30 agosto 2022

THANK YOU


Le premesse non erano delle migliori: stroncato dalla critica, accoglienza gelidina da parte del pubblico. Lo avrei scartato senza rimorsi, ma Thank You è stato parzialmente girato in Italia, quindi almeno un'occhiata veloce era d'obbligo. L'ho trovato nel complesso meno terribile di quanto temessi. Il film è modesto, dalla confezione un po' televisiva, non proprio noioso. Soprattutto non è pretenzioso, e ho tirato un sospiro di sollievo nel constatarlo. 
La sceneggiatura è ingenua, la formula ricorda Bachna Ae Haseeno. Unico spunto originale: anche chi non ci ama ha contribuito a farci diventare ciò che siamo. Non c'è spazio però per un processo articolato di formazione dei personaggi, processo che risulta troppo schematico e semplicistico. Fastidioso l'espediente narrativo del dialogo fra il protagonista e la sua coscienza. Il segmento dedicato agli anni universitari è grossolano. 

TRAMA

Abhi vive a New York ed è un ricco imprenditore. Il successo però gli ha dato alla testa, e la fidanzata Priya, malgrado aspetti un bambino, decide di troncare la relazione. Un lutto improvviso costringerà Abhi a fermarsi a riflettere. L'uomo torna in India, con la missione di ringraziare le persone che lo hanno aiutato a diventare ciò che è.

RECENSIONI

The Hindu:
'Thank You (...) rides on a one-line premise. (...) It is a simple, straightforward story and holds no major surprises. Thank You is aesthetic in its presentation and has a talented cast. (...) First the merits. Thank You has a protagonist with grey shades, not a squeaky clean hero. (...) Chaitanya shifts easily from the hardworking aspirant to the ruthless CEO. In her brief part, Raashi [Khanna] plays a mature and stifled woman with conviction. (...) Chaitanya’s transformation to fit the part of a teen is remarkable. (...) Malvika [Nair]’s expressive and measured performance is a highlight of the film. She fills the frames with so much warmth without trying too hard. As an idea, it is interesting to explore how one’s life gets shaped not only by friends but also foes. (...) The conversations with the alter ego (...) is (...) an idea that seems interesting at a script level but is not convincing enough on screen. The final transformation, too, appears too good to be true. (...) The writing needed a lot more depth. Thank You begins on a promising note and ends up withering away its chances of being a truly moving and poignant journey'.
Sangeetha Devi Dundoo, 22.07.22

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: film semplice e moderatamente piacevole. 
Punto debole: la sceneggiatura ha una certa struttura, ma rimane in superficie. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Naga Chaitanya - Abhi
* Raashi Khanna - Priya, fidanzata di Abhi
* Malvika Nair - Parvathi, ex fidanzata di Abhi
* Sai Sushanth Reddy - Sharva, compagno di studi di Abhi
* Avika Gor - Chinnu, sorella di Sharva
* Prakash Raj - Rao

Regia: Vikram K. Kumar
Sceneggiatura: B.V.S. Ravi
Colonna sonora: Thaman S.
Fotografia: P.C. Sreeram
Montaggio: Naveen Nooli
Lingua: telugu
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Le sequenze in esterni a New York sono state in realtà girate in Piemonte (Torino, Stresa, Cuneo), dove la troupe di Thank You ha effettuato le riprese nell'aprile-maggio 2021. Le location sono difficilmente ravvisabili. Ad esempio: nel video del brano Thank You, intorno al minuto 3.30 appare la scena più lunga (brevissima passeggiata di Abhi in una strada cittadina); nel video di E Nimisham, poco prima del minuto 5.20 Abhi entra nella sede della sua società, che è il campus Einaudi dell’Università degli Studi di Torino. Vedi anche Thank You: le riprese in Italia, testo che offre la lista dettagliata delle location e alcune fotografie dei set.
* Riferimenti al cinema indiano: Mahesh Babu, Pokiri, Puri Jagannadh.
* Riferimenti all'Italia: Fiat 500, cucina italiana.
* Film che trattano lo stesso tema: Bachna Ae Haseeno.

GOSSIP & VELENI

* Ora: rubi un cartonato di Mahesh Babu alto quattro piani (che vedrei bene nel cortile del mio palazzo, renderebbe superflue tende da sole e veneziane. Avanzerò la proposta alla prossima assemblea - i condomini ne saranno entusiasti), rubi un cartonato di Mahesh Babu, dicevo, e non gli dai nemmeno un'occhiatina?

28 agosto 2022

M A J O R


Major è un incrocio fra biografia (agiografia?) e action thriller. Il punto in comune, oltre al protagonista, è l'univocità del punto di vista. 
I primi sessanta minuti ci raccontano Sandeep Unnikrishnan, apprezzabilmente più l'uomo che il soldato, ma dal punto di vista quasi esclusivo dei genitori. La personalità di Sandeep viene filtrata dall'amore familiare, manca di completezza, appare monodimensionale: Sandeep ha solo qualità ed eccelle in tutto, e in questo senso Major è più un'agiografia che una biografia.
I successivi novanta minuti ci raccontano l'attentato terroristico al Taj Mahal Palace Hotel di Mumbai del 2008, ma dal punto di vista quasi esclusivo di Sandeep - [spoiler] che purtroppo non ha potuto offrire la sua versione dei fatti, quindi lo sceneggiatore ha dovuto, almeno in parte, lavorare di immaginazione. Però la dinamica dell'attentato è stata nella realtà così complessa, di lunga durata, e ha coinvolto in modo brutale un numero così alto di ostaggi, vittime e agenti, che filtrarla dall'esperienza, vera e/o presunta, di uno solo dei suoi protagonisti mi è sembrato riduttivo. Tanto più che Major cessa di essere una biografia nel momento in cui decide di focalizzarsi sull'evento e non sulla persona, e di narrarci Sandeep in quanto partecipante all'evento.

Al netto della retorica nazionalista (son stufa di ripetere questa frase in ogni recensione), Major sprigiona un certo calore, è avvincente ma non dimentica la sfera privata. Il film centra l'obiettivo di concedere spazio ai familiari di Sandeep, sottolineando i loro sacrifici e le loro rinunce. E centra anche l'obiettivo di creare la giusta tensione. La caccia ai terroristi è, cinematograficamente parlando, realizzata con mestiere. Adivi Sesh, l'attore principale (nonché sceneggiatore), è convincente, e traina la pellicola con disinvoltura. Prakash Raj e Revathi sono credibili - in particolare Revathi regala una sequenza molto emozionante. Major si chiude con un monologo poco brillante, ma la brevissima scena conclusiva che precede i titoli di coda, considerando l'argomento del film, è un vero tocco di classe.

TRAMA

Sandeep è un ragazzo altruista affascinato dalle divise. Il padre vorrebbe che studiasse medicina, ma Sandeep viene ammesso all'accademia militare. Isha, la fidanzata, rinuncia al suo progetto di studiare all'estero per stargli vicina. I due si sposano. Su incoraggiamento di Sandeep, Isha accetta un prestigioso incarico professionale in un'altra città. La lontananza e la penuria di licenze concesse a Sandeep mettono a dura prova il matrimonio. E proprio quando Sandeep vorrebbe correre dalla moglie per ricucire il rapporto, un gruppo di terroristi insanguina Mumbai.

RECENSIONI

The Hindu:
'Not perfect, but effective enough to leave viewers moved. (...) And thankfully, there are no jingoistic overtones. (...) Certain portions feel airbrushed. (...) But these are minor misgivings in the larger picture. As a plot device, narrating Sandeep’s story through his parents (...) helps to give the emotional gravitas. There’s a delicate, sensitive manner in which the relationship between Sandeep and Isha (....) is portrayed. (...) Dialogues convey a lot without melodrama. (...) One can either mull over how much cinematic liberty and dramatisation was required to make this tribute or soak in the narrative that touches the right emotional chords. What makes this tribute work is also the performances all around. Adivi Sesh is effective. (...) This is an internalised performance and his career best. (...) A word of praise for Prakash Raj and Revathi. (...) Major lives up to its promise of paying a befitting tribute to Sandeep Unnikrishnan'.
Sangeetha Devi Dundoo, 03.06.22

Mid-Day: ***
'Major ends up humanising 26/11, more than most other works on the subject. Because, primarily, it is focused on the front-man. With a hero to singularly follow. (...) Early portions of the pic do seem a li’l amateurishly haphazard, on occasion; including continuity errors, if you will. What eventually matters is how it comes together, by the end of it. (...) And yet the exhilarating stunts, mortal combat sequences, and pyrotechnics, appear as authentic as they get. Director Sashi Kiran Tikka knows a thing or two about withholding and revealing surprises for an action thriller. There is a fairly full-frontal approach to the formula elements as well. Just a set of some relatively unlikely faces for a Hindi film, from a town separate from Bombay alone, lends all of this a touch of fresh love that, for me, is hard to explain. (...) It recreates 26/11 with just enough creative liberties to remain believable still. It moves you, with a fine measure of empathy and patriotism. Sure, we’ve seen, read, heard enough about 26/11. This is only a solid addition to the list. Glad I caught it, for sure'.  
Mayank Shekhar, 03.06.22

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: il film è in parte emozionante, in parte avvincente. Sceneggiatura e regia accettabili. Buone interpretazioni.
Punto debole: retorica nazionalista, protagonista troppo perfetto. Rappresentazione un po' ristretta dell'attentato, forse anche non rispettosa della realtà: se Wikipedia è attendibile, i morti al Taj Mahal Palace Hotel furono trentuno, ma nel film i cadaveri non si contano. Sobhita Dhulipala non adatta al ruolo dell'ostaggio. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Adivi Sesh - Sandeep
* Prakash Raj - padre di Sandeep
* Revathi - madre di Sandeep
* Saiee Manjrekar - Isha, moglie di Sandeep
* Sobhita Dhulipala - ostaggio

Regia: Sashi Kiran Tikka
Sceneggiatura: Adivi Sesh
Colonna sonora: Sricharan Pakala
Fotografia: Vamsi Patchipulusu
Montaggio: Vinay Kumar Sirigineedi (che è anche aiuto regista), Kodati Pavan Kalyan
Lingua: telugu
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* ‘Major’ is Adivi Sesh’s long-brewing tribute to Sandeep Unnikrishnan, Sangeetha Devi Dundoo, The Hindu, 23 maggio 2022:
'The connect
Sesh was living in San Francisco during the 26/11 attacks. Like everyone else, he learnt about Sandeep through the news. The loss felt personal, he remembers. “Sandeep looked like an older brother, perhaps because of the resemblance. He looked like some of my cousins.” Driven by curiosity, Sesh read up on Sandeep. “The more I read about this man who saved hundreds of people, I became a fan. I began saving newspaper clippings, links to articles and Quora forums where his friends had shared information. I thought I knew a lot about Sandeep. When I met his parents, I realised there was so much more.” Sesh refers to Sandeep’s parents (...) as “uncle and amma”. “Amma has so many photographs of Sandeep clicked in his childhood. She was like a social media mother before we had social media.”
Schwarzenegger and soccer fan 
Sesh discovered that Sandeep was a “polar opposite of the stereotypical image one might have of a military officer.” “He was fun loving, a fan of Arnold Schwarzenegger and action films, a soccer fan who would argue with his superiors on which club should win while listening to the commentary on the radio,” says Sesh. (...) The writing process was different from the fictions Sesh had written earlier. “In a fact-driven biopic, one normally tries to add pizzazz to make the story cinematic. Sandeep’s story had so much drama that it was tough to include everything.” He mentions how Sandeep once carried a wounded soldier on his shoulders for six miles in Kashmir. “Contextually, we could not include it in the story; there are many more such incidents we had to leave out.” In the 136-minute film, there were times the script had to fit in things that happened over five years in Sandeep’s life in one scene. (...)
Understanding Sandeep (...)
Sesh weighed 84 kilograms before Major. He had to get leaner and fitter. “The biopic shows Sandeep in different ages and my weight had to go from 84 to 76, down to 73 and 71, and up again. It was impossible to film in chronological order. The only upside of the lockdowns is that I could change between the weights and muscle tones in a healthy condition.” (...) There were times when he was stuck, trying to understand Sandeep’s mindset. “I once called amma and asked her what it meant for Sandeep to be a soldier. She recalled several incidents that explained the philosophy by which he lived. His decision to be a soldier coloured every relationship he was a part of.” The film, Sesh explains, begins by showing Sandeep as a boy next door, enjoying the little things in life, his school crush, before tracing the transformation as a soldier: “Men and women aren’t born great; they do things that make them great.”
Deliver under pressure
As an actor, Sesh evolved: “I hate watching myself on screen, I can only see the flaws. This time, I am proud of some of the scenes. A telephonic conversation with Isha (...) in the second half required me to convey so much by speaking less. It was a rare instance when I thought I got every beat right”.'

CURIOSITÀ

* Major è coprodotto da Mahesh Babu. È stato girato simultaneamente in telugu e hindi, e doppiato in malayalam. Gli interni del Taj Mahal Palace Hotel sono stati ricreati in sei set, poi dati alle fiamme nelle sequenze finali del film. 
* Adivi Sesh è attore, sceneggiatore e regista. Ha recitato in Baahubali.
* [Spoiler] Sandeep Unnikrishnan (1977-2008) era un soldato indiano appartenente al corpo speciale antiterrorismo. Nato in Kerala, cresciuto a Bangalore (Karnataka). Il padre era un funzionario dell'ISRO, l'agenzia spaziale indiana. Sandeep guidò i soldati che entrarono nel Taj Mahal Palace Hotel durante l'attacco terroristico del novembre 2008. Nel corso dell'operazione, Sandeep decise di affrontare da solo i terroristi, riuscì a bloccare la loro fuga, ma fu ucciso. Come rivelato dai colleghi, le sue ultime parole furono "Don't come up, I will handle them". Fra i numerosi riconoscimenti conferitigli, anche una strada a suo nome a Bangalore (Fonte Wikipedia).
* [Spoiler] I dodici attacchi terroristici che colpirono simultaneamente Mumbai nel 2008 furono compiuti da dieci membri di un gruppo islamico di origine pachistana. Gli attacchi durarono quattro giorni, dal 26 al 29 novembre, e costarono la vita a 175 persone, inclusi ventinove stranieri (un italiano), nove terroristi, quindici poliziotti e due ufficiali dei corpi speciali (fra cui Sandeep). I feriti furono più di trecento. Il 29 novembre, solo il Taj Mahal Palace Hotel era ancora in mano ai terroristi, e fu liberato dall'intervento dei militari guidati da Sandeep. Al Taj i morti furono trentuno. (Fonte Wikipedia).
* Riferimenti al cinema indiano: Silk Smitha, Dilwale Dulhania Le Jayenge, Shah Rukh Khan.
* Film che trattano lo stesso tema: The attacks of 26/11.

GOSSIP & VELENI

* Premesso che non so quali siano le licenze cinematografiche, alcuni eventi raccontati in Major sembrano grossolani o implausibili: le lettere sottratte a Sandeep, l'ostaggio appeso al balcone, i terroristi che non vedono i soldati - in divisa nera - immersi nella piscina. Nella sequenza del salvataggio della donna e della bambina, Sandeep vola letteralmente da un piano all'altro - va bene la licenza, ma non esageriamo. 

26 agosto 2022

HABADDI


Più fatato che poetico. In larga parte mi è piaciuto, e quindi Habaddi forse non è un buon film per ragazzi. Storia gentile e protagonista da sbaciucchiare a parte, ho apprezzato soprattutto la visione e le idee della regia - che innesta qua e là qualche bizzarria originale -, e la fotografia a tratti rustica a tratti sognante. Sceneggiatura curata, anche sottile, con una punta d'ironia e di mistero - peccato per il finale fumoso e non conclusivo e per la formula ormai troppo sfruttata. Nel complesso è una pellicola consigliabile, a maggior ragione perché in lingua marathi. Ricordiamoci di tener d'occhio il regista.

TRAMA

Manya è un sorridente bambino affetto da balbuzie, schernito dai coetanei e trascurato dagli adulti. Unici amici: lo zio ventriloquo, la dolce Ketaki di cui è infatuato e che purtroppo vive a Mumbai, e l'asina Mastani. La scuola non è in agenda. Meglio riparare cose rotte ed orbitare attorno ad un pozzo infestato da un fantasma. Manya scopre di possedere un talento naturale per il kabaddi, il torneo scolastico si terrà a Mumbai, ottima occasione dunque per rivedere Ketaki. Ma c'è un problema: come riuscire a pronunciare e ripetere la parola kabaddi?

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: regia a tratti singolare, sceneggiatura dignitosa, fotografia, cast.
Punto debole: formula sfruttata, il finale.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Karan Dave - Manya
* Mayur Khandge - Maruti, l'allenatore

Regia: Nachiket Samant
Sceneggiatura: Yogesh Vinayak Joshi, Nachiket Samant
Colonna sonora: Rohan-Vinayak
Fotografia: Riju Das
Montaggio: Anupama Chabukswar
Lingua: marathi
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

'How would you describe your film?
It's a mixed-genre film. It's partially a sports film, but it's also a coming-of-age film, it has also got some romantic and fantasy elements as well. There is a well in the film, which we created with the help of CG. The main character, Manya, dives into it to retrieve a toy that his friend had lost. We have a ghost-like creature sitting inside the well. None of the villagers wants to go near the well and they feel the village is cursed by the ghost. The well symbolizes facing your innermost fear. It plays an important part in the film's narrative.
How easy was it to shoot sports scenes?
As it's not a full-fledged sports film, there was no burden of showing professional-level efficiency in those scenes. I intended to capture the emotion, rather than realism. From the start, I was sure that I didn't want to make it hyper-realistic. Some filmmakers want to show everything realistically and I admire their dedication, but I'm not one of them. I'm attracted to the fantasy side of films which take you on a journey that you don't see in reality. But we did train those children. We had workshops with proper kabaddi coaches'. 

24 agosto 2022

SHABAASH MITHU


Confesso che le biografie di persone giovani mi fanno una certa impressione. È come se stampassero il timbro concluso, definitivo su vite che hanno ancora tanto da sperimentare e da dare. Penso ad esempio a Mary Kom, film del 2014 dedicato alla celebre campionessa di pugilato, allora solo 32enne, che, dopo la distribuzione della pellicola, vinse la medaglia d'oro ai giochi asiatici 2014, ai giochi asiatici femminili 2017, ai giochi del Commonwealth 2018 e ai mondiali femminili AIBA 2018 (tralascio il bronzo agli AIBA 2019). 
Anche Mithali Raj, campionessa di cricket dal curriculum sbalorditivo, è nata nel 1982 - compirà 40 anni in dicembre. Agli inizi di giugno ha annunciato il suo ritiro dalle competizioni internazionali, e dovrebbe continuare a giocare solo a livello nazionale. Questo film racconta la sua storia sino al mondiale femminile del 2017.

Shabaash Mithu è un prodotto poco accattivante. I primi trenta minuti sono deliziosi. Narrano un'amicizia fra due bambine che nasce a lezione di danza e che si consolida sul campo da cricket. Le giovanissime attrici sono adorabili. Nelle due ore successive, la sceneggiatura purtroppo via via si appiattisce. Le tematiche femminili vengono ovviamente prese in considerazione, ma in modo non sempre efficace e talvolta forzato: parecchi spunti interessanti, scarso approfondimento sostanziale. SM stenta a creare coinvolgimento emotivo. Il finale mi ha stupito - non conoscendo la carriera sportiva di Mithali, non me l'aspettavo. 
L'interpretazione di Taapsee Pannu si limita ad oscillare dalla modalità grave a quella addolorata. Vijay Raaz, che è sempre convincente, è costretto ad enunciare solo secche battute seriose e non gli è mai data l'opportunità di condividere un dialogo naturale con qualcuno. Non posso credere che una colonna sonora così scialba sia firmata da Amit Trivedi (cosa gli avete fatto??). Le sequenze sportive sono troppo generiche.

TRAMA

Mithu e Noorie sono due grandi amiche, entrambe dotate giocatrici di cricket. Purtroppo Noorie è costretta dal padre a sposarsi giovanissima e ad abbandonare l'attività sportiva. Mithu viene selezionata per gli allenamenti professionali in ambito nazionale. Riuscirà ad entrare in squadra e a battere un nugolo di primati. Ma il suo obiettivo è (anche) il riconoscimento del valore del cricket femminile. 

RECENSIONI

Film Companion:
'For a film about a remarkable woman who democratized the most popular male-dominated field in the country, Shabaash Mithu has regrettably little to say - except that she's a woman. (...) The Mithali Raj in this movie isn't a person so much as a concept. Her journey is a vessel for a very facile, binary reading of womanhood and gender disparity. (...) The film-making, too, lacks empathy - it refuses to engage with the stillness of self-doubt. Like most Indian hagiographies posing as biopics, it interprets progress as narrative motion. (...) Amit Trivedi's soundtrack is painfully generic. (...) The craft often goes out of its way to look pretentious. (...) Many scenes are strangely conceived. (...) SM has absolutely no sense of time. (...) It looks like there's no more than two years between Mithali Raj's debut as a teenager in 1999 and her comeback to lead the team to the 2017 Women's World Cup final. (...) Changing skin tones are the only cosmetic indication of time passing. (...) Taapsee Pannu's performance, too, suffers from this narrative jetlag. (...) It never looks like Mithali Raj has lived a lot between her innings'.
Rahul Desai, 15.07.22

Firstpost: **
'Mithali [Raj] is a global cricketing icon with accomplishments that could send your head spinning, but director Srijit Mukherji’s biopic fails to note or convey the full blast of her achievements. (...) The film acknowledges Mithali’s role in raising the profile of women’s cricket in India but gives us little idea of the grit that must have helped her along. Shabaash Mithu is also unable to capture the fire on the field that made Mithali Raj the heavyweight that she is. (...) The chemistry and warmth between the two little kids, the sense of humour, innocence and intelligence written into their interactions, (...) make Shabaash Mithu’s opening half hour or so an enjoyable ride. (...) Shabaash Mithu thereafter has an episodic feel and pretensions to a grandeur that it does not possess. The writing becomes progressively weaker and the direction increasingly limp. (...) It does not portray caste accurately, referring to the economic hardships some of the women face and not the discrimination intrinsic to the caste system. (...) Shabaash Mithu does not capture the complexity of circumstances that led to increasing visibility for women’s cricket in India in the run-up to the 2017 Cup: Mithali Raj’s charisma, the live telecast of matches, the advent of the social media that mainstreamed discussions on the neglect of women’s cricket, and so much more. Through all this, Taapsee [Pannu], who has been so much better so often in the past, looks inexplicably distant and wan as Mithu. With such flaccid direction and writing coming her way, who can blame her?'.
Anna MM Vetticad, 15.07.22

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: i primi trenta minuti e la combinazione Kasturi Jagnam/Inayat Verma.
Punto debole: il film è poco coinvolgente.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Taapsee Pannu - Mithali Raj, campionessa di cricket
* Inayat Verma - Mithali bambina
* Vijay Raaz - Sampath, allenatore
* Kasturi Jagnam - Noorie bambina, amica di Mithali

Regia: Srijit Mukherji
Sceneggiatura: Priya Aven
Colonna sonora: Amit Trivedi
Fotografia: Sirsha Ray
Montaggio: Sreekar Prasad
Traduzione del titolo: shabaash significa ben fatto, bravo/a!
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Inayat Verma è la bimba ansiosa di essere rapita in Ludo.
* Il numero di giugno 2022 del periodico Femina vede in copertina Taapsee Pannu con la vera Mithali Raj.

GOSSIP & VELENI
 
* Mi chiedo se alcuni eventi raccontati nel film siano accaduti realmente o non siano licenze cinematografiche. Ad esempio la scena del chiodo (spero finzione), l'incomprensibile ostilità delle compagne di squadra e della capitana, gli antidolorifici sottratti, il tiro al bersaglio con le palline, eccetera. Se tutto vero, è abbastanza mortificante. In caso contrario, non ne capisco la necessità: non era meglio approfondire le tematiche principali invece di perder tempo così?


22 agosto 2022

HURDANG


Le recensioni indiane sono tutte negative, e bocciano forma e contenuto. Alcune testate hanno addirittura deciso di non recensire il film. Premesso ciò, Hurdang non è noioso, ed è già qualcosa. La regia è di media qualità (ho visto di peggio, anche di molto peggio), le interpretazioni del cast sono dignitose, il personaggio di Loha è interessante, così come la sottotrama della manipolazione del movimento studentesco da parte della politica.
Il personaggio di Jhulan è insolito: la ragazza è determinata e sa cosa vuole, sia a livello personale che professionale. La scrittura però la tradisce quando la svuota di una chiara presa di posizione. Jhulan appartiene alla fascia di popolazione che avrebbe diritto alle quote riservate nella pubblica amministrazione, in Hurdang poteva incarnare la voce in difesa della discriminazione positiva.

Passiamo alla sceneggiatura. Al netto del trattamento semplicistico dell'argomento delle quote, non è proprio terribile, ma alcuni svarioni si dovevano evitare. Ad esempio: la condotta degli studenti nei confronti degli agenti di polizia (non mi risulta che Hurdang sia una commedia); il cliché del leader studentesco arrogante e violento (Daddu), popolare per ragioni tutte sbagliate; [spoiler] l'assenza di un'indagine investigativa a seguito dei decessi di Ranjan e di Loha.
Il delicatissimo tema della discriminazione positiva nei confronti delle caste svantaggiate (mi scuso per la terminologia generica) è rappresentato in modo grossolano e solo dal punto di vista delle caste alte (che sembrano le uniche vittime). Un personaggio (minore) sostiene le quote ma è sgradevole e scompare in un battito di ciglia. Jhulan è convenientemente silenziata. Daddu, il suo fidanzato (di casta alta), considera ingiusta la politica delle quote, ma non lo tocca la scorrettezza del suo piano (architettato prima che si diffondesse la notizia del progetto governativo di implementare le proposte della Commissione Mandal) di superare l'esame per un impiego pubblico procurandosi in anticipo le domande. Daddu beneficia di un processo di formazione, dal punto di vista dello sceneggiatore, ma rimane il personaggio più fiacco.

TRAMA

Siamo negli anni novanta del secolo scorso. Daddu è il solito cazzone figo e bullo. Si fa manipolare come un pirla dal disonesto Loha. Daddu (di casta alta) vorrebbe un impiego pubblico per poi sposare Jhulan (di casta bassa), ma solo i fessi (come Jhulan) studiano per l'esame. Lui, che invece è un drittone, preferisce aspettare che Loha gli procuri in anticipo le domande - in cambio gli fa da cameriere. Ed ecco che il governo centrale, con la chiara intenzione di sabotare il futuro di Daddu, progetta di aumentare la percentuale di quote riservate alle fasce fragili nella pubblica amministrazione. Come reagirà il nostro (ehm) eroe?

RECENSIONI

The Times of India: * 1/2
'Neither has the backdrop been researched and displayed well, nor has the love story been fleshed out in a way that it churns your insides. Even though the actors have done their bits right, they could only go as far as the written material could take them'. 
Rachana Dubey, 08.04.22

Firstpost: *
'The politics of the film is naturally not nuanced. (...) There is no exploration of the caste-based discrimination and atrocities that lower caste people face in the country. (...) No supporter of Reservation is given even a voice in the film. (...) The one student leader who is pro-Reservation is callous and hot-tempered. (...) In this movie, only upper-caste characters suffer and are traumatized. Their opportunities are taken away. (...) The fact that she [la protagonista] comes from a low-caste family is barely explored in the film. (...) Every twist and turn in the story can be predicted in advance. (...) The characters are not likeable, and therefore, you feel no pity for them when they suffer. (...) It can be forgiven for its sloppy filmmaking, but not for the propaganda it is spewing. Hurdang is not just a bad movie. It is also a dangerous one'. 
Shreemayee Das, 11.04.22

Cinema Hindi: * 1/2
Punto di forza: la narrazione procede con un certo ritmo e non annoia, le interpretazioni sono lodevoli, alcune sequenze sono ben gestite dalla regia.
Punto debole: la superficialità e l'assenza di cognizione di causa, imperdonabili se affronti un argomento tanto spinoso. Il film è comunque ambiguo, vorrebbe (a tratti) rispettare la sensibilità di tutti, ma è solo a corto di argomentazioni valide a sostegno della sua posizione. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Sunny Kaushal - Daddu, leader studentesco
* Vijay Varma - Loha, leader studentesco
* Nushrratt Bharuccha - Jhulan, fidanzata di Daddu
* Shubhashish Jha - Ranjan, amico di Daddu   

Sceneggiatura e regia: Nikhil Nagesh Bhat
Colonna sonora: Amaal Mallik, Sachet-Parampara    
Fotografia: Ramanuj Dutta, Archit Patel
Montaggio: Bodhaditya Banerjee
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Film che trattano lo stesso tema: Aarakshan.

GOSSIP & VELENI

* Sunny Kaushal è il fratello di Vicky Kaushal (complimenti alla mamma).
* Mi scuso per la terminologia generica. Hurdang non mi è stato d'aiuto in tal senso. Ho provato a rimediare informandomi meglio, ma più leggevo e più m'impantanavo. Fra caste, sottocaste, fuori casta e acronimi fantasiosi, m'è venuto un cerchio alla testa che non vi dico.  

18 agosto 2022

JUNGLE CRY



La storia (vera) narrata in Jungle Cry meritava un film. Perché offriva i presupposti per un interessante incrocio fra tema sportivo e contesto sociale. Perché ai (veri) protagonisti non è mai stato riconosciuto il valore dell'incredibile impresa compiuta. Peccato però che JC sia un prodotto del tutto dimenticabile. Il primo tempo è passabile, ma nel secondo il crollo è completo. La regia (firmata da Sagar Ballary, che in precedenza aveva diretto il delizioso Bheja Fry) e la sceneggiatura non sostengono la trama, e commettono l'enorme, imperdonabile errore di focalizzarsi via via su personaggi secondari - gli allenatori, la fisioterapista, persino la famiglia inglese ospitante - invece di approfondire maggiormente i principali - i giocatori e il fondatore dell'istituto scolastico che li ospita. Eppure c'era parecchio da raccontare, a partire dai ragazzi, appartenenti alle comunità tribali, per cui l'istruzione gratuita significa salvezza dalla povertà. Senza tralasciare la figura encomiabile di Achyuta Samanta, un uomo che ha dedicato la sua vita e le sue risorse alla loro educazione. Che occasione sprecata.
Nel cast il sempre solido Abhay Deol, a dire il vero qui un po' appannato. In generale gli attori hanno potuto fare ben poco con gli sbiaditi personaggi a loro disposizione.

TRAMA

Un allenatore inglese di rugby cerca in India ragazzi da ingaggiare per il campionato del mondo nella categoria under 14, evento che si svolgerà a Londra nel 2007. L'uomo trova i giocatori in Odisha, presso il Kalinga Institute. I futuri campioni sono all'oscuro persino dell'esistenza di uno sport chiamato rugby, e hanno solo quattro mesi di tempo per impararne le regole e allenarsi - abbandonando di punto in bianco l'amatissimo calcio (traditori).

RECENSIONI

Hindustan Times:
'The film (...) employs the usual tropes and ends up being more predictable than thrilling'.
Abhimanyu Mathur, 03.06.22

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: la storia.
Punto debole: sceneggiatura, regia, contesto non approfondito.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhay Deol - Rudra, allenatore di calcio presso il Kalinga Institute
* Atul Kumar - Achyuta Samanta, fondatore del Kalinga Institute
* Stewart Wright - Paul, allenatore di rugby
* Emily Shah - fisioterapista

Regia: Sagar Ballary
Sceneggiatura: Dipankar Giri, Shubhodeep Pal, Diane Charles
Colonna sonora: Rohit Kulkarni, Palash Muchhal
Montaggio: Suresh Pai
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* Tribal students lift rugby world cup, Soumyajit Pattnaik, Hindustan Times, 2 ottobre 2007:
'A grand welcome awaits the rugby team of Kalinga Institute of Social Sciences (KISS). The team will arrive here on Wednesday after winning the under-14 Rugby World Cup in London. The tribal boys from KISS lifted the trophy after beating South Africa 19-05 in the final on Saturday. (...) They did not start as favourites to win the tournament, but ultimately scripted a scintillating title victory. The 12-member KISS team, christened as Jungle Crows, was led by Bikash Chandra Murmu. The team comprised of tribal students drawn from various backward regions of the state. Congratulating the team, KISS founder Dr. A. Samanta said it was a matter of pride for the entire state as well as for the country. (...) According to Samanta, the boys learnt the game fast and they were mentally tough to give spirited performances on foreign soil. "There was no pressure or fear factor. We told them to give their hundred per cent on the field. For us, participating in an international tournament was more important than winning or losing. But they could win the trophy", said Samanta. All the students hail from poor families. (...) The training started with professional coaches for thirty tribal students initially and twelve players were ultimately picked up to play in London'.

CURIOSITÀ

* Nel 2019 Jungle Cry fu proiettato all'Ariano International Film Festival di Ariano Irpino (Avellino). Emily Shah presenziò all'evento.
* Il Kalinga Institute of Social Sciences è un istituto scolastico residenziale gratuito riservato alle popolazioni tribali. Si trova a Bhubaneswar (Odisha). Fondato nel 1993 da Achyuta Samanta, nel 2017 ha ricevuto lo status di università.

16 agosto 2022

JAYESHBHAI JORDAAR


Jayeshbhai Jordaar è un prodotto molto modesto. Nel primo tempo tenta di coinvolgere e divertire lo spettatore, in parte riuscendoci. Ma dall'episodio della taglia sulla protagonista in poi, si sgonfia di botto, diventa ripetitivo - peggio: insulso. Non ho capito lo scopo del soggetto, figuriamoci della trama. La sceneggiatura è generica e si perde per strada. La regia ne segue le orme. Boman Irani nel primo tempo è imperiosamente efficace. Shalini Pandey mantiene una certa stabilità di interpretazione, ed ho apprezzato le sue esilaranti espressioni di puro, sincero sconcerto. Ranveer Singh ha accettato un ruolo insolito con esiti altalenanti. L'antieroe Jayesh non è coraggioso, sa di non esserlo, deve sopportarsi così com'è. Odia le ingiustizie ma non ha il fegato di combatterle, prova con l'astuzia ma è più fortunato che scaltro. 
JJ non ha un'identità precisa. Non è una black comedy, e nemmeno una satira. Il tema del feticidio femminile è trattato in modo grossolano, a tratti disturbante. Il film manca di concentrazione. I personaggi non convincono. Alla fine si prova un senso di insoddisfazione per un film che disattende le sue premesse, ma si prova anche un senso di amarezza, perché JJ, per quanto fiacco, riflette comunque un ambiente malato e una mentalità distorta - anche femminile - purtroppo radicata e tollerata.

TRAMA

Mudra aspetta un bambino. I suoceri desiderano ardentemente un maschio. In caso contrario, ennesimo aborto (imposto) all'orizzonte, che però renderebbe sterile la donna. I suoceri sono pronti a ripudiarla e a sostituirla. La ginecologa rivela al padre Jayesh - l'unico a non curarsi del sesso del feto - che è in arrivo una bimba. Jayesh, innamorato di Mudra, non si perde d'animo e attiva il piano B.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* La sequenza del divieto del sapone alle donne. Satira azzeccatissima.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* Il monologo strampalato sul bacio, con corredo di donne piangenti. Bah. 

RECENSIONI

Mid-Day: **
'Goes without saying, this is Ranveer [Singh] in an altogether believable, (...) contemporary rural part, that you haven’t seen him perform before. (...) It’s of course essential for an actor to go all over the place with his talent/career. Just that a film going all over the place, alongside, isn’t equally great news. At its core, this is supposed to be a full-on farcical comedy. Only what lies beneath it, i.e. female foeticide, wife beating, etc, make it hard to stick to the intended humour, and the fantasies that follow. The jokes run dry. The road-trip derails. Surely there are gems for moments.  (...) Do these moments add up to a gem of a movie? The attention span simply drops after a point. The picture stretches on'. 
Mayank Shekhar, 14.05.22

Film Companion:
'Jayeshbhai Jordaar is gratingly basic. (...) We've moved on, but the film hasn't. The first act is promising. (...) It's (...) nice that Jayesh is a rare beta male in Hindi cinema. (...) He is not designed as a male saviour. He's (...) struggling to be the man society expects him to be. But it's the simplistic writing that undermines [Ranveer] Singh's performance, turning Jayesh into more of a mousey caricature than a good person. The many monologues, in particular, are terribly corny - composed for effect, not feeling. (...) The chase gets repetitive very fast, and the climactic chaos at a hospital (...) looks like the end of a children's film. (...) Some may call the film's Gandhi-esque stance feel-good and necessary in this age of intolerance, but it comes at the cost of the integrity of the cause. It's a classic sign of films that try too hard to be liked and enjoyed - they're even willing to ridicule themselves to get an extra smile or two'.
Rahul Desai, 13.05.22

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: qualche sequenza indovinata nel primo tempo.
Punto debole: secondo tempo debolissimo, sceneggiatura e regia anemiche.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Ranveer Singh - Jayesh
* Shalini Pandey - Mudra, moglie di Jayesh
* Boman Irani - padre di Jayesh
* Ratna Pathak - madre di Jayesh

Regia: Divyang Thakkar
Sceneggiatura: Divyang Thakkar, Anckur Chaudhry
Colonna sonora: Vishal-Shekhar 
Fotografia: Siddharth Diwan
Montaggio: Namrata Rao
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Riferimenti al cinema indiano: Dharmendra, Hema Malini.

GOSSIP & VELENI

* Mudra è sempre velata sino al mento. Poi il suocero mette una taglia sulla sua testa, ed ecco che lei se ne va in giro tranquilla a volto scoperto. Ma allora!?
* Un villaggio sperduto di soli uomini è il posto più sicuro al mondo per una donna in difficoltà?? 
* [Spoiler] I genitori di Jayesh si redimono di punto in bianco nel finale, così come gli altri bruti maschilisti e violenti. Intervento divino?

11 agosto 2022

19(1)(A)


Un filo sottilissimo lega i due personaggi principali di 19(1)(a), la ragazza senza nome e lo scrittore Gauri. Si incontrano solo una volta, per qualche minuto, scambiando un paio di battute generiche. Lui sparisce, lei dimentica. Un tragico evento rinsalda il legame con modalità inaspettate. Un legame maestro/allieva. Inconsapevolmente, Gauri contribuisce al processo di formazione della ragazza. Il film è la rappresentazione pratica di una dichiarazione dello scrittore: la mia vita non conta, contano le mie parole
19(1)(a) ha un tono riflessivo, raccolto. Procede con lentezza. Segue la protagonista da vicino, nel suo quotidiano. La sceneggiatura è scarna, forse troppo esile per un lungometraggio. Per buona parte, reitera il soggetto. La pellicola trasmette un messaggio importante - la reale minaccia, in India, alla libertà di espressione -, e lo fa senza proclami, raccontandoci la presa di coscienza di una ragazza comune che è prigioniera di una routine non voluta, e che gradualmente si allontana dalla tiepida sicurezza del suo ambiente per esplorare idee nuove e quindi una nuova versione di sé.
È un film particolare, non per tutti, introspettivo. Le relazioni personali sono appena accennate, nel senso che Indhu V.S., regista/sceneggiatrice al suo debutto, ci offre brevi squarci improvvisi che vanno in profondità, e poi passa oltre. I dialoghi sono centellinati, e danno l'impressione di molto non detto. Gli occhi della protagonista osservano il mondo, e noi spettatori in quegli sguardi ne scorgiamo un riflesso. Nithya Menen ha interiorizzato a dovere il suo personaggio, e non sbaglia una virgola. Vijay Sethupathi è convincente in un ruolo dimesso, non istrionico, eppure carismatico. 

TRAMA

Lo scrittore Gauri Shankar affida il suo ultimo manoscritto alla copisteria di quartiere, contando di ritirare le copie prima dell'orario di chiusura del negozio. Ma Gauri non torna. Per qualche oscura ragione, la proprietaria della copisteria non riesce a separarsi dal manoscritto. Le parole dello scrittore diventano per lei una guida insostituibile.

RECENSIONI

The Hindu:
'A valiant directorial debut anchored by a poignant Nithya Menen and a charming Vijay Sethupathi. Director Indhu V.S. delivers an engaging coming-of-age story with an important political subtext in her debut Malayalam movie, that explores the freedom of speech and expression. (...) 19(1)(a) is slice-of-life tale of people who choose to, or are forced to, be quiet and obedient about what is happening around them or in their own lives. It is about a person who has a lot to express, yet time and again chose to suppress her feelings, fearing the consequences of stepping out of her daily routine. It is also about those who cannot help but speak out against oppression, at a time when the same can have grave consequences. This tension is very effectively used to create an atmosphere of uneasy calm throughout the movie. (...) This is Nithya’s movie all the way and she holds it all together, even at its weakest points, with a brilliantly understated and internalised performance as a ‘quiet’ person learning how to speak out in her own quiet manner. (...) Indhu, who also wrote the script, keeps it simple for the most part, only faltering occasionally, and towards the end with a slightly-underwhelming reveal. Ironically, 19(1)(a) works best when it chooses to be quiet and leave things unsaid. What’s more important is the willingness to be brave with the stories you choose to tell and the politics you put forward. In that regard, Indhu has certainly arrived'.
Aswin V. N., 29.07.22

Film Companion:
'A deeply personal approach to tell a powerful story. (...) Indhu's cinematic ideas are also strong like the political stand she takes. Apart from the image, she uses sounds too to create deeply disturbing reactions. But it's also the performances of the two leads that make the film special. Nithya Menen doesn't need words to take us deep into her character's mind which is so full of conflicts that she can barely hear herself think, Vijay Sethupathi too gives us one of his finest performances in years. (...) A film about revolution can rarely feel as personal as this. (...) 19(1)(a) (...) understands that whispers can be more impactful than loud speeches'.
Vishal Menon, 30.07.22

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: il messaggio (e il coraggio), Nithya Menen e Vijay Sethupathi.
Punto debole: la sceneggiatura smunta (un cortometraggio sarebbe risultato perfetto).

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Nithya Menen - ragazza senza nome, proprietaria di una copisteria
* Vijay Sethupathi - Gauri Shankar, scrittore e attivista
* Indrajith Sukumaran - Anand, editore
* Athulya Ashadam - Fathima, amica della protagonista 

Sceneggiatura e regia: Indhu V.S.
Colonna sonora: Govind Vasantha
Fotografia: Manesh Madhavan
Montaggio: Manoj
Lingua: malayalam
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* Indhu V.S: I see 19(1)(a) as a coming-of-age story, Sajin Shrijith, Cinema Express, 2 agosto 2022. Intervista concessa da Indhu V.S.:
'I liked the generally contemplative approach you took with the film.
I'm generally a quiet person. I feel that even if I have to contribute to any discussion, I prefer to do it minimally and with a lot of subtlety because I have a minimal approach to life and those around me. So, naturally, that is also reflected in how I wrote the screenplay. Of course, we can't write every movie like that, but when it came to my debut work, I guess it was simply a case of nature taking its course. A lot of things I do in real life have crept into it. (...)
You are right. One doesn't necessarily have to be loud to put across thoughts.
Indeed. It's enough to do it in a toned-down manner. Even though filmmaking is partly a materialistic endeavour, it is, after all, an art form where a group of people come together to create a moment. I believe that it needs a sensible approach. I've seen Nithya say in some places that ours was the best team with she had worked. I think it was because I managed to handpick people whose vibe matched ours. In fact, my director of photography (Manesh Madhavan) is quieter than me. (Laughs) He gets what I'm trying to communicate and acknowledges my directions with succinct replies. Most of our team members are like that.  
Was Nithya's character deliberately kept nameless? 
Not at all. It happened organically while writing the screenplay, which predominantly tracks that character's emotional journey. There was no place in the script where the character's name is brought up. After a point, I concluded that her name was irrelevant. 
Would you have taken a different storytelling approach had the focus been Vijay Sethupathi's character Gauri instead? A relatively louder one, perhaps?
Firstly, I would never imagine a movie with Gauri as the central character. It was not and never will be my intention. It's not my kind of storytelling. I'm more inclined to personally relatable stories. For me, the main characters of 19(1)(a) were this woman and a writer who visited her shop. And they remain strangers throughout the film - that was the only focus. When seeing the film in its totality, the political aspect for me was just an undercurrent. The emotional and subtle storytelling aspects mattered more. It was a solid decision not to focus on Gauri's side more. In most of the discussions about the film I have now, the political emphasis is relatively less. The film's politics are, of course, mine, but I see it more as a coming-of-age drama than anything else. (...)
Any reason why you made Gauri a Tamilian writer? 
It was simply to give the story a sense of universality - and what we are discussing is a universal topic. I didn't want it to have a confined quality. It should be accessible for people outside Kerala too.  
One of the most notable aspects of Gauri's personality is that he respects others' space regardless of his ideology; he doesn't impose his thoughts on those around him. 
Absolutely! When a big subject like freedom of thought is the topic, I was primarily interested in - and always drawn to - its importance when it comes to the personal space of two individuals in conversation. When we are addressing all the problems ailing the world but don't understand the importance of respecting the boundaries of people we know, then what's the point? It should start first with the smallest, simplest things. That's why it was a conscious decision to invest more in detailing Nithya's character than Gauri's. The onus was more on exploring an individual's politics than the other. That's the most immediately affecting one'.  

CURIOSITÀ

* L'articolo 19(1)(a) della Costituzione indiana garantisce la libertà di espressione.
* Indhu V.S. si è ispirata alla tragica vicenda di Gauri Lankesh, giornalista di Bangalore assassinata nel 2017 sulla soglia di casa. Gauri combatteva la destra estremista hindu e le discriminazioni castali e di genere. 
* Nithya Menen vanta una corposa filmografia nelle industrie cinematografiche malayalam, telugu, tamil e kannada. Ad oggi, un solo titolo hindi: Mission Mangal.

08 agosto 2022

ROCKETRY - THE NAMBI EFFECT


R. Madhavan ha dimostrato una tenacia irremovibile nel realizzare questo film, progetto a cui si è dedicato per qualche anno in maniera pressoché esclusiva, affrontando numerose difficoltà, investendo grosse somme di denaro, decidendo di interpretarlo, di scriverne la sceneggiatura e di dirigerlo - simultaneamente in tamil, hindi e inglese - pur non vantando alcuna esperienza in fatto di regia. Il caparbio Madhavan è riuscito a completare la pellicola e a proiettarla in prima mondiale al Marché du Film 2022 a Cannes. Un lavoro colossale che deve essergli riconosciuto. Madhavan si è innamorato della storia (vera) di Nambi Narayanan - e scorrendone la biografia in rete la ragione è chiara: una vita contraddistinta da successi vertiginosi e da incredibili colpi di scena. Ma soprattutto ha sposato la causa di Nambi: la totale riabilitazione di uno scienziato dalla mente brillante e dall'instancabile intraprendenza, ingiustamente accusato di spionaggio, e la ricerca della verità.

Guardando Rocketry - The Nambi Effect si coglie l'impegno di Madhavan quasi in ogni sequenza. Ed è il pregio maggiore della pellicola. Il difetto principale è l'assenza di una salutare distanza fra il regista/sceneggiatore e il soggetto. Madhavan è troppo coinvolto, Narayanan troppo presente. Madhavan sembra fungere da cassa di risonanza del messaggio, anzi, della missione di Nambi. Non ha interiorizzato ed elaborato a sufficienza, per suo conto, la vicenda umana dello scienziato, e risulta incapace di offrirne una versione personalizzata. La biografia è molto dettagliata ma poco intima, quindi poco artistica. Rocketry non è un documentario, alcuni eventi potevano essere sfrondati per accordare maggior spazio alla sfera privata del protagonista, o meglio, per accordare al protagonista maggiore profondità emotiva. Certi aspetti andavano rivisti o rappresentati in modo meno scontato. La sceneggiatura procede macchinalmente, è densa anche se a tratti un po' piatta. A parte Narayanan, i personaggi non lasciano traccia. 

TRAMA

Il film racconta la vita, soprattutto professionale, di Nambi Narayanan, a partire dai primi esperimenti all'ISRO (l'agenzia spaziale indiana), nel 1969, con il collega Abdul Kalam (fisico e ingegnere aerospaziale, che diventerà poi presidente dell'Unione Indiana dal 2002 al 2007). Nambi viene ammesso ad un dottorato di ricerca a Princeton. Il relatore della sua tesi è il professore italiano Luigi Crocco, che lo raccomanda alla NASA. Narayanan però sogna di realizzare in India un motore criogenico adatto a sfuggire alla gravità terrestre, quindi rinuncia all'incarico alla NASA e rientra all'ISRO. La sua intraprendenza non ha limiti. Nel 1971 ottiene gratis un impianto tecnologico britannico in dismissione. Nel 1974 si trasferisce in Francia, con un plotone di 50 scienziati indiani, per collaborare alla progettazione e realizzazione dei motori richiesti dal Programma Ariane. Nel 1991 acquista dalla Russia il motore criogenico. Ma nel 1994 viene arrestato in Kerala con l'accusa infamante di spionaggio.
 
RECENSIONI

The Hindu:
'Madhavan deserves praise for picking a subject that not many people might be aware of, and more importantly, not diluting it by adding ‘filmi’ elements. But honest intention alone does not make a great film. Biopics are relatively easier than fictional topics to crack, and it's to Madhavan's advantage - this is his directorial debut - that he has rich material in front of him. Choosing the main events in Nambi's dramatic life was key, and Madhavan has picked the best. But translated into a film, it still feels like a missile gone astray. The first half feels like an extended science class, with multiple jargons thrown in that not many people might relate to. In these portions, the film has very little flavour, and rather comes across as scenes documenting Nambi's victories in the scientific world. There are umpteen scenes here that are the cinematic equivalent of saying 'Nambi is a genius' and nothing more. Adding to the woes is the fact that the subject needed many foreign actors (...), most of whom are rather weak in performance and dialogue delivery. (...) It is in the second half that Rocketry feels more like a film, like a missile suddenly galvanised into action. The dialogues get sharper. Making up for the average directorial skills of Madhavan is actor Madhavan, who springs to life in the portions capturing Nambi's older days. The actor aces some of these sequences, especially the ones that follow his custodial torture. (...) The film is also about choices, and one really wishes that it explored that in more detail. (...) The story of Rocketry is, without doubt, something that audiences have to be told. But, behind that thought is a film that connects only in parts and is, at many times, awkward. (...) Maybe Rocketry is that strange film that keeps sifting between fact and emotion, without making a distinguishable mark'.
Srinivasa Ramanujam, 01.07.22

Galatta:
'This film is overstuffed. (...) The generic and conventional nature of the writing never lets you forge a deep and true emotional connection with Nambi Narayanan. (...) It is easy to see why Nambi's story inspired Madhavan - it is not just an important part of modern Indian history but also material for riveting cinema. But Rocketry doesn't make us see Nambi Narayanan the way Madhavan does. The man remains aloof. (...) We see a man who needed a better biopic'.
Baradwaj Rangan

Mid-Day: ***
'Rocketry - The Nambi Effect is doubtlessly an over-sincere film. (...) The production design and VFX passes grade, surely. It feels lambi (long), not so much for the running time as for the writing (scenes, story, structure etc), that doesn’t adequately draw out the characters (particularly the leading man), in a way that you wanna root for them viscerally. (...) While the story feels too flat for far too long, the penny really drops, when actual events start unfolding in the final 30 minutes or so. Which is when the point of this picture kicks in, and wherein resides its relevance as well'. 
Mayank Shekhar, 02.07.22

Film Companion:
'For more than two-thirds of its 155-minute running time, Rocketry resides in the clouds and beyond. It orbits the limitlessness of its protagonist's talent. (...) The final third, however, unfurls like an Indian horror story. (...) We've seen that gimmicky Google-Earth-style opening shot in several movies over the years, but Rocketry uses it as a visual prophecy. The context is fitting. (...) To Madhavan's credit as both actor and first-time director, he never lets his physical trasformation hijack the essence of a phase. A restlessness runs through his performance, which keeps the character wedded to country and career. Madhavan's writing, too, manages to walk the thin line between scientific jargon and emotional accessibility. A lot of the dialogue is rooted in the evolution of rocket technology, but as a viewer, one rarely feels excluded or spoken down to for the sake of authenticity'.
Rahul Desai, 01.07.22

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: la convinzione di Madhavan, l'intenzione (quella principale, non quella politica), la storia.
Punto debole: la sceneggiatura non sempre coinvolgente che, nella prima parte, si limita ad un'esposizione di fatti, e, nella seconda, manca di asciuttezza nella denuncia e di tensione. Il film e i personaggi emozionano solo a tratti. La consueta spruzzata di retorica patriottica. I dialoghi infestati da tecnicismi. Sono i fatti incontestabili a dipingere Nambi un genio, quindi le battute sei un genio oppure (variazione) la tua idea è geniale, ripetute troppo spesso, suonano superflue. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* R. Madhavan - Nambi Narayanan, ingegnere aerospaziale dell'ISRO
* Suriya (elegantissimo) - se stesso, intervistatore (cameo)
* Shah Rukh Khan (nelle versioni hindi e inglese) - se stesso, intervistatore (cameo)
* Vincent Riotta - Luigi Crocco, professore di Princeton
* Nambi Narayanan - se stesso (emozionante cameo)

Dialoghi, sceneggiatura e regia: R. Madhavan
Colonna sonora: Sam C.S.
Fotografia: Sirsha Ray
Montaggio: Bijith Bala
Lingua: tamil
Anno: 2022
Award: National Award per il miglior film (aggiornamento del 24 agosto 2023)
Trailer versione inglese (con SRK)

RASSEGNA STAMPA

* Cannes 2022: Madhavan on the 'life transforming' power of Rocketry - The Nambi Effect, Anupama Chopra, Film Companion, 23 maggio 2022. Intervista concessa da R. Madhavan:
'What a herculean labor of love this film is for you. Not just act, but to produce, to write. (...) What is your headspace right now? (...)
I met Mr. Nambi (...) in Trivandrum and I was sure that I wasn't seeing the whole picture. He was so angry that people called him a traitor 20 years ago. He was still holding on to that, he was telling me he could prove that he was innocent. When I started the film, the verdict hadn't yet come out. (...) I took six months to write this story and then I went to meet him again to get the story approved. (...) And he started telling me things about his story that nobody knew. (...) So it started as this overwhelming desire to tell this man's story. (...) Direction was thrust upon me at the last minute. I had a breakdown. I had a choice: to drop the film, forget about the money that we spent on it, or to direct it. Mr. Nambi and my investors were very keen on the latter. (...) I understood the science because I studied (...) Electronics. I'm vastly experienced with engineering. (...) 
Mr. Nambi was on your set. He was involved with the script. Given that, how do you, as a director, take creative liberties if you have to? (...)
He wasn't really on set. He was just there to help us with the scientific aspects. (...) My big challenge as a writer was: How do you explain rocket science? (...) In this film, I had to take out stuff to make it believable. (...) There are no liberties being taken. (...) The truth is stranger than fiction and much more dramatic and impactful'. 

CURIOSITÀ

* Nel 1994 Nambi Narayanan viene arrestato, con alcuni colleghi dell'ISRO, dalla polizia del Kerala in collaborazione con i servizi segreti indiani. Nel 1998, la Corte suprema indiana impone al governo del Kerala di interrompere le attività investigative, e ordina un'inchiesta sugli agenti di polizia coinvolti e accusati di corruzione. A seguito di ciò, il primo ministro del Kerala (esponente del partito del Congresso) è costretto a dimettersi. Il caso di Nambi viene in seguito amplificato nelle campagne elettorali del 2014 e del 2019 del BJP, il partito della destra nazionalista e integralista hindu di Modi. In Kerala la presenza di elettori del BJP è minima. Al governo si alternano il partito comunista (attualmente al potere) o il partito del Congresso (di stampo socialdemocratico). La religione più praticata è l'induismo (circa 55%), seguito dall'islam (circa 25%) e dal cristianesimo (circa 20%). (Fonte Wikipedia)
* Madhavan è un simpatizzante del BJP, quindi è probabile che l'interesse per la vicenda di Narayanan, almeno nella fase iniziale, sia stato influenzato dalle sue idee politiche. Però nel film è talmente esplicita l'ammirazione per una mente brillante come quella di Nambi (Madhavan ha una formazione scolastica scientifica), che l'intenzione originaria, più politica, sembra passare in secondo piano, sostituita da una passione sincera per la storia di Narayanan e dal desiderio sincero di collaborare alla sua completa riabilitazione. 
* Diversi aspetti della vicenda che ha coinvolto Nambi sono tuttora oscuri. Chi ha ordito il complotto contro di lui? Di certo il suo arresto ha brutalmente interrotto la corsa dell'India alla costruzione di un motore criogenico e quindi sbarrato l'ingresso all'esclusivissimo club delle agenzie che hanno accesso al lucroso mercato dei lanci spaziali a scopo commerciale. Parliamo di cifre davvero astronomiche. Quanto può contare la reputazione - e la vita - di un uomo considerato una minaccia?
* Il genero di Narayanan, Subbiah Arunan, scienziato dell'ISRO, ha collaborato alla missione MOM (Mars Orbiter Mission) in qualità di direttore di progetto. Il motore ideato da Nambi è stato utilizzato per la missione.
* Luigi Crocco è stato un noto ingegnere aerospaziale italiano. Ha insegnato a Princeton per più di 20 anni. 
* Narayanan era presente a Cannes alla proiezione del film.
* Riferimenti all'Italia: Luigi Crocco afferma che i siciliani sono molto gelosi. In casa sua si intravede un frigorifero Smeg (ma siamo alla fine degli anni sessanta, mentre la produzione di quei frigoriferi viene avviata solo negli anni novanta).

GOSSIP & VELENI

* Correggere un professore di Princeton, il primo giorno di lezione, mi pare poco astuto. Che un professore di Princeton non rilevi un errore in un manuale, mi pare poco credibile. Che lo studente (spia?) russo si lasci sfuggire un'informazione segreta così importante, mi pare assurdo. Che Nambi rinunci così, senza rimpianti, alla NASA, mi pare roba da matti. Che gli americani (erano americani, giusto?) possano scorrazzare a loro piacimento in Siberia, addirittura minacciando i russi armi in pugno, mi pare fantascienza. L'urlo da indemoniata della moglie di Nambi, mi pare troppo splatter. 

04 agosto 2022

GOOD LUCK JERRY


Per due terzi, Good Luck Jerry è puro divertimento. Una godibilissima black comedy dal ritmo accettabile, con un certo gusto per le inquadrature, scritta con cura (anche se non troppo articolata), ben diretta, interpretata in modo efficace da tutto il cast. Janhvi Kapoor è perfetta nel ruolo della protagonista, regge sulle spalle il film centrando l'obiettivo di catturare l'attenzione dello spettatore, intrattenerlo e offrirgli una performance calibrata e matura. La giovane attrice sta dimostrando una crescita professionale che sinceramente non mi aspettavo - ho notato in particolare un gran lavoro sul timbro di voce. In GLJ è coadiuvata da uno stuolo di colleghi in forma smagliante. Spiccano i buffi manierismi di Sahil Mehta - tempismo comico eccezionale -, e la quieta versatilità di Mita Vashisht. La scenografia, di una scrupolosità da manuale, imprime una forte caratterizzazione alla trama, grazie anche al contributo di una fotografia adeguatamente allineata. Una commedia orchestrata ad arte non è così comune. Mi ha deliziata.

Nell'ultima parte, però, GLJ perde vivacità e inventiva. Un frammento alla volta, la pellicola sembra crollare. La storia deraglia e procede a braccio. La sceneggiatura diventa caotica. Incomprensibili la catena di intrighi e i nuovi rapporti fra i personaggi. La regia preferisce abdicare e limitarsi ad osservare. Per fortuna gli attori non vacillano e consentono al film di portare a casa il punto. GLJ non è stato distribuito nelle sale cinematografiche, ho quindi il dubbio che la piattaforma di streaming abbia imposto dei tagli per ridurre la durata della pellicola, e che il forzoso montaggio definitivo abbia concorso ad incrementare la confusione narrativa.

TRAMA

Jerry lavora come massaggiatrice, con grande scandalo della madre. La sorella minore è ancora una studentessa. Il padre è deceduto. Purtroppo alla madre viene diagnosticato un tumore, e le cure sono costosissime. Ma Jerry non si perde d'animo: dopo essersi imbattuta per caso in uno spacciatore, ecco che elabora un piano diabolico per procurarsi il denaro.

RECENSIONI

Film Companion:
'Despite an upbeat start, it loses the viewer in its mad dash to frame chaos as situational comedy. (...) Good Luck Jerry lacks the visual energy to paper over its glaring cracks. (...) There's something fundamentally off about the storytelling of GLJ. One can almost pinpoint the precise moment this film flies off the rails. The morning Jerry sets out to execute her final drop (...) the movie morphs into a blur of double-crossing, deceit, stylized violence (...) and feminist overtones. (...) GLJ (...) seems to be missing entire expository scenes and transitions. (...) Casting Janhvi Kapoor as Jerry makes perfect sense on paper. (...) It's a curiously one-note performance, hampered by a script that lacks a sense of direction and emotional continuity. The secondary cast is colourful.
Rahul Desai, 29.07.22

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: i primi esilaranti 80 minuti (*** 1/2), interpretazioni, regia, scenografia (****).
Punto debole: gli ultimi 40 minuti, nei quali la sequenza mimata al cospetto di Malik segna forse il picco di idiozia. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Janhvi Kapoor - Jerry
* Deepak Dobriyal - Rinku, ammiratore di Jerry
* Mita Vashisht - madre di Jerry
* Jaswant Singh Dalal (interpretazione che mi ha ricordato Pankaj Tripathi) - Timmy, fornitore di droga  
* Sahil Mehta - Jigar, membro della banda di Timmy
* Saurabh Sachdeva - Malik, cliente di Timmy, distributore di droga
* Sushant Singh - Daler, boss di Timmy

Regia: Siddharth Sen
Sceneggiatura: rielaborazione di Pankaj Matta della sceneggiatura originale di CoCo Kolamavu Kokila, film tamil del 2018 scritto e diretto da Nelson Dilipkumar e interpretato da Nayanthara, di cui Good Luck Jerry è il remake ufficiale.
Colonna sonora: Parag Chhabra 
Fotografia: Rangarajan Ramabadran
Montaggio: Prakash Chandra Sahoo, Zubin Sheikh
Anno: 2022

GOSSIP & VELENI

* Janhvi Kapoor è la figlia di Sridevi e di Boney Kapoor. Arjun Kapoor è il suo fratellastro. Anil Kapoor suo zio. Sonam Kapoor sua cugina.
* Com'è finita la questione della malattia della madre di Jerry?