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04 marzo 2022

A THURSDAY


Prodotto modesto e spreco colossale di un cast di tutto rispetto. Il film è guardabile (una volta), a (brevissimi) tratti anche emozionante, ma nel complesso risulta debole per non dire banale. La sceneggiatura non crede abbastanza nel soggetto, qualche ingenuità di troppo nella trama, qualche esagerazione non necessaria. La regia è intermittente, il trattamento semplicistico, la confezione televisiva, la conclusione grossolana.

TRAMA

Naina è una maestra di scuola materna, adorata dai suoi piccoli allievi. Al ritorno anticipato da un congedo di tre settimane, Naina prende in ostaggio sedici bambini, si barrica nell'edificio, contatta la polizia e condivide il gesto in rete. Partono le richieste e il conto alla rovescia.

RECENSIONI

Mid-Day: *
Mayank Shekhar, 19.02.22

Film Companion:
'Of its many problems, the most grating one is that the makers still think this is a novel narrative. (...) Then there is this film’s simplistic button-pushing. Once Naina reveals her truth, the film leaves no stone unturned to suggest that her “method” is the best solution. Everyone suddenly looks at her differently, including the terrorized parents who feared the worst for their children. That’s not how human psychology works. The gaze is so naive that the entire country is transformed (...) by the time she’s done. (...) A Thursday is yet another lazy and rabble-rousing iteration of a complicated issue'.
Rahul Desai, 17.02.22

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: l'intenzione
Punto debole: la sceneggiatura

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Yami Gautam - Naina
* Atul Kulkarni - il poliziotto
* Neha Dhupia - la poliziotta
* Dimple Kapadia - il primo ministro

Regia: Behzad Khambata
Sceneggiatura: Behzad Khambata
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Film che trattano lo stesso tema: A Thursday riprende lo schema di A Wednesday!, pellicola decisamente superiore.

04 settembre 2019

7 0 6


Nemmeno due ottimi attori come Atul Kulkarni e Divya Dutta possono salvare un film mediocre. 706 è un thriller soprannaturale dal soggetto passabile e dalla sceneggiatura criminale. Tutto sbagliato, dai tempi di narrazione ai personaggi. Alcuni eventi rivelatori vengono inspiegabilmente anticipati a metà pellicola, la suspence evapora, la trama si appiattisce. I due protagonisti sono entrambi negativi, nascosti dietro una facciata rispettabile, ma costruiti con scarsa cura. Atul e Divya sembrano poco convinti del progetto e si limitano al minimo indispensabile. 

TRAMA

Un medico sparisce. La polizia recupera il cadavere grazie alle visioni di un ragazzino, paziente nella clinica di proprietà del defunto. Il bambino sembra sanissimo ma soffre di convulsioni. E ha un piano da portare a termine.

GIUDIZIO

Cinema Hindi: **
Punto di forza: Atul Kulkarni, anche se non al suo meglio
Punto debole: la sceneggiatura ammazza-film

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Atul Kulkarni - Shekhawat
* Divya Dutta - Suman

Regia e sceneggiatura: Shravan Kumar
Colonna sonora: Amar Mohile
Anno: 2019

31 luglio 2019

MANIKARNIKA: THE QUEEN OF JHANSI


Non aspettatevi un film indimenticabile: Manikarnika, con le sue ingenuità e la sua pesantissima retorica, indimenticabile non è. Ma di divertirvi, sì, perchè è uno spasso ammirare l'impavida Kangna Ranaut affrontare, con fierezza e con una considerevole dose di faccia tosta, un ruolo ultra debordante, ultra pompato, in una pellicola dal femminismo fragoroso, il cui unico scopo è esaltare, anzi, ultra esaltare la protagonista. La supereroina Manikarnika è tutto, sa tutto, può tutto, fa tutto. 
I personaggi di supporto sono ovviamente inconsistenti, le interazioni ovviamente sfocate. Manikarnika è preponderante ed eccessiva, e, come tutti gli eroi del cinema popolare indiano, si esibisce in roboanti scene d'azione. Però, secondo me, sia la pellicola che la supereroina mancano di umorismo. Manikarnika si prende troppo sul serio, e l'ironia ai danni di molti dei personaggi maschili sconfina nello scherno.

Nel film non manca niente: storia (sullo sfondo), leggenda, patriottismo a fiumi (come sembra richiedano i tempi), ribellione contro i cattivissimi inglesi, coraggio estremizzato, martirio. E poi costumi regali, scenografie sontuose, palazzi da sogno, battaglie sanguinose, avidità, tradimento, amore, morte. Danze e svolazzo di strascichi. Nella baraonda, mescolati all'osannante fedeltà alla tradizione (se non vuoi rischiare che i soliti facinorosi diano fuoco alle sale), vengono toccati anche temi più spinosi, come la condanna dell'ostracismo delle vedove, il plauso all'istruzione e all'autonomia femminile, la parità di genere.
L'interpretazione di Kangna non è da annoverare fra le migliori della sua carriera, ma, per come è costruito il personaggio, la sottigliezza non compariva fra i requisiti richiesti. Kangna ha lottato con ferocia per questo progetto, la cui realizzazione ha subito ritardi e battute d'arresto. I continui cambi di rotta non hanno giovato al risultato finale. Inoltre mi chiedo se e quanta parte della sceneggiatura originale sia stata rimaneggiata in corso d'opera. 

TRAMA

Il soggetto è allettante: si ispira (con abbondanti licenze cinematografiche) alla storia vera di Manikarnika, la regina guerriera che, nella metà dell'Ottocento, osò ribellarsi agli inglesi per difendere il suo trono. 

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Manikarnika, su imposizione degli inglesi, è costretta ad abbandonare la residenza reale. La sequenza, a partire dallo scambio di battute con l'ufficiale nemico, mi ha molto emozionato.

* Le sequenze d'azione, anche se non sempre gli effetti speciali sono all'altezza. Le evoluzioni acrobatiche e i duelli di Manikarnika. E poi le battaglie: Manikarnika sempre in prima linea, indomita, insanguinata, sguardo demoniaco, che trucida un numero impressionante di soldati nemici. Miei cari, l'intrattenimento è servito.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* L'impiccagione della ragazzina. No, grazie.

RECENSIONI

Hindustan Times: ***
'The messaging is unmistakable: this queen needs no man. Ranaut makes you believe it. Manikarnika: The Queen Of Jhansi sets up a world where the woman wages war, while the men dance and matchmake. Ranaut is gleeful as she shows the men how its done, fencing expertly while running across the backs of horses and onto that of an elephant. These are cartoonish stunts, but nothing outside the Hindi film playbook, and if they feel harder to swallow, we should ask ourselves if that is because they’re performed by a woman and not some guy named Akshay or Ajay. (...) Manikarnika achieves the simplistic ambition of saluting the legendary queen, but feels too long and a bit too cardboard. The budgetary constraints show. The patchwork is constant. However, it must be said that all our period epics look like filmed theatre productions (only in the Baahubali films do swords appear heavy) and there is a straightforward earnestness to Manikarnika, even when craft is lacking. (...) The storytelling is structured like a children’s film - albeit one with a fair bit of blood - which may not be a bad move, considering how quickly viewers get used to the simplistic syntax. There is much that is laughable, not least the British villains (...), but like the history books have always advertised about Jhansi, this is a one-woman show. Ranaut is glorious. She wears a dazzling smile like a cloak of confidence, and slices down enemy soldiers with a fury that must surely have injured some extras on the set. We know what this actress is capable of, and she gives even the weaker written parts of this film her all. (...) While Manikarnika could surely have been sharper, its very existence feels like an arrow against cinema’s patriarchy, a broadside against the boys. At the end when we hear Amitabh Bachchan read out those famous lines about the Queen of Jhansi, the first credit declares ‘Directed By Kangana Ranaut.’ It reads like a warning. Heads will roll. God save the queen'.
Raja Sen, 28.01.19

Mid-Day: ***
'Yes, this is a big-budget, wholly star-driven, action-packed, period picture. Except the star is female, which is rare enough. (...) Dainty but fierce, Ranaut plays Rani Lakshmibai with the ferocity that suits her character best. (...) The sets are grand. Extras, both Brits and desis, fill up the screen. War scenes look reasonably authentic. Mortal combats appear real'.
Mayank Shekhar, 26.01.19

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: l'incontenibile faccia tosta di Kangna Ranaut
Punto debole: la soffocante retorica e la mancanza di umorismo

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Kangna Ranaut - Manikarnika
* Jisshu Sengupta - Gangadhar Rao
* Ankita Lokhande - JhalkariBai
* Mohammed Zeeshan Ayyub - Sadashiv Rao
* Atul Kulkarni - Tatya Tope
* Danny Denzongpa - Ghulam Ghaus Khan
* Amitabh Bachchan - narratore

Regia: Kangna Ranaut, Krish
Sceneggiatura: K.V. Vijayendra Prasad, padre del regista S.S Rajamouli, e sceneggiatore di film di enorme successo come i due Baahubali e Bajrangi Bhaijaan
Colonna sonora: Shankar-Ehsaan-Loy
Anno: 2019
Awards: National Film Award come miglior attrice a Kangna Ranaut (aggiornamento del 30 marzo 2021)

GOSSIP & VELENI

* Nel 2017 il regista Ketan Mehta dichiara di aver offerto nel 2015 a Kangna Ranaut il ruolo da protagonista nel film Rani of Jhansi: The Warrior Queen, film che all'epoca stava progettando di realizzare. Secondo Mehta, Kangna aveva accettato la proposta, ma, secondo i legali dell'attrice, non era stato stipulato nessun contratto.
* Nell'agosto 2018 Kangna Ranaut si assume la responsabilità della collaborazione alla regia del film, per completare alcune sequenze rimaste pendenti che il regista Krish ha difficoltà a dirigere in quanto coinvolto in un nuovo progetto. In settembre si registra la defezione di Sonu Sood. Kangna lo accusa di non accettare una regia femminile. Sonu, dal canto suo, dichiara di essere già impegnato con Simmba e di non riuscire a conciliare le date. L'attore verrà sostituito da Mohammed Zeeshan Ayyub. 
* Vi segnalo l'intervista concessa da Krish a SpotboyE il 29 gennaio 2019, nella quale il regista sostiene che, nella versione definitiva, il 20-25% del primo tempo (una coreografia, la scena della tigre) e il 10-15% del secondo tempo sono da attribuire a Kangna. Il finale è sostanzialmente quello diretto da Krish. Diverse scene girate dagli attori di supporto risultano tagliate. 

12 marzo 2019

R A E E S



Nel 2007 Rahul Dholakia realizza lo straordinario Parzania, aggiudicandosi meritatamente il National Film Award per il miglior regista. Nel 2010 regala a Sanjay Dutt un ruolo intrigante in Lamhaa. Ero dunque curiosa di scoprire il trattamento riservato alla superstar Shah Rukh Khan in questa pellicola. 
Raees mi è piaciuto parecchio. La confezione è superlativa grazie ad un eccellente cast tecnico. La sceneggiatura è dinamica, e riesce a personalizzare un soggetto promettente ma certo non originale, sorprendendo lo spettatore malgrado la prevedibilità della trama. Sai cosa sta per accadere, eppure ne rimani quasi stupito quando accade. La narrazione è fitta, tesa, coinvolgente. Raees offre emozioni e atmosfere diverse raccontando una vita per molti aspetti eccezionale. La carica adrenalinica di temerarietà, sfrontatezza e ambizioni nell'ascesa. La stabilità nell'alternanza di crimini violenti, affetti e altruismo. Infine il tono luttuoso della disfatta.

Due cose mi hanno colpita. La prima è la secolarizzazione, e vi ricordo che Raees è un costoso esemplare di cinema popolare indiano, nonostante il curriculum autoriale del regista. Una conquista non facile riempire le sale quando il mantra del protagonista è "nessuna religione è più importante degli affari". La sceneggiatura, accennando ad un attentato terroristico di probabile matrice islamica, suggerisce un'implicazione piena di sfumature (che non rivelo per evitare spoiler). Visti i tempi, non saranno mancati mormorii di disapprovazione. 
La seconda è lo spazio concesso all'antagonista, e la cura nella presentazione e nell'immagine (in senso lato, non solo estetico). Il potere che l'antagonista sprigiona dallo schermo è pari per rilevanza a quello di Raees, e il finale lo premia. 

Le performance mi hanno elettrizzato. La coppia Shah Rukh-Nawazuddin Siddiqui funziona a meraviglia. Le interazioni sono superbe: il rapporto che si instaura fra loro è talmente esclusivo da annientare il resto del cast (pur in larga parte molto valido). Majmudar è un cacciatore raffinato. Raees una preda ambita, pericolosa quanto Majmudar, e sfuggente. Il film si poggia sostanzialmente su questo nervo sotterraneo che tende la storia sino a spezzarsi (e a spezzarla) nel tragico epilogo. 
Nawazuddin è splendido. L'attore è dotato non solo di enorme talento, ma anche di un'aura irresistibile, sua propria, che si discosta da tutto quanto già visto. Di aspetto piuttosto insignificante, Nawazuddin buca lo schermo con occhi brillanti e con uno stile personalissimo. In Raees impone il peso del suo personaggio. Majmudar è chirurgicamente preciso, baciato dal dono di una sottile ironia.
Shah Rukh è indimenticabile. Indimenticabile. Una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Ogni sguardo, ogni movimento nascondono una furia interiore pronta a deflagrare. Il suo Raees è violento e totalizzante, scritto in modo magnifico. SRK, in forma divina, affonda senza esitazioni o ripensamenti in Raees, dimentico di se stesso. La superstar perde e acquista, in un rapporto alla pari con il suo personaggio. In questa pellicola SRK è più che mai sinonimo di carisma. Zittiti i detrattori (esistono?), fugati i dubbi (dubbi?) dei sostenitori, l'attore mostra al mondo intero di che stoffa è fatto e di cosa è capace. 

TRAMA

Il piccolo Raees, avviato al commercio non proprio legale, è purtroppo miope. Gandhi in questi frangenti non aiuta. Il generoso medico di quartiere sì. Raees può finalmente ammirare estasiato l'ampiezza degli orizzonti ed immaginare il futuro. Sullo sfondo, il proibizionismo in Gujarat. Raees apprenderà più di un modo per aggirarlo, attirando così l'attenzione di Majmudar, ispettore integerrimo e implacabile.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Le sequenze d'azione sono tutte di altissimo livello. SRK è spietato, collerico, invincibile. Il pestaggio al macello, l'inseguimento sui tetti, l'omicidio di Jairaj, e la migliore di tutte: l'incendio al corteo politico. Un applauso all'ideatore e a Dholakia.
* La prima apparizione di Nawazuddin Siddiqui (davvero coraggioso).
* Eh, beh. Gli sguardi del Re. Ad esempio (ma potrei citarne mille): vogliamo mettere la scena del collirio dal medico?
* L'espressione disinteressata del Re al cospetto di Sunny Leone. Impagabile.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* Ma le poltrone rococò di Musa? Rococò?? Quasi svenivo.

RECENSIONI

Mid-Day: ***
"This underworld drama is so over-packed with material that either 148 minutes of this film will seem too long to you, which it is; or in fact, far too short to patiently absorb the story of the rise and fall of an Ahmedabadi bootlegger don - without the audience feeling slightly hung-over by a breathless narrative-overload. At its core though, this script is a very Salim-Javed 'angry young man' type from the '70s. There is, of course, the prologue - a boy who grows up to become a don. The story itself is centred on the reigning hero (Shah Rukh Khan), playing a character with shades of grey, and a conscientious cop (Nawazuddin Siddiqui, striking swagger) - making this equally a fine battle of morals, and tremendous wit. (...) Over the past year or so (Fan, and now this), it does appear that SRK has been working hard to unlearn playing the super-star he's known to be, gradually gravitating towards painstakingly written, alternate characters you can also remember him for. (...) The film mixes research, realism, and more than a whole lot of 'Bollywood' to look exclusively into the politics and the inevitable underworld around the booze-trade in prohibitionist Gujarat of the '80s. (...) Between the don on the run, the cop on the chase, there are so many facets to Raees, recounted through a gasping episode after another that you wished the filmmakers had calmed down just for bit, given us few moments to pause and soak in the material. They could have turned this into a fantastic Narcos like television series. There's nothing niche about a Spanish show being loved by global mainstream audiences anymore, by the way. Yeah, we'd love to see SRK attempt his own version of a Pablo Escobar. For now, Raees will certainly do".
Mayank Shekhar, 24.08.17

Cinema Hindi: **** 1/2
Punto di forza: un ciclopico Shah Rukh Khan, affiancato da un magistrale Nawazuddin Siddiqui.
Punto debole: i numeri musicali sono maldestramente innestati nella narrazione; Mahira Khan non mi ha del tutto delusa, ma avrei preferito un'attrice più tosta accanto a SRK, e il personaggio di Aasiya è troppo fiacco. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Shah Rukh Khan - Raees
* Nawazuddin Siddiqui - Majmudar, ispettore di polizia
* Mohammed Zeeshan Ayyub - Sadiq, amico fraterno di Raees
* Mahira Khan - Aasiya, moglie di Raees
* Atul Kulkarni - Jairaj Seth
* Sunny Leone - item song Laila Main Laila

Regia: Rahul Dholakia
Colonna sonora: compositori vari, fra cui Ram Sampath, che ha firmato anche l'accattivante tema del film.
Traduzione del titolo: "Raees is a commonly used Urdu word which literally means a group leader, a ruler, or a rich person. However, over the time, the most common usage of the word seems to have shifted towards rich, and today mostly raees is used for rich". BollyMeaning
Anno: 2017

CURIOSITA'

* Raees pare ispirato alla vita del gangster Abdul Latif.
* Shah Rukh Khan e Mohammed Zeeshan Ayyub si ritroveranno sul set di Zero.
* Riferimenti a Bollywood: Sridevi, Amitabh Bachchan.

GOSSIP & VELENI

* Raees si è sfortunatamente trovato invischiato nella polemica scoppiata dopo un attentato terroristico avvenuto pochi mesi prima della distribuzione del film. Non è questa la sede adatta per approfondire l'argomento. Mi limito a rammentarvi la richiesta, avanzata ai tempi e invocata da più parti (e riproposta anche in altre occasioni, inclusa qualche settimana fa), di non scritturare artisti pachistani. Mahira Khan, la protagonista di Raees, è pachistana. Da qui il delirio. La vicenda in generale, e non solo strettamente in relazione a Raees, si commenta da sola.
* Durante un evento promozionale a sostegno di Raees, la calca micidiale causata dalla presenza di Shah Rukh Khan ha purtroppo causato la morte di un fan dell'attore e il ferimento di altre persone.

08 luglio 2009

CHANDNI BAR


Eccoci dinanzi ad un CAPOLAVORO INDISCUSSO della cinematografia in lingua Hindi.
Soggetto geniale e impeccabile regia da parte di Madhur Bhandarkar, splendida sceneggiatura originale di Mohan Azaad, interpretazioni ineccepibili offerte da Tabu e da Atul Kulkarni.

'Chandni Bar' è il secondo film diretto da Madhur Bhandarkar, il migliore insieme a 'Page 3'. Basato su un soggetto tipicamente indiano, anzi, 'mumbaita' - Mumbai è famosa per i suoi numerosissimi dance-bar -, la storia è scritta e sviluppata in modo talmente superbo, intenso, completo da trasformarsi in un tema universale. L'equilibratissima e partecipe regia rifugge da ogni astuzia cinematografica: gli eventi non vengono mai presentati col sensazionalismo dei colpi di scena, ma come il naturale fluire della vita. Nello specifico la vita di una ballerina costretta a prostituirsi, Mumtaz. La sua storia è raccontata in modo dolente, con il giusto approfondimento psicologico e sociale, e con il distacco documentaristico tipico di Bhandarkar.

La denuncia del regista, da sempre affezionato alle tematiche femminili, è forte e chiara: in 'Chandni Bar' non si tratta solo di una ragazza vittima delle circostanze, ma di un essere umano costretto a sopravvivere in un mondo che umano non è. L'odio etnico, la tragedia della miseria, le violenze familiari, l'indifferenza crudele dei propri simili, la volgarità, il vuoto.
Bhandarkar non lenisce il dolore dello spettatore con un finale rassicurante. Non c'è posto per la speranza in una società brutale ed egoista. Non c'è posto per il riscatto - o anche solo per una timida affermazione di sè - in vite così oltraggiate. E il marchio della sconfitta è purtroppo trasmesso ai figli che ne ereditano quasi con rassegnazione l'umiliante fardello.

Ma attenzione: Bhandarkar è soprattutto un fine documentarista. Realismo sottintende la vita nel suo insieme, in tutte le sue sfumature. Mumtaz sopravvive con tenacia a momenti ed eventi davvero bui, ma divide allegria e risate con le sue compagne di sventura. Esattamente come accade quasi sempre nella vita reale, la ragazza non si spezza. Cresce, si fortifica, gode anche di inaspettate felicità.

Il film non è dunque ottimista, nè tantomeno patinato. La location e la scenografia sono volutamente squallide e dozzinali. I costumi quotidiani e sciatti. La colonna sonora, mai in primo piano ma sempre in sordina, ha il solo scopo di accompagnare i movimenti stanchi, annoiati, privi di erotismo delle ballerine. Le coreografie sembrano inesistenti, studiate per imprimere al corpo delle attrici un ripetitivo dondolìo più che una danza. Tutto è ottundente in un ambiente disumanizzato come il Chandni Bar: le luci smorzate, il fumo, la musica, il caldo, i volti nascosti dei clienti o quelli tirati delle ballerine.

Tabu è P-E-R-F-E-T-T-A. Capace di passare da un'espressione di dolore gridato e trattenuto insieme, a un'assenza pietrificata di consapevolezza di sè. Mai eccessiva, mai patetica, mai volutamente sensuale. Atul Kulkarni offre una corposa special appearance con le abituali competenza e maturità. Rajpal Yadav è una grande sorpresa: in 'Chandni Bar' gli è stato finalmente affidato un ruolo drammatico, e Rajpal lo interpreta con una naturalezza invidiabile.

Il cinema Hindi non è fatto solo di trame trash e di balletti colorati (che comunque ci deliziano e di cui non siamo mai sufficientemente sazi: lunga vita al cinema popolare Indiano!). Così come qualunque altra cinematografia al mondo, anche quella Hindi è ricca di generi diversi. E di pellicole di livello diverso. Non sarebbe triste se il cinema Italiano venisse identificato all'estero con i cosiddetti cine-panettoni (peraltro INFINITAMENTE peggiori del peggiore trash bollywoodiano)? Pretendiamo rispetto per la nostra produzione cinematografica? Bene, allora siamo tenuti a mostrarlo anche alle produzioni altrui.

TRAMA

Mumtaz (Tabu) rimane orfana durante violenti scontri fra musulmani e hindu. Con lo zio materno emigra a Mumbai. Per sopravvivere la ragazza è costretta a esibirsi come ballerina al Chandni Bar. Qui incontra Pothya (Atul Kulkarni), il gangster locale, che si innamora di lei.

RECENSIONI

Bollywood Hungama: **1/2
'Senza dubbio uno dei più raffinati film realistici realizzati di recente. 'Chandni Bar' focalizza l'attenzione su quello strato della società che raramente viene rappresentato sullo schermo Indiano. Il regista Madhur Bhandarkar ha affrontato la storia con estrema sensibilità, producendo un impatto vigoroso. La pellicola non è però sprovvista di masala, soprattutto nel primo tempo. Bhandarkar, in precedenza assistente di Ram Gopal Varma, mostra lampi di grande cinema in parecchie sequenze meravigliosamente girate che lasciano un'impressione indelebile nel pubblico. Ecco un regista dinamico che deve essere applaudito per aver affrontato un soggetto tanto difficile ed esserne uscito vincitore. Nessun'altra attrice poteva rendere giustizia al complesso ruolo di Mumtaz: 'Chandni Bar' è di certo il film di Tabu. La sua interpretazione merita i migliori giudizi e tutti gli award. Il suo lavoro è privo di difetti, ma l'impatto del suo personaggio è dovuto anche al modo magistrale in cui è stato scritto. Atul Kulkarni è piacevole. Rajpal Yadav fornisce un adeguato supporto. I dialoghi (Masud Mirza e Mohan Azaad) sono superbi.'
Taran Adarsh, 25.09.2001

Cinema Hindi: *****
Punto di forza: la sceneggiatura e l'interpretazione di Tabu
Punto debole: -

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Tabu ('Fanaa') - Mumtaz
* Atul Kulkarni ('Satta') - Pothya
* Rajpal Yadav ('Billu') - Iqbal
* Ananya Khare ('Devdas') - Deepa

Regia e soggetto: Madhur Bhandarkar ('Page 3', 'Traffic Signal', 'Satta', 'Corporate')

Sceneggiatura: Mohan Azaad ('Gauri: The Unborn')

Award:

* National Award: Tabu come migliore attrice protagonista, Atul Kulkarni come migliore attore non protagonista, Ananya Khare come miglior attrice non protagonista. 'Chandni Bar' ha conquistato anche un quarto award come miglior film a tema sociale

* IIFA: Tabu come miglior attrice protagonista

* Star Screen: Madhur Bhandarkar per il miglior soggetto

* Zee Cine: Tabu come miglior attrice protagonista

Anno: 2001

CURIOSITA'

* Chandni bar è stato proiettato al Cairo International Film Festival 2009 nell'ambito di una retrospettiva dedicata a Madhur Bhandarkar (aggiornamento del 24.11.10).
* Nei titoli di testa si ringrazia il regista Priyadarshan ('Billu')

* La dedica con cui si apre la pellicola: 'Questo film è dedicato alle migliaia di ragazze che si guadagnano da vivere ballando nei bar. Con questo film vogliamo ritrarre la loro lotta per sopravvivere. Non abbiamo nessuna intenzione di denigrare o insultare la loro professione o il loro stile di vita. Rispettiamo queste ragazze e apprezziamo i loro sforzi per mantenersi attraverso questa professione.'

* Citazioni bollywoodiane: Anil Kapoor ('Taal'), Amitabh Bachchan

GOSSIP&VELENI

* E se l'India avesse scelto 'Chandni Bar', al posto di 'Lagaan', per rappresentare il cinema Indiano agli Oscar? Forse avrebbe conquistato l'ambita statuetta per il miglior film straniero. 'Chandni Bar' è a mio parere decisamente superiore a 'No Man's Land', la pellicola che in quell'edizione si è aggiudicata il premio soffiandolo al film di Gowariker

19 maggio 2009

G A U R I


Trama

Roshni, Sudeep e la figlia Shivani sono una famiglia felice. Sudeep ha un ottimo lavoro: è incaricato di progettare un intero quartiere di Mumbai che chiamerà proprio Shivani, mentre Roshni si occupa della bambina che entrambi adorano.
La coppia progetta di andare in vacanza al mare, ma Shivani sfogliando un album di fotografie si sente inspiegabilmente attratta da una bellissima abitazione immersa nella vegetazione: si tratta della vecchia casa di famiglia. Fa i capricci e convince i genitori, loro malgrado, a recarsi là per pochi giorni.Proprio nella dimora in campagna Roshni e Sudeep dovranno letteralmente affrontare i fantasmi del passato. La figlia non voluta, Gauri, scatenerà tutta la sua gelosia…

Regista: Aku Akbar

Anno: 2007

Attori:
Atul Kulkarni (Sudeep)
Rituparna Sengupta (Roshni)
Rushita Pandya (Shivani)
Anupam Kher (nonno)
Praanav (Bhim Singh)

Recensione: **

Probabilmente, se non ci si aspettasse di vedere un horror, il film sarebbe guardabile. Proprio nel momento in cui dovrebbe “decollare”, si trasforma in una propaganda anti-abortista. Trattandosi di un tema molto delicato, alcune scene sono toccanti, ma verso il finale si raggiungono picchi eccessivamente patetici. Gli attori interpretano bene i loro ruoli, ma non riescono a trasmettere né tensione né qualsiasi altro sentimento. Per la tragedia che mette in scena, potrebbe essere un film che rimane impresso negli spettatori, tuttavia ciò non accade. I dialoghi sono prolissi: il nonno ripete lo stesso sermone in più di un’occasione. Suggestiva una delle inquadrature finali di Shivani in cima alla cascata.

Times of India:

L’etica di questo film è completamente sbagliata. Prende una posizione moralista sull’aborto, anche se è praticato consensualmente e coscientemente e minaccia tutti i futuri possibili genitori che i feti mai nati ritorneranno per far diventare la loro vita un inferno. Forse il film avrebbe potuto avere senso se il regista avesse preso in considerazione l’infanticidio femminile. In questo caso viene da pensare che il film sia stato confezionato come propaganda da parte del movimento anti-abortista.
Peccato, perché il film tecnicamente non è così male. Anzi, è un classico film horror con la sua buona parte di scene da brivido. La felice coppia di città (Rituparno e Atul) ritorna alla vecchia casa di famiglia per una vacanza assieme alla figlia (quella che hanno voluto far nascere), finendo per ritrovarsi in un incubo che li attende in quel luogo immerso nella foresta. Il feto è ormai diventato un fantasma a tutti gli effetti che prende le sembianze della loro bambina e comincia a dargli la caccia, come succede normalmente in questo tipo di film. Vetri che si rompono, altalene che scricchiolano, la figlia che scompare e riappare in cima alla cascata, oggetti che sbattono e ghigni nel buio e la povera coppia è costretta a chiedere perdono alla figlia mai nata, nonostante l’aborto sia stato praticato per troncare una gravidanza indesiderata.
Fate attenzione alla giovanissima attrice Rushita Pandya; la sua recitazione riesce a dare al film qualche brivido. Il resto è solo etica bigotta e confusa.

10 febbraio 2009

S A T T A


Un suggerimento: questo film va visto a stomaco vuoto, se non volete che vi blocchi la digestione.
Corruzione, collusione mafiosa, brutali omicidi, intimidazioni a scopo elettorale, avidità, tracotanza criminale, vuoto di ideali: tutta la degenerazione della classe politica messa a nudo con grande realismo da uno dei più dotati registi del Cinema Hindi, Madhur Bhandarkar.

La singolarità di 'Satta' (traduzione: 'Potere') è nel ruolo principale, affidato ad un personaggio femminile che, a seguito di un meschino calcolo altrui, si ritrova invischiato nel circo della politica. Non solo: l'espediente consente al regista di denunciare anche la discriminazione sessuale. Ma l'eroina, Anuradha, NON E' una vittima. Il suo percorso è molto simile a quello dell'eroe tradizionale di questa cinematografia: osserva, incassa, cresce, si ribella - anche con violenza -, vince.

La storia è davvero interessante, la sceneggiatura ben costruita, i dialoghi ILLUMINANTI. I personaggi sono sfaccettati, evolutivi, tridimensionali, arricchiti da balenii psicologici che affondano in profondità. La regia presenta l'abituale taglio documentaristico di Bhandarkar.
Le interpretazioni, con qualche rara eccezione, sono superbe, comprese quelle degli attori minori. Il sempre convincente Atul Kulkarni infonde vita ad un personaggio sottile e complesso con una performance misurata e molto realistica. Govind Namdeo è PERFETTO: il suo Baig è corrotto, elegante, privo di scrupoli. Manoj Joshi incarna con veemenza l'unico personaggio maschile positivo (e costruttivo) di tutta la pellicola. Ma la vera sorpresa è Raveena Tandon: la sua interpretazione, non esaltante nelle sequenze iniziali, cresce di pari passo col film, sino ad assumere un cipiglio marziale che quasi incute timore.

In 'Satta' sono molte le scene da applauso. Le migliori: il litigio fra Anuradha e il marito; il dialogo fra Anuradha e l'ispettore di polizia; la resa dei conti fra Anuradha e i suoceri. Ma il film è un susseguirsi di battute taglienti, a volte ironiche, spietate.
Nessuno sconto. Nessuna redenzione. Il gioco al massacro si compie fino a consentire un barlume finale di speranza: si apprezza il tentativo di Bhandarkar di rincuorarci, ma chi ci casca?

TRAMA

Anuradha (Raveena Tandon) è una ragazza vivace, sveglia, indipendente. Sposa l'attraente Vivek (Sameer Dharmadhikari), figlio di un politico locale. Ma il matrimonio rivela la personalità sordida e brutale di lui. A seguito di un tragico evento, inizia la guerra fra i due. Senza esclusione di colpi. E che coinvolge suoceri e colleghi politici. I sentimenti e la fiducia della ragazza si sgretolano, ma la forza che acquista in cambio è davvero letale. La combattiva Anuradha impara velocemente le regole del gioco, le fa proprie e le ritorce contro coloro che le hanno imposte. Il suo asso nella manica: il rigore morale. Nessuno si salverà.

RECENSIONI

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: la veemenza nella denuncia
Punto debole: la sfumatura un po' troppo caricaturale di alcuni personaggi negativi

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Raveena Tandon ('Zamaana Deewana') - Anuradha
* Atul Kulkarni ('Rang De Basanti') - Yashwant
* Govind Namdeo ('Sarkar Raj') - Baig
* Sameer Dharmadhikari - Vivek
* Manoj Joshi ('Bhool Bhulaiyaa') - l'ispettore
* Shri Vallabh Vyas - il padre di Vivek

Regia, soggetto e dialoghi: Madhur Bhandarkar ('Page 3', 'Fashion')

Sceneggiatura e dialoghi: Manoj Tyagi ('Page 3')

Anno: 2003

GOSSIP&VELENI

* Madhur Bhandarkar si è aggiudicato ben tre National Award: per 'Chandni Bar', 'Page 3' (SPLENDIDO) e 'Traffic Signal'

* Atul Kulkarni si è aggiudicato due National Award come miglior attore non protagonista in 'Chandni Bar' e in 'Hey Ram'

* Raveena Tandon si è aggiudicata un National Award come miglior attrice per il film 'Daman: A Victim Of Marital Violence'. Fra i suoi ex-fidanzati, spiccano i nomi di Akshay Kumar e di Ajay Devgan