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12 dicembre 2019

ARTICLE 15


La fotografia è magnetica. Non riesci a staccare gli occhi dalla bellezza tragica di alcune inquadrature. Article 15 è scritto, diretto e interpretato in modo magistrale. Un poliziesco, ispirato a fatti di cronaca nera realmente accaduti, costruito intorno all'argomento delle divisioni castali. Noi occidentali siamo tutti Ayan: abbiamo una vaga idea del sistema castale, e siamo colti da capogiro dinanzi all'intrico gerarchico che ne è l'espressione. Non ne captiamo la buia profondità, nè le ripercussioni sulla vita quotidiana - e sul senso di identità personale. Così come gli appartenenti alle caste elevate non comprendono lo sconcerto e il rifiuto di noi occidentali. 

E' ciò che succede a Brahmadutt, il personaggio meglio scritto e meglio interpretato della pellicola (un ciclopico Manoj Pahwa). Brahmadutt ritiene di essere in pieno diritto di comportarsi come si comporta, e si stupisce, si indigna con veemenza se qualcuno osa condannarlo. Brahmadutt è il vero protagonista della storia narrata in A15, perchè non conta che l'eroe riesca a risolvere il caso: mille altre atrocità verranno commesse nel totale disinteresse, sino a quando le persone come Brahmadutt non cambieranno la propria mentalità. Cosa pensa di sè Brahmadutt? Di essere un buon diavolo, probabilmente. Ama i cani. Tratta i dalit alla stregua di formiche: creature con un ruolo nel mondo, ma se le schiacci camminando o ti diverti a schiacciarle chissenefrega. Il lavoro compiuto dagli sceneggiatori su Brahmadutt è minuzioso. Le battute affidategli sono di una perfezione abbagliante perchè qualificano il personaggio con estrema precisione. 

Ayan è vicino a noi. Apriamo gli occhi insieme a lui. Condividiamo ignoranza e raccapriccio. La performance di Ayushmann Khurrana è squisitamente misurata. Irresistibile il modo composto in cui il suo Ayan interagisce con Brahmadutt. Gaura e Nishad sprigionano una grande carica emotiva. Sono le nostre guide in quell'inferno. Mohammed Zeeshan Ayyub è impeccabile, Sayani Gupta convincente.

Un film raro. Intenso e significativo. Dalla narrazione intrigante. Una pellicola da non perdere, da consigliare, da riguardare. Soprattutto da non dimenticare.

TRAMA

Ayan è un ufficiale di polizia spedito in una remota località rurale. Il suo primo caso è spinoso: la morte di due ragazzine dalit. Ayan dovrà districarsi fra menzogne, connivenze, omertà e minacce. Fra il terrore degli abitanti, la codardia dei sottoposti, l'assenza dello Stato. Un intero sistema mentale distorto lo intrappola chiudendosi attorno a lui. Il rispetto della legge è inesistente, la politica una farsa.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Lo scambio di battute fra Nishad e Ayan, e fra Ayan e il poliziotto federale. 
* L'ultimo tenerissimo, disperato incontro di Nishad con Gaura.

RECENSIONI

Hindustan Times: **** 1/2
'It is a grim, unrelenting and essential film, one throwing up truths we choose to forget. (...) Written by Gaurav Solanki and Sinha, the film has the stench of honesty. It is hauntingly shot by Ewan Mulligan. (...) Ayushmann Khurrana plays Ranjan with inevitable entitlement. (...) Khurrana is spot-on, consistently harrowed and, building on the everyman baggage of his earlier films, immensely relatable. He eschews showiness to stay true to the part, a protagonist who is aware he will be looked on as an upper-caste saviour, aware that it isn’t his role. Sinha surrounds him with a superb ensemble. Manoj Pahwa is frighteningly good as a higher-caste cop. (...) The mercurial Mohammad Zeeshan Ayyub plays a revolutionary, a rebel who can’t afford to lose hope because he has become a face of it. He gets the film’s most memorable lines, achingly confessing how he has been so romanticised that he is left without romance. With the horrors around, it felt criminal for him to smile at a girl he loves. In the land that allows Us and Them, all pleasure feels guilty. What do you do when the system is the bad guy? There are no revelations here. We’ve read about such cases, we’ve sighed about these horrors. Article 15 is not a film in search of easy answers. It is instead a reminder that we already know the questions, but don’t ask them enough'.
Raja Sen, 29.06.19

Film Companion:
'To understand why Article 15 is such a remarkable film, it’s important to understand its protagonist first. It’s important to understand who he is. (...) In short, Ayan is us. He is our eyes and ears. He is uninformed, in a uniform. (...) The strength of Article 15, therefore, lies in how it internalizes Ayan’s gaze, his perspective, to reflect its own physicality. (...) The camerawork is deliberately atmospheric, to frame the sort of noirish imagery that fits someone like Ayan’s perception of a hostile new land. (...) The more he learns, the lesser the film becomes about him'. 
Rahul Desai, 28.06.19

Cinema Hindi: *****
Punto di forza: ottima sceneggiatura, ottima regia, dialoghi curatissimi, un eccezionale eroe negativo, stellare interpretazione di Manoj Pahwa, fotografia sublime, niente melodramma.
Punto debole: qualche incongruenza, del tutto veniale.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Ayushmann Khurrana - Ayan
* Manoj Pahwa (*****) - Brahmadutt 
* Kumud Mishra - Jatav, poliziotto di bassa casta
* Sayani Gupta - Gaura
* Mohammed Zeeshan Ayyub - Nishad
* Isha Talwar - Aditi, fidanzata di Ayan

Regia: Anubhav Sinha
Sceneggiatura: Gaurav Solanki, Anubhav Sinha
Colonna sonora: Anurag Saikia, Piyush Shankar 
Fotografia: Ewan Mulligan ****
Anno: 2019

RASSEGNA STAMPA

* The caste blindness of Bollywood NRI genre films, Dr. Vikrant Kishore, Senses of Cinema, maggio 2022: 'Many found Ayan, the Brahmin protagonist in Article 15, represented a “white saviour” complex. In an interview with the film critic Anupama Chopra, Ayushmann Khurrana (...) tried to justify the Brahmin character, “in Article 15, there has to be a Brahmin or a so-called upper caste who is fighting for the Dalits or the reserved category. He is the one who is leading by example. It is obvious that the downtrodden will fight for themselves, but in our country, you need to have that ‘hero’ who can fight for them”. In Khurrana’s defence, he does talk at length about caste discrimination, and how no one wants to talk about it; he goes on to say, “it is like a social responsibility as an artist, you should do a film like this.” Chopra further questions, why do you think Hindi cinema has chosen to be caste blind? Khurrana responds, “It is not just Hindi cinema, we are also caste blind, especially in urban India, (...) but in rural India it is so rampant, it is crazy! ...the so-called upper caste thinks that nothing like [casteism] is there, it doesn’t exist, we’ve blinders on, but it does exist everywhere”. It is rare for any Hindi film star to say something like this in recent times and acknowledge the inherent casteism. (...) Khurrana feels that any film should have an intriguing value so that people are interested in watching a film that is entertainment at the same time. The sanitisation of caste into a rich-poor binary has been easy for Bollywood to handle and wash their hands of challenging discussions vis-à-vis caste. Khurrana finds this approach of Bollywood is nothing but “playing safe for commercial gains”. But what I find problematic is when Chopra asks Khurrana regarding the Savarna [casta alta] gaze of the film, he initially respond to it by saying, “the film is being made by a sensitised and aware citizen, who inspires the upper castes to end discrimination”. Unfortunately, Khurrana gets defensive and blames the critics for “reverse casteism”; both Chopra and Khurrana laugh it off and move to the next question nonchalantly. On one hand Khurrana talks about the problems faced by one of his college mates due to reservation and casteism, on the other hand, he declares, Bollywood is a secular space where there is no casteism, and scoffs, “there is no reservation either”.' 

CURIOSITA'

* Il film si ispira ad un macabro caso di cronaca nera avvenuto in India nel 2014: due ragazzine furono trovate impiccate ad un albero. Aggiornamento del 24 ottobre 2022: la scrittrice Sonia Faleiro ha condotto un'indagine di stampo giornalistico nel tentativo di far luce sul medesimo tragico evento, indagine confluita poi nel volume Le brave ragazze (clicca qui).
* Riferimenti a Bollywood: Ajay Devgan (protagonista di Aakrosh).
* Film che trattano lo stesso tema: Aakrosh.

GOSSIP & VELENI

* Ma ci rendiamo conto che Anubhav Sinha è lo stesso regista dell'orrido Cash? Inconcepibile.

30 luglio 2016

FAN

 
diretto da Maneesh Sharma, con ShahRukh Khan.
Siamo a metà strada, qualche uscita importante è ancora attesa, ma viene voglia di sbilanciarsi e affermare che Fan è il miglior film dell'anno.
Non quello dalla sceneggiatura più inattaccabile, non quello che ha incassato di più e probabilmente nemmeno quello che sarà più premiato. Ma il più potente e il più sorprendente. Quello che non si fa dimenticare, quello che ci ha fatto pensare, ripensare e ricredere. Quello che ha portato qualcosa di nuovo.
Quello che stavolta non ce n'è per nessun altro.

LA TRAMA
Il giovane Gaurav è un fan della superstar Aryan Khanna da tutta la vita. Si pettina come il suo idolo, si veste come lui, si muove come lui, ne imita la voce e lo impersona nelle feste del quartiere di Delhi in cui è cresciuto e vive.
In occasione del compleanno di Aryan, Gaurav ha la possibilità di partire per Mumbai, il suo sogno è quello di incontrare la star e fargli gli auguri di persona.
I conti con la realtà però non saranno indolore, né privi di conseguenze per nessuno dei due protagonisti.

SECONDO ME ***** 5/5
Pare che Maneesh Sharma, regista di Band Baaja Baaraat e di Ladies Vs Ricky Bahl, nonché produttore di Dum Laga Ke Haisha, abbia cominciato a pensare a Fan un giorno che era in visita a Mannat, colpito dalla quantità di persone assiepate sotto casa di SRK, in attesa di scorgerne un frammento. Una moltitudine che sicuramente fa una certa impressione.
La passione degli indiani per il Cinema non è da sottovalutare e ancora meno lo è l'amore che dimostrano per i loro divi. Qualcosa che non ha paragoni al mondo e che si può accostare, giusto per rendere l'idea, al fanatismo suscitato dalle star musicali internazionali, neanche quelle di oggi, che nessuna reggerebbe il confronto, ma quelle di una volta, come Elvis o i Beatles. Per questo motivo lo script di Fan che affronta il tema del rapporto star-fan è un'intuizione piuttosto brillante, un'idea semplice come un uovo di Colombo, ma anche di grande attualità. E' un argomento che interessa tutti (chi non ha provato almeno una volta una passione vera, profonda, carnale per un cantante o un attore?) e che apre a diverse riflessioni.
Fan è un film complesso e cupo perché Maneesh Sharma è rimasto fedele alle sue intenzioni di riflettere su un fenomeno, di mostrare qualcosa, di svelare una verità. Ed è un film che colpisce emotivamente, che coinvolge, che, come fosse uno specchio, rimanda allo spettatore il riflesso di se stesso. Perché Gaurav Chandna è un folle, ma prima di oltrepassare quel confine, prima di scivolare al di là, lui era uno di noi.
Il confine, il limite, si trova ben prima di arrivare all'aggressione fisica. Forse già nell'illusione di avere una connessione con il proprio idolo. Oppure nella pretesa che egli aderisca all'immagine che abbiamo di lui.
La fama la si deve davvero all'amore dei propri ammiratori o è il frutto del talento, del lavoro di qualcuno messo in luce dall'occasione giusta e da un po' di fortuna, in modo che il mondo possa accorgersi di lui?
Tutti sono in grado di immaginare che cosa significhi essere un fan. Il film si concentra su Gaurav, sui suoi stati d'animo, è facile, fino ad un certo punto, provare empatia per lui.
Più difficile è capire che cosa ci sia dietro ad Aryan Khanna. Non sono in molti a sapere che cosa significhi essere una star venerata universalmente.
E chi è il divo fra i divi? Maneesh stesso ha dichiarato che la storia di Fan è nata pensando a SRK e che non sarebbe stata realizzata se non con lui.
Per costruire Aryan sono state usate immagini storiche della carriera di SRK. Il fatto che non sia stato ideato un personaggio del tutto nuovo offre un ulteriore piano di profondità. Aryan sembra vero. Di più: sembra SRK.
L'attore ha dichiarato: "He’s more real, more grounded, more practical, less mad and probably less compassionate in his dealings than me. He’s scarily real, and I’m not like that at all" (Open *) e che si tratta di un protagonista totalmente inventato, ma di fatto la vita e la carriera di SRK sono parte del film.
In una sequenza che sicuramente entrerà a far parte della storia del Cinema, SRK interpreta Gaurav  che imita Aryan mentre sullo sfondo scorrono le immagini tratte dai film e dalle performance live di SRK stesso. Impossibile non pensare allo stato di super star dell'attore e non interrogarsi sul suo personale rapporto con la fama, i suoi fan e la sua immagine pubblica.
Che impressione abbiano questi semidei delle persone che li seguono con tanta dedizione e fervore, forse ce lo indica il fotogramma del viso trasfigurato di Gaurav  che urla  sotto casa di Aryan. Di certo è una scena inquietante quanto emblematico ed indimenticabile.
In un bell'articolo di Paromita Vohra pubblicato su The Indian Express, nel contesto di un discorso più ampio in cui è analizzato il ruolo di SRK nella società indiana, l'autrice scrive di "uccisione del vecchio fan": " The star advises the fan to live a full life of love, work, family and community. By symbolically killing the old fan, is SRK killing an old self? Is he hoping for a new gaze that he can meet, so he may renew himself?" (*), come a voler confermare la tesi della corrispondenza tra personaggio e persona.
E mentre da una parte Fan toglie ogni illusione che ci si possa mai avvicinare veramente a qualcuno che si conosce solo attraverso uno schermo, dall'altra suggerisce che ci stia raccontando qualcosa di SRK, che il protagonista vero sia lui e non Khanna. Ma è un inganno.
Prima della diffusione del trailer, si immaginava che Fan fosse una commedia d'intrattenimento, qualcosa di spiritoso che avrebbe mostrato le simpatiche stravaganze di un fan appassionato. Nonostante Maneesh Sharma, secondo me intelligentemente e coerentemente rispetto al pubblico a cui si rivolge, abbia inserito diverse scene, in particolare d'azione, che riportano l'intera pellicola alla dimensione di entertainment movie, questa è tutt'altro che una commedia. Nessuno si aspettava un tale livello di serietà e di dramma.
E nessuno si aspettava questo ShahRukh Khan.
La sua infatti è un'interpretazione pazzesca. Al di là della trasformazione fisica.
Pur non essendo la prima volta che l'attore stupisce  con le sue capacità, sembra proprio che i doppi ruoli lo stimolino (come in Duplicate, come in Don, come in Rab Ne Bana Di Jodi), è riuscito una volta di più a spostare l'asticella. E chi si era dimenticato di lui, chi ha pensato che non sapesse più recitare, che non fosse più quello di una volta, ha avuto una risposta forte e chiara. Più forte e più chiara di quanto fosse possibile indovinare.
Il trailer di Fan è uscito il 29 febbraio scorso suscitando un certo clamore. Molti colleghi di SRK e tutta la film fraternity hanno voluto complimentarsi e commentare. Anurag Kashyap, centrando meravigliosamente il punto, ha tweettato: "next year awards Best Actor, Actor in a negative role, debutant, booked #srk #fan..(*)
Raja Sen, critico senza cuore (scherziamo Sen, ti vogliamo bene, soprattutto perché Fan ti è piaciuto!), ha scritto: "Shah Rukh Khan is jawdroppingly good in Fan, both as the 25-year-old young admirer and as the jaded but determined ageing movie star. It is an immensely brave performance demanding stunning commitment, and he shines."(*).
E SRK risplende davvero.
Fan è l'evento dell'anno. E' un film che non si può evitare, che discuterete da mille prospettive, perché ha mille angolazioni.
Guardatelo, vi lascerà sconvolti, vi lascerà tristi, vi toglierà qualcosa. Poi però vi sentirete grati.

Il brutto:
- L'incontro-scontro tra Gaurav e Sid è il passaggio più debole del film.
- Fan non ha fatto un grande incasso, non è entrato nel famoso 100 crore club. Molti hanno analizzato e fornito diverse plausibili cause, come la mancanza di una protagonista femminile o di numeri musicali. Una, la più interessante è stata suggerita dallo stesso SRK, secondo il quale la motivazione di Gaurav, quella di ricevere le scuse da parte di Aryan, fosse un po' debole: "We reduced the guy's (Gaurav Chandna) passion for his icon (Aryan Khanna) by asking for a very small thing in return for the destruction of his life. He asked him for a 'sorry'; he should have asked him for his life. He should have said, "You killed the fan in me, I want to kill the star in you." 'Sorry' wasn't strong enough a plot point to base the whole film on as Gaurav's character was destroyed. Or maybe the film just wasn't good enough. It became purposeless. And it got rejected."(The Huffington Post) (*)
Io aggiungerei che Fan, per certi versi, è una visione disturbante, è un film che assesta qualche pugno. Non tutti la prendono bene.

Il bello
- La canzone e il video Jabra, che non compare nel film. Cantata tra l'altro in 11 lingue, dall'arabo al telegu. Ecco la mashup version.
- SRK che corre e si arrampica  per le strade di Dubrovnik in smoking: SI SI SI (quando lo chiameranno per fare 007???)
- La lotta tra Gaurav e Aryan, in cui Gaurav finisce con il viso schiacciato contro il finestrino di una macchina (perché mio marito ne è rimasto entusiasta).
- Shahrukh Khan, Shahrukh Khan, Shahrukh Khan.
Per come ha sopportato il disagio di recitare sotto le inevitabili e fastidiose applicazioni, per come è riuscito nonostante quelle ad essere espressivo.
Per uno dei suoi ruoli migliori di sempre. Per questo film che per magia è come se fosse il primo. E invece arriva dopo tanti che sarebbero già più che abbastanza.
Per come è stato capace di essere qualcosa che conosciamo e qualcosa di nuovo, una conferma ed una sorpresa. Ancora.

CURIOSITA'
- Fan è il primo film con SRK senza canzoni.
- Alcune sequenze inserite nel film durante la scena in cui Gaurav vede Aryan per la prima volta, sono state realmente girate sotto la casa di SRK, il giorno del suo compleanno.
Gli interni della casa di Aryan invece sono un set e non sono stati filmati all'interno di Mannat.
- Per diventare Gaurav, SRK si è sottoposto ad estenuanti sessioni di prove che si sono protratte per mesi. Durante le riprese il look definitivo, combinazione di make up e applicazione prostetiche, oltre che di un lavoro di vfx in post produzione, ha richiesto delle sedute di 4, 5 ore al giorno.
Per cambiare un volto amato da venticinque anni, perché fosse lo stesso ma di un altro, è stato chiamato il plurivincitore di Oscar Awards Greg Cannon. The making of Gaurav.
- Nel dvd/bluray di Fan c'è uno speciale dedicato al fenomeno dei fan, intitolato Tu Nahin Samjhega (tu non puoi capire), frase cult di Kuch Kuch Hota Hai, pronunciata anche da Gaurav.
- Le prime parole sussurrate da Gaurav imitando Aryan sono: dil se, altro film con SRK.

(*) Grazie a CinemaHindi per tutte le segnalazioni e gli aggiornamenti