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13 febbraio 2012

BEES SAAL BAAD



Bees Saal Baad  si riallaccia ad un filone di enorme successo, gli eleganti mistery drama in bianco e nero molto in voga negli anni Cinquanta e Sessanta,  sfortunatamente però a guidare i passi del film non c’è né la raffinatezza di Guru Dutt né la classe e di interpreti come Ashok Kumar e Dev Anand , volti di gangster o agenti segreti in strepitosi noir made in Mumbai. Il film è solo parzialmente riuscito, tedioso da seguire ma bello da guardare per le sue atmosfere, i suoi orizzonti profondi e la dinamicità delle riprese.


TRAMA
Kumar (Biswajit) ritorna da Londra dopo aver ereditato una residenza nobiliare, i suoi parenti sono stati assassinati da un’entità misteriosa che gli abitanti del villaggio identificano come uno spirito in cerca di vendetta. Tutti avvisano il ragazzo che non è saggio rimanere nella casa perchè presto potrebbe arrivare il suo turno, Kumar non crede alle superstizioni e invece di spaventarsi corteggia la bella Radha (Waheeda Rehman) e cerca l’aiuto di un investigatore privato (Asit Sen).


Il film divide la narrazione chiaramente in due parti, ciò che avviene di giorno, in un’atmosfera rilassata e felice, e ciò che invece accade di notte nella villa e nei passaggi segreti che la circondano. La narrazione diurna è guidata dal ripetitivo civettare del protagonista attorno alla ragazza più carina del villaggio, Radha, che ha lo splendido volto di Waheeda Rehman. L’attrice che era stata la bella dark lady di CID resta in questo film quasi disoccupata, il suo personaggio non ha alcun ruolo se non quello di sedurre il nuovo arrivato con i suoi sguardi e fornirgli una motivazione più che valida per non fuggire dalla casa degli antenati. Ben più interessante è la narrazione notturna anche se può far sorride il modo in cui il film cerca di incutere timore, non sapendo coinvolgere troppo attraverso la storia Bees Saal Baad indulge in ogni possibile aiuto materiale capace di difendere la sua causa: troviamo orpelli e mobili di stile vittoriano, stanze che più buie e piene di suppellettili non potrebbero essere, sotterranei con pitoni che fanno capolino, fumo, nebbia, rami scheletrici tesi come braccia, mani dai lunghi artigli pronti ad afferrare la prossima vittima, profili di donne velate che cantano lamenti e gli immancabili lampadari oscillanti, ormai divenuti un’immagine cult in tutti i film che trattano reincarnazioni o vendette da Mahal (1949) a Om Shanti Om (2008).
Anche se la sostanza scarseggia tecnicamente il film è ben eseguito ed eccelle sul piano della fotografia, alcune sequenze ricordano lo stile di Guru Dutt, i primi piani dei volti sono quasi del tutto oscurati dalle ombre tanto che diviene difficile riconoscere l’identità dei personaggi secondari mentre il viso di Biswajit risulta così chiaro che pare ricoperto di cera. E’ interessante vedere come sono state intervallate riprese all’aperto e in studio, il regista riesce in un compito difficile, quello di far apparire anche gli scenari artificiali  locations reali, offrendoci un’unione armonica di paesaggi illuminati dalla luce solare e foreste ricreate in uno spazio di pochi metri in cui l’erba altissima cerca di nascondere alberi solo dipinti sullo sfondo.

Il mio giudizio sul film : ** 2/5



ANNO: 1962

TRADUZIONE DEL TITOLO : Venti anni dopo

REGIA: Biren Nag


CAST:
BiswajIt ………………………….. Kumar Vijay Singh
Waheeda Rehman ………………………… Radha
Manmohan Krishna ……………………. Ram Lal
Asit Sen ………………………….. Gopichand
Sajjan ……………………… Mohan Babu


COLONNA SONORA : Hemant Kumar

PLAYBACK SINGERS : Lata Mangeshkar, Hemant Kumar

18 maggio 2011

NEEL KAMAL



Ispirato al romanzo omonimo di Gulshan Nanda, Neel Kamal è un'opera ambiziosa completamente affidata alla sua protagonista, la carismatica Waheeda Rehman, capace come sempre di incantare il pubblico con la sua eleganza e il suo talento.


TRAMA
Sita (Waheeda Rehman) viene salvata da uno sconosciuto (Manoj Kumar) mentre camminava di notte sui binari del treno, il padre della ragazza decide di farla sposare con l'uomo che l’ha aiutata ma nel timore che possa rifiutarla gli nasconde che è sonnambula, ben presto però,  insospettiti dai suoi spostamenti notturni, i nuovi familiari pensano che la sposa abbia una relazione clandestina e iniziano a seguirla. Nonostante il marito sia fiducioso e paziente, davanti alle pressioni della madre (Lalita Pawar) comincia ad avere dei dubbi e  allontana Sita da casa. Dietro al sonnambulismo della donna si nasconde in realtà una voce dal passato, l’anima di un uomo che si era sacrificato per lei in una vita precedente, l’artista Chitrasen (Raj Kumar).


Due elementi devono fondersi insieme nel modo più armonico possibile 1) Il passato. Il racconto di un amore impossibile à la Mughal e Azam che appare nei ricordi di una vita precedente  2) Il presente. Storia di incomprensioni e gelosie che richiama alcuni episodi dell'epica Ramayana. Ci sarebbero spunti infiniti per infinite trame cinematografiche, ma indeciso sul cosa scegliere e dove inserirlo il regista inciampa e cade.
Non si capisce se Maheshwari vuole per Neel Kamal un taglio classico da sontuoso film storico, se vuole far rivivere nei personaggi le vicende mitologiche di Ram , Sita e Raavan o se vuole dare un tocco più moderno introducendo elementi di suspence e tensione. La collisione di troppe storie ed eventi crea un plot discontinuo e meno efficace di come avrebbe dovuto essere dati i presupposti : il budget economico sostanzioso, la fonte letteraria, un’ attrice splendida e capace affiancata da due attori di tutto rispetto. Le canzoni ben visualizzate ed inserite aiutano a mantenere alto l’interesse per il film, Waheeda Rehman rialza, solo con la sua presenza scenica, il giudizio globale e ricolma abbondantemente alcuni passaggi troppo lenti e alcune scene addirittura noiose.
Grazie a Waheeda  il film funziona, va avanti e si fa apprezzare, sarà perché del suo volto e della sua grazia davvero non ci si stanca mai. La scenografia è piacevolmente fastosa anche se un po' posticcia rispetto alle creazioni per altri set di pellicole in costume, l’ambientazione si spoglia di ogni realismo e colloca gli eventi in un’atmosfera nostalgica e fiabesca. 
Il doppio personaggio femminile, la principessa musa dell’artista e la sua reincarnazione moderna, è forse l’unico ben disegnato e appassionante. Chitrasen è pallido e poco incisivo nonostante abbia il volto dell’elegante Raj Kumar, sfortunatamente il talento dell’attore non viene sfruttato e la stessa sorte tocca anche a Manoj, il cameraman concede più di una bella inquadratura del suo avvenente profilo ma lo spazio che ha a disposizione è sempre troppo poco, il più delle volte le sue apparizioni sono sacrificate tra i siparietti di Mehmood e Shashikala, non troppo divertenti questa volta e dato il contesto, stonati. Eccellente invece Lalita Pawar in un ruolo che ricorda il personaggio di Kaykey nel Ramayana, l’attrice porterà sullo schermo un’altra figura negativa dell’epica religiosa, Manthara, venti anni dopo Neel Kamal, nel famoso TV Serial di Ramanand Sagar.

Il mio giudizio sul film : 3/5 ***
Waheeda Rehman , Lalita Pawar, le musiche e le visualizzazioni dei brani, i costumi, le acconciature e i richiami al Ramayana sono sufficienti a nascondere i punti deboli del film.



ANNO: 1968

REGIA : Ram Maheshwari

TRADUZIONE DEL TITOLO : Loto azzurro

CAST :
Waheeda Rehman …………… Sita / Neelkamal
Manoj Kumar ………………. Ram
Raj Kumar ……………… Chitrasen
Lalita Pawar ……………….. la madre di Ram
Mehmood ……………………. Girdhar
Shashikala ………………………. Chanchal
Balraj Sahni ………………… Mr Raichand


COLONNA SONORA : Ravi

PLAYBACK SINGERS : Asha Bhosle, Mohammad Rafi, Manna Dey

16 novembre 2009

KAAGAZ KE PHOOL


Probabilmente l'errore di valutazione più imperdonabile mai compiuto dal pubblico indiano.
Rifiutato di netto dagli spettatori contemporanei fu un disastroso flop che Guru Dutt non riuscì mai ad accettare.
Quasi rievocando la trama di Pyaasa, il suo film più famoso, Kaagaz ke phool cominciò ad essere preso in considerazione solo dopo la sua morte ed è oggi riconosciuto come uno dei più grandi capolavori della Golden Age del cinema di Bombay.

TRAMA
Un famoso regista si innamora della sua attrice favorita che ha scoperto e lanciato nel ruolo di Paro in Devdas. Nonostante la differenza d'età i due si amano e si comprendono e questo importante rapporto di amicizia/amore aiuta Suresh ad uscire dalla solitudine e ritrovare nuovi impulsi creativi. A compromettere l'equilibrio della relazione gli scontri con la viziatissima ex moglie e l'egoismo della figlia ancora adolescente che interviene per separarli.
L'allontanamento di Shanti e l'insuccesso di un suo film provocano il naufragio psichico e professionale di Suresh.

Disincantato, poetico e nato già per essere un classico Kaagaz ke phool è la fusione di epica e dramma in una cornice monumentale e squisitamente elegante.
La storia presenta forti echi autobiografici, riflette l'inquieta storia d'amore in/off screen tra l'attrice Waheeda Rehman e il regista e da voce alle sue più temute ossessioni: il terrore del giudizio negativo del pubblico e la precarietà della sua posizione di prestigio nello star system.
Il protagonista, Suresh Sinha, appare un alter ego dello stesso Guru Dutt , il suo racconto si apre con un ritorno agli studi cinematografici dopo una lunga assenza ma è ormai malato e sconosciuto agli occhi di tutti. Lontano dai tempi della sua fama l'uomo è costretto a rientrare furtivamente nel set, per risvegliare i ricordi e ritrovare una parte perduta di sè.

La canzone "Waqt ne Kya", scritta dal poeta Kaifi Azmi è un climax che si svela appena a metà film, un attimo prezioso di puro valore evocativo. Ponendo l'accento sulla vicinanza emotiva dei due personaggi ma sulla loro inevitabile distanza nello spazio reale, un fascio di luce irrompe nell'oscurità per dividere e unire Shanti e Suresh. Si allontana l'occhio della telecamera e inizia a ruotare attorno ai protagonisti svelando un ambiente ampio e, malgrado le tenebre, ben visibile nei dettagli. Il volto di Waheeda Rehman viene illuminato progressivamente e in maniera distorta, tanto da far apparire i suoi tratti deformati simili ad un profilo di cera.
In contrasto alla staticità dei protagonisti, alla lentezza del canto malinconico di Geeta Dutt e alla quasi assenza di musica di sottofondo, i movimenti circolari delle riprese.

Il tempo ci ha inflitto questo magnifico dolore
nè io nè te siamo più quelli di prima
I cuori inquieti si incontrano di nuovo come se non si fossero mai separati
ti eri perso, mi ero persa anch'io
dopo solo due passi percorsi nello stesso sentiero

(trad. libera di un passaggio di Waqt ne Kiya)


Il titolo Kaagaz ke phool / Fiori di carta , collega il film a Pyaasa con un ponte immaginario.
Nel suo film precedente erano le sue poesie a diventare in un attimo dell'insignificante carta da reciclare abbandonata in un deposito, in KKP ad essere fragile e vulnerabile è la fama e il nuovo amore per Shanti.
Waheeda Rehman supera se stessa ancora una volta e ci regala in questo film la sua migliore interpretazione di sempre. L'attrice, bellissima e dotata di un'intensità suprema, è in grado di ingannare il pubblico con la sua controllata compostezza prima di svelare il disagio interiore attraverso azioni maniacali, ripetitive, ed uno sguardo perso nel vuoto.


Il mio giudizio sul film ***** 5/5

ANNO: 1959

REGIA: Guru Dutt

CAST:

Guru Dutt.................... Suresh Sinha
Waheeda Rehman........ Shanti
Naaz............................. Pammi
Veena........................... Bina Verma
Jhonny Walker............. Rocky
Mahesh Kaul................Mr Verma
Pratima Devi................ Mrs Verma


COLONNA SONORA: Sachin Dev Burman, testi di Kaifi Azmi

PLAYBACK SINGERS: Geeta Dutt, Mohammad Rafi



ALTRE INFORMAZIONI E CURIOSITA':

- Kaagaz ke phool è stato il primo film indiano girato in Cinemascope

- Molto spesso le storie ambientate dietro le quinte dell'industria cinematografica si sono dimostrate dei clamorosi flop al botteghino. Fortunatamente questo mito nefasto avviatosi con Kaagaz Ke Phool è stato infranto dal successo di titoli come Rangeela (1995 ) Om Shanti Om (2007) e Luck by Chance (2009) amati da pubblico e critica.

- Naaz, l'attrice che interpreta Pammi fu la protagonista bambina di Boot Polish pellicola del 1954 prodotta da Raj Kapoor

- Nel film Fanaa con Aamir Khan e Kajol il momento in cui si svela l'identità del protagonista è caratterizzato dalla ripetizione dei versi di “Waqt Ne Kya”; sempre nello stesso film troviamo Kajol lavorare ai ferri un gilet chiaro, molto simile a quello preparato da Shanti per Suresh.

- In Om Shanti Om di Farah Khan appare un ritratto con il volto di Deepika Padukone identico a quello dipinto per Waheeda Rehman , inoltre, l'imponente salone in cui ha luogo l'incendio ricorda moltissimo l'atrio monumentale presente in Kaagaz Ke phool (e in entrambi i film l'eroina si chiama Shanti).

- Questo capolavoro della cinematografia Hindi in bianco e nero è stato incluso nella retrospettiva dedicata a Guru Dutt nell'edizione 2009 del River to River Florence Indian Film Festival. Sarà proiettato al cinema "Odeon" di Firenze il giorno 08 dicembre 2009 alle ore 15:00. Sottotitoli in italiano ed inglese. Clicca QUI per il sito ufficiale della manifestazione.

01 ottobre 2009

SAHIB BIBI AUR GHULAM


Anche se Kaagaz ke Phool è ufficialmente l'ultimo film firmato da Guru Dutt, sono in pochi a credere che la regia di questo capolavoro sia stata portata avanti solo dal suo collaboratore Abrar Alvi. Tratto dall'omonimo romanzo di Bimal Mitra, Sahib Bibi aur Ghulam racconta la decadenza di una famiglia aristocratica ai tempi della dominazione britannica vista attraverso gli occhi di un ragazzo che vi giunge per la prima volta.


TRAMA

Boothnath si trasferisce a Calcutta dopo aver completato gli studi e inizia a lavorare per una ditta subordinata ad una famiglia di propietari terrieri ; le sue finestre si affacciano sulla loro dimora ed ogni sera il ragazzo ascolta con trasporto il canto di una donna abbandonata dal marito. Nei suoi primi passi verso l'età adulta assaggia la realtà esterna al suo villaggio, smette di muoversi per forza d'inerzia e mano a mano che scopre se stesso viene colto da nuovi desideri.
Discreto osservatore , quasi invisibile ma sempre presente, diviso tra l'adorazione verso una donna che non potrà mai avere (ma della quale è in grado di comprendere ogni singolo pensiero), e la curiosità scatenata da una sua giocosa coetanea, Jabba.


Il film si apre e si chiude con le immagini della demolizione totale della lussuosa casa padronale. Tra vizi, maltrattamenti e crimini insabbiati, risalta l'unutilità dell'autosacrificio nell'intento di preservare legami che si logorano.
I membri familiari più anziani cospirano per tenere nascosto quello che reputano il loro anello debole, ossia la fragile Chote Bahu, una donna che non vuole assolutamente accontentarsi del posto che le viene assegnato; soffocata tra le mura di casa, annoiata dai lussi di cui può ricoprirsi, frustrata dai continui tradimenti del marito, perde la sicurezza nel suo fascino e si abbandona all'alcol.
Che il regista avesse già predetto il futuro di Meena Kumari? Che l'attrice si sia identificata così tanto nel suo personaggio al punto di seguirlo fino al tragico epilogo?
Le ultime scene del film, che sovrappongono l'immagine della bellissima Meena a quelle dei resti di Chote Bahu nascosti tra le rovine, risultano ancora più inquietanti alla luce di quelle che sono state poi le sue vicende personali.

Magistrale il modo in cui il regista (che sia Alvi o lo stesso Dutt) ha scelto di girare il primo incontro tra il timidissimo Boothnath e la maestosa Chote Bahu : la telecamera è guidata dal timore del ragazzo, che ha paura anche solo ad alzare gli occhi di fronte alla donna. Le inquadrature si posano quindi sui dettagli, il pavimento, il tappetto, I suoi piedi, il bindi e la linea del sindoor, e solo dopo un po', Guru Dutt (e quindi la telecamera) trova il coraggio per alzare lo sguardo e mostrarci la sua figura completa.

Sahib Bibi aur Ghulam presenta una catena di passioni ossessive, non ricambiate, scandite dalle sensuali esibizioni della cortigiana, il brano con cui viene introdotta sullo schermo è "Meri jaan achcha nahin itna sitam" / (mio amato non è giusto tormentarmi così), la donna alimenta la follia e le illusioni di una società in decadenza e incarna un malessere, una tentazione dalla quale Chote Sarkar non riesce più a staccarsi.

Jabba, interpretata da Waheeda Rehman, resta quasi un personaggio di sfondo, eppure a lei è affidata una delle sequenze più belle di tutto il film : la canzone “Meri baat rahi mere man mein” / (Tutte le parole non dette restano chiuse dentro di me) , abbinata ad un collage di ricordi che si intervallano al buio mentre il suo volto perfetto viene accarezzato da una debolissima luce.
Waheeda posa di fronte alle telecamere come se stesse attendendo di essere dipinta in un ritratto. Guru Dutt doveva amarla davvero tanto per averle riservato un momento così speciale.


Il mio giudizio sul film ***** 5/5


ANNO: 1962

TRADUZIONE DEL TITOLO: Il signore, la signora e il servitore

REGIA : Abrar Alvi (?)
Picturization delle canzoni (solo?) a cura di Guru Dutt

CAST:

Meena Kumari................... Chote Bahu
Guru Dutt.......................Boothnath
Waheeda Rehman.............. Jabba
Rehman..........................Chote Sarkar
Nasir Hussain....................Suvinoy Babu
Dhumal...........................Bansi
D.K. Sapru......................Majhle Sarkar
Pratima Devi......................Badi Bahu


COLONNA SONORA: Hemnant Kumar (musica) Shakeel Badayuni (testi)

PLAYBACK SINGERS: Geeta Dutt, Asha Bhosle.

Due curiosità : Tutte le canzoni sono interpretate solo da voci femminili.
Geeta Roy, moglie di Guru Dutt, si rifiutò di incidere i brani in cui sullo schermo sarebbe comparsa l'amante del marito, Waheeda Rehman, decise così per la prima volta di prestare la sua voce solo a Meena Kumari.



QUALCOS'ALTRO:

- La famiglia Choudhurys viene identificata anche con il titolo di “Zamindar”, una classe di proprietari terrieri nata sotto la dominazione Mughal, “Haveli” è invece il termine Hindi con cui viene indicata una villa padronale

- Durante le riprese del film Guru Dutt tentò il suicidio per la terza volta, l'evento spiacevole bloccò tutto per alcuni giorni. Se l'attore non si fosse rimesso in piedi in fretta per tornare sul set probabilmente sarebbe stato sostituito da Shashi Kapoor.

- Chote Bahu e Chote Sarkar non vengono mai chiamati per nome ma solo con il loro appellativo familiare .

- Nelle fasi di revisione e montaggio una scena andò perduta, il momento in cui Meena Kumari appoggia la testa sulle gambe di Guru Dutt. La sequenza venne giudicata poco coerente con il rapporto tra i due personaggi nel film, che si comprendono, si confidano, ma restano divisi da una distanza di rispetto.

- Sia Deepa Mehta che Rituparno Ghosh avevano espresso il desiderio di girare un remake di Sahib Bibi aur Ghulam ma il progetto non è mai venuto alla luce. La cosa strana è che da un anno a questa parte circolano foto di Priyanka Chopra nella celebre posa di Chote Bahu. Si tratta solo di un servizio fotografico? C'è veramente qualcosa di più grosso in ballo?
Priyanka Chopra nei panni di Meena Kumari? Ma come osa?? Affidandomi all'intelligenza di due registi di grande talento mi auguro veramente che dietro i gossip non si nasconda una mezza verità.

- Sahib Bibi aur Ghulam vinse ben 4 Filmfare Awards (Best Movie, Best Director, Best Actress, Best Cinematograher) venne candidato all'Oscar come Miglior film straniero e partecipò al Festival di Berlino (1963) nominato come Miglior Film dell'anno.

20 giugno 2009

PATTHAR KE SANAM



Niente di più semplice: due ragazze simpatiche e civettuole (Mumtaz, Waheeda Rehman) e uno straniero impacciato (Manoj Kumar) che si lascia incantare dai loro tranelli. E così via.
La commedia degli equivoci diventa un brioso teatrino domestico che gioca sull’esasperazione di alcuni clichet e, strada facendo, riesce a regalare più di un sorriso.

Sullo sfondo: una casa ricca e ben arredata circondata da paesaggi da cartolina, palcoscenico di un viavai confuso di eventi e personaggi.


TRAMA
Meena è moderna e se la tira da paura, Taruna è disciplinata e indossa abiti regali rigorosamente indiani. Come passatempo si divertono a prendere in giro il nuovo impiegato facendogli credere di essere entrambe ai suoi piedi, e questo va avanti per tutta la prima parte.
Nella seconda compare un fantomatico gangster (Pran) e il film rispolvera colpi di scena antiquati, identità nascoste e drammi solo presunti.


L’assalto ai luoghi comuni è volutamente massiccio, fino a diventare ironico. La pazza picturization della canzone “Rama dushman hai zamana” sembra inclusa da un regista sotto effetto di allucinogeni… ma ecco che la raffinatezza con cui è stato rappresentato il romanticissimo brano “Mehboob Mere” crea momentaneamente un’oasi di pace in mezzo al più completo casino.

Waheeda Rehman meriterebbe un discorso a parte.
L’attrice dimentica a casa il suo razionale equilibrio per lanciarsi in un saggio e simpatico overacting. Centodieci e lode con bacio accademico per la sua versatilità. (Non dimentichiamoci che stiamo parlando della stella di Pyaasa catapultata questa volta in un film che è una pazzia collettiva). ¡Así se hace! Anche questo significa essere una vera diva.

Mumtaz, con le sue forme abbondanti strizzate in attillati completini (che sembrano esplodere da un momento all’altro), è più immagine che sostanza, ma , da secondaria che potrebbe sembrare , la sua presenza diviene fondamentale mano a mano che il film va avanti. Lei è carica di esuberanza, ha un viso adorabile e il suo aspetto vistoso si intona con tutto il resto.
Se potessi cambierei pure l’epilogo per darle ancora più spazio nel film.

Manoj Kumar resiste agli attacchi delle primedonne in un film quasi completamente al femminile. Trascinato da due frizzantissime colleghe non prova nemmeno a fare l’eroe e si concentra nella creazione di una nicchia tutta per sé.


Il mio giudizio sul film: *** 3/5
Spigliato quanto serve e campato in aria quanto basta.

Di livello superiore rispetto ad altre uscite a lui contemporanee, Patthar ke Sanam, intrattiene, diverte, pur non essendo niente di trascendentale.
Da guardare per ritrovare buoni attori in un film degli anni '60 dallo schema classico ma con una buona dose di gusto e ironia. ( e con qualche salto di follia.. che non guasta)


ANNO: 1967

REGIA : Raja Nawathe

TRADUZIONE DEL TITOLO: Amore di pietra


CAST:

- Waheeda Rehman..............Taruna
- Mumtaz...............................Meena
- Manoj Kumar......................Rajesh
- Mehmood.............................Haria
- Lalita Pawar........................Shanti
- Pran..............................Lala Baghat Ram
- Aruna Irani..........................Gauri
- Raj Mehra.............................Shyamlal


COLONNA SONORA : Laxmikant - Pyarelal

PLAYBACK SINGERS: Lata Mangeshkar, Mukesh, Majrooh Sultanpuri, Mohammad Rafi



UNA CURIOSITA’ :

Manoj Kumar , attore e regista, impegnato soprattutto in film a sfondo patriottico e sociale, ultimamente sembra non essere in vena di scherzi.
Lo scorso anno ha infatti trascinato in tribunale gli autori di Om Shanti Om per aver inserito nel film una sua parodia ritenuta offensiva.
C'è una scena in cui Shahrukh Khan entra alla prima di Dreamy Girl spacciandosi per lui,e, nel coprirsi il volto con la mano ripete in maniera ironica un gesto molto popolare dell’attore nel film Clerk (1989). Evidentemente Manoj non ha gradito la citazione… ed ha pure vinto la causa ottenendo un notevole risarcimento.
Coda di paglia o senso per gli affari??

12 maggio 2009

PYAASA



Una scomoda soggezione mi ferma, non posso che sentirmi insicura iniziando un qualunque discorso su questo tema. Davanti a un titolo così è inutile perdersi in discorsi vaghi, Pyaasa non si può soltanto guardare, si sente, si prova.
Ancora più che per le sue doti artistiche va a colpire per il suo valore umano.
Il film è stato diretto e interpretato da Guru Dutt, personaggio incredibile ed enigmatico che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema. Il titolo originale sarebbe dovuto essere Kashmakash, e cioè lotta, la continua lotta dell’artista nel preservare intatto il suo mondo interiore in opposizione alla realtà pratica governata dalle leggi del mercato. E’ la storia di un uomo che va controcorrente in una società spersonalizzante.

TRAMA
Lo scrittore Vijay sceglie di dedicare la sua vita alla poesia ma non riesce a trovare nessun editore, rifiutandosi di scrivere a comando sceglie una strada difficile da percorrere, la società lo tratta da emarginato e la donna che ama preferisce sposare un uomo benestante circondandosi di ogni comodità. Gulab, una prostituta, compra per pochi spiccioli i suoi versi, abbandonati come carta da reciclare, recitandoli è in grado di ridargli nuova vita e, fiduciosa nelle sue qualità creative, cerca in ogni modo di aiutarlo. Coinvolto in un tragico incidente viene creduto morto, a quel punto, le suo opere, prima ampiamente snobbate, diventano di colpo un successo commerciale.

Il film si apre con le immagini di un isolamento dell’artista nella natura, la meditazione si interrompe nel momento in cui un uomo schiaccia l’insetto che Vijay stava osservando, l’invasione spezza con un gesto solo l’armonia del paesaggio. Il poeta deve tornare alla realtà, è inevitabile, ma può salvarsi attraverso l’uso della sua immaginazione, frequenti nel film le sovrapposizioni tra i termini poem/ poesia e wings/ali.
Le figure femminili, apparentemente diversissime, possiedono un elemento comune, entrambe si sono vendute per poter accedere ai beni materiali. Le meravigliose interpreti, Mala Sinha e Waheeda Rehman sono rispettivamente Meena e Gulab, l’una incarnazione del successo e del riconoscimento sociale, l’altra dell’anonimato, dell’inseguimento di una felicità personale, lontana dalla società.
Nella tradizione dei film di Guru Dutt, viene inserito un numero musicale con Jhonny Walker, nella celebre canzone "Sar Jo Tera Chakraye" aggiunge una nota di saggio umorismo calandosi nei panni di un massaggiatore improvvisato, simpatico ciarlatano e venditore d’aria… una figura che si aggira per i vicoli della città in cerca di creduloni.
Pyaasa è un film capace di lavorare ininterrottamente su due livelli, da un lato sviluppa una storia coinvolgente, dall’altro elabora pazientemente una sua filosofia.
Vijay è un uomo fuori posto, pessimista, abbattuto, a volte troppo ingenuo e vittima dell’opportunismo, i fratelli fingono di non conoscerlo finchè è un perdente ma corrono a rivendicare i loro diritti nel momento in cui il suo talento si dimostra una miniera d’oro. Altrettanto grottesche sono le figure degli editori, un po’ ignoranti e poco fiduciosi delle novità, lo deridono da vivo e finiscono per glorificarlo dopo la notizia della sua morte, approfittando dell’evento per pubblicizzare in modo clamoroso la loro nuova operazione commerciale.
Il pubblico si dimostra una macchina spaventosa, acquista quello che gli viene suggerito, si appassiona alla cronaca nera, consuma ed esige sempre di più, e così come esalta è pronto a distruggere velocemente.
La figura del poeta che improvvisamente ritorna alla vita viene avvicinata da Guru Dutt all’immagine del Cristo risorto, non a caso in vari momenti del film l’attore assume simbolicamente la posizione del crocefisso, richiamo presente anche in Jagte Raho, dove Raj Kapoor , un presunto ladro d’appartementi, viene assaltato senza riserve dalla folla di un "rispettabile" condominio borghese.
Inutile dire che il film è realizzato con cura estrema, arricchito da alcuni particolari che Guru Dutt ha aggiunto
per rendere Pyaasa un’esperienza davvero indimenticabile; per esempio trovo geniale l'idea di far scorrere direttamente sulla telecamera le lacrime degli attori o la sovrapposizione disordinata dei ricordi che Meena scatena in Vijay , proposta in modo del tutto naturale, come lo sarebbero i pensieri che riaffiorano gradualmente e senza logica. Particolarmente sarcastico il personaggio del gentiluomo (si fa per dire) che pur essendo molto ricco paga il lavoro svolto da Vijay con una moneta falsa, in contrapposizione all’immagine del povero che dona la sua stessa vita per ricambiare un gesto d’affetto.


Il mio giudizio sul film : ***** 5/5

ANNO: 1957
TRADUZIONE DEL TITOLO: Sete insaziabile
REGIA: Guru Dutt

CAST:
Guru Dutt.................... Vijay
Waheeda Rehman........Gulab
Mala Sinha...................Meena
Jhonny Walker.............Abdul Sattar
Rehman....................... Mr Ghosh

COLONNA SONORA: Sachin Dev Bhurman, Sahir Ludhiavi (tra l'altro l'ultima collaborazione dei due artisti)
PLAYBACK SINGERS: Geeta Dutt, Mohammed Rafi, Hemant Kumar

QUALCOS’ALTRO:
L’ultimo film di Sanjay Leela Bhansali, Saawarya, si è ispirato a molti classici del passato di Bollywood, possiamo ritrovarci anche numerosi omaggi a Pyaasa: l’ambientazione notturna, il personaggio della prostituta amica del protagonista chiamata Gulab, e la canzone "Pari" / Fata , in cui le donne sentono piangere un bambino e si voltano verso la finestra, immagine già presente nel film di Dutt.
Le attrici femminili originariamente scelte per il ruolo di Meena e di Gulab erano Nargis e Madhubala
Pyaasa è stato tradotto in italiano e trasmesso in programmazione notturna dalla Rai, con il titolo "Sete Eterna"

02 marzo 2009

DELHI 6


Rakeysh Omprakash Mehra è senza dubbio un regista molto dotato.
In 'Rang De Basanti' e in 'Delhi 6' colpisce il suo talento nel rappresentare l'atmosfera e gli ambienti urbani. Nello specifico: Delhi, la sua città, della quale ci offre sempre una visione pulsante, contemporanea, ma non priva di poesia. Colpisce il ritmo che impone alla narrazione. Colpisce l'abilità nel gestire cast affollati ottenendo sempre performance di alta classe. Colpisce l'inusualità dei temi affrontati.
Ma nel finale di entrambe le pellicole: il tonfo.

'Delhi 6' è un film gradevolissimo.
Sceneggiatura accurata, regia da bacio accademico, montaggio serrato, fotografia splendida, personaggi realistici, interpretazioni eccellenti. Difficile decretare se il merito maggiore della pellicola vada riconosciuto alle inquadrature mozzafiato o al cast.
Abhishek Bachchan lascia ammutoliti per l'inarrestabilità della sua crescita come attore. Il suo è uno stile personalissimo. E in coppia col padre, Amitabh Bachchan, provoca nello spettatore metri quadrati di pelle d'oca: solo Kajol e Shah Rukh Khan riescono ad eguagliarli quanto a impatto emotivo.
Sonam Kapoor è S-P-L-E-N-D-I-D-A. Brava. Bella. Spigliata. Naturale. Espressiva. Sonam sembra l'unica giovane attrice in grado di seguire le orme di Kajol.
Waheeda Rehman è impeccabile. Il ruolo sembra cucito addosso a lei. L'attrice colpisce per la sobrietà, l'eleganza, il realismo. La vera coppia di 'Delhi 6' è sicuramente insolita: Waheeda e Abhishek. Mostrano reciprocamente un affetto e una familiarità tali da indurre a credere che fra loro esista davvero un legame di sangue.
Il resto del cast non è da meno: Om Puri (perfetto), Pawan Malhotra, Atul Kulkarni, Divya Dutta (BRAVISSIMA), il sempre esilarante Vijay Raaz, il raffinato Rishi Kapoor.

La metafora di 'Black Monkey' è al contrario piuttosto sgradevole. L'intenzione didascalica del regista è chiara, ma la sua attuazione pratica risulta posticcia e innaturale.
Godetevi comunque 'Delhi 6'. Malgrado il finale.

TRAMA

Roshan (Abhishek Bachchan) è nato e cresciuto negli Stati Uniti. La madre è musulmana, il padre hindu. Roshan visita per la prima volta il Paese d'origine dei genitori in compagnia della nonna paterna (Waheeda Rehman). E' amore a prima vista. Come biasimarlo?

RECENSIONI

The Times of India: ***
'Dopo 'Rang De Basanti' - inno dedicato alla ribellione giovanile -, Mehra sceglie di diventare il portabandiera dell'Indiano di buon cuore che vive a Delhi 6. Il regista miscela diversi ritratti dell'India contemporanea, sino a creare un quadro composito che rispecchia l'Indiano moderno e che lo rivela eroico ma anche brutale. Il deludente climax e il ritmo indolente del film limitano il delizioso aroma di 'Delhi 6'. Il regista crea un'intera galleria di personaggi magnetici, ma avrebbe dovuto focalizzarsi un po' di più sulla spumeggiante Bittu, soprattutto perchè Sonam Kapoor possiede una piacevole presenza scenica. Sfortunatamente è ridotta ad un mero schizzo in questa colorata tela ove, una volta di più, Abhishek Bachchan dimostra di essere in forma smagliante. La musica di Rahman ha già conquistato tutte le classifiche di vendita.'
Nikhat Kazmi, 19.02.09

Hindustan Times: ***
'La macchina da presa si libra magicamente sulle terrazze della città, serpeggia attraverso i vicoli e le case, e si incendia in una profusione di colori. Mehra compone tutti i fili in un arazzo di Delhi 6 perfetto e senza nodi. L'umorismo è leggero, i dialoghi sono intelligenti, la direzione artistica superba, i personaggi credibili. La colonna sonora di Rahman è di qualità artistica così alta da lasciare senza parole. Abhishek Bachchan regala una delle sue migliori interpretazioni. Si adatta con onestà ad un ruolo sobrio. Sonam Kapoor illumina lo schermo con la sua spontaneità. Grandi cameo da parte di Divya Dutta, Deepak Dobriyal, Rishi Kapoor e Vijay Raaz. E Waheeda Rehman è una piccola gemma di quieta eleganza. Sfortunatamente il film presenta un grosso aspetto negativo: il climax, nettamente ridicolo. Inoltre la pellicola è zeppa di messaggi. Oltre al tema centrale dei conflitti fra comunità, si levano critiche alla superstizione, al sistema castale, alla demagogia dei politici, al sensazionalismo della TV. Mehra di sicuro ha il cuore al posto giusto, ma non poteva concedere a se stesso e allo spettatore un po' più di leggerezza?'
Shashi Baliga, 20.02.09

Cinema Hindi: ***1/2
Punto di forza: la perfetta combinazione fra virtuosismo tecnico (****) e interpretazioni (*****)
Punto debole: il finale (*)

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhishek Bachchan ('Sarkar') - Roshan
* Waheeda Rehman ('Rang De Basanti') - la nonna
* Sonam Kapoor ('Saawariya') - Bittu
* Rishi Kapoor ('Luck By Chance') - Ali Baig
* Om Puri ('Singh Is Kinng') - il padre di Bittu
* Pawan Malhotra ('My Name Is Anthony Gonsalves') - lo zio di Bittu
* Atul Kulkarni ('Satta') - Gobar
* Divya Dutta ('Veer-Zaara') - l'intoccabile Jalebi
* Prem Chopra - Lala
* Vijay Raaz ('Monsoon Wedding') - l'ispettore
* Deepak Dobriyal ('Shaurya') - Mamdu
* Amitabh Bachchan (cameo) - il nonno di Roshan
* Javed Akhtar (compositore di testi) - cameo

Regia: Rakeysh Omprakash Mehra ('Rang De Basanti')

Sceneggiatura: Rakeysh Omprakash Mehra, Prasoon Joshi (al suo debutto come sceneggiatore) e Kamlesh Pandey ('Rang De Basanti')

Fotografia: Binod Pradhan ('Devdas', 'Rang De Basanti', 'Mission Kashmir')

Montaggio: P.S. Bharathi, moglie di Mehra

Colonna sonora: davvero splendida, è composta ovviamente da A.R. Rahman. I testi sono di Prasoon Joshi ('Black', 'Fanaa'). Si passa dall'intimismo di 'Rehna Tu' (scena del biliardo) al ritmo di 'Dilli 6' (footing per la città vecchia), dalla dolcezza di 'Dil Gira Dafatan' (il sogno a Times Square) all'allegria di 'Masakali' (che contiene il tema del film). E non manca un inedito rap, 'Hey Kaala Bandar', rappresentato sullo schermo da Abhishek e dai due attori bambini. Le recensioni sono tutte entusiastiche. I critici musicali indiani considerano la colonna sonora di 'Delhi 6' superiore persino a quella di 'Slumdog Millionaire' - premiata con l'Oscar. Fra gli interpreti canori: Amitabh Bachchan, che presta la voce narrante nel brano 'Noor'. (Per la recensione della colonna sonora CLICCA QUI)

Coreografie: Saroj Khan ('Taal', 'Devdas', 'Don') - per il Ram Leela -, e Vaibhavi Merchant ('Devdas', 'Lagaan')

Anno: 2009

Award: National Film Award per il miglior film sul tema dell'integrazione nazionale (aggiornamento del 16 settembre 2010)

Sito: http://www.delhi6.co.in/, per visionare il trailer e i video musicali, per ascoltare i brani della magnifica colonna sonora, per leggere le recensioni e il commento del regista, per lasciare messaggi nel blog dedicato alla pellicola

CURIOSITA'

* Il codice postale di Old Delhi è 110006: i suoi abitanti chiamano la vecchia cittadella murata 'Delhi 6', meglio conosciuta come Chandni Chowk. Ma nel film molte riprese sono state effettuate a Sanbar, nei pressi di Jaipur

* Nel 2001 a Delhi dilaga la leggenda metropolitana di Monkey Man (o Kaala Bandar), leggenda definita dalla polizia locale 'un caso di isteria pubblica'. Aggiornamento del 18 febbraio 2012: il regista Abhishek Sharma firma Munkeeman, un fumetto ispirato al fantomatico Monkey Man (clicca qui).

* Il Ram Leela è un adattamento popolare del Ramayana, e la sua rappresentazione è parte integrante della vita culturale Hindu del Nord dell'India

* Rakeysh Omprakash Mehra si è aggiudicato nel 2007 il National Award come miglior regista per 'Rang De Basanti'

* Sonam Kapoor, insieme a Ranbir Kapoor ('Saawariya'), è stata assistente alla regia di Sanjay Leela Bhansali in 'Black'

* Waheeda Rehman ha conquistato nel 1971 il National Award come miglior attrice per 'Reshma Aur Shera'

* Deepak Dobriyal, attore teatrale, ha preso parte ad un adattamento di un'opera di Dario Fo: 'Morte accidentale di un anarchico'

* Ricordate il video tutto bollywoodiano del brano 'Romeo' dei Basement Jaxx? Ebbene: Divya Dutta era parte del cast

* Il 15 Febbraio 'Delhi 6' è stato proiettato al MOMA di New York

* La colonna sonora di Rahman è stata ufficialmente presentata nel programma 'Indian Idol', più volte menzionato nel film

* Nei titoli di testa si ringrazia Kiran Rao, (fortunata) moglie di Aamir Khan

* 'Delhi 6' pare non stia incontrando i favori del pubblico

* Aggiornamento del 31 dicembre 2009: ad un anno dalla prima, il regista Rakeysh Omprakash Mehra intende distribuire una nuova versione di Delhi-6. In origine la pellicola doveva terminare con la morte del protagonista, ma il produttore aveva insistito per il lieto fine. Mehra ha preso questa decisione a seguito della lusinghiera accoglienza che il film, rimaneggiato appunto nel finale, ha incontrato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2009, dove era stato proiettato fuori concorso alla presenza del regista. Articolo originale, Subhash K. Jha, The Times of India, 31.12.09.

* Aggiornamento del 3 agosto 2021 - Rakeysh Omprakash Mehra's patchwork memoir lays bare his tension between commercial and experimental filmmaking, Prathyush Parasuraman, Film Companion: [Spoiler] 'Roshan (Abhishek Bachchan) was supposed to die because of the Hindu-Muslim riot at the end. But on the day of shooting, they also decided to shoot an alternate climax where he survives after a brief visit to whitewashed heaven, ending the film in happy tears. It was the latter climax that made it into the film, and was, rightfully, hauled over the coals for the jolt of cosmic, unconvincing joy at the end of such an immersive, rooted mood-piece. The film flopped, and Mehra took to alcohol, his first brush with both commercial and critical spite. Six months later, he snapped out of it and called his cinematographer Binod Pradhan to shoot for 3 more days. He re-structured the movie with the help of his wife, his editor Bharathi, which now begins with Roshan's ashes being immersed in the Ganga and his voiceover: "Those are my ashes. The earthen urn you see that holds them: dadi had bought for herself for 101 rupees, but I got to use it. I am dead now! They mistook me for a kaala bandar and killed me. Speaking of monkeys, I came to Delhi..." The whole film is now guided by Roshan's voiceover in the past tense, leading up to his death. This version went to the Venice International Film Festival, was appreciated by the audience there, and was dubbed the "Venice Cut". It was this cut that was shown to the jury of the National Awards, for which it won the Nargis Dutt Award for Best Feature Film on National Integration'. 

GOSSIP&VELENI

* Abhishek Bachchan è stato ufficialmente - e brevemente - fidanzato con Karisma Kapoor ('Dil To Pagal Hai'), sorella di Kareena ('Jab We Met')

* Waheeda Rehman è stata legata al (coniugato) (e anche defunto) regista e attore Guru Dutt

* La figlia di Prem Chopra, Prerana, è la moglie di Sharman Joshi ('Hello')