UDAAN: ****
Udaan quest'anno ha rappresentato l'India a Cannes, dove sembra abbia guadagnato consensi. Il film, diretto dall'esordiente Vikramaditya Motwane, è all'altezza della sua fama. Udaan è un ottimo esempio della Bollywood anticonformista e pungente. La pellicola offre un diverso, umorale, introspettivo quadro dell'angoscia esistenziale giovanile, argomento a cui, nel cinema hindi, non è mai stata data l'importanza che merita. Udaan è un film basato essenzialmente sulle performance e sui personaggi. La fredda figura paterna, impantanata nelle sue paure e nelle sue ossessioni da classe media, è piuttosto familiare. Così come l'adolescente ribelle, sognatore, che vuole fuggire dalla routine. Aggiungiamo il personaggio del fratello minore, vittima di abusi domestici, il personaggio del comprensivo zio, il gruppo di amici, ed otteniamo uno studio convincente sulla nostra classe media. Proveniente dalla scuola di cinema di Anurag Kashyap, Udaan possiede l'acuta sensibilità e il nocciolo emotivo dolce amaro tipici della neo-wave cinematografica indiana.
Nikhat Kazmi, 15.07.10
U ME AUR HUM: ***
Nikhat Kazmi, 11.04.08
UTT PATAANG: **1/2
Ecco un'altra storia con spunti energetici sparsi in mezzo alla mediocrità. Anche la struttura narrativa risulta discutibile: innovativa (forse) per pochi, pesante e incoerente per lo spettatore medio. Cosa funziona? Gli interludi del tipo ordinario interpretato da Vinay Pathak con la misteriosa straniera (Mona Singh). Ma lo stesso Pathak rovina tutto nel ruolo del gangster che scimmiotta la Pantera Rosa, con il suo francese per nulla divertente e il suo esagerato gigioneggiare. Altrettanto poco accattivante è la performance di Mahie Gill: manca la scintilla mostrata in Dev D. L'attrice sta ancora cercando un equilibrio a Bollywood a dispetto del suo impressionante debutto. Utt Pataang a intermittenza è interessante, però abbiamo già visto le stesse cose tante volte in altri gangster noir sperimentali.
Nikhat Kazmi, 03.02.11
VEER: **1/2
Ci vuole una bella dose di coraggio a proporre un tuffo nel passato in un'epoca in cui a Bollywood tutti tendono a raccontare storie nuove. E' vero che film come 'Lagaan' o come 'Jodhaa Akbar' sono riusciti a lasciare il segno anche negli spettatori più giovani, ma sono eccezioni alla regola. Da qui l'importanza di 'Veer', che celebra un tipo di cinema desi che forse sta per estinguersi. Potete assaporarne l'esagerazione, almeno per un po'. A tratti potete godere una storia epica di generosa grandezza che vanta una raffinata fotografia (Gopal Shah) e una serie di adrenaliniche sequenze d'azione (Tinu Verma). Potete anche sentire il sibilo ferino che l'imperturbabile, muscoloso Salman Khan sembra offrire in ogni sequenza. Ad intermittenza potete applaudire l'eroe a cui dà vita. Ma a parte ciò, non rimane molto che possa catturare la vostra attenzione: la sceneggiatura è lenta e senza guida e la regia è antiquata. Salman regala una performance coinvolgente, a dispetto della caratterizzazione stereotipata del guerriero. Zarine Khan non impressiona, mentre i veterani Mithun e Jackie sono nella media. La storia è accreditata a Salman: di certo non è il debutto che avrebbe voluto, dal momento che la trama è l'aspetto più debole di 'Veer' dopo la regia. I dialoghi sanno di naftalina.
Nikhat Kazmi, 22.01.10
VICTORY: ***
Evviva: Harman Baweja è diventato adulto. Non solo si scrolla di dosso l'etichetta di sosia di Hrithik, ma riesce anche a catturare l'attenzione dello spettatore e a non annoiarlo nel corso di questo cricket-masala di 3 ore. Manco a dirlo, l'aspetto accattivante del film risiede nelle partite. La pellicola è prevedibile, certo, ma abbastanza piacevole. Di più: il film sembra anche centrare l'obiettivo del coinvolgimento emotivo.
Nikhat Kazmi, 29.01.09
VIDESH: **
Dopo 'Provoked' di Jamohan Mundra, è Deepa Mehta ad indagare sugli abusi domestici subiti da sfortunate donne indiane spedite in terra straniera dalle loro famiglie. Ma 'Videsh' ad un certo punto perde completamente il contatto con la realtà: pozioni magiche, credenze mitiche, un climax melodrammatico. Il film ottiene risultati migliori nella fotografia (Giles Nuttgen) che cattura con glaciali primi piani gli interni claustrofobici della vita da NRI (*). La nuova famiglia di Preity è un ghetto di gente amareggiata che ha lasciato la propria casa in cerca del paradiso. E che finisce senza speranza, senza uno spazio, senza orgoglio. Preity Zinta nel ruolo della giovane sposa disincantata e priva di fascino regala una performance potente.
Nikhat Kazmi, 26.03.09
WAFAA: *
Per una ex-superstar, che era anche un buon attore (ricordate 'Aradhna', 'Anand', 'Daag', 'Sacha Jhoota'?), un film come 'Wafaa' di sicuro non è il miglior modo per tornare sulla cresta dell'onda. Speriamo che la prossima volta prevalga il buon senso. Per il momento, invece, si deve sopportare una pellicola che di senso è totalmente priva. E' tempo di un altro anno sabbatico, Kaka-ji?
Nikhat Kazmi, 19.12.08
WAKE UP SID!: ****
'Wake Up Sid!' può sembrare solo un altro racconto di formazione di un ragazzo viziato che diventa adulto, un film con tanto atteggiamento e poca anima. Invece finisce con l'essere molto, molto di più. E ciò che lo rende speciale è l'attenzione per i dettagli del regista (anche sceneggiatore) Ayan Mukerji, qui al suo debutto, nonchè il suo modo ricco di sfumature di guardare alle nuove generazioni. La relazione fra i due protagonisti è urbana e attuale in ogni aspetto. Il cambiamento nel tenore del loro rapporto e il cambiamento dei personaggi stessi è delineato con diligenza e tenerezza. Ma c'è grande sottigliezza anche nel modo in cui viene presentata la relazione di Sid con la madre (Supriya Pathak). La distanza fra i due è dovuta a differenti culture: la donna non è istruita, il ragazzo è occidentalizzato. Vi è qualcosa di tragico in questa madre Punjabi che parla Inglese, anche se in modo terribile, nella speranza di avvicinare a sè il figlio. Tragico perchè sappiamo che è vero. Sid è fantastico con gli amici ma brusco con coloro che non viaggiano sulla sua lunghezza d'onda. Nel suo personaggio coesistono differenti personalità, non tutte piacevoli. Non era un ruolo facile e va riconosciuto a Ranbir il merito di aver dato vita ad un Sid quasi perfetto. Konkona è semplicemente superba. La sceneggiatura offre grande spazio al personaggio di Laxmi, l'amica di taglia 'extra-large' di Sid, un raro esempio a Bollywood di ragazza non snella trattata in modo realistico e non come una caricatura. Kher nel ruolo del padre di Sid è efficacemente controllato. E comunque tutto il cast è eccellente.
Avijit Ghosh, 02.10.09
WANTED: ****
Sono tornati i muscoli. E' tornato Salman Khan. Abbacchiato da una serie di flop ('Yuvvraaj', 'God Tussi Great Ho', 'Hello', 'Heroes'), l'attore nelle ultime settimane è apparso in dozzine di show televisivi, sperando di rimanere impresso nella memoria del pubblico. Ma non ce n'era bisogno. In 'Wanted', remake di un grande successo in lingua Telugu, Salman è una forza della natura. Inarrestabile. Inossidabile. Imbattibile. Nel ruolo del criminale dal grilletto facile affascina. E nel ruolo dell'amante impassibile - che cita alcune della battute più intelligenti sentite recentemente a Bollywood - diverte in ugual misura. Solo le star più carismatiche riescono a rendere un'inquadratura ordinaria degna di essere vista semplicemente grazie alla loro presenza. Il film è un avvincente racconto di poliziotti disonesti e criminali doppio-giochisti, ma è anche una storia d'amore. Il tutto narrato con un ritmo che toglie il respiro. E c'è anche della suspence. Il regista Prabhu Deva riesce a serpeggiare con abilità in dettagli narrativi senza perdere il controllo della storia principale. 'Wanted' è davvero stiloso. Girata in modo elegante, la pellicola può contare anche su coinvolgenti sequenze d'azione firmate da Vijayan, nonchè su grandi canzoni. Deva ottiene buone performance da tutto il cast di supporto: il 'villain' Prakash Raj fa divertire senza dimenticare la sua vena malvagia, e Mahesh Manjrekar ruba la scena nel ruolo del poliziotto disonesto. Nel recente passato gli attori bollywoodiani di film d'azione sembrava avessero perso fiducia nel genere: Akshay Kumar e Ajay Devgan avevano abbandonato i pugni per reinventarsi come eroi romantici o comici. Altri, come Sunny Deol, non erano riusciti ad adattarsi ai cambiamenti del gusto del pubblico. Ma nell'ultimo anno il violento 'Ghajini' di Aamir Khan è diventato un blockbuster. E ora con 'Wanted' il cinema d'azione che picchia duro torna ruggendo in un avatara migliorato. A Bollywood sono tornati gli uomini.
Avijit Ghosh, 18.09.09
WE ARE FAMILY: ***
In We are family il remake è legale, quindi non importa se il film copia scena dopo scena l'originale, Nemiche amiche, con gli attori e il regista che preferiscono non aggiungere nulla di nuovo. Ma è questo il punto debole. Avremmo preferito qualche extra, soprattutto dal momento che WAF vanta due delle contendenti più adatte - Kajol e Kareena Kapoor - ai ruoli ricoperti da Susan Sarandon e da Julia Roberts. Con due attrici desi così raffinate c'era grande spazio per l'originalità, l'intesa e i fuochi d'artificio. Invece lo schermo non s'infiamma. Inoltre un senso di angoscia appesantisce lo svolgersi della trama. WAF funziona principalmente grazie alle interpretazioni femminili. Kajol sfodera il suo abituale carisma illuminando la scena. Kareena mostra una nuova maturità. Entrambe le attrici riempiono di cuore e di anima una sceneggiatura prevedibile e priva di verve. Purtroppo la colonna sonora di Shankar-Ehsaan-Loy lascia freddi, senza nessun brano memorabile, con l'eccezione del tributo a Jailhouse Rock di Elvis.
Nikhat Kazmi, 01.09.10
WELL DONE ABBA: ****
Il patriarca del cinema parallelo torna con un film che mostra in modo efficace perchè la new-wave Indiana degli anni Settanta inaugurò un nuovo trend in termini artistici e di significato. E oggi, mentre assistiamo ad un'altra ondata di sperimentazione, 'Well Done Abba' di Shyam Benegal emerge a parametro di riferimento. La pellicola si apre come una sinfonia gentile - mai eccessiva, mai isterica -, per chiudersi con una satira incisiva dell'inappropriata definizione di 'India Shining'. La sceneggiatura di Benegal se la prende con l'intera macchina governativa - politici, ingegneri, burocrati, poliziotti - che corrode il sistema, precludendo progresso e sviluppo. Il film è pura delizia, con gli eventi che si schiudono in una vena comica e briosa. Ma l'aspetto pià affascinante è dato dai coloriti personaggi e dall'approccio ai problemi del villaggio, un microcosmo che rispecchia l'intera nazione. Boman Irani è assolutamente fantastico. Ma alla fine ciò che rimane è la firma del maestro, Shyam Benegal, su una tela realizzata con finezza. Assaporate sostanza e anima: guardate del cinema well done (ben fatto).
Nikhat Kazmi, 25.03.10
WEST IS WEST: ****
West is West è il sequel di East is East, ma si regge da solo perchè convoglia un semplice messaggio: in oriente come in occidente le persone sono tutte uguali, malgrado le loro superficiali differenze. Il punto di forza del film è il giovane Aqib Khan, che regala una performance scintillante: il suo Sajid diviene una metafora per l'intera pellicola. Il viaggio di Sajid alla scoperta di se stesso è in fondo la storia anche di tutti gli altri personaggi. Le interpretazioni di Om Puri e di Ila Arun sono emozionanti. L'umorismo è delizioso. La colonna sonora è piena d'anima e toglie il respiro.
Nikhat Kazmi, 09.06.11
WHAT'S YOUR RAASHEE?: ***
Una lista di donne davvero lunghissima che ha prodotto un film altrettanto interminabile. Il primo tempo è il più piacevole. Non che la pellicola degeneri nel secondo, ma semplicemente diventa ripetitiva sino a logorare lo spettatore. Gowariker non può trattenersi dall'abbinare una canzone e una coreografia ad ogni donna. I brani 'What's Your Raashee?' e 'Aaja Lehrate' potrebbero diventare grossi successi da classifica. 'Bikhri Si Zulfein' potrebbe essere presentata innumerevoli volte negli show televisivi, ma la maggior parte delle tracce non rimane impressa. Se il film funziona comunque è perchè Gowariker mantiene la fluidità della narrazione e ottiene buone performance dal cast di supporto, soprattutto da Dilip Joshi e da Darshan Jariwala che infonde sottigliezza alla commedia. In WYR Priyanka Chopra ha ottenuto il ruolo di una vita interpretando 12 personaggi. Se la cava piuttosto bene con i caratteri urbani, ma sembra non a suo agio con quelli distanti dal proprio ambiente. La performance di Priyanka è competente anche se appesantita dall'impressione che qualsiasi ruolo meno che memorabile sarebbe stato considerato una forma di rendimento inferiore. Questione di misura. Un direttore del montaggio più spietato avrebbe potuto facilmente tagliare WYR di 45 minuti senza comprometterne l'anima. Gowariker sembra essersi innamorato del suo lavoro. Male, perchè la sua indulgenza impedisce al pubblico di fare altrettanto.
Avijit Ghosh, 25.09.09
YAMLA PAGLA DEEWANA: ***
La Deol Inc. non offre forse le migliori performance, ma vince con facilità quando si tratta di conquistare il pubblico. Yamla Pagla Deewana è stato realizzato con lo scopo di mostrare il carisma dei Deol, e ci riesce, a dispetto di un goffo primo tempo e di una sceneggiatura noiosa. Il muscoloso trio trascende i difetti della narrazione e crea alcuni momenti comici. Dharmendra ruba la scena: ancora una volta cattura l'attenzione e si staglia su tutti con la sua comicità disinvolta. La colonna sonora vanta già un successo da classifica, l'item song Tinku Jiya.
Nikhat Kazmi, 13.01.11
YEH SAALI ZINDAGI: ***1/2
Non è la prima volta che il regista Sudhir Mishra si cimenta con una gangster story. Aveva già dimostrato la sua perizia in un precedente cult thriller, Is Raat Ki Subah Nahin, ambientato a Mumbai. In Yeh Saali Zindagi la vicenda si svolge nei sobborghi e nei sordidi vicoli di Delhi. E la location toglie il respiro. Le tele di Mishra - grazie anche al direttore della fotografia (Sachin Kumar Krishnan) - catturano la capitale, regalando immagini affascinanti. Ma la visualizzazione è solo una delle qualità del film. La sceneggiatura di Mishra è avvincente, e rispetta l'intelligenza dello spettatore. Come era accaduto per Kaminey, anche YSZ non racconta tutto e si aspetta che il pubblico si risvegli dalla letargia, colga i dialoghi, le intonazioni, le sfumature. YSZ potrebbe sembrare un po' confuso, ma prestando la dovuta attenzione si finisce con l'apprezzarlo. In primo luogo perchè il cast soffia fuoco e passione nelle performance. Irrfan Khan guida il gruppo col suo personale carisma, e Arunoday Singh non è da meno. Difficile inoltre ignorare la colonna sonora di Nishat Khan e i testi di Swanand Kirkire. Dark, ambiguo, insolito: YSZ è un dramma d'azione e di cervello. Avremmo però preferito un minor numero di bip...
Nikhat Kazmi, 03.02.11
YUVVRAAJ: ***
Subhash Ghai è l'ultimo degli showmen rimasti: non tanto tempo fa era sinonimo dell'opulenta stravaganza bollywoodiana degli anni '80 e '90. L'avvento di nuovi stili e nuovi soggetti può aver relegato la vecchia guardia in una posizione secondaria, ma ha fallito nell'oscurarne la passione. Oggi questo veterano del cinema ritorna con 'Yuvvraaj', un film grandioso che ha molto di cui gloriarsi, malgrado vacilli qua e là in termini di sceneggiatura e narrazione. In cima agli aspetti positivi la scintillante colonna sonora di A.R. Rahman, che infonde vita alla poesia di Gulzar con sublime fluidità. In secondo luogo è l'estetica della pellicola ad incidere un'impressione duratura. Infine il film colpisce per la recitazione, specialmente di Salman Khan che in sostanza interpreta se stesso con slancio perfetto. 'Yuvvraaj' mostra alcuni delicati momenti fra Salman e Anil. Zayed fallisce a connettersi e rimane defilato. Auguriamo al duo Katrina-Salman più tempo per infiammare lo schermo con la loro scoppiettante alchimia. Dall'altro lato, però, la storia perde vigore verso la metà e sfocia in un climax che sa di naftalina. Guardate 'Yuvvraaj' per il suo gusto retrò.
Nikhat Kazmi, 20.11.08
ZINDAGI NA MILEGI DOBARA: ***1/2
Il viaggio spagnolo di Zoya Akhtar vi chiede di scivolare in modalità 'avventura' e di abbandonarvi al flusso. Zindagi Na Milegi Dobara è un'allegra corsa colma di esperienze eccitanti, umorismo, romanticismo e cameratismo, condivisi da un gruppo di personaggi che paiono divertirsi tanto quanto voi. Il primo tempo è poco coinvolgente e sembra un giro turistico della Spagna. E' il secondo tempo ad emergere: una scintillante rappresentazione dell'amicizia e della crescita emotiva. La bellezza del film risiede nel fatto che l'emotività viene gestita in modo poetico, leggero (in senso positivo) e brioso. Quanto alle interpretazioni, è difficile decretare la migliore, dal momento che tutti e tre gli attori protagonisti offrono performance stellari. ZNMD è inoltre guarnito da dialoghi tesi (Farhan Akhtar), da una magnifica poesia (Javed Akhtar) e da un'ottima fotografia (Carlos Catalan). La regista Zoya Akhtar, dopo Luck by chance, dirige un'altra pellicola sensibile e piacevole, e regala a Bollywood il primo vero road movie contemporaneo.
Nikhat Kazmi, 14.07.11
99: **1/2
Il film fa fatica a decollare. Si ravviva nel secondo tempo per poi rallentare di nuovo verso il climax. La storia non è nuova ma è contraddistinta da una narrazione e da un cast briosi. Boman Irani anima l'azione con le sue espressioni afflitte e il suo impassibile umorismo. Ma la sorpresa della pellicola è Amit Mistry in un ruolo sfumato di grigio: uno spasso. Il montaggio è irregolare. '99' non è un brutto film: abbiamo visto di peggio. Ma non è nemmeno un buon film: abbiamo visto di meglio.
Roshmila Bhattacharya, 16.05.09
Recensione integrale
99: ***
Nel 1999 i giocatori di cricket Indiani furono sospettati di aver venduto le partite contro il Sudafrica. Questa commedia degli errori, che diventa frizzante dopo un lento inizio, esamina il ventre molle del cricket con un tono fortemente ironico. La trama non viene mai persa di vista, malgrado la narrazione scorra in modo piuttosto disarticolato. Questa monelleria di crimine e di commedia viaggia tra passato e presente in due città: Mumbai e Delhi. Sempre con l'imprevedibile nascosto dietro l'angolo.
Nikhat Kazmi, 15.05.09
404: ***
Ogni morte è improvvisa, e ogni essere umano che muore lascia dietro di sè qualcosa di incompiuto. L'anima insoddisfatta diviene la giustificazione del perchè le persone dotate di poteri paranormali vedano fantasmi o allucinazioni, o immaginino cose per le quali siano mentalmente predisposte. Per una volta, in 404 c'è un mistero, un brivido palpabile nell'aria che scorre sul collo. Il regista (Prawaal Raman, il cui Darna Mana Hai, un horror del 2003, fu un esperimento altrettanto raffinato) conosce chiaramente un paio di cose su come condurre il suo pubblico, con pazienza e con emozione, in una casa degli orrori. Nishikanth Kamath è sincero, scaltramente reticente, una meravigliosa scoperta come attore. In 404 non si ride, mai. Si desidera solo scoprire come la storia proceda, cosa succederà poi. La tensione è trattenuta, poi rilasciata, poi trattenuta di nuovo. Così la suspence. Il finale è scioccante e prende alla sprovvista. E non si chiede la restituzione dei soldi del biglietto. Cosa rara. M. Night Shyamalan, con un colpo solo (Il sesto senso), mutò forse il modo in cui il mondo vedeva i morti. Questo film finemente misurato potrebbe fare lo stesso in India per il paranormale.
Mayank Shekhar, 20.05.11
Recensione integrale
404 (2011): ****
'Grazie a Dio i cineasti indiani hanno capito che l'attenzione del pubblico non è dovuta, e iniziano a considerare gli spettatori come creature pensanti. Certo, il cinema intelligente è ancora una rarità, ma vi sono alcune pellicole che non vi chiedono di lasciare a casa il cervello. 404 è una di queste. Il punto di forza del film è nel fatto che esplora il paranormale senza abbandonare la scienza e la razionalità. Ambientato in un istituto universitario di medicina, 404 esplora i temi del nonnismo e dei suicidi fra studenti, ma prende una piega tale da mandare il pubblico letteralmente al tappeto. La pellicola procede con un ritmo languido, e l'espediente funziona, aggiungendo un tocco di realismo alla storia. Le interpretazioni sono così vere che vi sembrerà di aver incontrato i personaggi da qualche parte. Rajvvir Aroraa è stimolante. Imaad Shah è molto naturale e in forma stellare. Satish Kaushik è emozionante. Ma è Nishikant Kamat (regista di Mumbai Meri Jaan, qui al suo debutto come attore) la vera sorpresa di 404. Una menzione per la fotografia: Savita Singh crea una tela sinistra senza ricorrere a trucchi. Il regista Prawaal Raman offre un film che resta a lungo con lo spettatore dopo i titoli di coda'.
Nikhat Kazmi, The Times of India, 19 maggio 2011
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