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06 febbraio 2019

UMRAO JAAN



Istruzioni per l'uso:
1 - bere un bel caffè
2 - concentrarsi su Aishwarya Rai
3 - evitare confronti con il magnifico Devdas di Sanjay Leela Bhansali.

Umrao Jaan è un adattamento cinematografico dell'opera in lingua urdu Umrao Jaan Ada (1899) di Mirza Hadi Ruswa. La fonte, in un certo senso, pesa. I dialoghi sono molto letterari, la recitazione un po' troppo teatrale. Il romanzo avrà forse fatto scalpore al tempo della pubblicazione, ma la narrazione in questa pellicola è talmente lenta e soporifera, il messaggio talmente diluito (in 3 abbondanti, interminabili ore di durata), che ti dimentichi di cosa parla il film mentre lo stai guardando. Ed è un peccato, perchè nel cinema hindi le storie al femminile sono poco comuni. 

Aishwarya Rai è splendida. Gli scenari classici le sono congeniali. UJ è una vera festa per i fan della donna più bella del mondo, qui in grandissima forma. Chiarisco: so cosa aspettarmi da Ash e non chiedo altro. Mi basta riempirmi gli occhi con la sua irraggiungibile bellezza ed apprezzare le sue doti di ballerina. Uno spreco il fatto che il regista si sia limitato ad affidare la rappresentazione del personaggio di Umrao solo all'avvenenza dell'attrice, senza collaborare con lei per irrobustirlo. Aishwarya si impegna ad entrare nel ruolo e a regalarci emozioni diverse, con risultati alterni. Ok. Mi accontento.

Mentre scorrono le immagini di UJ, torno con la mente al sontuoso Devdas. I punti in comune non mancano, ma il raffronto è impietoso sotto tutti gli aspetti, anche se le scenografie (Dutta ha effettuato le riprese in location reali), i costumi e le coreografie (molto tecniche) sono comunque di qualità. Devdas emoziona tantissimo. UJ no. La sceneggiatura è asfittica, i personaggi in qualche modo distanti (e talvolta implausibili). Abhishek ha poco da fare sul set e si limita ad ammirare adorante la futura signora Bachchan (all'epoca erano già innamorati o stavano per). Shabana Azmi non mi ha convinta sino in fondo.

TRAMA

Umrao Jaan, poetessa ed ex cortigiana, racconta la sua vita avventurosa: il rapimento da bambina, lo studio della danza e della poesia, l'amore per Nawab Sultan. E poi... (ehm), e poi... ronf, zzZZz....

RECENSIONI

The Times of India:
"What works against the film is its inordinate length and a certain plastic feel to the milieu. Some of the players not only fail to deliver the dialogues, they almost end up as farcical. The music too lacks shelf life and you walk out of the film without humming a single number. Aishwarya as Umrao? Aha! Now that's a toughie. Let's just say, she’s riveting in places, diligent throughout and tries so hard to recreate a lost world of grandeur that your heart almost goes out to her".
03.11.06

Hindustan Times: **
Kathakali Jana, 08.11.06

Cinema Hindi: ** 1/2
Punto di forza: Aishwarya Aishwarya Aishwarya 
Punto debole: sceneggiatura, montaggio, durata

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Aishwarya Rai - Umrao Jaan
* Abhishek Bachchan - Nawab Sultan
* Shabana Azmi - Khannum Jaan
* Sunil Shetty - Faiz Ali

Regia, sceneggiatura e montaggio: J.P. Dutta
Colonna sonora: Anu Malik
Coreografia: Vaibhavi Merchant
Anno: 2006

CURIOSITA'

* Non è chiaro se la cortigiana e poetessa Umrao Jaan sia davvero vissuta a Lucknow nel 19mo secolo oppure no.
* La madre di Shabana Azmi, Shaukat, ha interpretato lo stesso ruolo di Shabana nel celebre Umrao Jaan del 1981 (protagonista: Rekha).

GOSSIP & VELENI

* Il compositore Anu Malik nel 2018 è stato accusato di abusi a sfondo sessuale.

22 maggio 2012

VADAKKUMNADHAN




Shajoon Karyal,  famoso per i suoi film d’azione, sperimentando un nuovo cammino scrittura la star Mohanlal lo stesso anno dell’uscita del celebrato Thanmantra. Vadakkumnandhan narra il percorso di un uomo combattuto tra la realizzazione di una vita normale, per far felici le persone che ama, e l’espressione delle aspirazioni artistiche e spirituali. Il concetto di base non è tra i più facili da portare sullo schermo e la sua riuscita si affida al talento degli interpreti e all’aiuto di Girish Puthencherry, autore del densissimo script e dei testi delle canzoni.


TRAMA
Bharata (Mohanlal),  studioso e artista di kathakali,  fugge più volte dalla sua vita nel villaggio, e dalla sua bella fidanzata Meera (Padmaprya,) per isolarsi nella meditazione. Non può dimenticare il tempo in cui si esibiva impersonando attraverso la danza / teatro i personaggi dell’epica mitologica e non riesce ad adattarsi al suo nuovo lavoro di insegnante. 


Guardando film malayalam all’inizio si ha la sensazione che non accada mai niente, che non ci siano eventi salienti e che tutto sia solo una lunga parentesi discorsiva.  In realtà il cinema del Kerala è una tortuosa foresta filosofica ricca di insidie e difficile da penetrare. I film quasi sempre si  prestano a molteplici interpretazioni, studiano la psicologia e le reazioni umane, dalle più ingenue e immediate alle più oscure e nascoste.
Il protagonista di Vadakkumandhan  è  infelice nonostante abbia di tutto, dietro la facciata si cela la sofferenza di un uomo represso che  a lungo evita il dialogo con una parte di sé, un pulsante lato inquieto che si ostina a sedare. Bharata vuole essere qualcosa ma deve diventare qualcos’altro e ogni qual volta che la sua voracità emotiva si avvia a zampillare viene scoperta e arginata, gli affetti lo trattengono con un doppio filo, ma è amore o un ricatto psicologico che finirà per distruggerlo? La kathakali è l’espressione pubblica di quel fuoco, quando si esibisce sperimenta la pienezza delle emozioni,  rimuove quella linea di confine tra il “dentro” e il “fuori” spingendosi oltre i suoi limiti per divenire qualcun altro, nel ricordare le sue impersonificazioni sente sudore freddo e brividi, il trucco di scena lo affranca da una vita che non vuole e gli fa assaporare fino in fondo una feroce e splendida libertà. L’ascetismo diviene la risposta ad un continuo disagio, nel momento in cui il protagonista sente che non può controllare il suo mondo interiore inizia ad esasperare ogni aspetto di sé e sceglie di isolarsi, fuggire lontano e non essere più disturbato fino a fingersi morto e far recapitare le sue false ceneri ai familiari. La meditazione  rende nuovamente tranquillo un uomo ingovernabile le cui fonti di vita sono l’arte e l’immaginazione, mondi immateriali dai quali è stregato e dipendente.  Il suo percorso, che lo conduce fino all’Himalaya, non è una missione religiosa ma una più laica realizzazione personale, una via di fuga totale da un'esistenza che ogni giorno gli ricorda le sue frustrazioni e che lo fa sentire malato.
Il regista apre il film velandolo di mistero, non si possono comprendere le motivazioni dell’uomo e i suoi atteggiamenti paiono crudeli, inumani, irrazionali, la storia si avvolge poi di calore e nuove spinte vitali che nascono dall’amore di Bharata per la sua allieva più curiosa e intelligente (una bravissima Padmapriya), la perfezione del loro rapporto si spezza dalla ricomparsa dell’ “urlo” , spinta che nuovamente lo allontana dalla vita sociale e fa maturare in lui una costante inquietudine. L’arte diviene pazzia, oblio totale della ragione, al tempo stesso energia e depressione.
Lungo il racconto incontriamo diversi personaggi e poetiche canzoni visualizzate in una cornice tropicale, Mohanlal delizia il pubblico con un’interpretazione eccellente. Vadhakkumnadhan presenta delle incongruenze ma appare  un lavoro ben eseguito e propone una vicenda umana realistica  che si arricchisce di elementi più morbidi e rilassanti, la finezza dei suoi tratti si perde però nell’ultima parte, nella quale una certa confusione e alcuni slanci d’azione “a tutti i costi” prendono il sopravvento.

Il mio giudizio sul film: ***1/2   3,5/5


ANNO : 2006

LINGUA : Malayalam

REGIA: Shajoon Karyal

TRADIZIONE DEL TITOLO : Vadakkumnadham è il nome di un frequentato luogo di culto nella cittadina di Thissur in Kerala


CAST:
Mohanlal ………………….. Bharata
Padmapriya ………………….. Meera
Kavya Madhavan ………………… Bhama
Biju Menon ………………. Prabhakar
Murali ……………………. Balrama


COLONNA SONORA : Raveedran

PLAYBACK SINGERS: Raveendran, K.J. Yesudas, K.S. Chitra, Mohanlal, Manjari, Govind Vivek, Sankaran Nabookthiri, M.G. Sreekuma, Sindhu Premkumar, Machand Vasanthi


Qualche informazione in più su Mohanlal, Padmaprya e Kavya Madhavan nei post I volti MASCHILI e FEMMINILI del cinema MALAYALAM.

11 giugno 2011

VEYIL



La paziente ascesa di Kathir e la continua rinuncia di Murugesan. Veyil è il racconto scioccante di una piramide del successo al contrario , le immagini parlano senza censure e alla narrativa pervasa di durezza sono concessi solo rari attimi di evasione. Frammenti di una fresca storia d’amore non convenzionale interrompono ricordi di dolorose e incancellabili frustrazioni, mentre la vita di un uomo viene fatta a pezzi dalla circostanze sbagliate quella del fratello minore emerge in un’atmosfera protetta . Vasantha Balan, il regista temerario, dipinge con colori vivi il ritratto dettagliato di un fallimento, di una morte lenta lunga vent’anni che si avvia da una tremenda umiliazione.


TRAMA
Un ragazzino finge di andare a scuola ma si rifugia al cinema incantato dai film della sua star preferita, il padre si accorge di questa abitudine e lo umilia pubblicamente lasciandolo legato a piangere sotto il sole cocente. Non riuscendo a vincere l’amarezza e la vergogna, Murugesan (Pasupathy) ruba i gioielli della madre e scappa dal villaggio in cerca della libertà, ritornerà dopo venti anni in seguito alla morte della ragazza che amava, quando tutti, ad eccezione del fratello Kathir (Bharat) e delle sua amica di infanzia Pandi (Shrya Reddy) lo considerano un estraneo e si rifiutano di accettarlo.


L’incapacità educativa dei genitori diviene un pericoloso demone della distruzione. La mortificazione pubblica del protagonista coincide con la sua morte sociale, da quel giorno ogni cosa che tenterà di costruire andrà perduta. L’ingiustificabile ottusità del padre padrone crea con un solo gesto danni incancellabili e alimenta il persistere di un rifiuto.
Seppur abituato fin dalla nascita al contatto con il sangue Murugesan sente che non riuscirà mai a lavorare nella macelleria di famiglia, la sua sete di evasione riesce a saziarsi solo all’interno della sala cinematografica. A differenza del fratello, più piccolo ma capace di reagire sempre in modo pratico, lui cerca di uscire dal suo sè reale e non può adeguarsi alla situazione in cui vive, nei film di M.G. Ramachandran incontra quel calore, quell’avventura di cui avrebbe bisogno. Il cinema diviene un luogo di fuga, due braccia aperte sempre pronte ad accoglierlo.
Veyil è una lunga e articolata costruzione di un profilo psicologico, un viaggio sola andata dentro la storia di un uomo. Murugesan è ben aldilà dall’essere semplicemente un personaggio, arriviamo a conoscerlo nei dettagli, dai suoi giochi alle sue paure, riusciamo a capire come mai, pur essendo abituato a vedere e sopportare di tutto, non interrompe la sua continua ricerca d’amore e ad un certo punto desidera di tornare bambino tra le braccia di Pandi e della madre.
Vasantha Balan non ha alcun timore nel mostrare anche i lati più raccapriccianti e lo fa intervallando oscuro pessimismo a meravigliosa sensibilità e immaginazione. Le scene di lotta sono strazianti ma montate con maestria, scandite da un sottofondo di agitati ritmi tribali, nello stile del Cinema Tamil. I risvolti drammatici della storia, e il senso di vuoto che domina la mente del protagonista,  sembrano smentire l’idea che le esperienze rendano più forti, le sofferenze spingono Murugesan a rinunciare ad ogni cosa e diventare estraneo alle situazioni, al punto in cui non riesce più a partecipare, ad inserirsi, a pronunciare più di una parola.
L’interpretazione di Pasupathy è devastante, i suoi occhi urlano di rabbia o si spengono nel più completo abbandono, nonostante la sua mole fisica l’attore è riuscito a modellare per Murugesan una tenera vulnerabilità. Intensa ed espressiva Shriya Reddy, la cui passionalità è materna e rassicurante.  Perfetti anche Bharat e Bhavana nei loro ruoli più energici e vitali, la ragazza è deliziosa e i suoi manierismi ricordano Jyothika, nella canzone “Kadhal Neru Pen” i suoi capelli neri che fluttuano al vento,  tra fiamme e polvere, trasformano le strade anonime del villaggio in un irrequieto limbo di passioni.
Veyil sarebbe sotto ogni punto di vista un film perfetto, dalla tecnica a i contenuti, dall’agilità dei salti narrativi all’intensità delle interpretazioni, l’eccesso di violenza però, funzionale alla storia nel primo tempo, inizia a costruire un senso di angoscia e repulsione nel secondo. In alcuni momenti, e in particolar modo nella parte conclusiva, perde equilibrio e l’empatia con il protagonista lascia spazio ad una sensazione di disagio. Il regista calca troppo la mano e non riesce più a fermarsi, alcune immagini sono così cruente e spietate da portare alla nausea.


Il mio giudizio sul film : **** 4/5


ANNO: 2006

LINGUA : Tamil

REGIA: Vasantha Balan

TRADUZIONE DEL TITOLO : Sole cocente


CAST
Pasupathy ……………………… Murugesan
Bharat ………………………….. Kathir
Bhavana …………………………. Meenakshi
Shriya Reddy ………………… Pandi
Priyanka Nair …………. Thangam


COLONNA SONORA : G.V. Prakash Kumar

PLAYBACK SINGERS : Karthik, Chinmayi, Kailash Kher, Jassie Gift, Shankar Mahadevan, Shreya Ghoshal, Mincka Vinayakam, Prashanthiuni, Tippu


QUALCOS’ALTRO: 
Veyil è stato il primo film Tamil ad essere proiettato al Festival di Cannes nella sezione Tous le Cinema du Monde, il regista Vasantha Balan era presente in sala.
La pellicola ha vinto il National Award come miglior film Tamil nel 2006
Lo zio del compositore G.V. Prakash Kumar è il maestro A.R. Rahman
Il villaggio in cui sono state effettuate le riprese del film è una località agricola nel distretto di Virudhanagar.

22 luglio 2010

AAP KI KHATIR (UN FIDANZATO IN AFFITTO)




Tutto sommato divertente, nonostante i dialoghi innaturali e canzoni monotone e mal inserite (probabilmente il peggior album di Himesh Reshammiya) , Aap ki khatir è un film da guardare piacevolmente una volta ma è un prodotto che si esaurisce nell’arco di tempo in cui viene proiettato. Ispirato all’hollywodiano The Wedding Date, gioca tutte le sue carte sulla sua interprete: Priyanka Chopra, frizzante, bella e soprattutto autoironica. Il resto del cast è presente solo per proforma, le altre donne fanno da cornice, gli attori uomini le allacciano le scarpe o le reggono la borsetta sudando come matti nell'intento di poterle correre dietro.


TRAMA
Anu (Priyanka Chopra), una ragazza egocentrica e superfashion, per non presentarsi single al matrimonio della sorella minore (Amisha Patel) affitta un accompagnatore (Akshaye Khanna) e lo spaccia per il suo nuovo fidanzato con lo scopo di riconquistare il suo ex Danny (Dino Morea). Ma Amar e Anu vanno più d’accordo del previsto e mente Danny esita nella sua confusione, il divertente escort si fa strada…


Priyanka e Akshaye Khanna sono ben compatibili nelle commedia ma molto impacciati nell’approccio romantico; mentre il personaggio di Anu è ben delineato e chiaro, quello di Aman, l’escort poi redento dal fascino della sua cliente, resta più insignificante e confuso, non si sa niente di lui e non si capisce come mai, già dalle prime scene, si atteggi da eroe a priori e inizi a cantare sdolcinerie fissando Anu con occhi sognanti. Una più decisa freddezza e antipatia iniziale avrebbe reso la trama più convincente e appetitosa.

Dall’andamento altalenante ma non del tutto noioso, Aap ki Khatir risente della carenza di aspettative e fiducia riposta in lui e non si dimostra migliore del film americano da cui è tratto, magari nemmeno il regista ci ha creduto fino in fondo e ha pensato di tirare via senza rifinire il plot o rendere succosa la chimica tra i protagonisti. I dialoghi sono spesso soporiferi, i personaggi secondari poco intriganti a partire da Dino Morea (che si domanda ancora il perché della sua recente imbalsamazione), Lilette Dubey nei panni di madre alternativa un po’ vamp diventa un’oca starnazzante che mette in mostra, fregandosene del buon gusto, vistose scollature. Ciliegina sulla torta Amisha Patel si ritrova mannequin nell’ennesimo film dove grazie a dio NON è protagonista e si dedica al suo passatempo preferito : indossare bei vestiti, bijoux e sandalini. Ci va benissimo... non fatele fare altro.


Il mio giudizio sul film : ** 2,5 / 5

Pollice in alto per : Una Priyanka Chopra agguerrita super-protagonista
Anupam Kher, prezzemolino, instancabile mattatore

Pollice in basso per: la fretta con cui è stato girato, la fretta con cui sarà possibile dimenticarlo



ANNO: 2006

TRADUZIONE DEL TITOLO: Solo per te

REGIA: Dharmesh Darshan

CAST:

- Priyanka Chopra....... Anu
- Akshaye Khanna........ Aman
- Amisha Patel.......... Shirani
- Dino Morea............ Danny
- Suniel Shetty......... Kunal
- Anupam Kher........... Arjun Khanna
- Lilette Dubey......... Betty Khanna


COLONNA SONORA: Himesh Reshammiya

PLAYBACK SINGERS: Himesh Reshammiya, Alisha Chinoy, Kay Kay, Sunidhi Chahuan, Kunal Ganjawala


QUALCOS'ALTRO:

- La fossetta sul mento di Akshaye, tratto distintivo dell'attore, è stata ereditata geneticamente dal padre Vinod Khanna, vera star degli anni '70/ 80 che ha recitato al fianco di Big B e Rishi Kapoor in film "epici" come Aamar Akbar Anthony, Chandni, Zameer e Muqaddar ka sikander; tra le sue più recenti intrepretazioni spicca il velenoso ufficiale di polizia di Wanted (2009)... da urlo!!

- Aap Ki Khatir è stato doppiato e adattato (con tagli e spezzettamenti presumo) alla programmazione Rai nel ciclo 2010 di "Le Stelle di Bollywood". Potrete vederlo sabato 24.07.10 in prima serata su Rai Uno.

05 giugno 2009

D O S A R


'Dosar' non è un film in lingua Hindi. Girato a Calcutta in un sofisticato bianco e nero, è un esempio della cinematografia indiana d'autore in lingua Bengali. Priva dell'aura scintillante che contraddistingue la produzione bollywoodiana, la pellicola è ad alto tasso di introspezione psicologica, con performance davvero di altissimo livello da parte dei due attori protagonisti: Konkona Sen Sharma e la superstar bengalese Prasenjit Chatterjee.

L'inizio non è per nulla promettente: statico, lento, con dialoghi mal scritti. E la fine arriva di colpo, dopo una brusca accelerazione nella trama. Ma il corpo del film è molto interessante. Il modo intimista con cui viene sondato il rapporto fra i due coniugi al ritorno a casa dall'ospedale del marito è sottile e ben rappresentativo della fragilità dei rapporti umani in una situazione di crisi improvvisa.

Alcune sequenze sono magistrali:

* l'incidente d'auto: il raggelante frastuono, lo sguardo attonito degli astanti;
* il trasporto della salma della donna vittima dell'incidente, con al seguito marito e figlio;
* l'annuncio della morte della collega bruscamente comunicato da Kaberi a Koushik in ospedale;
* il pianto sommesso ma disperato di Koushik mentre viene imboccato dall'infermiera (da nodo alla gola);
* molti dettagli nella fase di riavvicinamento di Kaberi e Koushik.

Superflua la vicenda parallela dell'amica di Kaberi e del suo amante. Sottrae tempo prezioso alla storia principale.

TRAMA

Koushik rimane gravemente ferito in un incidente d'auto nel quale l'amante perde la vita. La moglie Kaberi si trova all'improvviso a dover affrontare la tragedia delle condizioni critiche di salute del marito e la scoperta devastante della sua infedeltà. Il divorzio sembra l'unica soluzione praticabile.

RECENSIONI

Rediff: ***
'Rituparno Ghosh è indubbiamente un grande narratore. Il soggetto sembra semplice e forse convenzionale, ma la sceneggiatura fa la differenza. Rituparno rappresenta molto bene le emozioni umane e dà spazio ai punti di vista di tutti i personaggi. Sia Prasenjit che soprattutto Konkona regalano grandi performance. Non si comprende la ragione del bianco e nero, seppur piacevole. La fotografia quasi perfetta e il buon commento musicale offrono il dovuto supporto.'
Srabanti Chakrabarti, 12.05.06

Cinema Hindi: ***
Punto di forza: la storia principale e le interpretazioni
Punto debole: l'inizio troppo lento

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Konkona Sen Sharma ('Luck By Chance') - Kaberi
* Prasenjit Chatterjee ('The Last Lear') - Koushik

Regia e sceneggiatura: Rituparno Ghosh ('The Last Lear')

Traduzione del titolo: 'compagno'

Anno: 2006

Sito ufficiale: per visionare il trailer Clicca qui

CURIOSITA'

* Il film è stato presentato alla 60ma edizione del Festival di Cannes nella sezione 'Les Cinema du Monde', ed è stato recentemente proiettato a Roma nel corso della rassegna 'Rainbow of Indian Films'

* Uno dei personaggi viene sorpreso a leggere 'L'omonimo', il notissimo romanzo di Jhumpa Lahiri da cui è stato tratto il film 'The Namesake. Il destino nel nome' diretto da Mira Nair

* Il regista Rituparno Ghosh ha vinto nel 2003 il National Award per il miglior film in Bengali per 'Shubho Mahurat'

* Prasenjit Chatterjee è da quasi due decenni il più famoso attore del cinema di intrattenimento in lingua Bengali. La sua filmografia è impressionante: circa 270 film, con una media del 40% di successi negli ultimi dieci anni. Ha dichiarato di considerare il suo ruolo in 'Dosar' come la sfida più grande della sua carriera: '(Koushik) subisce gravi ferite, e per la maggior parte del tempo sono rimasto in posizione orizzontale e potevo esprimere le mie emozioni solo con gli occhi. Nessun'altra parte del mio corpo doveva muoversi. E' stato estremamente estenuante, ma anche stimolante perchè il pubblico indiano generalmente non accetta questo tipo di personaggi.'

03 giugno 2009

KABHI ALVIDA NAA KEHNA (NON DIRE MAI ADDIO)


Lo devo ammettere, sarò spaventosamente di parte. Non farei uscire una parola negativa nemmeno sotto minaccia.
Non solo perché mi ritrovo avvolta dalla mia costante carenza di obiettività ( in fondo chi può esserlo di fronte al proprio film preferito?) ma anche perché non è difficile tirare fuori valanghe di meriti avendo questo titolo tra le mani.

E’ il più sofisticato tra i film di Karan Johar, regista da record, figlio della radiosa nuova generazione bollywoodiana che ha già alle spalle clamorosi blockbuster e un pubblico delirante di seguaci sparso per il mondo intero.
Ripeto casomai fosse sfuggito a qualcuno: per il mondo intero!! Il film mira ad essere universalmente appetibile. Lo prescriverei come cura nei casi di pregiudizio latente nei confronti della cinematografia indiana, considerata ancora , da una vasta schiera di ignoranti, un’industria di serie B e destinata solo al veloce consumo nazionale. Vogliamo svegliarci una buona volta?

Kabhi Alvida Naa Kehna è un progetto ambizioso, dal budget illimitato e dal cast stellare, riunisce attori da paura e regala a ciascuno dei suoi grandi interpreti un personaggio accuratamente studiato.
Mantenendo le giuste dosi di ragione e sentimento, il film è impeccabile nella forma e al tempo stesso strabordante d’emozione. I fragili equilibri tra i rapporti umani perdono ogni contatto con la quotidianità per trasformarsi in uno spettacolo seducente ma non meno toccante, efficace e reale.


TRAMA
Dev e Maya sono insoddisfatti della loro vita di coppia e si confrontano per cercare di migliorare l’intesa con i rispettivi partner; col passare del tempo si accorgono che sta nascendo un legame nuovo che li coglie impreparati e che forse era stato già deciso dal destino. (La trama è semplice, ma garantisco, tutto il resto no)


La bellezza esteriore non è mai freddo estetismo piuttosto una costante ricerca del film perfetto, intoccabile, capace di incantare con sequenze meravigliose sfruttando mezzi all’avanguardia saziando gli occhi , appagando i sensi, raccontando una storia.
L’eccezionale fotografia mostra una New York di un fascino mai visto, nota è la cura maniacale di Karan per il raggiungimento della bellezza assoluta dell’immagine, dalla location alla luce; colori che devono sorprendere, rilassare, scioccare, attrarre magicamente la telecamera e accompagnare gli stati d’animo dei personaggi. Dai suoi interpreti richiede ovviamente l’eccellenza e presuppongo che per soddisfare i suoi ideali arriverà a strizzarli come limoni.
Karan vuole il meglio e sa come, e da chi, ottenerlo.

Dev Saran è il mio personaggio preferito nell'abbondante filmografia di Shahrukh Khan. E’ così intenso, così reale, così velenoso. Non un uomo dei sogni ma una persona vera piena di difetti, di rancore, di desideri non realizzati, di passioni represse che lo corrodono e lo rendono aggressivo. Le sue battute sono taglienti, la sua emotività disarmante, la sua tenerezza angelica. Il sex appeal? Lasciamo perdere; è capace di farmi sentire subito bene se mi sento male, o subito male, se al contrario mi sento bene.

La sceneggiatura, moderna, intensa. I dialoghi non concedono spazio alla noia.
Ognuno dei personaggi possiede un registro proprio, Dev è cinico ma anche stuzzicante, sempre provocatore nelle affermazioni. Rhea è realista e diplomatica, sa come utilizzare il linguaggio per mantenersi vaga o per colpire l’orgoglio. Maya è misurata, perfettina, anche nelle sue parole svela il suo perpetuo trattenersi. Che dire poi delle perle di saggezza che sono state scritte per Sam/Amitabh Bachchan? Il dialogo con Maya in ospedale è da respiro interrotto. Casomai dovesse squillarmi il telefono durante questa sequenza potrei tranquillamente spappolarlo contro un muro.


TIME STOPPING SCENES:

-Il mix di immagini nella canzone “Where’s the party tonight?”, la materializzazione del tradimento tra Dev e Maya si intervalla ai festeggiamenti della moglie Rhea e del marito Rishi, contenti di aver raggiunto i proprio obiettivi e sicuri dell’amore dei rispettivi partner.

- La cena a cui partecipano tutti i protagonisti, letteralmente incendiata dalle battute al vetriolo tra Dev (Shahrukh Khan) e Sam (Amitabh Bachchan). Uno scontro tra titani.

- Le scene di gelosia a teatro e le rispettive provocazioni; il gioco scorretto e gli sguardi che si intrecciano. Nessuna sillaba viene pronunciata, sarebbe stata superflua.


QUALCOS’ALTRO:

La protagonista inizialmente scelta per il ruolo di Maya era Kajol, che poi rifiutò consegnando questa meraviglia di film nelle mani di Rani Mukherjee. L’attrice compare in un breve cameo all’interno della canzone “Rock ‘n Roll Sonye”
Fin dal suo primo film Karan ha voluto assicurarsi che tutti i suoi attori indossassero sempre abiti all’ultimo grido, dalle grandi firme ai voluttuosi e scintillanti embroided saree. Il buon gusto e la cura per i dettagli sono una sua prerogativa. Eleganza + Eccentricità è un binomio possibile, guardate uno dei suoi lavori e ve ne renderete conto.


ANNO : 2006
REGIA : Karan Johar
TRADUZIONE DEL TITOLO: Mai dirsi addio
CAST:

- Shahrukh Khan.................... Dev Saran

- Rani Mukherjee....................Maya

- Amitabh Bachchan.................Sam Talwar

- Abhishek Bachchan................Rishi

- Preity Zinta.........................Rhea

- Kirron Kher..........................Kamaljit

- Arjun Rampal.........................Jai

Special Guests : Kajol e John Abraham


La COLONNA SONORA , firmata Shankar- Ehsaan- Loy è sicuramente meno coinvolgente delle loro precedenti collaborazioni (Kal Ho Naa Ho, Bunty aur Bably) ma tutto sommato basta così, non avrei nemmeno voluto in questo film canzoni troppo piacevoli e orecchiabili. Le song picturizations spaziano dall’incanto della natura alla frenesia della metropoli, dove si alternano bizzarre feste private di ricchi NRI, disco parties, sensualità che trabocca, attualità e un pizzico di fatalismo

PLAYBACK SINGERS: Sonu Nigam, Alka Yagnik, Shankar Mahadevan (Shankar), Loy Mendonsa (Loy), Shaan, Shafqat Amanat Ali, Vasundara Dhas.


RECENSIONI:
Bollywood Hungama (testo originale)
BBC Bollywood (testo originale)
The Times of India (testo originale)
New York Times (testo originale)


Il mio giudizio sul film: ***** 5/5
Se vi piacerà vi innamorerete irreversibilmente del cinema indiano.
Per coloro che sostengono che sia eccessivamente lungo (3h09’) melodrammatico, pesante, patinato, ho in serbo un unico commento: non ve lo meritate!!

06 maggio 2009

AHISTA AHISTA


'Ahista Ahista' è un raro esempio di come si possa trarre una sceneggiatura insolita e avvincente da un soggetto tutto sommato debole.

Il film è delizioso e ben costruito: la regia è molto attenta, i personaggi sono amabili e realistici, i dialoghi impeccabili, la location spettacolare (il quartiere islamico di Delhi), la fotografia splendida, le scenografie curate.
La pellicola, grazie ad una intelligente sceneggiatura, non si limita a raccontare una delicata storia d'amore, ma offre qualcosa di più. E' anche e soprattutto una storia di formazione: e se intenerisce la fiducia in se stesso che Ankush scopre di possedere e che lo induce a migliorare la propria vita in una direzione del tutto inaspettata, è significativa anche la graduale trasformazione della silenziosa Megha che si schiude come un fiore.

Quanto al cast, Abhay Deol è l'attore di maggior talento fra i volti nuovi in India. Soha Ali Khan regala al suo personaggio un'eleganza ed una discrezione che incantano. Shakeel Khan e gli altri caratteristi sono piacevoli. L'unico a non convincere è l'inespressivo Shayan Munshi.

TRAMA

Ankush (Abhey Deol) si presta a pagamento come testimone per le nozze. Un giorno incontra una ragazza, Megha (Soha Ali Khan), che è scappata dal suo villaggio per sposarsi. Il fidanzato Deeraj (Shayan Munshi), però, non sembra altrettanto puntuale.

RECENSIONI

The Times of India
'Personaggi carini. Tutti ben intenzionati, che sbagliano semplicemente perchè sono umani. Storia carina. Si tiene alla larga dagli stereotipi e tenta di raccontare qualcosa di nuovo. Ambientazione carina. Benvenuti a Delhi. Ritmo carino. La storia d'amore è rilassata, languorosa, sussurrata. Musica carina. Himesh Reshammiya mescola sufi e sentimento per creare una morbida sinfonia. Risultato finale? Film carino. Ma le carinerie non bastano per far sensazione al box office ad alto decibel di Bollywood. E 'carino' è sinonimo di 'noioso' nella speziata produzione desi che sforna masala ogni venerdì. E' da biasimare il nostro gusto bollywoodiano cresciuto male, ma questo piccolo, silenzioso film indipendente a fatica troverà estimatori nell'era dell'esagerazione.'
Nikhat Kazmi, 19.08.06

Hindustan Times: **1/2
'Ogni tanto Bollywood sforna sorprese di questo tipo. Un semplice piccolo film che regala una storia d'amore carina, priva dei singhiozzi pulp da melodramma masala. 'Ahista Ahista' si differenzia nel modo in cui il regista Nair sviluppa il climax: non come ti aspetteresti. E la storia ti piace sempre di più. Al suo secondo film, Abhay Deol prova di essere andato oltre le due espressioni e mezza del clan dei Deol. Soha Ali Khan è perfetta.'
Vinayak Chakravorty, 19.08.06

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: nessun aspetto spicca sugli altri; è tutto molto omogeneo e funziona a meraviglia
Punto debole: Abhay in un numero danzato NO, per favore, NO

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Abhay Deol ('Dev D') - Ankush
* Soha Ali Khan ('Dil Kabaddi') - Megha
* Shayan Munshi ('My Brother Nikhil') - Deeraj
* Shakeel Khan ('Don') - Zulfi

Regia: Shivam Nair ('Maharathi') qui al suo debutto cinematografico

Soggetto e Sceneggiatura: Imtiaz Ali (regista e sceneggiatore di 'Jab We Met')

Colonna sonora: Himesh Reshammiya ('Fool'N'Final')

Fotografia: Prakash Kutti ('My Name Is Anthony Gonsalves')

Anno: 2006

Traduzione del titolo: 'A poco a poco'

CURIOSITA'

* Nel 1981 è stato distribuito un film con lo stesso titolo, la cui trama non ha nulla a che vedere con la pellicola del 2006

* La storia si ispira ad un fatto realmente accaduto, ma ricorda anche 'Le Notti Bianche' di Dostoevskij

* Nei titoli di testa si ringraziano i registi Anurag Kashyap ('Dev D') e Sriram Raghavan ('Johnny Gaddar')

* Ultime parole famose. Una delle battute finali pronunciate dal personaggio interpretato da Abhay Deol: 'Non diventerò un Devdas'. Vedi 'Dev D' del 2009...

GOSSIP&VELENI

* Ma c'è solo da augurarsi di essere mollate sull'altare, se il risarcimento è il conforto di Abhay Deol. Ragazze: ABHAY DEOL! Mica un pirla qualunque

17 aprile 2009

FAMILY - TIES OF BLOOD



Non sempre i drammi familiari riescono a far esplodere il botteghino, né si può costruire un film esclusivamente attorno al tema della vendetta trovando, tra una sparatoria e un’altra, pure il tempo per lasciare una bella morale. Family è inconsistente, piuttosto mediocre ed evidentemente a corto di energie; un tuttologo che mette troppa carne al fuoco ma non sa gestire né la commedia nel primo tempo, né l’azione nel secondo.
Akshay Kumar è divertente ma ha poco spazio e niente di innovativo, la drammatica uscita di scena del suo personaggio fa si che tutta la prima ora di proiezione risulti irrimediabilmente slegata con ciò che verrà dopo.
Boomika Chawla più che una professionista mi sembra una dilettante. La ragazza può passare in un’Item song ma non ha le spalle abbastanza robuste per portare avanti un film intero né la capacità di compiere miracoli se la sceneggiatura non l’assiste... facoltà di cui in compenso si avvale Amitabh Bachchan, come sempre privo di difetti e illuminato da un’aura sacra anche in un film che non avrebbe niente di speciale, esclusa la sua presenza salvifica.
Le parti in cui non compare Big B, volendo, potete anche saltarle premendo il tasto Forward.

TRAMA:
Shekar, viene ucciso incidentalmente da un colpo partito dall’arma di Videsh, un gangster dal sangue freddo e dai ferrei principi. Aryan, il fratello della vittima giura di ottenere la sua vendetta e tiene sotto controllo la famiglia dell’assassino per cercare di ricattarlo. Nonostante il figlio lo tradisca e la moglie lo consideri ormai come un estraneo, Videsh continua a credere nell’assoluto valore della famiglia e sarebbe disposto a morire per salvare i suoi cari.

Amitabh Bachchan è un vero dio ed è facile averne le prove. Family si fa guardare solo perché lui è parte fondamentale del cast, altrimenti l’intero epilogo sarebbe stato solo insostenibile routine e fredda ostentazione di violenza.
Se avete voglia di costatare quanto i suoi occhi siano in grado di trapassare lo schermo come un coltello nel burro, gustatevelo impassibile e tagliente mentre presiede una riunione di gangster. Restate impietriti dalla scena in cui ricatta un nemico reduce da una sparatoria strappandogli i punti dalla ferita (uno-ad-uno!!!!) con una disinvoltura magistrale, e saltate subito dopo al climax per scoprirlo emotivo, vulnerabile, caricato da un'intensità ipnotizzante. Anche una frase banale si trasforma in straordinaria se pronunciata da una voce come la sua: “To kill Viren you need gusts, I like to hear my name in a trembling voice”.
Garantisco, è da panico.



Il mio giudizio sul film ** 2/5
(Amitabh Bachchan, eterno fuori classe, meriterebbe un bel ***** 5/5 )

ANNO: 2006
REGIA: Rajkumar Santoshi

CAST:

Amitabh Bachchan………. Viren Sahai
Akshay Kumar…………….Shekar
Bhoomika Chawla………...Kavita
Aryeman Ramsey…………Aryan
Shernaz Patel………………Sharda Sahai
Sushant Singh…………….Abhay

COLONNA SONORA: (dimenticabilissima) di Ram Sampath

RECENSIONI:
Bollywood Hungama *1/2

Testo originale
IndiaTimes ** 2/2

QUALCOS'ALTRO:

- Il film è tragicamente fallito dopo il secondo giorno di programmazione, gli incassi non hanno nemmeno coperto i costi
- E' stato quasi interamente girato a Bangkok
- Aryeman Ramsey è al suo debutto cinematografico, e, guarda caso, figlio del produttore del film... quella che si chiama una ... coincidenza...
A dimostrare che le raccomandazioni non bastano per diventare qualcuno, dopo un'interpretazione degna di un saggio di scuola media la sua carriera si è bruscamente interrotta per mancanza di meriti. E mi sembra giusto così.

07 aprile 2009

DARNA ZAROORI HAI


'Darna Zaroori Hai' è un film composto da sei episodi più uno di cornice, firmati da sette differenti registi. Il primo è opera del celebre Ram Gopal Varma, la storia-cornice di Manish Gupta, mentre gli altri sono girati da registi emergenti più o meno legati a Varma. Il primo è un’introduzione, mentre i successivi sono concatenati in un’unica storia.

Intro *****
Satish è un appassionato di film horror. Si accorge di essere in ritardo per la prima di “Darna Mana Hai” prodotto da Ram Gopal Varma. Decide quindi di prendere una scorciatoia e passare attraverso il cimitero. La madre lo avverte: tagliare per il camposanto è pericoloso in quella notte senza luna perché è il momento in cui le streghe si svegliano.

Cornice *****
Cinque bambini si allontanano durante una gita fuori città. Passeggiando nel bosco trovano un’antica casa in pietra. Stanno per ritornare all’hotel, quando sono sorpresi da un forte temporale. Si rifugiano nell’abitazione dove sono accolti da un’anziana signora. Il piccolo Ashu sostiene di non essere pauroso e sfida la vecchia a raccontare cinque storie di paura. Si siedono tutti assieme in una stanza ad ascoltare; al termine di ogni storia, uno alla volta, i bambini si alzano…

Storia 1 ****
Uno studente si reca dal vecchio professore per prendere ripetizioni di biotecnologia molecolare. Nota subito che l’uomo è molto distratto e guarda nel vuoto. Il docente gli confessa che da qualche mese c’è un individuo che gira per casa e che sta tentando di rubargli l’identità…

Storia 2 *****
Un ragazzo fa un piccolo incidente con l’auto. Suona il campanello dell’unica casa nei paraggi per chiedere aiuto. Apre una donna molto bella che gli confida di avere perso il marito. All’improvviso mentre lei è in cucina a preparargli un caffè, spunta il coniuge defunto: la sua povera moglie è morta da anni, come può averla vista?

Storia 3 **
Una famiglia trascorre la domenica pomeriggio in tutta tranquillità, quando alla loro porta si presenta un signore ben vestito che tenta di convincere il padre a sottoscrivere un’assicurazione sulla vita. L’uomo rifiuta e l’assicuratore manifesta di essere psicologicamente instabile.

Storia 4 **
Karan Chopra è un famosissimo regista bollywoodiano. Stanco di girare commedie per famiglie e storie d’amore, decide di darsi all’horror. Ha già in mente una storia: un automobilista dà un passaggio ad una ragazza che sta facendo l’autostop. La ragazza, in realtà, è un fantasma che uccide gli automobilisti. Karan prende il suo fuori strada e si dirige a Khandala per completare la trama del film e conoscere l’attrice che interpreterà la donna-fantasma. Sulla strada per Khandala si imbatte in una ragazza che fa l’autostop…

Storia 5 ***
Ajay sta guidando ubriaco su una strada buia, va fuori strada e si trova davanti una ragazza. Perde i sensi e quando si risveglia è incatenato al muro in una cella. Il capo della polizia gli chiede di confessare l’omicidio di un uomo. Ajay è confuso, non capisce cosa sia potuto succedere.

Registi:

Intro - Sajid Khan
Cornice - Manish Gupta
Storia 1 - Ram Gopal Varma
Storia 2 - Prawal Raman
Storia 3 - Vivek Shah
Storia 4 - Jijy Philip
Storia 5 – J. D. Chakravarty

Attori:

Manoj Pahwa (Satish)
Vecchia (Ava Mukherjee)
Ashu (Shweta Prasad)
Professore (Amitabh Bacchan)
Studente (Ritesh Deshmukh)
Automobilista (Arjun Rampal)
Varsha (Bipasha Basu)
Rahul (Makrand Deshpand)
Signor Pilagonkar (Sunil Shetty)
Signora Pilagonkar (Sonali Kulkarni)
Assicuratore (Rajpal Yadav)
Karan Chopra (Anil Kapoor)
Ragazza-fantasma (Mallika Sherawat)
Ajay Doshi (Randeep Hooda)

Recensione ***

L’episodio introduttivo è eccezionale! A tratti trash, combina molto bene humor e horror. Il balletto che separa l’introduzione dal resto del film, in stile bollywoodiano molto osé, è la ciliegina sulla torta! (il brano "Aake Darr" è cantato da Mohana Sarkar)

In alcuni dei corti successivi ironia e tragedia continuano a mescolarsi come nel pre-film. L’episodio-cornice riesce a mantenere un alto livello di tensione dall’inizio alla fine.
Non tutte le storie raccontate dalla vecchia, però, raggiungono lo stesso livello.
Il talentuoso Ram Gopal Varma ha diretto un buon corto, grazie anche all’interpretazione del mitico Amitabh Bacchan, che fino al colpo di scena finale non si capisce se c’è o ci fa.
Molto buoni sono pure il secondo e il quinto episodio. Il primo dei due è di Prawal Raman già collaboratore di Varma e regista di “Darna Mana Hai” a cui l’impostazione di “Darna Zaroori Hai” deve molto. Ricorda i racconti della serie “Hitchcock presenta”. L’altro risente delle influenze della cinematografia estremo-orientale adattando con una certa originalità il tema dello spirito inquieto che cerca vendetta a uno scottante problema sociale indiano.
Al contrario, il terzo e il quarto non sono niente di speciale, nonostante in quest’ultimo il protagonista sia il noto Anil Kapoor.

Nonostante molte critiche non siano state favorevoli a questo film, personalmente lo considero un esperimento molto interessante: riunire registi affermati ed emergenti è una buona occasione per promuovere il cinema indiano anche all’estero. E' uno dei rari film, e forse l'unica pellicola horror, girati a Bollywood a raggiungere il mercato occidentale poiché è stato mandato in onda su MTV.
Inoltre, nel complesso, il film è ben riuscito: l’intreccio tra realtà, ironia, suggestione e tragedia lo rende particolare soprattutto agli occhi del pubblico occidentale.
Il titolo traducibile in “Bisogna avere paura” è ambiguo: dopo aver visto il primo episodio può sembrare scherzoso, ma arrivati al finale - sempre che ci riusciate ;) - cambierete sicuramente idea.

03 aprile 2009

FANAA (LA PAURA NEL CUORE)



Fanaa garantisce ai suoi interpreti immense possibilità di sbagliare, come un oggetto in bilico tra la pianura e un precipizio, senza la fermezza di Aamir e di Kajol si sarebbe tranquillamente schiantato al suolo.
E’ un film che assaggia da vari piatti, non un passatempo ma neanche troppo serio, si propone come potenziale blockbuster e si contraddice tirando fuori personaggi impopolari, melodramma e scarsa credibilità.
Eppure nell’equilibrio di tante situazioni a rischio raggiunge una perfezione tutta sua. Lo trovo un prodotto eccellente nell’insieme, irrobustito da grandi interpreti, da un finale da pelle d’oca e da una colonna sonora a dir poco stupenda. Fanaa è un buon tentativo di creare qualcosa in grado di mescolare generi diversi senza ricorrere ai forti contrasti nell'unione di romance-comedy-action-drama; non si percepiscono mai brusche spaccature, è una fusione perfettamente riuscita e resta omogeneo, raffinato, piacevole, non un semplice contenitore.


TRAMA
Non posso inserirla…
Troppe sono le incongruenze e i salti, raccontata in due righe sembrerebbe assurda e scoraggiante. Fanaa va guardato e una volta che ci si è dentro bisogna solo lasciarsi andare.


GLI ATTORI

Non avremmo davanti lo stesso risultato se a controllare i passi ubriachi del film non ci fossero stati due attori che il loro mestiere lo sanno fare veramente, la cui espressività e passione fuoriesce da ogni millimetro del loro corpo. I due profili, l’intera sceneggiatura, le canzoni, sembra siano state ideate esclusivamente per poterli unire nello stesso set, per poter avvicinare i nomi Aamir Khan e Kajol in una locandina.
Abbinamento improbabile quanto vincente. La magnifica coppia male assortita.

Aamir.
Per tutto il film eccezionale anche se (volutamente?) imbruttito e appesantito nella prima parte (ma che gli hanno dato da mangiare? È lievitato…) , per poi svelarsi in tutto il suo fascino nella seconda (folgorante, quello che si dice l’effetto sorpresa). Con un personaggio così pieno di contraddizioni e nato per essere odiato, anche la più piccola esitazione da parte sua avrebbe scatenato l’insoddisfazione assoluta; Rehan è una figura negativa che non sempre viene percepita come tale, si fa conoscere e si svela , si concede agli spettatori. Aamir è geniale nel creare questa situazione strana, l’attore fa compiere al suo personaggio un passo avanti verso l’amore del pubblico e due indietro per ristabilire la giusta distanza … quasi a suggerire “ricordatevi chi sono e non amatemi troppo, c’è in gioco la riuscita del film”...

Kajol .
Il suo nome è sinonimo di entusiasmo contagioso e incredibile presenza scenica, ma
per deliziarci con grandi performance ha bisogno dell’ambiente giusto e Fanaa le è stato praticamente cucito addosso. Intensa nelle parti drammatiche, trascinante in quelle brillanti, semplicemente perfetta e adorabile qualunque cosa faccia.
Pensandoci bene, è forse l’unico film veramente bello che Kajol ha girato senza il suo storico compagno di scena , molto spesso da sola si è imbattuta in pellicole non proprio eccelse, ed è forse l’unica volta in cui la guardo “single” sullo schermo e non sento minimamente la mancanza di nessun altro Khan. Quando va detto… va detto.

Da non dimenticare: il contributo notevole di Kiron Kher e Rishi Kapoor. Impossibile immaginare per Fanaa un cast migliore.


I PERSONAGGI

Praticamente agli antipodi: Zooni, una ragazza non vedente dall’entusiasmo disarmante, e Rehan, bugiardo e pericoloso.I due poli in un’opposizione continua, e proprio l’improbabilità del feeling tra due personaggi così diversi crea un contrasto incredibile quanto interessante.


SONG PICTURIZATIONS

Ovvero la rappresentazione visiva delle canzoni contenute in una pellicola, non solo playback o coreografie, il cinema indiano ha una maniera tutta sua di introdurre i brani musicali con armonia all’interno di qualsiasi tipo di film creando una combinazione di esperienze sensoriali. Ricordiamo che sono parte stessa della narrazione, non un semplice diversivo.
Fanaa può vantare musiche e testi estremamente curati, così come locations e scenografie.

Mere Haath Mein / Stringendo le tue mani
Eterea e colorata. Rigenera nuova vita nello spettatore un po’ disorientato dai continui sbalzi della trama e lo aiuta a raccogliere energie per il finale.
Toni brillanti, musica dolcemente triste, parole che sono più di una poesia. Uno scenario interamente costruito in studio, spettacolare e artificiale.

Chand Sifarish jo karta amaari / La luna ci sta incoraggiando
La mia preferita, una passeggiata per le rovine del Qutb Minar. Musica orecchiabile, testo ammiccante, immagini semplici ma efficaci, seguiamo uno spigliato Aamir/ Rehan attraverso le meraviglie di Delhi.

Des Rangila / Variopinto, colorato
Dedicata all’India e alle sue bellezze. Patriottica e vivace, nel finale la coreografia ripropone l’immagine della bandiera indiana in un modo del tutto originale.

Chanda Chamke / Splende la luna
Filastrocca scioglilingua che riprende il motivetto di Chand Sifarish, è stata girata a Zakopane, innevato paese montano della Polonia meridionale. Si rivolge ai bambini ma diverte anche gli adulti, la prima volta che ho visto il film mi sembrava assolutamente fuori luogo, ora non la penso più così.

Dekho Na / Guarda
Classica rain song, la pioggia sinonimo di seduzione e liberazione delle passioni, colonna sonora della notte d’amore di Rehan e Zooni. Volendo fare una battuta cattiva… non è che il testo per caso è stato dedicato a Qualcuno? Della serie “Dekho Na/Guarda - cosa combino con la tua bella co-star?"

GIOCHI POETICI

Sullo sfondo di Delhi, catturata attraverso immagini eccezionalmente belle ed irreali, l’ossessiva attenzione di Rehan per Zooni, corteggiamento intrigante e insolito portato avanti un continuo scambio di versi. Non solo un dettaglio ma la vera forza narrativa di tutta la prima parte.
Della serie non conta “cosa” si racconta ma “come lo si fa”.

Citerò solo la coppia più suggestiva (che è già un riassunto dell’anima del film):

Tere dil men meri saanso nko panaah mil jaae/
Tere ishq men meri jaan fanaa ho jaae

Lascia che il mio respiro trovi rifugio nel tuo cuore/
Possa la mia vita distruggersi col tuo amore


ECHI E CITAZIONI

Una curiosità: c’è una sequenza in cui i protagonisti giocano ad Antakshari, una serie di indovinelli concatenati legati a celebri canzoni cinematografiche, un passatempo molto comune in India. Riesco a riconoscere un brano da Pyaasa, uno da Kashmir Ki Kali, uno da Aandhi e uno da Kagaaz Ke Phool.
Si attendono suggerimenti per identificare i restanti 2.
Troviamo poi qualche richiamo al “già visto” decontestualizzato e reinserito in Fanaa:
Il gesto di infilare braccialetti al polso di Kajol, la filastrocca scioglilingua, la bandiera indiana e l’inno nazionale (tutti da Kabhi Kushi Kabhie Gham?) la cantilena “cheater-cheater” che improvvisa il bambino sulla vasca da bagno (Kuch Kuch Hota Hai?) il gioco di parole su Dilwale Dulhania Le Jayenge citato dall’amica di Zooni mentre lei si allontana dal treno. Chissà se ce ne sono altre…


IL FINALE

Vero gioiello di Fanaa, cattura l’attenzione al punto da causare un mal di testa.

Il mio giudizio sul film ***** 5/5
Promosso a pieni voti!! Non toccherei assolutamente niente.
I giudizi poi sono soggettivi e il mio come al solito non vuole essere intellettuale ma solo istintivo sopra ogni cosa. Non mi stanco mai di rivederlo e se per 170 minuti il mondo esterno non esiste per me vuol dire che il film funziona.


ANNO: 2006

REGIA: Kunal Kohli

TRADUZIONE DEL TITOLO: Distrutto

CAST:
Aamir Khan………… Rehan
Kajol…………………....Zooni
Rishi Kapoor……......Zulfikar
Kiron Kher…………...Nafisa
Tabu…………………...Malini Tyagi

Apparizioni speciali di Lara Dutta, Shiney Ahuja


COLONNA SONORA: Jatin / Lalit

PLAYBACK SINGERS: Shaan, Sonu Nigam, Sunidhi Chauhuan, Mahalaxmi Iyer

RECENSIONI

The Times of India *** 1/2
Testo originale
Bollywood Hungama ****
PREMI E RICONOSCIMENTI:

- FILMFARE AWARDS
Vincitore nelle categorie : Best Actress (Kajol) , Best Male Singer (Shaan), Best Lyrics (Prasoon Joshi)
ma anche Zee Cine, IiFa e Star Screen Awards...

26 febbraio 2009

CORPORATE


Un film Hindi privo di personaggi positivi è davvero raro.
Madhur Bhandarkar in 'Corporate' non giustifica nessuno: persino la protagonista, Nisha, che pure mostra un tiepido senso dell'etica e che pagherà a caro prezzo i propri errori, non riesce a guadagnarsi la simpatia dello spettatore.

La pellicola è ambientata nel mondo della grande industria. Il primo tempo risulta alquanto incomprensibile, e non per lacune nella sceneggiatura o nella regia - il film è patinato quanto l'ambiente che rappresenta richiede, realistico quanto la crudezza della trama impone -, bensì per la tecnicità degli eventi e della terminologia. Nel secondo tempo la narrazione diventa più serrata e più masticabile anche per i profani: spionaggio industriale, corruzione politica, interessi economici internazionali, dubbie manovre borsistiche.
I personaggi sono molto ben costruiti: tutti negativi, in varia misura e a vario titolo, ma tutti realistici. Mostrano una trattenuta spossatezza, un'assenza quasi innocente di etica, un sincero stupore per il disprezzo che suscitano.

Il cast maschile è di prim'ordine. Kay Kay Menon, soprattutto nel secondo tempo, è superbo. Rajat Kapoor misurato e impeccabile dalla prima inquadratura all'ultima. Harsh Chhaya convincente e realistico.
Quanto a Bipasha Basu, si impegna e provoca meno danno del solito, ma il ruolo (e il film) sono troppo grandi per lei.

TRAMA

Nisha (Bipasha Basu) e il fidanzato Ritesh (Kay Kay Menon) lavorano entrambi nell'industria alimentare di proprietà del cognato di lui (Rajat Kapoor). Nisha sottrae alla concorrenza il progetto di lancio di una nuova bibita, ed insieme a Ritesh si adopera per la creazione di un prodotto analogo. Ma la falda acquifera che alimenta lo stabilimento è inquinata da sostanze cancerogene. Niente paura. Si lubrifica qualche politico e la bevanda viene immessa sul mercato.

RECENSIONI

The Times of India
'Tedioso nel primo tempo, teso e tirato nel secondo. Troppi personaggi si muovono sullo schermo, ed alcuni di loro rimangono inesorabilmente in disparte. E' il caso di Minissha Lamba. Persino Kay Kay Menon pare disoccupato sino all'esplosione del climax, quando, con le sue battute, stabilisce il fulcro morale della storia. Il film appartiene sostanzialmente a Rajat Kapoor e a Bipasha Basu. Guardate 'Corporate' per la sua attualità e novità.'
Nikhat Kazmi, 08.07.06

Hindustan Times
'Corporate' è realistico e tecnicamente buono. Ma senz'anima. Emoziona pochissimo. I personaggi sono figurine di cartone con le quali non sembra ci si possa relazionare. Il film esplora l'ipocrisia delle classi elevate e la corruzione nei corridoi del potere: tutte cose che abbiamo già visto nella cinematografia Hindi, anche se forse non confezionate in questo modo. 'Corporate' è prevedibile, e in alcune sequenze ricorda 'Page 3'. Il primo tempo è troppo lento e lo spettatore si gode soltanto gli ultimi 20-25 minuti. Il film si fonda sulle performance, con superbe interpretazioni da parte di tutti gli attori, in particolare di Bipasha che si è aggiudicata il ruolo della sua vita. Con sobrio glamour, l'attrice mostra la sua capacità nel sostenere un ruolo forte. Kay Kay è naturale, ma l'eccellente Rajat Kapoor conquista con Bips la scena.'
Diganta Guha, 08.07.06
Cinema Hindi: ***1/2
Punto di forza: Kay Kay Menon al suo meglio
Punto debole: la materia un po' ostica per i non addetti ai lavori

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Kay Kay Menon ('Black Friday') - Ritesh
* Bipasha Basu ('Raaz') - Nisha
* Rajat Kapoor ('Dil Chahta Hai') - Vinay
* Harsh Chhaya - Naveen
* Manoj Joshi ('Satta') - il regista (cameo)
* Javed Akhtar (compositore di testi) - cameo
* Atul Kulkarni ('Rang De Basanti') - narratore

Regia: Madhur Bhandarkar ('Page 3')

Sceneggiatura: Madhur Bhandarkar, Ajay Monga ('Fashion'), Manoj Tyagi ('Page 3')

Anno: 2006

CURIOSITA'

* Corporate è stato proiettato al Cairo International Film Festival 2009 nell'ambito di una retrospettiva dedicata a Madhur Bhandarkar (aggiornamento del 24.11.10).
* Non mancano scene esilaranti: il grande industriale che indossa l'anello con pietra consigliata dall'astrologo di fiducia; l'attrice bollywoodiana che si concede in modo pratico e frettoloso al politico locale; e la più gustosa, il regista che replica scandalizzato ad un giornalista 'QUESTO non è un item number, ok? QUESTA è una canzone filosoficamente sufi, ok?'

* Lo sceneggiatore Ajay Monga è stato protagonista della controversia relativa al presunto caso di plagio che ha coinvolto la sceneggiatura di 'Om Shanti Om', il cui primo tempo pare sia molto simile ad una storia scritta in precedenza da Ajay

GOSSIP&VELENI

* Bipasha Basu è la fidanzata di John Abraham ('Dostana'). Tra i suoi ex, spicca Dino Morea

* La Bipasha che con gli artigli pitturati di celeste arpiona il mio Kay Kay non mi va niente a genio