14 gennaio 2009

HINDUSTAN TIMES K-O







LAMHAA: **
Lamhaa si chiede quanto il Kashmir sia prigioniero degli interessi delle parti coinvolte: la politica locale e internazionale, e il complesso militare-industriale locato a Delhi e a Islamabad. La situazione è opprimente, ma Lamhaa lo è persino di più. Non è facile capire il Kashmir, ed è ancora più dura capire questo film. Lamhaa tocca simultaneamente l'argomento dei 10.000 giovani dispersi in Kashmir, dei pandit che si trasformano in rifugiati nel loro stesso Paese, dei frustrati soldati indiani. La pellicola, nei suoi movimenti e nella sua colonna sonora, adotta un tono di seria urgenza, ma non riesce a rappresentare efficacemente la vastità dei problemi kashmiri. Lamhaa si è spinto troppo oltre e ha fatto il passo più lungo della gamba. I dialoghi prevedono battute banali e ripetitive. Talvolta vale la pena vedere un film per l'autenticità degli scenari, e Lamhaa costituisce un coraggioso esempio perchè girato largamente in Kashmir. Ma questo aspetto non basta per consigliarne la visione.
Mayank Shekhar, 15.07.10

LIVING HOME. THE LIFE AND MUSIC OF INDIAN OCEAN: ***
Il film documenta un fenomeno raro nella storia dello spettacolo popolare indiano e della musica indiana. La nascita di una band nel nostro Paese è interamente un processo di derivazione occidentale. Le colonne sonore bollywoodiane sono l'unico esempio di musica popolare, senza eccezioni. A parte gli Indian Ocean, in voga da 24 anni, e come quartetto da 15. La loro musica non segue un genere definito, e il gruppo non ha un leader: nessun musicista all'interno di esso copre un ruolo prestabilito, nè è limitato nell'uso degli strumenti. Bollywood (con l'eccezione di Black friday di Kashyap) e le etichette musicali hanno sempre ignorato gli Indian Ocean, ed è per questo che l'onestà artistica del gruppo è sopravvissuta.
Mayank Shekhar, 01.04.10

LIFE PARTNER: *1/2
Possiamo effettivamente aspettarci di vedere questa pellicola alla tv. Innanzitutto potremo abbassare il volume, un privilegio di cui il pubblico al cinema sfortunatamente non può godere. Poi potremo anche staccare per farci uno spuntino ogniqualvolta Govinda calchi la scena. In un film con Fardeen Khan, il corpulento stanco Govinda offre il ridicolo ritratto di un Casanova. Sembra una versione al sapore di broccolo di colui che è stato. Quel poco di comico è offerto solo da Tusshar Kapoor: forse non gli è ancora stato riconosciuto merito a sufficienza, ma è sbalorditivo come questo attore si sia costruito una carriera di tutto rispetto da solo, interpretando in modo delizioso il ruolo del perdente nella maggior parte delle pellicole a cui ha partecipato. Fardeen Khan è nella forma da 'No Entry'. Genelia D'Souza è incantevole in modo casual.
Mayank Shekhar, 15.08.09

LONDON DREAMS: *1/2
'London Dreams' è un film sgradevolmente patriottico. La narrazione è coloniale in modo regressivo. La sceneggiatura è inesistente. Solo le location si salvano. Ajay Devgan interpreta il ruolo dell'innamorato silenzioso e riflessivo che viene piantato in asso. Salman è il personaggio spensierato e vivace. Ed è così che li vuole vedere il pubblico di provincia.
Mayank Shekhar, 31.10.09

LOVE AAJ KAL: ***
Probabilmente questo tipo di relazione semi-informale con un ex partner è una novità nei film Hindi. Saif Ali Khan, al solito, recita la parte del 'Saif à la Hugh Grant', il che è una gran cosa. Non conosco nessuno nell'immaginario popolare che potrebbe interpretare meglio l'adorabile, disinvolto, simpatico Saif. Insieme a Deepika Padukone, mantiene vivo l'interesse dello spettatore. Amerete questa storia d'amore per il suo realismo.
Mayank Shekhar, 01.08.09

MAHARATHI: **
Adoriamo Naseeruddin Shah in modo assoluto. Ammiriamo pazzamente Paresh Rawal. Ai tempi eravamo affascinati da Boman Irani. Oggi non sappiamo cosa fare di Om Puri. Dobbiamo dipendere da Neha Dhupia per il ruolo della femme fatale. E non abbiamo nessuna riserva nei confronti di Tara Sharma. Detto ciò, non sappiamo comunque cosa farcene di nessuno di loro in Maharathi. Il film, con la sua atmosfera teatrale, francamente ci induce alla sonnolenza.
Khalid Mohamed, 06.12.08

MAIN AURR MRS. KHANNA
E' un matrimonio bizzarro. Non che ogni matrimonio non lo sia, in qualche misura, ma questo lo è particolarmente. Senza motivo. Non c'è materiale che animi lo schermo o porti avanti la narrazione. E il vuoto viene colmato dalle canzoni. Peraltro nessuna particolarmente originale.
Mayank Shekhar, 16.10.09

MERE BROTHER KI DULHAN: *1/2
Imran Khan in Mere Brother Ki Dulhan si guarda intorno perennemente confuso. Il suo personaggio si trova in una situazione complicata senza necessità, faticosa, zoppicante, solo allo scopo di servire una trama sovra-immaginosa. Ali Zafar è informale e affascinante. Lo so che non dovremmo sempre paragonare il cinema con la realtà, ma nemmeno film come questi dovrebbero trattare di alieni, cosa che invece MBKD fa. La pellicola è così tirata da tutti i lati che si può vederne lo strappo al centro. Difficile dire se il personaggio interpretato da Katrina Kaif sia incessantemente ribelle o piattamente ritardato, un equilibrio delicato che alcune recenti (ma più godibili) commedie romantiche hanno gestito molto bene (Tanu Weds Manu, Jab We Met).
Mayank Shekhar, 09.09.11

MIRCH: ***
Le quattro storie narrate in Mirch sono concise e ricordano le produzioni teatrali e il cinema d'autore europeo di un tempo. Gli attori sono bravi. Il film è nell'insieme semplice e divertente.
Mayank Shekhar, 17.12.10

MOD: *1/2
Il protagonista maschile di Mod nella maggior parte delle culture sarebbe considerato quel tipo di molestatore ossessivo che fa rabbrividire le donne. Ma nel film è difficile decretare chi, fra la ragazza e il ragazzo, sia lo psicopatico peggiore. Il loro è un mondo misterioso. Ayesha Takia è affascinante e diversa in un modo che conforta. L'interpretazione di Tanvi Azmi è calda.
Mayank Shekhar, 15.10.11

MOHANDAS
Forse pochi sanno che Mazhar Kamran è stato uno dei direttori della fotografia di 'Satya' di Ram Gopal Varma. Kamran come regista non enfatizza la fotografia di 'Mohandas'. Anche il ritmo e il montaggio sono allentati. Pochi film sono riusciti a catturare in modo così semplice la sonnolenza, l'aspetto e i rumori di una cittadina Indiana. Ed un numero ancora inferiore di pellicole ha mostrato un'empatia così tenace ai temi Kafkiani senza essere violentemente eccessiva.
Mayank Shekhar, 05.09.09

MURDER 2: *
Murder era un film semi-erotico strutturato in modo coerente ed esteticamente infiammato. Ma qual è la connessione con Murder 2? Proprio nessuna. Se Murder 2 ne è il sequel, allora ogni titolo interpretato da Emraan Hashmi e prodotto dai Bhatt costituisce la seconda parte del titolo precedentemente realizzato insieme. Murder 2 si ispira al film coreano The chaser di Hong-jin Na: la premessa è identica.
Mayank Shekhar, 08.07.11

MY FRIEND PINTO: ***
Vi è una qualità viscerale nella presenza scenica di Prateik Babbar, forse non sufficiente a sostenere un intero film, ma comunque irresistibile. Una borsa piena di denaro, la mafia, una notte nella quale tutto si capovolge: motivi comuni nei thriller e nelle commedie noir. My friend Pinto non fa eccezione. Forse però succedono troppe cose troppo irreali, non vi sono pause e diverse sequenze sembrano insipide. MFP è coinvolgente quando cattura il caos relativamente addolcito dei quartieri meridionali di Bombay, una città vera. Ma la pellicola perde slancio quando questo aspetto si alterna con l'eccessiva artisticità dei set che ritraggono gli interni. Anche il musical è stereotipato. Stiamo vivendo tempi interessanti. Voci diverse. Volti nuovi. Ancora Bollywood. In MFP la materia sembra essere parecchio migliore del film, tuttavia la pellicola non delude troppo.
Mayank Shekhar, 14.10.11

MY NAME IS KHAN: ***
Questa è forse una delle rare occasioni in cui Shah Rukh Khan si è sforzato di non interpretare se stesso (altre eccezioni: 'Swades' e 'Chak De! India'). Non è un buon biglietto da visita per una carriera formata da circa 60 film. Le abitudini sono dure a morire. E' difficile percepire Shah Rukh Khan come il personaggio che interpreta. E' più una super-star, unica, che un attore (a differenza di Amitabh Bachchan e di Aamir Khan che sono una combinazione fra i due aspetti). 'Forrest Gump' nell'intenzione, 'Rain Man' nell'approccio, lievemente Bollywoodiano, più a fuoco rispetto a 'Kurbaan' (prodotto da Karan Johar e di argomento simile), si avverte dell'onestà nello scopo della pellicola. MNIK esprime bene il concetto che si prova minor empatia per un problema che non si è mai dovuto affrontare, che i pregiudizi sono insiti nel nostro DNA, e che gli Americani non fanno eccezione. Lo Shiv Sena nel suo settarismo è stato generoso a prendersela con la superstar Musulmana laica prima della distribuzione del film: ora sappiamo bene chi sono gli eroi negativi di MNIK, potrebbero essere proprio al di fuori del cinema. E hanno reso la pellicola ancor più importante proprio per l'argomento che tratta.
Mayank Shekhar, 11.02.10

NEW YORK: ***1/2
Irrfan Khan in 'New York' interpreta un agente musulmano dell'FBI. La sua calma e la sua studiata spavalderia riportano al tempismo drammatico di Al Pacino. I tre attori principali (Neal, John e Katrina) meritano una menzione per le loro performance piacevolmente sincere, soprattutto quella di Katrina. Tutti i personaggi sono plasmati sugli interpreti in modo naturale e soddisfacente, o quantomeno le caratteristiche degli attori sono scivolate nella sceneggiatura. E questo aiuta. NY dichiara che il complesso di persecuzione provato dai Musulmani e dai cittadini di pelle scura durante la Presidenza Bush fu tutto sommato esagerato. Ma la persecuzione stessa fu assolutamente reale. E' una presa di posizione neutrale e priva della solita retorica. Anche la pellicola di debutto come regista di Kabir Khan, 'Kabul Express' - una visione dall'interno e dall'esterno dell'Afghanistan post-11 Settembre -, fu un raro esempio di film bollywoodiano che informava, irritava e intratteneva. Sono pellicole mainstream come queste, intelligenti in modo piacevole, che possono cambiare una cinematografia dall'interno.
Mayank Shekhar, 27.06.09

NO ONE KILLED JESSICA: ***
Vidya Balan è splendidamente naturale, però Rani Mukherjee sembra inadatta al ruolo. La location è New Delhi, una città che è nello stesso tempo urbana nell'aspetto e nelle infrastrutture, e feudalmente rurale nell'arrogante mentalità basata sullo sfoggio delle amicizie influenti. Può un film in un paio d'ore raccontare la verità su un fatto di cronaca? Forse no. Ma può rappresentarlo in modo avvincente. Ed è quello che fa il bravo regista e sceneggiatore Rajkumar Gupta. La narrazione è coinvolgente, la colonna sonora (Amit Trivedi) è edificante, la sceneggiatura ben tirata (si concede qualche scivolone solo verso la fine). Studiando No one killed Jessica con attenzione, si nota che la storia sembra più significativa sullo schermo che sulla carta. I fatti di cronaca nera narrati dai tabloid acquistano un'improvvisa rilevanza nazionale se illustrano i tempi in cui viviamo. L'effetto è terapeutico, le opinioni convergono. Il pubblico è insolitamente carico e vuole di più. E qui entra in scena il cinema. Questa è la terza pellicola basata sul caso di Jessica. La seconda è stata Halla Bol di Rajkumar Santoshi, seriosamente esagerata. E la prima è stata, ovviamente, quella andata in onda in diretta sui canali televisivi nazionali nel 2006, con Rang De Basanti come colonna sonora. NOKJ è importante per il modo in cui è stato realizzato, ed è un film da guardare.
Mayank Shekhar, 07.01.11

NO PROBLEM: *
Perchè desiderare un film esilarante quando si è dinanzi ad un film delirante? Si ritiene che solo le star attirino le folle al cinema, quindi per No problem ne sono state ingaggiate parecchie. Lo scopo è chiaro: assicurarsi incassi cospicui. Nessun bisogno di raccontare una storia divertente.
Mayank Shekhar, 11.12.10

NOT A LOVE STORY: **
Ad alcuni le immagini in movimento causano una genuina emicrania. O almeno quelle contenute in Not a love story potrebbero farlo. La camera oscilla alla velocità della luce e la testa gira. Vi sono film di serie A, perlopiù determinati dalla popolarità delle star presenti nel cast, e quindi dal budget. E vi sono film di serie B, adorabilmente di cattivo gusto. Negli ultimi anni i lavori di Ram Gopal Varma si sono meritati una categoria del tutto propria. Dai tempi di Sarkar Raj (2008), NALS è la prima pellicola di Varma tratta da una sceneggiatura o comunque da un soggetto accattivante. E la location è il cuore della capitale pop-culturale indiana: la repubblica semi-indipendente di Andheri (*). La vicenda si basa sul sensazionale caso di omicidio di Neeraj Grover (2008), di cui anche i media in lingua inglese si occuparono principalmente per due ragioni (nessuna delle quali aveva a che fare con un cadavere in una borsa di plastica: un altro corpo è stato rinvenuto nelle medesime condizioni la mattina prima della distribuzione di NALS senza che il ritrovamento abbia eccitato i giornali di Mumbai). La prima: il contesto. La donna (Maria Susairaj) era un'aspirante attrice e l'uomo assassinato un funzionario di una casa di produzione. Poche professioni generano tanta curiosità nel pubblico quanto quelle correlate allo spettacolo, alla polizia e alla politica. La seconda: i dettagli macabri. Si presume che la donna e il suo fidanzato (Emile Jerome) consumarono un rapporto sessuale subito dopo aver commesso il crimine, nello stesso appartamento. Varma ha dunque raccolto un buon soggetto, e riesce a catturare l'attenzione dello spettatore. L'ambientazione è realistica. L'omicidio, narrato nel primo tempo, viene giustamente rappresentato con considerevole misura. Ma in seguito il regista sembra confuso su come proseguire, e l'imbarazzo si vede. NALS poteva imbastire una storia sulle procedure di polizia, sull'esempio di Black friday di Anurag Kashyap. Sono stati pubblicati degli estratti dal libro non ancora distribuito di Meenal Baghel, Death in Mumbai, dedicato appunto al caso di Neeraj Grover, nel quale l'autrice descrive l'insolita calma mostrata in pubblico da Maria ed Emile dopo l'omicidio. In NALS Zakir Hussain interpreta il ruolo dell'astuto ispettore capo, e la sua performance regala la parte migliore del film. Poi, improvvisamente, i due amanti vengono trascinati in tribunale. I genitori del defunto appaiono come personaggi irrilevanti. NALS non scava in profondità nè nei giovani protagonisti che inseguono un sogno nel mondo dello spettacolo, nè nelle raggelanti procedure di un infame caso di polizia, ma si limita a rappresentare il dramma così come riportato dai tabloid scandalistici. La narrazione è prevedibilmente lineare. Uno spreco. Consiglierei piuttosto di leggere il testo di Meenal Baghel.
(*) Andheri è un sobborgo di Mumbai (nota di Cinema Hindi).
Mayank Shekhar, 19.08.11

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