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02 maggio 2024

AMAR SINGH CHAMKILA


Imtiaz Ali è come rinato. Non è la prima volta che il regista racconta la vita di un musicista, né che si confronta con il passato, oltre che col presente, delle sue storie - tratto distintivo della sua filmografia -, ma in Amar Singh Chamkila Ali rasenta la perfezione. La sceneggiatura e la regia sono strutturate, mature. Geniale metodologia narrativa e originalissima raffigurazione del protagonista, o meglio, della cronologia non lineare delle sue vicende. ASC frantuma il corso del tempo per ricomporlo a suo piacimento, lo incrina, spalanca delle fenditure, con un andamento un po' avanti, un po' indietro. Ed è sempre Amar Singh. Bambino, ragazzo, giovane uomo. Nello stile tipico di Ali, ma qui più marcato; e la realtà irrompe nelle crepe, si mescola alla storia rappresentata sullo schermo, ci convive, per poi uscirne e ritornare e uscirne di nuovo. Anche l'animazione fa la sua parte, colorando l'avventura umana di Chamkila con sfumature di solennizzazione. La bravura e il mestiere di Ali stanno nel non creare confusione e nel mantenere chiarezza nell'esposizione.

La scelta dell'argomento - ASC è più che una semplice biografia -, è la strategia adottata da Ali per resistere ai tempi e per lanciare il suo messaggio di emancipazione della creatività da qualsiasi vincolo di censura o costrizione. Si accenna solo di sfuggita alla questione della discriminazione castale - del resto, non era il punto centrale della pellicola - però di certo non capita spesso che un prodotto hindi di intrattenimento ruoti intorno ad un eroe di casta bassa. Eroe, va detto, tutt'altro che immacolato: Chamkila è bigamo, non disdegna alcolici e fumo, non è vegetariano, non indossa il turbante, porta i capelli corti. Chamkila è padrone - o almeno ci prova - della sua vita. È determinato a costruirsi il futuro che desidera, ad essere ciò che desidera, ma anche ad essere se stesso, nel bene e nel male. ASC racconta la parabola, talvolta eccitante, talvolta tragica, di una passione, di un'ossessione: la musica è talmente imperativa nella personalità di Chamkila da sconfiggere persino l'istinto naturale primario di sopravvivenza, perché per Chamkila vivere senza musica, soprattutto senza condividerla con il suo pubblico, equivale a morire. Ali non esprime giudizi e non ci spinge a simpatizzare per Chamkila. Noi spettatori affrontiamo il film come il personaggio del poliziotto affronta la sua indagine. Anche noi in principio siamo indifferenti a quanto accaduto. Il poliziotto ascolta ciò che noi vediamo sullo schermo, e noi insieme a lui ci emozioniamo via via sempre più. 

Le figure femminili non hanno ampio spazio, però si ritagliano e conquistano un impeto insopprimibile di ribellione. Amarjot seduce, sposa, perdona e si tiene stretto l'uomo che ama. E, contro la sua famiglia e contro la morale corrente, canta i brani licenziosi scritti da lui. Le altre donne si impadroniscono della malizia di queste canzoni e si abbandonano ad una celebrazione del desiderio sessuale. 
L'interpretazione di Diljit Dosanjh è impeccabile, mai sopra le righe malgrado gli eccessi del personaggio. Penso ai suoi occhi, ai suoi sguardi, alle sue espressioni, ai sorrisi appena accennati. Una performance di cui andare fieri e un ulteriore fiore all'occhiello di una carriera - quella di musicista - già costellata di successi e riconoscimenti. 
Non amo particolarmente le biografie ma ho adorato ASC perché è una vera delizia, e lasciarselo scappare un delitto. ASC è, con Highway, il lavoro migliore di Imtiaz Ali. 

TRAMA

Amar Singh, stanco della vita da operaio, riesce ad infiltrarsi nel circuito musicale punjabi in qualità di suonatore e compositore. In occasione di un concerto, grazie al provvidenziale ritardo della star in cartellone, Amar debutta come cantante e gli viene affibbiato il soprannome di Chamkila. I suoi brani allegri e dai testi licenziosi conquistano immediatamente gli ascoltatori e scalano le classifiche. I concerti si susseguono a ritmo frenetico, le copie dei suoi dischi si vendono come il pane. La cantante Amarjot diventa la sua seconda moglie e condivide con lui questa magica avventura. Ma non tutti approvano lo stile di vita di Chamkila e gli argomenti, considerati scabrosi, delle canzoni. E il successo scatena l'invidia dei colleghi.

RECENSIONI

Mid-Day: *** ½
'This is a smartly edited film. (...) It’s hard to figure, though, how many more minutes should’ve been hacked, further, to arrive at a much tighter narrative still. That said, there’s something instantly meditative about the moments. (...) It’s also the naturally sweet, innocent [Diljit] Dosanjh, so seamlessly transferring his soul to an imagined star, Chamkila, a fellow-singer, he probably himself grew up idolising. Feels as authentic as it gets. (...) The subject matching the star. A.R. Rahman delivering music, that’s totally as per the script’s milieu/brief. Rather than a generic, multi-genre soundtrack. (...) And of course, [Imtiaz] Ali, co-writer (along with brother Sajid), and director - fully in control of the material - who’s similarly delved into vital questions of art vs artiste, fame and its pitfalls, within the phenomenal musical, Rockstar, (...) inspired by the Punjabi legend, Heer Ranjha. (...) Through the folk singer, Chamkila, known/derided for his vulgar lyrics - such a common motif of folk music, after all - Ali gathers a courageous voice to question, who defines obscenity, anyway? Apart from religious fanaticism and violence, the caste angle - although only briefly touched upon - lends Chamkila’s story an added layer. Dhani Ram, aka Amar Singh, aka Chamkila, belonged to the low/chamar caste. Something that must’ve permanently defined his position in a pind. Intense popularity, from sheer talent, helped him transcend his circumstances. The world is what it is. He learnt to be. And then they didn’t let him be. Honestly, I don’t know what to make of (...) Chamkila - whether to see him as (...) kinda iconoclast, or simply a chart-busting Bhojpuri, Lollyop singer, providing visceral joy to a willing public. I’m glad the film doesn’t influence you either way'. 
Mayank Shekhar, 14.04.24

Film Companion:
'Most Indian biopics are shackled by their relationship with history. Reverence becomes the default lens; stories are chosen to educate, not excavate. There is no room for opinion, and film-making is reduced to a medium of adulatory bullet points. In that sense, Amar Singh Chamkila is a rare cocktail of legend and legacy. The life of the slain Punjabi musician (...) is defined by the very language of opinion. (...) So it's fitting that the biopic about him is inventive, freewheeling and curious - constantly mining the connective tissue between not just art and artist, but also between the worlds that make and break them. (...) To its credit, the film sings in the past but speaks to the present. Chamkila's career (...) manages to offend all fractions of society. It reveals the hypocrisy of a people who thrive on private escapism and public virtue. Unlike the rest, he (...) creates from what he's seen (...) rather than what he aspires to see. His work remains a function of observation, not romanticisation. (...) The conflict is familiar: The politics of art is censored by the religions of intolerance. (...) That is the essence of ASC. It reclaims the words from the headline. And it grieves the death of not a person, but a place and time; it laments for a world that watched and wondered. The film isn't a whodunit. It is a ghost story - and it haunts a culture that continues to shoot the messenger'.
Rahul Desai, 12.04.24

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: l'originalità nell'esposizione, la regia, la sceneggiatura, l'interpretazione di Diljit Dosanjh.
Punto debole: -

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Diljit Dosanjh - Amar Singh detto Chamkila, cantautore
* Parineeti Chopra - Amarjot, cantante, seconda moglie di Chamkila
* Anjum Batra - Tikki, musicista del gruppo di Chamkila

Regia: Imtiaz Ali
Sceneggiatura: Imtiaz Ali, Sajid Ali (fratello di Imtiaz)
Colonna sonora: nel film sono inclusi alcuni famosi brani punjabi di Chamkila, cantati o da lui, o da Diljit (e Parineeti) e registrati dal vivo durante le riprese. La colonna sonora originale (principalmente hindi) è composta da A.R. Rahman. Chamkila non ha scritto canzoni di argomento personale che descrivessero la sua vita, le sue relazioni, i suoi sentimenti; la colonna sonora prova quindi a colmare questa lacuna.
Fotografia: Sylvester Fonseca
Montaggio: Aarti Bajaj
Traduzione del titolo: chamkila (punjabi) significa brillante, luccicante
Anno: 2024

RASSEGNA STAMPA

'It is important to understand the meaning of vulgarity and what experimentation with vulgarity has meant for Dalit-Bahujan communities. Vulgarity stood as an antithesis to the sanitised modern spaces that the music industry was generating towards the 1980s [canzoni sacre/devozionali che ebbero grande successo negli anni ottanta e novanta]. (...) For Amar Singh Chamkila to choose vulgarity over the moral/devotional was also a creation of a counternarrative of vulgar music against the sanitised, middle-class devotional music. For the Dalit-Bahujan community, experimenting with the ‘vulgar’ hasn’t been a new phenomenon. (...) Therefore, choosing to sing a song deemed vulgar is a reclamation of the humiliation that the Dalit-Bahujan community has been historically subjected to. (...) If Imtiaz Ali was genuinely interested in portraying the real Amar Singh Chamkila, he would have appreciated the singer’s choice to sing vulgar songs rather than depicting him as confused about whether to sing them or not. Chamkila consciously chose vulgarity. He claimed to emerge from his everyday lived experience as a Dalit by singing about his life and publicly speaking about the Dalit-Bahujan lifeworld. Chamkila’s music is also anti-caste because it defies the existing dominant upper-caste devotional music industry and instead creates an alternative space that resonates with the masses. (...) The tycoons of the Punjabi music industry remain predominantly from dominant caste communities, who are well-networked with the mainstream music industry. (...) The emergence of an anti-caste music industry is relatively new and closely tied to the rise of the anti-caste socio-political movement in the region. While many songs by these artists are assertive at their outset, it is interesting to examine figures like Chamkila, who defied caste barriers in music and experimented with the ‘vulgar’. The question of caste assertion in Chamkila’s music manifests subtly through defiance and disobedience. (...) The critical question one needs to ponder is: What made Chamkila’s death inevitable? From marrying a woman from a dominant caste (Amarjot Kaur) to seeking popularity in the music industry despite coming from the Dalit community, these were some of the caste contractions that Chamkila was prey to. The non-acceptance of a ‘low’ caste by the dominant caste manifests itself at multiple socio-cultural-political levels, not just in terms of economic relationship. Despite Chamkila’s popularity and economic accolades, the stickiness of caste never escaped him, and his death became the only ultimate pacification'.

CURIOSITÀ

* ASC, disponibile sulla piattaforma Netflix, purtroppo non è stato distribuito nelle sale.
* [Spoiler] Dhani Ram, noto come Amar Singh Chamkila, è stato un celebre cantautore punjabi, di estrazione dalit, attivo negli anni ottanta del secolo scorso. Il suo genere è stato definito folk commerciale. Chamkila fu assassinato nel 1988, a soli 28 anni, insieme alla seconda moglie e a due membri del suo gruppo musicale. I colpevoli non sono mai stati identificati. Chamkila e Amarjot compaiono in un cameo nella pellicola punjabi Patola (1988). 
* Riferimenti al cinema indiano: Amitabh Bachchan
* Film che trattano lo stesso tema: 22 Chamkila Forever (punjabi)

GOSSIP & VELENI

* Imtiaz Ali ha rivelato che, anche dopo le seconde nozze e la nascita del primo figlio di Chamkila e Amarjot, il cantante continuò comunque la sua relazione personale e intima con la prima moglie.



15 ottobre 2019

ARJUN PATIALA


E' sempre un peccato constatare quanto un film con potenzialità interessanti stenti a decollare e finisca col deludere su più fronti. Arjun Patiala parte bene, con il tono ironico giusto per una commedia scoppiettante e insolita. Sfortunatamente si sgonfia troppo presto. La sceneggiatura, pur con diverse idee divertenti, è debole e incerta. I personaggi sono freddi. Le loro interazioni si capovolgono in maniera repentina e inspiegabile. Il protagonista ad un certo punto stanca, e la protagonista copia - male - il ruolo meglio scritto in Luka Chuppi. Qualche battuta è simpatica ma insufficiente per imporre un ritmo consono alla pellicola, la cui trama diviene tristemente vacua col procedere della narrazione. AP tenta una parodia del masala, e in minima parte ci riesce anche, ma difetta in robustezza per centrare l'obiettivo.

TRAMA

Arjun Patiala, campione nazionale di judo, grazie ai suoi meriti sportivi viene reclutato nella polizia con il grado di ispettore o simile. Due i traguardi da raggiungere: ripulire dai criminali l'area di sua competenza, e conquistare la bella Ritu.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* I titoli di testa sono uno spettacolo. Un applauso a piene mani agli ideatori.

RECENSIONI

Cinema Hindi: **
Punto di forza: l'idea di una parodia con un film nel film
Punto debole: la sceneggiatura deludente

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Diljit Dosanjh - Arjun Patiala
* Kriti Sanon - Ritu
* Varun Sharma - Onidda, il sottoposto di Arjun
* Ronit Roy - Amatjeet, l'ufficiale superiore
* Pankaj Tripathi - il produttore
* Mohammed Zeeshan Ayyub - Sakool, il gangster
* Sunny Leone - Baby Narula

Regia: Rohit Jugraj
Sceneggiatura: Ritesh Shah, Sandeep Leyzell
Colonna sonora: Sachin-Jigar. Orecchiabile il brano Main Deewana Tera, molto hindi pop nel senso più allegro del termine.
Anno: 2019

CURIOSITA'

* Riferimenti a Bollywood: Kuch Kuch Hota Hai

GOSSIP & VELENI

* Sunny Leone in camicia bianca e completo nero con pantalone sta benissimo!

03 novembre 2014

JATT & JULIET




In passato su consigli di alcuni amici avevo provato a guardare dei film punjabi, restando però piuttosto freddina e non riuscendo a trovarci troppi elementi d’interesse, se non le coreografie e le frizzanti canzoni. Incuriosita da alcune notizie lette online provo a seguire i primi minuti di questa commedia romantica per decidere se andare avanti o no con tutto il film. La sua simpatia vince gradualmente la mia riluttanza e le due ore di proiezione volano!


TRAMA
Fateh (Diljit Dosanjh) ha sempre sognato sposarsi con una donna canadese e coronare il suo sogno di vivere all’estero, motivo per cui cerca una raccomandazione per ottenere un visto di lavoro in un ristorante indiano a Vancouver, inventando bugie alla sua famiglia che lo crede nell’alta finanza. Pooja (Neeru Bawja) ha in mente di sposarsi con il suo fidanzato ma prima di farlo vuole completare i suoi studi in Canada, per essere sicura di trovare un buon lavoro e non diventare una casalinga come sua madre. Fateh e Pooja si incontrano più volte in giro per ambasciate, aeroporti e case in affitto, si odiano a morte ma devono unire le forze perché una volta all’estero niente andrà per il verso giusto. 


Jatt & Juliet è un film rustico e spontaneo, girato con un investimento modesto e contraddistinto da una crescente ironia, capace però di coinvolgere lo spettatore per tutta la sua durata malgrado il suo aspetto semplice e l’assenza di artifici o belletti. Il film è andato benissimo nel mercato internazionale, battendo molte pellicole hindi dal budget decisamente più alto. Il successo di questa pellicola ha portato alla produzione immediata di un sequel dall’aspetto più sofisticato, Jatt & Juliet 2, uscito nelle sale quest'anno, di un remake bengali e forse anche di un nuovo progetto per la cinematografia hindi (si vocifera di Akshay Kumar).
Si tratta di una storia semplice ma non banale, ricca di situazioni comiche, di sketch ma anche di momenti più realistici (e le sue critiche sono deliziosamente goliardiche). Troviamo due ragazzi con grandi sogni che lasciano un villaggio del Punjab per affondare tutti i propri risparmi in un’avventura canadese, che, con un po' di fortuna, potrà fruttare un certificato di studio alla ragazza, e una sposa NRI, o straniera, per l’intraprendente giovane sardar, il cui sogno è ottenere un permesso di soggiorno vitalizio per il Canada per poi vantarsi con tutti i suoi amici e parenti rimasti a casa.  Una volta giunti nella tanto sognata terra delle opportunità, Fateh e Pooja scoprono che le cose non sono così semplici come avevano pianificato, tanto che l’unica carta da giocarsi resta l’aiuto di altri connazionali.
Anche se il taglio di molti personaggi è fumettistico la trama resta sempre in qualche modo attaccata alla realtà, né Fateh né Pooja si presentano in modo iperbolico nonostante si tratti di una pellicola cinematografica, tra una battuta e l’altra l’eroe e l’eroina concludono la loro battaglia con un pugno di mosche, non trovano esattamente ciò che cercavano “abroad” e ripiegano su soluzioni temporanee e meno prestigiose di quanto avevano in mente, ma infondo efficaci.
Jatt & Juliet è decisamente poco sofisticato, proprio come i due protagonisti, ma questa caratteristica piuttosto che penalizzarlo lo rende gradevole, Pooja è ostinata e irascibile (altro che eroine patinate! L’insulto facile e pure il ceffone sono all’ordine del giorno), Fateh è invece un amabile fanfarone (probabilmente il coinquilino e il compagno di volo che non si vorrebbe mai incontrare), entrambi sono pomposi, egoisti e disposti a tutto pur di non dover ammettere un fallimento o un errore. Anche se loro storia d’amore non sarà delle più originali, la commedia leggera che guida il film invece funziona benissimo, i personaggi di contorno, e spesso anche gli stessi protagonisti, portano sullo schermo una caricatura graziosa di se stessi, e delle proprie ambizioni. I dialoghi sono ben ritmati e molte situazioni davvero divertenti. Pur essendo un film dal gusto completamente punjabi Jatt & Juliet si candida finalmente ad uscire dai confini della cinematografia regionale per conquistare una fetta più ampia di pubblico, seducendo con rapidità soprattutto coloro che cercano un film d’intrattenimento spensierato, pulito e capace di far sorridere

Il mio giudizio sul film : ***1/2  3,5/5


ANNO : 2012
LINGUA : Punjabi
REGIA : Anurag Singh

CAST:
Diljit Dosanjh …………………….. Fateh Singh
Neeru Bajwa ………………….. Pooja
Rana Ranbir ………………. Shampy
Upasana Singh ……………….. Channo
Jaswinder Bhalla ………………… Joginder Singh
Sari Mercer …………………. Jennifer

COLONNA SONORA di : Jatinder Singh – Shah e DJ Nick.
PLAYBACK SINGERS : Diljit Dosanjh, Sukhwinder Singh e Sharry Maan.

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