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25 aprile 2024

PONNIYIN SELVAN - II


Ponniyin Selvan - I e Ponniyin Selvan - II vanno gustati uno in fila all'altro, perché si tratta di un unico film girato tutto insieme ma suddiviso in due parti solo per ragioni commerciali e distributive. Nella sua interezza, la saga è di fattura squisita, molto omogenea pur nella diversificazione dei toni. A voler proprio trovare un difetto, alla prima visione è faticoso tenere il passo, la storia è articolatissima e sconosciuta a noi non indiani (troppi intrighi per i miei gusti), un folto numero di personaggi secondari da memorizzare - oltre ai sottotitoli poco leggibili. La saga va affrontata solo dopo aver letto con attenzione la trama di PS-I (pazienza per gli spoiler), e va assaporata un tempo alla volta, con calma. PS cresce ad ogni visione successiva, sino a causare dipendenza. Ci si affeziona ai protagonisti, si colgono nuovi deliziosi dettagli, si rimane catturati dall'artisticità e dalla precisione delle inquadrature. La tecnica è sopraffina. PS dovrebbe diventare oggetto di studio nelle scuole (anche occidentali) di cinema. 

Accennavo ai toni. PS-I è più esuberante, con una narrazione in espansione e una luce ottimistica. Vengono presentati i personaggi, ciascuno col suo spazio e con la sua caratterizzazione. E vengono annunciati gli eventi, creando curiosità e aspettative. PS-II è più introspettivo, con una narrazione che procede verso la sua conclusione - anche di chiusura definitiva (per alcuni personaggi) -, e con interazioni significative. I protagonisti tracciano le parabole delle loro esistenze, rivelano le fragilità. Le finezze non si contano. Acqua ovunque, il suono ovattato dei flutti, l'acqua da cui emerge e in cui si immerge Nandini, l'inizio e la fine. La colonna sonora, compatta quanto la pellicola, si accorda con le ipnotiche immagini in totale, magica armonia.

Una vera impresa comprimere un romanzo (e una storia) di quelle proporzioni in una sceneggiatura cinematografica che, ad ogni visione aggiuntiva, dimostra sempre più il proprio valore. Gli attori regalano interpretazioni straordinarie. Un applauso a Mani Ratnam, anche per la direzione delle vorticose sequenze d'azione e per quelle estremamente realistiche di guerra. Un fragoroso applauso per la scena dell'incontro, davvero epico, fra Nandini e Aditha adulti (Mani: graziegraziegrazie). 

TRAMA

Siamo nel X secolo nel sud dell'India. L'impero della dinastia Chola è retto dal sovrano Sundara, ormai malato. L'erede è il primogenito Aditha, in guerra espansionistica ai confini del regno. I ministri cospirano per restituire il trono al cugino dell'imperatore. [Spoiler] Arunmozhi, il terzogenito di Sundara, salvato dall'annegamento da una donna misteriosa, è protetto in un monastero. Aditha incontra dopo anni la bellissima Nandini. I cospiratori stanno per chiudere il cerchio intorno alla famiglia reale, mentre i sicari del regno nemico dei Pandya progettano l'omicidio di Sundara, Aditha e Arunmozhi. Ed ecco il colpo di scena: il cugino dell'imperatore rinuncia al trono, ma è Arunmozhi ad offrirglielo.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'incontro da cardiopalma fra Nandini e Aditha. Indimenticabile. Aishwarya e Vikram al top. Gesti, sguardi, parole pronunciate e parole trattenute. In ginocchio al cospetto di un cinema che esalta, emoziona e commuove.

RECENSIONI

The Hindu:
'Mani Ratnam’s sequel takes liberal creative liberties by leaving out some parts from the Tamil classic in order to present it cinematically - and the climax might be the subject of some discussion in this context, especially among fans of the book - but it largely encapsulates the myriad twists and turns as the story unravels. (...) The zing of the first installment might be missing here, but there is certainly more depth to the characters. Despite having to chronicle several character arcs and showcase the twists and turns, Mani Ratnam’s cinematic flourishes come to the fore. The director has always been an expert at showcasing two different character sequences packaged as one. (...) Some of the scenes do extend more than they ought to; there’s a Vikram-Aishwarya Rai meet-up that becomes too dialogue-oriented, but do watch out for their sparking performances and cinematographer Ravi Varman’s rich use of light and colour in this particular sequence. Aishwarya Rai Bachchan’s hard work and effort to portray Nandini shows on the big screen, and she oozes confidence, but one wishes the makers gave this character more heft in the end. Somehow, she gets a lot of character-building (...) but her different shades could have been conveyed more effectively. (...) If Karthi was the life of the first part (...) Vikram and Jayam Ravi get their act together here, with powerful performances. Vikram displays flashes of acting brilliance, especially during the sequence where he learns that a plot is brewing against him. Jayam Ravi comes across as more quiet and confident, especially in a sequence that involves Buddhist monks saving him from a tricky situation. Whoever said ‘mass’ moments needed lots of action? Aiding this galaxy of actors (...) is a rousing score from A.R. Rahman who seems to know when to dish out soft musical cues (...) and go all out with powerful vocals and percussion. (...) Despite the war sequences in the end, it is the interpersonal dynamics and drama between its main characters that make the core of Ponniyin Selvan. Kalki has packed inside his literary work several twists that might be a little hard to understand for someone unfamiliar with the PS universe and the family tree, but Mani Ratnam’s cinematic adaptation makes for a satisfactory watch'.
Srinivasa Ramanujam, 28.04.23

Galatta:
'There are hardly any raised voices in Ponniyin Selvan - II, and save for a couple of action/battle scenes, this may be the quietest epic I've seen. The zingers are quiet. (...) The confrontations are quiet. (...) The humour is quiet. (...) The stunning set pieces are quiet. (...) The emotional moments are quiet, like when the three Chola siblings are reunited - it's one of many fabulous pieces of choreography with close-ups in a film filled with close-ups. With his superb cinematographer Ravi Varman, Mani Ratnam amps down the aural drama and amps up the visual drama. Even by this director's legendary standards, the staging is something else. (...) Ponniyin Selvan - II is an intimate movie, both literally (all those close-ups) and figuratively. (...) Several scenes are so good (...) that you wish for separate spin-off films with just these characters alone. The big show-down between Aditha (...) and Nandini is another stunner. (...) And again, it's shot mostly in tight close-ups. This is a narrative filled with talk, and Mani Ratnam keeps finding ways to film these conversations in diversely dramatic ways, with the camera rarely fixed. (...) Unlike Part I, this is heavier, sadder - it's more of a Shakespearean drama, with failings and failures. (...) A.R. Rahman's songs are aptly fitted into the background. (...) The writing (...) is a model of concision without confusion. The emotional bonds are strongly reinforced within minimal screen space. Nothing feels stagey. There's no forced rhetoric. But for the time period, these people could be us - only, our lives aren't exquisitely edited by Sreekar Prasad and set-designed by Thota Tharani. The two films' design alone is worth a review. Look at how the pure and peace-loving Arunmozhi is always shown in shades of white, as opposed to the darker hues that define his tortured brother. Mani Ratnam released his first movie on January 7, 1983. Forty years on, he continues to challenge himself and his viewers. Sometimes he fails, but he is on a roll now, and the Ponniyin Selvan films are easily among his grandest achievements'.
Baradwaj Rangan, 28.04.23

Cinema Hindi: **** (scommetto che se lo guardassi un'altra volta volerei a *****)
Punto di forza: regia da urlo, sceneggiatura lucida e compatta, Vikram e Aishwarya.
Punto debole: troppi eventi, troppi personaggi. Materiale sovrabbondante per una sola visione.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vikram - principe Aditha Karikalan, primogenito dell'imperatore Sundara ed erede al trono
* Karthi - principe Vallavaraiyan Vandiyadevan, comandante dell'esercito Chola e amico del principe Aditha 
* Aishwarya Rai - Nandini, moglie del ministro del tesoro del regno Chola / Mandakini
* Trisha - principessa Kundavai, secondogenita dell'imperatore Sundara
* Jayam Ravi - principe Arunmozhi Varman alias Ponniyin Selvan, terzogenito dell'imperatore Sundara
* Prakash Raj - imperatore Sundara Chozhar della dinastia dei Chola
* Kamal Haasan - narratore

Regia: Mani Ratnam
Sceneggiatura: adattamento cinematografico redatto da Mani Ratnam, Elango Kumaravel e B. Jeyamohan del monumentale romanzo tamil in cinque volumi Ponniyin Selvan (1955) di Kalki Krishnamurthy.
Colonna sonora: A.R. Rahman 
Fotografia: Ravi Varman
Scenografia: Thota Tharani
Montaggio: Sreekar Prasad
Lingua: tamil
Traduzione del titolo: il figlio di Ponni. Ponni è l'antico nome letterario tamil del fiume sacro Kaveri.
Anno: 2023

CURIOSITÀ

* PS-II ha conquistato la terza posizione nella classifica degli incassi dei film tamil del 2023.
* Bejoy Nambiar è l'aiuto regista della saga.
* Ponniyin Selvan è considerato uno dei più importanti romanzi della letteratura tamil. Dal 1950 al 1954 fu pubblicato a puntate sul periodico Kalki, e poi raccolto in cinque volumi nel 1955. I primi due volumi sono condensati in PS-I, gli ultimi tre in PS-II.
* La dinastia dei Chola, localizzata originariamente nella valle del fiume Kaveri (India meridionale), è una delle più longeve della storia (III secolo a.C. - XIII secolo d.C.). Nel IX secolo ebbe inizio l'espansione territoriale: nacque così il potente impero marittimo dei Chola. Sundara Chola, alias Parantaka II, regnò dal 958 al 973. Gli venne affidato il trono in quanto il cugino Madurantaka Uttama, erede legittimo, era troppo giovane. Arunmozhi, alias Rajaraja I, regnò dal 985 al 1014, dopo il breve regno di Madurantaka Uttama - regno offerto dallo stesso Arunmozhi alla morte di Sundara (e di Aditha). Aditha fu assassinato nel 971, a soli 29 anni, in circostanze misteriose. Kundavai sposò davvero il principe Vallavaraiyan Vandiyadevan - almeno una soddisfazione (Fonte Wikipedia). 

23 novembre 2022

PONNIYIN SELVAN - I


Escludendo Jodhaa Akbar e Asoka, non ricordo un film indiano a sfondo storico - intendo: re, regine, intrighi, tradimenti, guerre - che mi abbia convinto. Aggiungi poi la pesante retorica nazionalista degli ultimi anni, e la narcosi è assicurata. Per fortuna Ponniyin Selvan - I si differenzia dal mucchio. In primo luogo perché dietro la macchina da presa c'è l'occhio allenato di un signor regista, Mani Ratnam, dotato di mestiere, talento, gusto. E poi per il carisma del cast. Vikram è magnifico, ha dalla sua fisicità e carattere, e non si limita a grugnire accigliato, come fanno di solito i colleghi in pellicole similari, ma regala una scena madre da urlo. Aishwarya Rai (doppiata dalla brava Deepa Venkat) torna finalmente sul set dopo quattro anni, con uno splendore che illumina lo schermo. Ash è nel suo elemento: regale e divina, come lei nessuna. Trisha non è da meno: un soffio di sorriso e l'incantesimo è servito. La leggerezza di Karthi inibisce il melodramma.

Assaporare un'opera di Ratnam è un modo sublime di stare al mondo. Le inquadrature, le finezze, l'estetica e i colori riempiono gli occhi di bellezza. Non dimentichiamo che Ratnam è un buon narratore, e questa sua qualità ha ridotto noia e sbadigli. Anche le sequenze di combattimento (vedi ad esempio la battaglia d'apertura) - girate con maestria e cura dei dettagli - per una volta sembrano raccontare e non solo mostrare acrobazie e carneficine.
La sceneggiatura si sforza di rendere PS-I un prodotto completo e non una sequenza slegata di eventi. La regia sostiene narrazione e ritmo (oltre a gestire un esercito di comparse), arginando la prevedibilità del genere e mantenendo vigile il più possibile l'attenzione dello spettatore. Comparto tecnico impeccabile: fotografia ammaliante, costumi e scenografie all'altezza di un progetto di questo calibro, coreografie interessanti. Una menzione speciale alla colonna sonora: brani e commento musicale privi di difetti accompagnano le sequenze rapide come quelle lente arricchendo il film di suggestioni.

La retorica - di qualsiasi tipo - mi è sembrata molto contenuta, così come sentimentalismi ed esagerazioni. Le scene più leggere fluiscono con naturalezza nella trama principale senza forzature, i caratteristi non strafanno. I dialoghi, pur non strabilianti, non eccedono in proclami e non sconfinano in battute slegate dal contesto. I personaggi conversano fra loro e non declamano. Il loro percorso è allo stadio iniziale, con l'eccezione di Aditha e di Nandini. Non hanno un passato e, per ora, non si è vista una formazione. Valuterò nel secondo capitolo.


TRAMA

Siamo nel X secolo nel sud dell'India. L'impero della dinastia Chola è retto dal sovrano Sundara, ormai malato. L'erede è il primogenito Aditha, in guerra espansionistica ai confini del regno. I ministri cospirano per restituire il trono al cugino dell'imperatore. Aditha invia a Thanjavur, capitale dell'impero, il fidato Vallavaraiyan per carpire informazioni e trasmetterle a Sundara e a Kundavai, secondogenita dell'imperatore. Sundara decide di richiamare a corte sia Aditha che il terzogenito Arunmozhi, quest'ultimo in guerra espansionistica nell'attuale Sri Lanka. [Spoiler] - Aditha rifiuta di tornare per non incontrare Nandini, la bellissima moglie del ministro del tesoro (capo della cospirazione), con la quale in passato aveva intrecciato una relazione bruscamente troncata dall'imperatrice su consiglio di Kundavai. Nandini era stata allontanata da Thanjavur perché orfana e quindi giudicata non idonea al ruolo di imperatrice. Anni dopo, Aditha aveva colto Nandini in atteggiamento confidenziale con il re del regno nemico dei Pandya, re assassinato in quell'occasione dallo stesso Aditha. L'omicidio aveva scatenato la sete di vendetta di Nandini. - Quanto ad Arunmozhi, viene attaccato da un drappello di ribelli del regno dei Pandya e di soldati del regno di Lanka, cade in mare durante una tempesta e risulta disperso. Alla notizia, Aditha si dirige rabbioso verso Thanjavur per punire Nandini, la mandante dell'agguato.

RECENSIONI

The Hindu:
'The source material is rich with myriad characters that undergo a rollercoaster of emotions, and Mani Ratnam gleefully picks them all up to give it a cinematic touch. It helps that he has a power-packed starcast. Karthi almost steals the show, especially in the first half, kindling a feeling of joie de vivre, thanks to his zesty acting style. (...) Vikram packs a powerful performance; watch him bawl during a sequence in which he sadly reminisces about a skeleton from his past. Jayam Ravi has an easygoing, understated approach to his character, while still maintaining the dignity associated with royalty. And (...) Aishwarya Rai Bachchan and Trisha get their Tamil accents right... but the face-off scene between them needed more tension. Aishwarya Rai looks a million bucks, and also shines in the few scenes that showcase glimpses of her character’s villainy, but there’s a lot more to be fleshed out. We’ll wait for the next instalment. The issue with an epic of this kind is that all characters, except the leads, get little prominence. (...) Another issue is the presence of a dozen important characters, (...) which will prove to be a challenge to follow for the average viewer. But what the audiences will follow - and probably marvel at - is the film's ability to take you into a world from many centuries ago. Be it the rich sequences inside the kingdom or the magnificent battle set pieces, Ponniyin Selvan - I has you invested in the big screen, though one feels that the ocean segment in the second half could have been staged better. Thota Tharani's production design is a highlight, as is Ravi Varman's camera that almost runs alongside the characters; the quick-motion shots from atop a horse are as classy as those basked in beautiful sunlight. A.R. Rahman's music (...) is experimental, and amps up the war sequences, while the songs are placed in a way that aids the story narrative. (...) Ponniyin Selvan - I is 167 minutes of powerful storytelling backed by visual splendour'.
Srinivasa Ramanujam, 30.09.22

Galatta:
'The film transforms a book into an utterly gorgeous piece of cinema, and I’m not just talking about Ravi Varman’s image after stunning image. (...) It’s also the writing, by Mani Ratnam, Elango Kumaravel and Jeyamohan. (...) The book has been slashed, and pages and images flutter across from one bit of exposition to another. (...) Every character has a strong scene - or three - where their essence is established. One part of me wished for a ten-hour movie. But given two hours and forty-five minutes, there really is no other way to tell this story on screen, and the big plus is seeing Mani Ratnam, the director, in glorious form with his fantastic technical team: Thota Tharani handles the production design, Sreekar Prasad is the editor, and cinematographer Ravi Varman fills the screen with colour, from the blue of the seas to the browns of the land. (...) This is a film filled with constant movement: it's either the chases or the battles or the never-ending mind games that keep coiling around the narrative like a slimy snake. Even the camera, mostly, is free and keeps moving. Very few shots seem "composed". (...) I would have liked the songs to have been replaced by more interaction between the characters. Or maybe more time for the action scenes to play out. (Right now, they seem like truncated versions of longer action blocks). (...) Instead of trying to dazzle us with epic-ness, Mani Ratnam goes all-out real. There are no "mass" dialogues, the jokes are casually tossed off, the verbal confrontations are delivered in even tones, and even the fights aren't staged as spectacles for the sake of spectacle. (...) All the actors are fantastic, especially Vikram, Aishwarya, Trisha and Karthi. (...) This character-driven first part perfectly sets the stage for the second installment, which can now hit the ground running. Apart from showing how a huge novel can be convincingly condensed, that is this film's biggest achievement'.
Baradwaj Rangan

Mid-Day: * 1/2
'This film traverses breathlessly, at breakneck speed, between way too many scenes, and set-pieces - from horses in battle, armada on high seas, to swashbuckling sword-fights - without a second for any kinda staging of emotions, whatsoever. The audience isn’t supposed to simply soak in the stuff on screen. So much so that you begin to believe after a point, that maybe a lot of footage has been lost, and the movie has been stitched together, with only the high-points left over. Either that. Or the filmmakers are totally unable to contain the enthusiasm for the material at hand. They devote themselves entirely, therefore, to simply cover page after page of the original text. Remaining, in turn, far too faithful to the book this film is adapted from. (...) What do you really make of the first part of Ponniyin Selvan - I? (...) Very little, beyond the fact that soon as you settle into a character/scene/scenario, the movie simply moves on. (...) Ratnam is at his best. (...) Same with his partnering composer, A.R. Rahman. (...) And yet, it hardly takes a keen eye to observe/laud the effort put into this visually captivating canvas - in terms of locations, lighting, VFX, production design; scale, basically. (...) You do a double-take sometimes and look up, alright - especially the combat sequences, with (Ravi Varman’s) camera pacing through crowds, with actors in sharp close up, faces covering the giant full-screen. The only time the camera does calm down for a bit is to admire the beauty of actor Aishwarya Rai Bachchan. (...) Only there’s hardly much (...) to glue you to what happens next. Maybe the story is just not leaping off the pages, as it should?' 
Mayank Shekhar, 30.09.22

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: promemoria di come si confeziona una pellicola a sfondo storico privo di retorica nazionalista. Il carisma del cast. Regia, fotografia, colonna sonora, coreografie, azione.
Punto debole: eventi sottintesi, personaggi numerosi. Difficile condensare un romanzo fiume di cinque volumi in un film in due parti. Vi consiglio di memorizzare bene la trama prima di affrontare la visione.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vikram - principe Aditha Karikalan, primogenito dell'imperatore Sundara ed erede al trono
* Karthi - principe Vallavaraiyan Vandiyadevan, comandante dell'esercito Chola e amico del principe Aditha 
* Aishwarya Rai - Nandini, moglie del ministro del tesoro del regno Chola
* Trisha - principessa Kundavai, secondogenita dell'imperatore Sundara
* Jayam Ravi - principe Arunmozhi Varman alias Ponniyin Selvan, terzogenito dell'imperatore Sundara
* Prakash Raj (cameo; avrei preferito un ruolo più corposo per un attore che ultimamente non delude mai) - imperatore Sundara Chozhar della dinastia dei Chola
* Kamal Haasan - narratore

Regia: Mani Ratnam
Sceneggiatura: adattamento cinematografico redatto da Mani Ratnam, Elango Kumaravel e B. Jeyamohan del monumentale romanzo tamil in cinque volumi Ponniyin Selvan (1955) di Kalki Krishnamurthy.
Colonna sonora: A.R. Rahman in gran forma. Segnalo i brani Ponni Nadhi, Chola Chola, e il fascinoso (e molto esotico) Alaikadal (solo audio, voce Antara Nandy).
Coreografia: Brinda
Fotografia: Ravi Varman
Scenografia: Thota Tharani
Costumi: Eka Lakhani
Montaggio: Sreekar Prasad
Azione: Kecha Khamphakdee, Sham Kaushal
Lingua: tamil
Traduzione del titolo: il figlio di Ponni. Ponni è l'antico nome letterario tamil del fiume sacro Kaveri.
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* I wanted to break 'the Mani Ratnam style' in Ponniyin Selvan, dichiarazioni rilasciate da Ratnam raccolte da Navein Darshan e pubblicate da Cinema Express il 20 settembre 2022:
'"Fitting Ponniyin Selvan into a single film was the biggest challenge I had when thinking of adapting. Today, the audience has embraced the idea of duologies and trilogies, and this seemed like the perfect time for me to explore the format. If I had made the material as a single film, I would have been critical of myself for leaving out so many details. (...) Being unpredictable is my top priority. So, I try to avoid a distinct signature or style in my films. When someone starts finding a pattern in my work, I don't see it as a compliment; instead, I push myself harder to overwrite it. (...) Each film dictates itself. I just have to ensure that none of my previous influences is infused into my current work." (...) He adds that using multiple-narrative techniques was essential in adapting Ponniyin Selvan into a cinema. "While a novel can have an entire page to explain the wave of emotions a character is going through, a film can only utilise body language and dialogues. So, we had to explain certain things directly, certain things indirectly and the rest in an intricate manner to ensure a gratifying viewing experience." (...) "As a significant portion of the novel is based on real history, our research team worked hard in getting the representation of the characters and locations right. For instance, the warriors in the film wear thick leather armour, instead of those made of metal. Also, we have humanised the characters as much as possible." (...) The auteur states that he lets his actors find their path. "I just plant the idea in them and guide them when they lose track. I believe in my actors a lot. Once I finish casting, I trust actors to transform themselves and bring their characters to life." But this doesn't mean he went easy on them. The taskmaster made sure that his actors underwent multiple workshops and script-reading sessions'.

CURIOSITÀ

* Realizzare l'adattamento cinematografico di Ponniyin Selvan è stato il sogno di diversi registi indiani. Lo stesso Ratnam ci aveva già provato un paio di volte in passato, senza successo. PS-I è, ad oggi, il campione tamil d'incassi del 2022, e, escludendo le versioni tamil dei due Baahubali, è il secondo campione tamil d'incassi della storia dopo 2.0
* La dinastia dei Chola, localizzata originariamente nella valle del fiume Kaveri (India meridionale), è una delle più longeve della storia (III secolo a.C. - XIII secolo d.C.). Nel IX secolo ebbe inizio l'espansione territoriale: nacque così il potente impero marittimo dei Chola. Sundara Chola, alias Parantaka II, regnò dal 958 al 973. Gli venne affidato il trono in quanto il cugino Madurantaka Uttama, erede legittimo, era troppo giovane. (Fonte Wikipedia).

GOSSIP & VELENI

* Karthi è il fratello di Suriya.
* Sham Kaushal, direttore di sequenze di azione, è il padre di Vicky Kaushal.
* Vicende storiche ok, ma a me alla fine quel che intriga è il rapporto fra Aditha e Nandini. [Spoiler] Lui non riesce a dimenticarla, si abbruttisce in guerra, oscilla fra amore, odio, ossessione, rimpianto. Lei sposa un altro, trama nell'ombra, usa la seduzione per raggiungere il suo scopo e vendicarsi. Roba forte. Mi sto sforzando di non leggere in rete la trama del romanzo. Aditha è una figura storica realmente esistita, Nandini parrebbe di no, ma ho preferito non approfondire per evitare spoiler. Sono molto curiosa di vedere cosa ci avrà riservato il buon Ratnam per il confronto - spero ad alta tensione - fra Aditha e Nandini nel secondo capitolo (già completato, in distribuzione nelle sale fra marzo e giugno del prossimo anno). Mi aspetto sciami di scintille: voglio abbrustolirmi.

28 agosto 2022

M A J O R


Major è un incrocio fra biografia (agiografia?) e action thriller. Il punto in comune, oltre al protagonista, è l'univocità del punto di vista. 
I primi sessanta minuti ci raccontano Sandeep Unnikrishnan, apprezzabilmente più l'uomo che il soldato, ma dal punto di vista quasi esclusivo dei genitori. La personalità di Sandeep viene filtrata dall'amore familiare, manca di completezza, appare monodimensionale: Sandeep ha solo qualità ed eccelle in tutto, e in questo senso Major è più un'agiografia che una biografia.
I successivi novanta minuti ci raccontano l'attentato terroristico al Taj Mahal Palace Hotel di Mumbai del 2008, ma dal punto di vista quasi esclusivo di Sandeep - [spoiler] che purtroppo non ha potuto offrire la sua versione dei fatti, quindi lo sceneggiatore ha dovuto, almeno in parte, lavorare di immaginazione. Però la dinamica dell'attentato è stata nella realtà così complessa, di lunga durata, e ha coinvolto in modo brutale un numero così alto di ostaggi, vittime e agenti, che filtrarla dall'esperienza, vera e/o presunta, di uno solo dei suoi protagonisti mi è sembrato riduttivo. Tanto più che Major cessa di essere una biografia nel momento in cui decide di focalizzarsi sull'evento e non sulla persona, e di narrarci Sandeep in quanto partecipante all'evento.

Al netto della retorica nazionalista (son stufa di ripetere questa frase in ogni recensione), Major sprigiona un certo calore, è avvincente ma non dimentica la sfera privata. Il film centra l'obiettivo di concedere spazio ai familiari di Sandeep, sottolineando i loro sacrifici e le loro rinunce. E centra anche l'obiettivo di creare la giusta tensione. La caccia ai terroristi è, cinematograficamente parlando, realizzata con mestiere. Adivi Sesh, l'attore principale (nonché sceneggiatore), è convincente, e traina la pellicola con disinvoltura. Prakash Raj e Revathi sono credibili - in particolare Revathi regala una sequenza molto emozionante. Major si chiude con un monologo poco brillante, ma la brevissima scena conclusiva che precede i titoli di coda, considerando l'argomento del film, è un vero tocco di classe.

TRAMA

Sandeep è un ragazzo altruista affascinato dalle divise. Il padre vorrebbe che studiasse medicina, ma Sandeep viene ammesso all'accademia militare. Isha, la fidanzata, rinuncia al suo progetto di studiare all'estero per stargli vicina. I due si sposano. Su incoraggiamento di Sandeep, Isha accetta un prestigioso incarico professionale in un'altra città. La lontananza e la penuria di licenze concesse a Sandeep mettono a dura prova il matrimonio. E proprio quando Sandeep vorrebbe correre dalla moglie per ricucire il rapporto, un gruppo di terroristi insanguina Mumbai.

RECENSIONI

The Hindu:
'Not perfect, but effective enough to leave viewers moved. (...) And thankfully, there are no jingoistic overtones. (...) Certain portions feel airbrushed. (...) But these are minor misgivings in the larger picture. As a plot device, narrating Sandeep’s story through his parents (...) helps to give the emotional gravitas. There’s a delicate, sensitive manner in which the relationship between Sandeep and Isha (....) is portrayed. (...) Dialogues convey a lot without melodrama. (...) One can either mull over how much cinematic liberty and dramatisation was required to make this tribute or soak in the narrative that touches the right emotional chords. What makes this tribute work is also the performances all around. Adivi Sesh is effective. (...) This is an internalised performance and his career best. (...) A word of praise for Prakash Raj and Revathi. (...) Major lives up to its promise of paying a befitting tribute to Sandeep Unnikrishnan'.
Sangeetha Devi Dundoo, 03.06.22

Mid-Day: ***
'Major ends up humanising 26/11, more than most other works on the subject. Because, primarily, it is focused on the front-man. With a hero to singularly follow. (...) Early portions of the pic do seem a li’l amateurishly haphazard, on occasion; including continuity errors, if you will. What eventually matters is how it comes together, by the end of it. (...) And yet the exhilarating stunts, mortal combat sequences, and pyrotechnics, appear as authentic as they get. Director Sashi Kiran Tikka knows a thing or two about withholding and revealing surprises for an action thriller. There is a fairly full-frontal approach to the formula elements as well. Just a set of some relatively unlikely faces for a Hindi film, from a town separate from Bombay alone, lends all of this a touch of fresh love that, for me, is hard to explain. (...) It recreates 26/11 with just enough creative liberties to remain believable still. It moves you, with a fine measure of empathy and patriotism. Sure, we’ve seen, read, heard enough about 26/11. This is only a solid addition to the list. Glad I caught it, for sure'.  
Mayank Shekhar, 03.06.22

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: il film è in parte emozionante, in parte avvincente. Sceneggiatura e regia accettabili. Buone interpretazioni.
Punto debole: retorica nazionalista, protagonista troppo perfetto. Rappresentazione un po' ristretta dell'attentato, forse anche non rispettosa della realtà: se Wikipedia è attendibile, i morti al Taj Mahal Palace Hotel furono trentuno, ma nel film i cadaveri non si contano. Sobhita Dhulipala non adatta al ruolo dell'ostaggio. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Adivi Sesh - Sandeep
* Prakash Raj - padre di Sandeep
* Revathi - madre di Sandeep
* Saiee Manjrekar - Isha, moglie di Sandeep
* Sobhita Dhulipala - ostaggio

Regia: Sashi Kiran Tikka
Sceneggiatura: Adivi Sesh
Colonna sonora: Sricharan Pakala
Fotografia: Vamsi Patchipulusu
Montaggio: Vinay Kumar Sirigineedi (che è anche aiuto regista), Kodati Pavan Kalyan
Lingua: telugu
Anno: 2022

RASSEGNA STAMPA

* ‘Major’ is Adivi Sesh’s long-brewing tribute to Sandeep Unnikrishnan, Sangeetha Devi Dundoo, The Hindu, 23 maggio 2022:
'The connect
Sesh was living in San Francisco during the 26/11 attacks. Like everyone else, he learnt about Sandeep through the news. The loss felt personal, he remembers. “Sandeep looked like an older brother, perhaps because of the resemblance. He looked like some of my cousins.” Driven by curiosity, Sesh read up on Sandeep. “The more I read about this man who saved hundreds of people, I became a fan. I began saving newspaper clippings, links to articles and Quora forums where his friends had shared information. I thought I knew a lot about Sandeep. When I met his parents, I realised there was so much more.” Sesh refers to Sandeep’s parents (...) as “uncle and amma”. “Amma has so many photographs of Sandeep clicked in his childhood. She was like a social media mother before we had social media.”
Schwarzenegger and soccer fan 
Sesh discovered that Sandeep was a “polar opposite of the stereotypical image one might have of a military officer.” “He was fun loving, a fan of Arnold Schwarzenegger and action films, a soccer fan who would argue with his superiors on which club should win while listening to the commentary on the radio,” says Sesh. (...) The writing process was different from the fictions Sesh had written earlier. “In a fact-driven biopic, one normally tries to add pizzazz to make the story cinematic. Sandeep’s story had so much drama that it was tough to include everything.” He mentions how Sandeep once carried a wounded soldier on his shoulders for six miles in Kashmir. “Contextually, we could not include it in the story; there are many more such incidents we had to leave out.” In the 136-minute film, there were times the script had to fit in things that happened over five years in Sandeep’s life in one scene. (...)
Understanding Sandeep (...)
Sesh weighed 84 kilograms before Major. He had to get leaner and fitter. “The biopic shows Sandeep in different ages and my weight had to go from 84 to 76, down to 73 and 71, and up again. It was impossible to film in chronological order. The only upside of the lockdowns is that I could change between the weights and muscle tones in a healthy condition.” (...) There were times when he was stuck, trying to understand Sandeep’s mindset. “I once called amma and asked her what it meant for Sandeep to be a soldier. She recalled several incidents that explained the philosophy by which he lived. His decision to be a soldier coloured every relationship he was a part of.” The film, Sesh explains, begins by showing Sandeep as a boy next door, enjoying the little things in life, his school crush, before tracing the transformation as a soldier: “Men and women aren’t born great; they do things that make them great.”
Deliver under pressure
As an actor, Sesh evolved: “I hate watching myself on screen, I can only see the flaws. This time, I am proud of some of the scenes. A telephonic conversation with Isha (...) in the second half required me to convey so much by speaking less. It was a rare instance when I thought I got every beat right”.'

CURIOSITÀ

* Major è coprodotto da Mahesh Babu. È stato girato simultaneamente in telugu e hindi, e doppiato in malayalam. Gli interni del Taj Mahal Palace Hotel sono stati ricreati in sei set, poi dati alle fiamme nelle sequenze finali del film. 
* Adivi Sesh è attore, sceneggiatore e regista. Ha recitato in Baahubali.
* [Spoiler] Sandeep Unnikrishnan (1977-2008) era un soldato indiano appartenente al corpo speciale antiterrorismo. Nato in Kerala, cresciuto a Bangalore (Karnataka). Il padre era un funzionario dell'ISRO, l'agenzia spaziale indiana. Sandeep guidò i soldati che entrarono nel Taj Mahal Palace Hotel durante l'attacco terroristico del novembre 2008. Nel corso dell'operazione, Sandeep decise di affrontare da solo i terroristi, riuscì a bloccare la loro fuga, ma fu ucciso. Come rivelato dai colleghi, le sue ultime parole furono "Don't come up, I will handle them". Fra i numerosi riconoscimenti conferitigli, anche una strada a suo nome a Bangalore (Fonte Wikipedia).
* [Spoiler] I dodici attacchi terroristici che colpirono simultaneamente Mumbai nel 2008 furono compiuti da dieci membri di un gruppo islamico di origine pachistana. Gli attacchi durarono quattro giorni, dal 26 al 29 novembre, e costarono la vita a 175 persone, inclusi ventinove stranieri (un italiano), nove terroristi, quindici poliziotti e due ufficiali dei corpi speciali (fra cui Sandeep). I feriti furono più di trecento. Il 29 novembre, solo il Taj Mahal Palace Hotel era ancora in mano ai terroristi, e fu liberato dall'intervento dei militari guidati da Sandeep. Al Taj i morti furono trentuno. (Fonte Wikipedia).
* Riferimenti al cinema indiano: Silk Smitha, Dilwale Dulhania Le Jayenge, Shah Rukh Khan.
* Film che trattano lo stesso tema: The attacks of 26/11.

GOSSIP & VELENI

* Premesso che non so quali siano le licenze cinematografiche, alcuni eventi raccontati in Major sembrano grossolani o implausibili: le lettere sottratte a Sandeep, l'ostaggio appeso al balcone, i terroristi che non vedono i soldati - in divisa nera - immersi nella piscina. Nella sequenza del salvataggio della donna e della bambina, Sandeep vola letteralmente da un piano all'altro - va bene la licenza, ma non esageriamo. 

20 gennaio 2020

A S U R A N


Dhanush è un attore pieno di talento, una superstar venerata, un uomo seducente con l'aria da eterno ragazzo. Vetrimaaran è un regista dallo stile personalissimo. I due insieme hanno prodotto in passato film di alto livello. Asuran è ad oggi l'ultimo della serie. Asuran racconta una storia tragica, ma ha l'audacia di condannare la vendetta e la cultura distorta che la produce. L'onore si avvinghia in modo inestricabile all'identità. Le sue ferree regole schiavizzano, imbarbariscono, vengono spontaneamente accettate dai forti e dai deboli. E chiedono sangue.

Asuran, adattamento cinematografico del romanzo Vekkai, è diretto e interpretato con grande convinzione. I personaggi sono tutti violenti. I forti si rivelano più brutali, ma i piccoli proprietari terrieri - donne comprese -, se si arricchissero, non risulterebbero diversi dai latifondisti, e anzi ne divengono già complici quando trasmettono ai figli la stessa fatale visione di onore e vendetta. 
Lo sventurato Sivasamy, il protagonista, sembra non avere scampo. Sivasamy però riflette, impara a carissimo prezzo la lezione, e matura. L'etica di Sivasamy diventa il perno centrale della trama. I lutti gli hanno insegnato che il nemico è anche dentro di lui. Ed è questo il messaggio rivoluzionario di Asuran

Alcuni dialoghi sono molto significativi. La fotografia notturna (le sequenze diurne scarseggiano, soprattutto nel primo tempo) è ottima. Come in Visaaranai, assistiamo a due storie similari di soprusi e ingiustizie, di fuga, di caccia all'uomo, di paura. Vetrimaaran ci regala anche una spruzzata di intrattenimento, ma Asuran rimane una pellicola aspra, difficile da affrontare.

TRAMA

Siamo negli anni ottanta. Sivasamy è un inoffensivo agricoltore. Alcolista, per nulla eroico. Il suo cane muore fulminato dalla recinzione che delimita la terra confinante. Da qui parte un'escalation di violenza con vendette incrociate sempre più sanguinose. Sivasamy tenta di fermare il massacro, si umilia dinanzi all'intero villaggio, risparmia l'assassino di un congiunto, rinuncia al suo podere, si affida alla magistratura. Sivasamy è l'unico a comprendere con lucidità il nocciolo del problema e a chiedersi: se succede qualcosa ad un nostro caro, cosa ce ne facciamo dell'onore? Ma le sue parole rimangono inascoltate. Allora non gli resta che rievocare il passato.

LA BATTUTA MIGLIORE

* Sivasamy al figlio: Possono toglierci la terra, i soldi, ma non l'istruzione. Se vuoi combatterli, devi studiare ed acquistare potere. Però, se diventi potente, non devi far loro quello che hanno fatto a noi. Veniamo dalla stessa terra, parliamo la stessa lingua.

RECENSIONI

The Hindu:
'Asuran is the fastest Vetri Maaran has ever worked on a film. And that helps with its defining aspect - Asuran is Vetri Maaran’s simplest film yet. But the subliminal messaging also makes it the most complicated socio-political film he has shot till date. (...) The base emotion that threads together this plot is revenge - a recurring element in Vetri Maaran’s films. But here, his protagonist doesn’t give into this primal emotion, at least not at the beginning. (...) How wonderful an actor we have amongst us in Dhanush. He puts on a subdued performance as Sivasamy, and that therein is proof of the actor’s brilliance. It is amazing to think just how far out ahead he is of his contemporaries. Manju Warrier could not have asked for a better film to debut in Tamil; her Pachiammal only lends credence to her abilities as an actor par excellence. (...) It is remarkable how Vetri Maaran gets his casting right every single time'. 
Pradeep Kumar, 04.10.19

Film Companion:
'Sivasamy, for the most part, is the least superheroic man possible. (...) There’s some expectedly brilliant writing. (...) The screenwriting is cyclical, too - whatever happened in one generation finds echoes in the next. (...) The star-Dhanush of the second half is fine, but it’s the actor-Dhanush - the senior Sivasamy - who gives this film its heat. Sivasamy looks older than his years, his brow constantly creased with worry. He rarely raises his voice. (...) He’s so... contained that even his screams for a dead son stop rising after a certain decibel. We shouldn’t be saying things like “no other actor would have done this role” - it’s an actor’s job to do all kinds of roles. And yet, in the current Kollywood scenario (and with the exception of Vijay Sethupathi), which other actor can you imagine consenting to be humiliated in front of an entire village and then walking away calmly? Sivasamy is so weak by the time he gets home that he collapses when his wife pushes him. A million macho clichés are shattered right here. But the character’s arc isn’t convincingly etched out. (...) When Poomani’s “realistic” world is expanded to something “cinematic”, it feels odd - not because a film has to do everything a novel does, but because Vetri Maaran is himself a fairly “realistic” filmmaker, who prefers understatement even when operating in quasi-masala mode. At the interval point, he seems to be saying, “Okay, so far I made the movie I want. Now I need to do something for fans.” None of the characters feel fully formed, because the timelines feel rushed. (...) The messaging is more overt. What was shown in films like Visaranai is told here - but there’s no denying the power of the material. (...) Vetri Maaran still manages to leave traces of a signature. Asuran is not in the league of his earlier films, but even on its own, it’s a rare-enough beast in Tamil cinema: a character-driven action movie (or maybe we should call it an action-filled character drama). (...) I’m still not convinced that “mass” and social messaging are a good mix, but this, probably, is about as well as it can be done'.
Baradwaj Rangan, 04.10.19

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: Dhanush e il messaggio del film.
Punto debole: i personaggi di Chidambaram e di Pandi, cruciali per la trama, sono malscritti.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Dhanush - Sivasamy
* Manju Warrier - Pachaiyamma, moglie di Sivasamy
* Pasupathy - Murugesan, fratello di Pachaiyamma
* Ken - Chidambaram, figlio di Pachaiyamma e Sivasamy
* Teejay Arunasalam - Murugan, figlio maggiore di Pachaiyamma e Sivasamy
* Prakash Raj - Seshadri, l'avvocato

Regia: Vetrimaaran 
Sceneggiatura: Manimaran, Vetrimaaran - adattamento del romanzo Vekkai di Poomani
Colonna sonora: G.V. Prakash Kumar
Fotografia: Velraj
Lingua: tamil
Traduzione del titolo: demone
Anno: 2019
Awards: 
* National Film Award per il miglior film in lingua tamil (aggiornamento del 30 marzo 2021)
* National Film Award per il miglior attore a Dhanush (aggiornamento del 30 marzo 2021)

CURIOSITA'

* Vetrimaaran ha diretto in precedenza l'acclamatissimo Aadukalam, vincitore di una pioggia di National Award, fra cui quelli per il miglior regista, la miglior sceneggiatura e il miglior attore protagonista (Dhanush). Visaaranai, altro lavoro di Vetrimaaran, è stato presentato in prima mondiale nel 2015 alla Mostra del Cinema di Venezia, sezione Orizzonti, e selezionato dall'India per rappresentarla agli Oscar. Visaaranai si è aggiudicato il premio speciale assegnato da Amnesty International Italia, nonchè diversi National Award, fra cui quello per il miglior film tamil.
* Asuran segna il debutto di Manju Warrier nel cinema tamil .


28 ottobre 2011

MR. PERFECT


Come la pasta di mandorle sopra il budino al cioccolato. Satura facilmente.
Il film inizia male e finisce ancora peggio lasciando il pubblico annoiato e insoddisfatto. La storia è rutinaria e pasticciata, avendo timore di muoversi anche solo di un centimetro dalle formule prestabilite il regista propone l’ennesima variante del love triangle al centro del quale c’è (caso strano) un NRI figo, ricco e intraprendente, a contenderlo (altra punta di originalità) due ragazze ugualmente affascinanti e ben vestite, la prima tradizionalista e saggia, la seconda procace e moderna. Così difficile immaginare chi avrà la meglio? Anche no.

TRAMA
Vicky (Prabhas) vive in Australia  sogna una carriera brillante ed è deciso ad incontrare una donna identica a lui che non gli sia d’intralcio verso il raggiungimento dei suoi obiettivi. La famiglia, nel frattempo, vuole riportarlo al villaggio d’origine e cerca di combinargli un matrimonio con la bellissima Priya (Kajal Agarwal) certi che davanti alle molteplici virtù della sposa nessun uomo saprebbe tirarsi indietro.


Malgrado il titolo tutto si dimostra il trionfo dell’imperfezione, un regno idilliaco per gli sbadigli selvaggi. Prabhas e Kajal svaligiano uno shoppig mall e passano il tempo a cambiarsi d’abito, saltando di firma in firma, dimenticando completamente che dovrebbero girare un film e quindi recitare.
Kajal Agarwal è un volto adorabile e, quando vuole, un’attrice espressiva ma di questi ruoli fabbricati con lo stampino non se ne può più, se non eccede la adoro, quando accetta film a ruota senza nemmeno leggere lo script, la detesto. Questa sua Priya fintamente semplice e ingenua è la goccia che fa traboccare il vaso. Mr Perfect o Miss Perfect? Se c’è una saccentina nella storia è proprio lei. Bella, impeccabile, sempre tirata a festa, mai un capello fuori posto, impegnata tra preghiera, beneficienza, cucina e bon ton. Qual è il suo passatempo? Guardare le foto dall’album di famiglia. Proprio una ragazza splendida. Qualche difetto? No. Manda solo a friggere il matrimonio della cugina, ma lo fa con una classe e un nonchalance meritevoli di applauso.
Che noia! Prabhas ha urgente bisogno di trovare un nuovo curatore d’immagine, l’attore è bello (basta uno sguardo per appurarlo) e bravo  (in Varsham ne ha dato prova) continua però a cullarsi in pellicole senza senso che non gli rendono giustizia e lo appiattiscono fino a farlo apparire poco più di un modello danzante. Tapsee è gradevole ma il suo personaggio deve essere ammonito e tolto di mezzo per lasciare spazio all’happy ending. Un lieto fine che di lieto ha ben poco, a pensarci bene.
L’idea di base non è male, il personaggio di Vicky per cinque minuti di film sembra giustamente suggerire che nella vita, come nei rapporti, bisogna essere se stessi e sentirsi a proprio agio altrimenti le storie non durano. Il concetto è sacrosanto ma viene sviluppato in modo atroce e continuamente contraddetto fino a che non si capisce più dove la storia vuole andare a parare. Lo screenplay è stato scritto da Hari, autore di commedie d’azione per il cinema tamil (Vel, Singam) che non sono mai riuscita ad apprezzare/digerire; forse non riesco ad entrare nell’ottica, o più semplicemente, il film è solo piuttosto insipido e regressivo.

Il mio giudizio sul film : * 1/5


ANNO : 2011

LINGUA : Telegu

REGIA : Dasaradh

CAST:
Prabhas ……………………. Vicky
Kajal Agarwal ……………. Priya
Tapsee Pannu …………. Maggie
Prakash Raj …………… il padre di Maggie
Brahmanandam ………… lo zio di Priya

COLONNA SONORA : Devi Sri Prasad

PLAYBACK SINGERS : Shreya Ghoshal, Tippu, Priyadarshini, Karthik, Baba Sehgal, Mallikarjun, Goopika Poornima, Murali.

SITO UFFICIALE DEL FILM :  TheMovieMrPerfect.com

15 settembre 2011

BBUDDAH HOGA TERRA BAAP



Nessun vero salto nel passato, nessuna formula tipica dei masala movies Anni ’70 come gli slogan pubblicitari avevano promesso. Seppur girato in hindi per il mercato bollywoodiano Bbuddah Hoga Terra Baap è un film d’impronta telegu diretto da un regista telegu, Puri Jagannadh, fan innamorato di Bachchan che è cresciuto guardandolo sul grande schermo ed ha atteso il momento di poterlo avere in un suo progetto. Piuttosto che dichiararsi un omaggio ai celebri titoli della carriera della superstar il film mostra un’altra vocazione: regalare all’attore un nuovo avatar sempre giovane e sexy a partire da una dissacrante risata sugli anni che passano.

TRAMA
L’ ufficiale di polizia Karan (Sonu Sood) promette di distruggere il nucleo operativo di una banda terroristica nell’arco di soli due mesi, la notizia preoccupa il boss Kabir (Prakash Raj) che intimorito dalla determinazione del ragazzo decide di trovare qualcuno in grado di farlo fuori prima che possa scoprirli. Fa il suo ingresso in scena quindi Vijju (Amitabh Bachchan) un gangster che per anni ha vissuto a Parigi in completo anonimato ma pronto a tornare a Mumbai perché qualcosa lo richiama con urgenza. E’ lui l’infallibile sicario che Kabir sta aspettando?

Trasformarsi in eroi di altre cinematografie indiane sta diventando una moda a Bollywood negli ultimi anni, Salman Khan ha aperto la pista con la sua lunga serie di remakes (Wanted, Ready, Bodyguard e presto Kick) Ajay Devgan si è fatto contagiare (Singham) , John Abraham vuole provarci (Force) e anche Big B non ha saputo resistere.
Dopo aver superato la delusione della prima mezz’ora, quando ci si accorge che il film ha ben poco a che vedere con lo spirito dell’angry young man dei vecchi film cult, si può iniziare a rivalutare BHTB guardandolo come un disimpegnato contenitore di puro intrattenimento, girato in modo accattivante e dotato di scene tutt’altro che noiose. Amitabh, il divino, delizia il pubblico che di lui non può stancarsi mai, conquista con la sua conversazione brillante e sfoggia un savoir fair magnetico capace di nascondere anche gli evidenti buchi della trama. Non è difficile capire come mai quest’uomo, alla soglia dei settanta anni risulti sexy anche agli occhi delle giovanissime. Il guardaroba scelto per Vijju è esagerato, kitsch ma irresistibile, dai completi bianchi ai jeans strappati, dagli impavidi accostamenti di colore tra camicie e foulard tropicali, fino agli immancabili occhiali da sole. La piacevole caratterizzazione del personaggio è scandita da gesti ricorrenti e citazioni di dialoghi dei suoi film (ma anche da Bunty aur Babli del figlio Abhishek), le riprese sono dinamiche e i ritmi veloci, le scene d’azione ben orchestrate, il movimentato bluff finale ci regala un action-Bachchan scatenatissimo.
Sonu Sood sfrutta il momento favorevole post- Dabangg per firmare contratti, la somiglianza fisica tra lui e Big B rende il loro legame interessante e la divisa gli dona da morire. La squadra dell’overacting selvaggio è capitanata invece da Raveena Tandon, nel film una mamma svampita dal sex appeal ancora ruggente, peccato che la sua item song “Chandigarh di Star” sia stata girata solo a scopo promozionale e non inclusa nella versione finale della pellicola. In prestito dalle cinematografie del Sud il villain per eccellenza Prakash Raj, che purtroppo ha solo un piccolo ruolo, e la giovane Charmee, ragazzina maschiaccio impegnata soprattutto nell’industria telegu.

Il mio giudizio sul film : *** 3/5


RECENSIONI
THE TIMES OF INDIA ***1/2   3,5/5
Bbuddah Hoga Terra Baap è un divertente recital di Amitabh Bachchan. Non curatevi del titolo, di sicuro uno dei peggiori della sua filmografia, e guardate oltre l'ingannevole sfumatura pulp: finirete con l'assaporare una pellicola che mostra ampiamente il perchè Bachchan sia il più grande showman che l'industria cinematografica indiana abbia mai prodotto. BHTB non è il miglior film di Bachchan e non può essere paragonato ai suoi classici, tuttavia è davvero piacevole, e l'attore non cessa mai di meravigliare con la sua gamma di istrionismi. A dispetto dell'età, cattura l'attenzione con le scene d'azione, i camei comici, le canzoni romantiche (con Hema Malini), i duelli sensuali (con Raveena Tandon), i lampi emotivi, l'audacia, e il suo chiassoso senso sartoriale. Bachchan torreggia sullo schermo come un colosso. BHTB presenta certamente delle lacune, ma possiamo ignorarle con facilità.
Nikhat Kazmi, 01.07.11 (testo originale)


HINDUSTAN TIMES **  2/5
Il protagonista di Bbuddah Hoga Terra Baap è una triste parodia dei personaggi interpretati in passato da Amitabh Bachchan. L'abbigliamento vistoso e il contegno cozzano con la sua età (e con quella di chiunque altro, per la verità). Anche il poliziotto (Sonu Sood) sembra una versione povera del Bachchan degli anni settanta. La traccia comica può occasionalmente far sorridere. In base alla statistiche, circa il 70% degli indiani è nato dopo Sholay, e quindi ha poca dimestichezza con le battute scritte da Salim-Javed per il ruolo classico di Bachchan, l'affascinante angry young man di Deewaar. Negli anni settanta le sceneggiature erano irrilevanti: il personaggio bastava. Sfortunatamente anche il regista Puri Jagannadh è un imperturbabile, accecato fan di Bachchan, e con BHTB ha realizzato un lungo tributo al suo attore protagonista. Ma a questo angry young man manca qualcosa.
Mayank Shekhar, 01.07.11 (testo originale)


ANNO : 2011

TRADUZIONE DEL TITOLO : Vecchio sarà tuo padre (Vecchio chiamaci tuo padre..)

REGIA : Puri Jagannadh

CAST:
Amitabh Bachchan ……………. Vijju
Sonu Sood …………….. Karan
Charmee ………………… Amrita
Prakash Raj ……………………. Kabir
Sonal Chahuan ……………….. Tanya
Hema Malini …………………… Sita
Raveena Tandon ……………….. Kamini


COLONNA SONORA : Vishal & Shekhar
PLAYBACK SINGERS : Amitabh Bachchan, Vishal Dadlani, Sinidhi Chahuan, Shekhar Ravijani, Monali Tahakur, Abhishek Bachchan (“Go Meera Go”)

SITO UFFICIALE DEL FILM : BigBisback.com 


QUALCOS’ALTRO :

Il titolo precedentemente scelto era Bbuddah

Puri Jagannadh è un apprezzato regista telegu celebre per aver diretto Pokkiri con Mahesh Babu e Ileana, Prabhu Deva ha curato il remake hindi del film, Wanted, scegliendo Salman Khan come protagonista.

Amitabh Bachchan e Hema Malini erano già apparsi sullo schermo in Baghban,  il titolo che li ha riuniti professionalmente dopo un lungo intervallo.

Sonal Chahuan, lanciata in Jannat al fianco di Emraan Hashmi, è riuscita a soffiare il ruolo di Tanya a Kangna Renaut.

Video : Press Conference, Intervista a Sonu Sood, Hema MaliniSonal Chahuan & Raveena Tandon, Amitabh Bachchan e Abhishek durante la promozione del film.

Il divertente rap “Go Meera Go”, cantato da Amitabh e Abhishek Bachchan è un remix di alcune famose canzoni degli anni ’70-’80: Don ("Khaike Paan Banaras Walla") , Silsila ("Rang Barse") , Yaraana ("Saara Zamana"), Namak Halaal ("Pag ghunghroo bandh")

31 agosto 2011

SINGHAM

Mentre stanno già girando il prossimo film, Bol Bachchan, Rohit Shetty e Ajay Devgn, l'inossidabile duo di Golmaal 3 e All the best: fun begins, imperversano nelle sale indiane dallo scorso luglio con Singham, remake del film Tamil del 2010 Singam.

TRAMA

 Bajirao Singham (Ajay Devgn) è un onesto poliziotto, punto di riferimento della piccola comunità di Shivgarh, vicino Goa. A causa di uno scontro con Jaikant Shikre (Prakash Raj), boss mafioso di Goa, Singham sarà trasferito in città. Nella nuova centrale di polizia dovrà affrontare il criminale proprio sul suo territorio.

RECENSIONI

The Times of India ****
Singham è un prodotto kitsch, retrò, eccessivo, con sequenze d'azione ad alto voltaggio, scene al rallentatore, dialoghi infuocati pronunciati a tutto volume. E' un film per gli appassionati del genere pronti a viaggiare nel tempo sino agli anni settanta e ottanta, gli anni degli eroi giovani e arrabbiati e del cinema esagerato e per nulla realistico. Del resto, il retrò non è attualmente chic? Singham è un'esplosione potente che giunge dal passato e che lascia lo spettatore barcollante sotto il peso del suo impatto. Nato come tributo alle pellicole d'azione non adulterate dell'era di Amitabh Bachchan, nelle quali mega eroi combattevano a mani nude mega malvagi, questo film diretto da Rohit Shetty induce il pubblico a sogghignare e ad applaudire di gioia. Singham non lascia davvero nulla all'immaginazione e si richiama al solo testosterone. Complimenti a Jai Singh per aver regalato al cinema contemporaneo alcune delle più esplosive e coraggiose scene d'azione, dal sapore retrò ma realizzate con moderna finezza. I personaggi interpretati da Ajay Devgn e da Prakash Raj sono caratterizzati in modo forte, ed emergono come uno dei migliori duo di rivali ammirati di recente su grande schermo. Entrambi gli attori catturano l'attenzione con le loro performance. Il punto di forza di Singham è che per la prima volta vi sono un eroe e un villain che paiono perfettamente combinati nei loro poteri. I due sembrano determinati a mettersi in ombra l'un l'altro: i loro scontri sono grandiosi ed offrono implacabili, dall'inizio alla fine, puro masala in dosi massicce. Non aspettatevi della sperimentazione e vi divertirete un mondo. Inoltre Singham, pur essendo un prodotto commerciale, tocca la corda emotiva della lotta alla corruzione, tema tornato d'attualità negli ultimi tempi. La storia d'amore è tiepidissima, ma fortunatamente marginale.
Nikhat Kazmi, 21.07.11
La recensione integrale.

Hindustan Times *1/2
 In Singham i produttori sono innanzitutto chiaramente orgogliosi delle sequenze d'azione, per le quali vengono accreditati non solo un direttore ma anche un ideatore: il regista Rohit Shetty. Sarebbe stato un bel gesto menzionare le influenze (vedi Red, con Bruce Willis). Singham sembra da ogni punto di vista un film di altre cinematografie indiane doppiato in hindi, sebbene pieno di cliché in modo da risultare estenuante persino per gli standard del pubblico da monosala del sud dell'India. Il protagonista è un giovane Rajnikanth macho, baffuto, dalla pelle scura, che offre ai suoi subalterni (e paganti) spettatori uno scopo morale, uno sfogo contro malfattori e politici e una completa catarsi. Chi altro, a parte l'eroe di una pellicola desi, potrebbe farlo? E il pubblico si sente vendicato.
Mayank Shekhar, 22.07.11
 La recensione integrale.

Diana **
Secondo Kajol, meravigliosa attrice e moglie di Ajay, alla proiezione di Singham, gli spettatori, dopo solo cinque minuti dall'inizio del film, applaudivano, fischiavano e urlavano entusiasti. Ci possiamo credere visti anche gli ottimi incassi della pellicola.
E' evidente che questo genere di prodotto renda, altrimenti non si spiegherebbe perchè Rohit Shetty continui a fare e rifare sempre lo stesso tipo di film. La sceneggiatura è un esilissimo pretesto, stavolta si tratta di un poliziotto duro e puro che non solo non compromette la propria integrità ma rende giustizia a tutti gli umiliati e offesi. Le scene d'azione sono ridondanti, girate al rellantatore, inoltre gli scontri corpo a corpo sono conditi da voli, capriole e mosse che nessuno farebbe mai in caso di reali zuffe (com'è possibile che tutti i ceffoni dati da Singham siano preceduti da un grosso salto e quindi vengano rifilati sempre dall'alto?). Non manca la storia a tinte rosa e qualche battutta umoristica. A tenere tutto insieme sono i muscoli impressionanti di Ajay Devgn, che a dire il vero, fa bella figura nella sua uniforme cachi. Quelli che più contano però sono i valori tradizionali veicolati da Singham. Evidentemente c'è ancora bisogno di difendere la virtù delle fanciulle, combattere il sistema e soddisfare il desiderio di rivincita dei più deboli. Tematiche che continuano ad avere presa nel profondo degli spettatori, a bollywood come a hollywood dove, per esempio, non si smette di produrre film in cui i protagonisti sono addirittura supereroi.
Gli amanti del genere troveranno Singham molto rassicurante, per gli altri sarà una noia mortale.

Il bello:
- La scena della sollevazione popolare di solidarietà nei confronti di Singham, mostrata nel film.

Il brutto:
- La totale assenza di ironia e di autoironia.
- La concezione un po' antiquata che sta dietro alla realizzazione di questa pellicola.
- L''immancabile retorica.
- Solo tre canzoni (una nei titoli di testa) in due ore e venti.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Bajirao Singham - Ajay Devgn
Jaikant Shikre - Prakash Raj
Kavya Bhosle - Kajal Agarwal
Gotya - Sachin Khedekar
DSP Patkar - Murli Sharma
L'ispettore Rakesh Kadam - Sudhanshu Pandey
Megha Kadam - Sonali Kulkarni
Manikrao Singham - Govind Namdeo
L'ispettore Abbas  - Ankur Nayyar

Scritto da Yunus Sajawal

Diretto da Rohit Shetty

Musiche di Ajay Gogavale e Atul Gogavale

Coreografie di  Ganesh Acharya

Prodotto e distribuito da Reliance Entertainment

Anno 2011

AWARDS

ZeeCine Awards 2012
- Best Actor in a Negative Role - Prakash Raj

CURIOSITA'

 - Era il 1991 quando Ajay Devgn esordiva con il film Phool Aur Kaante, vincendo il suo primo Filmfare Awards per il miglior debutto. Uno degli assistenti alla regia era proprio Rohit Shetty.
Da allora i due hanno collaborato molte volte e Rohit ha voluto che Ajay fosse il protagonista di tutti i suoi film.
Il sodalizio ventennale tra Rohit Shetty e Ajay Devgn.

 - Il dietro le quinte delle scene d'azione di Singham

- Singham contiene alcune citazioni della colonna sonora di altri film bollywoodiani, Dabangg, Tees Maar Khan e Ready. Inoltre mostra alcuni secondi di Murder.

- Kajal Agarwal è soprattutto un'attrice del cinema Telegu. Per saperne di più: I VOLTI FEMMINILI DEL CINEMA TELUGU.

Il sito ufficiale del film.

13 agosto 2011

BUNNY



Come molti titoli in cartellone a Tollywood Bunny è una storia per adolescenti che facilmente attrae anche un pubblico più maturo, la presenza di numerosi esaltatori di sapidità lo rende un buon intrattenitore per il fine settimana o un film da guardare volentieri ogni qual volta sia trasmesso in Tv. La longevità della pellicola è garantita anche dalla gioiosa colonna sonora di Devi Sri Prasad e dalla presenza di un protagonista molto avvenente e con buon senso dell’umorismo, Allu Arjun, giovane attore pieno d’energia che attrae, diverte, seduce, recita e balla senza risparmiarsi.

TRAMA
Bunny (Allu Arjun) il ragazzo più carino della scuola decide di corteggiare la bella Mahalakshmi (Gowri Mumjal) nonostante sia la viziatissima figlia di Somaraju (Prakash Raj) un milionario con implicazioni malavitose. Il padre, gelosissimo dei probabili ammiratori, la fa seguire giorno e notte dagli uomini della sua gang ma i trucchi di Bunny sono più efficaci della sua sorveglianza.

Tra le caratteristiche che rendono l'industria telegu un laboratorio creativo ancora diverso dalle altre cinematografie indiane l'impronta sbarazzina e glamourous è forse la prima a farsi notare. Con l’eccezione di alcune superstars ancora ben stabili nel mercato, gli attori sono prevalentemente molto giovani belli da mozzare il fiato, vestiti all’ultima moda, indulgenti in movenze procaci e instancabili ballerini. Allu Arjun, divertente e ironico ragazzo prodigio di Arya e Arya2, qui stava ancora facendo le prove generali ma la sua vocazione per la commedia sentimentale a passo di danza risulta ben chiara. Lo stilosissimo interprete balla ogni tipo di musica e invita il pubblico a seguirlo, per i suoi numeri il regista scrittura Laurence Raghavendra, coreografo specialista nel mescolare passi di hip hop a danze tradizionali  (Style, Indra).
Se in mezzo ai numerosi college movies Bunny si distingue come prodotto più interessante è anche grazie ai due formidabili attori di supporto , l’istrionico e intenso Prakash Raj e Sarath Kumar, veterano attore tamil dalla forte personalità. Come spesso succede nelle cinematografie del Sud al "Villain" viene riservato un posto d’onore nel film, al pari del protagonista e a volte anche più, lo scontro tra i due , che sia verbale o fisico, è l’elemento guida di tutta la trama, i loro profili sono tutt'altro che scontati. Prakash Raj ha perfezionato negli anni un suo personaggio negativo autoritario che da solo riesce a mandare avanti la storia, Somaraju, gangster spietato che stravede per la figlia e la vuole proteggere dalle delusioni sentimentali, finisce per risultare persino più simpatico e accattivante di Bunny, il giovane innamorato.  A contrastarlo  Sarath Kumar, Bhupati Raja, l’eroe temerario e forte messo a tacere dal boss e dimenticato, il suo personaggio seppur non appaia nel film a lungo spinge la storia nella direzione giusta.


Da guardare per :
Lasciarsi intrattenere da un buon” feel good movie” telegu con azione, amore, musiche e danze
Per la presenza scenica di Allu Arjun e i due carismatici co-protagonisti, Prakash Raj e Sarath Kumar

Punti deboli:
La trama non originale
La protagonista femminile, Gowri Mumjal, poco accattivante e non all’altezza di Allu Arjun
Le immagini un po’ sfocate e i colori sbiaditi. Il look globale del film sembra poco rifinito.


Il mio giudizio sul film : *** 3/5


ANNO : 2005

LINGUA : Telegu

REGIA : V.V. Vinayak

CAST :
Allu Arjun ……………. Bunny
Prakash Raj ………………….. Somaraju
Sarath Kumar ………………… Bhupati Raja
Gowri Mumjal ………….. Mahalakshmi
Mukesh Rishi …………… Mysamma


COLONNA SONORA : Devi Sri Prasad

PLAYBACK SINGERS : Devi Sri Prasad, Karthik, Malathi

COREOGRAFIE : Lawrence Raghavendra


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