TRAMA
( Vedi Nadiya ke paar)
Le nozze di Rajesh e Pooja riuniscono due famiglie in allegre celebrazioni, durante le quali, Prem, fratello dello sposo si diverte a scherzare e combinare dispetti a Nisha, sorella della sposa. Dalla semplice amicizia nasce una nuova attrazione ma un’improvvisa tragedia li richiama alle proprie responsabilità.
Il suo successo straordinario, confesso, probabilmente incomprensibile agli occhi di uno straniero, fu dovuto alla spettacolarizzazione e alla messa in scena dei rituali e tradizioni di una numerosa famiglia induista. Oltre duecento minuti di saga familiare e ben quattordici canzoni ambientate all’interno di una realtà domestica apparentemente middle class ma indiscutibilmente sfarzosa, ciascun brano musicale ha la sua precisa funzione educativa, che sia spiegare il significato delle celebrazioni, dare colore ai festeggiamenti o scandire un rito di passaggio.
Hum Aapke Hain Kaun deve molto alla frizzantissima presenza di Madhuri Dixit, bellissima, dal sorriso che incanta, dai passi felini, dall’incantevole purezza ed eleganza, e della sua azzeccata collaborazione con uno stravagante Salman Khan, figliolo modello, affascinante, buffo e burlone. Alle loro spalle , set artificiali, vistosi interni, colorate case, giardinetti, un mondo idilliaco degno di una casa di bambole, interrotto dal frastuono delle voci, dalla massiccia presenza di gente ovunque pronta a piangere, sacrificarsi, gioire, ricordare, festeggiare.
I punti deboli del lungo racconto di amore morte e sacrificio sorpassano ampiamente alcune buone caratteristiche e, macchiandomi d’impopolarità, dovrò etichettare uno dei più famosi blockbuster indiani come un prodotto appena mediocre. La stessa storia, che in Nadya ke paar trovava la sua forma essenziale e serena, nello zuccherato remake anni ’80 subisce una drammatica perdita formale. Il budget usato per narrare una trama del tutto identica si innalza notevolmente ma a discapito della naturalezza, coerenza e semplicità che mi avevano fatto amare la versione del decennio precedente. Nel film di Barjatya la scena è governata dall’eccesso, dall’esuberanza, dalla messa in scena di una realtà impossibile, seppur legata idealmente a momenti della vita quotidiana e a rituali che il pubblico condivide e conosce.
Il mio giudizio sul film : ** 2 / 5
ANNO: 1994
REGIA : Sooraj Barjatya
TRADUZIONE DEL TITOLO: Chi sono io per te?
CAST:
Madhuri Dixit………….. Nisha
Salman Khan…………… Prem
Anupam Kher…………. Siddharth Chaudhary
Reema Lagooo…….. Mr Chaudhary
Monhish Bhel……………. Rajesh
Renukha Shahane……….. Pooja
Bindu……………………. La zia di Nisha
Alok Nath…………. Kailsh
COLONNA SONORA : Raamlaxman
PLAYBACK SINGERS: Lata Mangeshkar, Sharda Sinha, Kumar Sanu, Balasubramanian, Udit Narayan, Shailendra Singh
CURIOSITA’
Il film è incluso nella top ten dei più lunghi film di bollywood , accanto a Lagaan (3h44) e Loc Kargil (4h15). Fonte Rediff.com
Nel film Kabhi Kushi Kabhie Gham, Hrithik Roshan intona il ritornello di “Wah Wah Raamji” e Il motivetto indimenticabile di Dilwale Dulhania le Jayenge ricorda molto le note di “Didi tera devar deewana” la canzone portante del film.
Madhuri Dixit vinse il Filmfare Award come miglior attrice, nello stesso anno ricevette ben due nomination, una per Hum aapke hain kaun, e una per la sua performance drammatica in Anjaam al fianco di uno spietato e ruggente Shahrukh Khan.
Salman Khan debuttò con un film dello stesso regista, Maine Pyar Kya (1989) , film romantico amatissimo dai giovani che ispirò la trama di numerose storie d’amore. Mentre la carriera del giovane Salman era pronta al decollo, quella della sua compagna di scena Bhagyashree nonostante il successo del film non riuscì a prendere alcuna direzione. L’attrice, soprannominata “one hit wonder/ meraviglia di un solo successo”, si perse velocemente nell’anonimato , uno dei rari titoli in cui la vediamo apparire di nuovo è Humko Deewana Kar Gaye (2006) dove compare in un ruolo secondario.
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