PAA: ***1/2
Auro risponde con un grande 'buuuuuu' a tutti noi scettici che avevamo iniziato a dubitare della sua capacità di intrattenere dopo 'Jhoom Barabar Jhoom', 'God Tussi Great Ho', 'Aladin', ecc. Perchè non tutti gli attori 67enni possono mettersi nei panni di un adolescente senza sembrare imbarazzanti e sciocchi. Amitabh Bachchan non solo cattura con grande perizia l'essenza del ragazzino goffo e strano, ma crea anche un nuovo parametro di riferimento per sperimentare, rinnovarsi e reinventarsi quando la curva della carriera sembra discendere. L'attore appare diverso, parla in modo diverso, si muove in modo diverso e reagisce da un punto di vista emotivo in modo diverso. Il risultato? 'Paa' è un'esperienza che funziona, proprio perchè è così differente. Il film si apre con un primo tempo in qualche modo statico e disordinato, e si illumina ad intermittenza quando Auro entra in scena. Improvvisamente spicca un salto nel secondo tempo, con Auro e le sue buffonerie ad avere la meglio. La pellicola gira piacevolmente al largo dal sentimentalismo e gestisce il flusso emotivo con misura e sottigliezza. Quanto alle performance, sono tutti bravi. Ma è Amitabh a spiccare: 'Paa' è soprattutto una piattaforma per Auro per portarvi via il cuore. E Auro lo fa. E no: non è una versione desi di Benjamin Button.
Nikhat Kazmi, 03.12.09
PAATSHAALA: ***
Il film è misurato, sobrio e spesso troppo lento. Ma funziona grazie alla sua attualità e alla sua semplicità, anche se la narrazione procede un po' a fatica, specialmente nel secondo tempo, e tende a perdere slancio a causa di una sceneggiatura slegata e priva di immaginazione. Shahid Kapoor recita in tono sommesso il suo ruolo scritto in tono sommesso. Lo stesso per Nana Patekar. E sorprendentemente non c'è nessuna storia d'amore. Ma il quoziente emotivo e l'attualità di Paathshaala mantengono vivo l'interesse. Da guardare per la sua serietà.
Nikhat Kazmi, 15.04.10
PANKH: **
Troppo surreale, troppo fuori fuoco. Avvince solo in parte.
Nikhat Kazmi, 02.04.10
PAPPU CAN'T DANCE SAALA: ***
Pappu Can't Dance Saala offre un'interessante rappresentazione della vita di coloro che, dalla provincia, giungono a Mumbai, la megalopoli, per inseguire i loro sogni, portandosi appresso il bagaglio delle culture d'origine. PCDS è un film fresco che coinvolge il pubblico col suo sensibile ritratto di due anime sole che cercano aiuto in una città aliena. Da sottolineare che la pellicola mantiene una visione equilibrata e non giudica i due opposti stili di vita. Vinay Pathak e Neha Dhupia regalano performance gradevoli. Naseeruddin Shah eccelle in un cameo. Guardate PCDS e non vi annoierete.
Nikhat Kazmi, 16.12.11
PATIALA HOUSE: ***
La trama è un po' noiosa, affondata dalla prevedibilità. Ogni piccolo colpo di scena in questa soap opera sull'autorealizzazione sembra preordinato e già visto. I personaggi sono poveramente disegnati. Ciò che colpisce sono le performance. Akshay Kumar si rinnova offrendo un diverso avatar, accantonando la figura ormai super sfruttata dell'eroe comico. Il suo Gattu è composto, sobrio, intenso: un gigante a riposo. Rishi Kapoor, come sempre, è ipnotizzante e non sbaglia un colpo. Tenete d'occhio Anushka Sharma: la ragazza è davvero inarrestabile. La colonna sonora di Shankar-Ehsaan-Loy possiede un ritmo energico, soprattutto nella title track.
Nikhat Kazmi, 11.02.11
PEEPLI (LIVE): ***1/2
Peepli (Live) è un piccolo film che mostra la vera India senza mascherare le contraddizioni della nostra annaspante democrazia. PL si sviluppa in una fresca, efficace satira che volge ironicamente lo sguardo sul deterioramento delle aree rurali, sul divario col mondo urbano, sulla burocrazia non in sincronia con la società civile, sulla classe politica menefreghista, sui famelici mass-media, e sulla totale indifferenza nei confronti del Paese reale e dei suoi problemi. Il punto di forza di PL è la sceneggiatura, intelligente e sfrontata, ed ancor più i personaggi. Reclutare gli attori dal famoso Naya Theatre di Habib Tanvir è stata una mossa vincente per l'esordiente regista Anusha Rizvi. Raghuvir Yadav, Omkar Das Manikpuri e Farrukh Jaffer rubano la scena. Una menzione speciale per la colonna sonora. PL verso la metà tende a diventare ripetitivo, ma rappresenta comunque un documento forte e vivace dell'"altra" India, quella non illuminata dai riflettori. Un nuovo asso nella manica per Aamir Khan, questa volta in veste di produttore di un film che ha molto da dire, senza essere noioso o didattico.
Nikhat Kazmi, 12.08.10
PHAS GAYE RE OBAMA: ****
Bisogna essere in gamba per collegare lo sgretolamento di Wall Street alle sfaccendate gang indiane. E molto in gamba per tradurre lo slogan 'Yes we can' di Obama nel grido di guerra di un pugno di teppistelli. Il regista Subhash Kapoor ci riesce, ed il cast infonde vita ad un'adunata di divertenti personaggi. Dalla Grande Mela all'entroterra indiano, questa commedia degli equivoci respira grazie anche ad una sceneggiatura spiritosa. Le performance sono splendide. Phas Gaye Re Obama è un delizioso regalo a sorpresa di fine anno.
Nikhat Kazmi, 02.12.10
PHOONK: **
Nikhat Kazmi, 22.08.08
PLAYERS: ***1/2
Abhishek Bachchan ripropone ancora una volta il ruolo di Dhoom che sembra aver perfezionato. Bipasha Basu sfoggia il suo glamour. La musica di Pritam è buona finchè dura. Si avverte seriamente la necessità di qualche taglio nel montaggio. La visualizzazione è pulita. La confezione è quella abituale della Bollywood new age. Ispirarsi ai classici va bene, però si dovrebbe anche imparare come realizzare un film di culto. Questi remake bollywoodiani alla fine risultano stilosi ma freddi.
Nikhat Kazmi, 05.01.12
THE PRESIDENT IS COMING: ***
Bush esce di scena, e per dirgli addio quale miglior modo che celebrare i suoi bushismi con un pizzico di indianismi. TPIC è una satira amatoriale ma divertente, che prende in giro non solo il Presidente americano ma anche la gioventù indiana. Il pretesto è la visita di Bush in India. Il film mostra i retroscena nel Consolato americano, cui è stato affidato l'arduo compito di selezionare un giovane indiano che incontrerà il Presidente. Da un punto di vista tecnico la pellicola è dilettantesca, ma la deliziosa ironia che serpeggia in tutto il film ci induce a sorvolare sulle grossolanità. Quanto alle interpretazioni, è Konkona Sen Sharma ad uscire a testa alta.
Nikhat Kazmi, 08.01.09
PRINCE: **1/2
I produttori hanno investito in Prince un'ingente somma di denaro, ma hanno dimenticato di ingaggiare lo sceneggiatore. Prince è una serie interminabile di sequenze d'azione intercalate da pochi, ripetitivi soliloqui. Ad esser giusti, le scene d'azione (Allan Amin) sono effettivamente ben realizzate e simili a quelle hollywoodiane. I salti mortali di Vivek Oberoi sembrano abbastanza credibili, ed il suo tentativo di imitare l'Uomo Ragno non sembra artificiale. Ma in due ore di film non puoi solo pompare l'adrenalina: devi anche coinvolgere emotivamente lo spettatore.
Nikhat Kazmi, 09.04.10
PYAAR IMPOSSIBLE!: ***
Ciò che realmente sorprende in questo film sono le avvincenti interpretazioni e la misura con cui, senza fretta, la storia si dipana. Uday Chopra è quasi amabile con il suo basso profilo; Dino Morea è soave e diabolico insieme; la piccola Advika è precoce e preziosa. Ma è Priyanka a catturare la scena, conquistando tutti gli applausi: è fantastica. In termini di talento è davvero una delle migliori attrici attualmente in circolazione (vedi 'Fashion', 'Dostana', 'Kaminey'). Quanto alla sceneggiatura, ricorda molte pellicole Hollywoodiane, ma PI colpisce comunque con il suo gusto desi. I dialoghi sono realistici. Il film non è niente di eccezionale ma si lascia guardare.
Nikhat Kazmi, 08.01.10
RAAJNEETI: ****
Raajneeti segna il ritorno nel cinema hindi contemporaneo del dramma pieno di colpi di scena: la trama è sostanzialmente ispirata al Mahabharata e a Il padrino. Raajneeti stimola una riflessione sul sistema politico indiano, nel quale prevale la democrazia ma non nella sua forma più pura. Dinastie, illegalità, violenza e abuso di potere costituiscono il ventre molle della poco pulita struttura politica indiana, ove la lotta per conquistare voti è simile ad una guerra: priva di principi, belligerante e sanguinaria. Il regista Prakash Jha è sempre stato un maestro nel raccontare storie (Gangaajal, Apaharan). Questo thriller politico si ispira con stile al conflitto Pandava-Kaurava narrato nel Mahabharata, non solo per le vicende ma anche per i personaggi, le cui intense e corpose caratterizzazioni costituiscono il secondo punto di forza del film. Arjun Rampal riveste il ruolo di un moderno Yudhishthira, Ranbir Kapoor è Arjuna, Nana Patekar è Krishna, Manoj Bajpai è Duryodhana, Ajay Degnan è Karna. E nell'interpretazione di Ranbir Kapoor si scorgono sfumature tratte da Il padrino: il giovane attore offre con Samar un ritratto desi di Michael Corleone. Aggiungi a questo un pizzico di attualità e ottieni un thriller avvincente sullo scenario politico indiano contemporaneo. Quanto alle performance, il film colpisce per il suo coraggioso cast d'insieme che crea personaggi realistici. Nana, Ajay, Manoj e Arjun catturano quasi sempre l'attenzione. Katrina Kaif è disinvolta e naturale. Ma il film appartiene a Ranbir Kapoor che perfeziona l'arte del minimalismo, e letteralmente cresce sotto i nostri occhi: un vulcano in ebollizione che non può essere trattenuto quando erutta. La sceneggiatura di Prakash Jha e di Anjum Rajabali è intelligente: la narrazione simile ad un thriller parte in modo confuso ma subito si stabilizza offrendo un dramma politico rapido e pieno d'azione. Anche la colonna sonora vanta alcuni brani coinvolgenti (Bheegi Si di Pritam, Mora Piya di Aadesh Srivastava, Dhan Dhan Dharti di Wayne Sharp), ma il film non lascia loro molto spazio. Prendetevi del tempo per un'esperienza cinematografica seria e coinvolgente: non perdetevi Raajneeti.
Nikhat Kazmi, 03.06.10
RAAT GAYI, BAAT GAYI?: ***
Il film diretto da Saurabh Shukla inizia in modo intelligente, con grandi caratterizzazioni, dialoghi spiritosi, situazioni eccentriche. Purtroppo però si affievolisce in modo poco realistico verso il climax. Tuttavia RGBG offre punti di vista interessanti e regala l'occasione per radunare l'intero cast dell'attuale scena del cinema d'autore. Le interpretazioni sono raffinate: i veterani Rajat Kapoor, Vinay Pathak e Ranvir Shorey sone come sempre altamente raccomandabili, ma è Neha Dhupia ad emergere seccamente.
Nikhat Kazmi, 31.12.09
RAAVAN: ***1/2
Il punto di forza di Raavan è la sua opulenza visiva. La pellicola è davvero un lavoro artistico. Il montaggio lascia senza respiro, unito all'eccellente fotografia di Santosh Sivan e di Manikandan. Raavan è una tale sequenza di immagini mozzafiato che dimenticherete - e quasi perdonerete - il fatto che il primo tempo non ha una storia, ma è essenzialmente un lungo inseguimento. Il secondo tempo sembra seguire una trama, adeguatamente ornata di colpi di scena, e il film diventa anche viscerale. Ma ogni aspetto di Raavan sembra piegato all'esigenza di rendere la pellicola un'opera d'arte, inclusi musica, scene d'azione, fotografia, trucco. Si doveva però prestare un'attenzione maggiore alla narrazione. Quanto alle interpretazioni, Aishwarya Rai spicca ed è la vera protagonista. Vikram è l'eroe in qualche modo indefinito e messo da parte. Abshishek Bachchan è estremamente godibile, ma fallisce nello sviluppare il personaggio dell'anti-eroe: con qualche istrionismo in meno l'attore naturale che è in lui sarebbe affiorato in superficie. Le performance che ci ha regalato nei precedenti lavori di Mani Ratnam - Yuva e Guru - sono decisamente migliori. Raavan è una festa per i sensi: abbandonatevi.
Nikhat Kazmi, 17.06.10
RAAZ: THE MISTERY CONTINUES : ***
La famiglia Bhatt torna con uno dei suoi film più famosi: 'Raaz', il piccolo horror che ottenne un grande successo e catapultò Bipasha Basu nel gruppo delle star. 'Raaz: TMC' non è un sequel di quella pellicola e non prende nulla dall'originale, eccetto il fattore brivido. Ma regala buone interpretazioni da parte degli attori principali: Emraan Hashmi e Kangana Ranaut, entrambi ormai maturi. Se Kangana interpreta il suo solito ruolo da ragazza turbolenta, senza isteria e superando quanto mostrato in 'Fashion', Emraan Hashmi è eclettico e imprevedibile. Nel ruolo del pittore veggente e meditabondo, che dipinge la morte sulle sue tele e si innamora di uno dei suoi soggetti, è disperato e spaventato in modo convincente. Anche il debuttante Adhyayan Suman riesce a reggere il confronto con i due attori più esperti e infonde al suo personaggio il giusto grado di mistero. La trama è prevedibile. Spaventa? In parte. Ma il film rimane intrappolato in un climax mal costruito, come la maggior parte degli horror. Tuttavia il regista Mohit Suri ritorna in sella dopo una serie di insignificanti pellicole che seguirono il potente 'Kalyug'. Guardatelo per l'alchimia della coppia di 'Gangster' e per un paio di sequenze da brivido qua e là.
Nikhat Kazmi, 23.01.09
RAB NE BANA DI JODI: **1/2
L'eroe del film è una new entry nella galleria dei personaggi interpretati da Shah Rukh Khan. E quindi rimane impresso nella memoria. Ma questo è l'unico aspetto di cui possa gloriarsi l'attesissima pellicola. La storia inizia in modo promettente, per poi trasformarsi in dramma in modo assolutamente fuori sincrono rispetto alla Bollywood contemporanea. Guardatelo solo per ammirare il protagonista: una fresca, nuova versione dell'eroe Hindi.
Nikhat Kazmi, 12.12.08
RACE: ***1/2
Nikhat Kazmi, 21.03.08
RAKHT CHARITRA I: ***
Rakht Charitra è il racconto biografico della vita di Paritala Ravi, un politico che assurse al potere in Andhra Pradesh a dispetto dei suoi precedenti violenti, e che morì come visse: violentemente. Vivek Oberoi interpreta il ruolo del protagonista, uno studente gentile e timido che inizia la sua carriera allo scopo di vendicarsi dell'assassinio del padre e del fratello perpetrato da un politico locale. Successivamente finisce sotto la tutela di un attore trasformatosi in leader dell'opposizione, Shivaji Rao (Shatrughan Sinha). L'obiettivo è quello di ripulire il sistema e regolare i conti con il rivale (Abhimanyu Singh), senza dover condurre una vita da fuorilegge come i naxaliti. Ma ovviamente il metodo rimane lo stesso: fucili e sangue. Ad Hollywood nessuno comprende l'arte della violenza meglio di Tarantino. A Bollywood nessuno si crogiola nella violenza meglio di Ram Gopal Varma. RC sembra ispirarsi a Kill Bill, per la violenza spietata e non apologetica che esplode letteralmente in faccia allo spettatore con una pletora di immagini sanguinose. E come Kill Bill, anche RC è formato da due parti, e non rivela il volto di un personaggio nella prima. Ma le somiglianze finiscono qui. Mentre Tarantino stratifica il suo festino sanguinario come fosse filigrana, e lo sostiene con una narrazione avvincente, RGV esagera dall'inizio alla fine. RC è davvero eccessivo, da ogni punto di vista. La musica è assordante. La voce fuori campo è molesta e superflua. E il sangue è ovunque. Ma non è questo il problema: ciò che disturba in RC è la caratterizzazione di quasi tutti i personaggi principali - con l'eccezione di quello interpretato da Abhimanyu Singh -, che scorrono sullo schermo in cameo bruscamente interrotti non appena cominciano ad avere un impatto. Persino il protagonista rimane una figura-ombra, a cui vengono concessi alcuni esplosivi minuti qui e là che Vivek Oberoi gestisce bene. Vivek è in forma e interpreta il suo ruolo con misura e drammaticità. Ma il nostro eroe diventa un bimbetto docile dinanzi al fascino criminale del cattivissimo avatar di Abhimanyu Singh. Ciò che rende il film guardabile sono alcune parti che mostrano l'impronta magistrale del regista che ha ridefinito il genere d'azione nel cinema indiano con pellicole quali Shiva, Satya, Company. Inoltre c'è del fascino nel gusto di RGV di rimanere ostinatamente lontano dalla zuccherosità e dal sentimentalismo, nonchè di narrare l'indecente realtà indiana. RC è uno specchio brutale della confusione che, in India, si maschera da democrazia.
Nikhat Kazmi, 22.10.10
RAKHT CHARITRA II: ***
Le prime sequenze del film riepilogano Rakht Charitra I, ma le scene si susseguono a ritmo talmente rapido da rendere la violenza e il dramma ancora più isterici. Abbastanza irritante. Di seguito la storia si dipana in modo simile, sebbene il risultato sia leggermente più accattivante. La violenza è stilosamente coreografata, le angolazioni delle inquadrature sono inusuali, le sequenze d'azione esplodono al rallentatore, aggiungendo un tocco surreale. I personaggi instaurano un legame col pubblico grazie ad alcuni emozionanti episodi. E sono da menzionare l'incontro ad alto voltaggio fra i due protagonisti e il loro duello verbale. Ram Gopal Varma non esita a presentare la politica indiana nella sua forma brutale. Sia Vivek Oberoi che Suriya offrono una performance potente. La pellicola appartiene essenzialmente a chi ha ideato le scene d'azione (Javed-Aejaz), finemente realizzate e adrenaliniche. Rakht Charitra non esplora nuovi territori come Satya e Company, ma rimane un film assolutamente da vedere per tutti i fan di RGV.
Nikhat Kazmi, 03.12.10
RANN: ****
E' coraggioso. E' grigio. Ed è anche molto attuale. Ram Gopal Varma torna al suo cinema da 'dissezioniamo la realtà' con l'avvincente, pungente 'Rann', che ci mostra i retroscena delle notizie ad ogni costo, sindrome che sembra affliggere certi settori dei media. Come in 'Satya', in 'Company' e in 'Sarkar', che raffiguravano il potere della criminalità organizzata Indiana attraverso le lenti di un acuto quasi-realismo, anche 'Rann' strappa la maschera della finta onestà ai canali televisivi che presentano qualunque cosa - mitologia, folklore, fantasia e persino falsità - come notizie. Non aspettatevi nessuna grande rivelazione: 'Rann' semplicemente reitera ciò che avete sempre saputo. Che le notizie spesso non sono vere. Che la linea sottile fra notiziario e intrattenimento diventa sempre più confusa. Che esiste un legame fra politici, uomini d'affari e baroni dei media che trasforma il reporter in un burattino. E che 'sensazionalismo' non è il solo slogan del momento nel mondo delle news: la rapidità è altrettanto fondamentale. Ma colpisce il modo in cui la storia viene narrata, come un thriller tirato e iroso. Gli espedienti sono un po' scontati, ma la sceneggiatura tiene perchè è ben strutturata. La fotografia di Amit Roy è molto stilosa e crea una tela che cattura e ribolle. Ma sono soprattutto le interpretazioni a pompare sangue e vita nei personaggi. Ram Gopal Varma non solo riesce a catturare l'attenzione dall'inizio alla fine con la sua narrazione tesa, ma orchestra in modo davvero magistrale le performance del suo ricco cast. Guida il gruppo Amitabh Bachchan, che trasuda gravità e regale nobiltà. Ammiratelo per la sua oratoria da manuale e per il suo discorso finale sul giornalismo pulito. Paresh Rawal è una rivelazione nel creare un personaggio di malvagità pura. Ma sono gli attori minori ad uscire di scena accompagnati dagli applausi: Sudeep con la sua intensità e le sue ombre, Rajat Kapoor col suo perfido charme, Riteish Deshmukh con la sua sobrietà, Mohnish Behl col suo nudo mantra da uomo privo di scrupoli, e Neetu Chandra in un ruolo da leggimi-negli-occhi. 'Rann' è un'esperienza davvero affascinante.
Nikhat Kazmi, 28.01.10
RA.ONE: ***1/2
Sono diversi gli aspetti che funzionano in Ra.One. Innanzitutto le interessanti sequenze di combattimento fra G.One e Ra.One, poi la calda relazione che G.One intreccia con la famiglia che deve proteggere. La sceneggiatura è spesso ricca di brio. Il brano Chammak Challo è interpretato e coreografato in modo eccellente. Le performance di Shah Rukh Khan e di Kareena Kapoor sono buone, e persino il giovane Armaan Verma è efficace. Il film si affloscia dal punto di vista del quoziente emotivo, e gli effetti speciali, malgrado gli ingenti investimenti, risultano meno brillanti rispetto a quelli realizzati a Hollywood.
Nikhat Kazmi, 25.10.11
READY: ***
Difficile capire perchè Anees Bazmee realizzi film, dal momento che in generale non vi è nessuna logica in essi. Thank you, No problem... Ma poi lo si comprende: per celebrare l'illogicità e il nonsense rendendoli terapeutici per il pubblico. Per fortuna in Ready vi è anche un'altra ragione: Salman Khan. La pellicola è un'ode a Salman, l'intrattenitore più che l'attore. E sino ad un certo punto, funziona. Lasciate perdere ogni pretesa e gustatevi il recital di una star che sta diventando sempre meno apologetico riguardo alla sua immagine. Salman in Ready si produce in tutto ciò che ama fare e che lo spettatore ama vedergli fare. E grazie anche al resto del cast, alla colonna sonora, ai colori, Ready non concede un attimo di tregua che consenta di pensare. Non vi annoierete.
Nikhat Kazmi, 02.06.11
RED ALERT: ***1/2
Il film è molto attuale perchè tocca l'argomento più esplosivo del momento, il movimento naxalita e la guerra civile che ha provocato. Red alert, diretto da Ananth Narayan Mahadevan e scritto da una delle migliori registe indiane, Aruna Raje, è importante perchè osa non solo entrare nel territorio geografico della guerra, ma ne esplora anche il più delicato terreno ideologico. Esiste qualche giustificazione per il movimento maoista che ha creato eroi responsabili di morti e violenze senza precedenti? La pellicola è ovviamente realizzata entro i confini imposti dalla censura, il che significa che Red Alert ha dovuto imboccare una via di mezzo e non allontanarsi dal politicamente corretto. Eppure non si riduce ad un documentario sponsorizzato dallo Stato, dipanandosi piuttosto come un thriller che tiene avvinto il pubblico per buona parte della sua durata. Quanto alle performance, il film vanta un forte cast d'insieme, malgrado raffinate attrici come Seema Biswas e Ayesha Dharkar abbiano poco da fare. Suniel Shetty e Ashish Vidyarthi sono coscienziosi e appassionati. Sameera Reddy è irroconiscibile e adatta al ruolo. Ma è Naseeruddin Shah a rubare la scena, pur relegato in un'unica sequenza. Red Alert richiede attenzione, specialmente in una stagione in cui il cinema di argomento politico sta piantando il suo vessillo a Bollywood.
Nikhat Kazmi, 08.07.10
RIGHT YAAA WRONG: ***1/2
Forse non avete sentito nominare questo film, ma non lasciate che un cattivo marketing vi scoraggi: perdereste un'occasione, dopo tantissimo tempo, per assaporare un intelligente thriller desi. A dire il vero RYW non è propriamente un thriller, ma tiene al laccio lo spettatore per quasi tutta la sua durata. Primo perchè vanta una sceneggiatura brillante, con avvincenti colpi di scena, e una storia che viaggia su due livelli. Poi perchè le interpretazioni arricchiscono di consistenza questa piccola sconosciuta pellicola. Sunny Deol, Isha Koppikar e Konkona Sen Sharma sono meravigliosamente misurati, ma è Irrfan Khan a guadagnarsi l'applauso con la sua martellante performance. Un cattivo marketing per un buon film: RYW è la sorpresa di questa settimana.
Nikhat Kazmi, 11.03.10
ROAD, MOVIE: ***
Dev Benegal ha regalato al cinema Indiano il film seminale 'English, August', a cui è seguito un non altrettanto vivace 'Split Wide Open'. Torna ora, dopo quasi dieci anni, con 'Road, Movie', una pellicola che tenta di ripercorrere le tracce di 'English, August' esplorando l'enigmatica bellezza dell'India attraverso lo sguardo di un virtuale outsider. Se 'English, August', basato sull'affascinante romanzo d'esordio di Upamanyu Chatterjee, mostrava il ristagno di un gigante sonnecchiante e pesante come l'India attraverso la visione mentale di un cosmopolita impiegato statale, Agastya Sen (Rahul Bose), allora 'Road, Movie' rivela l'assetata, esuberante e dimenticata India dal punto di vista di Vishnu (Abhay Deol). Inutile precisare che esiste una somiglianza fra Agastya e Vishnu: entrambi sono outsider ed entrambi coltivano il desiderio di connettersi con un mondo a loro non familiare imbarcandosi in un viaggio alla scoperta di se stessi. Ma le somiglianze finiscono qui, perchè 'Road, Movie' non è 'English, August'. E' meno coinvolgente e la storia è più lenta, malgrado i personaggi siano ricchi e lo scenario pieno di colore. Il film procede con lentezza sensuale, conducendovi in un viaggio attraverso un paesaggio seminato di poliziotti spregevoli e di gangster rapaci, con la mafia che controlla la distribuzione dell'acqua e impone la sua legge al deserto riarso. In breve 'Road, Movie' è una pellicola che celebra il potere del cinema, della gente e della pura e semplice sopravvivenza. Le interpretazioni catturano lo sguardo. Abhay Deol dimostra una volta di più la sua determinazione a percorrere i sentieri meno battuti. Satish Kaushik infonde anima e vita al personaggio dell'uomo spuntato da chissà dove. La fotografia di Michel Amathieu crea fotogrammi indimenticabili di pura bellezza. La sceneggiatura scoppietta con frizzante umorismo.
Nikhat Kazmi, 05.03.10
ROAD TO SANGAM: ***
Il film ha fatto il giro dei festival guadagnando applausi. 'Road To Sangam' è un appello al laicismo e al liberalismo, ma soprattutto rappresenta la voce dei Musulmani moderati che deve essere ascoltata, forte e chiara, in questo calderone di crescente e isterica retorica estremista. La pellicola merita di essere vista per l'interpretazione di Paresh Rawal e per l'attualità del suo messaggio.
Nikhat Kazmi, 29.01.10
ROBOT: ****
Guardate Robot e capirete cos'è il cinema indiano mainstream. Gli ultimi trenta minuti del film creano un nuovo genere, il curry eastern, che si staglia quale sana alternativa al curry western. I fan di Rajnikanth impazziranno per il climax. E coloro che non lo sono, con Robot scopriranno il fascino magico e mistico di Rajni, una star considerata un semidio in larga parte dell'India. Il film infiamma lo schermo: è pazzo, eccessivo, superdivertente. Robot è principalmente un sincero tributo al carisma della superstar senza età del cinema indiano, Rajnikanth. Ed è completamente, gioiosamente, sentitamente desi. Il punto di forza della pellicola è la superba qualità degli effetti speciali, realizzati dallo Stan Winston Studio (Jurassic Park, Avatar). Le scene d'azione sono state coreografate da Yuen Woo Ping (Kill Bill, Matrix). Circa il 40% del colossale budget di Robot è stato impiegato per gli effetti speciali, e ne è valsa la pena. Ma vi sono anche una trama, una coppia interessante di attori (Rajni e Aishwarya Rai), canzoni (A.R. Rahman) e danze (Prabhu Deva, Raju Sundaram) piene di colore.
Nikhat Kazmi, 30.09.10
ROCKET SING: SALESMAN OF THE YEAR: ***1/2
'Rocket Singh' è scritto in modo davvero brillante da Jaideep Sahni, e documenta la nuova India che sta nascendo sotto i nostri occhi. Non impantanatevi nel ritmo lento e nell'aspetto documentaristico del primo tempo. Pazientate e finirete col realizzare che 'Rocket Singh' potrebbe essere uno dei film più intelligenti di quest'anno: mostra le pulsazioni di cambiamento di una nazione che sta imparando a separare il buono dal cattivo. La pellicola ci mette parecchio ad introdurre i personaggi e a costruire la trama. Il duo vincente Shimit Amin e Jaideep Sahni questa volta non offre un 'Chak De! India', ma scolpisce alcuni rari momenti che ridefiniscono la ricerca della felicità come qualcosa di più del 'voglio, voglio voglio!'. Dopo 'Ajab Prem Ki Ghazab Kahani', Ranbir Kapoor una volta di più dimostra di essere fra i migliori giovani pretendenti al trono di Bollywood. Delinea il suo Harpreet Singh Bedi in modo completamente diverso dal personaggio di Prem in APKGK: di basso profilo, misurato e realistico. Ed è accompagnato da altri brillanti attori che lo supportano in questo insolito film che potrebbe essere la risposta Indiana a 'Wall Street' se solo avesse un montaggio più rapido. Emergono nella pellicola i dialoghi efficaci e spiritosi e una manciata di scene che emozionano con il loro messaggio di 'ne abbiamo abbastanza della disonestà'. Il climax è da knock-out senza essere didattico.
Nikhat Kazmi, 11.12.09
ROCK ON !!: ****
Nikhat Kazmi, 29.08.08
ROCKSTAR: ****
Imtiaz Ali presenta le sue storie d'amore in una maniera del tutto differente da quanto Bollywood solitamente offre. Il romanticismo, grazie alle sue visioni creative, diviene un'esperienza monumentale, ricca di sfumature, stratificata. Con film di intrattenimento intelligente quali Jab We Met, Love Aaj Kal ed ora Rockstar, Imtiaz sta diventando il nuovo moderno Yash Chopra. Il punto di forza di Rockstar è la tensione che scorre fra due personaggi molto diversi fra loro. E la forma espressiva scelta dal regista, il musical, rende la pellicola assolutamente accattivante. L'interpretazione vocale di Mohit Chauhan, i testi delle canzoni firmati da Irshad Kamil e la musica di A.R. Rahman sono della materia con cui sono fatti i classici. Sadda Haq è ora l'inno dei giovani, ma vi sono numerosi altri bei brani. Ranbir Kapoor mostra una sbalorditiva crescita come attore, e Rockstar costituisce una pietra miliare nella sua carriera. La presenza di Shammi Kapoor intensifica la serietà del film. Assaporatelo.
Nikhat Kazmi, 10.11.11
SAHIB BIWI AUR GANGSTER: ****
Sahib Biwi Aur Gangster è un adattamento del classico di Guru Dutt Sahib Bibi Aur Ghulam, la cui storia viene rielaborata e ambientata in un contesto di nobiltà in decadenza e doppio gioco criminale. Il film è assolutamente da vedere per due ragioni. La prima: è intriso di atmosfere e umori che creano un nuovo mondo, in qualche modo familiare ma del tutto intrigante. Un quadro dalle tonalità color seppia che avrete ammirato diverse volte nei musei e nei palazzi storici. In mezzo al nulla vivono l'arrogante discendente reale e la sua tempestosa consorte, altrettanto altezzosa. La tragedia e l'ironia rivestono le mura della magione, ma sembra che nessuno sia in grado di leggerne i segnali. La seconda ragione risiede nelle affascinanti interpretazioni. Jimmy Shergill, Mahie Gill e Randeep Hooda costituiscono un trio seducente che coinvolge grazie all'imprevedibilità delle sue azioni. Il regista Tigmanshu Dhulia possiede un occhio allenato per i dettagli, e costruisce con meticolosità l'evoluzione dei suoi personaggi. Shergill è il ritratto perfetto e vigoroso del potere sull'orlo della caduta. Mahie Gill è la quintessenza della donna enigmatica che ha raffinato l'arte del sotterfugio e della finzione. Randeep Hooda è la ciliegina sulla torta: davvero ipnotizzante nel ruolo del piccolo opportunista e arrampicatore sociale privo di scrupoli. SBAG è un dramma finemente realizzato, con un ritmo da thriller, che cattura l'attenzione del pubblico. Godetevi l'esperienza di una storia rivisitata e ben raccontata. Non vi piace il cinema banale? Allora apprezzerete la diversità di SBAG.
Nikhat Kazmi, 29.09.11
SANKAT CITY: ***1/2
Grazie Dio per il cinema indipendente bollywoodiano! No ai grossi budget, alle superstar, alle sgargianti ambientazioni. Solo una storia intelligente, intelligentemente narrata, con un pugno di attori che non hanno nulla di cui vantarsi - nessun appeal pubblicitario, nessun compenso da blockbuster - a parte la sovrabbondanza di talento. 'Sankat City' è uno sguardo tagliente ai bassifondi e al sudiciume di Mumbai. Un film coinvolgente. Il paesaggio ritratto da Pankaj Advani non è contemplato nella Mumbai di 'Shantaram': i bui quartieri malfamati, i depositi di rottami, le produzioni di film di serie C, i sordidi tuguri, gli ombrosi gangster e i loro covi. E così sono i personaggi, una folla eterogenea di vagabondi e di perdenti che condividono una sola cosa: acciuffare il sogno promesso da Mumbai e diventare ricchi subito. Allacciate le cinture per una black comedy che, come una ragnatela intricata, aggiunge nuovi fili senza mai smarrire la logica o la continuità. La pellicola si presenta in modo grezzo e privo di raffinatezze tecniche, ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze: 'Sankat City' è come un giro sulle montagne russe attraverso il cuore di Mumbai, caratterizzato dalle impeccabili interpretazioni del cast. Si stagliano su tutti il mercuriale Kay Kay ma anche Rimi Sen che, piena di argento vivo, con tanto di abbigliamento vistoso e di trucco volgare, regala la migliore performance della sua carriera. Gustatevelo.
Nikhat Kazmi, 09.07.09
SARKAR RAJ: ***1/2
Nikhat Kazmi, 06.06.08
7 KHOON MAAF: ****
Vishal Bhardwaj spicca un salto da Shakespeare alla tragedia greca. Dopo aver tradotto con grande successo Otello e Macbeth in puro idioma desi, l'innovativo regista trasforma Priyanka Chopra in un'infernale Medea determinata alla vendetta. 7 Khoon Maaf è una pellicola intensamente dark, fatta di controluci e ombre, di delitto e castigo, che mette a nudo i recessi più intimi di un'anima torturata. Bhardwaj rimpolpa con numerosi dettagli i personaggi e la trama del racconto di Ruskin Bond su cui 7KM si basa, e non solo: espone il fulcro morale del film in modo interessante. La protagonista è un'assassina difficile da biasimare perchè porta dentro di sè il dolore di tutte le donne maltrattate e offese. Dal punto di vista delle interpretazioni, 7KM indubbiamente finirà col diventare una pietra miliare nella carriera di Priyanka Chopra. L'attrice mostra un'ottima padronanza del suo complesso personaggio, personaggio mai rappresentato prima nella storia del cinema indiano. Anche la colonna sonora, con l'ipnotizzante brano Darrling, è incantevole. Quanto alla lunghezza della pellicola, un montaggio più teso e con qualche taglio avrebbe reso il film maggiormente avvincente. Con 7KM la cinematografia indiana diventa sostanziosa e glocale.
Nikhat Kazmi, 17.02.11
SHAGIRD: ***1/2
Guardate questo film per la sua attualità. Shagird è uno specchio efficace dell'India corrotta dal legame fra politica, mafia e polizia. Il personaggio interpretato da Nana Patekar e il suo gruppo di uomini in uniforme sono completamente amorfi. Non si comprende su quale lato della legalità si pongano. Zakir Hussain e Anurag Kashyap sono in grande forma: sullo schermo creano scintille.
Nikhat Kazmi, 12.05.11
SHAHRUKH BOLA KHOOBSURAT HAI TU: ***
Shahrukh Bola 'Khoobsurat Hai Tu' è un piccolo intelligente film che scava nella psicologia del tipico fan di Bollywood. Makarand Deshpande si era già fatto un nome in teatro, e ha offerto sullo schermo dei cameo quasi sempre coinvolgenti. Questa pellicola segna il suo interessante debutto alla regia. Il film presenta qualche approssimazione e necessita di tagli, ma trasuda un senso di novità.
Nikhat Kazmi, 18.11.10
SHAITAN: ***1/2
Shaitan non è il solito film giovanilistico bollywoodiano che dipinge la vita in rosa. Al contrario, mostra il lato sordido di una sottocultura giovanile metropolitana e sregolata. Salutate l'ingresso in scena della versione desi di Mickey e Mallory (gli Assassini nati di Oliver Stone). I protagonisti di Shaitan sono inquietanti, e camminano sul filo del rasoio, fra lucidità e follia. Tutto il cast è impeccabile. Rajeev Khandelwal conferma (dopo Aamir) di possedere una grande presenza scenica. Ma Shaitan appartiene essenzialmente al regista esordiente Bijoy Nambiar, un tipo che ci mette un po' a scaldarsi... e poi nessuno lo ferma più.
Nikhat Kazmi, 09.06.11
SHOR IN THE CITY: ****
Sfrigolante caleidoscopio della caotica, torbida Mumbai, Shor in the city non regala un senso di déjà vu. Il film rappresenta la metropoli come fosse un personaggio, tanto spigoloso, enigmatico ed isterico quanto i vivi protagonisti della storia. E a dispetto del crudo scenario, si avverte una corrente sotterranea di speranza e di innocenza che sembra sprigionarsi dai luoghi più inattesi. Grazie alla spiritosa sceneggiatura (Raj Nidimoru e Krishna DK), all'eccellente fotografia (Tushar Kanti Ray) e alla colonna sonora piena di energia (Sachin-Jigar), SITC è un altro titolo che infrange le norme offerto dalla produttrice Ekta Kapoor, dopo Love Sex Aur Dhokha e Once upon a time in Mumbaai. Non perdetevi questa black comedy dotata di cuore e anima.
Nikhat Kazmi, 28.04.11
SIDDHARTH: THE PRISONER : ***
Una nuova schiera di cineasti tenta di prender piede a Bollywood malgrado la differente formazione culturale: il cinema d'autore francese, italiano, iraniano, e la filosofia esistenzialista di Kafka e Camus. Non meraviglia quindi che il regista Pryas Gupta paghi un tributo al classico del 1942 di Albert Camus 'Lo Straniero': il protagonista, Siddharth, ne raccoglie una copia per strada e la conserva con amore. Siddharth ha scritto un libro ed in qualche modo è finito in carcere. Non si conosce il motivo. Forse non è necessario saperlo. Il protagonista è mostrato nelle sue passeggiate silenziose per le strade di Mumbai e nei suoi tentativi di ricostruire la propria vita dopo la prigione. Ma realizza che, malgrado la libertà, porta ancora il carcere dentro di sè. Un film metaforico sulla libertà e sul desiderio che cattura l'attenzione, grazie anche all'interpretazione quasi minimalista dell'uomo tormentato regalata da Rajat Kapoor.
Nikhat Kazmi, 26.02.09
SIKANDAR: ***1/2
Il Kashmir sta cambiando, e cambia anche il cinema che lo racconta. Gli ingredienti obbligatori rimangono: i militanti, l'esercito, i politicanti, i capi religiosi. Ma c'è anche il quattordicenne Sikandar Raza. 'Sikandar' è come una pausa rinfrescante dall'endemico problema del Jammu & Kashmir, problema visto attaverso gli occhi di due adolescenti combattuti fra innocenza e violenza. Un tema simile era stato affrontato da Santosh Sivan nel poetico 'Tahaan', ma 'Sikandar' è teso e originale. Non c'è bisogno di precisare che il meraviglioso paesaggio del Kashmir contrapposto alla frastagliata realtà politica gioca un ruolo importante nel film. La sconvolgente innocenza dei due adolescenti è meravigliosamente rappresentata, con poche parole e con forti espressioni, e culmina nel superbo climax. Da non dimenticare l'interpretazione di Sanjay Suri e di Madhavan. Una menzione speciale per l'esordiente Arunoday Singh per la sua decisa, convincente performance. Guardate 'Sikandar' per il messaggio sintetizzato con semplicità nel finale: no ai fucili. Guardatelo per il veloce secondo tempo. Infine guardatelo per il legame speciale fra Sikandar e Nasreen.
Nikhat Kazmi, 20.08.09
SINGHAM: ****
Singham è un prodotto kitsch, retrò, eccessivo, con sequenze d'azione ad alto voltaggio, scene al rallentatore, dialoghi infuocati pronunciati a tutto volume. E' un film per gli appassionati del genere pronti a viaggiare nel tempo sino agli anni settanta e ottanta, gli anni degli eroi giovani e arrabbiati e del cinema esagerato e per nulla realistico. Del resto, il retrò non è attualmente chic? Singham è un'esplosione potente che giunge dal passato e che lascia lo spettatore barcollante sotto il peso del suo impatto. Nato come tributo alle pellicole d'azione non adulterate dell'era di Amitabh Bachchan, nelle quali mega eroi combattevano a mani nude mega malvagi, questo film diretto da Rohit Shetty induce il pubblico a sogghignare e ad applaudire di gioia. Singham non lascia davvero nulla all'immaginazione e si richiama al solo testosterone. Complimenti a Jai Singh per aver regalato al cinema contemporaneo alcune delle più esplosive e coraggiose scene d'azione, dal sapore retrò ma realizzate con moderna finezza. I personaggi interpretati da Ajay Devgan e da Prakash Raj sono caratterizzati in modo forte, ed emergono come uno dei migliori duo di rivali ammirati di recente su grande schermo. Entrambi gli attori catturano l'attenzione con le loro performance. Il punto di forza di Singham è che per la prima volta vi sono un eroe e un villain che paiono perfettamente combinati nei loro poteri. I due sembrano determinati a mettersi in ombra l'un l'altro: i loro scontri sono grandiosi ed offrono implacabili, dall'inizio alla fine, puro masala in dosi massicce. Non aspettatevi della sperimentazione e vi divertirete un mondo. Inoltre Singham, pur essendo un prodotto commerciale, tocca la corda emotiva della lotta alla corruzione, tema tornato d'attualità negli ultimi tempi. La storia d'amore è tiepidissima, ma fortunatamente marginale.
Nikhat Kazmi, 21.07.11
SINGH IS KINNG: ***
Singh Is Kinng' conquista lo spettatore grazie al carisma e alla faccia tosta di Akshay Kumar, l'attuale badshah del box-office, la cui comicità pare fluire senza sforzo e il cui joker desi conquista cuori con rustico charme, nobilitando la figura dell'eroe non urbano. La commedia inanella con disinvoltura un'inarrestabile serie di gag, e non chiede altro che larghi sorrisi. Il primo tempo è accattivante e mostra una grande sintonia fra Akshay e Om Puri. Il secondo tempo è approssimativo e mal definito, con una gran quantità di talento sprecato, come nel caso di Ranvir Shorey, Javed Jaffrey e dello stesso Puri che viene lasciato in disparte.
Nikhat Kazmi, 08.08.08
SLUMDOG MILLIONAIRE: ****1/2
Dimenticate la polemica sul sentimento nazionale offeso. 'Slumdog Millionaire' non è turismo da slum. A differenza di quanto afferma la blogosfera dei nazionalisti desi, non è la solita visione occidentale di squallore orientale spacciato per esotico. 'SM' è davvero un esempio di affascinante cinema, da assaporarsi come un'irreale favola di Cenerentola, con in più il taglio del thriller e la visione da artista. Non deve essere inteso come un documentario perchè non lo è. Danny Boyle narra la tipica storia bollywoodiana di due fratelli che hanno una sola missione nella vita, sopravvivere, e che vengono condotti attraverso gli usuali alti e bassi più volte visti nel meglio e nel peggio del masala bollywoodiano. L'aspetto migliore del film è l'artistica fotografia di Anthony Dod Mantle, che canta un'appassionata serenata a Mumbai, e che procede di pari passo con un montaggio che toglie il respiro. Il commento musicale di A.R. Rahman aggiunge ritmo pulsante all'azione. Quanto alle performance, i ragazzini incantano. Assolutamente Dickensiano nello scopo e nell'intenzione. Dimenticate la diatriba 'noi contro loro', e godetevi la pura esperienza cinematica.
Nikhat Kazmi, 22.01.09
SORRY BHAI: ***1/2
Bollywood sta coraggiosamente evolvendosi, puntando non sulle star ma su attori più economici, affidabili, che stanno ridefinendo il ruolo dell'eroe Hindi. Sorry Bhai è un film delizioso che prende vita grazie alle interpretazioni di attori al di fuori del tradizionale star-system. E' una storia non convenzionale che narra la crescente attrazione fra una donna e il fratello minore del suo fidanzato, a pochi giorni dal matrimonio. I genitori dei due fratelli, Shabana Azmi e Boman Irani, si impongono sulla scena e ci affascinano con la loro scoppiettante alchimia.
Nikhat Kazmi, 27.11.08
speedy singhs vedi breakaway
STANLEY KA DABBA: ***1/2
Amole Gupte con i bambini è magico, forse perchè è più uno psicologo che un regista. Dopo aver firmato la sceneggiatura di Taare Zameen Par, ora scrive e dirige Stanley Ka Dabba, un altro film che scalda il cuore descrivendo ragazzini che sono solo ragazzini, con i loro problemi e i loro abbandoni, e descrivendo adulti che sono proprio adulti, con le loro idiosincrasie, manie e la loro segreta angoscia. La bellezza di SKD è nella sua pura semplicità e nella sua autenticità. L'altro punto di forza è costituito dalle performance sincere, anche se alla fine sono i bambini a guadagnarsi tutte le lodi, in particolar modo il piccolo Partho, il cui Stanley accompagna lo spettatore a lungo dopo i titoli di coda.
Nikhat Kazmi, 12.05.11
THE STONEMAN MURDERS: ***
Fra tutti gli attori non convenzionali che stanno cavalcando la new wave bollywoodiana, Kay Kay Menon è di sicuro la figura preminente, con le sue indimenticabili performance in film come 'Hazaron Khwahishen Aisi' e 'Life In A Metro'. I suoi tesi ritratti dell'uomo in bilico celano una furia latente che minaccia di esplodere. Ma l'attore è sempre controllato, e raffigura uomini reali forgiati dai problemi e dalla confusione della vita reale. In 'The Stoneman Murders' Menon sperimenta un'altra versione ricca di sfumature del poliziotto aggressivo che è determinato a risolvere un caso. La pellicola è un piccolo accurato thriller che vi terrà davvero incollati alle poltrone. Ancora una volta Mumbai, con i suoi sinistri vicoli notturni, si propone come il perfetto scenario di un film che vanta alcuni momenti di alta tensione. Ma il vero richiamo è il corposo ritratto del poliziotto dal grilletto facile e sposato al dovere interpretato da Kay Kay Menon.
Nikhat Kazmi, 12.02.09
STRAIGHT: ***
'Straight' è una briosa esplorazione dei due spauracchi che spaventano la maggior parte degli uomini indiani circa la sessualità. Primo: sono imbarazzati dalla loro verginità. Secondo: amano farlo etero. La sessualità alternativa è tenuta in gran segreto, e molti uomini - e donne - sarebbero traumatizzati dal constatare un comportamento strano nei loro ormoni. In tono dimesso e leggero, il film batte nuovi sentieri. Vinay Pathak cementa il suo status di attore non convenzionale e veleggia con successo in solitaria.
Nikhat Kazmi, 19.03.09
STRIKER: ***
Il film torna indietro nel tempo e raccoglie una storia nell'oscura notte Mumbaita che seguì la demolizione della moschea di Babri il 6 Dicembre 1992. In circostanze normali poteva sembrare una pellicola datata. Ma oggi, con la città che rischia altro buio, dovuto questa volta al regionalismo, 'Striker' di Chandan Arora acquista tutto un nuovo significato. Raccontando in modo appassionante la storia di due ragazzi - uno Hindu e l'altro Musulmano - che tentano di condurre una vita normale, malgrado l'ombra del crimine e delle divisioni locali, il film grida forte e chiaro il suo messaggio: non dividete la nostra città. Il vero protagonista della pellicola è Malvani, il ghetto nel quale i due amici Surya (Siddharth) e Zaid (Ankur Vikal) sono cresciuti e dal quale sognano di fuggire. Il regista cattura il sobborgo con dettagli artistici e porta sullo schermo un altro irresistibile cameo di Mumbai. Arora aveva già esaudito il suo desiderio di realizzare un tipo diverso di cinema con i suoi due precedenti lavori: 'Main Madhuri Dixit Banna Chahti Hoon' e 'Main, Meri Patni Aur Woh'. E con 'Striker' continua con successo a battere nuovi sentieri. Il bello del film è la sua autenticità, la storia piena di calore e le interpretazioni. Siddharth regala un raffinato sequel alla figura del neo-rivoluzionario offerta in 'Rang De Basanti'. Non lasciatevi ingannare dal promo: 'Striker' ha molta più carne al fuoco - e significato - di quanto il trailer prometta.
Nikhat Kazmi, 04.02.10
TANU WEDS MANU: ***
La prima cosa che colpisce in Tanu weds Manu è un senso di déjà vu. Non è da molto che abbiamo ammirato Shahid Kapoor e Kareena Kapoor in ruoli simili in Jab We Met. Ma a dispetto del soggetto prevedibile e gracile, il film cattura grazie alla sua leggerezza. Il regista crea una tela estremamente colorata e satura di personaggi di cartone. Quanto alle interpretazioni, spicca quella offerta da Jimmy Shergill. TWM prende vita grazie allo scenario psichedelico più che alla narrazione. Divertente finchè dura, TWM ripropone la nuova ossessione bollywoodiana per le ragazze di provincia e i loro valori. Un soggetto più sostanzioso e un climax meno confuso avrebbero reso la pellicola ancora più godibile.
Nikhat Kazmi, 24.02.11
TEEN PATTI: ***1/2
'Teen Patti' è un thriller teso, realizzato con stile, con un cast di giovani bravi attori ad affiancare un Amitabh Bachchan tutto da ammirare. Quanto a Ben Kingsley, è un peccato che non abbia ricoperto un ruolo più sostanzioso. Il secondo tempo è un po' ripetitivo e con un climax frettoloso, ma comunque 'Teen Patti' avvince. La sceneggiatura di Leena Yadav è arguta e concisa. I dialoghi realistici. La colonna sonora di Salim-Sulaiman contiene un brano memorabile: l'item number di Sunidhi Chauhan 'Teri Neeyat Kharab Hai' (una citazione anche per la coreografia di Ashley Lobo).
Nikhat Kazmi, 25.02.10
TEES MAAR KHAN: **1/2
Farah Khan ama davvero il divertimento, ed è dotata di uno spiccato senso dell'umorismo, come risulta evidente dai suoi precedenti lavori. Anche Tees Maar Khan si supponeva fosse divertente, e difatti inizia in modo promettente. Tuttavia il secondo tempo non soddisfa perchè nessun aspetto del film coinvolge lo spettatore. Farah ha sempre trattato Bollywood con appassionata irriverenza, ma le gag erano incorporate in una sceneggiatura emotiva, come da tradizione. Main Hoon Naa reiterava il legame fra fratelli. Om Shanti Om applaudiva all'amore eterno. TMK, tristemente, inizia come una caricatura e rimane tale sino alla fine. Anche tutti i personaggi sono solo caricature, e falliscono nel costruire un quoziente emotivo. Il protagonista (Akshay Kumar) è il più applaudito, ma persino le sue truffe lasciano freddi. Anya (Katrina Kaif) è una stranissima co-protagonista, eccessiva e priva di cervello, senza nulla di fascinoso, troppo stereotipata. La sola esagerazione che sembra funzionare è la performance di Akshaye Khanna: una vera sorpresa. La colonna sonora (Vishal-Shekhar) si dimentica subito, malgrado Sheela Ki Jawani sia un brano da classifica e arricchisca la definizione di item number grazie all'esplosiva interpretazione di Katrina. TMK ha colore, umorismo, ritmo, ma manca di trama e coinvolgimento.
Nikhat Kazmi, 23.12.10
TERE BIN LADEN: ***
TBL è superiore a molte commedie bollywoodiane di successo, perchè vanta una sceneggiatura intelligente ed una buona recitazione. Godetevi la satira.
Nikhat Kazmi, 15.07.10
THANKS MAA: ****
La pellicola di Irfan Kamal sui bambini abbandonati e cresciuti in strada fu presentata per la prima volta nel 2008, all'International Film Festival di Goa. Ciò significa che 'Thanks Maa' è stato prodotto prima di 'Slumdog Millionaire', ma non ha beneficiato del sostegno di Hollywood, del boato degli Oscar, dell'agguerrito marketing internazionale. Da qui la relativa oscurità e il ritardo nella distribuzione: sfortunatamente e non per sua colpa la pellicola potrebbe offrire un senso di déjà-vu. Ma non lasciatevi trarre in inganno, perchè 'Thanks Maa' vi commuoverà e vi farà sorridere. Ciò che all'inizio colpisce è l'autenticità del film: il cast è composto da ragazzi letteralmente prelevati dagli slum di Mumbai. 'Thanks Maa' fissa la loro storia nella sporcizia e nella polvere di una megalopoli che sembra traboccare di anime infrante. Ma a dispetto di una città dura e senza cuore, il regista riesce a conservare l'umanità della sua storia mostrando i protagonisti come piccoli eroi che combattono per il bene e per la giustizia. I ragazzi incantano con la loro coraggiosa interpretazione. Il giovane Shams ha già conquistato il National Award per la sua stellare performance. Sorprendentemente la censura ha mostrato maturità consentendo il gergo sporco di strada. I dialoghi sono incisivi, coraggiosi e osceni, realistici e mai apologetici. La storia di Irfan Kamal e di Vishal Vijay Kumar viene al sodo quando si tratta di affrontare l'argomento dell'abbandono minorile. Gli asciutti titoli dei quotidiani e i ritagli dei giornali prendono vita. 'Thanks Maa' diventa un po' prolisso nel secondo tempo e il climax potrebbe sembrare sdolcinato, ma questi sono dettagli perdonabili al cospetto dell'impatto schiacciante della pellicola. La fotografia di Ajay Vincent rende vivi gli slum di Mumbai grazie al suo sguardo impassibile. 'Thanks Maa' si ispira liberamente a 'Il suo nome è Tsotsi' (2005) di Gavin Hood, premio Oscar per il miglior film straniero.
Nikhat Kazmi, 04.03.10
THANK YOU: **1/2
Anees Bazmee con Thank you ripropone il tema della famiglia e dell'adulterio. Il film si ispira pesantemente a No entry, commedia di successo di Bazmee, anche se non è altrettanto allegro. Nel corso del primo tempo si ride poco. Nel secondo la pellicola si irrobustisce, grazie alle divertenti performance di Akshay Kumar, Irrfan Khan e Sunil Shetty. Il personaggio interpretato da Bobby Deol è privo di umorismo, mentre quelli femminili rivestono un ruolo puramente estetico.
Nikhat Kazmi, 07.04.11
THAT GIRL IN YELLOW BOOTS: ****
Non cercate mai qualcosa di prevedibile nella filmografia di questo originale regista che di rado vi deluderà. Perchè Kashyap tenta davvero di spingere le frontiere del cinema indiano contemporaneo, e crede genuinamente nel produrre pellicole nuove, diverse, consistenti. Ma Anurag ama anche scioccare il suo pubblico. La ricerca del padre scomparso da parte del personaggio interpretato da Kalki Koechlin è una storia triste e donchisciottesca di amore e nostalgia, con un climax che sconcerta. Ed è anche una sordida e tragica storia di incesto e di abusi sessuali, atti intrinseci di una società che ancora non sa come trattare le donne. Ma a colpire è soprattutto l'idioma cinematico di That girl in yellow boots. Il mondo della protagonista è chiuso, soffocante, buio. Kashyap presta la stessa attenzione agli aspetti tecnici e alla sceneggiatura (e allo sviluppo dei personaggi), e ciò rende i suoi film un'esperienza artistica e salutare. Da menzionare l'interpretazione di Kalki: l'attrice scivola letteralmente nel ruolo, ed esprime in modo naturale l'angoscia di un'anima sola e perduta.
Nikhat Kazmi, 01.09.11
THE GREAT INDIAN BUTTERFLY: ***
Il matrimonio è un'istituzione moribonda? Ha perso la sua rilevanza - e longevità - nel terreno accidentato e nella confusione della vita urbana? Può sopravvivere ai battibecchi delle coppie di yuppie che conferiscono ugual valore allo spazio individuale e all'intimità di coppia, all'ambizione e all'accomodamento? TGIB è una pagina che proviene direttamente dalla vita interpersonale di oggi. Dal primo alterco della coppia in poi, il film mantiene sempre una nota realistica. Abbiamo sperimentato simili zuffe o le abbiamo viste intorno a noi, e le ragioni ci sono familiari, ma ciò non deve impedirci di godere dei fuochi d'artificio sullo schermo. TGIB genera ariosi momenti di black humour e di romanticismo intenso, oltre ad offrire raffinate performance da parte del cast.
Nikhat Kazmi, 02.04.10
13B: ***1/2
'13B' è accurato sia dal punto di vista contenutistico che stilistico. Di solito gli horror bollywoodiani si basano su sceneggiature molto deboli e crollano nel climax, limitando la suspence a qualche oscuro cerimoniale magico. Ma in '13B' il fattore brivido è tenuto vivo per tutto il film, il soprannaturale si mescola al reale, e viene fornita una spiegazione plausibile agli eventi straordinari narrati sullo schermo. Di più: la pellicola punta il dito contro l'ossessione globale del ventunesimo secolo, la onni-pervasiva televisione. E' una storia interessante, ben narrata, con i colpi di scena al posto giusto. A ciò si aggiungono la totale spontaneità del cast, abilmente guidato da Madhavan, la fotografia stilizzata e il montaggio elegante.
Nikhat Kazmi, 05.03.09
3 IDIOTS: *****
Il 2009 è iniziato con 'Dev D' ed è finito con '3 Idiots': è ora di celebrare uno degli anni più eccitanti nella storia del cinema Indiano contemporaneo. I 'tre idioti' sono l'esempio perfetto del nuovo cittadino Indiano che è essenzialmente anti-conformista, che sceglie di vivere in base ai propri principi, e che esplora strade nuove scansando la corsa al successo e rifiutandosi di diventare la rotella di un ingranaggio. In '3 idiots' Rancho (Aamir Khan) guida i suoi amici attraverso il dedalo del sistema educativo Indiano, che è competitivo, illogico, quasi crudele, e che sottopone gli studenti ad una pressione spaventosa. Rancho insegna loro ad inseguire l'eccellenza e non il successo, a pensare autonomamente, ad inventare e a sperimentare invece di copiare, a seguire il proprio cuore, ad essere non solo intelligenti ma anche umani. L'aspetto più importante del film è il fatto che il regista Rajkumar Hirani racconta tutto questo e di più senza perdere il senso dell'umorismo e la leggerezza. '3 idiots' è davvero divertente. Aggiungi un emozionante nocciolo ed ottieni quasi la perfezione. Hirani convoglia il suo semplice messaggio 'solo l'umanità funziona' (vedi 'Munna Bhai'). Il secondo tempo presenta qualche esitazione, ma non ci mette molto a rimettersi in carreggiata. Quanto alle performance, Aamir Khan è meraviglioso, e il resto del cast non rimane in ombra: persino Kareena brilla, malgrado il ruolo minuscolo. Che ci crediate o no, Aamir, Madhavan e Sharman sembrano davvero - e si comportano come - tre studentelli. Una menzione speciale per Boman Irani che è impeccabile. La colonna sonora di Shantanu Moitra acquista vita sullo schermo. Il paroliere Swanand Kirkire ha regalato all'India lo slogan per il 2010: 'Aal Izz Well'. Precipitatevi a vederlo.
Nikhat Kazmi, 24.12.09
TOH BAAT PAKKI: ***
Tabu torna sullo schermo dopo un lungo intervallo, e questa dovrebbe essere una ragione sufficiente per guardare TBP: l'attrice ha classe e ha dimostrato più volte di che pasta è fatta. Ora ha scelto un ruolo comico e leggero in un film dello stesso stampo delle commedie amabili e briose degli anni Ottanta. Collocato fra realtà e finzione, la pellicola in qualche modo ricrea quell'era garbata, in cui il cinema parlava di persone in carne ed ossa e delle loro semplici preoccupazioni. Ricordiamo titoli come 'Khoobsoorat', 'Golmal', 'Baton Baton Mein' e simili. TBP forse non è così coinvolgente, ma vola alto quanto a nostalgia. Rajeshwari, il personaggio ciarliero e indiscreto interpretato da Tabu, è tutto da guardare. Agli amanti del ritmo rapido il film potrà sembrare un po' lento, ma offre una trama avvincente ed una recitazione eccellente da parte di Tabu. Sharman sfoggia il suo disinvolto charme dopo la carismatica performance in '3 Idiots'.
Nikhat Kazmi, 18.02.10
TOONPUR KA SUPERRHERO: ***
Il cinema indiano d'animazione diventa adulto. In Toonpur Ka Superrhero, infatti, l'animazione è artistica e di classe. Ajay Devgan riesce a sincronizzarsi con i 'colleghi' animati in modo perfetto. TKS è generosamente arricchito di personaggi facilmente identificabili e di una storia che reitera i legami familiari e la vittoria del bene sul male. Godetevi l'animazione esclusiva e l'esplorazione bollywoodiana di nuovi territori.
Nikhat Kazmi, 23.12.10
TUM MILE: ***1/2
Il regista Kunal Deshmukh torna dopo il successo di 'Jannat'. In questo round ci offre un resoconto appassionato ed estremamente maturo di una vivace relazione fra un artista (Emraan Hashmi) e la sua musa (Soha Ali Khan). Tutto già visto, ma ciò che rende affascinante 'Tum Mile' sono le interpretazioni e la struttura narrativa: entrambe innovative, profonde e multi-stratificate. Il regista interseca con maestria il passato al presente e mantiene alto l'interesse. La storia d'amore è raccontata con grande maturità, portando allo scoperto un rapporto adulto e realistico. Le sequenze delle piogge torrenziali sembrano abbastanza credibili, anche se le note tragiche non erano necessarie ed in qualche modo appaiono 'cinematografiche'. Ciò che davvero spicca è la recitazione. Emraan e Soha creano un'intesa che trabocca di calore e che fino alla fine non mostra prevedibilità. Le loro conversazioni e preoccupazioni sono tratte dalla vita reale, e gli attori comunicano soprattutto con le loro espressioni facciali e con il linguaggio del corpo.
Nikhat Kazmi, 12.11.09
TUM MILO TOH SAHI: ***
TMTS è una dolce, piccola ode allo spirito del mumbaita puro che tenta di comunicare e di costruire legami durevoli. Nana Patekar e Dimple Kapadia creano una tale immagine di umanità, di calore e di solidarietà che lo spettatore non ne ha mai abbastanza. Il regista Kabir Sadanand raccoglie una storia semplice e la racconta bene, sfiorando il nuovo trend che sembra aver recentemente conquistato l'India: la crociata dell'uomo comune. Ma soprattutto cattura la sindrome da melting pot della nostra maximum city spargendo un po' di dolcezza nella dura realtà politica. Avremmo preferito qualche taglio, perchè il film tende a dilungarsi, specialmente nelle sequenze coreografiche. Tuttavia ce n'è abbastanza per catturare l'attenzione del pubblico.
Nikhat Kazmi, 01.04.10
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