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24 settembre 2021

SANDEEP AUR PINKY FARAAR


I thriller realizzati con cura e attenzione ai dettagli sono rari. Sandeep Aur Pinky Faraar rientra in questa categoria: è ben scritto, ben interpretato, superbamente diretto. La sceneggiatura è compatta e intriga, la tensione è costruita con mestiere. Non mancano passi falsi - o sul ciglio di esserlo -, corretti da una regia di altissimo livello. Il ritmo non è sempre rapido, ma la trama imprevedibile e la narrazione sostenuta compensano.
I personaggi sono interessanti, e non solo i principali: non vi è il tempo per approfondirne le psicologie - il genere non lo richiede -, eppure funzionano, sono credibili (con l'esclusione dell'edulcorato Munna), e, malgrado l'etica e i comportamenti discutibili, ti appassioni alle loro vicende. Quasi tutti hanno a disposizione scene e battute adeguate, e non si limitano allo sfondo.
Qualche minuzia stilistica o tecnica è ricorrente: il rosa, nomignolo per uno dei personaggi iniziali, bizzarro soprannome del protagonista maschile, squillante colore da indossare per salvarsi la pelle. In contrasto, una luna livida, notturna, che si incunea fra nubi cupe e minacciose. La borsa costosa di Sandy, a cui la donna resta aggrappata per non perdere la propria identità.

Parineeti Chopra regala una performance misurata, a tratti emozionante. La sua Sandy è il perno della storia, è lei che conduce il gioco, che decide tempi e modi per svelare l'intrigo a Pinky e a noi spettatori, e che sperimenta un'evoluzione interiore. Arjun Kapoor (Pinky) è la spalla perfetta. Scorro la sua filmografia e scopro di averlo forse sottovalutato: nel corso di una breve - per gli standard indiani - carriera, Arjun ha selezionato un discreto numero di pellicole e ruoli corposi. Pinky è introverso, violento, bugiardo. La sua è una formazione recalcitrante e più lenta. Ottimi gli attori di supporto, in particolare i deliziosi Raghubir Yadav e Neena Gupta.

SAPF è uno dei lavori meglio riusciti di Dibakar Banerjee, una pellicola di intrattenimento che scardina qualche luogo comune. Sandy è un'eroina negativa che si ribella a modo suo al maschilismo imperante, che gioca sporco (ed eccelle) sullo stesso terreno dei personaggi maschili, che ribatte colpo su colpo (anche fisicamente), [spoiler] la cui gravidanza detta le regole, e il cui aborto spontaneo chiude il cerchio del suo percorso formativo. Sandy è la figura più intelligente del gruppo, è manipolatrice, avida, egoista. Nessun personaggio maschile ne esce bene (tranne Munna, che però paga il prezzo di una scrittura modesta), nemmeno l'enigmatico Pinky. Nessuna storia d'amore vede la luce, e non se ne sente la necessità.

TRAMA

Sandy è una donna di successo e priva di scrupoli. Pinky è un poliziotto sospeso dal servizio. Sandy ha un appuntamento a cena con l'uomo che - forse - ama, ma è Pinky a presentarsi, con l'incarico di condurla via. Nel modo più imprevedibile e violento, partono una caccia e una fuga, e solo uno dei due protagonisti ne conosce la causa.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'inizio fulminante, che si intreccia in modo geniale alla storia principale.

RECENSIONI

Film Companion:
'We’ve seen it a hundred times before. Urgent city woman finds herself on the run with a grumpy stranger. (...) It’s them against the world. (...) After early missteps, they start to understand each other. Their unusual partnership finds a language. In the hands of most filmmakers, this is a narrative template - chalk and cheese escape, lie, run, grow, experience and eventually love together. Romance and comedy co-exist. Drama and thrills co-inhabit. Every scene exists to inform the progression of this narrative; the surroundings and changing landscapes are ornamental. But Dibakar Banerjee is not most filmmakers. In his hands, the film itself is incidental. Every other scene chances upon a world that’s already in motion. Each moment is visually designed to remind us that no journey exists in isolation - there are people doing things, places being busy, lives being led, jobs being done. In Sandeep Aur Pinky Faraar, even scenes of exposition are framed as part of a larger universe. (...) It reminds the viewer that films, too, form the background of other ongoing stories and spaces - the only difference is that the camera happens to be on certain people in certain circumstances, and not on others. (...) This also explains the memorable opening sequence. (...) This interplay of perspectives triggers a cinematic language that filters through the rest of the film - and one that has long defined Dibakar Banerjee movies. (...) No other director in modern Hindi cinema implies so much - information, context, psychology - with so little. (...) As a result, the writing of Sandeep Aur Pinky Faraar earns the freedom to eschew genre motifs like pace, suspense and slickness. It doesn’t move as fast as one might expect a cross-country “chase” to. It’s not as entertaining to watch either, because it resists the careful orchestration of the movies. (...) Nothing is smooth, which is why the story takes its time to marinate in the uncertainties of its people. Coming to terms with their status as fugitives is an uphill struggle, and it’s to the creators’ credit that they aren’t exactly role models. (...) The performances suit the bleak pragmatism of the narrative. (...) We know that Arjun Kapoor has limitations, but it’s usually up to the directors to envision him in a role that can weaponize these flaws. Banerjee manages to justify the incessant poker-face on most occasions, because Pinky is presented as a man who is too used to being a victim. But it’s Parineeti Chopra who stands out. (...) She is uncharacteristically restrained, especially in conveying the subtext of Sandeep. For instance, more than once, we see her brutally assaulted by a man. But her reaction - where she somehow collects herself faster than most girls might - suggests that she may have been a victim of violence before. These little things matter, and Chopra elevates a character that can’t afford to be arrogant or gimmicky just because the people she encounters are of a different social class. Kapoor and Chopra’s third collaboration (...) goes to show that perhaps actors can only be as good as their directors allow them to be. It helps that someone like Dibakar Banerjee doesn’t film humans too differently from the way he films places. If one is in motion, the other automatically appears to move. Consequently, the two combine to make Sandeep Aur Pinky Faraar defy the slice-of-life-comedy sound of its title. It’s more of a road movie. But not in the strictest sense of the term. A road, after all, is a painstakingly crafted link between two destinations. Our eyes may always be on the road, but life accumulates on both sides - beyond the field of view'.
Rahul Desai, 19.03.21

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: regia, sceneggiatura, cast.
Punto debole: qualche aspetto nella trama e nella sceneggiatura: mal costruita la vicenda del tentato suicidio di Munna, inspiegabile la collaborazione del padre di Munna dopo il tradimento, fuori posto il nitore e la serenità della scena finale.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Parineeti Chopra - Sandeep (Sandy)
* Arjun Kapoor - Satyendra (Pinky)
* Jaideep Ahlawat - Tyagi, il superiore di Satinder
* Neena Gupta - la signora che ospita Sandy e Pinky
* Raghubir Yadav - il marito della signora
* Rahul Kumar - Munna, amico di Pinky

Regia: Dibakar Banerjee
Sceneggiatura: Dibakar Banerjee, Varun Grover
Colonna sonora: Anu Malik
Traduzione del titolo: Sandeep e Pinky in fuga
Anno: 2021

RASSEGNA STAMPA

* Why a film like SAPF can't be shot during the pandemic!, Mid-Day, 17.03.21. Dibakar Banerjee dichiara: 'I am so happy that in the middle of COVID, I am releasing one of my films which captures the outside so much. It’s all about the outdoors, the roads of Delhi, the hills of Uttarakhand, the buses, the train stations, so you are really outside and you are with people, the texture, the locations, the mountains, the hills, the bus stations, the Gurgaon highways. (...) I am so happy that the film is releasing right now because when we see this it’s like something that we can’t show right now, something that we can’t shoot right now. It’s like glimpses of what was pre-COVID. It is such an amazing glimpse and such a nice sort of historical moment. It’s a very, very pre-COVID film. (...) No one looks pretty when your life is being choked out of you. (...) There are many in India who know how this feels. But not Parineeti and Arjun. I had to figure a way of making them angry, bewildered and scared and alien to each other which is why I had to bar them from meeting each other socially till they met for the first time on the sets in character'.

CURIOSITÀ

* Dibakar Banerjee ha anche prodotto il film, firmato il commento musicale e collaborato alla stesura dei testi delle canzoni. Banerjee ha imposto ai due attori protagonisti - grandi amici nella vita - di non interagire fra loro al di fuori delle riprese.
* Riferimenti al cinema indiano: Salman Khan e il suo celebre braccialetto, Hrithik Roshan, Jab We Met, Dabangg.
* Film che trattano lo stesso tema: NH10 è un buon thriller on the road con protagonista femminile.

GOSSIP & VELENI

* Parineeti Chopra è la cugina di Priyanka Chopra.

06 giugno 2010

LOVE SEX AUR DHOKHA


Love Sex Aur Dhokha prosegue la sperimentazione nel solco di Dev D e di Kaminey andando decisamente oltre: tocca un argomento scabroso, mostra solo volti nuovi e utilizza disorientanti tecniche di ripresa. La critica indiana, all'unanimità, lo ha accolto con toni entusiastici. La trama è suddivisa in tre parti, collegate fra loro da un tenue legame che riunisce tutti i personaggi in un'unica brevissima scena, e da un interessante filo tematico: la voracità di scandali a sfondo sessuale da parte di lettori, spettatori, utenti della rete, e il ruolo giocato dalla diffusa tecnologia digitale, che consente non solo di guardare ma anche di produrre filmati non professionali e di condividerli. Gli sceneggiatori non si limitano a rappresentare dei casi di cronaca nera: li umanizzano indagando su quanto è avvenuto prima. Le tre esemplari vicende sono narrate con partecipazione emotiva ma senza moralismo o retorica.

Love Sex Aur Dhokha è probabilmente la prima pellicola realizzata in India con l'ausilio di sole videocamere digitali amatoriali, telecamere a circuito chiuso e micro camere spia. Soprattutto nel secondo episodio, questo espediente è fortemente spersonalizzante. Si nutre davvero l'impressione di guardare, anzi, di spiare ciò che la telecamera fissa ha casualmente colto e non ciò che il regista intende mostrarci. In LSAD forma e sostanza sono strettamente intrecciate: impossibile rendere vivo sullo schermo l'argomento trattato dal film con sistemi cinematografici tradizionali ed ottenere lo stesso dirompente effetto. La forma è del tutto funzionale al messaggio da trasmettere. Gli attori si trasformano in cine-operatori riprendendosi fra loro in una pellicola che esplora come la tecnologia digitale ha cambiato il nostro mondo, pellicola realizzata con la stessa tecnologia su cui intende investigare. Originale e insolito. E' riscontrabile qualche analogia con l'intrigante Sesso, bugie e videotape di Soderbergh, anche se con LSAD forse per la prima volta un film hindi supera in innovazione e creatività il modello occidentale a cui si ispira.

Non lasciatevi ingannare dal buffo spot iniziale o dal primo episodio, una sorta di affettuosa parodia del celeberrimo Dilwale Dulhania Le Jayenge (diretto nel 1995 da Aditya Chopra, con Shah Rukh Khan e Kajol) girata con finto dilettantismo: Love Sex Aur Dhokha raggela e trafigge gli spettatori. Non siamo noi a commettere crimini come quelli narrati nella pellicola, ma il nostro voyeurismo in qualche modo ci rende complici. LSAD ci mette a disagio. Ci fa sentire sporchi. Non è un film di cui ci si innamora ma di sicuro non si dimentica. Standing ovation per il regista e sceneggiatore Dibakar Banerjee per l'idea geniale, per la realizzazione scabra ma efficace, per il coraggio di accusare lo spettatore colto in flagrante nell'atto stesso di spiare quanto accade sullo schermo. Un applauso anche al cast: tutti volti nuovi, rubati al teatro o esordienti assoluti, tutti freschi e convincenti.

TRAMA

Nel primo episodio Rahul (Anshuman Jha), studente di cinema, tenta di realizzare un casalingo remake del film che adora, Dilwale Dulhania Le Jayenge. Ma cosa succede se il nostro aspirante regista si innamora di Shruti (Shruti), l'attrice protagonista, che è promessa ad un altro? Nel secondo episodio le telecamere fisse di un mini-market registrano le vicende di Adarsh (Raj Kumar Yadav), un commesso strozzato dai debiti, e di Rashmi (Neha Chauhan), la sua ingenua vittima. Nel terzo episodio Prabhat (Amit Sial), giornalista di cronaca nera, salva una sconosciuta, Naina (Arya Devdutta), dal suicidio, ed insieme organizzano una vendetta ai danni del cantante pop Loki Local (Herry Tangri).

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'inaspettato finale del primo episodio. Resta addosso per giorni come un'ombra malsana.

RECENSIONI

The Times of India: ***1/2
Se volete qualcosa di nuovo guardate LSAD, perchè non offre nulla che abbiate già visto in un film desi. Ma attenzione: la pellicola di Dibakar Banerjee dev'essere assaporata lasciando cadere tutte le vostre vecchie certezze su ciò che il cinema commerciale debba o non debba essere. E' necessaria una nuova visione per capire come una stirpe di professionisti giovani e intelligenti siano determinati a spingersi sino ai limiti estremi della tradizione bollywoodiana, e ideare un linguaggio audace e completamente nuovo. A differenza degli altri, questi infaticabili cineasti credono che la creatività non sia solo una questione di profitti. C'è un intero nuovo mondo che si estende oltre il sentiero già battuto. La domanda è: lasciamo che questi creativi si addentrino in una terra di nessuno o dobbiamo insistere nel chiedere un prodotto commerciale? Un suggerimento: cosa ne dite di un gioco di equilibrismo fra il cinema d'intrattenimento e quello intelligente e innovativo, da guardare quando siete annoiati del bla-bla di Bollywood? LSAD, non solo osa mettere in scena il malcostume strillato dai titoli dei quotidiani indiani, ma si sforza anche di raccontarlo in modo differente. Come in Sesso, bugie e videotape di Soderbergh o nel più recente Paranormal activity, LSAD si avvale della videocamera portatile che diviene un personaggio integrante della storia: l'intera trama è narrata attraverso le sue riprese intime, sobbalzanti e irregolari. E il direttore della fotografia (Nikos Andritsakis) vi permette di essere sempre in prima fila, come dei veri voyeur-VIP. Anche da un punto di vista tematico il film è un martello. Troverete sfumature di tutti gli scandali di natura criminale, sentimentale o sessuale che abbiate seguito da vicino negli ultimi anni. Congratulazioni agli sceneggiatori (Dibakar Banerjee e Kanu Behl) per aver evitato ogni giudizio. La repulsione, il patetismo e l'ipocrisia della moralità della nostra classe media spillano con naturalezza, attraverso una narrazione misurata. L'altra innovazione di LSAD è il suo casting. Scritturare attori ancora allo stato grezzo ha dimostrato di essere un bonus per la pellicola e ha aggiunto una nota di realismo. Non aspettatevi un passatempo. Pensate oltre e guardate come Ekta Kapoor ha reinventato se stessa in qualità di produttrice del primo film sperimentale del cinema indiano contemporaneo.
Nikhat Kazmi, 18.03.10

Hindustan Times: ***1/2
LSAD offre attori che sembrano non esserlo e immagini ruvide, prive di ornamenti cinematografici. E' un film da dogma, il movimento culturale nato in Europa nella metà degli anni novanta, in risposta alla vacuità e all'artificiosità dei grossi successi commerciali hollywoodiani. Il danese Lars von Trier è tuttora il più raffinato esponente: il suo Dancer in the dark del 2000 dovrebbe essere incluso nella lista dei 50 film migliori di tutti i tempi. Ci sono molti altri esempi validi. In India ricordo il brillante Let's talk (2002) di Ram Madhvani, che ha segnato il debutto di Boman Irani. Ora aggiungo LSAD, nel quale tutto sembra reale e non solo una rappresentazione degli eventi. Le azioni e le emozioni più primitive sono catturate da una camera digitale portatile e da telecamere a circuito chiuso. LSAD rappresenta efficacemente il ventre molle dell'inquietante e prevenuta classe media indiana. L'arte tenta di rispecchiare l'umanità. Un film come questo lo fa senza nessuna delicatezza: il minimalismo nella recitazione, nelle riprese, nella direzione artistica si aggiunge all'angosciante premessa, e impartisce il colpo finale. Mi sono sentito abbastanza scosso. Se non fosse stato per il curriculum del regista (Khosla Ka Ghosla e Oye Lucky! Lucky Oye!), e per la coraggiosa e inusuale produttrice (Ekta Kapoor), LSAD non sarebbe stato distribuito con la stessa risonanza. E' idealmente quel genere di film che si scopre senza essere gravati da un carico di aspettative. Se qualsiasi pellicola bollywoodiana senza un protagonista danzereccio e canterino può fregiarsi di essere differente, allora LSAD, dal punto di vista dello spettatore, è sicuramente un esperimento.
Mayank Shekhar, 20.03.10

Cinema Hindi: ****1/2
Punto di forza: il messaggio, tagliente come un bisturi
Punto debole: -

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Anshuman Jha - Rahul
* Shruti - Shruti
* Raj Kumar Yadav - Adarsh
* Neha Chauhan - Rashmi
* Amit Sial - Prabhat
* Arya Devdutta - Naina
* Herry Tangri - Loki Local

Regia: Dibakar Banerjee
Sceneggiatura: Dibakar Banerjee e Kanu Behl (assistente alla regia in Oye Lucky! Lucky Oye!)
Colonna sonora: composta da Sneha Khanwalkar (Oye Lucky! Lucky Oye!), si fa apprezzare per il trascinante brano Love Sex Aur Dhokha, e per il divertente Mohabbat Bollywood Style. I testi delle canzoni sono firmati da Dibakar Banerjee e da Kanu Behl.
Fotografia: Nikos Andritsakis
Montaggio: Namrata Rao (Ishqiya)
Traduzione del titolo: dhokha significa tradimento; aur è la congiunzione e
Anno: 2010
Awards (aggiornamento del 02.03.11):
* Filmfare (selezione): miglior montaggio, R.D. Burman music award per il compositore più promettente (Sneha Khanwalkar).
Sito ufficiale

RASSEGNA STAMPA/VIDEO

* 13.10.09, The Telegraph: intervista a Dibakar Banerjee
* 18.12.09, The Times of India: dichiarazioni di Dibakar Banerjee
* 21.12.09, Indian Express: intervista a Dibakar Banerjee
* 25.12.09, Hindustan Times: divertente articolo che riporta le reazioni dell'attonita produttrice, Ekta Kapoor, alla visione di LSAD, e le rassicurazioni di Banerjee
* 29.12.09, India Today: dichiarazioni di Dibakar Banerjee
* 23.01.10, Hindustan Times: dichiarazioni di Dibakar Banerjee
* 07.02.10, Indian Express: lungo testo di Dibakar Banerjee sul tema dei film commerciali
* 13.02.10, The Times of India: intervista a Dibakar Banerjee
* 19.03.10, Hindustan Times: intervista ad Anshuman Jha
* 14 e 15.07.10, Bollywood Hungama: intervista a Dibakar Banerjee, prima e seconda parte
* 03.12.11, Brunch: intervista concessa da Ekta Kapoor. Un estratto: 'I met Dibakar (...) and he wanted to make a film that was somewhat commercial in nature but also experimental. He didn’t require a big budget, but he wanted a producer who would understand the storyline and not interfere too much with the creative aspect. He had done some good films earlier, but both Khosla Ka Ghosla and Oye Lucky! Lucky Oye! were modest in nature and appeal. With LSD, he wanted to push the envelope. We were happy to do that. So in a way, LSD was also a good start for me'.
* 19.03.20, Film Companion, Inside the chilling honour killing scene
* Bollywood Hungama: video della première
* Bollywood Hungama: intervista video a Dibakar Banerjee
* Bollywood Hungama: intervista video al cast
* Bollywood Hungama: intervista video a Ekta Kapoor

CURIOSITA'

* LSAD è stato proiettato al Filmfest Munchen 2010, al London Indian Film Festival 2010 e al Melbourne International Film Festival 2010 (aggiornamento del 24.11.10).
* Dibakar Banerjee ha conquistato due National Film Award con Khosla Ka Ghosla (miglior pellicola hindi) e con Oye Lucky! Lucky Oye! (best popular film).
* LSAD è stato pubblicizzato come la prima pellicola realizzata in India con tecnologia digitale, ma pare vi siano stati due precedenti: Urf Professor (2001) e Sankat City (2009) diretti da Pankaj Advani. Articolo di Hindustan Times.
* Il noto regista Karan Johar a proposito di LSAD scrive su The Times of India: 'LSAD non è il tipico film hindi. Tutto nella pellicola urla la propria individualità, dalla forma, al mezzo, al contenuto o a come il contenuto viene trattato. LSAD da un lato è faticoso da guardare, ma dall'altro è assolutamente coinvolgente e affascinante. Espone il ventre molle della nostra società e rispecchia i nostri pensieri più segreti e le nostre ossessioni. LSAD è lucido, seducente e coraggioso. E' sfrontato, non patinato, attuale. Non solo mostra la forza di Dibakar Banerjee come sceneggiatore, ma anche quanto il cinema possa essere innovativo. E' un progetto ambizioso non in termini finanziari o tecnici, bensì creativi. Film come LSAD, sostenuti da produttori scrupolosi e realizzati da registi che non scendono a compromessi, sono gli unici che possano promuovere l'evoluzione del cinema indiano'. Articolo originale
* Il manifesto di LSAD è il più originale visto negli ultimi anni, secondo solo a quello di Dev D.
* Let's talk, la pellicola citata dal critico di Hindustan Times, era stata inclusa all'ultimo momento nella programmazione della rassegna Namaste India allestita a Milano nel 2003. Il film tratta il tema dell'adulterio. La protagonista vorrebbe confessare al marito di aspettare un bambino non suo, e si immagina diversi scenari. Let's talk è sostanzialmente la rappresentazione di questi scenari. Ammetto che non ne ero rimasta particolarmente colpita. Lo avevo trovato ripetitivo, verboso ed esageratamente scarno. Ma con alcune sequenze scioccanti.
* Riferimenti a Bollywood: Shah Rukh Khan, Shahid Kapoor, Aditya Chopra, Dilwale Dulhania Le Jayenge.
* Riferimenti all'Italia: nel primo episodio vengono citati i marmi italiani.
* Film che trattano il tema degli scandali sessuali: Dev D e It's breaking news. Diverse pellicole contengono riferimenti a personalità dello spettacolo che chiedono favori sessuali in cambio di un ingaggio: innanzitutto Page 3, e poi Satya, Naach, eccetera. E non perdetevi la reazione dell'eroina di Badmaash Company.

GOSSIP & VELENI

* Per il soggetto di LSAD Banerjee si è ispirato al famigerato scandalo relativo ad un MMS a sfondo sessuale che nel 2004 aveva coinvolto gli allievi di una scuola pubblica a Delhi. La notizia era rimbalzata in tutto il Paese. Anurag Kashyap ne ha tratto spunto per il personaggio della prostituta in Dev D.
* Negli ultimi anni anche l'India ha registrato un'escalation del triste fenomeno. Nel 2004 alcune stazioni televisive trasmisero un video pornografico che ritraeva la modella Anara Gupta, allora diciottenne. La ragazza accusò un operatore televisivo, colpevole di averla violentata e poi costretta alla pornografia e alla prostituzione, in un giro che coinvolgeva anche uomini politici. In seguito Anara ritrasse le accuse. Più recentemente, nel 2009, un canale televisivo di Hyderabad ha diffuso un filmato che ritrae il noto politico Narayan Dutt Tiwari (84 anni) in compagnia di tre giovani donne in atteggiamento equivoco. Nel marzo 2010 una stazione televisiva tamil ha trasmesso un video simile al precedente nel quale si riconosce il maestro spirituale Swami Nithyananda. Il regista Ram Gopal Varma ha tratto spunto da questa vicenda per un progetto futuro, God & Sex, che esplora il potere in India dei cosiddetti santoni.
* Banerjee e la sua troupe hanno visionato decine di filmati dilettanteschi - sempre a sfondo sessuale - caricati in rete per studiarne inquadrature e angolazioni.
* Per la prima volta in un titolo di una pellicola hindi è citata la parola sex. Banerjee ha incontrato ostacoli da parte della rigorosa censura indiana, che ha preteso tagli di scene e moderazione nel linguaggio. Articolo di Mumbai Mirror.
* La produttrice Ekta Kapoor è la figlia di Jeetendra (Caravan). L'attore Tusshar Kapoor (Golmaal Returns) è suo fratello.
* Pare che Sneha Khanwalkar sia il quarto compositore di colonne sonore di sesso femminile nella storia del cinema hindi.

02 gennaio 2009

OYE LUCKY! LUCKY OYE!


Insolita commedia dal montaggio troppo lento. Ma è l'unico difetto.
Regia molto attenta ai dettagli, storia piacevole ambientata in una Delhi bella e sonnacchiosa, protagonista amabilissimo, cast azzeccato. Un film che con fragrante leggerezza ci ricorda quanto il desiderio di possedere sia un'infezione. Salutato con favore dalla critica, la pellicola è lontana anni-luce dagli stereotipi bollywoodiani.

Abhay Deol, somigliantissimo allo zio Dharmendra (una delle leggende del Cinema Hindi), è maturo in modo sorprendente, considerando la relativa giovane età e lo scarso numero di film all'attivo. Non convenzionalmente bello, è comunque pieno di fascino e di stile. Dalla recitazione sempre pulita e inappuntabile. Sfoggia con grande sicurezza una disinvoltura, una classe, un talento che non tarderanno molto, con la complicità di qualche film a maggiore budget, a confluire in un solido carisma. La stoffa non gli manca. Il carattere neppure. La critica lo esalta e lui ripaga generoso l'adorazione con interpretazioni che non fanno una grinza. Attore semplicemente inattaccabile.

Paresh Rawal è sfrenato e incontenibile: interpreta tre personaggi di cui due in modo stellare. In questa pellicola sfoggia il meglio di sè. Impagabile.
Tutto il cast è all'altezza del film, compreso il giovane esordiente Manjot Singh.

TRAMA

Lucky (Abhay Deol) diventa ladro da adolescente, non per velleità criminale ma per accompagnare la fidanzatina in moto al ristorante. Da adulto, al furto di professione accompagna quello più scanzonato ed irriverente di procacciamento personale. Nulla sfugge alla sua golosità: orsi di pelouche, fotografie incorniciate, biglietti augurali. Con gioia infantile, allunga la mano e prende. Sempre con un sorriso rivolto ai derubati. Sempre con un gesto d'affetto nei confronti dei poliziotti che lo inseguono, lo catturano, lo trattengono agli arresti, lo coccolano. E lo reinseguono quando, con estrema disinvoltura, Lucky evade.

RECENSIONI

The Times of India: ***1/2
'Dopo l'affascinante debutto con Khosla Ka Ghosla, il regista Dibakar Banerjee ritorna con la piacevole storia di un ladro che trasforma il furto in arte. La forza del film è nell'interpretazione degli attori, nell'umorismo elegante e nell'ambientazione realistica. Paresh Rawal si guarda sempre con piacere. Abhay Deol prova una volta di più che è lui il Deol che fa la differenza. Osservate la grazia da gentleman con cui porta a segno i suoi colpi e capirete perchè sta mettendo radici nel nuovo cinema.'
Nikhat Kazmi
Hindustan Times: ***1/2
'Verso la fine la regia perde vigore e la sceneggiatura diventa prevedibile. Paresh Rawal è straordinario. Abhay Deol sfoggia giubbetti in pelle finta e uno stile che in passato avrebbero creato qualche complesso ad Amitabh Bachchan. Questo attore conosce il fatto suo e rende giustizia ad un ruolo splendido.'
Khalid Mohamed

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: la compattezza regia/sceneggiatura/ruolo principale/interpretazioni
Punto debole: ritmo sonnolento che non rende giustizia ad una commedia così fresca e ben diretta

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhay Deol - Lucky
* Paresh Rawal - padre di Lucky/Gogi Arora/Dr. Handa
* Neetu Chandra - Sonal, fidanzata di Lucky
* Manu Rishi - Bangali, amico di Lucky
* Manjot Singh (al suo freschissimo debutto) - il giovane Lucky

Regia: Dibakar Banerjee

Soggetto e sceneggiatura: Urmi Juvekar e Dibakar Banerjee

Anno: 2008

Award: National Award per il miglior film d'intrattenimento (aggiornamento del 24 febbraio 2010)

Produzione: UTV Motion Pictures

Sito: http://www.oyelucky.com/, per 'occhiare' il giovane Deol ed innamorarsene perdutamente

CURIOSITA'

* L'attore Manu Rishi è responsabile della redazione dei dialoghi

GOSSIP&VELENI

* Caro Dharmendra, conduci i tuoi figli sul grattacielo più alto di Mumbai E BUTTALI DI SOTTO. In tuo nipote hai trovato il miglior erede che un attore possa desiderare

* La leggenda (smentita dal regista) narra che il film si ispiri alla storia veria di un famoso ladro indiano, tuttora recluso a Delhi, che pare abbia ispirato anche lo scadente 'Bunty Aur Babli', con Abhishek Bachchan e Rani Mukherjee. Le due pellicole non sono neppure da paragonare, così come i ruoli dei protagonisti