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18 agosto 2022

JUNGLE CRY



La storia (vera) narrata in Jungle Cry meritava un film. Perché offriva i presupposti per un interessante incrocio fra tema sportivo e contesto sociale. Perché ai (veri) protagonisti non è mai stato riconosciuto il valore dell'incredibile impresa compiuta. Peccato però che JC sia un prodotto del tutto dimenticabile. Il primo tempo è passabile, ma nel secondo il crollo è completo. La regia (firmata da Sagar Ballary, che in precedenza aveva diretto il delizioso Bheja Fry) e la sceneggiatura non sostengono la trama, e commettono l'enorme, imperdonabile errore di focalizzarsi via via su personaggi secondari - gli allenatori, la fisioterapista, persino la famiglia inglese ospitante - invece di approfondire maggiormente i principali - i giocatori e il fondatore dell'istituto scolastico che li ospita. Eppure c'era parecchio da raccontare, a partire dai ragazzi, appartenenti alle comunità tribali, per cui l'istruzione gratuita significa salvezza dalla povertà. Senza tralasciare la figura encomiabile di Achyuta Samanta, un uomo che ha dedicato la sua vita e le sue risorse alla loro educazione. Che occasione sprecata.
Nel cast il sempre solido Abhay Deol, a dire il vero qui un po' appannato. In generale gli attori hanno potuto fare ben poco con gli sbiaditi personaggi a loro disposizione.

TRAMA

Un allenatore inglese di rugby cerca in India ragazzi da ingaggiare per il campionato del mondo nella categoria under 14, evento che si svolgerà a Londra nel 2007. L'uomo trova i giocatori in Odisha, presso il Kalinga Institute. I futuri campioni sono all'oscuro persino dell'esistenza di uno sport chiamato rugby, e hanno solo quattro mesi di tempo per impararne le regole e allenarsi - abbandonando di punto in bianco l'amatissimo calcio (traditori).

RECENSIONI

Hindustan Times:
'The film (...) employs the usual tropes and ends up being more predictable than thrilling'.
Abhimanyu Mathur, 03.06.22

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: la storia.
Punto debole: sceneggiatura, regia, contesto non approfondito.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhay Deol - Rudra, allenatore di calcio presso il Kalinga Institute
* Atul Kumar - Achyuta Samanta, fondatore del Kalinga Institute
* Stewart Wright - Paul, allenatore di rugby
* Emily Shah - fisioterapista

Regia: Sagar Ballary
Sceneggiatura: Dipankar Giri, Shubhodeep Pal, Diane Charles
Colonna sonora: Rohit Kulkarni, Palash Muchhal
Montaggio: Suresh Pai
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* Tribal students lift rugby world cup, Soumyajit Pattnaik, Hindustan Times, 2 ottobre 2007:
'A grand welcome awaits the rugby team of Kalinga Institute of Social Sciences (KISS). The team will arrive here on Wednesday after winning the under-14 Rugby World Cup in London. The tribal boys from KISS lifted the trophy after beating South Africa 19-05 in the final on Saturday. (...) They did not start as favourites to win the tournament, but ultimately scripted a scintillating title victory. The 12-member KISS team, christened as Jungle Crows, was led by Bikash Chandra Murmu. The team comprised of tribal students drawn from various backward regions of the state. Congratulating the team, KISS founder Dr. A. Samanta said it was a matter of pride for the entire state as well as for the country. (...) According to Samanta, the boys learnt the game fast and they were mentally tough to give spirited performances on foreign soil. "There was no pressure or fear factor. We told them to give their hundred per cent on the field. For us, participating in an international tournament was more important than winning or losing. But they could win the trophy", said Samanta. All the students hail from poor families. (...) The training started with professional coaches for thirty tribal students initially and twelve players were ultimately picked up to play in London'.

CURIOSITÀ

* Nel 2019 Jungle Cry fu proiettato all'Ariano International Film Festival di Ariano Irpino (Avellino). Emily Shah presenziò all'evento.
* Il Kalinga Institute of Social Sciences è un istituto scolastico residenziale gratuito riservato alle popolazioni tribali. Si trova a Bhubaneswar (Odisha). Fondato nel 1993 da Achyuta Samanta, nel 2017 ha ricevuto lo status di università.

29 dicembre 2018

Z E R O



Zero di Aanand L. Rai è il film hindi di questo Natale. 
Anzi, no.
Zero di Aanand L. Rai sembra il film hindi di questo Natale, ma non lo è.
Lo sembra perchè è una storia effervescente e leggera, raccontata con garbo e calore. Diverte tantissimo, emoziona tantissimo. Si ride di gusto. Si piange. Si viene coccolati da un lieto (?) fine. Si esce dalla sala in pace con se stessi.
E non lo è perchè la storia è inusuale, briosa sì, ma dissacrante, maleducata, priva di pietismo. Con spunti interessanti disseminati qua e là. Il lieto (?) fine inganna. Si esce dalla sala col riso sulle labbra, salvo poi bloccarsi di colpo con la sensazione che qualcosa non torni.

Zero è uno sfavillante masala di: Natale, Bollywood, mega-divismo, effetti speciali, esagerazioni cosmiche, asettiche location estere (e oltre),
e di: cattiveria mordace, personaggi (anche) corrosivi dalle vite irriducibilmente vulnerate, registi/sceneggiatori in bilico fra cinema d'autore e popolare, mega-divi che si cimentano in ruoli stimolanti e autoironici (e suicidi), scoppiettante folklore da entroterra indiano. 
L'imperturbabile Aanand L. Rai con Zero apre la strada ad un nuovo modo di strutturare la narrazione bollywoodiana e di concepire l'eroe hindi e l'intrattenimento di massa.
Un applauso ai deliziosi dialoghi, ai personaggi ben definiti, all'originalità della trama, alla regia sempre presente, alle interpretazioni da urlo. Gli attori non protagonisti sono formidabili. Katrina Kaif una sorpresa: grande la sua Babita e sincera la sua performance. Anushka Sharma credibilissima e affascinante. Shah Rukh Khan esplosivo: Bauua è odioso, ma, plasmato dal Re al suo picco pirotecnico, diventa persino amabile, un buffo e sgarrupato mascalzone che non sai se sventrare o consumare di baci.

Zero sta combattendo al botteghino per incassare abbastanza da coprire almeno i faraonici costi di realizzazione. La critica è divisa. Gli spettatori mugugnano. Io devo aver visto un altro film.
A mio parere anche il famigerato, strampalato secondo tempo (pur di livello inferiore rispetto al primo) scorre via piuttosto fluido, non annoia, non è scontato. I tanto vituperati eccessi della sceneggiatura non scalfiscono l'ineccepibile finta serietà del regista. Rai non si scandalizza nè si lascia intimidire, imbriglia con stile gli eccessi e li relega sullo sfondo. Sono lo scenario, non la storia. 
Quanto a me, li ho digeriti senza ripercussioni nocive. La notte ho dormito. 

Zero è assolutamente da non perdere, per tutte queste ragioni e per mille altre che non ho notato e/o che ho dimenticato. E' da assorbire con occhi, orecchie e cuore spalancati. E' come il cinema dovrebbe essere e a cui perdoni tutto. Zero è splendido, pessimo, coinvolgente, deludente, esilarante, soporifero, intelligente, banale. E' stellare. E' pura magia.

TRAMA

Bauua non è alto. Ed è stronzo. Ma quando vuole incanta. I suoi sono sogni bollywoodiani. Aafia non balla. Ed è noiosa. Ma quando vuole incanta. I suoi sono sogni cosmici. Babita è alta. Sa ballare. Si lascia adorare. Ma non sogna più. Le loro orbite si intersecano, provocando scintille, attriti, fughe. E a proposito di fughe: Bauua andrà molto, molto lontano.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'ingresso in scena di Bauua: in pieno stile Spaghetti Eastern.
* La battuta finale di Babita.
* Il suggerimento del padre di Bauua al consuocero, il giorno delle nozze.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* La visualizzazione del brano Husn Parcham.

RECENSIONI

Hindustan Times: ***1/2
"It is a strange film, one that lets Shah Rukh Khan do what he does best (...) but also a film that takes him where we wouldn’t expect. Zero becomes odder and odder as it goes along, and while the end is impossible to take seriously, the entire film is meant to be a fable. (...) The first half of Zero is flat-out fantastic, an unabashed charm-offensive from Rai, Khan and the film’s writer Himanshu Sharma. The dialogues crackle with spontaneity and inventiveness. (...) It is as the film continues, and gets more fanciful, that the seams start to show. Rai is aiming high with this fable, but gets caught up in issues characteristic of his cinema. The film threatens to become yet another romanticisation of an obsessive hero who refuses to go away, and to take no for an answer. Rai aces the small-town milieu, but as the film outgrows Meerut, its wit dries up while the drama heightens. This is where the film should have embraced the lunacy and gone entirely bonkers. The melodramatic approach robs Zero of its essential lightness, and the metaphor becomes clumsier. (...) Shah Rukh Khan measures up. The visual effects lack continuity (...). The actor glosses over this with a dominating performance and tremendous energy. Bauaa Singh is a severely flawed character made irresistible by his pluck, and it’s remarkable how much Khan brings to the part. And he remains the best lover in the business".
Raja Sen, 22.12.18

Mid-Day: **
"Zero jerkily jostles between heartland, rustic realism (...), and a far-out romantic fantasy, vaguely along the lines of SRK's wonderfully sorted Om Shanti Om (2007), also partly set in show-biz. You're in fact bored rather than bothered by all the travels on screen". 
Mayank Shekhar, 21.12.18

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: la regia, la magia, Shah Rukh Khan.
Punto debole: alcuni eccessi della sceneggiatura nel secondo tempo.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Shah Rukh Khan - Bauua 
* Anushka Sharma - Aafia 
* Katrina Kaif - Babita 
* Mohammed Zeeshan Ayyub - Guddu, amico di Bauua
* Tigmanshu Dhulia - padre di Bauua
* Abhay Deol - ex-fidanzato di Babita
* R. Madhavan - fidanzato di Aafia
* Salman Khan - special appearance
* Sridevi, Kajol, Rani Mukherjee, Juhi Chawla, Deepika Padukone, Alia Bhatt, Karisma Kapoor - cameo

Regia: Aanand L. Rai
Sceneggiatura: Himanshu Sharma
Colonna sonora: Ajay-Atul
Anno: 2018

CURIOSITA'

* In occasione delle festività natalizie, in India sono stati distribuiti diversi film interpretati da star di grosso calibro, fra cui Maari 2, in lingua tamil, con Dhanush, e il fantascientifico Antariksham 9000 KMPH, in lingua telugu. La pellicola che sta incendiando il botteghino e dando filo da torcere a Zero è K.G.F Chapter 1, in lingua kannada, distribuita anche in versioni doppiate in altre lingue indiane, hindi inclusa.
* Il premio Nobel Malala ha apprezzato Zero: clicca qui.
* Un esempio dell'isteria in sala suscitata dalla special appearance di Salman Khan? Clicca qui.
* Commento di Anurag Kashyap in Twitter: "Tragedy of SRK is when he experiments people want him to be the same old SRK that they have loved & when he plays into it, they say why does he not try new things. I would hate to be in SRK’s place. Bcoz people expect him to cater to their expectations, not knowing what they want".
* Commento di Shekhar Kapur in Twitter: "Shahrukh Khan’s performance in #Zero is pretty amazing and I hope he goes on experimenting with ‘out of the box’ characters".
* Sridevi appare per l'ultima volta su grande schermo in un cameo. Da brivido. 

GOSSIP & VELENI

* Eh? Kajol e Rani Mukherjee a braccetto? Ho visto bene?

29 agosto 2013

RAANJHANAA




Anand L. Rai , regista del successo popolare Tanu Weds Manu, prepara un caloroso benvenuto alla star tamil Dhanush, qui al suo debutto nel cinema in lingua hindi; la ferma fiducia nel talento dell’attore lo convince a rischiare grosso dirigendo una pellicola spigolosa e di difficile somministrazione. L’autore cambia manovra e si tuffa nel dramma, confezionando una storia pensata per mettere in risalto le qualità di Dhanush e far capire a tutti coloro che ancora non lo conoscono cosa si stanno perdendo.

TRAMA
Kundan (Dhanush) è poco più di un ragazzino quando perde la testa per Zoya  (Sonam Kapoor) ma è  convinto che sarà l’amore della sua vita. La ragazza parte per il college e si allontana da Varanasi per otto anni, Kundan vive in funzione del suo ritorno,  Zoya lo dimentica subito e passa oltre. 

Il racconto delle varie fasi dell’innamoramento, della purezza adolescenziale, ha sempre esercitato un enorme fascino nelle pellicole indiane, Raanjhanaa si apre con una tematica già nota ma cambia frequentemente il suo percorso, si contraddice e rimescola le carte. Canzoni, sorrisi, liti, lettere d’amore e vendette, tutto sembra ridondante, ma c’è di più, l’apparenza inganna e il vero film deve ancora iniziare.
I volti e le espressioni delle comparse, i manifesti appesi, l’allestimento di negozi, delle case, i piccoli dettagli, niente sembra aggiustato e predisposto con pazienza ma strappato alla realtà senza preavviso, se la trama propone twist and turns cinematografici le immagini e le ambientazioni riportano le scene alla vita di tutti i giorni.  L’approccio e lo stile generale di Raanjhanaa rimandano ai titoli dell’industria tamil, Il realismo trionfa, la poesia può crearsi dal nulla ma anche facilmente distruggersi sotto il peso degli eventi. Dhanush è un artista del quale innamorarsi ogni attimo, non c’è un solo secondo di narrazione che non viva fino in fondo, che non interpreti con dedizione ed onestà, la sua performance è sufficiente a coprire  alcune incongruenze della trama e perfino a camuffare la totale inadeguatezza di Sonam Kapoor. 
Raanjhanaa ad un certo punto si sdoppia e diventa qualcos’altro, il tenore, i ritmi si impennano, scopriamo che il regista per oltre un’ora ci ha ingannati e non ci ha ancora detto quello che voleva veramente, una sensazione che ho provato molte volte guardando film tamil, le cui sequenze d’apertura sono spesso ingannevoli.   
I protagonisti  inseguono i propri obiettivi ma anche i propri spettri e forse non si conoscono fino in fondo. La telecamera non ha paura di riprendere sangue, vomito, sputi, atti meschini, tradimenti, niente consolazioni, niente scuse, l’amarezza vince sulle illusioni, i fatti sulle troppe parole e i sui buoni principi, l’innocenza viene calpestata ma ciò nonostante si presentano altre occasioni per continuare a vivere.  Il percorso interiore di Kundan è ciò che trascina la storia dall’apertura all’epilogo, il personaggio è eroe e villain della storia, di lui veniamo a conoscere più difetti che pregi ma  continuiamo ad amarlo e a condividere le sue emozioni. Zoya è invece instabile, irritante, confusa,  una donna che si riempe la bocca di grandi dibattiti e principi ma poi continua ad essere egoista più che mai e non smette di costruire barriere. Gli ideali senza sentimenti non possono andare avanti, o se lo fanno, non sarà mai per una giusta causa.
Prima soddisfatti e poi feriti, prima delusi e poi conquistati. La delicata colonna sonora di AR Rahman non riesce ad addolcire l’amaro in bocca. Il film sbalza come un elastico, fa male e non c’è traccia di escapismo, ispirandosi ai drammi tamil riprende quella durezza nel narrare che sempre mi affascina,  la sensazione di sentirsi con le spalle al muro e con la consapevolezza che  il regista può fare ciò che vuole e che se ne frega di rassicurare o consolare il pubblico pagante, ancor meno di offrigli ciò che vorrebbe vedere. Per questo lo adoro.

Il mio giudizio sul film:  **** 4/5
I punti di forza :  Dhanush e la sua interpretazione meravigliosa, la regia impavida, l'intensità, la partecipazione di Abhay Deol.
L’anello debole:  Sonam Kapoor, insipida e odiosa oltre ogni limite di sopportazione, essendo affiancata da Dhanush e da Abhay Deol fortunatamente però le resta poco da fare.

ANNO: 2013
REGISTA:  Anand L.Rai

CAST:
Dhanush ……………… Kundan
Sonam Kapoor ……………. Zoya
Abhay Deol ………………..Akram
Swara Bhaskar ……………..Bindyia
Mohammad Zeeshan Ayyub …………….. Murari
Shilpi Marwaha …………….. Rashmi

COLONNA SONORA : A.R. Rahman
PLAYBACK SINGERS : A.R. Rahman, Shreya Ghoshal, Karthik, Jaswinder Singh,  Sukhwinder Singh, Shiraz Uppal, Anwesha Gupta, Meenal Jain, Madhushree,JAved Ali, Pooja Vaidyanath, Chinmayee, Vaishali, Rashid Ali


QUALCOS'ALTRO: 

La versione di Raanjhanaa doppiata tamil è uscita nelle sale con il titolo di Ambikapathy.

Aditi Rao Hydari (Murder 3, London Paris NewYork) era stata inizialmente scritturata per il ruolo di Bindyia, andato poi a Swara Bhaskar. 

Vedi anche gli articoli : 

21 agosto 2011

ZINDAGI NA MILEGI DOBARA

Non lasciatevi scoraggiare dal manifesto del film in cui capeggia Hrithik Roshan a torso nudo. Nè fuorviare dalla location spagnola. Zindagi na milegi dobara non è un road movie banale e furbetto che punta sugli scenari da cartolina o su un cast di sicuro richiamo al botteghino. E' un film con un gusto sì moderno ma dai contenuti universali, che sorprende ed entusiasma.

TRAMA

Tre amici, Arjun (Hrithik Roshan), Imraan (Farhan Akhtar) e Kabir (Abhay Deol) partono per un giro della Spagna, celebrazione e addio al celibato di Kabir. Un viaggio deciso da ragazzi quando ancora studiavano insieme.

RECENSIONI

The Times of India ***1/2
Il viaggio spagnolo di Zoya Akhtar vi chiede di scivolare in modalità 'avventura' e di abbandonarvi al flusso. Zindagi Na Milegi Dobara è un'allegra corsa colma di esperienze eccitanti, umorismo, romanticismo e cameratismo, condivisi da un gruppo di personaggi che paiono divertirsi tanto quanto voi. Il primo tempo è poco coinvolgente e sembra un giro turistico della Spagna. E' il secondo tempo ad emergere: una scintillante rappresentazione dell'amicizia e della crescita emotiva. La bellezza del film risiede nel fatto che l'emotività viene gestita in modo poetico, leggero (in senso positivo) e brioso. Quanto alle interpretazioni, è difficile decretare la migliore, dal momento che tutti e tre gli attori protagonisti offrono performance stellari. ZNMD è inoltre guarnito da dialoghi tesi (Farhan Akhtar), da una magnifica poesia (Javed Akhtar) e da un'ottima fotografia (Carlos Catalan). La regista Zoya Akhtar, dopo Luck by chance, dirige un'altra pellicola sensibile e piacevole, e regala a Bollywood il primo vero road movie contemporaneo.
Nikhat Kazmi, 14.07.11
La recensione integrale.

Hindustan Times ****
In Zindagi Na Milegi Dobara la Spagna toglie il respiro: è intensamente scenografica nonchè visualizzata in modo coraggioso (Carlos Catalan). Il film narra con grande realismo una storia di amicizia maschile, seppur in tono molto divertito e non melodrammatico o sdolcinato, e ricorda Dil Chahta Hai, il meraviglioso debutto alla regia di Farhan Akhtar. Inevitabili i paragoni. Sono trascorsi esattamente dieci anni da quando, nel 2001, DCH cambiò la cinematografia hindi grazie ai suoi protagonisti ricchi, disinvolti, urbani, narcisisti, modaioli. DCH celebrò anche i dieci anni di un'economia aperta, e divise il pubblico in classi metropolitane da centro commerciale e masse non leccate da monosala. DCH fu giudicato dai giornalisti come un prodotto rivolto alla prima categoria (opinabile, certo). E probabilmente anche ZNMD lo è. I protagonisti di DCH possono essere più o meno scambiati con quelli di ZNMD. Abbiamo il personaggio intenso (Hrithik Roshan per Akshay Khanna in DCH), il personaggio un po' sciocco e dominato dalle donne (Abhay Deol per Saif Ali Khan), e il mandrillo compulsivo (Farhan Akhtar per Aamir Khan). Ciò che conta e che amiamo ZNMD per le stesse ragioni per cui adoriamo il leggero, brioso DCH. I due titoli condividono un umorismo favoloso e pieno di ironia. In ZNMD il personaggio interpretato da Farhan è una miniera di battute argute e autoironiche. Entrambe le pellicole, dunque, dovrebbero sopravvivere alla prova del tempo. Alla fine, considerando la sua eccellente performance, sarebbe stata una buona idea se Farhan Akhtar, probabilmente il più poliedrico talento indiano, avesse interpretato il ruolo ricoperto da Aamir Khan nel suo primo film da regista-produttore, DCH appunto. La regista e sceneggiatrice Zoya Akhtar (Luck by chance), oltre ad intrattenere gli spettatori, sfoggia in modo deciso e suo proprio uno stile artistico mai pretenzioso e persino poetico (in senso letterale), il che è raro. Alcuni forse troveranno ZNMD un po' lento, ma non lo è. Da un punto di vista narrativo, il primo tempo è fitto, mentre nel secondo lunghi minuti vengono spesi per collegare fra loro vari eventi. La colonna sonora è relativamente modesta, con l'eccezione di Senorita. Ma non conta: porterete con voi momenti divertenti e memorabili vissuti dal trio di avventurosi amici, personaggi che vi ricorderanno coloro con cui siete cresciuti. E con cui continuerete a farlo. Facebook non può cambiare le cose. Le amicizie migliori, specialmente quelle del tempo della scuola, rimangono intatte in una fontana di giovinezza: in rapporto con loro noi non invecchiamo mai. E meno male.
Mayank Shekhar, 15.07.11
La recensione integrale.

Diana ****1/2
I pochi che ancora nutrono dei dubbi a proposito del valore dei fratelli Akhtar con Zindagi na milegi dobara si convinceranno. Zoya dirige con sensibilità e talento artistico, realizzando un film d'intrattenimento, una commedia divertente che è anche poetica ed emozionante. La Tomatina, il famoso Festival valenciano in cui ci si dà battaglia a colpi di pomodoro, prende il posto delle Alpi svizzere come elemento esotico ed accattivante ma i temi rimangono quelli di sempre. L'amicizia prima di tutto. Poi la conoscienza e la realizzazione di sè attraverso il confronto con gli altri.
Farhan Akhtar si scatena interpretando il personaggio più irriverente ed ironico, la sua divertente prova è da applausi. Inoltre produce, scrive i dialogni e canta in due brani della colonna sonora.
Il resto del cast è ottimo, non a caso sono tutte star, come Kalki Koechlin che con la sua bravura illumina un personaggio piuttosto antipatico, ma è Hrithik Roshan che incanta. Quello di Arjun è il suo ruolo più bello ed intenso di sempre.
Guardate Zindagi na milegi dobara, caldo, divertente, emozionante ed entusiasmante, appena avrete finito di vederlo avrete voglia di ricominciare da capo. Il film più bello dell'anno.

Il bello:
- Il rapporto giocoso e tenero tra i tre protagonisti.
- Hrithik con la tuta da paracadutista (un gran bello spettacolo).
- Farhan Akhtar seduttore che balla il flamenco.
- Il cameo di  Naseruddin Shah.
- Il tocco di Zoya Akhtar, come nella sequenza in cui è inquadrata la mano di Hrithik Roshan che si muove sullo sfondo del paesaggio spagnolo.

Il brutto:
- Come molti amanti degli animali non ho simpatia per la corsa dei tori di Pamplona, devo ammettere però che la scena girata da Zoya è magnifica.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Arjun - Hrithik Roshan
Imraan - Farhan Akhtar
Kabir - Abhay Deol
Laila - Katrina Kaif
Natasha - Kalki Koechlin
Nuria - Ariadna Cabrol
Salman Habib - Naseruddin Shah
La madre di Imraan - Deepti Naval

Scritto da Zoya Akhtar e Reema Kagti

Diretto da Zoya Akhtar

Prodotto da Farhan Akhtar e Ritesh Sidhwani

Musiche di Shankar - Ehsaan - Loy

Coreografie di Bosco Martis, Caesar Gonsalves e Vaibhavi Merchant

Distribuito da Eros International Media Ltd. e Excel Entertainment

Anno 2011

 AWARDS

Screen Awards
- Best film  (ex aequo con The Dirty Picture)
- Best Dialogue - Farhan Akhtar and Javed Akhtar, ex aequo con Rajat Arora (The Dirty Picture)
- Best Choreography - Bosco Caesar (Senorita)

ZeeCune Awards 2012
- Best Story - Zoya Akhtar & Reema Kagti
- Best Supporting Actor - Farhan Akhtar
- Best Cinematography - Carlos Catalan


CURIOSITA'

-  Nella sezione video dedicata  a Zindagi na milegi dobara, da Bollywood Hungama si trovano degli interessanti filmati del making del film, ricchi di interviste e curiosità. Come anche le immagini di Katrina Kaif che durante la promozione porta a spasso Hrithik su una splendida moto. (Clicca qui).

- Il making della canzone Señorita, in cui cantano tutti e tre i protagonisti.

- Farhan Akhtar all'ottantaquattresimo minuto saluta con un ciao, "chao" spagnolo che delizia anche le sue fan italiane.

- La  pagina italiana di Facebook sempre aggiornata e dedicata a Farhan Akhtar è Farhan Akhtar Italia.

Il sito ufficiale del film.


20 settembre 2010

AISHA


Ispirato al capolavoro di Jane Austen, Emma, arriva Aisha, versione cinematografica in lingua Hindi e in chiave moderna di un classico della letteratura inglese.

TRAMA

Aisha (Sonam Kapoor), giovane e di famiglia agiata, passa il suo tempo a comprare vestiti e a combinare matrimoni. La sua ultima sfida è rappresentata da Shefali (Amrita Ouri), una ragazza dalla disponibilità economica modesta e dai gusti poco glamour, per la quale Aisha intende trovare un buon partito.

RECENSIONI

The Times of India ****
Aisha, diretto da Rajshree Ojha e prodotto da Rhea Kapoor, è affascinante per molte ragioni. In primo luogo il film abbaglia col suo stile. Aisha è davvero una delle pellicole di fattura più squisita create a Bollywood non nel genere d'azione. Gli abiti, gli accessori e le tonalità di colore sono stati attentamente coordinati. Complimenti alla stilista Pernia Qureshi e al costumista Kunal Rawal per aver inaugurato un nuovo canone estetico per il cinema desi. Ma il quoziente stilistico funziona perchè i personaggi femminili sono veri, e quelli maschili non sono da meno. Quanto alle performance, Sonam Kapoor è grande, Abhay Deol sfodera uno charme irresistibile, e tutto il cast è all'altezza. La colonna sonora composta da Amit Trivedi è eccellente.
Nikhat Kazmi, 05.08.10
La recensione integrale.

Hindustan Times * 1/2
Mira Nair, residente a New York, in Monsoon wedding sembrava più vicina alla classi agiate di New Delhi di origine punjabi di quanto non lo siano gli affettati cineasti di Mumbai qui in India. Aisha si ispira al romanzo Emma di Jane Austen più o meno nello stesso modo in cui Gurinder Chadha aveva insopportabilmente adattato Orgoglio e pregiudizio in Matrimoni e pregiudizi. Se può essere di consolazione, Aisha lo fa meglio. Abhay Deol è affidabile come sempre, anche se qui spreca il suo tempo. Con Aisha si può voyeuristicamente condividere un'esperienza di lusso e di ricchezza e sperare che quest'avventura fuori porta nasconda le insulsaggini della storia e il bla-bla dei dialoghi venduto per perfetto hinglish. Il film è freddo. Le coppie ruotano in circolo, continuano ad incontrarsi, con poco da dire o da fare.
Mayank Shekhar, 06.08.10
La recensione integrale.

Diana **
Lontanissimo dall'arguta ironia, dalla pungente satira sociale e dal delicato quanto appassionato romanticismo dei libri della Austen, Aisha è un rifacimento sterile e davvero poco coinvolgente.
La protagonista, interpretata da Sonam Kapoor, che ad ogni apparizione sembra sempre più magra come purtroppo richiesto dalle ultime tendenze di certi film bollywoodiani, non è altro che una ragazzetta viziata e snob che si ravvede a comando giusto in tempo per la fine del film. Come gli altri personaggi si aggira, una figurina patinata sempre in posa, sperduta senza altro da fare che sorridere o essere imbronciata a favore di camera.
La storia è fortemente banalizzata e, pur volendo lasciar perdere l'inevitabile ed impietoso raffronto con il romanzo ottocentesco, rimane inconsistente.
Un film inutile, da evitare senza rimpiati.

Il brutto:
- Il look iper raffinato delle pellicola. Gli ambienti sono molto lussuosi e le ragazze sono vestite secondo le ultimissime tendenze delle passerelle occidentali, con grande sfoggio di griffe, come Dior e Louis Vuitton, senza dimenticare il marchio L'Oreal, che, sponsor del film, compare in più di una inquadratura. Sonam Kapoor, ovviamente la più stilosa di tutte, guida un maggiolino volkswagen e calza scarpe all'ultima moda: che noia!
- La totale mancanza di brani danzati.
- Gli ultimi dieci minuti del film durante i quali Aisha (Sonam Kapoor) sale su un palco per una dichiarazione pubblica e piuttosto dozzinale, ancora una volta in totale contraddizione con il personaggio del romanzo a cui si ispira. In Emma, infatti, la ritrosia ed il pudore dei sentimenti non solo caratterizzano i protagonisti ma sono parte integrante della trama.

Il bello:
- Abhay Deol, l'attore di Manorama Six Feet Under e Dev D, è l'unico che con una buona interpretazione e il suo carisma riesce a ricordare l'appeal dei personaggi della Austen.
- La colonna sonora firmata Amit Trivedi.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Arjun Burman - Abhay Deol
Aisha Kapoor - Sonam Kapoor
Randhir Ghambir - Cyrus Sahukar
Dhruv Singh - Arunoday Singh
Pinky Bose - Ira Dubey
Shefali Thakur - Amrita Puri
Aarti Menon - Lisa Haydon

Diretto da Rajshree Ojha

Prodotto e distribuito da Anil Kapoor Film Company in collaborazione con PVR Pictures

Musiche di Amit Trivedi

Parole di Javed Akhtar

Coreografie di Ashley Lobo, Terrence Lewis e Karan Boolani

Anno: 2010

CURIOSITA'

- Il romanzo di Jane Austen dagli anni '40 ad oggi è stato oggetto di diversi adattamenti per la tv e per il cinema. Uno dei più recenti è quello del 1996, protagonista Gwyneth Paltrow.

- Sonam Kapoor è la figlia di Anil Kapoor che ha prodotto la pellicola.

- Mentre Sonam Kapoor era impegnata nella massiccia campagna pubblicitaria del film e dichiarava orgogliosa di aver usato molti dei vestiti presi dall'armadio di casa per il suo personaggio o lanciava un nuovo gusto di gelato dal nome Aisha per il marchio Hagen Daz, sponsor del film, Abahy Deol mostrava una certa lungimiranza tenendosi alla larga da tutta la promozione. L'attore era infatti impegnato sul set di Zindagi Na Milegi Dobara, diretto da Zoya Akhtar, in cui sarà protagonista insieme a Hrithik Roshan, Farhan Akhtar e Katrina Kaif.

Il sito ufficiale del film.

06 maggio 2009

AHISTA AHISTA


'Ahista Ahista' è un raro esempio di come si possa trarre una sceneggiatura insolita e avvincente da un soggetto tutto sommato debole.

Il film è delizioso e ben costruito: la regia è molto attenta, i personaggi sono amabili e realistici, i dialoghi impeccabili, la location spettacolare (il quartiere islamico di Delhi), la fotografia splendida, le scenografie curate.
La pellicola, grazie ad una intelligente sceneggiatura, non si limita a raccontare una delicata storia d'amore, ma offre qualcosa di più. E' anche e soprattutto una storia di formazione: e se intenerisce la fiducia in se stesso che Ankush scopre di possedere e che lo induce a migliorare la propria vita in una direzione del tutto inaspettata, è significativa anche la graduale trasformazione della silenziosa Megha che si schiude come un fiore.

Quanto al cast, Abhay Deol è l'attore di maggior talento fra i volti nuovi in India. Soha Ali Khan regala al suo personaggio un'eleganza ed una discrezione che incantano. Shakeel Khan e gli altri caratteristi sono piacevoli. L'unico a non convincere è l'inespressivo Shayan Munshi.

TRAMA

Ankush (Abhey Deol) si presta a pagamento come testimone per le nozze. Un giorno incontra una ragazza, Megha (Soha Ali Khan), che è scappata dal suo villaggio per sposarsi. Il fidanzato Deeraj (Shayan Munshi), però, non sembra altrettanto puntuale.

RECENSIONI

The Times of India
'Personaggi carini. Tutti ben intenzionati, che sbagliano semplicemente perchè sono umani. Storia carina. Si tiene alla larga dagli stereotipi e tenta di raccontare qualcosa di nuovo. Ambientazione carina. Benvenuti a Delhi. Ritmo carino. La storia d'amore è rilassata, languorosa, sussurrata. Musica carina. Himesh Reshammiya mescola sufi e sentimento per creare una morbida sinfonia. Risultato finale? Film carino. Ma le carinerie non bastano per far sensazione al box office ad alto decibel di Bollywood. E 'carino' è sinonimo di 'noioso' nella speziata produzione desi che sforna masala ogni venerdì. E' da biasimare il nostro gusto bollywoodiano cresciuto male, ma questo piccolo, silenzioso film indipendente a fatica troverà estimatori nell'era dell'esagerazione.'
Nikhat Kazmi, 19.08.06

Hindustan Times: **1/2
'Ogni tanto Bollywood sforna sorprese di questo tipo. Un semplice piccolo film che regala una storia d'amore carina, priva dei singhiozzi pulp da melodramma masala. 'Ahista Ahista' si differenzia nel modo in cui il regista Nair sviluppa il climax: non come ti aspetteresti. E la storia ti piace sempre di più. Al suo secondo film, Abhay Deol prova di essere andato oltre le due espressioni e mezza del clan dei Deol. Soha Ali Khan è perfetta.'
Vinayak Chakravorty, 19.08.06

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: nessun aspetto spicca sugli altri; è tutto molto omogeneo e funziona a meraviglia
Punto debole: Abhay in un numero danzato NO, per favore, NO

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhay Deol ('Dev D') - Ankush
* Soha Ali Khan ('Dil Kabaddi') - Megha
* Shayan Munshi ('My Brother Nikhil') - Deeraj
* Shakeel Khan ('Don') - Zulfi

Regia: Shivam Nair ('Maharathi') qui al suo debutto cinematografico

Soggetto e Sceneggiatura: Imtiaz Ali (regista e sceneggiatore di 'Jab We Met')

Colonna sonora: Himesh Reshammiya ('Fool'N'Final')

Fotografia: Prakash Kutti ('My Name Is Anthony Gonsalves')

Anno: 2006

Traduzione del titolo: 'A poco a poco'

CURIOSITA'

* Nel 1981 è stato distribuito un film con lo stesso titolo, la cui trama non ha nulla a che vedere con la pellicola del 2006

* La storia si ispira ad un fatto realmente accaduto, ma ricorda anche 'Le Notti Bianche' di Dostoevskij

* Nei titoli di testa si ringraziano i registi Anurag Kashyap ('Dev D') e Sriram Raghavan ('Johnny Gaddar')

* Ultime parole famose. Una delle battute finali pronunciate dal personaggio interpretato da Abhay Deol: 'Non diventerò un Devdas'. Vedi 'Dev D' del 2009...

GOSSIP&VELENI

* Ma c'è solo da augurarsi di essere mollate sull'altare, se il risarcimento è il conforto di Abhay Deol. Ragazze: ABHAY DEOL! Mica un pirla qualunque

23 marzo 2009

DEV. D


PREMESSA

1 - Anurag Kashyap è il più sperimentale regista Hindi. Si cimenta col grottesco (v. 'No Smoking'). Non dimentica la denuncia e l'attualità (v. 'Black Friday'). Affronta temi classici rivisitandoli alla luce della propria audace immaginazione (v. 'Dev D'). Ma la sua ossessiva ricerca dell'originalità spesso nuoce alla spontaneità. Il risultato è sempre un po' artificioso (con l'eccezione forse di 'Black Friday'), caotico, incompiuto, talvolta incomprensibile. La narrazione procede a singhiozzi, tralascia dettagli importanti, accelera improvvisamente. Spossando lo spettatore. Da un punto di vista tecnico, la preponderante oscurità, le inquadrature azzardate e i virtuosismi, più che affascinare lasciano inappagati. Kashyap non gestisce la sperimentazione con chiarezza di intenti. Non sempre riesce ad essere conclusivo. Difetta in Potere. Quel Potere che Ram Gopal Varma dispiega a piene mani ipnotizzando gli spettatori e inchiodandoli alla poltrona, imponendo loro la propria visione. Si consiglia la filmografia di Anurag Kashyap a tutti coloro che ritengono la Cinematografia Hindi un prodotto di serie B - ne rimarranno sorpresi -, ma sempre, ad ogni suo film, si aspetta la pellicola successiva nella speranza di gridare al capolavoro. Il regista è pieno di idee, è fantasioso. Non può deluderci. Andrà meglio con 'Gulaal'?

2 - Non ho letto il racconto di Sharat Chandra Chatterjee a cui 'Dev D' si ispira, ma ho visto lo splendido 'Devdas' diretto da Sanjay Leela Bhansali, uno dei capolavori della cinematografia Hindi. Inevitabile, quindi, il raffronto continuo fra le due pellicole. E per quanto mi riguarda, è 'Devdas' a vincere la sfida.

DEV D

* Soggetto. L'idea è partorita da Abhay Deol. I due stanno aspettando il fischio d'inizio di una delle partite dell'ultimo Mondiale di calcio, e Abhay ne approfitta per raccontare a Kashyap una storia per un progetto futuro. Anurag se ne innamora all'istante e se ne appropria, scrivendo a quattro mani con Vikram Motwane la sceneggiatura.

* Sceneggiatura. Difficile immaginare una versione contemporanea di 'Devdas' più azzeccata. La rivisitazione in chiave moderna funziona ed è del tutto credibile. Il film è suddiviso in due parti distinte:
a) Primo tempo. I tre protagonisti vengono presentati uno alla volta, e la narrazione, la scenografia e la regia si piegano al punto di vista del personaggio in esame.
- Paro, irruente e dall'aspetto comune. Il ritmo è tumultuoso. L'ambientazione realistica e un po' sciatta.
- Lenny/Chanda, complessa e intrigante. La narrazione si fa più dolente, scava nel passato e racconta con partecipazione emotiva le vicende della diciassettenne Lenny che si trova coinvolta in uno scandalo e che si trasforma nella prostituta Chanda. La parte migliore del primo tempo.
- Dev D, umorale e suicida. Comincia la discesa agli inferi. E comincia la sperimentazione tecnica. L'inferno personale di Dev è ottundente, atemporale, lisergico. La scenografia diventa surrealista.
b) Secondo tempo, il più riuscito. La narrazione alterna caos autodistruttivo a tenerezza emotiva.
Rispetto a 'Devdas' di Bhansali sono molte le novità nella sceneggiatura:
- Paro e Dev rimangono sempre in contatto durante l'esilio londinese di lui, mantenendo vivo il loro rapporto. In 'Devdas' risulta invece implausibile la solidità del legame dopo la lunga separazione. Ma in 'Dev D' l'amore fra i due sembra molto più carnale rispetto a quello che legherà il ragazzo alla prostituta. Dev e Paro galleggiano in una nebbia ormonale permanente che li inebria lasciandoli sempre dolorosamente inappagati. In 'Devdas' i due innamorati sono totalmente immersi l'uno nell'altra, ma in una dimensione da incantesimo che amplifica il mito. Un legame profondo e magico che giustifica la tormentosa rovina di Devdas e l'inevitabile infelicità di Paro.
- Il rapporto fra Dev e Chanda è più caldo e tenero.
- Il finale non devasta come in 'Devdas'. La vicenda personale di Dev alterna alti e bassi, e il film si conclude in una delle fasi alte. Ma il regista non ci rassicura: non sappiamo se Dev - e Chanda - davvero si salveranno.

* Regia. Meno sperimentale rispetto a 'No Smoking', meno realistica rispetto a 'Black Friday'. Alterna sperimentazione e realismo in perfetta sincronia con la sceneggiatura e con i personaggi. Ma manca di compiutezza. Non abbastanza emotiva.
Bhansali con 'Devdas' ci ha regalato uno dei film più sontuosi della storia del cinema: ogni singolo fotogramma è un capolavoro e una gioia per gli occhi. Ogni singola inquadratura incanta. Ogni singolo dettaglio rasenta la perfezione.

* Personaggi. Il lavoro maggiore degli sceneggiatori si concentra sulla riscrittura - o arricchimento - dei personaggi:
- Paro. Donna forte. L'amore che nutre per Dev è importante ma non esclusivo. Si salva dall'ossessione e passa oltre.
Rispetto a 'Devdas', la prima differenza che balza all'occhio è estetica: l'incantevole bellezza di Aishwarya Rai giustifica pienamente la disperazione che suscita in Devdas. Ash regala una Paro un po' immota, vero, ma solo perchè NON E' di questo mondo. Nessuna donna reale potrebbe causare una rovina tanto inesorabile. Mahi, al contrario, ha un aspetto comune (così come gli altri due attori protagonisti), ed è difficile comprendere le ragioni che spingono Dev all'ossessione. La sua Paro è più sana, più viva. Indipendente. Piena di carattere. Pragmatica e costruttiva. Non si lascia spaventare dal suo desiderio per Dev, ma nemmeno da un futuro senza di lui. Contrae un matrimonio felice e sembra dimenticare. Il personaggio è però troppo frenetico. Si fatica a seguire questa Paro che non sta ferma un attimo, perennemente spettinata, con ciocche selvagge che le nascondono il volto. Grida. Litiga. Aggredisce. E la scena della fontana è veramente imbarazzante. Nel secondo tempo i due si incontrano, ma Paro non dimostra grande emozione. Dev tenta un approccio, ma il tutto è frettoloso e arido.
- Lenny/Chanda. Il personaggio più interessante. Ha un passato che giustifica il suo presente. Condivide con Dev infelicità e dipendenze, ma non si lascia spezzare.
Rispetto a Chandramukhi è molto meno fascinosa (Madhuri è INARRIVABILE). Conosciamo la sua storia, ma gli sceneggiatori forse esagerano la dimensione 'nazionale' e mediatica della vicenda del video amatoriale, così come la tragedia che colpisce il padre della ragazza. La vergogna di Lenny per l'uploading e la fuga da casa sarebbero state sufficienti. Comunque Kalki è sorprendente. La sua Lenny è moderna, cosmopolita, istruita. Colpita dalla disperazione di Dev, se ne innamora quasi all'istante, ma risponde punto per punto, sfacciatamente, agli insulti e alle asperità di lui. Sua la battuta migliore del film (quando Dev rompe il bicchiere). Sua l'espressione più dolorosamente vera, quando Dev dichiara il suo amore per Paro. Rispetto a Chandramukhi, Chanda abbandona risolutamente il bordello e sembra vincere la sua partita con Dev.
- Dev. Pessimo studente. Inconsistente. Già durante il lungo soggiorno londinese si avvicina alle dipendenze che poi lo intossicheranno fin quasi a distruggerlo.
Rispetto a Devdas è un personaggio negativo. Non ci si appassiona alle sue vicende. Non ispira simpatia. E' per questo che non emoziona. Devdas è debole, Dev è vuoto. Devdas subisce le angherie di un padre autoritario che minano le sue sicurezze. Dev è un bambino ribelle che esaspera il padre, severo ma non crudele. Il padre non osteggia affatto la sua relazione con Paro, e si dimostra anzi pronto ad accettare la ragazza come nuora. Non è ancora troppo tardi, ma Dev, spinto dall'orgoglio - e non dalla debolezza, come Devdas -, rifiuta. Devdas è caldo e umano. Dev è freddo e disumano. In Devdas l'ossessione è preponderante rispetto alla dipendenza dall'alcool. In Dev le (numerose) dipendenze sembrano invece preponderanti rispetto all'ossessione. Il crollo di Devdas è più plateale: il ragazzo è uno studente brillante, un essere umano positivo, pieno di vita, pronto a spiccare il volo verso un roseo futuro. In Dev, invece, la perdita di Paro sembra solo un pretesto per consentirgli di sprofondare nelle sue già sperimentate dipendenze. Non ha prospettive. Nessun progetto concreto. Non disdegna le attenzioni di un'altra quando il rapporto con Paro è ancora vivo. E' viziato ed egoista. Devdas si abbandona totalmente al suo sentimento. E così diventa mortalmente vulnerabile: perde se stesso la prima notte di nozze di Paro per non ritrovarsi mai più.

* Interpretazioni. Con l'eccezione di Kalki, un po' fredde. L'esordiente - nel Cinema Hindi - Mahi è dignitosa ma non eccezionale. Sembra inadatta al ruolo. Abhay è impeccabile come sempre. Ma è la sorprendente Kalki, qui al suo debutto, a colpire dritto al cuore, con un'interpretazione pulita, dolente, emotiva.
Il trio di attori in 'Devdas' è intoccabile. Ash perfetta per la sua eterea e irraggiungibile Paro. Madhuri dolorosa e viva. Shah Rukh Khan disperato fino a trafiggere.

TRAMA

Dev (Abhay Deol) torna a Chandigarh dopo aver studiato per anni a Londra e riabbraccia Paro (Mahi Gill), la sua fidanzata. Ma in seguito ad un equivoco i due litigano furiosamente, e Paro sposa un altro. Dev per dimenticarla si abbandona all'alcool e alle droghe. E incontra Chanda (Kalki Koechlin), una giovane prostituta che si innamora di lui.

RECENSIONI

The Times of India: *****
Nikhat Kazmi, 05.02.09

Hindustan Times: ***1/2
Shashi Baliga, 06.02.09

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: l'originalità, la sperimentazione, il cast (soprattutto Kalki)
Punto debole: un primo tempo non sempre all'altezza e (scusate) LA MANCANZA DI UN'ILLUMINAZIONE ADEGUATA

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhay Deol ('Oye Lucky! Lucky Oye!') - Dev
* Mahi Gill - Paro
* Kalki Koechlin - Lenny/Chanda

Regia e co-sceneggiatura: Anurag Kashyap

Co-sceneggiatura: Vikram Motwane

Fotografia: Rajeev Ravi ('No Smoking')

Montaggio: Aarti Bajaj, moglie di Kashyap ('Black Friday', 'Aamir')

Colonna sonora: bizzarra, originale, a tratti intensa. Composta da Amit Trivedi ('Aamir') per la musica e da Amitabh Bhattacharya per i testi. 'Pardesi' è forse il brano migliore, rappresentato sullo schermo in modo molto intrigante, con un'insolita coreografia. 'Emosonal Attyachar', il brano suonato al matrimonio di Paro, è di un'allegria contagiosa. È un tributo a Meri Jaan AAA, dalla colonna sonora di Om Dar-B-Dar. Le recensioni critiche indiane sono favorevolissime. Anche il pubblico ha apprezzato la varietà e la modernità del sound. E pare che 'Emosonal Attyachar' sia diventato una specie di inno per i giovani indiani

Anno: 2009

Award: National Film Award per la miglior colonna sonora (aggiornamento del 16 settembre 2010)

Sito ufficiale: http://www.devdthefilm.com/, per visionare il trailer e consultare la rassegna stampa

Vedi anche Amit Trivedi: è nata una stella, 19 settembre 2010

CURIOSITA'

* Dev D è stato proiettato all'Indian Film Festival Bollywood & Beyond 2010, al Salone Internazionale del Libro 2010, al Filmfest Munchen 2010, al London Indian Film Festival 2010 e al Minneapolis/St. Paul Asian Film  Festival 2010 (aggiornamento del 24.11.10).
* Nei titoli di testa si ringrazia Danny Boyle, regista di 'Slumdog Millionaire'
* Paro e Lenny si incontrano fuggevolmente solo una volta, sul treno: Paro sta andando dal fotografo, Lenny sta scappando
* Lenny, durante il suo esilio dai nonni, legge 'Il Disprezzo' di Alberto Moravia
* Anurag in un'occasione è stato costretto ad interrompere le riprese in esterni: si era diffusa la voce che Shah Rukh Khan stesse girando un film, e una folla oceanica si era raccolta attorno al set, rifiutandosi decisamente di disperdersi
* Anurag Kashyap ha esordito nel cinema con la sceneggiatura di 'Satya', il capolavoro di Ram Gopal Varma. Ha anche firmato la sceneggiatura di 'Water' di Deepa Mehta. Ha interpretato se stesso in un cameo in 'Luck By Chance'. E ha co-prodotto la pellicola più emozionante del 2008: 'Aamir'. Ha dichiarato che 'Ladri di biciclette' di De Sica è il film che più lo ha influenzato.
* Sharat Chandra Chatterjee ha scritto anche un altro famoso racconto, 'Parineeta', da cui è stata tratta l'omonima pellicola con Saif Ali Khan. Pare che il suo 'Devdas' abbia ispirato ben 9 versioni cinematografiche. 'Dev D' è la decima
* Kalki Koechlin è nata in India da genitori francesi. Parla davvero tamil, inglese e francese. Ma ha dovuto studiare la lingua hindi per interpretare Chanda
* Mahi Gill ha esordito nel cinema Punjabi. Prima di 'Dev D', aveva recitato in 'Gulaal', sempre diretto da Kashyap. Ma 'Gulaal' è stato distribuito un mese dopo rispetto a 'Dev D'
* Lo sceneggiatore Vikram Motwane è stato assistente alla regia in 'Devdas' e in 'Hum Dil De Chuke Sanam', entrambi diretti da Bhansali
* Alla domanda 'E' curioso di vedere com'è questo Devdas?', Shah Rukh Khan risponde: 'Mi piace molto Anurag Kashyap perchè ha gli occhi da folle, e mi piace quello che scrive. Mi aveva proposto di interpretare 'No Smoking'. 'Emosonal Attyachar' suona benissimo. E sono sicuro che Abhay abbia fatto un lavoro molto migliore del mio'. Intervista originale
* Kashyap nel suo blog personale ha scritto diffusamente di 'Dev D'. Di seguito alcuni dei testi dedicati all'argomento:
'Nel mio film Devdas non si compatisce ma scopre se stesso. Scopre che è dissoluto, ipocrita, edonista, autodistruttivo, ma non sa come distruggersi.'
- La genesi di 'Dev D', 20.12.08, dove scrive fra l'altro di Abhay e di Danny Boyle
- La genesi (II), 30.12.08
'Dev D' è una storia di auto-realizzazione, di scoperta di se stessi. E l'autodistruzione è una delle strade per arrivarci, o ne è il risultato.'
- Lo stile di 'Dev D', 02.01.09, nel quale il regista descrive la scelta delle scenografie, dei costumi, delle location
* Aggiornamento del 07.08.09: vedi Anurag Kashyap: intervista esclusiva.
* Aggiornamento del 19.09.09: 'Dev D' è stato proiettato pochi giorni fa fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia (Anurag Kashyap era uno dei membri della giuria)
* Aggiornamento del 01.07.22: A Devdas for every generation, Jaymini Mistry, Senses of Cinema, maggio 2022. 

GOSSIP&VELENI

* Vikram Motwane è uno dei più vecchi amici di Abhay Deol. E' stato lui a presentarlo a Kashyap

02 gennaio 2009

OYE LUCKY! LUCKY OYE!


Insolita commedia dal montaggio troppo lento. Ma è l'unico difetto.
Regia molto attenta ai dettagli, storia piacevole ambientata in una Delhi bella e sonnacchiosa, protagonista amabilissimo, cast azzeccato. Un film che con fragrante leggerezza ci ricorda quanto il desiderio di possedere sia un'infezione. Salutato con favore dalla critica, la pellicola è lontana anni-luce dagli stereotipi bollywoodiani.

Abhay Deol, somigliantissimo allo zio Dharmendra (una delle leggende del Cinema Hindi), è maturo in modo sorprendente, considerando la relativa giovane età e lo scarso numero di film all'attivo. Non convenzionalmente bello, è comunque pieno di fascino e di stile. Dalla recitazione sempre pulita e inappuntabile. Sfoggia con grande sicurezza una disinvoltura, una classe, un talento che non tarderanno molto, con la complicità di qualche film a maggiore budget, a confluire in un solido carisma. La stoffa non gli manca. Il carattere neppure. La critica lo esalta e lui ripaga generoso l'adorazione con interpretazioni che non fanno una grinza. Attore semplicemente inattaccabile.

Paresh Rawal è sfrenato e incontenibile: interpreta tre personaggi di cui due in modo stellare. In questa pellicola sfoggia il meglio di sè. Impagabile.
Tutto il cast è all'altezza del film, compreso il giovane esordiente Manjot Singh.

TRAMA

Lucky (Abhay Deol) diventa ladro da adolescente, non per velleità criminale ma per accompagnare la fidanzatina in moto al ristorante. Da adulto, al furto di professione accompagna quello più scanzonato ed irriverente di procacciamento personale. Nulla sfugge alla sua golosità: orsi di pelouche, fotografie incorniciate, biglietti augurali. Con gioia infantile, allunga la mano e prende. Sempre con un sorriso rivolto ai derubati. Sempre con un gesto d'affetto nei confronti dei poliziotti che lo inseguono, lo catturano, lo trattengono agli arresti, lo coccolano. E lo reinseguono quando, con estrema disinvoltura, Lucky evade.

RECENSIONI

The Times of India: ***1/2
'Dopo l'affascinante debutto con Khosla Ka Ghosla, il regista Dibakar Banerjee ritorna con la piacevole storia di un ladro che trasforma il furto in arte. La forza del film è nell'interpretazione degli attori, nell'umorismo elegante e nell'ambientazione realistica. Paresh Rawal si guarda sempre con piacere. Abhay Deol prova una volta di più che è lui il Deol che fa la differenza. Osservate la grazia da gentleman con cui porta a segno i suoi colpi e capirete perchè sta mettendo radici nel nuovo cinema.'
Nikhat Kazmi
Hindustan Times: ***1/2
'Verso la fine la regia perde vigore e la sceneggiatura diventa prevedibile. Paresh Rawal è straordinario. Abhay Deol sfoggia giubbetti in pelle finta e uno stile che in passato avrebbero creato qualche complesso ad Amitabh Bachchan. Questo attore conosce il fatto suo e rende giustizia ad un ruolo splendido.'
Khalid Mohamed

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: la compattezza regia/sceneggiatura/ruolo principale/interpretazioni
Punto debole: ritmo sonnolento che non rende giustizia ad una commedia così fresca e ben diretta

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhay Deol - Lucky
* Paresh Rawal - padre di Lucky/Gogi Arora/Dr. Handa
* Neetu Chandra - Sonal, fidanzata di Lucky
* Manu Rishi - Bangali, amico di Lucky
* Manjot Singh (al suo freschissimo debutto) - il giovane Lucky

Regia: Dibakar Banerjee

Soggetto e sceneggiatura: Urmi Juvekar e Dibakar Banerjee

Anno: 2008

Award: National Award per il miglior film d'intrattenimento (aggiornamento del 24 febbraio 2010)

Produzione: UTV Motion Pictures

Sito: http://www.oyelucky.com/, per 'occhiare' il giovane Deol ed innamorarsene perdutamente

CURIOSITA'

* L'attore Manu Rishi è responsabile della redazione dei dialoghi

GOSSIP&VELENI

* Caro Dharmendra, conduci i tuoi figli sul grattacielo più alto di Mumbai E BUTTALI DI SOTTO. In tuo nipote hai trovato il miglior erede che un attore possa desiderare

* La leggenda (smentita dal regista) narra che il film si ispiri alla storia veria di un famoso ladro indiano, tuttora recluso a Delhi, che pare abbia ispirato anche lo scadente 'Bunty Aur Babli', con Abhishek Bachchan e Rani Mukherjee. Le due pellicole non sono neppure da paragonare, così come i ruoli dei protagonisti