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24 dicembre 2009

DHOOL

L’industria cinematografica dello stato dell’India meridionale del Tamil Nadu, conosciuta anche come Kollywood è, per numero di film prodotti annualmente la seconda dell’India. Con una forte connotazione popolare, non trascura temi scottanti o controversi. Ha il proprio centro nella città di Chennai, nell’area chiamata Kodambakam dove ci sono i principali studi cinematografici.
Le star del cinema tamil hanno un seguito di pubblico che qualche volta sfiora la venerazione e in genere sono più pagati dei loro colleghi di Bollywood.

Titolo:Dhool
Anno: 2003
Regia: Dharani
Cast: Vikram, Jothika, Vivek, Reema Sen

voto: *****/5


Trama: Gli abitanti di un villaggio del Tamil Nadu, a causa della vicinanza di una fabbrica inquinante, non hanno accesso all’acqua potabile. Decidono di mandare una propria delegazione nella capitale per presentare una mozione al politico da loro eletto poco tempo prima.
La delegazione è formata da una donna anziana, da Eeswari bella e coraggiosa e da Arumugan, l’eroe del film.
Ma la richiesta di far valere i propri diritti non è facile e il gruppo proveniente dal villaggio si trova ad affrontare pericoli e problemi di ogni tipo, delinquenti e politici corrotti.

Dhool è un ottimo esempio per mostrare alcune delle differenze tra il cinema tamil e la produzione cinematografica di Bollywood. Ci si presenta come un grande contenitore narrativo in cui sono inserite molteplici trame, quella che fa da sfondo riguarda l’eroe che deve combattere politici corrotti e, su questa si innesta una storia d’amore che pian piano cresce e trova il suo culmine, con l’eroe che deve salvare la propria amata dal pericolo che la minaccia. Si aggiunge anche il lato comico, che nei film tamil può essere inserito nel contesto narrativo ma, a volte si presenta in veste di brevi scene completamente distaccate dalla narrazione principale.

Nel caso del film su cui stiamo ragionando le scene comiche sono inserite nel discorso narrativo e vedono coinvolti non solo gli attori specializzati in ruoli comici ma anche i protagonisti principali del film. Dhool infatti ci mette in contatto con la personalità di Vivek, ad oggi uno fra i migliori attori comici di tutta l’India, e ci dà la possibilità di apprezzare gli scambi brillanti e divertenti fra Arumugan e Eeswari.

La funzione delle scene comiche è molteplice, in Dhool aggiunge leggerezza a momenti più crudi della storia, praticamente ogni scena di questo tipo coinvolge i due attori protagonisti con l’aggiunta di Vivek e Reema Sen (nella parte della bella e provocante Swapna) e contribuisce a creare e rafforzare il legame amoroso tra Arumugan e Eeswari; in altri film le scene comiche formano una unità narrativa a parte e hanno una funzione didattico/pedagogica, dove si presenta al pubblico una situazione che riguarda un comportamento individuale o del villaggio/società e l’attore comico si presenta come colui che individua i comportamenti negativi e li condanna.

Un altro elemento caratterizzante i film tamil riguarda l’ambientazione che può apparire maggiormente “realistica”, ma che realtà potremmo definire più popolare. Non ci sono qui le ricche e immense ville tipiche delle ambientazioni di Bollywood, i personaggi sono inseriti in luoghi che sembrano più poveri, dalle pareti scrostate, con una vernice non proprio nuova. I set cinematografici tendono a ricreare quartieri dove le strade sono a volte sconnesse, non ci sono abitazioni moderne, c’è la presenza di cani, che è raro vedere in film Hindi. A volte hanno un padrone, vivono in casa e a volte, semplicemente li si vede aggirarsi tranquillamente per le strade in cui si svolge una data scena. A volte sono incolpevoli esecutori delle vendette dei prepotenti.

Le case, di cui abbiamo accennato sopra, sono costituite da un ampio cortile interno, spesso si tratta di uno spazio aperto, qui si riunisce la famiglia nei momenti di lavoro o di condivisione del tempo libero. Intorno c’è l’abitazione vera e propria che si sviluppa su un piano, raramente su due. E’ fatta per accogliere un gruppo familiare più ampio di quello costituito dalla coppia con figli, nella casa possono convivere infatti più fratelli con le rispettive mogli e i genitori anziani.

Differenze si notano anche nel tipo di abbigliamento. Le donne usano un abbigliamento indiano, quelle sposate hanno il sari e le ragazze non sposate hanno un abito costituito da tre pezzi formato da una gonna lunga e ampia, una blusa e una sorta di scialle che è drappeggiato lungo i fianchi e appoggiato su una spalla, non è raro vedere i personaggi femminili di questi film indossare il salwar kameez formato da ampi pantaloni e da una lunga tunica, i capelli sono lunghi, raccolti in una treccia e quasi sempre adornati da fiori bianchi.

Anche gli uomini hanno spesso abiti indiani, il più utilizzato è il dhoti, un lungo pezzo di stoffa che è drappeggiato intorno ai fianchi e ripiegato in modo da farlo somigliare vagamente a un pantalone, non raramente però i maschi portano anche abiti occidentali.
Infine uomini e donne portano sulla fronte vari segni costituiti da linee verticali, nel caso di devoti del dio Vishnu, o segni orizzontali di colore arancione nel caso di seguaci del dio Shiva.

Anche senza generalizzare troppo, possiamo dire che il tasso di violenza è maggiore nei film tamil. Dhool ci mostra molte scene di questo tipo e sono legate tutte alla presenza di personaggi corrotti, qui si tratta del politico e dei suoi metodi per organizzare brogli elettorali con il sostegno di una banda di malavitosi di quartiere. Lo stesso politico si serve della violenza per disfarsi dell’eroe che reclama i propri diritti, provocando un ulteriore contrasto violento tra i suoi scagnozzi e lo stesso eroe; qui ci troviamo in presenza di una novità, quella del personaggio femminile negativo, Swarnaka che è il capo della gang di delinquenti.

Swarnaka ordina gli attacchi punitivi contro chi si oppone ai suoi soprusi, è lei a minacciare e manipolare le elezioni, per conto del politico. Arriva al punto di occuparsi direttamente dell’eliminazione di un testimone scomodo, e infine è proprio lei ad affrontare in un duello finale Arumugan.
La scena è costruita in un crescendo drammatico in cui si inserisce la canzone cantata dalla vecchia che è arrivata in città insieme a Arumugan, il testo esalta le gesta di un eroe dalla forza straordinaria e lo incita alla lotta e alla vittoria.

La violenza, almeno in Dhool non è fine a se stessa, ma ne costituisce un momento inevitabile per ottenere giustizia. Può risultare una posizione controversa ma va inserita in un contesto dove tutto il resto ha già fallito il proprio scopo e funzione.
Chi reclama i propri diritti inizialmente si rivolge alla classe politica, ma si accorge che è costituita da corrotti e pericolosi individui, in altri film la corruzione avvelena l’altra istituzione preposta per legge alla garanzia della legalità, ovvero la polizia.
In altri contesti ancora la corruzione e il tradimento della propria funzione arriva dal mondo accademico o da un mondo economico che sconfina facilmente in atteggiamenti mafiosi.
Solo dopo aver provato il fallimento di queste istituzioni, l’eroe trova nella personale interferenza sugli eventi, il solo modo per ristabilire quella giustizia e ordine che è stato violato. Nel caso di masala e film di taglio popolare, questo schema di rottura/intervento/ricostituzione dell’ordine è quasi sempre rispettato.

Dhool inizia con una scena di lotta tra due personaggi rivali; la scena di lotta rappresenta una delle modalità con cui spesso inizia un film di questo tipo, altre volte la scena di apertura è una canzone coreografata di cui possiamo sottolineare qualche ulteriore aspetto di differenza rispetto ad altre cinematografie indiane. Ci riferiamo all’enfasi che ha il gruppo formato da molte decine di ballerini, il protagonista è posto al centro del gruppo a cui si contrappone, come in un dialogo danzato, il gruppo di ballerine di cui fa parte l’attrice protagonista, a differenza di molti film Hindi dove invece, le scene ballate si concentrano più spesso intorno ai due interpreti principali.

Da un punto di vista visivo l’efficacia è assicurata da un gioco di scelte cromatiche davvero notevoli, con uno sfondo che a volte è il verde intenso delle campagne del Tamil Nadu, altre volte lo sfondo è lo splendido mare azzurro dell’Oceano Indiano.

Anche se non mancano situazioni in cui le canzoni costituiscono rotture dello scorrere della storia o una digressione di qualche tipo, nei migliori esempi di film masala, le scene ballate hanno spesso una maggiore coerenza narrativa e nascono da situazioni o reazioni emotive di un personaggio.

Un ultimo elemento che vorremmo mettere in evidenza riguarda i nomi dei personaggi, ci riferiamo unicamente ai personaggi maschili dato che la cinematografia tamil ruota intorno al protagonista maschile.
Nei film tamil la componente culturale è molto marcata, lo abbiamo visto quando abbiamo affrontato il discorso sull’abbigliamento, la scelta dei nomi ribadisce l’orientamento culturale/religioso dato che fanno riferimento a vari appellativi delle divinità induiste del Tamil Nadu come Arumugan, Aru, Arul, Saamy che si riferiscono al dio Murugan dalle cinque facce e che è oggetto dell’adorazione degli induisti delle parti meridionali dell’India.

Dhool contiene praticamente molti degli elementi sopra elencati, vogliamo sottolineare la presenza efficace di Vikram, bravo attore tamil che riesce a passare da un film impegnato a un film popolare con naturalezza e bravura, ha ottimi tempi comici e una buona intesa cinematica con l’attrice Jothika, si dimostra un ottimo danzatore e risalta nelle scene di azione. Jothika regge il confronto e rappresenta una ottima controparte nelle situazioni serie, in quelle comiche e soprattutto in quelle romantiche.
Vivek ha quella rara qualità di superare i confini linguistici e culturali con il suo livello di attore comico.

17 novembre 2009

THILLANA MOHANAMBAL

Thillana Mohanambal
Quando il cinema tamil celebra i propri valori culturali.

Cenni sul titolo: Thillana è un componimento che fa parte della musica classica dell’India del Sud, anche conosciuta come musica Carnatica, è utilizzato spesso come base musicale per la danza classica indiana chiamata Bharatanatyam.

Titolo: Thillana Mohanambal
Regia: A.P.Nagarajan
Anno: 1968
Durata: 175’
Cast: Sivaji Ganesan - Shanmugan
Padmini: Mohana
Manorama: Jil Jil Sundari
Giudizio:***** 5/5


“Un saluto a tutti gli estimatori delle arti”, con questa frase presa direttamente dalla modalità di presentazione degli spettacoli teatrali nello stato indiano del Tamil Nadu, esordisce il film, ponendo già dall’inizio lo spettatore nella ricostruzione virtuale dell’esperienza teatrale.
La prima scena, nello scorrere dei titoli di apertura mostra lo svolgersi di una festività religiosa, una delle principali occasioni che gli artisti hanno per organizzare i propri spettacoli. Luogo privilegiato è il tempio poiché la musica e la danza classica sono fortemente interconnesse con la religione induista, un trattato delle scritture sacre è interamente dedicato alle arti.
Per questo motivo danza e musica portano in sé un elemento spirituale da cui non si può prescindere.

La storia inizia con l’arrivo in città di due compagnie, una di musicisti con a capo Shanmugan e l’altra formata da danzatrici che ha Mohana come artista principale. Quando i due gruppi si incontrano si sviluppa immediatamente una certa tensione e antagonismo tra Shanmugan e Mohana.
Dietro questo atteggiamento si cela l’attrazione tra i due tanto che Shanmugan, pur di nascosto decide di assistere all’esibizione di Mohana.

Le due compagnie lasciano la città e prima di arrivare alle rispettive destinazioni, percorrono in treno una parte del percorso. E’ importante parlare della scena che si svolge nel treno dato che è diventata estremamente popolare nella cinematografia tamil; nel vagone gli artisti si preparano a passare la notte e intanto Shanmugan e Mohana si scambiano pensieri e sensazioni in un dialogo fatto solo di sguardi, in un repertorio gestuale efficace ed evocativo.

Qui ci interrompiamo un momento per parlare brevemente dei due attori interpreti, Sivaji e Padmini. Hanno girato insieme un gran numero di film e hanno costituito la coppia romantica in assoluto più importante di tutto il cinema dell’India del Sud, oltretutto Sivaji è stato insignito della “Légion d’Honneur” (prestigiosa onorificenza che il governo francese assegna a chi si distingue in campo artistico). Ad oggi è considerato tra i grandi del cinema indiano.

Padmini oltre ad essere stata attrice di grande presenza scenica, è stata una importante ballerina di danza classica indiana e le scene di Thillana Mohanambal sono state danzate dall’attrice, senza controfigure. Al termine della carriera si trasferisce in America dove ha aperto un’accademia di danza dove ha insegnato per molto tempo. La scuola è uno dei centri principali per chi voglia seriamente formarsi nel Bharatanatyam.

Torniamo al film, la storia si dipana seguendo anche elementi tipici del cinema commerciale. Mohana attira l’attenzione di un ricco possidente che pur di averla, incurante del rifiuto della ragazza, organizza un piano per rapirla e portarla in un rifugio segreto.

In seguito si aggiunge un altro spasimante che è motivo di incomprensioni e un momentaneo allontanamento tra Shanmugan e Mohana ma, come in ogni racconto popolare che si rispetti, arriva un personaggio che aiuta i due innamorati a ritrovarsi e chiarire i reciproci sentimenti.

In Thillana Mohanambal non solo c’è l’esaltazione dell’arte e dell’amore, lo stesso discorso amoroso trova espressione nei dialoghi tramite metafore che rimandano alla musica e alla danza. Per spiegare questo tipo di espediente riportiamo la descrizione di una scena dove Mohana e la madre si scambiano delle opinioni.

Siamo nella prima metà del film, i due protagonisti si stanno già innamorando. La scena ha inizio quando la madre di Mohana inizia una discussione con gli altri componenti del gruppo e al suo arrivo Mohana chiede se sia in atto una conferenza e, con una nota di ironia, chiede secondo quale melodia la madre stesse discutendo.

Nel sentire questa notazione la madre risponde che, quale che sia la melodia, Mohana deve cantare secondo il ritmo e la melodia a lei gradite. Mohana risponde che non potrebbe cantare seguendo una melodia che non le piace e preferisce sceglierne una di suo gradimento, anche nel caso la madre non fosse in grado di capire quel motivo musicale. Alla fine la madre ribadisce in modo più esplicito che la figlia deve muoversi nella direzione scelta da lei e la ragazza ribatte che le sue gambe non sono in grado di muoversi secondo le indicazioni imposte dalla donna.

Questa scena ci aiuta a capire come il discorso artistico e amoroso si sovrappongono con particolare eleganza, è chiaro che le due donne stanno parlando di Shanmugan e dell’atteggiamento da tenere con lui, la madre fa capire alla figlia che il musicista rappresenta una scelta a lei sgradita ma Mohana si impone e contrasta la madre dicendo che a lei spetta scegliere l’uomo della sua vita.

Mohana accetta la sfida che le propone Shanmugan di partecipare a una competizione artistica, decide di ballare al ritmo composto dal musicista, in una sequenza di figure e passi che la impegnano fisicamente in un doloroso crescendo che trova il suo culmine quando cominciano a sanguinarle i piedi, nonostante tutto Mohana termina la sua danza. Di rimando in una scena seguente anche Shanmugan, nello sforzo di suonare inizia a sanguinare da una ferita non ancora rimarginata.

Sanguina lui e sanguina lei, nella relazione d’amore si dà e si riceve in misura eguale e come due artisti gli innamorati interagiscono in un dialogo amoroso che danza all’unisono.

Così l’incontro tra due arti e il loro connubio si interseca mirabilmente con l’amore che nasce e trova la sua via per esprimersi completamente; la danza e la musica che fanno danzare i corpi e l’anima sono parte dell’amore che fa danzare le anime al ritmo eterno della vita e della spiritualità.