KAMBAKKTH ISHQ: **
'Kambakkht Ishq' potrebbe facilmente vincere il premio per il soggetto più stupido. Secondo pessimo aspetto: mai una sceneggiatura Hindi è stata così spregiativa nei confronti delle donne. Non solo Akshay si riferisce ripetutamente a Kareena con l'epiteto 'bitch', ma tratta anche tutte le altre donne come oggetti da essere usati e gettati via. Di fatto KI potrebbe essere uno dei film più sessisti realizzati in epoca recente. Terzo stupido aspetto: la Hollywood-connection è completamente falsa. Brandon Routh, Holly Valance, Denise Richards e Sylvester Stallone non fanno nulla se non una vistosa guest-appearance. Allora cosa funziona in KI? Solo la confezione e il valoroso sforzo di Akshay di propinare risate alla spicciolata col suo non convenzionale tempismo. Ma quando le situazioni non sono comiche, non c'è molto che un attore possa fare per risvegliare il senso dell'umorismo del pubblico. Kareena è una delusione completa. A dispetto del suo look da haute-couture, delle minigonne, dei tacchi a spillo, il suo personaggio non convince per niente. E' solo un affannoso imbronciato tentativo di accentuare quell'energia che di fatto l'attrice non ha bisogno di simulare. Ricordate la sua interpretazione disinvolta e assolutamente naturale di Pooh in 'Kabhi Khushi Kabhie Gham'? Poi: Jaaved Jaffrey e Boman Irani esattamente cosa fanno nel film? Una volta di più abbiamo due raffinati attori cui tocca subire un ruolo rozzo e malscritto. Una confezione e un budget multi-milionari non possono rimediare a una cattiva storia e a cattivi personaggi.
Nikhat Kazmi, 03.07.09
KAMINEY: ***1/2
E' tempo di far squillare le trombe per il primo film bollywoodiano dotato di cervello, muscoli e belligeranza. Una prova di bravura nel riscrivere il collaudato linguaggio della tradizione cinematografica desi. Sì, 'Kaminey' è una pellicola intelligente che porta Hollywood a Bollywood, e che ricorda l'avventurismo degli action-thriller di Quentin Tarantino. Catapulta lo spettatore nell'oscuro e violento mondo del crimine, senza lasciargli il tempo di batter ciglio o di respirare. Di più: 'Kaminey' è anche il primo film che attribuisce intelligenza al pubblico. Chiede grande attenzione e concede di restare seduti a proprio rischio e pericolo. Perchè se lo spettatore non è abbastanza attento e intelligente da intuire alcune cose, specialmente nella prima mezz'ora, allora potrebbe perdere il filo di questa sfrontata trama. Il regista Vishal Bhardwaj gradualmente racconta tutto, ma presume che il pubblico risolverà da solo il puzzle senza troppe imbeccate. E' qui la forza di 'Kaminey': stuzzica con la sua intelligenza e sfida costantemente lo spettatore a mantenere il passo col ritmo senza respiro di una storia che si svela attraverso tagli veloci, vertiginose angolazioni e un'atmosfera dark e soverchiante. Guardare 'Kaminey' è come essere seduti sull'orlo di un vulcano che può esplodere in ogni momento, e che di fatto esplode. Da un punto di vista tematico il film segna una svolta totale nell'ambito della sceneggiatura bollywoodiana archetipica. Trae la maggior parte della sua forza dalla brillante colonna sonora (composta dallo stesso Bhardwaj), e dall'innovativa fotografia (Tassaduq Hussain) che crea tutto un nuovo terreno di gioco dove gozzovigliano criminali, malviventi e sicari. Anche le interpretazioni incantano: Shahid infonde vita a due personaggi completamente differenti fra loro; Priyanka Chopra si reinventa del tutto come attrice; lo sceneggiatore Amole Gupte ('Taare Zameen Par') regala un ottimo debutto; l'esordiente Chandan Roy Sanyal è memorabile. Ma alla fine 'Kaminey' appartiene al regista. Bhardwaj non solo ha scritto una frizzante sceneggiatura che trabocca di rapide battute, ma ha anche creato dei camei che accompagneranno a lungo lo spettatore. 'Kaminey' è davvero un vodka-martini di quelli pesanti, che lascia il pubblico scosso ed entusiasta. Non chiedete i pop-corn: non li tocchereste neanche. La nuova coraggiosa Bollywood è qui.
Nikhat Kazmi, 13.08.09
KARTHIK CALLING KARTHIK: ***1/2
'Rock On!!', 'Luck By Chance' e ora 'Karthik Calling Kartik': Farhan Akhtar come attore è davvero una rivelazione. Nel ruolo di Karthik, l'impiegato anonimo che conduce una vita grigia in una casa grigia e con un lavoro grigio, è assolutamente fantastico. Così come è coinvolgente il Karthik faccia tosta nel quale si trasforma. Ma c'è anche un terzo avatar a cui Farhan infonde vita in modo altrettanto felice: il Karthik che torna all'anonimato e che tenta di risollevarsi. Funziona? Ad un livello, sì. KCK si fa guardare grazie all'interpretazione di classe di Farhan. Persino Deepika è perfetta nel suo ruolo. Il fattore intrattenimento però non convince. La sceneggiatura tende a diventare un po' pesante, malgrado l'aspetto thriller. Ma è comunque in sintonia con la cultura cosmopolita di oggi. I dialoghi sono in linea. La fotografia di Sanu Verghese cattura la solitudine e l'isolamento di Karthik in modo superbo. Se siete dell'umore per un film serio, guardate KCK.
Nikhat Kazmi, 25.02.10
KHATTA MEETHA: ***
Priyadarshan è sicuramente uno dei registi più prolifici del nostro cinema, e soprattutto è dotato dell'incredibile capacità di dilettarsi in più generi, dalla commedia sfrenata (Hera Pheri) al film d'autore (Kancheevaram). Con Khatta Meetha ci riprova, scivolando dalla satira sociale alla commedia, allo scopo di rappresentare bonariamente l'immorale e inetta classe politica indiana, nonchè la burocrazia corrotta. Ci è riuscito? Sì e no. KM vanta tre sequenze comiche davvero selvagge, a cui aggiungere qualche ritaglio di divertimento, ma è troppo lungo e lascia poco spazio alla risata. La parte drammatica è largamente ripetitiva. Talvolta i dialoghi sono divertenti, ma più spesso suonano banali. Le sequenze danzate sembrano ingiustificate, malgrado la colonna sonora di Pritam abbia verve. C'è convinzione nella recitazione di Akshay Kumar, e l'attore porta avanti il film a dispetto della letargia e dell'isteria. Akshay rimane nella parte per tutta la pellicola, infondendo vita una volta di più ad un ruolo a cui si è votato, quello dell'uomo comune. E' abilmente assistito da Rajpal Yadav, che ripropone la sua recitazione desi-chapliniana.
Nikhat Kazmi, 23.07.10
KHELEIN HUM JEE JAAN SEY: ***1/2
Basato sul libro Do and Die: the Chittagong uprising 1930-1934 di Manini Chatterjee, Khelein Hum Jee Jaan Sey documenta un capitolo di storia indiana, narrando le gesta di eroi reali. Guidato da Surjya Sen (Abhishek Bachchan), un maestro di scuola, il gruppo di rivoluzionari, composto principalmente da ragazzi, organizza un raid contro l'occupazione britannica nella lontana Chittagong. Il 18 aprile 1930 vengono simultanemante attaccate diverse postazioni britanniche. Ashutosh Gowariker ha ottenuto un grande successo con Lagaan e con Jodhaa Akbar, ma uno dei suoi film colpisce per l'eccellenza cinematica: Swades. Swades parla di amore per il proprio Paese in modo morbido, sottile e sensibile. KHJJS riecheggia un tema simile in un simile tenore. Celebra lo stesso sentimento di devozione con la stessa raffinatezza. Il punto di forza di KHJJS è il fatto che combina un grande dramma ad una grande misura. La pellicola si sviluppa come un avvincente thriller, con molta azione e nessun pulp patriotico. Al contrario, il regista presenta con gentilezza lo spirito nazionalista. Il film offre un cast interessante, con parecchi attori giovani. Abhishek Bachchan è semplice, ordinato e recita col cuore. Anche il risvolto romantico della vicenda è sotto tono. Lo stile e la fotografia evidenziano la ricerca del dettaglio. Ma è la narrazione di Gowariker e il tentativo di rappresentare la storia con ritmo a regalare a KHJJS il suo movimento e a convogliare il messaggio.
Nikhat Kazmi, 02.12.10
KISMAT KONNECTION: **
Nikhat Kazmi, 18.07.08
KITES: **1/2
Dov'è la complicità fra gli attori protagonisti? Dov'è la storia? Dove sono i colpi di scena? Kites sembrava essere il film cross-over che Bollywood sogna da tempo. Purtoppo si arena ancor prima di spiccare il volo. Innanzitutto perchè manca del tutto una storia (e gli sceneggiatori accreditati sono addirittura tre: Anurag Basu, Akash Khurana e Robin Bhatt. Inaccettabile): Kites si limita a mostrare una fuga. E non ci sarebbe nulla di male: abbiamo visto diversi avvincenti road movie, ma con dei colpi di scena. Al contrario la fuga dei due protagonisti nel secondo tempo di Kites è prevedibile e soporifera. Mentre il primo tempo è una stiracchiata storia d'amore nella quale non succede nulla: solo sguardi e occhiate seguiti da altri sguardi e occhiate. A differenza di quanto preannunciato, il mix indo-messicano non è affatto bollente. Il romanticismo si accende con difficoltà, e Hrithik non riesce a replicare con Barbara Mori la stessa calda complicità condivisa con Aishwarya Rai in Dhoom 2. In Kites funziona solo il look del film. Il regista Anurag Basu può aver ridotto il quoziente emotivo della pellicola ma crea una visualizzazione dal sapore internazionale. La fotografia di Ayananka Bose è di alta qualità. Gli attori protagonisti sono adeguati ma non infiammano lo schermo, nè con le loro emozioni nè con la loro passione. Spiace per Kangana Ranaut, attrice raffinata qui ridotta a muto accessorio.
Nikhat Kazmi, 20.05.10
KNOCK OUT: ***
Knock out è principalmente ambientato in una cornice chiusa: tutta l'azione si sviluppa intorno ad una cabina telefonica, e questa è l'unica similarità col film hollywoodiano In linea con l'assassino. L'espediente funziona bene, almeno in parte. Sia Irrfan Khan che Sanjay Dutt giocano al gatto e al topo con faccia tosta, ed investono un'energia nervosa nello sviluppo della storia. Il primo tempo stenta un po' a decollare, ma poi non delude. Ovviamente è Irrfan Khan a conquistare gli applausi con la sua recitazione tesa, ma anche Sanjay Dutt convince. Il regista Mani Shankar ha scritto un thriller che cattura l'attenzione dello spettatore e che pone l'accento su un punto importante: estirpiamo la corruzione e vediamo come l'India spicca il volo...
Nikhat Kazmi, 14.10.10
KUCCH LUV JAISAA: **1/2
La premessa del film è interessante. Anche il cast lo è: Shefali Shah e Rahul Bose costituiscono una coppia insolita, ma sfortunatamente falliscono nel creare un'intesa sullo schermo. La loro attrazione reciproca sembra finta. Inoltre il personaggio femminile è irrealistico. I due attori si impegnano molto, ma il romanticismo non si accende. Kucch Luv Jaisaa è in gran parte un esempio di promessa mancata.
Nikhat Kazmi, 27.05.11
KURBAAN: ***1/2
Innanzitutto complimenti a Karan Johar per aver cambiato completamente direzione ed aver esplorato nuovi territori. Naturalmente lo amiamo per il suo cinema di classe K: i suoi film i cui titoli iniziano con la lettera kappa hanno ridefinito il genere romantico. Ma 'Kurbaan' mantiene lo schermo in ebollizione per la maggior parte del tempo grazie alla sua storia ben confezionata. 'Kurbaan' guarda all'altra faccia del fondamentalismo Islamico e mette in prospettiva gli eventi successivi all'11 Settembre. Chi sono questi ragazzi pieni di rabbia, di sete di vendetta, di bombe? Perchè sono determinati a mettere il mondo a ferro e fuoco? Può esserci uno scopo dietro la loro follia? 'Kurbaan', scritto da Karan Johar, solleva questi interrogativi estremamente attuali, senza nascondere l'unica innegabile verità: un attentatore suicida non può cancellare le ingiustizie del mondo. La storia di Johar ha dignità. La narrazione di Rensil D'Silva è avvincente. I dialoghi di Anurag Kashyap sono realistici, tranne quando si tenta di spiegare le basi teoriche del fondamentalismo Islamico: allora le battute sembrano rubate ai libri di testo o ai titoli dei giornali. Le performance sono coraggiose. L'intesa fra Saif e Kareena illumina il film: la coppia tratteggia con misurata passione il ritratto di due amanti condannati. Ma avremmo preferito che, dopo la sbalorditiva rivelazione del personaggio interpretato da Saif, la loro relazione fosse più ricca di emozioni. E che, nel secondo tempo, il film fosse meno lungo e con un montaggio più teso. Inoltre vi sono alcune incoerenze che minano il realismo a cui la pellicola aspira. Comunque 'Kurbaan' lascia il segno. Non perdetelo.
Nikhat Kazmi, 19.11.09
LADIES V/S RICKY BAHL: ***
Maneesh Sharma al suo debutto alla regia colpì l'attenzione con l'insolito Band Baaja Baaraat. Difficile misurarsi con quel film. Ed in effetti Ladies v/s Ricky Bahl non raggiunge lo stesso livello di brio e di verve. In LVRB non ci sono umorismo, nè sapore realistico, nè fremente sintonia fra i due attori protagonisti: tutti aspetti che resero BBB un campione d'incassi. E quel che è peggio, il personaggio di Anushka Sharma appare solo nel secondo tempo. La storia d'amore è poco convincente. La colonna sonora di Salim-Sulaiman è ordinaria. Le performance e il tenore non isterico lavorano però a favore della pellicola.
Nikhat Kazmi, 09.12.11
LAFANGEY PARINDEY: ***
In Lafangey Parindey viene rappresentato una volta di più il mondo familiare dei bhai e dei pugili. La familiarità nella sceneggiatura e nei personaggi rema contro la terza storia d'amore di Pradeep Sarkar (dopo Parineeta e Laaga Chunari Mein Daag). In LP prevale un senso di déjà-vu. Ma le performance sollevano il film dalla sua mediocre, prevedibile sceneggiatura. Neil Nitin Mukesh recita con misurato slancio senza risultare isterico. Deepika Padukone emoziona. Piyush Mishra è abile a condire con zelo maniacale i suoi ruoli. Sfortunatamente il suo personaggio rimane in qualche modo non sviluppato. La colonna sonora di R. Anandh e le coreografie nei numeri di pattinaggio di Bosco-Ceasar contribuiscono a rendere LP piacevole da guardare. Ma ci voleva un pizzico di verve in più.
Nikhat Kazmi, 20.08.10
LAHORE: ***1/2
Da quel che si dice il film è stato proibito in Pachistan. C'era motivo? La verità è che Lahore all'inizio mostra in una luce dubbia il kickboxer e l'allenatore pachistani. Non solo: la giovane psicologa sportiva pachistana, a nome del suo Paese, chiede scusa all'atleta indiano. Ma Lahore termina su una nota fortemente pacifista, e dunque si adatta in modo perfetto alle necessità di oggi: si chiede di distruggere l'eredità d'odio, perchè l'occhio per occhio non può funzionare nelle questioni di politica internazionale. Soprattutto il film non tocca corde scioviniste, malgrado la tumultuosa relazione indo-pachistana sia rappresentata sullo schermo da uno sport aggressivo. Il tenore di Lahore è sensibile e misurato, e mantiene un basso profilo. La pellicola funziona per diverse ragioni. Innanzitutto grazie all'argomento trattato: in questo periodo l'India e il Pachistan stanno cercando un nuovo equilibrio nei loro rapporti. Poi perchè lo stile narrativo è antitetico ai toni nazionalistici di film del tipo di Gadar. Lahore racconta una storia impetuosa ma lo fa in modo gentile e lirico, ed è abbellito da una grande fotografia (Neelabh Kaul) e da buone scene di combattimento sportivo (Tony Leung Siu Hung). Ma più di tutto il resto, la pellicola vanta interpretazioni stellari, e Farouque Sheikh si guadagna l'applauso del pubblico nel ruolo del garbato allenatore di Hyderabad che deve preparare una squadra di vincitori, malgrado le interferenze politiche e burocratiche. Lahore è un film sensibile e avvincente che intrattiene e cattura.
Nikhat Kazmi, 18.03.10
LAMHAA: ***1/2
Dai disordini in Gujarat del 2002, rappresentati in Parzania con estrema sensibilità, al campo di battaglia del Kashmir, il regista Rahul Dholakia porta avanti il suo cinema politico con gravità e serietà. Lamhaa offre uno sguardo sulla turbolenta e multistratificata situazione in Kashmir, con molti riferimenti alla vita reale. Il punto di forza di Lamhaa è il fatto che non utilizza il Kashmir e i suoi problemi come un esotico scenario per una storia romantica. Il film, realisticamente, non offre soluzioni, ma osa mostrare uno dei luoghi più pericolosi del pianeta. Lamhaa non segue il format tradizionale, non offre ricette, ma il ritmo è veloce e coinvolge quanto un action-thriller. Un altro aspetto positivo sono le interpretazioni. Quasi tutti i personaggi sono convincenti. Sanjay Dutt regala dopo molto tempo una performance solida e misurata. Bipasha Basu e Kunal Kapoor non si atteggiano a star. Lo spettatore potrebbe qua e là perdere il filo della vicenda, perchè troppi sono i giocatori sul campo, ma gradualmente ogni personaggio trova il suo posto nella tela. La fotografia di James Fowlds cattura il Kashmir sia nella sua bellezza che nelle sue ombre sinistre. La colonna sonora di Mithoon possiede movimento ritmico a sufficienza da coinvolgere. Lamhaa è un esempio di cinema serio e sensibile, destinato ad un pubblico di appassionati che cercano qualcosa di più.
Nikhat Kazmi, 15.07.10
LAND GOLD WOMEN: ***
Parecchi film trattano l'argomento dei delitti d'onore, ma Land gold women funziona in modo speciale. Innanzitutto per il suo radicato e profondo realismo, vedi il fatto che la famiglia musulmana al centro della storia sembri normale quanto qualunque altra e non mostri alcun segno di fanatismo, almeno all'inizio. Il rapporto padre-figlia è tenero, ma allora come può un padre che ami così tanto la figlia contemplare il suo assassinio a sangue freddo? A causa di un'errata interpretazione della sua religione: egli crede nell'antico codice secondo il quale gli uomini possiedono un diritto assoluto sulle loro terre, ricchezze e donne. Ben recitato e ben scritto, LGW è un sensibile atto d'accusa contro i delitti d'onore.
Nikhat Kazmi, 02.12.11
LEAVING HOME. THE LIFE AND MUSIC OF INDIAN OCEAN: ***1/2
Il documentario esplora la musica e le motivazioni della prima vera rock band indiana, gli Indian Ocean, attraverso lunghe interviste ai membri del gruppo e alle persone con cui hanno lavorato. Il film mostra anche alcuni dei loro brani più famosi dal vivo durante un concerto a Delhi. Jaideep Varma non solo crea il primo rockumentario indiano, ma dipinge anche un caldo e intenso ritratto del creativo quartetto che non si limita a comporre buona musica, la vive. La pellicola incapsula l'intero viaggio degli artisti, dagli esordi al successo, e applaude ad un credo che celebra la creatività e nient'altro. La bellezza del documentario - e del gruppo - risiede nel fatto che cattura le storie individuali di questo quartetto perfettamente sincronizzato. Scintillante. Da vedere.
Nikhat Kazmi, 01.04.10
LIFE PARTNER: ***
E' chiassoso. E' esagerato. Genelia vi obbligherà spesso ad usare i tappi per le orecchie. Ma è un modo leggero di passare il tempo. Merito del senso comico di Govinda che riesce a far sembrare buffa anche la farsa più grossolana, malgrado il suo ruolo sia più una special appearance. O merito della mitragliata di sequenze davvero divertenti. Anche Fardeen e Tusshar catturano l'attenzione con la loro esuberanza.
Nikhat Kazmi, 14.08.09
LITTLE ZIZOU: ***1/2
Dopo aver firmato alcune avvincenti sceneggiature ('Salaam Bombay', 'Mississipi Masala', 'The Namesake'), Sooni Taraporevala si cimenta con mano abile anche nella regia. Il suo debutto è pura gioia, sia stilisticamente che contenutisticamente. E' una pacata ma sensibile denuncia contro il fondamentalismo. Sooni dirige la pellicola con una tale delicatezza e finezza che lascerete la sala con passo leggero, con un motivetto allegro sulle labbra e molto amore nel cuore, pronti ad abbracciare il mondo in tutta la sua diversità. Questo il potere di un piccolo grande film che mostra il mondo attraverso gli occhi di un ragazzino di 9 anni. Xerxes osserva come l'amore e la tolleranza, rappresentati dal giornale dello zio (Boman Irani), prevalgano sul movimento fondamentalista del padre. Ad un primo sguardo 'Little Zizou' sembra anche un colorato documentario dello stile di vita pieno di allure della comunità Parsi. Ma ciò che emerge sono le realistiche performance di tutto il cast - i bambini sono brillanti -, e la gentile vena comica che conduce la narrazione con larghi sorrisi. Non perdetelo.
Nikhat Kazmi, 12.03.09
LONDON DREAMS: ***
La trama è semplicistica e spesso sconfina nell'implausibile. La sceneggiatura di Suresh Nair è a tratti davvero povera. Ma ci sono molti aspetti che funzionano in 'London Dreams'. In cima alla lista le interpretazioni sia di Ajay Devgan che di Salman Khan, che condividono nuovamente una scintillante complicità. E' un sollievo ammirare una volta di più Devgan nel ruolo del giovane arrabbiato. Quanto a Salman, sfoggia una disinvolta spontaneità in ogni sequenza. Asin è effervescente anche se non fa molto. Il primo tempo, ambientato in gran parte in un villaggio, ha un suo fascino rustico e un'innocente bonomia. La delusione più grande è rappresentata dalla colonna sonora. Le canzoni di Shankar-Ehsaan-Loy sono del tutto inadatte per una rock band. Ad ogni modo guardate 'London Dreams' per la combinazione Devgan-Salman e perchè è di sicuro uno dei migliori film di Vipul Shah.
Nikhat Kazmi, 30.10.09
LOVE AAJ KAL: ****
Non rimarrete delusi. Il film rispecchia la fobia nei confronti delle responsabilità nei rapporti sentimentali da parte dei giovani professionisti di successo. Con gran dispiacere dei genitori, i quali non ne comprendono il dilettantismo emotivo e li tormentano con i clichè dell'amore di una vita. Il segreto del modo di fare cinema del regista Imtiaz Ali risiede in tre fattori. Invece di dipendere pesantemente da una sceneggiatura lunga tre ore, Imtiaz si concentra sui dialoghi: frizzanti, concisi, realistici. Il secondo aspetto è la definizione dei personaggi, capaci di infiammare letteralmente lo schermo con la loro vena individualistica e la loro triste vulnerabilità. Il terzo aspetto è l'atmosfera e l'ambientazione. Londra e San Francisco sono belle, ma è ancora una volta Delhi a convincere in pieno. Gioca un ruolo importante nel creare la giusta atmosfera anche la colonna sonora di Pritam. Quanto ai difetti, il primo tempo tarda a carburare, ma poi confluisce in un coinvolgente secondo tempo. Per fortuna le affascinanti interpretazioni dei due protagonisti celano questi rallentamenti. Deepika è decisa ed efficace nel ruolo di Meera. Ma è Saif che regala al suo personaggio così tante sfumature da renderlo estremamente reale.
Nikhat Kazmi, 30.07.09
LOVE KHICHDI: ***1/2
Ciò che innalza la qualità di questo film è la cura per i dettagli. Ogni personaggio, dal protagonista al carattere minore, è accuratamente limato. Da un punto di vista narrativo 'Love Khichdi' presenta due novità. La meno rilevante: un campanello suona ogniqualvolta il protagonista dice la verità. La più importante: i personaggi parlano allo spettatore quasi si confidassero, e l'espediente funziona. Questo ci consente di dare un'occhiata all'interno di ogni carattere e di conoscerne le motivazioni. Fra gli attori emergono Sonali Kulkarni, Divya Dutta e Saurabh Shukla. La colonna sonora è di quelle che migliorano l'umore: ascoltare 'Mujh Jaisa Hero, Meri Makhna' (interpreti: Gopal Rao e Mahalakshmi Iyer; musica: Pritam) è come osservare fiocchi di neve alla luce della luna. Ci si sente giovani e desiderati. 'Love Khichdi' ha stile, umorismo e cuore. Verso il finale il film procede con stanchezza. Tagliato di 15 minuti forse sarebbe stato più frizzante.
Avijit Ghosh, 28.08.09
LOVE SEX AUR DHOKHA: ***1/2
Se volete qualcosa di nuovo guardate LSAD, perchè non offre nulla che abbiate già visto in un film desi. Ma attenzione: la pellicola di Dibakar Banerjee dev'essere assaporata lasciando cadere tutte le vostre vecchie certezze su ciò che il cinema commerciale debba o non debba essere. E' necessaria una nuova visione per capire come una stirpe di professionisti giovani e intelligenti siano determinati a spingersi sino ai limiti estremi della tradizione Bollywoodiana, e ideare un linguaggio audace e completamente nuovo. A differenza degli altri, questi infaticabili cineasti credono che la creatività non sia solo una questione di profitti. C'è un intero nuovo mondo che si estende oltre il sentiero già battuto. La domanda è: lasciamo che questi creativi si addentrino in una terra di nessuno o dobbiamo insistere nel chiedere un prodotto commerciale? Un suggerimento: cosa ne dite di un gioco di equilibrismo fra il cinema d'intrattenimento e quello intelligente e innovativo, da guardare quando siete annoiati del bla-bla di Bollywood? LSAD, non solo osa mettere in scena il malcostume strillato dai titoli dei quotidiani Indiani, ma si sforza anche di raccontarlo in modo differente. Come in 'Sesso, bugie e videotape' di Soderbergh o nel più recente 'Paranormal Activity', LSAD si avvale della videocamera portatile che diviene un personaggio integrante della storia: l'intera trama è narrata attraverso le sue riprese intime, sobbalzanti e irregolari. E il direttore della fotografia (Nikos Andritsakis) vi permette di essere sempre in prima fila, come dei veri voyeur-VIP. Anche da un punto di vista tematico il film è un martello. Troverete sfumature in tutti gli scandali di natura criminale, sentimentale o sessuale che abbiate seguito da vicino negli ultimi anni. Congratulazioni agli sceneggiatori (Dibakar Banerjee e Kanu Behl) per aver evitato ogni giudizio. La repulsione, il patetismo e l'ipocrisia della moralità della nostra classe media spillano con naturalezza, attraverso una narrazione misurata. L'altra innovazione di LSAD è il suo casting. Scritturare attori ancora allo stato grezzo ha dimostrato di essere un bonus per la pellicola e ha aggiunto una nota di realismo. Non aspettatevi un passatempo. Pensate oltre e guardate come Ekta Kapoor ha reinventato se stessa in qualità di produttrice del primo film sperimentale del cinema Indiano contemporaneo.
Nikhat Kazmi, 18.03.10
LOVESTORY 2050: **
Nikhat Kazmi, 04.07.08
LUCK BY CHANCE: ****
Il ventre molle di Bollywood è attualmente il tema preferito del cinema desi: sempre più cineasti focalizzano la propria attenzione sull'industria cinematografica, il cui sordido malcostume non può essere nascosto dalle luminose storie di successo. Come Farah Khan, anche Zoya Akhtar, regista qui al suo debutto, osserva i Davide e i Golia che frequentano gli Studi di Mumbai con il loro bagaglio di sogni e di ansie, dandone però una visione differente: non l'indulgente parodia di 'Om Shanti Om', bensì un morbido realismo. La stampa scandalistica, il fardello pesante del successo, le bizze degli amanti, l'ambizione spietata, lo sfrenato egocentrismo: la pellicola è lo specchio non solo dell'industria cinematografica ma della vita stessa. L'aspetto più riuscito del film sono le interpretazioni. Sia Farhan Akhtar che Konkona Sen Sharma sono del tutto naturali. Rishi Kapoor e Dimple Kapadia dimostrano che il 'vintage' non perde mai il suo sapore, ma anzi lo crea. Le allusioni non sono maligne, il tono è appassionato e forte. E ancor più importante, i personaggi non hanno nulla di filmico o di superficiale: sono assolutamente reali, esuberanti ed imperfetti.
Nikhat Kazmi, 29.01.08
MAHARATHI: ***1/2
La popolare opera teatrale Gujarati di Paresh Rawal, che ha raggiunto con successo le 700 rappresentazioni, approda al cinema con un cast stellare. Non c'è bisogno di precisare che le aspettative erano altissime, soprattutto perchè è da tempo che Bollywood non offre thriller di qualità. Maharathi non delude, malgrado la sua origine teatrale gli conferisca un'atmosfera da affair 'al chiuso': i personaggi commettono i loro crimini 'al di fuori' e lo spettatore deve desumerli dai mutamenti di comportamento e di umore. Nella trama ci sono colpi di scena sufficienti a tenervi sulle spine, sebbene il film si trasformi gradualmente in thriller solo nella seconda parte. Quasi tutti gli attori ricoprono i loro ruoli alla perfezione. Se Naseeruddin Shah è da manuale nella sua interpretazione dell'ex-regista amareggiato dagli insuccessi, Paresh Rawal è impareggiabile nel ruolo del personaggio dalle mille sfaccettature, quasi tutte ambigue. Boman Irani è contenuto ed altamente godibile, e Neha Dhupia sembra essere maturata dopo aver abbracciato un tipo di cinema più alternativo.
Nikhat Kazmi, 04.12.08
MAIN AURR MRS. KHANNA: **
Il disaccordo matrimoniale costituisce sempre un buon argomento per creare del dramma sullo schermo, ma solo se c'è una ragione plausibile che lo giustifichi. MAMK fallisce proprio in questo. Inoltre il film è privo di passione, di amore, di rabbia, di dolore, di gelosia. Nel tentativo di creare un dramma di basso profilo, l'esordiente regista Prem Soni spoglia la pellicola di ogni energia. La performance di Kareena è probabilmente l'unica nella sua carriera a non emozionare. Mrs. Khanna è troppo diversa dall'esuberante attrice. Anche Salman sembra essere scivolato nella modalità 'sonno': il suo serafico Mr. Khanna non esprime affatto le frustrazioni di un marito disoccupato. La letargia è talmente infettiva da contagiare persino l'effervescente Sohail Khan, i cui cameo sono sempre chiassosi. Qui si stenta a capire se il suo personaggio abbia il cuore spezzato, sia felice o indifferente.
Nikhat Kazmi, 16.10.09
MAUSAM: ***
Mausam parte bene. Molta atmosfera, stati d'animo, emozioni. Splendide immagini di un paesaggio rurale e sonnolento. La timida femminilità di Sonam Kapoor e la vivacità di Shahid Kapoor aggiungono scintille. La storia d'amore è di vecchio stile: parole non dette, sentimenti inespressi, sguardi rubati e tanta melodia (Pritam). Ed è intrisa di un fascino orientale che regala momenti di grande visione. L'intero cast è spontaneo. Però nel secondo tempo il regista Pankaj Kapoor sembra perdere il controllo della narrazione, almeno in parte. Troppi incontri e separazioni, troppe opportunità mancate, troppe ripetizioni. L'evoluzione dei due personaggi principali non convince. Tutto eccessivamente bizzarro, non necessario. Si sconfina nel grottesco. Ma Mausam ha comunque parecchio da offrire ad un pubblico amante di un cinema languoroso, quieto, emotivo, dall'estetica impeccabile. La pellicola tenta di raggiungere un equilibrio fra arte ed intrattenimento, riuscendovi solo parzialmente.
Nikhat Kazmi, 22.09.11
MEMORIES IN MARCH: ***
Una rappresentazione nuova e sensibile del tema delle relazioni omosessuali, tema che sta diventando popolare nel cinema indiano. Ma la maggior parte dei film lo tratta non con delicatezza, preferendo un tenore comico o scioccante. Memories in March colpisce perchè mostra l'omosessualità come un fatto normale della vita. La pellicola vanta una sceneggiatura intelligente (Rituparno Ghosh), una regia (Sanjoy Nag) realistica e pulita, nonchè performance impeccabili, soprattutto per quanto riguarda Deepti Naval.
Nikhat Kazmi, 31.03.11
MERE BROTHER KI DULHAN: ***
Imran Khan e Katrina Kaif formano una coppia del tutto insolita. Imran è il ritratto della sobrietà e del basso profilo. Mere Brother Ki Dulhan finisce con l'essere una commedia leggera e briosa, nella quale la tipica storia d'amore bollywoodiana dimentica la tradizione e diviene non convenzionale. Ma solo in parte. MBKD è un interessante debutto per il regista Ali Abbas Zafar, però ironicamente qualcosa sembra trattenerlo dal creare una commedia completa. Il primo tempo non convince. La festa comincia con l'arrivo di Ali Zafar, che ci mette un po' a scaldarsi ma poi nessuno lo ferma più. L'attore aveva già mostrato la sua inclinazione per la commedia in Tere Bin Laden. E' il fattore verve che funziona in modo ammirevole, dal momento che il film non ha una storia di cui gloriarsi. MBKD cerca di mantenere alta la propria vivacità in termini di narrazione e di interpretazioni, e riesce per la maggior parte del tempo a far sorridere.
Nikhat Kazmi, 09.09.11
MILENGE MILENGE: **1/2
La trama non offre nulla di nuovo, ed è quasi criminale in tempi in cui persino le ordinarie storie d'amore vengono riscritte secondo lo stile della new-age bollywoodiana. Oggi più nessuno crede nelle cartomanti o nelle frasi tipo 'da qualche parte c'è qualcuno fatto per me'. Anche i Chopra e Karan Johar hanno capito il rischio potenziale che i cliché alla 'coppia fatta da Dio' comportano nell'era di Facebook, degli appuntamenti veloci, degli amori istantanei e delle rotture rapide. Naturalmente Shahid e Kareena si impegnano ad iniettare vita in una sceneggiatura morta e si sforzano di mostrare complicità. Ma è tutto fuori moda: le coreografie, l'umorismo da college, i costumi, la colonna sonora di Himesh Reshammiya. Milenge Milenge non ha l'attualità della pyaar-mohabbat pulp fiction bollywoodiana di oggi.
(Autore non indicato), 09.07.10
MIRCH: ***
Quando è stata l'ultima volta che avete visto un film bollywoodiano che dissezionava la sessualità femminile senza essere apologetico? Io non lo ricordo, e voi? Bollywood ha perlopiù voltato le spalle all'idea di una protagonista sensuale. I personaggi femminili sono solitamente creature romantiche e asessuate, altrimenti rientrano nella categoria delle vamp o delle prostitute. Il regista Vinay Shukla aveva precedentemente diretto Godmother, un'altra pellicola al femminile, e sembra possedere una comprensione adeguata della psicologia femminile. In Mirch narra quattro storie in cui le protagoniste cercano una propria soddisfazione sessuale. Tutti gli episodi sprigionano un fascino delizioso e irriverente. Il film cattura l'attenzione del pubblico, anche se non completamente: il finale confuso e il tenore mal costruito della pellicola agiscono da deterrente. Inoltre Mirch tende a rappresentare le donne come tradizionali tentatrici di cui non fidarsi. Ma sorvolando questi aspetti, si entra in un mondo dove i personaggi femminili hanno un corpo. Raima Sen e Konkona Sen Sharma sono perfette.
Nikhat Kazmi, 17.12.10
MOD: **1/2
Mod è un piccolo film dolce e semplice, ambientato in una località affascinante tanto quanto la gente che vi risiede. Tutti gli attori principali vivono i loro ruoli con autenticità. Ayesha Takia e Rannvijay Singh incarnano una storia d'amore tenera e insolita. Ma cos'è che non funziona in Mod? Il ritmo della pellicola. Gli eventi vengono raccontati con estenuante letargia e mettono alla prova la pazienza dello spettatore. Avete parecchio tempo a disposizione? Allora guardate Mod.
Nikhat Kazmi, 14.10.11
MOHANDAS: ***
Il regista/direttore della fotografia Mazhar Khan mostra la sua buona volontà all'impegno e osa sollevare questioni scomode che la Bollywood di intrattenimento di questi tempi preferisce ignorare. Scritto dal rinomato autore Hindi Uday Prakash, il film porta al cuore oscuro dell'entroterra, dove la gente comune può essere abbindolata per soddisfare i bisogni delle persone influenti e dove l'identità di un uomo può essere rubata e il suo lavoro venduto senza un mormorio di protesta. 'Mohandas' è una storia triste di corruzione che coinvolge tutti, dalla cima alla base. E' davvero un labirinto Kafkiano. A suo modo terrorizza: i mostri che ci spaventano non sono frutto di immaginazione ma persone come noi, che ci vivono intorno, e che sono state create dal sistema. E va a credito di Kamran il fatto di non aver cercato facili soluzioni. I dialoghi crepitano. I personaggi parlano il linguaggio della terra. E un paio di brani composti da Vivek Priyadarshan aiutano a costruire lo stato d'animo. Sarebbe stato meglio se Nakul Vaid che interpreta Mohandas - il protagonista - avesse avuto l'aspetto del figlio di un intrecciatore di bambù e non di qualcuno mandato per corriere dall'India Shining. Anche Sharbani Mukherjee sembra appena arrivata da qualche altro posto. Le loro performance sono in netto contrasto con quella di Uttam Halder che infonde vita e credibilità ad un giornalista di provincia. 'Mohandas' non è un passatempo nè quel genere di film che blandisce, ma è comunque in buona parte accattivante e avvincente.
Avijit Ghosh, 03.09.09
MORNING WALK: ***
L'aspetto migliore del film sono le interpretazioni. I veterani Anupam e Sharmila mostrano un ardore dignitoso. Divya Dutta e Rajit Kapoor sono convincenti nel ruolo dei moralisti di nuova generazione che tentano di tener testa alle relazioni del padre. Guardate soprattutto Divya: dà vita ad un personaggio molto realistico, quello della nuora meschina e materialista. 'Morning Walk' narra in modo fresco una storia davvero diversa.
Nikhat Kazmi, 11.07.09
MURDER 2: ***1/2
In Murder 2 l'intesa fra i due protagonisti non è appassionata come in Murder, e la relazione che li lega si rivela un fallimento. Nel film vi è abbastanza da irritare le femministe, ma è ovvio che questo potente cocktail di sesso e violenza non è stato pensato per loro. A parte ciò, Murder 2 funziona principalmente per il suo ritmo. La performance di Prashant Narayanan inchioda.
Nikhat Kazmi, 08.07.11
MY FRIEND PINTO: **1/2
In My friend Pinto l'unico sollievo è offerto dall'incontro fra Pinto (Prateik Babbar) e Maggie (Kalki Koechlin). Purtroppo nemmeno Kalki può risollevare le sorti della pellicola dal momento che appare solo per 20 minuti. Prateik è un buon attore: dovrebbe scegliere con maggiore attenzione i film da interpretare.
Nikhat Kazmi, 14.10.11
MY NAME IS ANTHONY GONSALVES: **1/2
Chi è attualmente il più popolare sceneggiatore a Bollywood? Shakespeare, che ha ispirato 'Maqbool' e 'Omkara'. Ora è il regista E. Niwas a provarci: con il 'Giulio Cesare', e con la malavita di Mumbai come scenario. Ma il buon William questa volta non è fortunato. Non possiamo accusare lo sceneggiatore. E nemmeno i caratteristi, che sono di fatto il punto di forza della pellicola. Purtroppo le performance degli attori protagonisti, Nikhil e Amrita, sono prive di consistenza. Ed è quindi compito di Pawan Malhotra e di Anupam Kher salvare le sorti del film.
Nikhat Kazmi, 11.01.08
MY NAME IS KHAN: *****
Parliamo del fattore-K: Karan (Johar) e (Shah Rukh) Khan come non li avete mai visti. MNIK è senza dubbio una delle pellicole Bollywoodiane più significative e commoventi realizzate di recente. Reinventa completamente regista e attore, e crea un nuovo punto di riferimento per il duo che ha regalato all'India alcuni dei più popolari film d'intrattenimento. Il punto di forza di MNIK sono le interpretazioni. Shah Rukh Khan e Kajol non si dimenticano con facilità, e si finisce col portarsi appresso i loro personaggi all'uscita dalla sala. Così come Zarina Wahab, che infonde vita al perfetto prototipo della perfetta madre Indiana: totalmente legata alle proprie radici culturali ma totalmente laica. Aggiungeteci poi l'occhio del regista per i dettagli, il richiamo ad avvenimenti di attualità, le sequenze che pongono interrogativi e sfide, e otterrete un cinema che ispira, commuove e induce a riflettere. Eppure intrattiene: MNIK non è mai pedante, malgrado il suo appello alla tolleranza intesa come virtù fondamentale per il XXI secolo, nel quale non vi è posto per regionalismi, divisioni, caste, sciovinismi culturali o sessuali. Decretiamone il decesso mentre il resto del mondo passa oltre. Ma più di tutto è l'emozionante semplicità della narrazione di Johar a risplendere. Il film tesse una tela molto vasta: l'11 Settembre, il post-11 Settembre, gli abusi razziali, le draconiane leggi per la sicurezza, un'isterica giurisprudenza Americana, l'uragano Katrina. Ma raramente va fuori fuoco. MNIK offre senza dubbio la miglior interpretazione di Shah Rukh Khan. L'attore non perde mai il personaggio, malgrado i manierismi, il faticoso linguaggio del corpo ed il particolare modo di parlare. La sua performance è persino migliore di quella di Tom Hanks in 'Forrest Gump'. Kajol vince su tutta la linea, con una sobrietà che cattura. Karan Johar è diventato maggiorenne e racconta una storia complessa, ma lo fa con semplicità, senza dimenticare che lo scopo principale del cinema è quello di intrattenere.
Nikhat Kazmi, 11.02.10
NEW YORK: ****
I terroristi Islamici hanno abbattuto il World Trade Centre e l'America ha negato la propria Costituzione che promette giustizia ed uguaglianza per tutti. Il mondo post-11 Settembre come può allora riguadagnare l'equilibrio? Distinguendo i Musulmani buoni dai cattivi. Inoltre l'America deve realizzare che non può bombardare, tiranneggiare e torturare persone e nazioni sulla base dell'identità razziale. Tanto di cappello a Kabir Khan per aver affrontato con disarmante semplicità il problema più complesso e sensibile del mondo d'oggi. Il regista tenta persino di capire perchè alcuni Musulmani diventarono terroristi dopo la reazione violenta americana: 1200 persone furono abbandonate in detenzione prolungata e private dei diritti umani, semplicemente sulla base dei loro nomi e dell'identità religiosa. Ovviamente il film non giustifica il terrorismo e si impegna a mostrare l'auto-sconfitta e la traiettoria violenta della jihad intrapresa come vendetta politica. Katrina offre la miglior performance della sua carriera, mentre John mostra un lato di sè che va al di là della prestanza muscolare. Ma il top è raggiunto da Neil, che crea un amabilissimo personaggio. E non dimentichiamo Irrfan, sempre affidabile, sempre da ammirare, grazie alla sua speciale abilità nell'aggiungere quel qualcosa in più ad ogni ruolo: assolutamente delizioso. Guardate 'New York' perchè è molto attuale, significativo ma anche divertente.
Nikhat Kazmi, 26.06.09
99: ***
Nel 1999 i giocatori di cricket Indiani furono sospettati di aver venduto le partite contro il Sudafrica. Questa commedia degli errori, che diventa frizzante dopo un lento inizio, esamina il ventre molle del cricket con un tono fortemente ironico. La trama non viene mai persa di vista, malgrado la narrazione scorra in modo piuttosto disarticolato. Questa monelleria di crimine e di commedia viaggia tra passato e presente in due città: Mumbai e Delhi. Sempre con l'imprevedibile nascosto dietro l'angolo.
Nikhat Kazmi, 15.05.09
NO ONE KILLED JESSICA: ****
Basato sull'omicidio della modella Jessica Lall avvenuto nel 1999 in un locale dei quartieri alti di Delhi, e sul desiderio di giustizia della sorella Sabrina Lall, il film mostra l'India contemporanea esattamente com'è. La vicenda è ben nota, però il regista Rajkumar Gupta (che aveva già dato prova del suo talento in Aamir) la gestisce in modo talmente emozionante da creare un nuovo interesse. No one killed Jessica, a differenza delle tipiche saghe di supereroi, non narra solo la lotta di due donne, ma quella di un intero Paese che si unisce a loro. Sono molte le insidie da affrontare quando si decide di realizzare una pellicola che si ispiri ad un fatto di cronaca. NOKJ poteva svilupparsi come un asettico documentario, invece il regista e gli attori infondono anima e corpo nel film, che si offre come un teso thriller. L'ottima sceneggiatura (Rajkumar Gupta), i dialoghi (nei quali è Delhi a prendere vita) e gli attori catturano l'attenzione. L'interpretazione di Rani Mukherjee è adrenalinica. Ma è Vidya Balan a rubare la scena. Il resto del cast è perfetto. La pellicola vanta inoltre un impeccabile primo tempo e un'audace colonna sonora (Amit Trivedi). NOKJ è un'esperienza memorabile.
Nikhat Kazmi, 06.01.11
NO PROBLEM: ***
Anees Bazmee è - nella Bollywood commerciale - il re della commedia. Con prodotti spassosi quali Singh is Kinng, Welcome e No entry, Bazmee sembra incantare il botteghino con uno stile che, per incoerenza e metodo nella pazzia, ricorda l'opera di David Dhawan negli anni novanta. Anees racconta storie improbabili al solo scopo di divertire, a qualunque costo, anche se ciò significa gettare ragione e logica dalla finestra. D'altronde, da quando il box office si preoccupa di questi dettagli? No problem è un film che celebra il caos. Guida il gruppo Anil Kapoor, che azzarda una versione desi della Pantera Rosa con la sua buffa interpretazione. Sanjay Dutt e Akshaye Khanna sfoggiano un giusto tempismo comico. Tristemente, i tentativi di Kangna Ranaut di reinventare la propria immagine non sembrano funzionare. La pellicola pare montata in modo grezzo, e la colonna sonora (Sajid-Wajid, Pritam, Anand Raj Anand) non possiede quel sapore da classifica al pari di Singh is Kinng. Ma statene certi: No problem vi farà dimenticare i vostri problemi.
Nikhat Kazmi, 09.12.10
NOT A LOVE STORY: ***
Basato sul noto caso dell'attrice kannada Maria Susairaj, del suo fidanzato Jerome Matthew e del funzionario televisivo assassinato Neeraj Grover, Not a love story è un film sconvolgente perchè mostra i recessi brutali e oscuri di persone dall'apparenza normale. Ed è questo il punto di forza di NALS. Artisticamente forse non è il lavoro migliore di Ram Gopal Varma, ma l'esperienza che offre è agghiacciante. Gli assassini non provano mai rimorso, nè temono la punizione: vivono le loro vite come se nulla fosse accaduto. NALS si conclude bruscamente e lascia allo spettatore un senso di incompiutezza, però cattura l'attenzione. Sia Mahie Gill che Deepak Dobriyal infondono realismo nei loro personaggi. Il commento musicale crea un linguaggio suo proprio.
Nikhat Kazmi, 19.08.11
ONCE UPON A TIME IN MUMBAAI: ****
OUATIM toglie il fiato con le sue coinvolgenti qualità e con la sua iridescenza. La pellicola narra la più nota storia criminale di Mumbai, il tempestoso rapporto fra Haji Mastan e il suo protetto Dawood Ibrahim, e lo fa con un'eleganza e un'intensità che vi terranno incollati alla poltrona, malgrado conosciate già la fine. Il regista Milan Luthria sceglie di ancorare OUATIM all'emozione piuttosto che alle pistole e al sangue. Il nocciolo drammatico della dinamica sceneggiatura di Rajat Arora consiste nel raffigurare i due personaggi principali puntando sulla loro diversità. Ed è interessante notare come, a dispetto del rappresentare Sultan come una figura fuori dal comune, il film mantenga il suo rigore morale. Rajat Arora reinventa il dramma nel cinema contemporaneo. Dopo lo sperimentale e innovativo Love Sex Aur Dhokha, la produttrice Ekta Kapoor una volta di più fa centro con una pellicola che intrattiene in modo completo e che vanta quasi tutto: una storia coinvolgente, dialoghi incisivi (Rajat Arora), un'artistica ambientazione, una ritmata colonna sonora (Pritam) ed alcune eccellenti interpretazioni. La fotografia di Aseem Mishra corteggia la vecchia Mumbai con amore e nostalgia. Sia Ajay Devgan che Emraan Hashmi soffiano l'inferno nel ritratto della coppia di criminali e regalano due delle performance più magnetiche dell'anno. Kangna Ranaut e Prachi Desai sono perfette pupe del gangster. OUATIM offre sia sostanza che anima. Non perdetelo.
Nikhat Kazmi, 29.07.10
OYE LUCKY! LUCKY OYE!: ***1/2
Dopo l'affascinante debutto con Khosla Ka Ghosla, il regista Dibakar Banerjee ritorna con la piacevole storia di un ladro che trasforma il furto in arte. La forza del film è nell'interpretazione degli attori, nell'umorismo elegante e nell'ambientazione realistica. Paresh Rawal si guarda sempre con piacere. Abhay Deol prova una volta di più che è lui il Deol che fa la differenza. Osservate la grazia da gentleman con cui porta a segno i suoi colpi e capirete perchè sta mettendo radici nel nuovo cinema.
Nikhat Kazmi, 27.11.08
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