incarico in cambio della libertà. Entra in scena Solomon, il tipaccio numero 3 che non intende mollare l'osso.

RECENSIONI

The Hindu:
'One of the things that stand out in Underworld is its conversations. Now, this is not a positive comment, for conversations are not supposed to stand out, but gel in, without making us feel that the person on screen is delivering lines someone else has written. (...) It is almost as if normal conversations are impossible in their parallel world. (...) The central characters are mostly written in vague strokes, with only faint hints of their backgrounds. (...) After a moderately engaging first half, things go quickly downhill, as all the build-up for a face-off seems as hollow as the bombastic lines some of the characters mouth. Riding high on its style quotient, accentuated by an effective background score, Underworld does not have the substance to make it a memorable take on the world of crime. The heft is only in the dialogues, not in its material'.
S.R. Praveen, 05.11.19

Film Companion:
'It’s like the writers don’t believe in conversations. Everything must sound like a statement. (...) Individual scenes get far more importance than the screenplay, and this makes it extremely difficult to remain interested, when you’re already trying hard to keep up with a complicated plot. (...) The cat-and-mouse game the film transforms into feels like it will never end, and what’s worse is the ultraslow pacing the director has opted for. Fights scenes seem extremely generic and even the big reveal in the end is so poorly foreshadowed early on that it comes as no real shock or surprise. The visuals work well, and even the performances, especially that of Lal Jr., stand out in a film let down by its screenplay. In the film’s desperation to be cool, we’re left with a film with no real soul or substance'.
Vishal Menon, 09.11.19

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: l'incredibile montaggio salva-film.
Punto debole: l'esile sceneggiatura, i dialoghi pomposi.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Asif Ali - Stalin
* Farhaan Faasil - Majeed, amico di Stalin
* Lal Jr. - Solomon
* Mukesh - Padmanabhan, politico in prigione
* Muthumani - Pathamavathi, avvocatessa di Stalin

Regia e montaggio: Arun Kumar Aravind
Sceneggiatura: Shibin Francis
Colonna sonora: Yakzan Gary Pereira, Neha S. Nair
Fotografia: Alex. J. Pulickal
Lingua: malayalam
Anno: 2019

CURIOSITA'

* Arun Kumar Aravind nasce come direttore di montaggio (ah, ecco!), e in questo ruolo collabora per anni con Priyadarshan in molte pellicole, fra cui Bhool Bhulaiyaa, Billu, De Dana Dan, Khatta Meetha, Aakrosh, e Kanchivaram (in lingua tamil - vincitore del National Award per il miglior film).
* Riferimenti al cinema indiano: Mohanlal.
* Riferimenti all'Italia: la sequenza dei cacciatori di rane è commentata dalla colonna sonora di Ennio Morricone per Il buono, il brutto, il cattivo.
* Film che trattano lo stesso tema: un oceano, perchè il genere è molto amato in India.

GOSSIP & VELENI

* Farhaan Faasil è il fratello di Fahadh Faasil.
* Mukesh è anche un politico, attualmente in carica in un'istituzione legislativa indiana.
* [Spoiler] Vedo che Stalin prende bene la faccenda della paralisi. E il potente politico che si fa ammazzare come un allocco? 
* Gli effetti speciali sono bruttini: il cinghiale è fintissimo, molto pulp la scena dell'amputazione (ma ho gradito).
* Chi si aspettava gli Abba e i Boney M. come colonna sonora di un film del genere?

12 marzo 2019

R A E E S



Nel 2007 Rahul Dholakia realizza lo straordinario Parzania, aggiudicandosi meritatamente il National Film Award per il miglior regista. Nel 2010 regala a Sanjay Dutt un ruolo intrigante in Lamhaa. Ero dunque curiosa di scoprire il trattamento riservato alla superstar Shah Rukh Khan in questa pellicola. 
Raees mi è piaciuto parecchio. La confezione è superlativa grazie ad un eccellente cast tecnico. La sceneggiatura è dinamica, e riesce a personalizzare un soggetto promettente ma certo non originale, sorprendendo lo spettatore malgrado la prevedibilità della trama. Sai cosa sta per accadere, eppure ne rimani quasi stupito quando accade. La narrazione è fitta, tesa, coinvolgente. Raees offre emozioni e atmosfere diverse raccontando una vita per molti aspetti eccezionale. La carica adrenalinica di temerarietà, sfrontatezza e ambizioni nell'ascesa. La stabilità nell'alternanza di crimini violenti, affetti e altruismo. Infine il tono luttuoso della disfatta.

Due cose mi hanno colpita. La prima è la secolarizzazione, e vi ricordo che Raees è un costoso esemplare di cinema popolare indiano, nonostante il curriculum autoriale del regista. Una conquista non facile riempire le sale quando il mantra del protagonista è "nessuna religione è più importante degli affari". La sceneggiatura, accennando ad un attentato terroristico di probabile matrice islamica, suggerisce un'implicazione piena di sfumature (che non rivelo per evitare spoiler). Visti i tempi, non saranno mancati mormorii di disapprovazione. 
La seconda è lo spazio concesso all'antagonista, e la cura nella presentazione e nell'immagine (in senso lato, non solo estetico). Il potere che l'antagonista sprigiona dallo schermo è pari per rilevanza a quello di Raees, e il finale lo premia. 

Le performance mi hanno elettrizzato. La coppia Shah Rukh-Nawazuddin Siddiqui funziona a meraviglia. Le interazioni sono superbe: il rapporto che si instaura fra loro è talmente esclusivo da annientare il resto del cast (pur in larga parte molto valido). Majmudar è un cacciatore raffinato. Raees una preda ambita, pericolosa quanto Majmudar, e sfuggente. Il film si poggia sostanzialmente su questo nervo sotterraneo che tende la storia sino a spezzarsi (e a spezzarla) nel tragico epilogo. 
Nawazuddin è splendido. L'attore è dotato non solo di enorme talento, ma anche di un'aura irresistibile, sua propria, che si discosta da tutto quanto già visto. Di aspetto piuttosto insignificante, Nawazuddin buca lo schermo con occhi brillanti e con uno stile personalissimo. In Raees impone il peso del suo personaggio. Majmudar è chirurgicamente preciso, baciato dal dono di una sottile ironia.
Shah Rukh è indimenticabile. Indimenticabile. Una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Ogni sguardo, ogni movimento nascondono una furia interiore pronta a deflagrare. Il suo Raees è violento e totalizzante, scritto in modo magnifico. SRK, in forma divina, affonda senza esitazioni o ripensamenti in Raees, dimentico di se stesso. La superstar perde e acquista, in un rapporto alla pari con il suo personaggio. In questa pellicola SRK è più che mai sinonimo di carisma. Zittiti i detrattori (esistono?), fugati i dubbi (dubbi?) dei sostenitori, l'attore mostra al mondo intero di che stoffa è fatto e di cosa è capace. 

TRAMA

Il piccolo Raees, avviato al commercio non proprio legale, è purtroppo miope. Gandhi in questi frangenti non aiuta. Il generoso medico di quartiere sì. Raees può finalmente ammirare estasiato l'ampiezza degli orizzonti ed immaginare il futuro. Sullo sfondo, il proibizionismo in Gujarat. Raees apprenderà più di un modo per aggirarlo, attirando così l'attenzione di Majmudar, ispettore integerrimo e implacabile.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Le sequenze d'azione sono tutte di altissimo livello. SRK è spietato, collerico, invincibile. Il pestaggio al macello, l'inseguimento sui tetti, l'omicidio di Jairaj, e la migliore di tutte: l'incendio al corteo politico. Un applauso all'ideatore e a Dholakia.
* La prima apparizione di Nawazuddin Siddiqui (davvero coraggioso).
* Eh, beh. Gli sguardi del Re. Ad esempio (ma potrei citarne mille): vogliamo mettere la scena del collirio dal medico?
* L'espressione disinteressata del Re al cospetto di Sunny Leone. Impagabile.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* Ma le poltrone rococò di Musa? Rococò?? Quasi svenivo.

RECENSIONI

Mid-Day: ***
"This underworld drama is so over-packed with material that either 148 minutes of this film will seem too long to you, which it is; or in fact, far too short to patiently absorb the story of the rise and fall of an Ahmedabadi bootlegger don - without the audience feeling slightly hung-over by a breathless narrative-overload. At its core though, this script is a very Salim-Javed 'angry young man' type from the '70s. There is, of course, the prologue - a boy who grows up to become a don. The story itself is centred on the reigning hero (Shah Rukh Khan), playing a character with shades of grey, and a conscientious cop (Nawazuddin Siddiqui, striking swagger) - making this equally a fine battle of morals, and tremendous wit. (...) Over the past year or so (Fan, and now this), it does appear that SRK has been working hard to unlearn playing the super-star he's known to be, gradually gravitating towards painstakingly written, alternate characters you can also remember him for. (...) The film mixes research, realism, and more than a whole lot of 'Bollywood' to look exclusively into the politics and the inevitable underworld around the booze-trade in prohibitionist Gujarat of the '80s. (...) Between the don on the run, the cop on the chase, there are so many facets to Raees, recounted through a gasping episode after another that you wished the filmmakers had calmed down just for bit, given us few moments to pause and soak in the material. They could have turned this into a fantastic Narcos like television series. There's nothing niche about a Spanish show being loved by global mainstream audiences anymore, by the way. Yeah, we'd love to see SRK attempt his own version of a Pablo Escobar. For now, Raees will certainly do".
Mayank Shekhar, 24.08.17

Cinema Hindi: **** 1/2
Punto di forza: un ciclopico Shah Rukh Khan, affiancato da un magistrale Nawazuddin Siddiqui.
Punto debole: i numeri musicali sono maldestramente innestati nella narrazione; Mahira Khan non mi ha del tutto delusa, ma avrei preferito un'attrice più tosta accanto a SRK, e il personaggio di Aasiya è troppo fiacco. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Shah Rukh Khan - Raees
* Nawazuddin Siddiqui - Majmudar, ispettore di polizia
* Mohammed Zeeshan Ayyub - Sadiq, amico fraterno di Raees
* Mahira Khan - Aasiya, moglie di Raees
* Atul Kulkarni - Jairaj Seth
* Sunny Leone - item song Laila Main Laila

Regia: Rahul Dholakia
Colonna sonora: compositori vari, fra cui Ram Sampath, che ha firmato anche l'accattivante tema del film.
Traduzione del titolo: "Raees is a commonly used Urdu word which literally means a group leader, a ruler, or a rich person. However, over the time, the most common usage of the word seems to have shifted towards rich, and today mostly raees is used for rich". BollyMeaning
Anno: 2017

CURIOSITA'

* Raees pare ispirato alla vita del gangster Abdul Latif.
* Shah Rukh Khan e Mohammed Zeeshan Ayyub si ritroveranno sul set di Zero.
* Riferimenti a Bollywood: Sridevi, Amitabh Bachchan.

GOSSIP & VELENI

* Raees si è sfortunatamente trovato invischiato nella polemica scoppiata dopo un attentato terroristico avvenuto pochi mesi prima della distribuzione del film. Non è questa la sede adatta per approfondire l'argomento. Mi limito a rammentarvi la richiesta, avanzata ai tempi e invocata da più parti (e riproposta anche in altre occasioni, inclusa qualche settimana fa), di non scritturare artisti pachistani. Mahira Khan, la protagonista di Raees, è pachistana. Da qui il delirio. La vicenda in generale, e non solo strettamente in relazione a Raees, si commenta da sola.
* Durante un evento promozionale a sostegno di Raees, la calca micidiale causata dalla presenza di Shah Rukh Khan ha purtroppo causato la morte di un fan dell'attore e il ferimento di altre persone.

26 luglio 2016

kabali



primo. la supersuperstar rajinikanth non si discute. è una fede. un assioma vivente. nella topten divina lui è oltre - verso l’alto. è il supersuperdio che il dio (a voi la scelta) al numero uno se guarda in su può vedergli al massimo le mutande. in un giorno sereno.

secondo. la filmografia della supersuperstar rajinikanth segue - impone - un’estetica sua propria. con leggi proprie. mica una cosetta improvvisata al momento in cucina. un’estetica consolidata nel tempo. sacra e incontestabile.

terzo. i devoti della supersuperstar rajinikanth sono infiniti. e infinita è la venerazione. se non sei devoto non puoi capire quindi superfluo che stia qui a spiegarti. amen.

ciò premesso kabali risulta un tantino complicato da recensire. pellicola di intrattenimento con velleità sociali. piacevole ma non indimenticabile.

applauso:
all’aura supersuperdivina di rajini. al look naturale privo del solito candeggio. al personaggio che condivide l’età anagrafica con l’attore. ad alcuni lampi di buona recitazione. a radhika apte – anche se sprecata. ad alcuni comprimari. al finale inaspettato. alla colonna sonora. ai sottotitoli pure per le risate e i sospiri (uno su tutti: *nostalgic sigh*).

però:
la sceneggiatura è piatta ripetitiva e allentata. colpi di scena posticci. antagonista di cartone. troppi spazi morti. si potevano approfondire temi appena accennati (sfruttamento dei lavoratori tamil in malesia. identità e orgoglio culturali. divisioni castali. disagio minorile. emancipazione femminile) e rendere la narrazione più articolata. capitemi: non snaturare l’intrattenimento. arricchirlo. non mancano spunti umoristici nè emozioni. perchè non moltiplicarli in 150 – centocinquanta – minuti di film?
c’era un direttore artistico nel cast tecnico? davvero?
sangue a fiumi. vi avviso.


comunque:
quarto. la proiezione di un film con la supersuperstar rajinikanth è un evento di proporzioni epiche. ossia: gli sfigati vanno semplicemente al cinema (capirai). i devoti celebrano. persino nell’anestetizzata milano. al beltrade (santi tutti. vi amo) come a chennai. eccheccazzo. nel buio della sala  esplode un boato – maschile - quando sullo schermo appare a caratteri cubitali la prima S. applausi e cori da stadio a scandire lettera per lettera:

S U P E R S T A R


un’esperienza che consiglio.

eLLeSSeDì

16 gennaio 2012

SHOR IN THE CITY

Fresco della nomination come Miglior Film agli Star Screen Awards (il premio è andato però ex aequo a Zindagi na milegi dobara e all'acchiappatutto The Dirty Picture), Shor in the city è l'ultima fatica del duo Krishna D.K. - Raj Nidimoru, sceneggiatori e registi del bellissimo 99.

TRAMA

Tilak (Tusshar Kapoor), Mandook (Pitobash Tripathy) e Ramesh (Nikhil Dwivedi) sono tre amici che cercano di sbarcare il lunario con pratiche non propriamente legali. Abhay (Sendhil Ramamurthy), di ritorno dagli Stati Uniti, è in India per intraprendere un piccolo business. Sawan (Sundeep Kishan) è un giovane che aspira a diventare giocatore di cricket professionista, incalzato dalla fidanzata Sejal (Girija Oak), che altrimenti teme di dover sottostare ad un matrimonio combinato. Tutti insieme animano le vie della città più multiforme del mondo, Mumbai.

RECENSIONI

The Times of India ****
Sfrigolante caleidoscopio della caotica, torbida Mumbai, Shor in the city non regala un senso di déjà vu. Il film rappresenta la metropoli come fosse un personaggio, tanto spigoloso, enigmatico ed isterico quanto i vivi protagonisti della storia. E a dispetto del crudo scenario, si avverte una corrente sotterranea di speranza e di innocenza che sembra sprigionarsi dai luoghi più inattesi. Grazie alla spiritosa sceneggiatura (Raj Nidimoru e Krishna DK), all'eccellente fotografia (Tushar Kanti Ray) e alla colonna sonora piena di energia (Sachin-Jigar), SITC è un altro titolo che infrange le norme offerto dalla produttrice Ekta Kapoor, dopo Love Sex Aur Dhokha e Once upon a time in Mumbaai. Non perdetevi questa black comedy dotata di cuore e anima.
Nikhat Kazmi, 28.04.11
La recensione integrale.

Hindustan Times ***1/2
Shor in the city è un film dalla consistenza ricca che si offre come un flusso di coscienza. Tutto può accadere a Mumbai, l'indiscussa protagonista di SITC. La camera cattura abilmente la metropoli, regalando quel tipo di estenuante esperienza che gli stranieri in visita a Mumbai spesso (e con gentilezza) definiscono schiacciante. I personaggi sono ispirati. Ciò che si nota in questa pellicola che è in primo luogo un film su una metropoli, è la sua audacia assoluta, la sua verve e il suo umorismo adorabilmente assurdo. SITC è diretto da due registi di basso profilo (Raj Nidimoru e Krishna DK), il cui ultimo lavoro (99) passò inosservato perchè (almeno in apparenza) il pubblico era troppo occupato a seguire il torneo IPL (*) di cricket in tv. La loro filmografia è imbevuta di quello spirito che caratterizzò il miglior cinema indipendente britannico degli anni novanta (Full Monty, Trainspotting, ecc.). Ed è lo stesso spirito che definì i primi lavori di due altri raffinati registi che, come loro, emigrarono dall'Andhra Pradesh a Mumbai: Nagesh Kukunoor e Ram Gopal Varma. Shor o rumore costante è chiaramente l'energia insopprimibile che si respira nell'aria di Mumbai. Se lo stupendo Maximum city di Suketu Mehta fosse un film, sarebbe molto simile a SITC.
(*) Indian Premier League (nota di Cinema Hindi).
Mayank Shekhar, 29.04.11
La recensione integrale.

Diana ***1/2
Difficile trovare un film così ben scritto, con dei personaggi ancor meglio delineati. I protagonisti di Shor in the city sono interessanti e caratterizzati, si trovano (o si mettono) in situazioni al limite e mostrano il loro lato più meschino ma anche l'istinto e la capacità di sopravvivenza. I confini morali sono spostati un po' più in là, si è disposti a cedere al compromesso se non alla corruzione. Le occasioni di ripensamento sono poche e vanno colte per potersi, forse, redimere.
La narrazione scorre con ritmo, l'alternarsi delle vicende assicura dinamismo, il mood della pellicola è agrodolce, a tratti cupo e sconfortante. Shor in the city  è un film scritto, diretto, prodotto ed interpretato da professionisti.
Krishna D.K. e Raj Nidimoru  sono due da tenere d'occhio!

Il bello:
- La scena in cui Abhay, Tilak e Ramesh, per curiosità e per gioco, vogliono fare esplodere, in un campo isolato, un piccolo ordigno. Mentre aspettano la detonazione, un bimbetto di strada raccoglie la bomba. I tre, nel panico, inseguono il ragazzino urlando, mentre lui scappa senza mollare il tesoro che ha trovato. Tutta la superficialità, la trivialità, l'ottusità e la meschinità dei tre amici; tutta l'indigenza, la fame e l'incolpevole rapacità del bambino, dal posizionamente dell'esplosivo all'epilogo: quattro minuti di tragico, struggente, altissimo cinema.

Il brutto:
- La sceneggiatura è quasi perfetta. Quando si arriva così vicini al sublime divento ingorda e pretendo l'impeccabilità.
- La visione cinica, che però è anche il bello del film.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Abhay - Sendhil Ramamurthy
Tilak - Tusshar Kapoor
Ramesh - Nikhil Dwivedi
Shalmili - Preeti Desai
Sawan - Sundeep Kishan
Mandook - Pitobash
Sapna - Radhika Apte
Sejal - Girija Oak
Tipu - Amit Mistry as Tipu
Il malavitoso - Zakir Hussain

Scritto da Krishna D.K., Raj Nidimoru e Sita Menon

Diretto da Krishna D.K. e Raj Nidimoru

Prodotto da Ekta Kapoor e Shobha Kapoor

Musiche di Sachin, Harpreet e Jigar

Lirycs di Priya Panchal e Sameer

Distribuito da  Balaji Motion Pictures e ALT Entertainment

Anno 2011

AWARDS

- Star Screen Awards per Miglior attore in un ruolo comico a Pitobash.

- ZeeCine Award Best Singer (Female) a Shreya Ghoshal (Saibo)

- Con Shor in the City, Krishna D.K. e Raj Nidimoru hanno vinto il Best Director Award al MIAAC a New York.

CURIOSITA'

- Sendhil Ramamurthy è nato a Chicago da genitori indiani. E' un attore americano molto noto, soprattutto per la sua partecipazione al telefilm Heroes.

- EKTA KAPOOR: LA VERA SIGNORA DI BOLLYWOOD di CinemaHindi.

- Star Screen Awards, i nominati e i vincitori.

- Magnifiche inquadrature della metropoli come quelle di Shor in the city, sono frequenti nei film ambientati a Mumbai. Il fascino stesso della città è talmente potente che essa diventa uno degli elementi più influenti ed interessanti del film. Come anche in A Wednesday! e Dhobi Ghat.

Il sito ufficiale del film.

12 ottobre 2011

YEH SAALI ZINDAGI

Le crime stories hanno una buona tradizione a Bollywood; con Yeh Saali Zindagi, Sudhir Mishra onora il genere e presenta un film interessante, audace e piacevolissimo.

TRAMA

Arun (Irrfan Khan) è l'agente finanziario ed il contabile di una società di Delhi che ha un grosso ma sporco giro d'affari. Per lavoro, incontra l'affascinante cantante Priti (Chitrangda Singh) e perde la testa per lei.
Kuldeep (Arunoday Singh), appena uscito di prigione, tenta un ultimo colpo, un rapimento, per guadagnare tanto da  riconquistare la moglie Shanti (Aditi Rao Hydari) e sistemarsi per il resto della vita.
Come nella canzone che prende il titolo dal film, Yeh Saali Zindagi (...questa "dannata vita" non ci ascolta, noi scegliamo una direzione ma siamo portati altrove...), l'imprevedibilità del futuro farà in modo che Arun e Kuldeep incrocino le loro storie.

RECENSIONI

The Times of India ***1/2
Non è la prima volta che il regista Sudhir Mishra si cimenta con una gangster story. Aveva già dimostrato la sua perizia in un precedente cult thriller, Is Raat Ki Subah Nahin, ambientato a Mumbai. In Yeh Saali Zindagi la vicenda si svolge nei sobborghi e nei sordidi vicoli di Delhi. E la location toglie il respiro. Le tele di Mishra - grazie anche al direttore della fotografia (Sachin Kumar Krishnan) - catturano la capitale, regalando immagini affascinanti. Ma la visualizzazione è solo una delle qualità del film. La sceneggiatura di Mishra è avvincente, e rispetta l'intelligenza dello spettatore. Come era accaduto per Kaminey, anche YSZ non racconta tutto e si aspetta che il pubblico si risvegli dalla letargia, colga i dialoghi, le intonazioni, le sfumature. YSZ potrebbe sembrare un po' confuso, ma prestando la dovuta attenzione si finisce con l'apprezzarlo. In primo luogo perchè il cast soffia fuoco e passione nelle performance. Irrfan Khan guida il gruppo col suo personale carisma, e Arunoday Singh non è da meno. Difficile inoltre ignorare la colonna sonora di Nishat Khan e i testi di Swanand Kirkire. Dark, ambiguo, insolito: YSZ è un dramma d'azione e di cervello. Avremmo però preferito un minor numero di bip...
Nikhat Kazmi, 03.02.11
La recensione integrale.

Hindustan Times ***
Nessuna delle vicende narrate in Yeh Saali Zindagi cattura emotivamente il pubblico perchè tutte competono per conquistarne l'attenzione. L'umorismo è auto-consapevole. Le armi scattano con facilità. La narrazione è intricata. C'è leggerezza nella morte, e c'è stile nei dialoghi. YSZ potrebbe piacere ai fan di Tarantino e di Rodriguez, e potrebbe di contro non eccitare gli amanti del più maturo Hazaaron Khwaishein Aisi (2003) o di Yeh Woh Manzil To Nahin (1987), entrambi diretti da Mishra. Mishra è anche il regista di Is Raat Ki Subah Nahin (1996), un raro esempio di gangster story pre-Satya che narrava la malavita di Mumbai. In YSZ Mishra utilizza (e forse perde) la trama per mappare in modo accattivante la vita urbana della metropoli-villaggio di Delhi. Il film diviene una sorta di 'racconto di due città', Dickensiano per la sua grottesca commedia e per il numero di personaggi che la sviluppano. Ciascun ruolo è disegnato per essere morbidamente vistoso in un modo suo proprio. Il movimento è molto ampio, e risulta faticoso sincronizzarsi alla sua rapidità. YSZ appare confuso perchè nessun personaggio possiede un centro morale. E nessun personaggio tiene unita la trama. YSZ si muove ovunque per giungere ad una fine che va oltre quella progettata. La pellicola rimane in testa ma non abbastanza nel cuore. Gli attori sono tutti ispirati e meravigliosamente amalgamati fra loro. YSZ appare di gran lunga migliore della sua sceneggiatura.
Mayank Shekhar, 04.02.11
La recensione integrale.

Diana ***1/2
Yeh Saali Zindagi è un film sulla passione, anche erotica. I  protagonisti si muovono spinti dal desiderio, dall'amore, e la tensione sessuale è un elemento fondamentale della storia. Irrfan Khan e la splendida Chitrangda Singh insieme fanno tremare lo schermo grazie ad una chimica perfetta. Buona anche la sintonia tra Arunoday Singh e Aditi Rao Hydari.
Mentre la trama si complica in seguito all'entrata in scena degli elementi classici del genere - criminalità organizzata, poliziotti corrotti e politici non proprio irreprensibili - Yeh Saali Zindagi non perde la sua anima, compatezza e carattere.
Un film moderno, molto ben scritto ed intelligentemente realizzato. Meno innovativo ed adrenalinico di Kaminey, a cui effettivamente sembra in qualche modo imparentato, ma più denso e cerebrale.

Il bello:
- Irrfan Khan, bravo e davvero affascinante. La sua classe porta il film ad un altro livello.

Il brutto:
- Il personaggio di Chote, interpretato da Prashant Narayanan.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Arun -  Irrfan Khan
Kuldeep - Arunoday Singh
Priti - Chitrangda Singh
Shanti - Aditi Rao Hydari
Mehta - Saurabh Shukla
Satbeer - Sushant Singh
Tony - Vipin Sharma
Bade - Yashpal Sharma
Chote - Prashant Narayanan
Shyam - Vipul Gupta
Guddu - Tarun Shukla
La figlia del ministro - Madhvi Singh

Scritto e diretto da Sudhir Mishra

Prodotto da Prakash Jha

Musiche di Nishat Khan e Abhishek Ray

Coreografie di Rajiv Surti

Distribuito da Cine Raas Entertainment Pvt. Ltd.

Anno 2011

CURIOSITA'

- Al regista Sudhir Mishra piace, qualche volta, cambiare ruolo. Compare, infatti, come attore in alcuni film tra cui Traffic Signal e Raat Gayi Baat Gayi.

- E' la voce della bellissima Chitrangda Singh quella che canta sulle note della title song Yeh Saali Zindagi.
L'articolo originale.

- "Dal titolo sembrerebbe una lamentela nei confronti della vita. Ma è più uno scherzo. Un sorprendente punto di vista sull'esistenza.  Sudhir Mishra è andato oltre ciò che ha fatto nei film precedenti.  
Sudhir è un interessante filmmaker che sta cercando di realizzare qualcosa che sia orientato maggiormente verso i gusti del pubblico.
Qualcuno ha l'impressione che Yeh Saali Zindagi sia cupo. Non è così. E' un divertente ed affascinante thriller con il tocco di Sudhir..." (Irrfan Khan)
L'intervista integrale ad Irrfan Khan.

La pagina di Bollywood Hungama dedicata a Yeh Saali Zindagi.

20 luglio 2011

EMOTIONAL ATYACHAR



Emotional Atyachar segna il debutto alla macchina da presa di Akshay Shere, assistente regista di Ram Gopal Varma in Sarkar. La pellicola, definita un thriller-road movie, non ha beneficiato di alcuna promozione ed è stata tiepidamente accolta da pubblico e critica. Piuttosto sorprendente, considerando il fatto che nell'ambito della cinematografia hindi EA è originale e diverso dal solito, almeno nell'approccio.

La sceneggiatura reitera la vecchia sfruttata storia della valigia piena di denaro di dubbia provenienza su cui uno sgangherato manipolo di personaggi vorrebbe mettere le mani, ma la struttura e la presentazione sono inusuali, e costituiscono il pregio e il difetto del film. La narrazione è un puzzle di vicende diverse raccontate in flash back, che procedono in circolo e che gradualmente compongono il quadro completo. Sembra sia stato scelto il punto di vista di Vikram - è lui l'inconsapevole motore: il denaro promesso per l'investimento in un suo progetto (pare legale), viene riconvogliato dal partner senza preavviso all'ultimo momento verso l'acquisto del locale di Bosco, lasciando Vikram in guai seri -, almeno per gran parte della pellicola. Ad una prima visione, però, risulta difficoltoso capire gli intrecci che legano i personaggi fra loro, e quindi gran parte del godimento viene diluito. Solo ad una seconda visione EA risulta più comprensibile e si può sorvolare sulla sceneggiatura frammentata e slegata.
Il ritmo è veloce, grazie alla brevità del film, alla regia rapida (e molto tecnica), al montaggio privo di pause. Eppure la scarsa chiarezza nell'esposizione della trama inganna il pubblico: EA sembra a tratti addirittura lento, ma in realtà è l'attenzione dello spettatore a calare perchè sottoposta a troppi stimoli simultanei e a poche spiegazioni.

I personaggi sono scritti con cura anche se si resta alla superficie, e sono tutti ambigui e con zone d'ombra (con l'eccezione di Hiten, che però è scarsamente a fuoco). L'ironia di cui è intrisa la sceneggiatura e la qualità delle interpretazioni da parte del cast sono tali da rendere gli svitati protagonisti di EA vividi e reali, malgrado la rapidità con cui vengono presentati al pubblico e le buffe esagerazioni delle loro vicende. Ranvir Shorey e Vinay Pathak si confermano gli esilaranti Blues Brothers del cinema indiano. Kalki Koechlin alterna in modo impeccabile finto candore e calcolo omicida. Ravi Kishan e i suoi due sdruciti compari sono piacevolissimi.
EA è bizzarro ma spezzettato, però rimane un prodotto consigliabile. Le critiche negative pubblicate dai media indiani sembrano poco generose: la pellicola merita una maggiore considerazione, soprattutto per l'originalità.

TRAMA

Hiten (Anand Tiwari) è un aspirante imprenditore. E' alla guida della sua automobile sull'autostrada Goa-Mumbai. Sono le due e un quarto del mattino. La corsia è deserta. Hiten canta a squarciagola per farsi coraggio e mantenersi sveglio. Improvvisamente incappa in Vikram (Mohit Ahlawat), ferito e sanguinante, che lo implora di condurlo all'ospedale.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Alcuni dettagli sono davvero godibili: la maglietta lampeggiante di Hiten, il fantasmino fosforescente nella sua auto, la psichedelica carta da parati del camerino di Sophie, le manette di pelo rosa, i dialoghi fra Joe e Leslie, le interazioni fra Junior Bhai e la sua scalcinata gang (l'asportazione della pallottola, il girotondo intorno al pullmino).

RECENSIONI

The Times of India: **1/2
Emotional Atyachar è breve, sgargiante, ma non all'altezza del titolo preso in prestito da uno dei brani più originali degli ultimi tempi. Copiare l'eccentrico slogan della colonna sonora di Dev D non assicura di realizzare un film altrettanto bizzarro, anche se è possibile scorgere da dove il regista abbia tratto ispirazione: un mix non ben riuscito di Anurag Kashyap, Vishal Bhardwaj e Quentin Tarantino. Cosa non funziona? Il fatto che lo spazio concesso a due dei più raffinati attori non convenzionali attualmente in circolazione, Vinay Pathak e Ranvir Shorey, sia ristretto, mentre gli altri a fatica catturano l'attenzione. EA si rianima quando Pathak e Shorey riempiono la scena col loro imprevedibile, tagliente comportamento e col loro gergo da strada. E il divertimento raddoppia quando al duo si aggiunge la camaleontica Kalki. Furbo ma non abbastanza elaborato, EA è una black comedy che, per la maggior parte, scade nel grigio.
Nikhat Kazmi, 01.09.10

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: la bizzarria e le interpretazioni
Punto debole: la sceneggiatura slegata

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vinay Pathak - Joe
* Ranvir Shorey - Leslie
* Kalki Koechlin - Sophie
* Ravi Kishan (Well Done Abba!) - Junior Bhai
* Mohit Ahlawat (Shagird) - Vikram
* Anand Tiwari (Udaan) - Hiten
* Abhimanyu Singh (Gulaal) - Bosco (special appearance)

Regia: Akshay Shere
Soggetto: Rakshit Dhaiya
Sceneggiatura: Bhavini Bheda, con la collaborazione di S.A. Thanikachalam.
Dialoghi: Kartik Krishnan
Colonna sonora: Mangesh Dhadke. Bappi Lahiri (Disco Dancer) ha composto la title track.
Fotografia: Tribhuvan Babu Sadneni (Ragini MMS)
Scenografia: Aparna Sud (Rann)
Montaggio: Pranav V. Dhiwar (Dabangg)
Traduzione del titolo: ricatto emotivo (fonte: BollyMeaning).
Anno: 2010

CURIOSITA'

* Ranvir Shorey e Vinay Pathak hanno interpretato insieme diverse pellicole: Jism, Khosla Ka Ghosla, Bheja Fry e Aaja Nachle. Dovremmo rivederli presto in Winds of change, il nuovo progetto di Deepa Mehta. Ranvir e Vinay sono molto amici di Rajat Kapoor e di Neha Dhupia. Possiamo ammirare il magnifico quartetto in Mithya (diretto ma non interpretato da Rajat) e in Dasvidaniya.
* L'attore Mohit Ahlawat è anche coproduttore di Emotional Atyachar.
* Lo sceneggiatore Bhavini Bheda è stato assistente alla regia per Rang Rasiya e per EA.
* Emotional Attyachar (rock version) è il noto brano composto da Amit Trivedi contenuto nella splendida colonna sonora di Dev D. Emotional Atyachaar è invece un reality televisivo prodotto da UTV che non ha nulla a che fare col film. Sito ufficiale del programma.
* Riferimenti a Bollywood: Aishwarya Rai.
* Riferimenti all'Italia: menzionata la Sicilia.
* Film che trattano lo stesso tema: Sankat city. In parte Tashan, Kaminey, Ishqiya, Phas Gaye Re Obama.

GOSSIP & VELENI

* Ranvir Shorey e Konkona Sen Sharma si sono sposati il 3 settembre 2010, data di distribuzione di Emotional Atyachar. Insieme i due hanno girato Mixed Doubles, Yun Hota Toh Kya Hota, Traffic Signal, Aaja Nachle e Fashion.

04 luglio 2011

SHAGIRD


Per "incontri" s'intendono quelle azioni, organizzate dalla polizia, mirate a far fuori il ricercato invece che ad arrestarlo. Ufficialmente l'indiziato risulta rimasto ucciso, per cause accidentali, durante la cattura,  ma l'obiettivo è proprio quello di eliminarlo.

TRAMA

Il famigerato gangster Bunty Bhaiya (Anurag Kashyap) è stato catturato. I suoi presunti legami con il mondo politico e le rivelazioni che potrebbero seguire al suo arresto, sono una  bomba pronta ad esplodere. Coinvolti nella vicenda sono un ministro corrotto, Rajmani Singh (Zakir Hussain), la squadra di polizia guidata da Hanumant Singh (Nana Patekar), specializzato in incontri, e la nuova recluta Mohit Kumar (Mohit Alawat).

RECENSIONI

The Times of India ***1/2
Guardate questo film per la sua attualità. Shagird è uno specchio efficace dell'India corrotta dal legame fra politica, mafia e polizia. Il personaggio interpretato da Nana Patekar e il suo gruppo di uomini in uniforme sono completamente amorfi. Non si comprende su quale lato della legalità si pongano. Zakir Hussain e Anurag Kashyap sono in grande forma: sullo schermo creano scintille.
Nikhat Kazmi, 12.05.11
Recensione integrale.

Hindustan Times *1/2
I poliziotti sono solo dei criminali in uniforme: i cosiddetti film realistici li rappresentano in questo modo, senza mai chiedersi come davvero funzionino le gerarchie all'interno della polizia. Shagird è insopportabilmente artificioso. La sceneggiatura, sulla carta, può anche aver colpito qualcuno. Ma il regista è indeciso: realizzare una pellicola realistica o limitarsi a stiracchiare qui e là quel poco di realismo infuso nel film. Shagird è rovinato dalla vastità delle sue ambizioni. La politica è l'arte del compromesso, dichiara un personaggio. Lo stesso dovrebbe valere per una pellicola.
Mayank Shekhar, 14.05.11
Recensione integrale.

Diana ***
In Shagird contano solo i soldi, tutti sono disposti a tutto e l'illegalità è la norma. Non si riesce a decidere chi sia il personaggio peggiore, quello con meno scrupoli.
Il film, però, non è brutale, anzi, passa da una fredda violenza, ai drammi sentimentali del giovane Mohit, fino alla denuncia di un sistema evidentemente corrotto. Rajmani Singh è quasi la parodia di un politico, un ometto ridicolo che non si allontana mai dal suo pandit, così com'è sopra le righe il personaggio della guardia carceraria incaricata di occuparsi di  Bunty Bhaiya.
E' proprio questa incapacità o mancata volontà di scegliere ed attenersi ad un unico registro che non giova al film e lascia disorientati.
Anurag Kashyap e soprattutto Nana Patekar, però, sono bravissimi e i molti elementi che fanno "genere", se da alcuni sono percepiti come stereotipati, per me diventano rassicuranti ed irrinunciabili.

Il bello:
 - Nana Patekar, ottimo anche con la canotta visibile in trasparenza sotto la camicia bianca e un orologio d'oro al polso (nessuno si chiede come se lo sia comprato?). E' talmente carismatico, bravo e in ruolo che si può permettere qualsiasi cosa.
Da vedere assolutamente mentre si aggira per Delhi con felpa e cappuccio da rapper: irresistibile.

Il brutto:
- L'interpretazione di Mohit Alawat è piuttosto incolore. Certo il suo personaggio non lo aiuta: gli accessi di rabbia dell'agente Kumar sono schizofrenici e sconcertanti.
-Peccato davvero per l'ingenuità commessa, ad un certo punto della storia, dal personaggio interpretato da Nana Patekar, che altrimenti sarebbe perfetto.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Hanumant Singh - Nana Patekar
Bunty Bhaiya - Anurag Kashyap
Mohit Kumar - Mohit Alawat
Rajmani Singh - Zakir Hussain
Ali - Vishwajeet Pradhan
Shamsher - Khan Jahangir Khan
Varsha Mathur - Rimi Sen

Scritto da Tigmanshu Dhulia e Kamal Pandey

Diretto da Tigmanshu Dhulia

Prodotto da Hussain Shaikh

Distribuito da Reliance Entertainment e Faizee Production

Musiche di Abhishek Ray

Anno 2011

CURIOSITA'

- Nel 1967 uscì un film intitolato Shagird, diretto da Samir Ganguly, la cui storia non ha niente in comune con la pellicola di Tigmanshu Dhulia.
- Nana Patekar è un campione di tiro al bersaglio. La sua abilità con la pistola è stata molto apprezzata durante le riprese.
L'articolo integrale.
- Il personaggio interpretato da Nana Patekar è un appasionato di vecchi brani dei classici indiani. Molte sono le citazioni musicali contenute in Shagird, tratte, per esempio, da Anari, Aan, House No.44, Tere Ghar Ke Samne, Kaagaz ke phool, Mausi e Sharda.

Purtroppo Shagird non ha un sito ufficiale. Indichiamo qui  la pagina che la Reliance Entertainment dedica ai suoi film.

15 giugno 2011

ALLAH KE BANDAY



Allah Ke Banday è pieno di buone intenzioni, accompagnate da una regia a tratti potente, da un cast impeccabile, da un montaggio al cardiopalma, da una colonna sonora coinvolgente. Il soggetto è interessante, anche se non originale, ma viene purtroppo vanificato da una sceneggiatura che, principalmente nel secondo tempo, perde vigore e credibilità. I personaggi non convincono del tutto, malgrado le brillanti performance degli attori. Qualche esagerazione nelle caratterizzazioni, qualche episodio poco realistico e del sentimentalismo non necessario completano il quadro.

I giovani interpreti sono naturali e godibili, e dominano il tempo più riuscito: il primo. Si perdonano alcune cadute di tono perchè la storia sembra comunque crescere bene. Naseeruddin Shah regala un brivido mortale, nonostante il suo personaggio sia surreale. Nel secondo tempo la sceneggiatura si smaglia. La storia d'amore lascia perplessi. Atul Kulkarni, uno dei più raffinati attori indiani, è sprecatissimo (*). Si distinguono solo le performance degli ottimi Sharman Joshi e Faruk Kabir (che è anche il regista del film). E un paio di minuti di cinema immenso: l'uscita di scena di Naseeruddin Shah, una breve sequenza perfetta per concezione e per realizzazione, da ricordare sino in punto di morte.
(*) Aggiornamento del 16.06.11 - Atul Kulkarni ha cortesemente risposto ad un nostro messaggio nel suo profilo in Twitter: 'Grazie mille!!! Sì, nel corso delle riprese qualcosa andò storto nella sceneggiatura e nel montaggio, ma grazie per aver notato il lavoro!' (testo originale). Ringraziamo Atul per la sua estrema gentilezza.

TRAMA

Yakub (Varun Bhagwat) e Vijay (Madan Deodhar) sono due dodicenni che crescono in mezzo al crimine in uno slum di Mumbai. Yakub è orfano, ed è stato adottato dalla madre di Vijay. La donna è seriamente malata e necessita di cure costose. I ragazzi decidono dunque di mettersi in proprio, scavalcando il boss locale. Ma qualcosa va storto. I due vengono rinchiusi per undici anni in un carcere minorile, diretto da un lugubre funzionario (Naseeruddin Shah). Scontata la pena, Yakub (Faruk Kabir) e Vijay (Sharman Joshi), ormai adulti, tornano nel loro quartiere, pronti alla conquista.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Naseeruddin Shah: il suo personaggio non è del tutto riuscito, ma l'attore è da santificazione immediata.
* Sharman Joshi, che offre forse la sua migliore (ad oggi) interpretazione. Inoltre in AKB è fighissimo, il che non guasta.
* I titoli di testa, commentati dal brano Rabba Rabba. Ispirati a Slumdog millionaire, e va bene, ma ugualmente coinvolgenti.
* Zakir Hussain abbigliato e truccato da prostituta in una delle rare scene divertenti di AKB.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* I soliti cliché bollywoodiani, inaccettabili in un film come AKB che, per altri versi (il tema trattato della criminalità infantile e delle condizioni disumane negli istituti carcerari minorili; la realizzazione da guerrilla filmmaking), è piuttosto innovativo per gli standard della cinematografia hindi: qualche lampo di recitazione carica, la madre malata e il rapporto zuccheroso con i due protagonisti, l'eroe negativo (il direttore del riformatorio) dipinto a tinte forti, troppe semplificazioni e ingenuità nelle vicende rappresentate nel secondo tempo, l'amore a prima vista, la fidanzata di Vijay che non si pone alcun interrogativo sulla vita criminale di lui, l'eroe positivo (interpretato da Atul Kulkarni) troppo angelico e sdolcinato, la scappatoia finale senza conseguenze penali, eccetera.

RECENSIONI

The Times of India: ***1/2
La pellicola brasiliana City of God ha ispirato molti registi indiani che hanno scelto di raccontare la vita dei ragazzi di Dharavi. Anche Faruk Kabir ha tratto spunto da quel classico, ma il suo linguaggio e la sua rappresentazione sono originali. Allah Ke Banday non intende intrattenere, e suscita nello spettatore un lamento silenzioso per l'innocenza perduta. Il punto di forza del film sono le interpretazioni efficaci e l'autenticità dello scenario. Girato nelle località reali, AKB colpisce grazie alla sua energia visuale. Sia Sharman Joshi che Faruk Kabir recitano con fuoco e con verve, ma è il cameo di Naseeruddin Shah a rubare la scena. E tenete d'occhio Faruk Kabir: è davvero promettente, sia come regista che come attore.
Nikhat Kazmi, 26.11.10

Hindustan Times: **
Molti ritengono che Dharavi sia lo slum asiatico più esteso, ma in realtà non è nemmeno il più vasto di Mumbai, se rapportato a Mankhurd, a nord di Dharavi, o all'area di Mira Road, nella parte nordoccidentale della città. Ma Dharavi sembra rimanga lo slum preferito dal povertariato urbano. Crimini efferati e ragazzini dotati di armi automatiche rimangono del tutto al di sotto del radar dei media. La polizia si fa notare per la sua completa assenza. Il regista ci conduce in un inferno oscuro. Il film brasiliano City of God è il riferimento. L'azione è eseguita in modo teso, ma l'esito è terribilmente insoddisfacente e semplicistico. Questo genere cinematografico mumbaita che ha tratto origine da Satya richiede ora un serio aggiornamento (Maqbool rappresentava tutta un'altra mitologia). Il terrorismo ha rimpiazzato la mafia di strada degli anni settanta. Il venerdì nero del 1993 ha alterato, probabilmente per sempre, il gioco, il campo da gioco e le sue regole. Le gang e gli slum non sono più gli stessi. Questo aspetto sarebbe un male minore se solo lo scenario di Allah Ke Banday non fosse così protagonista, ma sfortunatamente lo è.
Mayank Shekhar, 26.11.10

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: le interpretazioni, su tutte quella offerta da Naseeruddin Shah (*****).
Punto debole: la sceneggiatura inadatta al soggetto e alle intenzioni.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Madan Deodhar - Vijay
* Varun Bhagwat - Yakub
* Sharman Joshi - Vijay adulto
* Faruk Kabir, al suo esordio - Yakub adulto
* Naseeruddin Shah - il direttore del carcere minorile
* Atul Kulkarni - il maestro
* Zakir Hussain - Ramesh

Regia: Faruk Kabir, al suo esordio
Sceneggiatura: Faruk Kabir
Colonna sonora: è piuttosto interessante, ed è composta da un nugolo di musicisti. I Kailasa di Kailash Kher firmano Kya Hawa Kya Baadal; Chirantan Bhatt (Haunted) compone Maula; Hamza Faruqui firma Mayoos (magistralmente interpretata da Sunidhi Chauhan). Tarun & Vinayak compongono Rabba Rabba nonchè l'incalzante commento musicale.
Fotografia: Vishal Sinha (Bhoot)
Montaggio: Sandeep Francis (Mangal Pandey)
Traduzione del titolo: popolo di Dio (fonte: BollyMeaning)
Anno: 2010

RASSEGNA STAMPA/VIDEO

* Bollywood Hungama, 02.11.10: intervista a Faruk Kabir
* Bollywood Hungama, 09.11.10: live chat con Sharman Joshi
* Hindustan Times, 06.12.10: dichiarazioni di Faruk Kabir
* Bollywood Hungama, 04.10.10: intervista video a Faruk Kabir, prima, seconda, terza e quarta parte
* Bollywood Hungama, 06.10.10: intervista video a Sharman Joshi
* Bollywood Hungama, 24.11.10: intervista video a Naseeruddin Shah
* Times Now: intervista video a Naseeruddin Shah
* Bollywood Hungama: lista di tutti i link agli articoli e ai video dedicati ad AKB

CURIOSITA'

* Faruk Kabir offrì a diversi attori (Shreyas Talpade, Kunak Khemu, Siddharth, Imran Khan) il ruolo di Yakub adulto, ma nessuno accettò. A due settimane dall'inizio delle riprese, Faruk decise di interpretarlo lui stesso.
* La quasi totalità delle sequenze di AKB sono state girate in location reali, spesso adottando la tecnica nota come guerrilla filmmaking: la produzione non disponeva di fondi a sufficienza per pagare i permessi per lunghi periodi, permessi talvolta difficili da ottenere.
* Molte scene di AKB sono state girate in un carcere minorile. Pare che i giovani detenuti fossero così eccitati dall'evento che risultava impossibile tenerli lontani dal set, sino a quando la produzione non decise di noleggiare dei dvd da distribuire nelle celle. Ma, all'arrivo di Naseeruddin Shah, la marea di ragazzini invase nuovamente il set. Naseeruddin, colpito dall'affetto di questi specialissimi fan, ordinò biryani, dolci e frutta per tutti. Articolo originale.
* Il video promozionale di Kya Hawa Kya Baadal vede protagonisti ben 1.000 ragazzi di età compresa fra i 5 e i 15 anni. Pare che per la prima volta dopo i tragici attacchi terroristici del novembre 2008 le autorità abbiano autorizzato un raduno di giovani di tale entità nell'area del monumento simbolo di Mumbai: la porta dell'India. I ragazzi provenivano dagli slum, dalle scuole pubbliche, dagli istituti privati. Vi erano anche alcuni stranieri. Le riprese sono durate dodici ore. Un esercito di 75 guardie di sicurezza e di 100 assistenti per l'infanzia garantiva l'incolumità dei piccoli. Articolo originale.
* Nel corso di un evento promozionale, Naseeruddin Shah e Faruk Kabir hanno incontrato i ragazzi ospitati in un carcere preventivo. Video diffuso da Bollywood Hungama.
* Faruk Kabir e il produttore del film hanno fondato la AKB Foundation con lo scopo di sostenere finanziariamente l'educazione scolastica dei ragazzi meno abbienti.
* Allah Ke Bande è il titolo di uno dei più grossi successi di Kailash Kher, incluso nella colonna sonora di Waisa Bhi Hota Hai Part II, pellicola di culto del 2003.
* Riferimenti a Bollywood: quando Vijay rivela a Yakub di aver incontrato una ragazza speciale, Yakub lo canzona affettuosamente accennando al celeberrimo brano Kuch Kuch Hota Hai.
* Riferimenti all'Italia: AKB si apre con una citazione di Maria Montessori tratta da Educazione per un mondo nuovo (1947): 'Se vi è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l'uomo'. Una curiosità: Maria Montessori si recò in India durante la seconda guerra mondiale per diffondere la sua opera pedagogica.
* Film che trattano il tema dell'infanzia negli slum: Traffic signal, Slumdog millionaire (produzione internazionale), Thanks Maa. Jail punta il dito contro il sistema carcerario indiano. Innumerevoli sono le pellicole che denunciano la criminalità organizzata negli slum. Una su tutte: Satya (vedi anche le note a Once upon a time in Mumbaai). Quanto ai romanzi, vi segnaliamo: La città della gioia (genere ibrido, per la verità), Le dodici domande, Il bambino con i petali in tasca.

GOSSIP & VELENI

* Faruk Kabir e Rukhsar (che in AKB interpreta la moglie del maestro) si sono sposati in segreto il 23 marzo 2010.
* Ignoriamo se si sia trattata solo di una manovra pubblicitaria o se davvero la cosa abbia avuto un seguito, comunque questo articolo di Hindustan Times rivela che Faruk Kabir progettava di intentare una causa ai danni delle autorità governative responsabili dei carceri minorili in India. Il regista, durante le ricerche effettuate per AKB, rimase scioccato dalle disumane condizioni in cui versavano i giovani detenuti. I ragazzi rimangono reclusi a scopo preventivo per lunghissimi periodi di tempo, senza che venga loro garantita l'assistenza legale d'ufficio. Nelle strutture che li accolgono non esistono programmi rieducativi, malgrado siano previsti dalla legge. Sembra che Naseeruddin Shah e Sharman Joshi avessero offerto il loro appoggio all'iniziativa.

Naseeruddin Shah in visita ad un carcere preventivo