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25 aprile 2024

PONNIYIN SELVAN - II


Ponniyin Selvan - I e Ponniyin Selvan - II vanno gustati uno in fila all'altro, perché si tratta di un unico film girato tutto insieme ma suddiviso in due parti solo per ragioni commerciali e distributive. Nella sua interezza, la saga è di fattura squisita, molto omogenea pur nella diversificazione dei toni. A voler proprio trovare un difetto, alla prima visione è faticoso tenere il passo, la storia è articolatissima e sconosciuta a noi non indiani (troppi intrighi per i miei gusti), un folto numero di personaggi secondari da memorizzare - oltre ai sottotitoli poco leggibili. La saga va affrontata solo dopo aver letto con attenzione la trama di PS-I (pazienza per gli spoiler), e va assaporata un tempo alla volta, con calma. PS cresce ad ogni visione successiva, sino a causare dipendenza. Ci si affeziona ai protagonisti, si colgono nuovi deliziosi dettagli, si rimane catturati dall'artisticità e dalla precisione delle inquadrature. La tecnica è sopraffina. PS dovrebbe diventare oggetto di studio nelle scuole (anche occidentali) di cinema. 

Accennavo ai toni. PS-I è più esuberante, con una narrazione in espansione e una luce ottimistica. Vengono presentati i personaggi, ciascuno col suo spazio e con la sua caratterizzazione. E vengono annunciati gli eventi, creando curiosità e aspettative. PS-II è più introspettivo, con una narrazione che procede verso la sua conclusione - anche di chiusura definitiva (per alcuni personaggi) -, e con interazioni significative. I protagonisti tracciano le parabole delle loro esistenze, rivelano le fragilità. Le finezze non si contano. Acqua ovunque, il suono ovattato dei flutti, l'acqua da cui emerge e in cui si immerge Nandini, l'inizio e la fine. La colonna sonora, compatta quanto la pellicola, si accorda con le ipnotiche immagini in totale, magica armonia.

Una vera impresa comprimere un romanzo (e una storia) di quelle proporzioni in una sceneggiatura cinematografica che, ad ogni visione aggiuntiva, dimostra sempre più il proprio valore. Gli attori regalano interpretazioni straordinarie. Un applauso a Mani Ratnam, anche per la direzione delle vorticose sequenze d'azione e per quelle estremamente realistiche di guerra. Un fragoroso applauso per la scena dell'incontro, davvero epico, fra Nandini e Aditha adulti (Mani: graziegraziegrazie). 

TRAMA

Siamo nel X secolo nel sud dell'India. L'impero della dinastia Chola è retto dal sovrano Sundara, ormai malato. L'erede è il primogenito Aditha, in guerra espansionistica ai confini del regno. I ministri cospirano per restituire il trono al cugino dell'imperatore. [Spoiler] Arunmozhi, il terzogenito di Sundara, salvato dall'annegamento da una donna misteriosa, è protetto in un monastero. Aditha incontra dopo anni la bellissima Nandini. I cospiratori stanno per chiudere il cerchio intorno alla famiglia reale, mentre i sicari del regno nemico dei Pandya progettano l'omicidio di Sundara, Aditha e Arunmozhi. Ed ecco il colpo di scena: il cugino dell'imperatore rinuncia al trono, ma è Arunmozhi ad offrirglielo.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'incontro da cardiopalma fra Nandini e Aditha. Indimenticabile. Aishwarya e Vikram al top. Gesti, sguardi, parole pronunciate e parole trattenute. In ginocchio al cospetto di un cinema che esalta, emoziona e commuove.

RECENSIONI

The Hindu:
'Mani Ratnam’s sequel takes liberal creative liberties by leaving out some parts from the Tamil classic in order to present it cinematically - and the climax might be the subject of some discussion in this context, especially among fans of the book - but it largely encapsulates the myriad twists and turns as the story unravels. (...) The zing of the first installment might be missing here, but there is certainly more depth to the characters. Despite having to chronicle several character arcs and showcase the twists and turns, Mani Ratnam’s cinematic flourishes come to the fore. The director has always been an expert at showcasing two different character sequences packaged as one. (...) Some of the scenes do extend more than they ought to; there’s a Vikram-Aishwarya Rai meet-up that becomes too dialogue-oriented, but do watch out for their sparking performances and cinematographer Ravi Varman’s rich use of light and colour in this particular sequence. Aishwarya Rai Bachchan’s hard work and effort to portray Nandini shows on the big screen, and she oozes confidence, but one wishes the makers gave this character more heft in the end. Somehow, she gets a lot of character-building (...) but her different shades could have been conveyed more effectively. (...) If Karthi was the life of the first part (...) Vikram and Jayam Ravi get their act together here, with powerful performances. Vikram displays flashes of acting brilliance, especially during the sequence where he learns that a plot is brewing against him. Jayam Ravi comes across as more quiet and confident, especially in a sequence that involves Buddhist monks saving him from a tricky situation. Whoever said ‘mass’ moments needed lots of action? Aiding this galaxy of actors (...) is a rousing score from A.R. Rahman who seems to know when to dish out soft musical cues (...) and go all out with powerful vocals and percussion. (...) Despite the war sequences in the end, it is the interpersonal dynamics and drama between its main characters that make the core of Ponniyin Selvan. Kalki has packed inside his literary work several twists that might be a little hard to understand for someone unfamiliar with the PS universe and the family tree, but Mani Ratnam’s cinematic adaptation makes for a satisfactory watch'.
Srinivasa Ramanujam, 28.04.23

Galatta:
'There are hardly any raised voices in Ponniyin Selvan - II, and save for a couple of action/battle scenes, this may be the quietest epic I've seen. The zingers are quiet. (...) The confrontations are quiet. (...) The humour is quiet. (...) The stunning set pieces are quiet. (...) The emotional moments are quiet, like when the three Chola siblings are reunited - it's one of many fabulous pieces of choreography with close-ups in a film filled with close-ups. With his superb cinematographer Ravi Varman, Mani Ratnam amps down the aural drama and amps up the visual drama. Even by this director's legendary standards, the staging is something else. (...) Ponniyin Selvan - II is an intimate movie, both literally (all those close-ups) and figuratively. (...) Several scenes are so good (...) that you wish for separate spin-off films with just these characters alone. The big show-down between Aditha (...) and Nandini is another stunner. (...) And again, it's shot mostly in tight close-ups. This is a narrative filled with talk, and Mani Ratnam keeps finding ways to film these conversations in diversely dramatic ways, with the camera rarely fixed. (...) Unlike Part I, this is heavier, sadder - it's more of a Shakespearean drama, with failings and failures. (...) A.R. Rahman's songs are aptly fitted into the background. (...) The writing (...) is a model of concision without confusion. The emotional bonds are strongly reinforced within minimal screen space. Nothing feels stagey. There's no forced rhetoric. But for the time period, these people could be us - only, our lives aren't exquisitely edited by Sreekar Prasad and set-designed by Thota Tharani. The two films' design alone is worth a review. Look at how the pure and peace-loving Arunmozhi is always shown in shades of white, as opposed to the darker hues that define his tortured brother. Mani Ratnam released his first movie on January 7, 1983. Forty years on, he continues to challenge himself and his viewers. Sometimes he fails, but he is on a roll now, and the Ponniyin Selvan films are easily among his grandest achievements'.
Baradwaj Rangan, 28.04.23

Cinema Hindi: **** (scommetto che se lo guardassi un'altra volta volerei a *****)
Punto di forza: regia da urlo, sceneggiatura lucida e compatta, Vikram e Aishwarya.
Punto debole: troppi eventi, troppi personaggi. Materiale sovrabbondante per una sola visione.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vikram - principe Aditha Karikalan, primogenito dell'imperatore Sundara ed erede al trono
* Karthi - principe Vallavaraiyan Vandiyadevan, comandante dell'esercito Chola e amico del principe Aditha 
* Aishwarya Rai - Nandini, moglie del ministro del tesoro del regno Chola / Mandakini
* Trisha - principessa Kundavai, secondogenita dell'imperatore Sundara
* Jayam Ravi - principe Arunmozhi Varman alias Ponniyin Selvan, terzogenito dell'imperatore Sundara
* Prakash Raj - imperatore Sundara Chozhar della dinastia dei Chola
* Kamal Haasan - narratore

Regia: Mani Ratnam
Sceneggiatura: adattamento cinematografico redatto da Mani Ratnam, Elango Kumaravel e B. Jeyamohan del monumentale romanzo tamil in cinque volumi Ponniyin Selvan (1955) di Kalki Krishnamurthy.
Colonna sonora: A.R. Rahman 
Fotografia: Ravi Varman
Scenografia: Thota Tharani
Montaggio: Sreekar Prasad
Lingua: tamil
Traduzione del titolo: il figlio di Ponni. Ponni è l'antico nome letterario tamil del fiume sacro Kaveri.
Anno: 2023

CURIOSITÀ

* PS-II ha conquistato la terza posizione nella classifica degli incassi dei film tamil del 2023.
* Bejoy Nambiar è l'aiuto regista della saga.
* Ponniyin Selvan è considerato uno dei più importanti romanzi della letteratura tamil. Dal 1950 al 1954 fu pubblicato a puntate sul periodico Kalki, e poi raccolto in cinque volumi nel 1955. I primi due volumi sono condensati in PS-I, gli ultimi tre in PS-II.
* La dinastia dei Chola, localizzata originariamente nella valle del fiume Kaveri (India meridionale), è una delle più longeve della storia (III secolo a.C. - XIII secolo d.C.). Nel IX secolo ebbe inizio l'espansione territoriale: nacque così il potente impero marittimo dei Chola. Sundara Chola, alias Parantaka II, regnò dal 958 al 973. Gli venne affidato il trono in quanto il cugino Madurantaka Uttama, erede legittimo, era troppo giovane. Arunmozhi, alias Rajaraja I, regnò dal 985 al 1014, dopo il breve regno di Madurantaka Uttama - regno offerto dallo stesso Arunmozhi alla morte di Sundara (e di Aditha). Aditha fu assassinato nel 971, a soli 29 anni, in circostanze misteriose. Kundavai sposò davvero il principe Vallavaraiyan Vandiyadevan - almeno una soddisfazione (Fonte Wikipedia). 

23 novembre 2022

PONNIYIN SELVAN - I


Escludendo Jodhaa Akbar e Asoka, non ricordo un film indiano a sfondo storico - intendo: re, regine, intrighi, tradimenti, guerre - che mi abbia convinto. Aggiungi poi la pesante retorica nazionalista degli ultimi anni, e la narcosi è assicurata. Per fortuna Ponniyin Selvan - I si differenzia dal mucchio. In primo luogo perché dietro la macchina da presa c'è l'occhio allenato di un signor regista, Mani Ratnam, dotato di mestiere, talento, gusto. E poi per il carisma del cast. Vikram è magnifico, ha dalla sua fisicità e carattere, e non si limita a grugnire accigliato, come fanno di solito i colleghi in pellicole similari, ma regala una scena madre da urlo. Aishwarya Rai (doppiata dalla brava Deepa Venkat) torna finalmente sul set dopo quattro anni, con uno splendore che illumina lo schermo. Ash è nel suo elemento: regale e divina, come lei nessuna. Trisha non è da meno: un soffio di sorriso e l'incantesimo è servito. La leggerezza di Karthi inibisce il melodramma.

Assaporare un'opera di Ratnam è un modo sublime di stare al mondo. Le inquadrature, le finezze, l'estetica e i colori riempiono gli occhi di bellezza. Non dimentichiamo che Ratnam è un buon narratore, e questa sua qualità ha ridotto noia e sbadigli. Anche le sequenze di combattimento (vedi ad esempio la battaglia d'apertura) - girate con maestria e cura dei dettagli - per una volta sembrano raccontare e non solo mostrare acrobazie e carneficine.
La sceneggiatura si sforza di rendere PS-I un prodotto completo e non una sequenza slegata di eventi. La regia sostiene narrazione e ritmo (oltre a gestire un esercito di comparse), arginando la prevedibilità del genere e mantenendo vigile il più possibile l'attenzione dello spettatore. Comparto tecnico impeccabile: fotografia ammaliante, costumi e scenografie all'altezza di un progetto di questo calibro, coreografie interessanti. Una menzione speciale alla colonna sonora: brani e commento musicale privi di difetti accompagnano le sequenze rapide come quelle lente arricchendo il film di suggestioni.

La retorica - di qualsiasi tipo - mi è sembrata molto contenuta, così come sentimentalismi ed esagerazioni. Le scene più leggere fluiscono con naturalezza nella trama principale senza forzature, i caratteristi non strafanno. I dialoghi, pur non strabilianti, non eccedono in proclami e non sconfinano in battute slegate dal contesto. I personaggi conversano fra loro e non declamano. Il loro percorso è allo stadio iniziale, con l'eccezione di Aditha e di Nandini. Non hanno un passato e, per ora, non si è vista una formazione. Valuterò nel secondo capitolo.


TRAMA

Siamo nel X secolo nel sud dell'India. L'impero della dinastia Chola è retto dal sovrano Sundara, ormai malato. L'erede è il primogenito Aditha, in guerra espansionistica ai confini del regno. I ministri cospirano per restituire il trono al cugino dell'imperatore. Aditha invia a Thanjavur, capitale dell'impero, il fidato Vallavaraiyan per carpire informazioni e trasmetterle a Sundara e a Kundavai, secondogenita dell'imperatore. Sundara decide di richiamare a corte sia Aditha che il terzogenito Arunmozhi, quest'ultimo in guerra espansionistica nell'attuale Sri Lanka. [Spoiler] - Aditha rifiuta di tornare per non incontrare Nandini, la bellissima moglie del ministro del tesoro (capo della cospirazione), con la quale in passato aveva intrecciato una relazione bruscamente troncata dall'imperatrice su consiglio di Kundavai. Nandini era stata allontanata da Thanjavur perché orfana e quindi giudicata non idonea al ruolo di imperatrice. Anni dopo, Aditha aveva colto Nandini in atteggiamento confidenziale con il re del regno nemico dei Pandya, re assassinato in quell'occasione dallo stesso Aditha. L'omicidio aveva scatenato la sete di vendetta di Nandini. - Quanto ad Arunmozhi, viene attaccato da un drappello di ribelli del regno dei Pandya e di soldati del regno di Lanka, cade in mare durante una tempesta e risulta disperso. Alla notizia, Aditha si dirige rabbioso verso Thanjavur per punire Nandini, la mandante dell'agguato.

RECENSIONI

The Hindu:
'The source material is rich with myriad characters that undergo a rollercoaster of emotions, and Mani Ratnam gleefully picks them all up to give it a cinematic touch. It helps that he has a power-packed starcast. Karthi almost steals the show, especially in the first half, kindling a feeling of joie de vivre, thanks to his zesty acting style. (...) Vikram packs a powerful performance; watch him bawl during a sequence in which he sadly reminisces about a skeleton from his past. Jayam Ravi has an easygoing, understated approach to his character, while still maintaining the dignity associated with royalty. And (...) Aishwarya Rai Bachchan and Trisha get their Tamil accents right... but the face-off scene between them needed more tension. Aishwarya Rai looks a million bucks, and also shines in the few scenes that showcase glimpses of her character’s villainy, but there’s a lot more to be fleshed out. We’ll wait for the next instalment. The issue with an epic of this kind is that all characters, except the leads, get little prominence. (...) Another issue is the presence of a dozen important characters, (...) which will prove to be a challenge to follow for the average viewer. But what the audiences will follow - and probably marvel at - is the film's ability to take you into a world from many centuries ago. Be it the rich sequences inside the kingdom or the magnificent battle set pieces, Ponniyin Selvan - I has you invested in the big screen, though one feels that the ocean segment in the second half could have been staged better. Thota Tharani's production design is a highlight, as is Ravi Varman's camera that almost runs alongside the characters; the quick-motion shots from atop a horse are as classy as those basked in beautiful sunlight. A.R. Rahman's music (...) is experimental, and amps up the war sequences, while the songs are placed in a way that aids the story narrative. (...) Ponniyin Selvan - I is 167 minutes of powerful storytelling backed by visual splendour'.
Srinivasa Ramanujam, 30.09.22

Galatta:
'The film transforms a book into an utterly gorgeous piece of cinema, and I’m not just talking about Ravi Varman’s image after stunning image. (...) It’s also the writing, by Mani Ratnam, Elango Kumaravel and Jeyamohan. (...) The book has been slashed, and pages and images flutter across from one bit of exposition to another. (...) Every character has a strong scene - or three - where their essence is established. One part of me wished for a ten-hour movie. But given two hours and forty-five minutes, there really is no other way to tell this story on screen, and the big plus is seeing Mani Ratnam, the director, in glorious form with his fantastic technical team: Thota Tharani handles the production design, Sreekar Prasad is the editor, and cinematographer Ravi Varman fills the screen with colour, from the blue of the seas to the browns of the land. (...) This is a film filled with constant movement: it's either the chases or the battles or the never-ending mind games that keep coiling around the narrative like a slimy snake. Even the camera, mostly, is free and keeps moving. Very few shots seem "composed". (...) I would have liked the songs to have been replaced by more interaction between the characters. Or maybe more time for the action scenes to play out. (Right now, they seem like truncated versions of longer action blocks). (...) Instead of trying to dazzle us with epic-ness, Mani Ratnam goes all-out real. There are no "mass" dialogues, the jokes are casually tossed off, the verbal confrontations are delivered in even tones, and even the fights aren't staged as spectacles for the sake of spectacle. (...) All the actors are fantastic, especially Vikram, Aishwarya, Trisha and Karthi. (...) This character-driven first part perfectly sets the stage for the second installment, which can now hit the ground running. Apart from showing how a huge novel can be convincingly condensed, that is this film's biggest achievement'.
Baradwaj Rangan

Mid-Day: * 1/2
'This film traverses breathlessly, at breakneck speed, between way too many scenes, and set-pieces - from horses in battle, armada on high seas, to swashbuckling sword-fights - without a second for any kinda staging of emotions, whatsoever. The audience isn’t supposed to simply soak in the stuff on screen. So much so that you begin to believe after a point, that maybe a lot of footage has been lost, and the movie has been stitched together, with only the high-points left over. Either that. Or the filmmakers are totally unable to contain the enthusiasm for the material at hand. They devote themselves entirely, therefore, to simply cover page after page of the original text. Remaining, in turn, far too faithful to the book this film is adapted from. (...) What do you really make of the first part of Ponniyin Selvan - I? (...) Very little, beyond the fact that soon as you settle into a character/scene/scenario, the movie simply moves on. (...) Ratnam is at his best. (...) Same with his partnering composer, A.R. Rahman. (...) And yet, it hardly takes a keen eye to observe/laud the effort put into this visually captivating canvas - in terms of locations, lighting, VFX, production design; scale, basically. (...) You do a double-take sometimes and look up, alright - especially the combat sequences, with (Ravi Varman’s) camera pacing through crowds, with actors in sharp close up, faces covering the giant full-screen. The only time the camera does calm down for a bit is to admire the beauty of actor Aishwarya Rai Bachchan. (...) Only there’s hardly much (...) to glue you to what happens next. Maybe the story is just not leaping off the pages, as it should?' 
Mayank Shekhar, 30.09.22

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: promemoria di come si confeziona una pellicola a sfondo storico privo di retorica nazionalista. Il carisma del cast. Regia, fotografia, colonna sonora, coreografie, azione.
Punto debole: eventi sottintesi, personaggi numerosi. Difficile condensare un romanzo fiume di cinque volumi in un film in due parti. Vi consiglio di memorizzare bene la trama prima di affrontare la visione.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vikram - principe Aditha Karikalan, primogenito dell'imperatore Sundara ed erede al trono
* Karthi - principe Vallavaraiyan Vandiyadevan, comandante dell'esercito Chola e amico del principe Aditha 
* Aishwarya Rai - Nandini, moglie del ministro del tesoro del regno Chola
* Trisha - principessa Kundavai, secondogenita dell'imperatore Sundara
* Jayam Ravi - principe Arunmozhi Varman alias Ponniyin Selvan, terzogenito dell'imperatore Sundara
* Prakash Raj (cameo; avrei preferito un ruolo più corposo per un attore che ultimamente non delude mai) - imperatore Sundara Chozhar della dinastia dei Chola
* Kamal Haasan - narratore

Regia: Mani Ratnam
Sceneggiatura: adattamento cinematografico redatto da Mani Ratnam, Elango Kumaravel e B. Jeyamohan del monumentale romanzo tamil in cinque volumi Ponniyin Selvan (1955) di Kalki Krishnamurthy.
Colonna sonora: A.R. Rahman in gran forma. Segnalo i brani Ponni Nadhi, Chola Chola, e il fascinoso (e molto esotico) Alaikadal (solo audio, voce Antara Nandy).
Coreografia: Brinda
Fotografia: Ravi Varman
Scenografia: Thota Tharani
Costumi: Eka Lakhani
Montaggio: Sreekar Prasad
Azione: Kecha Khamphakdee, Sham Kaushal
Lingua: tamil
Traduzione del titolo: il figlio di Ponni. Ponni è l'antico nome letterario tamil del fiume sacro Kaveri.
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* I wanted to break 'the Mani Ratnam style' in Ponniyin Selvan, dichiarazioni rilasciate da Ratnam raccolte da Navein Darshan e pubblicate da Cinema Express il 20 settembre 2022:
'"Fitting Ponniyin Selvan into a single film was the biggest challenge I had when thinking of adapting. Today, the audience has embraced the idea of duologies and trilogies, and this seemed like the perfect time for me to explore the format. If I had made the material as a single film, I would have been critical of myself for leaving out so many details. (...) Being unpredictable is my top priority. So, I try to avoid a distinct signature or style in my films. When someone starts finding a pattern in my work, I don't see it as a compliment; instead, I push myself harder to overwrite it. (...) Each film dictates itself. I just have to ensure that none of my previous influences is infused into my current work." (...) He adds that using multiple-narrative techniques was essential in adapting Ponniyin Selvan into a cinema. "While a novel can have an entire page to explain the wave of emotions a character is going through, a film can only utilise body language and dialogues. So, we had to explain certain things directly, certain things indirectly and the rest in an intricate manner to ensure a gratifying viewing experience." (...) "As a significant portion of the novel is based on real history, our research team worked hard in getting the representation of the characters and locations right. For instance, the warriors in the film wear thick leather armour, instead of those made of metal. Also, we have humanised the characters as much as possible." (...) The auteur states that he lets his actors find their path. "I just plant the idea in them and guide them when they lose track. I believe in my actors a lot. Once I finish casting, I trust actors to transform themselves and bring their characters to life." But this doesn't mean he went easy on them. The taskmaster made sure that his actors underwent multiple workshops and script-reading sessions'.

CURIOSITÀ

* Realizzare l'adattamento cinematografico di Ponniyin Selvan è stato il sogno di diversi registi indiani. Lo stesso Ratnam ci aveva già provato un paio di volte in passato, senza successo. PS-I è, ad oggi, il campione tamil d'incassi del 2022, e, escludendo le versioni tamil dei due Baahubali, è il secondo campione tamil d'incassi della storia dopo 2.0
* La dinastia dei Chola, localizzata originariamente nella valle del fiume Kaveri (India meridionale), è una delle più longeve della storia (III secolo a.C. - XIII secolo d.C.). Nel IX secolo ebbe inizio l'espansione territoriale: nacque così il potente impero marittimo dei Chola. Sundara Chola, alias Parantaka II, regnò dal 958 al 973. Gli venne affidato il trono in quanto il cugino Madurantaka Uttama, erede legittimo, era troppo giovane. (Fonte Wikipedia).

GOSSIP & VELENI

* Karthi è il fratello di Suriya.
* Sham Kaushal, direttore di sequenze di azione, è il padre di Vicky Kaushal.
* Vicende storiche ok, ma a me alla fine quel che intriga è il rapporto fra Aditha e Nandini. [Spoiler] Lui non riesce a dimenticarla, si abbruttisce in guerra, oscilla fra amore, odio, ossessione, rimpianto. Lei sposa un altro, trama nell'ombra, usa la seduzione per raggiungere il suo scopo e vendicarsi. Roba forte. Mi sto sforzando di non leggere in rete la trama del romanzo. Aditha è una figura storica realmente esistita, Nandini parrebbe di no, ma ho preferito non approfondire per evitare spoiler. Sono molto curiosa di vedere cosa ci avrà riservato il buon Ratnam per il confronto - spero ad alta tensione - fra Aditha e Nandini nel secondo capitolo (già completato, in distribuzione nelle sale fra marzo e giugno del prossimo anno). Mi aspetto sciami di scintille: voglio abbrustolirmi.

24 febbraio 2019

ENTHIRAN



Devo aver contratto un morbo sconosciuto. Ultimamente vedo solo pellicole che mi sconcertano, e forse il problema sono io. Prendiamo Enthiran. E' il primo film indiano di fantascienza dell'era dell'effetto speciale spinto. In lingua tamil, interpretato dalla supersuperstar Rajinikanth e dalla donna più bella del mondo, Aishwarya Rai, diretto da S. Shankar, costato un botto, mi ha divertito moltissimo e mi ha annoiato moltissimo. Sto interrogando le due differenti personalità che evidentemente albergano nel mio cranio per chiarire la cosa. Ore angosciose mi attendono.

Mi ha divertito moltissimo perchè è chiassoso e in larga parte demenziale nel significato più nobile del termine. Adoro il geniale abbinamento di effetti speciali contemporanei e costumi e scenografie vintage (presente le mitiche serie televisive prodotte da Gerry Anderson?). L'immaginazione è a briglia sciolta: lo scheletro del robot che balla come un indemoniato, la trasformazione nella dea Kali, il pirotecnico combattimento sul treno, la scena del parto, il colloquio con (ehm) le zanzare, l'elaborata sequenza d'azione finale. Ho apprezzato anche l'umanizzazione di Chitti, il suo disperato desiderio di vivere. L'autosmantellamento mi ha emozionato (sarò grave). E non mi aspettavo la breve dissertazione su sesso e amore. Il cinema indiano non finirà mai di stupirmi.
Rajinikanth è nel ruolo, anzi, nei ruoli. L'ho trovato credibile persino come robot (chiamo il medico). Aishwarya Rai ha un aspetto magnifico: ammiratela in versione supergirl nella fantasmagorica visualizzazione del brano Irumbile Oru Idhayam (che canticchio da giorni), coreografia di Remo D'Souza. Danny Denzongpa è un antagonista sorprendentemente realistico e signorile. I costumi sono roboanti, improbabili, vistosi: in una parola, splendidi. Le coreografie sono roboanti, improbabili, vistose: in una parola, splendide. Spargo meglio il contagio segnalandovi anche il video di Kilimanjaro, coreografia di Raju Sundaram. La colonna sonora, di A.R. Rahman, mi piace parecchio. Puthiya Manitha, il brano che accompagna i titoli di testa, è forse il mio preferito.

Mi ha annoiato moltissimo perchè la narrazione, soprattutto nel primo tempo, è a mio parere maldestra, e perde troppo spesso ritmo e mordente. Sorvolo sulle implausibilità. I dialoghi sono deludenti. Il personaggio di Sana è inconsistente (e Aishwarya è doppiata). La diva ha poco da fare sul set, eccetto posare in tutta la sua magnificenza e danzare come lei sa. I due assistenti dello scienziato insopportabili. Molte gag non fanno ridere. La scena del tentato stupro e quella della ragazzina investita sono agghiaccianti. I titoli di coda i più lunghi della storia. E' un vero peccato che per un progetto così ambizioso e per una produzione così costosa non si sia tenuto conto di un fatto elementare e incontestabile, ignorato anche a Hollywood: prima la sceneggiatura, poi gli effetti speciali. 

TRAMA

Lo scienziato Vaseegaran insegue con grande caparbietà il suo sogno: creare un androide che possa sostituire gli esseri umani nelle azioni di guerra. Tutto andrà storto. Così impara a trascurare la donna più bella del mondo (tiè).

RECENSIONI

The Times of India: ****
"Guardate Robot e capirete cos'è il cinema indiano mainstream. Gli ultimi trenta minuti del film creano un nuovo genere, il curry eastern, che si staglia quale sana alternativa al curry western. I fan di Rajnikanth impazziranno per il climax. E coloro che non lo sono, con Robot scopriranno il fascino magico e mistico di Rajni, una star considerata un semidio in larga parte dell'India. Il film infiamma lo schermo: è pazzo, eccessivo, superdivertente. Robot è principalmente un sincero tributo al carisma della superstar senza età del cinema indiano, Rajnikanth. Ed è completamente, gioiosamente, sentitamente desi. Il punto di forza della pellicola è la superba qualità degli effetti speciali, realizzati dallo Stan Winston Studio (Jurassic Park, Avatar). Le scene d'azione sono state coreografate da Yuen Woo Ping (Kill Bill, Matrix). Circa il 40% del colossale budget di Robot è stato impiegato per gli effetti speciali, e ne è valsa la pena. Ma vi sono anche una trama, una coppia interessante di attori (Rajni e Aishwarya Rai), canzoni (A.R. Rahman) e danze (Prabhu Deva, Raju Sundaram) piene di colore.
Nikhat Kazmi, 30.09.10

Hindustan Times: ***
"All'inizio del film, prima del titolo, lo schermo urla, con lettere argentate grandi il doppio, Superstar Rajnikanth. Mi è stato detto che a quel punto in Tamil Nadu avrebbero acceso fuochi d'artifico all'interno della sala, lanciato monete, spaccato noci di cocco, improvvisato rituali religiosi. E probabilmente lo hanno fatto davvero. Rajnikanth è l'approssimazione umana più vicina a Dio: entrambi sono senza età, entrambi chiedono credenti e completa devozione a leggende incontestate. Non si può spiegare Dio. E non si può spiegare Rajnikanth. Essere critici su entrambi significa scatenare una collera estrema. Meglio evitare la blasfemia. Robot è il più costoso blockbuster indiano, e si vede. La misura e gli effetti speciali sono sino ad ora insuperati nel cinema indiano. Il film prende intelligentemente prestiti dalla tradizione hollywoodiana del genere. Robot conduce la Superstar oltre la mitologia. E' solo un po' troppo lungo, ma è puro divertimento".
Mayank Shekhar, 04.10.10

Cinema Hindi: *** 1/2 (un premio speciale all'audacia di S. Shankar)
Punto di forza: la follia
Punto debole: il ritmo spento nel primo tempo, la sceneggiatura

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Rajinikanth - Vaseegaran/Chitti
* Aishwarya Rai - Sana, fidanzata di Vaseegaran
* Danny Denzongpa - Bohra

Regia e sceneggiatura: S. Shankar
Colonna sonora: A.R. Rahman
Scenografia: Sabu Cyril, che appare anche nel film in un cameo
Costumi: Manish Malhotra
Anno: 2010
Awards: fra gli altri, due National Film Award, per gli effetti speciali e per il production design

CURIOSITA'

* Enthiran ha conquistato la prima posizione: 
- nella classifica dei film indiani (non solo tamil) per incassi in India;
- nella classifica dei film indiani (non solo tamil) per incassi totali (India + estero). È la terza volta che una pellicola non hindi agguanta questo risultato. In passato era accaduto nel 1948 con Chandraleka (tamil), e nel 1955 con Pather Panchali (bengali). Segnalo inoltre che nel 1980 era primo in classifica Alibaba Aur 40 Chor, coproduzione indo-sovietica in hindi e in russo. 
* Enthiran è stato distribuito in versione doppiata in hindi col titolo Robot, e in versione doppiata in telugu col titolo Robo.
* Pare che Shankar offrì a Shah Rukh Khan il ruolo principale (e la produzione del film), ma l'attore rifiutò. Le riprese sono durate due anni. Il cast, con l'esclusione di Aishwarya, ha firmato una clausola secondo la quale nessuno avrebbe lavorato ad altre pellicole per l'intero periodo necessario alla realizzazione di Enthiran
* Chitti regala un cameo in Ra.One.
* Nel maggio 2012 Enthiran è stato distribuito in Giappone. Presentato in versione ridotta al Tokyo International Film Festival, il film ha conquistato il pubblico, tanto da essere riproposto integralmente in 1.300 sale del Paese, ed è rimasto in cartellone per diverse settimane. Video. Di seguito la locandina giapponese e un esempio della febbre scoppiata fra i fan.
* Aggiornamento del 9 agosto 2020: il video di Action, il nuovo brano dei Black Eyed Peas, si ispira al cinema indiano, ed offre alcune sequenze - rivedute - di pellicole celebri, fra cui proprio Enthiran.




06 febbraio 2019

UMRAO JAAN



Istruzioni per l'uso:
1 - bere un bel caffè
2 - concentrarsi su Aishwarya Rai
3 - evitare confronti con il magnifico Devdas di Sanjay Leela Bhansali.

Umrao Jaan è un adattamento cinematografico dell'opera in lingua urdu Umrao Jaan Ada (1899) di Mirza Hadi Ruswa. La fonte, in un certo senso, pesa. I dialoghi sono molto letterari, la recitazione un po' troppo teatrale. Il romanzo avrà forse fatto scalpore al tempo della pubblicazione, ma la narrazione in questa pellicola è talmente lenta e soporifera, il messaggio talmente diluito (in 3 abbondanti, interminabili ore di durata), che ti dimentichi di cosa parla il film mentre lo stai guardando. Ed è un peccato, perchè nel cinema hindi le storie al femminile sono poco comuni. 

Aishwarya Rai è splendida. Gli scenari classici le sono congeniali. UJ è una vera festa per i fan della donna più bella del mondo, qui in grandissima forma. Chiarisco: so cosa aspettarmi da Ash e non chiedo altro. Mi basta riempirmi gli occhi con la sua irraggiungibile bellezza ed apprezzare le sue doti di ballerina. Uno spreco il fatto che il regista si sia limitato ad affidare la rappresentazione del personaggio di Umrao solo all'avvenenza dell'attrice, senza collaborare con lei per irrobustirlo. Aishwarya si impegna ad entrare nel ruolo e a regalarci emozioni diverse, con risultati alterni. Ok. Mi accontento.

Mentre scorrono le immagini di UJ, torno con la mente al sontuoso Devdas. I punti in comune non mancano, ma il raffronto è impietoso sotto tutti gli aspetti, anche se le scenografie (Dutta ha effettuato le riprese in location reali), i costumi e le coreografie (molto tecniche) sono comunque di qualità. Devdas emoziona tantissimo. UJ no. La sceneggiatura è asfittica, i personaggi in qualche modo distanti (e talvolta implausibili). Abhishek ha poco da fare sul set e si limita ad ammirare adorante la futura signora Bachchan (all'epoca erano già innamorati o stavano per). Shabana Azmi non mi ha convinta sino in fondo.

TRAMA

Umrao Jaan, poetessa ed ex cortigiana, racconta la sua vita avventurosa: il rapimento da bambina, lo studio della danza e della poesia, l'amore per Nawab Sultan. E poi... (ehm), e poi... ronf, zzZZz....

RECENSIONI

The Times of India:
"What works against the film is its inordinate length and a certain plastic feel to the milieu. Some of the players not only fail to deliver the dialogues, they almost end up as farcical. The music too lacks shelf life and you walk out of the film without humming a single number. Aishwarya as Umrao? Aha! Now that's a toughie. Let's just say, she’s riveting in places, diligent throughout and tries so hard to recreate a lost world of grandeur that your heart almost goes out to her".
03.11.06

Hindustan Times: **
Kathakali Jana, 08.11.06

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: Aishwarya Aishwarya Aishwarya 
Punto debole: sceneggiatura, montaggio, durata

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Aishwarya Rai - Umrao Jaan
* Abhishek Bachchan - Nawab Sultan
* Shabana Azmi - Khannum Jaan
* Sunil Shetty - Faiz Ali

Regia, sceneggiatura e montaggio: J.P. Dutta
Colonna sonora: Anu Malik
Coreografia: Vaibhavi Merchant
Anno: 2006

CURIOSITA'

* Non è chiaro se la cortigiana e poetessa Umrao Jaan sia davvero vissuta a Lucknow nel 19mo secolo oppure no.
* La madre di Shabana Azmi, Shaukat, ha interpretato lo stesso ruolo di Shabana nel celebre Umrao Jaan del 1981 (protagonista: Rekha).

GOSSIP & VELENI

* Il compositore Anu Malik nel 2018 è stato accusato di abusi a sfondo sessuale.

22 settembre 2016

SARBJIT



Dimentichiamo per un attimo la vicenda di cronaca e gli eventi. Lasciamo sospeso il difficile convivere di due nazioni vicine divise da una palese inimicizia e un muro di filo spinato. Sarbjit è un titolo ma soprattutto un nome,  parola che velocemente riporta alla mente una storia drammatica e ancora non del tutto chiara. Un film che racconta di un uomo e di una condanna, del dolore dei suoi familiari, delle lacrime che non conoscono né lingue né frontiere, della disperata ricerca di risposte. Pur collegandosi ad un'identità specifica potrebbe parlare della vita e la fine di qualcun altro, del tormento di chi resta a casa ad aspettare un ritorno che non avverrà mai, del silenzio di chi è stato abbandonato in situazioni disumane in altri momenti della storia e in altri angoli del pianeta. La sofferenza è una maledizione che si ripete ogni giorno.


TRAMA 
Sarbjit (Randeep Hooda) vive con la sua famiglia in un villaggio del Punjab al confine con il Pakistan. Dopo aver bevuto un po' troppo attraversa la frontiera senza rendersene conto e viene identificato come una spia e il responsabile di due attacchi terroristici. La sorella Dalbir (Aishwarya Rai) inizierà a combattere per la liberazione raccogliendo prove della sua vera identità.


Omung Kumar, autore di Mary Kom, si cimenta nuovamente in una biografia e tira fuori dagli archivi un caso scottante sul quale non si è fatto ancora luce. Il punto di vista scelto dal regista è quello della sorella di Sarbjit, Dalbir Kaur, che si è battuta fino all'ultimo per provare l'innocenza del fratello e lo scambio di identità che l'uomo avrebbe pagato con la vita. Dei maltrattamenti e delle torture in carcere parlava anche Visaranai, il film tamil di Vetrimaraan in concorso lo scorso anno al Festival di Venezia (e selezionato per gli Oscar 2016... all the best!). In quel caso erano le mura di una stazione di polizia del Tamil Nadu, ad assorbire le grida disperate di quattro innocenti presi dalla strada con lo scopo di chiudere in fretta un caso. In Sarbjit lo stesso topic diventa più difficile da elaborare perché si va a mettere sale su una ferita sempre aperta, le relazioni difficili tra India e Pakistan, e il quesito sull'innocenza di un uomo che (anche se che probabile) non è stata del tutto dimostrata. 

Dell'intero film difficilmente dimenticherò la lenta preparazione della scena in cui il protagonista incontra la famiglia dopo anni di reclusione. Il regista traccia lentamente un cerchio con le dita che si stringe sempre più fino a immobilizzare come l'abbraccio di un boa. Ci mostra cosa avviene in un ambiente e poi nell'altro, prima con delicatezza poi con vigore, un'estenuante rimbalzare di emozioni terribili. La tensione cresce attraverso piccoli gesti, dettagli e oggetti. La sequenza preparatoria è girata con maestria e nonostante i temi siano strazianti (inevitabilmente) il livello del film si eleva anche da un punto di vista stilistico. 

Proiettato per la prima volta al Festival di Cannes una volta uscito nelle sale in India ha ottenuto un riscontro tiepido ed è stato criticato principalmente per eccessi di melodramma. Dato il tema non è affatto semplice raccontare con fredda lucidità e rigore. Il regista pare in continuo dilemma e ad un certo punto inizia ad essere percepibile:  dire troppo o troppo poco? Calcare alcuni aspetti o altri? Come evitare di stereotipare i buoni e i cattivi? Lasciare o meno un dubbio su come si siano svolti gli eventi? Qualche passo meno traballante l'avrebbe reso un film migliore. 

Ma Sarbjit ha anche portato per la prima volta sullo schermo Aishwarya Rai e Randeep Hooda, lei la diva in fase di ritorno e di sperimentazione, lui l'inarrestabile scalatore del successo, l'attore che zitto zitto e piano piano sta diventando uno dei miracoli degli ultimi anni.  Due protagonisti e due interpretazioni: una buona e una stratosferica. 
Aishwarya Rai è una persona forte, si vede e si sente. Il personaggio di Dalbir non le appartiene ma la sua vitalità di donna, prima che di attrice, la spinge nel modo giusto e riesce a fare un lavoro più che degno. Unico appunto, l'eleganza di Aishwarya è difficile da sedare, una caratteristica ultraterrena che nemmeno il miglior regista può mettere in ombra, a poco servono i costumi, il make up e anche uno studiato linguaggio del corpo. E questa era la buona.
Ma passiamo alla stratosferica.  Randeep Hooda ha avuto un coraggio titanico a firmare questo film e portarlo avanti con estrema professionalità. Un tema spinoso, un ruolo difficile da interpretare che non si presta né ad incontrare la popolarità né i grandi numeri del botteghino. Contrasti, opinioni discordanti, dibattiti. Ma soprattutto una prova non facile da un punto di vista fisico e psicologico. E lui regge tutto sulle spalle come Atlante. Nel ritrarre con estrema dedizione un uomo che perde ogni giorno un pezzo di se stesso, e della sua dignità, ci mostra ciò che è in grado di fare. Praticamente tutto.

Non è facile guardare un film così. Perchè poi come è possibile "guardare" così tanto dolore e restare fermi, pensare ad altro o ricordarsi che in fondo è solo un prodotto cinematografico? Non si può fuggire dalla realtà. Ciò che Randeep Hooda ha magistralmente finto per il grande schermo è stata l'esperienza reale di qualcuno, che si chiami Sarbjit o con mille altri nomi, che sia colpevole, innocente, spia o preso per caso, è davvero troppo. La violenza fa male e porta altro male, sempre. Non è mai giustificata qualsiasi sia la radice, la causa e la mano che la infligge. 


 Il mio giudizio sul film ***  3/5
 (***** 5/5 a Randeep Hooda per la miglior performance della sua carriera)


 ANNO 2016

 REGISTA : Omung Kumar 

CAST: 
Randeep Hooda ........... Sarbjit 
Aishwarya Rai ........... Dalbir 
Richa Chadda .......... Sukhpreet
Darshan Kumar .......... Awais Sheikh

COLONNA SONORA : Jeet Ganguly / Amaal Mallik /Tanish Bagchi / Shail - Pritesh/ Shashi Shivam 

26 febbraio 2016

JAZBAA


Che piaccia o no Jazbaa è un film che non si può fare a meno di guardare. E' il ritorno della Diva dopo un'assenza che pareva interminabile e soprattutto insieme a Irrfan Khan, accanto al quale forma una coppia insolita quanto ammaliante. Il punto di partenza è sufficiente a scatenare la curiosità mesi prima dell'uscita nelle sale, è stata trepidante l'attesa delle prime immagini, dei trailer, fino ai pareri dei critici e del pubblico.


TRAMA
Anuradha (Aishwarya Rai) è un'avvocato all'apice del suo successo ma anche una madre single che si divide tra le responsabilità familiari e gli impegni in tribunale. Per ottenere la sua collaborazione un misterioso ricattatore rapisce sua figlia e minaccia di ucciderla se la donna non sarà in grado di riaprire il processo e scagionare un assassino a un passo dalla pena di morte. Solo pochi giorni per tentare un'impresa impossibile: provare, o costruire di sana pianta, la sua innocenza.


Remake ufficiale del coreano Seven Days, Jazbaa è un thriller elegante pensato ed eseguito con cura. Veloci corse in auto, emozioni forti, ritmi serrati e un evidente  virtuosismo tecnico, tutto è molto bello da guardare, il coinvolgimento emotivo non manca. La fotografia è fantastica e garantisce ad ogni scena la giusta intensità, dominano i toni del verde, del grigio e del nero riprendendo i colori della toga e degli occhi cristallini di Aishwarya, orizzonti profondi, vedute aeree di una brulicante Mumbai in HDR e una dimensione alternativa in cui ogni dettaglio appare realistico a un primo sguardo e surreale a un secondo. Nonostante le buone performance, e una narrazione avvincente che non concede pause, le linee guida della storia a tratti vacillano. Il climax mi è sembrato esaustivo ma forse poco originale.

Non privo di difetti ma comunque molto buono, Jazbaa è uno dei titoli del 2015 da guardare assolutamente. Sempre grati a Sanjay Gupta per aver proposto una coppia cinematogafica inusuale e aver scritturato Irrfan Khan nel ruolo di un poliziotto un po' corrotto e sempre con la battuta pronta. I dialoghi scritti per il personaggio di Yohaan sono davvero irresistibili e capaci di contrastare qualche eccesso di melodramma e lacrime in glicerina di troppo sparse qua e là.

Tutto ruota intorno ad Aishwarya, protagonista e presenza abbagliante della quale si sentiva una mancanza tremenda. Il ruolo di Anuradha le si addice molto, una donna bella, brillante, matura e grintosa. La lista degli aggettivi potrebbe proseguire in eterno. Buona la sua interpretazione ed ottimo il look sobrio adatto sia alle situazioni che al personaggio. L'attrice è in gran forma e apre il film con una sessione di ginnastica al parco indossando una tutina seconda pelle che mette in risalto curve sexy e un corpo tonico.  Uno schiaffo in faccia a tutti coloro che l'avevano data per spacciata e anche alle sue colleghe più giovani ma sempre più (inutilmente) pelle ed ossa.

Irrfan appare un vero e proprio figo in ogni inquadratura, occhiali scuri, giacchetti di pelle, magliette aderenti che mettono in mostra la sua figura alta e slanciata, strafottente e dolce al punto giusto, credibile anche nelle scene un po' esagerate e sempre desiderabile. Anuradha e Yohaan, i due protagonisti, non hanno una vera e propria love story ma si rispettano e si completano a vicenda, sanno essere colleghi e amici, condividono una velata attrazione. Quest'intesa vibrante e una scintilla di passione mai dichiarata sono il valore aggiunto del film, non ci resta che creare un Jazbaa 2 nella nostra mente e immaginare tutto ciò che potrebbe avvenire al termine della vicenda principale. 

Aishwarya Rai è in India quello che sono state Marilyn e Audrey per gli States e Brigitte per la Francia. Lei non è solo un'icona di bellezza e una trendsetter nella moda, nello stile e nel makeup ma una diva vera, un'immagine che va ben oltre il mondo del cinema, delle passerelle e delle copertine. Aishwarya è uno di quei volti che visti una volta è impossibile dimenticare, elegante e leggiadra in ogni momento e in ogni situazione, anche quando i media la facevano a pezzi per il suo peso aumentato con la gravidanza spargendo gratuitamente veleno. In barba ai sabotatori la diva non ha mai smesso di ammaliare il suo pubblico, prima a distanza e a piccoli passi, poi finalmente con un una serie di film di diverso genere e mood. Come tantissimi altri fans non vedevo l'ora di vederla di nuovo in un lungometraggio tutto suo. Uno sguardo di Aishwarya trasforma gli uomini in statue di sale, ed è così magnetica da sedurre il pubblico femminile placando anche la più tiepida fiamma di gelosia. E' semplicemente qualcosa di più. Basta riconoscerlo.



Il mio giudizio sul film: *** 3/5

ANNO: 2015

TRADUZIONE DEL TITOLO : Coraggio

REGIA: Sanjay Gupta

CAST:

Aishwarya Rai ............Anuradha
Irrfan Khan ............ Yohaan
Shabana Azmi ............ Garima Chaudary
Jackie Shroff ........... Mahesh Maklai
Atul Kulkarni .......... Ronit

COLONNA SONORA: Amjad - Nadeem ("Bandeyaa"), Badshah ("Aaj Raat Ka Scene"), Arko Mukherjee ("Kahaaniya" e "Jaane Tere Shehar")

Vedi anche : articoli di Cinema Hindi su Jazbaa nella sezione Breaking News
Le prime del 9 ottobre 2015 : Jazbaa
Jazbaa: nuova locandina
Jazbaa : Kahaaniya
Jazbaa: locandine, trailer e video

02 marzo 2011

GUZAARISH


Nel 2007 è uscito Saawariya, il progetto di Sanjay Leela Bhansali che seguiva al suo grandissimo e pluripremiato successo Black. Saawariya, pur essendo un film raffinato ed impeccabile, è stato il primo vero e proprio flop della carriera del regista che infatti ha dichiarato: 
"Dopo l'insuccesso di Saawariya, ho sperimentato il dolore del fallimento. E' stato il momento più difficile della mia vita. Improvvisamente tutti sono spariti, compresi coloro che avevano lavorato con me al film per due anni. A causa di questa sofferenza ho cominciato ad interessarmi seriamente al tema dell'eutanasia. Mi sono documentato e ho scoperto che l'eutanasia è illegale in molti paesi, anche in India. Dopo un anno di studi di questo tema sensibile, sono arrivato alla conclusione che ogni essere umano ha il diritto di morire con dignità. Questo è quello che mi ha portato a realizzare un film sulla "dolce morte"." (L'intervista completa.)
Ecco come nasce Guzaarish. Con un nesso emotivo avventato, Sanjay Leela Bhansali accosta idealmente la delusione causata da un fallimento lavorativo al dramma esistenziale del suo protagonista tetraplegico.
Date tali premesse, l'infelice risultato non deve sorprendere.

TRAMA 

Ethan Mascarenhas (Hrithik Roshan), un illusionista di grande talento, è tetraplegico a causa di un incidente accaduto proprio durante uno spettacolo di magia. Vive in una suggestiva casa a Goa, a fianco dell'infermiera ed insostituibile aiuto Sofia D'Souza (Aishwarya Rai). Per quattordici anni Ethan ha reagito con determinazione alla sua condizione ed è diventato il vitale speaker di una stazione radio. Decide, però, di sottoporre ad un tribunale la sua richiesta di eutanasia.

RECENSIONI

The Times of India ***
Guzaarish è una pellicola insolita sotto molti aspetti. Innanzitutto perchè è un'opera cinematografica che si avvicina all'arte pura. Il regista Sanjay Leela Bhansali e il direttore della fotografia Sudeep Chatterjee hanno creato un collage di quadri incantevoli. La squisita minuziosa descrizione della routine quotidiana di Sophie è ipnotizzante. Ancora più insolito è lo spirito del film, con la morte in attesa ma con la vita che sprizza e prorompe in ogni fotogramma. Inoltre Guzaarish racconta un'insolita storia d'amore priva di stereotipi: tutto è lasciato non detto, e gli sguardi e le espressioni sopperiscono alle parole. Un applauso a Hrithik Roshan e ad Aishwarya Rai: le performance sono uniformemente buone, comprese quelle del cast di supporto (con una menzione speciale per Shernaz Patel), ma sono Hrithik e Ash a provocare un'impressione indelebile con la loro interpretazione di due personaggi non convenzionali ed estremamente difficili. Hrithik recita con gli occhi. Ash è un meraviglioso quadro fatto di grazia e di fuoco. Ugualmente degna di nota è la colonna sonora, con la quale Sanjay Leela Bhansali debutta come compositore. Guzaarish non guarda al box office bensì alla gratificazione dei sensi, e ci riesce in ampia misura.
Nikhat Kazmi, 18.11.10
La recensione integrale.

Hindustan Times ***  
Guzaarish si ispira a Mare dentro tanto quanto Black si ispirava ad Anna dei miracoli. Hrithik Roshan, il Jesus Christ Superstar indiano, recita la sua parte sfiorato da ombre rosseggianti, sotto un vasto cielo grigio. Penso sia, in quella fascia d'età, l'attore migliore che abbiamo. Hrithik in Guzaarish punta alla conquista di qualche premio, ma fortunatamente lo sforzo non si vede, lo zelo sì. Aishwarya Rai colpisce più per la sua avvenenza che per la devozione del suo personaggio. Nel film l'estetica sovrasta tutto il resto. L'immaginazione di Sanjay Leela Bhansali è un sogno potente che cambia colore in ogni pellicola. Guzaarish, nei toni del blu scuro, è in larga parte un mix di raffinata coreografia e di grande magia. Le inquadrature sono sensazionali, meravigliose (non la colonna sonora, composta dallo stesso Bhansali, ma è un male minore), però la loro perfezione allontana lo spettatore dall'interiorità dei personaggi. Dovremmo commuoverci per la vicenda narrata in Guzaarish, e questa distanza purtroppo non lo consente. Rimanere ipnotizzati dalla magnificenza del grande schermo non sempre è positivo: all'inizio si viene soverchiati, e alla fine si resta leggermente delusi. Ecco il problema di Guzaarish, che è, sotto altri aspetti, un buon film.
Mayank Shekhar, 19.11.10
Recensione integrale.

Diana **
Sanjay Leela Bhansali  ha le capacità e il talento per permettersi i progetti più ambiziosi. Guzaarish nelle intenzioni è un film difficile e delicato. Purtroppo questa volta a Bhansali non riesce l'incanto e toppa clamorosamente. 
Nonostante l'impatto estetico della pellicola sia come sempre alto, la sceneggiatura è sovrabbontante di elementi che più che aiutare a mettere a fuoco la storia, risultano dispersivi. I comprimari sono mal tratteggiati, marginali, a volte ridotti a caricature e in alcuni casi di troppo. Quello che manca è, invece, il giusto spazio per sviluppare i personaggi dei due protagonisti, per approfondirne le motivazioni. Le difficoltà di Ethan e  di Sophie, la complessità del loro rapporto  avrebbero potuto essere la forza del film. 
Bhansali invece di concentrare l'attenzione, di sondare con sensibilità l'ntimità di Ethan, di sottrarre, fa l'operazione opposta: aggiunge e aggiunge. Senza gusto, senza equilibrio, senza senso della misura e del ridicolo. Situazioni, trovate, elementi  spesso sono superflui fino a diventare fastidiosi. 
Il soggetto è svolto superficialmente, con l'aggravante che si tratta di un tema delicato, e con un eccesso di retorica che non permette allo spettatore di sentirsi emotivamente coinvolto. 
Siamo i primi ad essere sinceramente sconcertati e dispiaciuti ma è necessario ammettere che Bhansali ha scritto e diretto  con un gusto così grossolano che Guzaarish risulta spesso persino grottesco. Un film da dimenticare.

Il bello:
- La vitalità  innata dello sguardo e del sorriso di Roshan.
- L'eleganza e la devozione di
Aishwarya Rai, nonostante il discutibile look spagnoleggiante scelto per lei.


Il brutto:
- La scena finale del film che ne racchiude tutti i difetti.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

Ethan Mascarenhas - Hrithik Roshan
Sophie D'souza - Aishwarya Rai
Omar Siddiqui - Aditya Roy Kapur
Estella Francis - Monikangana Dutta
Devyani Dutta - Shernaz Patel
Father Samuel - Sanjay Lafont
Isabel Mascarenhas - Nafisa Ali
Dr. Nayak - Suhel Seth
Yasser Siddiqui - Ash Chandler
Nevile Dsouza - Makrand Deshpande

Regia di Sanjay Leela Bhansali

Sceneggiatura di Sanjay Leela Bhansali insieme a Bhavani Iyer

Musiche di Sanjay Leela Bhansali

Coreografie di Ashley Lobo (Aisha), Longines Fernandes (Jail) e Pony Verma (De Dana Dan)

Prodotto da Ronnie Screwvala e Sanjay Leela Bhansali

Distribuito da SLB Films e UTV Motion Pictures

Anno 2010

AWARDS

Di seguito i premi assegnati fino ad oggi a Guzaarish.

IIFA

- Best Cinematography - Sudeep Chatterji

STAR SCREEN AWARDS

- Miglior attrice non protagonista - Shernaaz Patel  
- Best Cinematography - Sudeep Chatterjee

APSARA FILM & TELEVISION PRODUCERS GUILD AWARDS

- Cinematic Excellence (Regia) - Sanjay Leela Bhansali
- Cinematic Excellence (Attore) - Hrithik Roshan
- Cinematic Excellence (Attrice)- Aishwarya Rai Bachchan
- Best Cinematography - Sudeep Chatterji
- Migliori Effetti Speciali - Prime Focus

ZEE CINE AWARDS

- Premio della Giuria per il Miglior Attore Protagonista - Hrithik Roshan
- Premio della Giuria per la Migliore Attrice Protagonista - Aishwarya Rai Bachchan
- Miglior Art Direction - Rajneesh Basu

STARDUST AWARDS

- Miglior Attore Drammatico - Hrithik Roshan

- Miglior Attrice Drammatica - Aishwarya Rai Bachchan
- New Musical Sensation - Uomo - Shail Hada - Tera Zikhr Hai
- New Musical Sensation - Donna - Vibhavari Joshi (Saiba)

GLOBAL INDIAN FILM & TELEVISION AWARDS

- Premio della Giuria come Miglior Attore Protagonista - Hrithik Roshan 


INTERNATIONAL INDIAN FILM ACADEMY AWARDS
 

- Best Cinematographer - Sudeep Chatterjee

Insieme a tanta gloria con Guzaarish Bhansali ha raccolto anche due  Kolden Kela, uno come peggior regista e un premio per il ricatto emotivo.

CURIOSITA'

- Il film è ambientato a Goa, ma è stato girato negli Studios di Mumbai.

- Per ottenere un aspetto più naturale e realistico Hrithik Roshan si è lasciato crescere una lunga barba e ha sospeso gli allenamenti, in modo che il suo fisico apparisse appesantito e meno definito.



- Sembra che una delle maggiori ispirazioni di Bhansali nella realizzazione di Guzaarish sia stata la cantante Lata Mangeshkar. Anche i due attori protagonisti, Hrithik Roshan e Aishwarya Rai Bachchan, sono stati scelti "per incarnare la bellezza fisica e spirituale della voce di Lata".(L'articolo originale.)


- La sceneggiatura di Guzaarish è stata richiesta dall'Academy of Motion Picture Arts & Sciences per essere inserita nella loro raccolta permanete.


Il sito ufficiale del film.

18 febbraio 2011

ACTION REPLAYY



Vipul Shah , dopo il divertente Namastey London , consolida la sua collaborazione con Akshay Kumar e gli  offre  un personaggio che è già il suo cavallo di battaglia,  il giovanotto impacciato a ripetizione da un sapiente Love Guru, qui inserito in un graziosissimo fotoromanzo comico e modaiolo. Akshay aveva già interpretato qualcosa di simile in Jaan e Mann nel 2006, al suo fianco non c’era il debuttante Aditya Roy Kapoor (dall’inconfodibile chioma ribelle), ma un ruggente e strampalato Salman Khan. Entrambi i film non hanno avuto successo. Entrambi avrebbero meritato di più.


TRAMA

Bunty (Aditya Roy Kapoor) è terrorizzato dal matrimonio e continua a tenere a distanza la sua bella fidanzata. Nel momento in cui incontriamo il padre Kishen (Akshay Kumar), uno sfigato senza speranze, e la madre Mala (Aishwarya Rai), un’irritante egocentrica, ed assistiamo per più di cinque minuti ai loro litigi il perché della sua titubanza ci sarà ben chiaro. La scena si sposta negli anni ’70, Bunty fugge indietro nel tempo e raggiunge Kishen e Mala ancora ragazzi in una patinata Mumbai Vintage, la sua missione è trasformare il loro odioso matrimonio combinato in un “very filmy” love marriage servendosi di ogni mezzo possibile. La rieducazione dei genitori nella loro adolescenza avrà effetti tremendamente benefici.


Vittima di una troppo veloce amnesia, Action Replayy è stato dimenticato in tempo record pur essendo un film godibilissimo, sembra che i buoni i film di Akshay Kumar non vengano mai premiati né dal pubblico né dalla critica mentre le sue commedie insensate producono in serie incassi da capogiro. Dieci anni dopo Khakee Akshay e Aishwarya tornano insieme sullo schermo, la coppia cinematografica del thriller di Rajkumar Santoshi diviene un abbinamento irresistibile in questa patinata commedia all’insegna dell’overacting più selvaggio. La sempre affascinante Bollywood Queen sfoggia un travolgente look da Mumtaz e la sua verve è un colorato soft drink, la diva , sempre più di diva, colei che può permettersi di camminare dieci metri sopra il livello della gente comune, è qui autoironica e simpatica come non mai, un mix gustoso di immagine, ritmo e bollicine.

Coerenza e realismo sono vocaboli sconosciuti . Il film si adagia comodamente nel limbo dell’inverosimile e si diverte da matti, la stessa Mumbai è sapientemente in cartongesso, molti degli scenari sono in computer grafica, anche le parrucche sono posticce, come le ciglia, le unghia finte.. dentiere (si anche quella c’è per non farsi mancare proprio niente) le auto giocattolo, i giardinetti di simil-erba, le minigonne in rayon, il makeup e le super-saturazioni di colore. Basta sedersi sul divano con la consapevolezza che le uniche cose autentiche sono gli orecchini di Aishwarya Rai e tutto il resto è delirio confezionato coi fiocchi. Action Replayy, variopinta girandola comica, diverte e intrattiene senza mezze misure e lo fa con stile, nella traboccante abbondanza di dettagli, stranezze ed esuberanze. La febbre degli anni ’70 contagia ancora e si conferma una piacevolissima epidemia.

Il mio giudizio sul film : *** 3/5


RECENSIONI:

THE TIMES OF INDIA ** / 2,5
In questo periodo a Bollywood il retrò è chic. Da un punto di vista stilistico Action Replayy si guarda con divertimento: Akshay Kumar e Aishwarya Rai riportano in auge il romanticismo del passato, ed anche il linguaggio funziona. Ma l'umorismo in AR non conduce da nessuna parte. Le gag non sono molto buffe, e il rapporto fra i due personaggi principali sconfina nel giovanilismo. Il film si ispira a Ritorno al futuro, ma ci voleva una sceneggiatura più intelligente. E l'uomo comune, un po' sciocco, interpretato da Akshay non colpisce più, semplicemente perchè è stato stravisto. La colonna sonora di Pritam è di media qualità, e include una sola hit: Zor Ka Jhatka.
Nikhat Kazmi, 04.11.10 (TESTO INTEGRALE)

HINDUSTAN TIMES ** / 2
Il primo tempo di Om Shanti Om di Farah Khan - un nostalgico, amabile sguardo sulla Bollywood degli anni settanta - ha ispirato parecchie pellicole successive. Om Shanti Om era in parte cinema e in parte caricatura, ed è stato il campione d'incassi del 2007. Action Replayy non è destinato a coloro che sono cresciuti in quel periodo, bensì a coloro che possono solo immaginare quel decennio con l'ausilio di film e moda. Quel tipo di nostalgia che non richiede realismo, ma fascinazione, evasione, zuccheroso intrattenimento. AR promette tutto questo però lo mantiene solo in piccole parti sparpagliate qua e là. E la colonna sonora è di terza classe. Akshay Kumar, la star indiana che lavora di più (con una media di quattro pellicole all'anno), è l'unico aspetto meritevole di AR, nel quale offre la migliore interpretazione della sua carriera, anche se questa affermazione ha poco significato considerando le scelte professionali dell'attore.
Mayank Shekhar, 04.11.10 (TESTO INTEGRALE)



ANNO: 2010

REGIA : Vipul Shah

CAST :

Akshay Kumar ……………… Kishen
Aishwarya Rai ………………. Mala
Aditya Roy Kapoor ……….. Bunty
Om Puri ……………………….. Rai Bahadur
Kirron Kher ………………. Bholi Devi
Rannvijay Singh ……………Kundalal
Neha Dhupia ……………… Mona
Sudeepa Singh ……………… Tanya
Randhir Kapoor …………. Prof. Anthony Gonsalves
Rajpal Yadav ……………… Bhiku


COLONNA SONORA : Pritam

PLAYBACK SINGERS :  Shreya Ghoshal, Richa Sharma, Daler Mehndi, Sunidhi Chahuan, Mika Singh, Suraj Jagan, Fracoise, Karthik, Antara Mitra, KK, Tulsi Kumar



QUALCOS'ALTRO: 

Zor Ka Jhatka  , la canzone più popolare di Action Replayy, è diventata il titolo della nuova trasmissione televisiva condotta dalla star Shahrukh Khan a partire da Febbraio 2011. Sito dello show.clicca qui.

Il personaggio interpretato da Randhir Kapoor si chiama Anthony Gonsalves in omaggio ad un celebre personaggio di Amitabh Bachchan nel film Amar Akbar Anthony

Vengono citati i film Murder e Ghajini, le star Kareena Kapoor, Katrina Kaif e Deepika Padukone. L'attrice Mallika Sherawat, protagonista dell' over-sensuale Murder viene nominata spesso ed è l'oggetto di un simpatico fraintendimento.

Nel set sono stati appese locandine pubblicitarie del controverso film Julie, uscito nel 1975 e oggetto di numerose critiche per i suoi contenuti audaci, l'attrice Neha Dhupia, presente anche in Action Replayy, ha interpretato un film omonimo nel 2004, anch'esso oggetto di controversie e censure.

Altri film famosi che propongono un revival anni '70 sono Om Shanti Om e Once upon a time in Mumbaai

22 agosto 2010

RAAVAN


Il prossimo 6 settembre Mani Ratnam sarà premiato alla 67ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Il giorno seguente verrà proiettato l'ultimo film di Ratnam, Raavan.

TRAMA

Beera Munda (Abhishek Bachchan) un fuorilegge di Lal Maati, nel nord dell'India, rapisce Ragini (Aishwarya Rai), la moglie del capo della polizia Dev Pratap Sharma (Chiyaan Vikram), scatenando una furiosa caccia all'uomo da parte dell'ispettore Sharma per salvare Ragini.

RECENSIONI

The Times of India ***1/2
Il punto di forza di Raavan è la sua opulenza visiva. La pellicola è davvero un lavoro artistico. Il montaggio lascia senza respiro, unito all'eccellente fotografia di Santosh Sivan e di Manikandan. Raavan è una tale sequenza di immagini mozzafiato che dimenticherete - e quasi perdonerete - il fatto che il primo tempo non ha una storia, ma è essenzialmente un lungo inseguimento. Il secondo tempo sembra seguire una trama, adeguatamente ornata di colpi di scena, e il film diventa anche viscerale. Ma ogni aspetto di Raavan sembra piegato all'esigenza di rendere la pellicola un'opera d'arte, inclusi musica, scene d'azione, fotografia, trucco. Si doveva però prestare un'attenzione maggiore alla narrazione. Quanto alle interpretazioni, Aishwarya Rai spicca ed è la vera protagonista. Vikram è l'eroe in qualche modo indefinito e messo da parte. Abshishek Bachchan è estremamente godibile, ma fallisce nello sviluppare il personaggio dell'anti-eroe: con qualche istrionismo in meno l'attore naturale che è in lui sarebbe affiorato in superficie. Le performance che ci ha regalato nei precedenti lavori di Mani Ratnam - Yuva e Guru - sono decisamente migliori. Raavan è una festa per i sensi: abbandonatevi.
Nikhat Kazmi, 17.06.10
La recensione integrale.

Hindustan Times *1/2
Tutto il film è rimasto nella mente del regista. La trama è esile. La visualizzazione non delude. Rahman ha composto un pastiche delle sue precedenti colonne sonore. I dialoghi sono stringati. Ratnam, oltre che un esteta, è uno dei pochi registi indiani mainstream, dotato di voce chiara (Yuva, Anjali), di orecchio per la trama (Guru, Nayakan) e di occhio per il contesto contemporaneo (Roja, Bombay, Dil Se). Li ha persi tutti e tre in una volta sola. Rivogliamo il nostro vecchio Mani!
Mayank Shekhar, 18.06.10
La recensione integrale.

Diana **
Film attesissimo, uscito con clamore lo scorso giugno che tuttavia ha deluso molto.
Raavan nelle intenzioni doveva essere una pellicola di grande effetto ma un regista apprezzato, un cast di star, una grande attenzione alla fotografia e alla colonna sonora non sono stati sufficienti. Ratnam sembra essersi dedicato molto all'impatto visivo ed emotivo del suo lavoro ma il livello della sceneggiatura e dei dialoghi è rimasto basso. I personaggi non sono studiati con cura: Beera e Dev Sharma mancano di spessore emotivo. Le gravi motivazioni di Beera sono sviluppate in modo semplicistico e Dev sembra spinto più dalla brama di vendetta che dall'angoscia e dal timore per le sorti dell'amata.
Raavan non è un buon film.
Facciamo lo stesso i nostri sinceri complimenti a Mani Ratnam per la sua imminente partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia e un grosso in bocca al lupo al regista per il suo prossimo progetto.
Nell'attesa consigliamo di riguardare Guru.

Il bello:
- L'ambientazione, la foresta umida e fosca.
- Aishwarya Rai. Ratnam ama le sue eroine spaventate ma combattive e Ragini è il personaggio meglio caratterizzato del film. Le inquadrature strette sul volto di Aish, i suoi occhi chiari e disperati, sono tra le poche cose buone della pellicola.
La Rai è l'unica che passa indenne attraverso il disastro Raavan e che, splendida come sempre, mantiene intatti controllo, grazia e fascino.

Il brutto:
- Il finale prevedibile.
- La recitazione caricaturale di Abhishek Bachchan. L'attore che si è spesso distinto grazie ad una certa naturalezza e sobrietà, qui pare irriconoscibile. Tutto il biasimo a Mani Ratnam che evidentemente non ha saputo tirare fuori il meglio da Abhishek, di cui ricordiamo le splendide e misurate performance in Naach, Kabhi Alvida Naa Kehna, Guru e Delhi-6.
-Il personaggio interpretato da Vikram è tratteggiato grossolanamente, risultando inconsistente, ottuso, dai modi rozzi e violenti, non in grado di suscitare alcuna empatia, tantomeno di indurre lo spettatore all'identificazione.
- Molte scene ed alcuni dialoghi risultano inverosimili fino al cattivo gusto: incomprensibile ed imperdonabile, soprattutto da parte di un regista come Mani Ratnam.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Beera Munda - Abhishek Bachchan
Ragini Sharma - Aishwarya Rai
Dev Pratap Sharma - Chiyaan Vikram
Sanjeevani Kumar - Govinda
DSP Hemant Pratap - Nikhil Dwivedi
Jamuni - Priyamani

Scritto da Mani Ratnam e Vijay Krishna Acharya

Diretto da Mani Ratnam

Prodotto da Mani Ratnam, Sharada Trilok e Shaad Ali

Musiche: A. R. Rahman
Parole: Gulzar (Ishqiya)

Coreografie: Astad Deboo, Brinda (Guru), Ganesh Acharya (De Dana Dan) e Shobhana

Distribuito da Reliance Big Pictures e T-Series

Anno 2010

CURIOSITA'

- Contemporaneamente al film in Hindi, Ratnam ha girato una versione Tamil di Raavan dal titolo Raavanan, che sarà anch'essa presentato a Venezia, in cui Beera è interpretato da Vikram.
- Pare che la trama del film sia ispirata al Ramayana (i giornali hanno fatto riferimento ad un "moderno Ramayana") e alla vita di Kobad Ghandy, attivista naxalita.
- Priyamani, affermata attrice di film Tamil, Telegu e Malayalam che con Raavan ha fatto il suo debutto nel cinema Hindi, è la cugina di Vidya Balan.

Il sito ufficiale del film

Tutte le pellicole indiane in calendario alla 67ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia