30 novembre 2022

MONICA O MY DARLING


Deliziosa l'atmosfera vagamente retrò (un applauso alla colonna sonora), e delizioso il trattamento decisamente pulp. Monica O My Darling è un prodotto goloso che stimola la salivazione. Il buffo è che il ritmo sembra rapido, e invece la narrazione procede anche con una certa indolenza, e allora il ritmo sembra lento, e invece la trama scodella un colpo di scena dopo l'altro, in allegra alternanza con le divertenti trovate elargite dalla regia. Un sollazzo. 

Vasan Bala centra il corretto registro stilistico: la paraletteratura seriale da edicola prende forma e vita, con le sue voragini e con i suoi eccessi speziati. MOMD ne condivide le stesse caratteristiche, nel bene e nel male. La sceneggiatura è scoppiettante ma perde qualche pezzo qua e là. I personaggi principali sono stratificati però solo nella loro dimensione annerita, che è l'unica di cui dispongono. Egoisti, egocentrici, avidi. E adorabili. Jay e Monica, in particolare, inseguono la luce come girasoli, oscurando le figure-ombra che li circondano. Esistono unicamente le loro esigenze e i loro desideri. Rajkummar Rao e Huma Qureshi vivono i rispettivi ruoli con gioia e si abbandonano alla rocambolesca trama, ma è Radhika Apte a rubare la scena con la sua bizzarra interpretazione.

TRAMA

Jay è un brillante ingegnere determinato ad emergere. A qualunque costo. Monica è una procace segretaria determinata ad arricchirsi. A qualunque costo. Gaurya è un tecnico invisibile determinato a conquistare la donna che ama. A qualunque costo. I cadaveri (e i serpenti) non si contano. Chi ha detto che la determinazione è una qualità?

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Lo scontro fisico fra Jay e Monica. Puro spasso.

RECENSIONI

Mid-Day: *** 1/2
'Yup there’s a ‘film-buff’ film. And this is it - a movie that’s too much about movies. Meaning, you watch, parallelly, looking out for references, homages to other pix. And which also makes such flicks worth a rewatch. (...) In terms of genre, this would be what’s called ‘noir’. (...) This film is fairly self-contained - the quasi-crafted world revolves around few peeps. None of them trustable, to begin with. And, indeed, we’re dealing with a life of crime, or multiple crimes, actually. (...) There is a catty/mischievous overtone, throughout. (...) I found no Tarantino-like pornography of violence in this movie at all. The most elaborate action sequence is shot from a distance, with a glass window serving as a frame, within the frame. (...) This movie’s inherent joyousness is altogether sustained by zany characters that might seem like caricatures - with no one really ever going obviously over-the-top, at any moment. Starting with the man-eating secretary, apparently playing the whole office - that’s Huma Qureshi, totally killing it, in & as Monica! Opposite her, the smart, small-town hustler, moving up the corporate ladder - a perfect blend of confident/cool, from the exterior, but someone whose pants perennially on fire - Rajkummar Rao plays this in a way that only he can pull off with such ease. (...) You’re in the moment, as an audience - compelled to think nothing in particular. What matters most isn’t so much ‘what happens next’, as ‘wow, did not see that coming!’ And you don’t know where this film is going - absolutely the best reason to get in on the ride, right away'.
Mayank Shekhar, 12.11.22

Film Companion:
'The running time of Monica O My Darling is a little over two hours, but it took me three hours to complete the new Netflix thriller. (...) I spent a majority of the film pausing and replaying moments. (...) The reasons are purely sensory. It's just... fun to watch. It has something to do with (...) the 'musicality of film'. This musicality was once inherent to the beats of a Bollywood potboiler, but it's a forgotten art in modern Hindi cinema. Several scenes in MOMD (...) reclaim the harmony of timing and tone. (...) They simply summon a feeling, a finger-snapping rhythm that's difficult to resist. The movie comes at us from this space, where narrative style doubles up as visceral substance. That's the thing about director Vasan Bala. His cinephilia (...) is a measure of how he lives - and how much he understands. (...) Through the prism of Bala's free-flowing cinephilia (...) MOMD recalibrates life as an expression of the movies we love'.
Rahul Desai, 11.11.22

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: la sfrontatezza pulp, Radhika Apte.
Punto debole: l'esuberante inconsistenza e qualche ingenuità.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Rajkummar Rao - Jay, ingegnere
* Huma Qureshi - Monica, collega di Jay
* Radhika Apte - ispettrice Naidu
* Sikandar Kher - Nishi, figlio del capo di Jay
* Sukant Goel - Gaurya, collega di Jay
* Radhika Madan - cameo
* Abhimanyu Dassani - cameo

Regia: Vasan Bala
Sceneggiatura: Yogesh Chandekar, adattamento cinematografico del romanzo giapponese Burūtasu no Shinzō (1989) di Keigo Higashino.
Colonna sonora: Achint Thakkar, Mikey McCleary. Una chicca dalle sonorità vintage piacevolissima da ascoltare e riascoltare. Segnalo praticamente tutti i brani: Yeh Ek Zindagi, Love you so much (I want to kill you), Suno Jaanejaan (solo audio), Bye Bye Adios e Farsh Pe Khade (solo audio).
Coreografia: Vijay Ganguly
Fotografia: Swapnil S. Sonawane
Montaggio: Atanu Mukherjee
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* MOMD è ambientato a Pune, in omaggio a Sriram Raghavan: Pune è la sua città natale e la location dei suoi film.
* Riferimenti al cinema indiano: Piya Tu Ab To Aaja (brano incluso nella colonna sonora di Caravan, 1971), John Abraham.

GOSSIP & VELENI

* L'abbigliamento selezionato dal costumista per il personaggio di Monica mal si addice a Huma.

26 novembre 2022

LAAL SINGH CHADDHA


Contro ogni previsione, Laal Singh Chaddha non ha sbancato il botteghino indiano, e il cuore mi si spezza. È un film gentile e generoso. Caldo. Piacevole come una stecca di cioccolato alle nocciole. 
Temevo che il remake ufficiale hindi di Forrest Gump mi avrebbe delusa, invece l'adattamento redatto dal talentuoso attore Atul Kulkarni funziona a dovere, nel senso che gli aspetti che mi convincono meno in LSC sono gli stessi che non mi convincevano nell'originale (vedi i picchi melodrammatici). Quanto ai pregi, LSC vanta una definizione più interessante della figura della protagonista (Rupa) e di un personaggio di supporto (Mohammad, soldato pachistano) - oltre allo spiritosissimo cameo regalato da Shah Rukh Khan. La tragica parabola di Rupa è un nodo alla gola, e Kareena Kapoor rende giustizia alla sua eroina senza strafare. Manav Vij è impressionante, il migliore in campo. Laal non è l'eroe cinematografico che sembra andare per la maggiore di questi tempi in India. Non vuole uccidere nessuno, [spoiler] salva il ferito Mohammad, non soddisfatto ne diventa il migliore amico: davvero ancora mi stupisco che LSC non abbia incendiato le biglietterie?
Confesso che non mi aspettavo grandi cose nemmeno dalla regia, ma la maturazione professionale di Advait Chandan ha contribuito in larga parte alla riuscita del progetto. LSC è diretto con dolcezza e con misura. Il ritmo non incalza la narrazione, piuttosto la snocciola con naturalezza, rispettandone i tempi.

Capitolo a parte per Aamir Khan, che ha anche prodotto LSC. Aamir è musulmano e proviene da una famiglia di registi e produttori. Negli ultimi anni, le sue dichiarazioni e le sue azioni sono state sottoposte a scrutinio costante, e nel 2021 la superstar ha chiuso i profili social personali. A ridosso della distribuzione di LSC, la rete è stata inondata dal solito torrente di richieste di boicottaggio. Aamir si è trovato costretto ad invitare pubblicamente i potenziali spettatori a non disertare la pellicola, e solo grazie alla distribuzione internazionale ha potuto arginare, almeno in parte, le perdite - LSC è, ad oggi, il titolo hindi campione d'incassi del 2022 all'estero. Proprio qualche giorno fa, Aamir ha dichiarato che non reciterà per i prossimi 12-18 mesi, malgrado LSC sia il suo primo lavoro dopo quattro lunghi anni di assenza. 
Premesso tutto ciò, e considerando che adoro Aamir qualsiasi cosa faccia, devo però ammettere che la sua interpretazione in LSC non è fra le migliori della sua prestigiosa carriera, e il cuore mi si spezza. L'ironia è che è sempre stato considerato il Tom Hanks indiano. Aamir ha perso venti chili per il ruolo, il trucco e la post produzione hanno compiuto un lavoro magnifico nel grattar via almeno trent'anni dalla sua età anagrafica. Laal è amabile e disarmante, ma in qualche modo un po' meccanico. Aamir non è solo una superstar, è anche un attore di calibro: da lui pretendo il massimo. 

TRAMA

Durante un viaggio in treno, Laal intrattiene i viaggiatori raccontando la storia della sua vita intrecciata a quella recente del suo Paese. Una storia di amore, amicizia, morte. Laal ha imparato sin da piccolo a non mollare mai. E, in caso di necessità, a correre.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Facile: il cameo del Re.

LA BATTUTA MIGLIORE

* Mohammad: There's God's word and then those who interpret it and fools like us forget God and get swayed (ecco che gli incassi si dimezzano).

RECENSIONI

Mid-Day: ****
'Yes, this is the same story. It is not the same film. The Indian adaptation (by Atul Kulkarni) is totally seeped in desi, earthy imagination. And the original mustn’t matter. For, who’s this film for? The India that must watch its own story, told so softly, entertainingly! And to give Laal Singh Chaddha the love he so sweetly, innocently gives back'.
Mayank Shekhar, 11.08.22

Film Companion:
'Atul Kulkarni's writing - and his sense of translation - manages to suggest that Chaddha's mere presence is political. His guileless reading of religion - rooted in his mother's sugarcoating of communal violence as "malaria" - (...) is political. (...) Even his unwillingness to be political - and his desire to just be - is political. Gump's heroism was an extension of his national identity: Be American and success will find you. But Chaddha's heroism is an indictment of his cultural identity: Be human and history will remember you. (...) Aamir Khan, the producer, deserves credit for recognising Forrest Gump as a film begging to be reformed rather than remade. And for backing Advait Chandan, (...) a director blessed with the narrative manipulation of Rajkumar Hirani and the visual flair of Anurag Basu. (...) But unlike Forrest Gump, which was relentlessly redeemed by Hanks, this film works in spite of - and not because of - Aamir Khan, the actor. (...) His performance is excessive. (...) He reacts better than he acts. (...) Kareena Kapoor Khan doesn't overcook the role. She plays Rupa as someone who - in stark contrast to Laal - is so desperate to make history that she gets consumed by it. (...) It's been a while since I've enjoyed a Hindi big-screen experience like Laal Singh Chaddha. A lot of it is down to the film's marriage of mind with heart. The thinking often morphs into a way of feeling. The writing often digs a tunnel through the political to reach the personal - and it's this fable-like dimension that finds new context'.
Rahul Desai, 11.08.22

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: i miei due Khan preferiti nello stesso film, sceneggiatura fedele all'originale ma anche sorprendente, le calde relazioni fra i personaggi, il coraggio di certi dettagli, Manav Vij.
Punto debole: nulla da attribuire direttamente a LSC, in quanto l'eccesso di eventi nella vita di un solo personaggio e il melodramma sono mutuati dalla sceneggiatura di Forrest Gump.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Aamir Khan - Laal
* Kareena Kapoor - Rupa
* Naga Chaitanya (delizioso debutto a Bollywood) - Bala, amico di Laal
* Manav Vij - Mohammad, soldato pachistano amico di Laal
* Shah Rukh Khan (cameo) - se stesso

Regia: Advait Chandan
Sceneggiatura: adattamento di Atul Kulkarni della sceneggiatura originale di Forrest Gump, di cui Laal Singh Chaddha è il remake ufficiale hindi.
Colonna sonora: Pritam
Coreografia: Raju Khan
Fotografia: Satyajit Pande
Montaggio: Hemanti Sarkar
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

'"The process began 14 years ago. Aamir [Khan] had produced a film called Jaane Tu Ya Jaane Na. After the premiere, we were sitting in his house, talking about the movies we like, and he mentioned Forrest Gump and that we both like it. The next day, I had an outdoor shoot which got cancelled. I had 12-15 days in my hand. The DVD of Forrest Gump was lying so I decide to watch it again. While watching the film, I thought what if this character was Indian, what would happen, and I started taking notes. After an hour and so, I felt that I should attempt writing the script. I started from the first scene onwards. I did not know if I would be able to complete the script, but in, the next few days I completed the script, and in the next 2-3 days I completed the second and third draft." (...) Atul [Kulkarni] shared that he always wanted Aamir to play the protagonist in the Hindi adaptation of Forrest Gump. "It was completely written for him. (...) It was always Aamir whom I thought would play the character".' 


CURIOSITÀ

* LSC è stato girato in più di cento località indiane. Atul Kulkarni ha lavorato per dieci anni alla sceneggiatura.
* La vicenda di Rupa e del suo amante si ispira all'analoga vicenda reale che coinvolse l'attrice Monica Bedi e il gangster Abu Salem. 
* Riferimenti al cinema indiano: Dilwale Dulhania Le Jayenge, Swades, Kal Ho Naa Ho, Don, Om Shanti Om, Kuch Kuch Hota Hai, Main Hoon Na, Sushmita Sen.
* Riferimenti all'Italia: credo di aver intravisto Sonia Gandhi nel filmato di repertorio sulla morte di Indira.
* Film che trattano lo stesso tema: My name is Khan.
* Per molte ragioni (fra cui un numero minore di titoli in due anni causa coronavirus), non è un buon periodo per il regale triumvirato dei Khan. In dettaglio, considerando la classifica delle prime dieci posizioni del botteghino solo indiano dal 2014 ad oggi (ammesso che i dati condivisi da Wikipedia siano attendibili):
- Aamir, il meno prolifico: bene PK (2014, ad oggi settimo) e Dangal (2016, quarto); male Thugs of Hindostan (2018) e LSC (2022) che non entrano nemmeno nelle posizioni dall'undicesima alla cinquantesima;
- Salman, il più prolifico: bene Bajrangi Bhaijaan (2015, ottavo); entrano nelle posizioni dall'undicesima alla cinquantesima Kick (2014), Prem Ratan Dhan Payo (2015), Sultan (2016), Tiger Zinda Hai (2017), Race 3 (2018) e Bharat (2019); male Tubelight (2016), Dabangg 3 (2019) e Radhe (2021);
- Shah Rukh: nessun titolo nelle prime dieci posizioni; entrano nelle posizioni dall'undicesima alla cinquantesima Happy New Year (2014) e Raees (2017); male Dilwale (2015), Fan (2016), Jab Harry Met Sejal (2017) e Zero (2018 - ad oggi il suo ultimo film).
Includendo gli incassi internazionali, rientrano Dilwale e Thugs of Hindostan:
1 Dangal 2016
6 Bajrangi Bhaijaan 2015
7 PK 2014
9 Sultan 2016
14 Tiger Zinda Hai 2017
20 Prem Ratan Dhan Payo 2015
24 Kick 2014
27 Happy New Year 2014
30 Dilwale 2015
37 Thugs of Hindostan 2018
39 Bharat 2019
45 Raees 2017
46 Race 3 2018.
Quindi sono sei anni che nessun film interpretato dai tre Khan entra nelle prime dieci posizioni di entrambe le classifiche. 
Ovviamente la situazione cambia prendendo in esame solo le pellicole hindi (incassi esteri inclusi). Dal 2017 in poi, entrano nelle prime dieci posizioni: 
2017 Tiger Zinda Hai, Raees e Tubelight
2018 Thugs of Hindostan e Race 3
2019 Bharat e Dabangg 3
2021 Radhe.

23 novembre 2022

PONNIYIN SELVAN - I


Escludendo Jodhaa Akbar e Asoka, non ricordo un film indiano a sfondo storico - intendo: re, regine, intrighi, tradimenti, guerre - che mi abbia convinto. Aggiungi poi la pesante retorica nazionalista degli ultimi anni, e la narcosi è assicurata. Per fortuna Ponniyin Selvan - I si differenzia dal mucchio. In primo luogo perché dietro la macchina da presa c'è l'occhio allenato di un signor regista, Mani Ratnam, dotato di mestiere, talento, gusto. E poi per il carisma del cast. Vikram è magnifico, ha dalla sua fisicità e carattere, e non si limita a grugnire accigliato, come fanno di solito i colleghi in pellicole similari, ma regala una scena madre da urlo. Aishwarya Rai (doppiata dalla brava Deepa Venkat) torna finalmente sul set dopo quattro anni, con uno splendore che illumina lo schermo. Ash è nel suo elemento: regale e divina, come lei nessuna. Trisha non è da meno: un soffio di sorriso e l'incantesimo è servito. La leggerezza di Karthi inibisce il melodramma.

Assaporare un'opera di Ratnam è un modo sublime di stare al mondo. Le inquadrature, le finezze, l'estetica e i colori riempiono gli occhi di bellezza. Non dimentichiamo che Ratnam è un buon narratore, e questa sua qualità ha ridotto noia e sbadigli. Anche le sequenze di combattimento (vedi ad esempio la battaglia d'apertura) - girate con maestria e cura dei dettagli - per una volta sembrano raccontare e non solo mostrare acrobazie e carneficine.
La sceneggiatura si sforza di rendere PS-I un prodotto completo e non una sequenza slegata di eventi. La regia sostiene narrazione e ritmo (oltre a gestire un esercito di comparse), arginando la prevedibilità del genere e mantenendo vigile il più possibile l'attenzione dello spettatore. Comparto tecnico impeccabile: fotografia ammaliante, costumi e scenografie all'altezza di un progetto di questo calibro, coreografie interessanti. Una menzione speciale alla colonna sonora: brani e commento musicale privi di difetti accompagnano le sequenze rapide come quelle lente arricchendo il film di suggestioni.

La retorica - di qualsiasi tipo - mi è sembrata molto contenuta, così come sentimentalismi ed esagerazioni. Le scene più leggere fluiscono con naturalezza nella trama principale senza forzature, i caratteristi non strafanno. I dialoghi, pur non strabilianti, non eccedono in proclami e non sconfinano in battute slegate dal contesto. I personaggi conversano fra loro e non declamano. Il loro percorso è allo stadio iniziale, con l'eccezione di Aditha e di Nandini. Non hanno un passato e, per ora, non si è vista una formazione. Valuterò nel secondo capitolo.


TRAMA

Siamo nel X secolo nel sud dell'India. L'impero della dinastia Chola è retto dal sovrano Sundara, ormai malato. L'erede è il primogenito Aditha, in guerra espansionistica ai confini del regno. I ministri cospirano per restituire il trono al cugino dell'imperatore. Aditha invia a Thanjavur, capitale dell'impero, il fidato Vallavaraiyan per carpire informazioni e trasmetterle a Sundara e a Kundavai, secondogenita dell'imperatore. Sundara decide di richiamare a corte sia Aditha che il terzogenito Arunmozhi, quest'ultimo in guerra espansionistica nell'attuale Sri Lanka. [Spoiler] - Aditha rifiuta di tornare per non incontrare Nandini, la bellissima moglie del ministro del tesoro (capo della cospirazione), con la quale in passato aveva intrecciato una relazione bruscamente troncata dall'imperatrice su consiglio di Kundavai. Nandini era stata allontanata da Thanjavur perché orfana e quindi giudicata non idonea al ruolo di imperatrice. Anni dopo, Aditha aveva colto Nandini in atteggiamento confidenziale con il re del regno nemico dei Pandya, re assassinato in quell'occasione dallo stesso Aditha. L'omicidio aveva scatenato la sete di vendetta di Nandini. - Quanto ad Arunmozhi, viene attaccato da un drappello di ribelli del regno dei Pandya e di soldati del regno di Lanka, cade in mare durante una tempesta e risulta disperso. Alla notizia, Aditha si dirige rabbioso verso Thanjavur per punire Nandini, la mandante dell'agguato.

RECENSIONI

The Hindu:
'The source material is rich with myriad characters that undergo a rollercoaster of emotions, and Mani Ratnam gleefully picks them all up to give it a cinematic touch. It helps that he has a power-packed starcast. Karthi almost steals the show, especially in the first half, kindling a feeling of joie de vivre, thanks to his zesty acting style. (...) Vikram packs a powerful performance; watch him bawl during a sequence in which he sadly reminisces about a skeleton from his past. Jayam Ravi has an easygoing, understated approach to his character, while still maintaining the dignity associated with royalty. And (...) Aishwarya Rai Bachchan and Trisha get their Tamil accents right... but the face-off scene between them needed more tension. Aishwarya Rai looks a million bucks, and also shines in the few scenes that showcase glimpses of her character’s villainy, but there’s a lot more to be fleshed out. We’ll wait for the next instalment. The issue with an epic of this kind is that all characters, except the leads, get little prominence. (...) Another issue is the presence of a dozen important characters, (...) which will prove to be a challenge to follow for the average viewer. But what the audiences will follow - and probably marvel at - is the film's ability to take you into a world from many centuries ago. Be it the rich sequences inside the kingdom or the magnificent battle set pieces, Ponniyin Selvan - I has you invested in the big screen, though one feels that the ocean segment in the second half could have been staged better. Thota Tharani's production design is a highlight, as is Ravi Varman's camera that almost runs alongside the characters; the quick-motion shots from atop a horse are as classy as those basked in beautiful sunlight. A.R. Rahman's music (...) is experimental, and amps up the war sequences, while the songs are placed in a way that aids the story narrative. (...) Ponniyin Selvan - I is 167 minutes of powerful storytelling backed by visual splendour'.
Srinivasa Ramanujam, 30.09.22

Galatta:
'The film transforms a book into an utterly gorgeous piece of cinema, and I’m not just talking about Ravi Varman’s image after stunning image. (...) It’s also the writing, by Mani Ratnam, Elango Kumaravel and Jeyamohan. (...) The book has been slashed, and pages and images flutter across from one bit of exposition to another. (...) Every character has a strong scene - or three - where their essence is established. One part of me wished for a ten-hour movie. But given two hours and forty-five minutes, there really is no other way to tell this story on screen, and the big plus is seeing Mani Ratnam, the director, in glorious form with his fantastic technical team: Thota Tharani handles the production design, Sreekar Prasad is the editor, and cinematographer Ravi Varman fills the screen with colour, from the blue of the seas to the browns of the land. (...) This is a film filled with constant movement: it's either the chases or the battles or the never-ending mind games that keep coiling around the narrative like a slimy snake. Even the camera, mostly, is free and keeps moving. Very few shots seem "composed". (...) I would have liked the songs to have been replaced by more interaction between the characters. Or maybe more time for the action scenes to play out. (Right now, they seem like truncated versions of longer action blocks). (...) Instead of trying to dazzle us with epic-ness, Mani Ratnam goes all-out real. There are no "mass" dialogues, the jokes are casually tossed off, the verbal confrontations are delivered in even tones, and even the fights aren't staged as spectacles for the sake of spectacle. (...) All the actors are fantastic, especially Vikram, Aishwarya, Trisha and Karthi. (...) This character-driven first part perfectly sets the stage for the second installment, which can now hit the ground running. Apart from showing how a huge novel can be convincingly condensed, that is this film's biggest achievement'.
Baradwaj Rangan

Mid-Day: * 1/2
'This film traverses breathlessly, at breakneck speed, between way too many scenes, and set-pieces - from horses in battle, armada on high seas, to swashbuckling sword-fights - without a second for any kinda staging of emotions, whatsoever. The audience isn’t supposed to simply soak in the stuff on screen. So much so that you begin to believe after a point, that maybe a lot of footage has been lost, and the movie has been stitched together, with only the high-points left over. Either that. Or the filmmakers are totally unable to contain the enthusiasm for the material at hand. They devote themselves entirely, therefore, to simply cover page after page of the original text. Remaining, in turn, far too faithful to the book this film is adapted from. (...) What do you really make of the first part of Ponniyin Selvan - I? (...) Very little, beyond the fact that soon as you settle into a character/scene/scenario, the movie simply moves on. (...) Ratnam is at his best. (...) Same with his partnering composer, A.R. Rahman. (...) And yet, it hardly takes a keen eye to observe/laud the effort put into this visually captivating canvas - in terms of locations, lighting, VFX, production design; scale, basically. (...) You do a double-take sometimes and look up, alright - especially the combat sequences, with (Ravi Varman’s) camera pacing through crowds, with actors in sharp close up, faces covering the giant full-screen. The only time the camera does calm down for a bit is to admire the beauty of actor Aishwarya Rai Bachchan. (...) Only there’s hardly much (...) to glue you to what happens next. Maybe the story is just not leaping off the pages, as it should?' 
Mayank Shekhar, 30.09.22

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: promemoria di come si confeziona una pellicola a sfondo storico privo di retorica nazionalista. Il carisma del cast. Regia, fotografia, colonna sonora, coreografie, azione.
Punto debole: eventi sottintesi, personaggi numerosi. Difficile condensare un romanzo fiume di cinque volumi in un film in due parti. Vi consiglio di memorizzare bene la trama prima di affrontare la visione.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vikram - principe Aditha Karikalan, primogenito dell'imperatore Sundara ed erede al trono
* Karthi - principe Vallavaraiyan Vandiyadevan, comandante dell'esercito Chola e amico del principe Aditha 
* Aishwarya Rai - Nandini, moglie del ministro del tesoro del regno Chola
* Trisha - principessa Kundavai, secondogenita dell'imperatore Sundara
* Jayam Ravi - principe Arunmozhi Varman alias Ponniyin Selvan, terzogenito dell'imperatore Sundara
* Prakash Raj (cameo; avrei preferito un ruolo più corposo per un attore che ultimamente non delude mai) - imperatore Sundara Chozhar della dinastia dei Chola
* Kamal Haasan - narratore

Regia: Mani Ratnam
Sceneggiatura: adattamento cinematografico redatto da Mani Ratnam, Elango Kumaravel e B. Jeyamohan del monumentale romanzo tamil in cinque volumi Ponniyin Selvan (1955) di Kalki Krishnamurthy.
Colonna sonora: A.R. Rahman in gran forma. Segnalo i brani Ponni Nadhi, Chola Chola, e il fascinoso (e molto esotico) Alaikadal (solo audio, voce Antara Nandy).
Coreografia: Brinda
Fotografia: Ravi Varman
Scenografia: Thota Tharani
Costumi: Eka Lakhani
Montaggio: Sreekar Prasad
Azione: Kecha Khamphakdee, Sham Kaushal
Lingua: tamil
Traduzione del titolo: il figlio di Ponni. Ponni è l'antico nome letterario tamil del fiume sacro Kaveri.
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* I wanted to break 'the Mani Ratnam style' in Ponniyin Selvan, dichiarazioni rilasciate da Ratnam raccolte da Navein Darshan e pubblicate da Cinema Express il 20 settembre 2022:
'"Fitting Ponniyin Selvan into a single film was the biggest challenge I had when thinking of adapting. Today, the audience has embraced the idea of duologies and trilogies, and this seemed like the perfect time for me to explore the format. If I had made the material as a single film, I would have been critical of myself for leaving out so many details. (...) Being unpredictable is my top priority. So, I try to avoid a distinct signature or style in my films. When someone starts finding a pattern in my work, I don't see it as a compliment; instead, I push myself harder to overwrite it. (...) Each film dictates itself. I just have to ensure that none of my previous influences is infused into my current work." (...) He adds that using multiple-narrative techniques was essential in adapting Ponniyin Selvan into a cinema. "While a novel can have an entire page to explain the wave of emotions a character is going through, a film can only utilise body language and dialogues. So, we had to explain certain things directly, certain things indirectly and the rest in an intricate manner to ensure a gratifying viewing experience." (...) "As a significant portion of the novel is based on real history, our research team worked hard in getting the representation of the characters and locations right. For instance, the warriors in the film wear thick leather armour, instead of those made of metal. Also, we have humanised the characters as much as possible." (...) The auteur states that he lets his actors find their path. "I just plant the idea in them and guide them when they lose track. I believe in my actors a lot. Once I finish casting, I trust actors to transform themselves and bring their characters to life." But this doesn't mean he went easy on them. The taskmaster made sure that his actors underwent multiple workshops and script-reading sessions'.

CURIOSITÀ

* Realizzare l'adattamento cinematografico di Ponniyin Selvan è stato il sogno di diversi registi indiani. Lo stesso Ratnam ci aveva già provato un paio di volte in passato, senza successo. PS-I è, ad oggi, il campione tamil d'incassi del 2022, e, escludendo le versioni tamil dei due Baahubali, è il secondo campione tamil d'incassi della storia dopo 2.0
* La dinastia dei Chola, localizzata originariamente nella valle del fiume Kaveri (India meridionale), è una delle più longeve della storia (III secolo a.C. - XIII secolo d.C.). Nel IX secolo ebbe inizio l'espansione territoriale: nacque così il potente impero marittimo dei Chola. Sundara Chola, alias Parantaka II, regnò dal 958 al 973. Gli venne affidato il trono in quanto il cugino Madurantaka Uttama, erede legittimo, era troppo giovane. (Fonte Wikipedia).

GOSSIP & VELENI

* Karthi è il fratello di Suriya.
* Sham Kaushal, direttore di sequenze di azione, è il padre di Vicky Kaushal.
* Vicende storiche ok, ma a me alla fine quel che intriga è il rapporto fra Aditha e Nandini. [Spoiler] Lui non riesce a dimenticarla, si abbruttisce in guerra, oscilla fra amore, odio, ossessione, rimpianto. Lei sposa un altro, trama nell'ombra, usa la seduzione per raggiungere il suo scopo e vendicarsi. Roba forte. Mi sto sforzando di non leggere in rete la trama del romanzo. Aditha è una figura storica realmente esistita, Nandini parrebbe di no, ma ho preferito non approfondire per evitare spoiler. Sono molto curiosa di vedere cosa ci avrà riservato il buon Ratnam per il confronto - spero ad alta tensione - fra Aditha e Nandini nel secondo capitolo (già completato, in distribuzione nelle sale fra marzo e giugno del prossimo anno). Mi aspetto sciami di scintille: voglio abbrustolirmi.

21 novembre 2022

SHAMSHERA


Mi stupisce che Shamshera non abbia incontrato il favore del pubblico indiano, perché, come genere, non si discosta molto dai campioni di incassi kannada e telugu degli ultimi anni. Forse Ranbir Kapoor è un tipo poco imperioso e troppo urbano per interpretare il classico bruto sanguinario - il timbro di voce non lo aiuta. Però è un valido attore, e il suo personaggio nella pellicola regala un minimo di sfumature espressive. 
In parte, stupisce la bocciatura anche della critica. Shamshera è meno stereotipato dei modelli a cui si ispira o rispetto alla recente produzione hindi. Non inonda lo spettatore di retorica nazionalista o di eccessivo melodramma, l'eroe negativo non è - udite udite - un musulmano ed è di casta alta, il protagonista è - udite udite - un bandito di casta bassa, l'eroina non è una pallida ombra, i dominatori britannici non vengono ridicolizzati (vedi il quasi amabile colonnello Freddy).

La regia in diverse sequenze è di qualità. Abbondano le inquadrature d'effetto, la fotografia contribuisce in larga misura a creare suggestioni, alcune scene di combattimento (scontro Balli/Freddy, scontro finale) sono di buon livello così come alcune coreografie, almeno la colonna sonora avrebbe dovuto convincere gli scettici. La sceneggiatura è troppo diluita nel primo tempo (anche se, alla seconda visione, conoscendo tutta la vicenda, risulta meno spenta), per poi arricchirsi e decollare. Il ritmo si irrobustisce, ti ritrovi coinvolto e dentro il film, persino emozionato, tifi per l'eroe e per la sua banda, e speri in una morte adeguatamente crudele per l'antagonista - deprecabile, lo so. A proposito, Sanjay Dutt si diverte un mondo, ma, a furia di vederlo sbatacchiato e assassinato, pellicola dopo pellicola, alla fine un po' dispiace.
In ultima analisi Shamshera è una storia amara di indiani contro indiani, i britannici restano sullo sfondo. Una metafora delle divisioni interne che facilitarono l'espansione straniera e che, ancora oggi, certo non creano un clima di concordia sociale. Shamshera, prima risposta hindi ai robusti attacchi delle cinematografie telugu e kannada nonché ritorno sul set di Ranbir Kapoor dopo quattro anni, non è un capolavoro, ma un film sottovalutato forse sì.

TRAMA

La stirpe guerriera dei Khameran viene sconfitta dall'esercito Moghul e costretta alla fuga. I Khameran vorrebbero stabilirsi a Kaza, ma i notabili di casta alta del luogo non ne vogliono sapere e, forse per convenienza, preferiscono considerare i Khameran di casta bassa e li estromettono dalla città. Per sopravvivere, i Khameran, guidati da Shamshera, si trasformano in banditi. Le loro razzie si moltiplicano. I notabili, stanchi dei furti continui, pagano i britannici perché se ne occupino. Il compito viene affidato all'ufficiale indiano Shuddh Singh, che inganna Shamshera. [Spoiler] I Khameran vengono rinchiusi in un villaggio fortezza e schiavizzati. Shamshera tenta la fuga per procurarsi l'oro necessario per il riscatto della sua gente, ma viene catturato e ucciso. Venticinque anni dopo, il testimone passa al figlio Balli.

RECENSIONI

Mid-Day: ***
'Films such as these rely on expensive, extensive, exquisite world-building alone. (...) The level of action sequences is doubtlessly outstanding'.
Mayank Shekhar, 23.07.22

Film Companion:
'The cultural context is irrelevant here. (...) Visual effects aside, Shamshera is a hollow remnant of a bygone era of storytelling. (...) The screenplay makes the mistake of reducing a mythical larger-than-life character to an oddly bureaucratic battle for freedom. (...) As rugged father Shamshera and roguish son Balli, Ranbir Kapoor's return to the big screen is visibly an effort to be more 'massy' and accessible. He moves and grooves fine, but the masala-movie pitch doesn't come naturally to him'.
Rahul Desai, 22.07.22

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: tema della discriminazione castale, sceneggiatura non troppo stereotipata, fotografia, colonna sonora.
Punto debole: scarso carisma da parte di Ranbir Kapoor - forse inadatto al ruolo.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Ranbir Kapoor - Balli/Shamshera
* Sanjay Dutt - Shuddh Singh, daroga (ufficiale di polizia nell'impero Moghul e nel Raj britannico)
* Vaani Kapoor - Sona, danzatrice e moglie di Balli
* Saurabh Shukla - Doodh Singh, compagno di Shamshera e di Balli
* Ronit Roy - Pir Baba, compagno di Shamshera e di Balli 
* Craig McGinlay - colonnello Freddy

Regia: Karan Malhotra
Sceneggiatura: Ekta Pathak Malhotra, Karan Malhotra
Colonna sonora: Mithoon. Il ritornello di Shamshera è entusiasmante e mi risuona tuttora nelle orecchie. Ipnotico il brano Fitoor (voce femminile Neeti Mohan) e incantevole la visualizzazione (coreografia Brinda). Segnalo anche l'energetico Ji Huzoor (coreografia Chinni Prakash) e lo struggente Parinda (solo audio, voce principale Sukhwinder Singh). Commento musicale di classe.
Coreografia: Brinda, Chinni Prakash, Shakti Mohan
Fotografia: Anay Goswamy
Montaggio: Shivkumar V. Panicker
Azione:  Franz Spilhaus, Parvez Shaikh
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

'"It was very hard for me (to do this film). Karan [Malhotra] held my hand. One thing I lack as an actor is angst. I am not an angry person. I am a fun-loving, happy and detached guy. Karan struggled with angst and we sat together a lot. He was like, 'how do I extract the emotion of anger from you for the character'. He started going deeper in my personal life, into my past, because he wanted to tap into that side of me". (...) "I got a great partner in Karan. It was a very hard role and there were many days when I was, 'I can't do this.' Apart from the physical stress, the mental stress of playing this part, of this high octane world, the emotions were up there". (...) "After 15 years in the industry as an actor, you have to keep challenging yourself and pushing the boundaries. No director ever really saw me in films like this. I'm really grateful that Karan Malhotra offered me a role like this because I was not getting such offers. They usually saw me as a coming of age or a romantic guy. So I jumped onto this offer because I knew this film has the potential to speak to a larger audience, to speak to an audience who love going to the cinemas for the movie experience".'

CURIOSITÀ

* Lo spunto storico che fa da (remoto) sfondo a Shamshera è quello del Criminal Tribes Act, incluso nella legislazione coloniale britannica in India a partire dagli anni settanta del diciannovesimo secolo. Il primo atto, datato 1871, definiva alcuni gruppi tribali come criminali per natura, autorizzando limitazioni alla libertà dei loro appartenenti.

GOSSIP & VELENI

* La questione dello schiavismo nella fortezza si ispira forse troppo a K.G.F - Chapter 1, distribuito il 21 dicembre 2018 (le riprese di Shamshera iniziarono lo stesso mese). Il furto sul treno ricorda la sequenza analoga in Dhoom:2 - Back in action. In entrambi gli esempi, Shamshera esce sconfitto dal confronto. Poi: perchè Balli non uccide Shuddh Singh quando libera Sona? (Sto diventando troppo sanguinaria?).

14 novembre 2022

JUGJUGG JEEYO


Il pregio di questo film è l'aver affrontato temi inconsueti per un prodotto di intrattenimento: adulterio, divorzio in età non più giovane, successo professionale femminile, insicurezza maschile. Il difetto è l'alternanza schizofrenica di momenti azzeccati - in termini di dialoghi e sceneggiatura - e crolli di stile davvero imperdonabili. Jugjugg Jeeyo ha incontrato il favore di pubblico e critica. È una commedia spesso godibile, dal ritmo sostenuto, dalle interpretazioni di buon livello. Anil Kapoor, in particolare, è nel suo elemento, amabilissimo nel dar vita ad un personaggio moralmente discutibile. La sceneggiatura appesantisce la trama con inutili eventi secondari (la cena di anniversario, l'indecisione della futura sposa, l'agghiacciante addio al celibato) invece di concentrarsi con maggiore arguzia su quelli principali ed offrire una maggiore uniformità nella qualità dei dialoghi. Anche la regia risulta indecisa, incapace di occultare o arginare le lacune. I personaggi a cui viene accordata una formazione, in modo non proprio sottile, ne escono comunque sgualciti, aspetto piuttosto realistico, apprezzabile, di sicuro inaspettato considerando il tenore della pellicola.

TRAMA

Kukoo, innamorato della brillante Nainaa sin da bambino, riesce a conquistarla, a sposarla, e a seguirla in Canada, dove Nainaa trova un lavoro prestigioso mentre lui si arrabatta. Il ragazzo è insoddisfatto, si sente insicuro dinanzi ai successi professionali della moglie. Anche Nainaa è amareggiata. I due decidono di partecipare al matrimonio in India della sorella di Kukoo, e di comunicare la loro imminente separazione ai familiari a nozze avvenute. Ma un'altra sgradevole sorpresa attende Kukoo.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* Tutta la tiritera imbastita da Gurpreet per - diciamo - intrattenere Bheem. Di pessimo gusto.

RECENSIONI

Mid-Day: *** 1/2
'This film is what you’d call the quintessential ‘family entertainer’. (...) And yet the theme is totally adult. In the sense that it deals with divorce and infidelity, old-age infatuation, and young-love destroyed. The treatment may well be that of a sex comedy. And yet at no point does the picture feel cheap-assed, salacious. (...) Really, what’s there not to love in a film going back to basics, or ‘Bollywood’, as it were. (...) It’s really the interplay between the four lead characters that makes it work. The warm, genteel Neetu Kapoor provides it the dramatic centre. Looking at her ace scenes with long passages, it’s a loss to humanity that we’re seeing her in a film after almost a decade, and that we lost her from the screen at her prime in the early ’80s. The one more obviously overpowering this show, no points for guessing, is Anil Kapoor, 65, indisputably India’s youngest sexagenarian. (...) This is also such a fantastic plot-driven script (Rishhabh Sharrma), that it’s hard to accurately tell the motivations of characters, in terms of why they do, what they do - Anil’s is the hardest to get. Should it have remained a cranked up, sex-com alone, and this dad would make more sense then? Maybe. Does the film seem too verbose at the same time, explaining itself on occasion? Surely. Can you tell the twists beforehand, though? I couldn’t. Does the gag-fest work, pretty much all through then? Hell, yeah'. 
Mayank Shekhar, 25.06.22

Film Companion:
'Jugjugg Jeeyo is a fascinating film. It speaks like a child but thinks like an adult. It's jarringly loud, long, crude and decadent. (...) Almost every scene is a composition of these two disparate tones: high-pitched humour and high-pitched melodrama. Characters are either funny or serious. There is no middle ground. But for once, this dated language doesn't feel random - it becomes a narrative smokescreen to renovate the vintage Bollywood junction of family and romance. The themes are old, but the resolutions are new. (...) The first half is mostly fun and games. (...) The second half features intense confrontations, fewer gags and surprisingly mature writing; gender and generational conflicts come to the fore. The flawed-parent trope is not a familiar one in mainstream Hindi cinema, less so when the tone resists the moral segregation of heroes and villains. Beneath the crass layers of volume, the writing is perceptive. (...) The women in the film refuse to be clever or playful to be accepted as characters, (...) stay comfortable in their own skin, unlike their attention-seeking partners, who are busy deflecting drama with humour so that nobody notices their inadequacies. I think the casting of JJ doubles up as its own screenplay. No antique star has aged as elegantly - and sportingly - as Anil Kapoor. (...) When Kapoor makes us laugh in every other scene, it's a reminder of how movies have culturally conditioned us to mistake male entitlement for charm, aura and levity. (...) Anil Kapoor's inherent charisma turns Bheem into a man who's so difficult to dislike that we feel culpable for liking him. Unlike most movie patriarchs, he doesn't get a full-fledged redemption arc'.
Rahul Desai, 24.06.22

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: i temi trattati - [spoiler] JJ non è una storia d'amore ma di divorzio; è il matrimonio combinato a saltare, e per volontà di Geeta; la vita all'estero per nulla invidiabile; ottimo rapporto suocera/nuora; la mancanza di rispetto nei confronti dell'intelligenza e del successo professionale di Nainaa. Alcuni dialoghi, in particolar modo l'efficace sintesi di Geeta della propria esperienza matrimoniale, o il confronto fra Nainaa e Kukoo. Anil Kapoor è uno spasso.
Punto debole: sceneggiatura di qualità intermittente, a tratti generica, anche volgare. Qualche taglio qua e là avrebbe aiutato. Neetu Singh troppo spenta nella sua interpretazione. Il personaggio di Meera. JJ oscilla curiosamente fra il sembrare un film pazzesco e una cazzata colossale.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Varun Dhawan - Kukoo
* Anil Kapoor - Bheem, padre di Kukoo
* Neetu Singh - Geeta, madre di Kukoo
* Kiara Advani - Nainaa, moglie di Kukoo
* Maniesh Paul - Gurpreet, fratello di Nainaa e migliore amico di Kukoo
* Tisca Chopra (cameo) - Meera, amante di Bheem

Regia: Raj Mehta

Sceneggiatura: Rishhabh Sharrma (anche dialoghi), Anurag Singh (anche soggetto), Sumit Batheja, Neeraj Udhwani. 
Colonna sonora: Tanishk Bagchi, Kanishk Seth, Kavita Seth, Diesby, Pozy, Vishal Shelke. Affascinante il remix Duppata, di Diesby, che ricorda le sonorità della dance francese. Il remix ha reso irriconoscibile il brano originale, Dupatta Tera Satrang Da, successo punjabi degli anni novanta composto da Atul Sharma.      
Fotografia: Jay I. Patel
Montaggio: Manish More
Traduzione del titolo: have a long life (jug sta per yug, che nella tradizione induista significa era cosmica).
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Riferimenti al cinema indiano: Dilip Kumar, Saira Banu, Mr. India, Kalank, Emraan Hashmi, Arjun Kapoor.
* Riferimenti all'Italia: Moscato
* Film che trattano lo stesso tema: Abhimaan, Kabhi Alvida Naa Kehna