03 agosto 2010

SHOLAY




La veloce etichetta di “curry western” sta stretta e scomoda come lo sarebbe un pesce rosso finito nella busta del luna park. Sholay è potenzialmente un evento miracoloso, un fenomeno che semplicemente “accade”, una coincidenza per la quale ogni personaggio coinvolto nella realizzazione è riuscito in questo contesto a tirar fuori il suo meglio, ciascun artista può impegnarsi al massimo di fronte ad un progetto interessante ma nessuno possiede la facoltà di prevedere in quale momento della propria carriera vedrà dinanzi la sua opera più grande. Ramesh Sippy, il regista, dichiarò di non essere mai stato troppo sicuro del suo lavoro e di non aver mai intuito di star dando vita a una leggenda. Chissà se lo ha pensato sul serio, forse si, anche solo un minimo cambiamento nel cast avrebbe variato l‘armonia di un perfetto film, che probabilmente non è solo il frutto di sagge intuizioni e talenti ma anche dell’ inspiegabile confluire di fortunate casualità.


TRAMA
Jai e Veeru (Amitabh Bachchan e Dharmendra) , due adorabili mercenari legati da una profonda amicizia, vengono ingaggiati da un ex ufficiale di polizia (Sanjeev Kumar) per dare la caccia a Gabbar Singh (Amjad Khan) , uno spietato bandito che semina il panico tra la sua gente . Nonostante il desiderio di liberare il villaggio dalla morsa di Gabbar resta in ombra il motivo per cui un gentiluomo come Thakur aspetti con ansia un faccia a faccia con il fuorilegge, e come mai abbia chiesto ai due di consegnarlo vivo nelle sue mani. Veeru corteggia allegramente la vivacissima Basanti (Hema Malini) mentre Jai istaura uno strano rapporto di rispettosa confidenza con la vedova Radha (Jaya Bhaduri), per niente intimoriti dalle minacce del bandito Jai e Veeru continuano a respingere i suoi attacchi e guadagnano l’appoggio della popolazione che riscopre la voglia di lottare e li acclama come eroi.


La sua atmosfera ricorda indubbiamente alcuni western movies di Sergio Leone, ma non fatevi ingannare, Sholay è la quintessenza del cinema indiano: valori, sinergia di vibrazioni, dramma che si alterna a momenti d’ intrattenimento, amore silenzioso e spirituale, ansia di riscatto, vendetta, canzoni, colori, musica, contrasti, coraggio e dialoghi che si fissano nella mente come potenti filastrocche o trafiggono come una scarica di frecce avvelenate.
La storia si svela attraverso costanti flashback e interessanti catene narrative, il vero protagonista, lo spietato Gabbar Singh, appare per la prima volta dopo oltre un’ora di film e il suo ingresso sulla scena è a plateale e imperdibile. Il villain “più villain” della storia del cinema indiano è così ben delineato da suscitare contrastanti reazioni di simpatia, (più tardi Shekar Kapoor riuscirà a ricreare un effetto simile con il suo Mogambo in Mr India) malvagio fino al midollo, sadico e dalla risata isterica, le sue battute cadono perfettamente l’una sull’altra tra azioni grottesche e reazioni infantili.
Ma Sholay è soprattutto il film dell’amicizia e sull’amicizia, esemplificata sullo scena dalla pazza corsa in sidecar. Nella prima parte del film Jai e Veeru appaiono una cosa sola e il loro rapporto indissolubile è rappresentato simbolicamente nella canzone “Yeh Dosti”, dove si reggono l’uno sulle spalle dell’altro, trovando l’equilibrio per sostenersi a vicenda senza lasciarsi andare; dalla seconda parte, i due iniziano a vivere alcuni spazi di intervallo, Veeru cerca la sua privacy per conquistare Basanti mentre Jai si apparta nei suoi pensieri. Amitabh Bachchan e Dharmendra scoprono un’ irripetibile e perfetta interazione, difficile dire se sia il tenebroso Jai , dall’humor elegante, o lo scapestrato ubriacone Veeru a catturare per primo il cuore del pubblico.

Se Jai e Veeru veicolano lo svolgimento della storia Thakur traccia le linee della sua filosofia. Ma quale è il messaggio? La volontà di superare la passività alla tirannia o il sacrificio personale per la felicità di chi sia ama? E’ la ricerca di una vendetta o di una seconda possibilità? Magari è l’emergere di un senso di responsabilità verso gli altri secondo il quale la parola data e la fiducia riposta divengono un contratto per la vita.
Drammatico, avvincente, ricco di contenuti e scene potenti, ma anche leggero e spassoso, Sholay è uno strano esperimento che ha luogo in un’esotica location da film di frontiera americano. Il villaggio è un microcosmo in cui coesistono il tempio e la moschea e i ritmi di vita sono scanditi da ricorrenze e celebrazioni. Il treno, con le immagini del quale il film si apre e si chiude, è il punto di collegamento tra il villaggio, nascosto tra le aride colline, e la città, dalla quale provengono i protagonisti.
La telecamera segue ansimante il galoppo dei cavalli e spazia in desolate riprese panoramiche, l’uso del fermo immagine nel momento in cui viene colpito a morte ciascun membro della famiglia di Thakur moltiplica per cento l’impatto della scena, il vento rimuove indecoroso il telo dai corpi dei defunti scoprendo allo sguardo terrorizzato dell’ufficiale i volti delle vittime di Gabbar Singh. Nuvole di colore nella gioiosa festa di Holi, passione e melodramma in “Jab tak hai jaan” il tentativo di Basanti di salvare il suo amato con una danza senza fine sotto il sole cocente, fino all’item song di Helen, conturbante ballerina nell’accampamento gitano in “Mehbooba Mehbooba” , e poi inseguimenti, rappresaglie, fino agli sguardi silenziosi tra Jai e Radha, l’amore inconfessato scandito dal suono dell’armonica e dalla luce delle lanterne, spente una ad una secondo un lento e suggestivo rituale notturno.

Sholay = Fiamme. Il titolo dice tutto in una parola.
Il film è un costante incendio e l’attenzione del pubblico diviene magma incandescente. Sholay è’ il fuoco delle esplosioni, della polvere da sparo o della pira funebre, del falò accesso dai gitani, ma soprattutto le fiamme che gridano negli occhi di Sanjeev Kumar , misteriosamente avvolto nel suo manto grigio, dalla voce pacata ma dentro ardente di rabbia. La rabbia inconsolabile di chi giunge a punto di non ritorno.

Il mio giudizio sul film : ***** 5 / 5


ANNO : 1975

REGIA : Ramesh Sippy

CAST:
Amitabh Bachchan……… Jai
Dharmendra………………. Veeru
Sanjeev Kumar……………. Thakur
Hema Malini…………………. Basanti
Jaya Bhaduri………………… Radha
Amjad Khan…………………… Gabbar Singh
Satyen Kappu……………………. Ramlal
A.K. Kangal……………………….. Imam
Sachin……………………………..Ahmed
Jagdeep………………………… Soorma Bhopali
Asrani……………………………….. il carceriere
Mac Mohan…………………. Sambha
Viju Khote…………………….. Kaalia
Helen………………………….ballerina gitana


COLONNA SONORA: R.D. Burman (musica) , Anand Bakshi (testi)

PLAYBACK SINGERS: Manna Dey, Kishore Kumar, Lata Mangeshkar, Rahul Dev Burman



CURIOSITA’, GOSSIP, TRIVIA, INFORMAZIONI :


La storia di Sholay fu scritta dagli sceneggiatori Salim Khan e Javed Akhtar, meglio noti come Salim / Javed autori anche di alcuni cult movies come Don, Zanjeer e Deewaar

Mi ripeterò aggiungendo che i dialoghi sono uno dei suoi più evidenti punti di forza, tanto che vennero commercializzati dischi in vinile con le più celebri battute del film. Tra le frasi più popolari : “Kitne aadmi thei / quanti uomini erano?” , “tumhara naam kya hai Basanti? / quale è il tuo nome Basanti?”, "Jo darr gaya, samjho marr gaya / se hai paura è come se fossi già morto", “Kynke mujhe befuzool bast karne ki aadat to hai nahin / non ho l’abitudine di parlare a vanvera” , "Tera kya hoga Kaliya? / adesso che ti succederà Kaliya?" , "Hum Agrenzo ke zamane ke jailor hain! / sono un carceriere dai tempi degli inglesi!"

Amjad Khan nel ruolo Gabbar Singh era al suo debutto cinematografico, il più celebre villain di tutti i tempi fu copiato e preso d’ispirazione in moltissimi altri film, spesso ri-interpretato dallo stesso attore (come in Ram Balram che vede sempre protagonista la coppia Amitabh Bachchan / Dharmendra). Il personaggio di Gabbar Singh è stato modellato su un reale evento di cronaca, pare infatti che negli anni ’50 un bandito con lo stesso nome terrorizzasse i villaggi nei pressi di Gwalior, la stessa figura appare anche in un racconto scritto dal padre di Jaya, lo scrittore Tarun Kumar Bhaduri.

Il set naturale è l’arido paesaggio di Ramanagaram, nei pressi di Bangalore (Karnataka), oggi diventato un luogo d’interesse turistico e ribattezzato “Sippynagar” o “Sholay rocks”.

Satrughan Sinha fu la prima scelta per il ruolo di Jai, successivamente Amitabh Bachchan mostrò interesse al personaggio e convinse Ramesh Sippy a sostituire Sinha con lui. Danny Danzongpa che doveva interpretare Gabbar Singh a causa di una sovrapposizione di date dovette rifiutare il ruolo, si trovava in Afghanistan per Dharmatma di Feroz Khan.

Durante le riprese del film Jaya era incinta della sua primogenita Shweta, Dharmendra e Hema Malini si sono sposati nel 1980, alcune indiscrezioni svelano che Sanjeev Kumar avesse chiesto ad Hema Malini di sposarlo poco prima che iniziassero a girare, sembra che sia questo il motivo per cui i due non appaiono insieme in nessuna scena.

L’attore comico Jangdeep sulla scia del successo del suo personaggio in Sholay interpretò un film intitolato proprio Soorma Bhopali (1988) nel quale Amitabh Bachchan e Dharmendra avevano un piccolo ruolo.

“Aa shuru hota hai phir” è una canzone qawali inizialmente prevista nella prima stesura del film ma tagliata via dal progetto finale.

Mera Gaon mera Desh (1971) , precursore di Sholay, con Dharmendra e Asha Parekh è considerato il primo film indiano ispirato al genere western.

Nel 2007 Ram Gopal Varma ha diretto un suo personale remake dal titolo Aag, con Ajay Devgan , la star malayamal Mohanlal e Amitabh Bachchan, questa volta nel ruolo del bandito. Performers nell’item song “Mehbooba Mehbooba” Urmila Matondkar e Abhishek Bachchan.

La censura puntò il dito contro l’originale finale di Sholay in cui Gabbar Singh veniva ucciso, non si poteva mostrare la gente del villaggio che rifiuta le istituzioni per farsi giustizia da sola, così Sippy dovette riaggiustare l’ultima scena e cambiare la conclusione.

Il record di permanenza nelle sale è rimasto imbattuto per oltre 25 anni, fino all’arrivo di Dilwale Dulhania le Jayenge.

Il 1975 fu particolarmente fortunato per l’industria cinematografica indiana, molti film interessanti vennero distribuiti contemporaneamente a Sholay : Chupke Chupke e Mili di Hrishikesh Mukherjee, il controverso Julie, il tenero Chhoti si baat di Basu Chatterjee . Rishi e Neetu Singh frizzanti love birds rivoluzionano le mode in Khel Khel Mein mentre Yash Chopra firma il suo capolavoro Deewaar, Feroz Khan dirige Dharmatma e Gulzar è contemporaneamente impegnato alla tagliente sceneggiatura di Faraar e alla direzione del romantico Mausam e di Aandhi dramma politico / familiare con una sbalorditiva Suchitra Sen.

Si trovano innumerevoli, anzi incontabili, riferimenti a Sholay nei film più svariati. Tra cui: Dhoom 2, Baazigar, Dostana, Lage Raho Munna Bhai, , Andaz Apna Apna, Hum apke hain koun, , Jodi N.1, Bluffmaster, Jhonny Gaddar, Main hoon na, Luck by Chance, Main khiladi tu anari, 3 idiots e il recente Love Sex aur Dhokha.

Per saperne di piu leggete il libro di Anupama Chopra Sholay - the making of a classic, pubblicato nel 2000 da Penguin Books India.

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