18 febbraio 2010

MY NAME IS KHAN (IL MIO NOME E' KHAN)


Il 12 febbraio 2010 è uscito in tutto il mondo, tranne che in Italia, il nuovo film di Karan Johar, My Name is Khan.
E’ stato presentato il 10 febbraio ad Abu Dhabi con una grande première e, nella stessa settimana, ha partecipato fuori concorso al Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
Il film rappresenta un evento che è stato lungamente atteso perchè riunisce sul grande schermo una delle coppie cinematografiche più amate di sempre, Kajol e Shah Rukh Khan. I due attori sono stati protagonisti di film che occupano un posto d'onore nella storia della cinematografia in lingua Hindi.
Kajol e Shah Rukh Khan non recitavano insieme da nove anni.

TRAMA

Rizwan Khan (Shah Rukh Khan) è un indiano musulmano, affetto da autismo, che vive a San Francisco con il fratello. Quando inizia a lavorare come venditore di prodotti di bellezza incontra Mandira (Kajol), parrucchiera, divorziata e madre di un ragazzino di nome Sameer (Yuvaan Makaar). Rizwan e Mandira si innamorano. Insieme sono felici ma l'attacco al World Trade Center dell'11 settembre 2001 cambierà le loro vite e darà inizio ad un viaggio che li allontanerà l’uno dall’altro.

RECENSIONI

The Times of India *****
Parliamo del fattore-K: Karan (Johar) e (Shah Rukh) Khan come non li avete mai visti. MNIK è senza dubbio una delle pellicole Bollywoodiane più significative e commoventi realizzate di recente. Reinventa completamente regista e attore, e crea un nuovo punto di riferimento per il duo che ha regalato all'India alcuni dei più popolari film d'intrattenimento. Il punto di forza di MNIK sono le interpretazioni. Shah Rukh Khan e Kajol non si dimenticano con facilità, e si finisce col portarsi appresso i loro personaggi all'uscita dalla sala. Così come Zarina Wahab, che infonde vita al perfetto prototipo della perfetta madre Indiana: totalmente legata alle proprie radici culturali ma totalmente laica. Aggiungeteci poi l'occhio del regista per i dettagli, il richiamo ad avvenimenti di attualità, le sequenze che pongono interrogativi e sfide, e otterrete un cinema che ispira, commuove e induce a riflettere. Eppure intrattiene: MNIK non è mai pedante, malgrado il suo appello alla tolleranza intesa come virtù fondamentale per il XXI secolo, nel quale non vi è posto per regionalismi, divisioni, caste, sciovinismi culturali o sessuali. Decretiamone il decesso mentre il resto del mondo passa oltre. Ma più di tutto è l'emozionante semplicità della narrazione di Johar a risplendere. Il film tesse una tela molto vasta: l'11 Settembre, il post-11 Settembre, gli abusi razziali, le draconiane leggi per la sicurezza, un'isterica giurisprudenza Americana, l'uragano Katrina. Ma raramente va fuori fuoco. MNIK offre senza dubbio la miglior interpretazione di Shah Rukh Khan. L'attore non perde mai il personaggio, malgrado i manierismi, il faticoso linguaggio del corpo ed il particolare modo di parlare. La sua performance è persino migliore di quella di Tom Hanks in 'Forrest Gump'. Kajol vince su tutta la linea, con una sobrietà che cattura. Karan Johar è diventato maggiorenne e racconta una storia complessa, ma lo fa con semplicità, senza dimenticare che lo scopo principale del cinema è quello di intrattenere.
Nikhat Kazmi, 11.02.10
La recensione integrale


Hindustan Times ***
Questa è forse una delle rare occasioni in cui Shah Rukh Khan si è sforzato di non interpretare se stesso (altre eccezioni: 'Swades' e 'Chak De! India'). Non è un buon biglietto da visita per una carriera formata da circa 60 film. Le abitudini sono dure a morire. E' difficile percepire Shah Rukh Khan come il personaggio che interpreta. E' più una super-star, unica, che un attore (a differenza di Amitabh Bachchan e di Aamir Khan che sono una combinazione fra i due aspetti). 'Forrest Gump' nell'intenzione, 'Rain Man' nell'approccio, lievemente Bollywoodiano, più a fuoco rispetto a 'Kurbaan' (prodotto da Karan Johar e di argomento simile), si avverte dell'onestà nello scopo della pellicola. MNIK esprime bene il concetto che si prova minor empatia per un problema che non si è mai dovuto affrontare, che i pregiudizi sono insiti nel nostro DNA, e che gli Americani non fanno eccezione. Lo Shiv Sena nel suo settarismo è stato generoso a prendersela con la superstar Musulmana laica prima della distribuzione del film: ora sappiamo bene chi sono gli eroi negativi di MNIK, potrebbero essere proprio al di fuori del cinema. E hanno reso la pellicola ancor più importante proprio per l'argomento che tratta.
Mayank Shekhar, 11.02.10
La recensione integrale

Los Angeles Times
My Name Is Khan è un potente, intenso colpo al cuore e Khan e Kajol, le più grandi star di Bollywood, sono molto affascinanti ed entrambi all'altezza del carico di emozioni richiesto dal ruolo.
Kevin Thomas, 13.02.10
La recensione integrale

Diana *****5/5
My Name is Khan è un grande film.

Un film pieno, importante, intelligente, emozionante, che racconta l'umanità e l'amore.
Sullo sfondo si narra la storia americana degli ultimi dieci anni: l'11 settembre 2001, la minaccia del terrorismo internazionale, l'uragano Katrina, la guerra in Iraq e l'elezione di Barack Obama, ma il protagonista è Rizwan Khan. Un eroe dolce che, spinto dalla disperazione, con la perseveranza e l'onestà di chi non ha colpe, intraprende il suo cammino.
Il messaggio, espresso senza retorica o pedanteria, arriva forte e chiaro. Non si tratta di una denuncia ma di un'esposizione e di una risposta. La risposta per chi crede che musulmano sia sinonimo di terrorista.
Con My Name is Khan Karan Johar si conferma un grande regista. Come sempre punta la cinepresa sull'unica cosa che conta davvero: l'amore. Per la patria, la religione, per dio. L'amore per il prossimo, la solidarietà, l'amicizia. L'importanza della propria identità culturale, la fierezza. L'amore tra madre e figlio. L'amore tra un uomo e una donna.
Karan Johar dirige con l'acutezza e la sensibilità che ormai sono la sua firma, sa essere generoso, spiritoso, leggero, romantico ma anche lucido, misurato, sobrio.
E' innamorato dei suoi attori ed insieme a loro gira scene magistrali che sono già cult. Belle, giuste, magiche.
Dolcissima e commuovente la colonna sonora, perfetti gli attori comprimari.

Il bello:

-Kajol.
Perchè non le importa di non entrare in una taglia 40 o di non avere le sopracciglia sottili come ali di gabbiano. Perchè ha un talento fuori dal comune. Perchè incanta ed illumina lo schermo. Perchè è brava in modo stupefacente.
Perchè quando c'è lei è tutta un'altra cosa.

- Shah Rukh Khan.
Dopo aver visto questo film a qualcuno è venuto il dubbio che fosse un alieno. Un sospetto comprensibile poichè la sua interpretazione è più che sorprendente, è incredibile. Ma proprio chi ha ammirato Shah Rukh Khan in My Name is Khan sa che è umanissimo. Il suo tenero Rizwan lascia senza parole proprio per la sua calda umanità, per la fragilità e l'innocenza che esprime.
Nessuno potrà dimenticare come, indossando le scarpe da tennis del figlio, cammina timido per tutti gli Stati Uniti. O come nei momenti di tensione e di difficoltà rigira dei sassolini nella mano come fossero idee. Nè il suo sorriso dolce mentre, pieno di pudore, si copre il viso davanti alla donna che ama. E la semplicità di poche parole pronunciate con orgoglio e disarmante chiarezza "my name is Khan and I'm not a terrorist".
Shah Rukh Khan cineillumina d'immenso.


Il brutto:
Niente.
Da vedere, rivedere e rivedere.

SCHEDA DEL FILM

Cast:
Rizwan Khan - Shahrukh Khan
Mandira - Kajol
Sameer (Sam) - Yuvaan Makaar
Rizwan's mother - Zarina Wahab
Rizwan Khan (da bambino) - Tanay Chheda (Taare Zameen Par)
Zakir Khan - Jimmy Shergill (A Wednesday! )
Haseena Khan - Sonya Jehan Haseena Khan
Barack Obama - Christopher B. Duncan
Reese Garick - Kenton Duty
Mark Garrick - Dominic Renda
Sarah Garrick - Katie A. Keane
Mama Jenny - Jennifer Echols
Detective Garcia - Benny Nieves

Diretto da Karan Johar (Kabhi Alvida Naa Kehna)

Scritto da Shibani Bathija (Fanaa)

Musiche: Shankar Mahadevan, Ehsan Noorani and Loy Mendonsa (Taare Zameen Par)

Anno: 2010

Distribuito da: 20th Century Fox

AWARDS

2011 Filmfare Awards
Miglior resista - Karan Johar
Miglior attore - Shahrukh Khan
Miglior attrice - Kajol

2011 Zee Cine Awards
 
Miglior regista - Karan Johar
Miglior attore- Shahrukh Khan
Miglior cantante donna - Richa Sharma - "Sajda"
Miglior storia - Karan Johar e Shibani Bhatija

Miglior suono - Dileep Subramaniam
Best Marketed Movie
 

2011 Star Screen Awards
Miglior attore (giuria popolare) - Shahrukh Khan
Miglior direttore musicale - Shankar Ehsan Loy

Ramnath Goenka Memorial Award

6th Apsara Film e Television Producers Guild Awards
Miglior regista - Karan Johar
Miglior attore (giuria popolare) - Shahrukh Khan

Big Star Entertainment Awards
Miglior film - Dharma Productions
Migliore colonna sonora - Shankar Ehsan Loy


Oltre a questi riconoscimenti ed ad un notevole successo al botteghino, My name is Khan, si è aggiudicato  i Golden Kela Awards (i premi più divertenti ed ironici, assegnati a quelle che sono considerate le più brutte produzioni bollywoodiane) per il peggior film del 2010 e per il peggior protagonista maschile del 2010 (Shah Rukh Khan). Si sa che dove c'è la gloria c'è anche qualche detrattore.


CURIOSITA'
- L'attore Christopher B. Duncan, che interpreta Barack Obama, aveva già impersonato il presidente USA ne The Tonight Show di Jay Leno.
- Il primo febbraio 2010, Kajol e Shah Rukh Khan, in occasione della promozione di My Name is Khan, sono diventati le prime star indiane a suonare la campana di apertura della borsa di New York. Ecco il video.
- Per approfondire il soggetto del suo film, Karan Johar ha intervistato Maxine Aston. Psicologa ed ex moglie di un autistico, è autrice di libri, quali The Other Half of Asperger Syndrome, che aiutano le coppie a capire ed affrontare la Sindrome di Asperger.
- Nel week-end di uscita My Name is Khan ha battuto tutti i precedenti record d'incasso di un film indiano all'estero.

Il sito ufficiale del film.

Aggiornamento del 04.11.10
Siamo felici di aggiungere che My Name is Khan è arrivato anche in Italia!
Il 31 ottobre è stato presentato alla quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma durante una serata eccezionale. La proiezione del film, infatti, è stata preceduta da un incontro con il baadshah di bollywood in persona, Shah Rukh Khan.
Per maggiori dettagli rimandiamo all'articolo SHAH RUKH KHAN AL FESTIVAL DI ROMA: RASSEGNA STAMPA E VIDEO.
Ricordiamo inoltre che Il Mio Nome è Khan uscirà nei nostri cinema il 26 novembre prossimo.
Qui il trailer in italiano.
E' stata pensata dal regista stesso una versione del film recitata in inglese e più corta di 35 minuti per il pubblico americano. E' proprio questo adattamento che arriverà anche in Italia.
Karan Johar ha fatto un ottimo lavoro, riuscendo, nonostante i tagli, a rispettare la compattezza e l'essenza del film. Il nostro gusto personale, però, ci fa preferire la versione più lunga.

Aggiornamento del 03.01.11
Da oggi è a disposizione nel nostro blog un'ampia rassegna stampa dedicata a Il Mio Nome è Khan.

Aggiornamento del 16.05.11
Dal quattro maggio scorso è disponibile il dvd italiano di My name is Khan.
Per saperne di più.

17 febbraio 2010

BARSAAT (1949)



Girato tra i paesaggi del Kashmir, cullato da canzoni dolcissime e da una suggestiva background score (il debutto dei compositori Shankar – Jaikishan) Barsaat è un film sofisticato ma dai messaggi diretti, dalla comunicazione immediata. L'ideale coesistere di ricercatezza e semplicità lo rese universalmente attraente permettendogli di vincere il pubblico di ogni livello culturale ed estrazione sociale.
Il regista, produttore e protagonista del film è Raj Kapoor , giovanissimo e bello come un dio, a soli venticinque anni aveva già alle spalle un capolavoro introverso e di difficile lettura (Aag, 1948), ma fu l'impressionante successo di Barsaat che lo consacrò in coppia con l'attrice Nargis. I due, legati sentimentalmente anche nella vita reale, si abbandonano nell'abbraccio più famoso della storia, la cui figura stilizzata è divenuta il simbolo della casa di produzione RK.

TRAMA
Due giovani, Pran, un affascinante violinista (Raj Kapoor) e Gopal, un impenitente conquistatore (Prem Nath) che si diverte ad illudere l'ingenua contadina Neela (Nimmi) , vanno a vivere in Kashmir e affittano l'abitazione di una famiglia locale. La figlia del proprietario, Reshma, (Nargis) cade nel fiume mentre accoglie i nuovi ospiti e viene soccorsa da Pran, tra i due nasce un sentimento travolgente ma il padre si oppone alla storia spingendo la ragazza al suicidio. Pran, anche dopo la notizia della tragedia, e il suo ritorno in città, è deciso a non volerla dimenticare e si isola dal resto del mondo, cercando di comunicare con lei attraverso la musica che li ha uniti.

Una donna accattivante e bellissima, un uomo carismatico e affascinante; profondi sguardi, attenzione ai piccoli gesti, una sensualità divinizzata ma a suo modo aggressiva. L'attrazione fisica e mentale diviene materialmente tangibile ed è facile scoprirsi "innamorati dell'amore di qualcun altro", attratti da un desiderio incontrollabile, potente e reale.
Tra scherzi, leggere carezze al volto e reciproci abbandoni, si impose una nuova dimensione del romanticismo che sarà d'ispirazione per i registi contemporanei e non, scatenando un nuovo linguaggio dell'amore, così come Bobby più tardi rivoluzionerà le teenage love-stories fino a Dilwale Dulhania le Jayenge.

Il termine che ho inventato per rendere l'idea dell'intensità di questo rapporto è (...non ridete!!) "romanticismo tridimensionale" .Ovviamente non facendo riferimento all'attuale uso, e abuso, di tecnologie digitali quanto alla presenza quasi prepotente delle sensazioni proposte e all'indubbia realtà del sentimento che scorre, assume vita propria ed esce fuori dalla pellicola pari a un effetto 3D, mantenendosi inalterato, come uno splendido miracolo negli anni.

Una mia traduzione (spero non troppo approssimativa) della spiegazione che Pran / Raj Kapoor da nel film:
"Cos'è l'amore? L'amore annuncia da solo la sua presenza, come venir trafitti da una spina, è imprevedibile, un fiore fuori stagione che nasce all'improvviso e tutto sembra essere nuovo, inizi a vedere un fiume negli occhi di qualcuno e desideri di poterci annegare"

La magia della contemplazione tra Pran e Reshma viene interrotta dal brano seducente "Patli kamar hai" che riallaccia la storia agli altri due personaggi, le immagini della danza intrigante di Gopal con una ballerina di cabaret viene intervallato dal canto disperato di Neela, che attende ancora il ritorno del ragazzo. Il suo lamento è celebrato dalle più belle immagini in bianco e nero, il profilo dell'attrice, stanco, curvato e oscuro davanti a un cielo brillante, mentre fasci di luce trafiggono alberi spogli e inquadrature asimmetriche catturano la sua bellezza semplice, che il dolore non ha ancora cancellato.

Il film propone due storie contrastanti e lo scontro tra una visione sessuale / opportunistica dell'amore ( Gopal e Neela) con un altro fortissimo rapporto, nato dalla fusione di passione fisica e spirituale (Pran e Reshma), un legame perfetto come lo è la bellezza della natura che li circonda... e mentre Raj e Nargis si guardano negli occhi tutto il mondo si ferma in religioso silenzio.



Il mio giudizio sul film ***** 5/5

ANNO: 1949

REGIA: Raj Kapoor

TRADUZIONE DEL TITOLO: Pioggia / Il monsone


CAST:

- Raj Kapoor..............................Pran
- Nargis.....................................Reshma
- Prem Nath.............................. Gopal
- Nimmi.................................. Neela
- Cukoo............................... Ruby
- K.N. Singh........................ Bholu


COLONNA SONORA : Shanker – Jaikishan

PLAYBACK SINGERS: Lata Mangeshakar & Mukesh

13 febbraio 2010

MUGHAL - E - AZAM


Uno dei film più spettacolari mai realizzati, elaborato, impressionante, più di quanto due occhi umani riescano a sostenere. Odio definirlo un kolossal perchè il termine è riduttivo e non posso inserirlo nella categoria in cui giacciono alcuni polpettoni Hollywoodiani a sfondo storico-religioso. Mughal-E-Azam è una memorabile celebrazione della bellezza, che non sfoggia una fredda imponenza quanto un devastante calore. Poesia racchiusa in celluloide, un miracoloso fondersi di talenti, una fonte sempre viva di vera sofferenza e sublime passione.

TRAMA
L'imperatore Akbar decide di mandare suo figlio Salim sul campo di battaglia dopo aver scoperto la sua precoce attitudine al vizio, ma gli anni passati in guerra non riusciranno a placarne la vena poetica nè il suo fascino per la bellezza. Durante la festa per il ritorno del giovane a palazzo un artista dona alla corte una statua leggiadra, la splendida figura che tutti ammirano è in realtà una donna in carne ed ossa che si svela agli ospiti suscitando ammirazione e sorpresa.
Akbar accoglie Anarkali a braccia aperte folgorato dalla sua grazia ma decide di imprigionarla nel momento in cui ne scopre innamorato suo figlio Salim. Il principe non si rassegna e scatena l'esercito contro suo padre, la guerra avrà un esito disastroso e il figlio ribelle viene condannato a morte. Grazie al sacrificio di Anarkali il principe sarà risparmiato, la ragazza, che si offre di essere giustiziata al posto suo, viene perdonata da Akbar purchè abbandoni per sempre il palazzo e spinga Salim a dimenticarla.


Ad eccezione di due canzoni ("Pyaar ki ha to darna kya" e "Jab raat hai aise matwali") il film venne realizzato in bianco e nero, la versione a colori uscì per la prima volta nel 2004, dopo una lunga elaborazione digitale operata dalla Indian Academy Arts and Animation, realizzando, più di sessantanni dopo la prima uscita nelle sale, il sogno incompleto di K.Asif.

Perfezionista, ostinato e fermamente deciso a veder esaudita ogni sua fantasia, il regista volle una figura di Krishna in oro massiccio non accontentandosi di una copia in metallo, impose a Madhubala di trasformarsi (attraverso interminabili sedute di trucco) in una statua di marmo, convinse Prithviraj a camminare scalzo sulla sabbia arroventata del deserto, e, al posto di semplici comparse per la scena della battaglia arrivò ad ingaggiare un esercito vero con oltre duemila soldati professionisti.
Le cifre colossali che Asif continuava a chiedere ai suoi produttori fecero pensare che ad un certo punto il regista fosse impazzito; la sua follia creativa andò avanti per quasi quindici anni, per selezionare i dodici brani musicali richiese al compositore Naushad oltre ottanta canzoni, molte delle quali non vennero utilizzate per nessun altro film.
Furono necessari due anni di lavoro ininterrotto solo per costruire un set cinematografico, l'opera faraonica ha impegnato centinaia di scenografi e artigiani in un'impresa senza precedenti. Ma l'elegante salone degli specchi era fin troppo splendente da rendere difficili le riprese, la luce riflessa era eccessiva, quasi accecante, tanto che i tecnici dovettero pensare velocemente ad una soluzione per contrastare i bagliori indesiderati.

Ma la forza del film, aldilà della sua opulenza, è l'incredibile realismo delle sue emozioni, della sua malinconia.
Madhubala investì tutte le sue energie nel personaggio di Anarkali e nonostante la sua salute fosse deteriorata da una malattia congenita, non rinunciò a girare scene in cui doveva ballare, correre, trascinarsi addosso pesantissime catene (vere!) e recitare al fianco di Dilip Kumar , con il quale aveva condiviso un'infelice relazione. Lavorare a Mughal e Azam fu per l'attrice un'esperienza devastante, soprattutto perchè il silenzio tra i due, una volta spenti i riflettori, si faceva ogni giorno più denso.

Prithviraj Kapoor, che aveva interpretato in gioventù il ruolo di Alessandro Magno nel film Sikander, fu un perfetto imperatore Akbar, con il suo aspetto imponente, l'aria autoritaria, la voce profonda. La mia scena preferita del film è l'incontro padre / figlio nella tenda dell'accampamento militare, Akbar cerca di riconciliarsi con Salim per evitare lo scontro, l'imperatore inflessibile supplica il principe di giungere ad un accordo e si accosta alla sua spalla cambiando per un attimo la sua freddezza in affetto morboso.

Elegante come un vero re, Dilip Kumar, è un sempre composto ma vibrante Salim, riflesso dei tempi che cambiano, utopista e allergico alle imposizioni.

Ma altrettanto importante il contributo di Durga Khote come Jodhaa e di Nigar Sultana nel personaggio di Bahar, quest'ultima figura femminile, aristocratica e innamorata del potere, pronuncia una delle frasi chiave del film "uno sguado sarà sufficiente per vincere un principe viziato" intenta ad ammirarsi allo specchio in una dichiarazione d'amore a se stessa. Bellissimo il brano qawali "Teri mehfil me qismat azma kar hum bhi dekhenge" in cui le due rivali (Bahar e Anarkali) presentano ciascuna la propria visione dell'amore.

Inscindibile dal film la personalità enigmatica dell'artista che rifiuta di eseguire una statua su commissione e mette alla prova la corte lanciando la sua sfida: presenterà solo qualcosa dinanzi al quale ogni uomo si inginocchierà e ogni sovrano deporrà la corona. La bellissima Anarkali diviene incarnazione dell'arte e dell'amore. Lo stesso personaggio resta portavoce della sua missione fino all'ultimo, anche quando l'inno "Ai Mohabbat Zindabad / Che viva l'amore" diviene una disperata protesta all'esecuzione di Salim.
Ma se Mughal-e-azam è il film che meglio esprime la volontà di amare liberamente, il suo culmine non può che essere la canzone "Pyar Kya To Darna kya / perchè avere paura dell'amore?" il suo testo graffiante, l'energico ballo di Madhubala, lo sguardo fiero e sofferente dell'attrice, ne fanno una monumentale esibizione di disobbedienza, la più bella e incredibile delle dichiarazioni.

Il mio giudizio sul film : ***** 5/5


ANNO: 1960

TRADUZIONE DEL TITOLO: Il grande Moghul

REGIA: Karim Asif

CAST:

- Prithviraj Kapoor......... Akbar
- Madhubala.................. Anarkali
- Dilip Kumar................ Salim
- Durga Khote................ Jodhabhai
- Nigar Sultana................ Bahar
- Ajit.............................. Durjan Singh


COLONNA SONORA: Naushad , testi di Shakeel Badayuni

PLAYBACK SINGERS: Lata Mangeshkar, Shamshad Begum, Mohammed Rafi, Ustad Bade Ghulam Ali Khan



ALTRE INFORMAZIONI E CURIOSITA'

Tra gli sceneggiatori troviamo Kamal Amrohi, produttore cinematografico, poeta Urdu e regista del meraviglioso Pakeezah

Inizialmente per il ruolo di Anarkali era stata scelta Nargis e per quello di Bahar l'ex moglie del regista , Sitara Devi, dalla quale Asif divorziò prima di sposare la sorella di Dilip Kumar.

Tra le altre versioni cinematografiche sullo stesso tema, il film Anarkali (1953) con Bina Rai e Pradeep Kumar. Ispirato invece alla giovinezza dell'imperatore Akbar, la grandiosa pellicola di Ashutosh Gowariker, Jodhaa Akbar (2008) con Hrithik Roshan e Aishwarya Rai.

Nè Dilip Kumar nè Madhubala furono presenti alla premiere. Malgrado l'assenza dei due attori il film venne presentato in grande scala, tutti i biglietti erano stampati con le immagini della locandina, i cartelloni pubblicitari furoni di dimensioni impressionanti. Le due armature indossate da Prithviraj Kapoor e Dilip Kumar rimasero per anni in esposizione in uno spazio del cinema Maratha Mandir a Mumbai

Agli appassionati consiglio la lettura del libro "Mughal e Azam . An Epic of Eternal Love" di Shakil Warsi, pubblicato da Rupa & Co, New Delhi, 2009 nel quale ho trovato numerose informazioni sulla realizzazione del film.

09 febbraio 2010

AMAR


Pochi film innestano un così profondo senso di disgusto per la figura del protagonista come Amar. Portare avanti con estrema eleganza un personaggio totalmente oscuro e sbagliato deve essere stata per Dilip Kumar una nuova sfida con se stesso. Mehboob Khan, regista del celebre Mother India, pensa ad un film grandioso, non per bellezza né per emozione, quanto per tecnica e difficoltà, facendo parlare una storia dura, impossibile da comprendere, ma girata con una raffinatezza tale da riuscire a creare incanto seppure i suoi messaggi siano ben difficili da digerire.

TRAMA
Un avvocato ricco e avvenente è innamorato della bellezza ma attratto inconsciamente dal peccato, dietro la sua apparenza innocua e perfetta si nasconde un'anima oscura e , nonostante conquisti l'amore della meravigliosa Anju (Madhubala) i suoi istinti lo trascinano pericolosamente verso Sonia (Nimmi) una ragazza povera che viene distrutta dalle sue azioni violente e ossessive.

Amar, un Dorian Gray indiano, perfettamente interpretato da Dilip Kumar, nasconde dietro il suo fascino scheletri e peccati mentre la sua aria seducente e rispettabile lo tiene lontano da ogni sospetto. Lodevole il coraggio di Dilip nell'accettare un ruolo da ipocrita meschino e codardo, adulato e coccolato nonostante la sua bassezza, ripiegato nella vergogna, immeritevole di perdono. Un rischiosissimo e odiabilissimo anti-eroe, disprezzabile ma trionfante sullo schermo, circondato da ingiustificato amore.

Smantellando l'idillio classico tra bellezza / virtù con un solo gesto, l'imprevedibile twist della storia trasforma l'eroe in villain scatenando un profondo senso di disillusione e trascinando sotto i riflettori l'inaffidabilità della natura umana. Chi è il vero nemico? Mentre i personaggi secondari ripetono compulsivamente la frase “Il suo volto è così attraente, credo che lui sia un santo” latitano indisturbati istinti oscuri e la meraviglia dei suoi lineamenti sembra comuffare ogni cosa.

Anju / Madhubala, nobile e leggiadra ma innamorata dell'oscuro Amar, si mostra così incantevole e celestiale da sembrare un'apparizione ultraterrena, definita spesso nel film “un raggio di luce” in grado di spazzare via le tenebre con il suo irraggiungibile splendore.
Sonia / Nimmi , infantile e rustica nei modi, introdotta costantemente dalla frase ossessiva “c'è il veleno nei suoi occhi”, è inconsapevole della sua sensualità esplosiva così come Amar lo è della sua malignità.

Non nego le mia soggettiva freddezza nei confronti del regista Mehboob Khan ma riconosco che il film è tecnicamente superbo e ogni immagine esteticamente preziosa. Amar meriterebbe di essere visto anche solo per la scena girata sott'acqua in cui Sonia si nasconde nel fondo dello stagno nell'intento di sfuggire al suo corteggiatore opprimente, o per le pose da statua greca magicamente assunte da una splendida Madhubala.
Ricco di immagini simboliche e suspence, ma purtroppo segnato da ripetizioni e rallentamenti, il film intervalla sequenze mozzafiato a improvvisi attacchi di noia nello stesso modo con cui sovrappone bellezza divina a torbidi intenti.

Il mio giudizio sul film : *** 3/5
Pollice in alto per : la straordinaria qualità delle riprese, il magnetismo delle interpretazioni (Dilip, Madhubala e Nimmi da soli meriterebbero 5/5)

Pollice in basso per: Il finale poco coerente, misogino e del tutto ingiusto.


ANNO: 1954

REGIA : Mehboob Khan

CAST:

- Dilip Kumar.......................... Amar
- Madhubala............................ Anju
- Nimmi................................... Sonia
- Jayant....................................Sankat Chhaila

COLONNA SONORA: Naushad

PLAYBACK SINGERS: Mohammad Rafi, Lata Mangeshkar, Asha Bhosle

02 febbraio 2010

DULHA MIL GAYA




Dopo una lunga lavorazione e diversi problemi di postproduzione che ne hanno, a più riprese, ritardato la programmazione, l'8 gennaio è uscito Dulha Mil Gaya. Il film è prodotto da Vivek Vaswani, la cui amicizia di vecchia data con Shah Rukh Khan (il Baadshah di Bollywood era appena arrivato a Mumbai) gli ha assicurato la presenza della star nel cast. Il cameo di Shah Rukh Khan, che nel complesso dura circa 60 minuti, è di inusuale lunghezza e non ha mancato di suscitare qualche polemica.

TRAMA

Donsai (Fardeen Khan), scapolo convinto e playboy incallito, sta per ereditare una fortuna. Condizione imprescindibile e ultimo desiderio di suo padre, però, è che si sposi con la figlia Punjabi (Ishitta Sharma) di un vecchio amico di famiglia.
Compagna di divertimenti e scorribande di Donsai è Shimmer (Sushmita Sen), modella di grandissimo successo, che con lui condivide la passione per i party e l'allergia ai legami sentimentali.

RECENSIONI

The Times of India **1/2
Il problema con Dulha Mila Gaya è che non ha niente di nuovo da offrire... inoltre che cosa ci fa Shah Rukh Khan lì? Interpreta il fidanzato trascurato di Sushmita Sen che attende all'aereoporto per un piccolo saluto al telefono. Possibile? Nah! Nessuno può disinteressarsi a Shah Rukh. Neanche una super modella che preferisce passare il suo tempo con il suo cane ed i domestici.
Dulha Mila Gaya funziona solo a tratti e ti lascia la sensazione di un' opportunità sprecata, nonostante la confezione scintillante. Shah Rukh e Sushmita falliscono nel tentativo di ricreare la magia di Main Hoon Naa e persino la storia d'amore tra Fardeen e Ishita lascia tiepidi.
Nikhat Kazmi, 08.01.10
La recensione integrale

Bollywood Hungama
...Dulha Mil Gaya è un mix di diversi film. Per usare il loro stesso gergo: è un vino vecchio in una bottiglia nuova. Quindi? Quanto può essere originale una storia d'amore considerato che a Bollywood questo genere è trattato da sempre? Stabilito questo, la narrazione, per colpire nel segno, deve essere stuzzicante, ma in questo Dulha Mil Gaya fallisce...
La recensione integrale

Diana ** 2/5
Dulha Mil Gaya nasce con un chiaro intento commerciale. Gli attori non sono al servizio della storia, piuttosto è stata messa in piedi una storia al servizio degli attori. Ecco quindi un simpatico sciupafemmine per Fardeen Khan, una chic ed algida modella per Sushimita Sen, un'ingenua ragazzetta per Ishita Sharma ed un ricco, paziente, innamorato, uomo d'affari per Shah Rukh Khan. Tutti nella condizione di offrire quello che si suppone il pubblico desideri da loro: che Fardeen diverta e che Sushimita incanti con la sua statuaria bellezza. A questo si aggiungono ambientazioni sfarzose e brani allegri e colorati, in un poco apprezzabile tentativo di incartare in una confezione patinata un prodotto di relativa sostanza.
Nonostante le critiche, però, il film si lascia guardare. Scorre senza stancare, anzi, diverte, assicurando 2 ore e mezza di svago.

Il bello:
- Shah Rukh Khan.
La sua presenza nel film è forzata quanto il suo personaggio è inutile. Ciò non toglie che Shah Rukh, come sempre, illumini lo schermo ad ogni apparizione.
- Al minuto 110' Shah Rukh si tuffa in mare dal ponte di una nave da crociera: grazie, grazie, grazie.
- Il cane di Shimmer e il suo divertente rapporto con lei.

Il brutto:
- Ishita Sharma, insipida ed innegabilmente bruttina.
- Sushimita Sen. Se la cava, in un ruolo perfetto per lei, mancando totalmente, però, di naturalezza.

SCHEDA DEL FILM

Cast:
Tej Dhanraj AKA "Donsai" - Fardeen Khan (All The Best)
Shimmer - Sushmita Sen (Main Hoon Na)
Samarpreet Kapoor a.k.a Samara Kapoor - Ishita Sharma
Pawan Raj Gandhi, PRG - Shahrukh Khan
Jasmine - Suchitra Pillai Malik
Tanvi - Tara Sharma
Jigar - Mohit Chadda
Hussain Bhai - Johnny Lever (De Dana Dan)

Scritto e diretto da: Mudassar Aziz (Zindaggi Rocks)

Musiche: Lalit Pandit (Fanaa) e Pritam Chakraborty (Chance Pe Dance)

Coreografie: Ahmed Khan (Blue) e Howard Rosemeyer (Welcome To Sajjanpur)

Anno: 2010

Traduzione del titolo: Abbiamo trovato lo sposo
(Ringraziamo Pushker per la traduzione)

Distribuito da: Insight Productions e Morpheus Media Ventures

CURIOSITA'

- Una parte delle riprese sono state fatte a Trinidad de Tobago. Dulha Mil Gaya è il primo film bollywoodiano girato su un'isola.
- Sushimita Sen nel 1994 si classificò prima al concorso di bellezza Femina Miss India. Tra le concorrenti che furono superate c'era anche Aishwarya Rai.
Nello stesso anno Sushimita vinse Miss Universo, titolo che andò ad un'indiana per prima volte nella storia del concorso.
- Al minuto 45' e 50'' sentiamo Donsai salutare con un "ciao".