14 gennaio 2009

HINDUSTAN TIMES U-Z

UDAAN: ***1/2
In Udaan si avverte una tensione che disturba e che gocciola incessantemente dentro di noi. Pochissimi film provocano un effetto simile negli spettatori. Penso che il cinema possa sia allontanare dalla realtà che costringere a misurarsi con essa. Nel primo caso cito ad esempio Wake up Sid!, una bella storia di formazione nella quale l'ordine naturale delle cose viene in qualche modo ristabilito. Udaan è un raro esempio del secondo caso, una pellicola superiore, un consigliabile debutto di desolante bellezza. Per Rohan i sogni non sempre si avverano, e questa è la realtà con cui la maggior parte di noi deve fare i conti. Il finale di Udaan è un po' deludente, ma forse le storie reali non hanno mai una vera fine, semplicemente continuano ad essere.
Mayank Shekhar, 16.07.10
U ME AUR HUM: ***
Khalid Mohamed, 11.04.08
UTT PATAANG: *1/2
La trama si svolge al chiuso, nel corso di una singola notte, in quattro camere, con quattro attori. E si muove avanti e indietro. Come il film. Senza vita. Avanti e indietro.
Mayank Shekhar, 04.02.11
VEER: *1/2
Poco è stato reso pubblico sulla loro separazione o sulla loro relazione professionale. Ma fra i due - Salim e Javed, i creatori negli anni Settanta della figura del 'giovane uomo arrabbiato', i più famosi sceneggiatori della storia di Bollywood -, Salim fu un maestro della sceneggiatura, mentre Javed probabilmente scriveva le meravigliose battute. Salim si occupava della compattezza del film, e Javed dell'intimità di alcune scene. Salman Khan è il primogenito di Salim ed è lo scrittore accreditato di 'Veer'. Potete capire all'istante da chi ha ereditato il suo senso di grandezza cinematica. In 'Veer' tutto è grandioso: gli eserciti di guerrieri, con immagini generate al computer che li moltiplicano; i palazzi dagli affreschi rinascimentali ottimamente resi dai 70 mm. C'è molto sciovinismo, ma non si capisce bene contro chi sia diretto. Questo film in costume, con le sue numerose canzoni e le tre ore di durata, trae origine più da Bollywood che da Hollywood.
Mayank Shekhar, 22.01.10
VICTORY: **
Out! Out! Out! 'Victory' è un derivato evidente di 'Chak De! India'. Le amichevoli e inesperte special appearance dei (veri) giocatori di cricket non riscattano per niente la pellicola. Harman Baweja è coscienzioso come un boy-scout. Quanto al resto, il film segna una Sconfitta.
(Questa recensione pare sia l'ultima di Khalid Mohamed per l'Hindustan Times. Il giornalista saluta i lettori)
Khalid Mohamed, 30.01.09
VIDESH: *1/2
Preity Zinta impregna di vulnerabile grazia il suo ritratto di una donna che vive costantemente nella paura. La storia ha i suoi buoni momenti (tutti riconducibili a Preity). Ma è un intrecciarsi incongruo di violenza ed alienazione domestiche con racconti antichi che, trasposti in un contesto canadese, semplicemente non funzionano. Preity Zinta, a suo credito, dà più di quello che riceve, attraversando realtà e fantasia con un'interpretazione meravigliosa. Il film non lo fa altrettanto bene.
Shashi Baliga, 27.03.09
WAFAA: *
E' scioccante vedere la star settantenne esporre il peloso torace. Il film è volgare da non credere, ed anche solo le scenografie basterebbero a far rivoltare lo stomaco. 'Wafaa' può essere annoverato fra le peggiori pellicole dell'anno (e forse di tutti i tempi). Girato in modo terribile, con performance agghiaccianti, datato. Per non parlare della cigolante superstar, che avrebbe dovuto mostrare il buon senso di non partecipare a questo film. Ed evitare di togliersi la camicia.
Anand Singh, 19.12.08
WAKE UP SID!: ***1/2
'Wake Up Sid!' appartiene ad un genere che indubbiamente fluisce da 'Dil Chahta Hai' di Farhan Akhtar: in parte Hollywood, in parte Bollywood, principalmente una storia di formazione, sottilmente romantico, in gran parte originale, con sentimenti autentici, anche leggero, Inglese nelle espressioni, Hindi nella lingua. Il film è più che realistico, malgrado il soggetto non nuovo, e persino il look patinato non risulta finto. Si sente che il regista Ayan Mukerji - e gli attori - hanno vissuto questa storia. Konkona Sen Sharma è vera senza alcuno sforzo, come sempre.
Mayank Shekhar, 03.10.09
WANTED: *1/2
L'industria cinematografica del Sud sembra seguire un percorso circolare. Un film viene prima realizzato in lingua Telugu, poi in lingua Tamil, o viceversa. Mahesh Babu interpreta il ruolo del protagonista in uno. Vijay nell'altro. Entrambe le pellicole incontrano un clamoroso successo al botteghino. La salute mentale del Paese va a farsi friggere. 'Pokiri' è un film di questo tipo. Nell'edizione originale Telugu pare abbia incassato moltissimo. Nella versione Tamil poco meno. Le pellicole Hindi, malgrado vengano distribuite in tutta l'India e all'estero, difficilmente riescono a raggiungere gli stessi numeri. Un tale successo commerciale non poteva non essere adocchiato dal produttore Boney Kapoor: 'Wanted' è il remake Hindi proprio di 'Pokiri'. E' essenzialmente un B-movie con un budget più consistente e con un'enfasi relativamente minore sul sesso. Il genere di film che Bollywood realizzava sino ad una o due decine di anni fa, e che ora è il dominio soltanto dei cinema regionali. Ovviamente l'eroe di turno deve vendicare una molestia o uno stupro. L'atto sanguinario è coreografato con delicatezza. Ogni sequenza d'azione si alterna con un numero comico, una canzone o una scena romantica. La sceneggiatura sembra quasi un semplice movimento di danza: passo 1, passo 2, passo 1, passo 2... Altrettanto importante è una manciata di ritornelli in bocca all'eroe. C'è una scazzottata ogni due scene, senza capire chi le stia prendendo, figuriamoci il perchè. Fare a pezzi un poliziotto rimane certamente l'ultima fantasia nazionale. Infine la pellicola deve culminare nella madre di tutte le scene d'azione. E 'Wanted' lo fa: Salman finalmente si toglie la camicia. Saranno felici in provincia. Ma dov'è la storia?
Mayank Shekhar, 19.09.09
WE ARE FAMILY: **
In We are family Arjun Rampal è il personaggio maschile silenzioso e privo di voce in capitolo, ma, rispetto al vecchiotto e privo di charme Ed Harris dell'originale hollywoodiano, Rampal ne esce meglio. La location è l'asettico primo mondo. Spaghetti pronti per cena. Moderna gestione della casa. Le due protagoniste sono le più talentuose e luminose attrici bollywoodiane. Il film è girato in modo pulito. Ma è solo l'idea che tiene legato tutto, e l'idea è interamente occidentale. Dio sa quanto sia povera l'immaginazione indiana, e WAF è semplicemente il raro riconoscimento ufficiale. I produttori hanno pagato i diritti, e questa volta quindi non rubano idee. Potrebbero esserci centinaia di originali sceneggiatori locali che aspettano una possibilità per esprimere qualcosa di nuovo, ma la pigrizia creativa non riguarda il pubblico. Il film c'è, in affitto dal cinema occidentale o remake indiano bello e pronto, a chi importa? In WAF il pathos non è creato dalla storia bensì solo dalle interpretazioni, in particolare da quella, meravigliosa, di Kajol.
Mayank Shekhar, 02.09.10
WELL DONE ABBA: ***
La sceneggiatura di Benegal è sicuramente lirica e stratificata. Il soggetto è serio, l'ottimismo unico. Il film è una raffinata black comedy che potrebbe solo parzialmente deludere con il suo ritmo lento. Benegal debuttò nel 1962. Nehru era ancora Primo Ministro, la conquista della Luna lontana, il canale Doordarshan sarebbe diventato a diffusione nazionale 20 anni dopo. Benegal si è costruito con onestà una carriera più significativa di quella di un'intera industria cinematografica. Il suo lavoro è oggetto di tesi di dottorato. Che un intellettuale gentile e umile, dotato di dignità - qualità rara nei personaggi pubblici Indiani -, abbia scelto di diventare regista, è una grande fortuna per il cinema Indiano, anche se il pubblico locale lo ha largamente tradito (e qualche volta a ragione). Ultimamente Benegal ha iniettato dell'umorismo nel suo lavoro ('Welcome To Sajjanpur', 'Well Done Abba'), e la cosa lo ha subito avvicinato ad un nuovo, emancipato pubblico da multiplex. Oltre a Naseeruddin Shah, Om Puri, Anant Nag e Rajit Kapur (il suo stock di attori), credo che Benegal stesse davvero aspettando un Boman Irani: un gioiello autodidatta che ha fatto il suo ingresso nel mondo del cinema solo pochi anni fa. E' sbalorditivo come questo attore, in un arco di tempo così breve, abbia deliziato un'intera nazione (due 'Munna Bhai', '3 Idiots', 'Don', 'Eklavya', 'Khosla Ka Ghosla', ecc.). Ma in WDA regala la sua performance più raffinata. Allora davvero well done (ben fatto), Benegal e Boman!
Mayank Shekhar, 26.03.10
WEST IS WEST: *1/2
West is West ha poco da spartire con la cultura orientale. Ila Arun è realistica in modo stupefacente. L'interpretazione di Om Puri è meravigliosa. East is East (1999) era un film politico e ragionevolmente accurato che mostrava gli anni in cui fecero la loro comparsa i cosiddetti Londonstani, i fanatici giovani asiatici. Questo sequel, purtroppo, non è nè personale nè politico. Che waste (spreco), allora.
Mayank Shekhar, 10.06.11
WHAT'S YOUR RAASHEE?: *
Questa sfortunata pellicola è l'adattamento cinematografico di un romanzo Gujarati, 'Kimball Ravenswood' di Madhu Rye. Harman Baweja è del tutto privo di fascino. Priyanka Chopra rende caricaturali i suoi personaggi: non ha ironia, nè arricchisce i ruoli di profondità. WYR è più un'interminabile trottola di risatine nervose, di costumi, di video musicali con una colonna sonora di seconda classe. Nessuno mostra un minimo di impeto. Gowariker ('Lagaan', 'Swades', e... questo?) potrebbe aver percepito la sceneggiatura come adatta per un film frizzante e divertente. Ma nè gli attori nè certamente l'auto-indulgente, serio regista-sceneggiatore hanno troppa inclinazione per la commedia, anzi: Gowariker riesce solo a propinarci di tutto un po' succhiando via ogni senso di gioia. La rustica roulette Russa è tirata incessantemente per le lunghe. I segni zodiacali sono 12. 'Quanti ne abbiamo già visti?', mormorano alcuni seduti nelle file dietro, 'Quanti ne rimangono ancora?'.
Mayank Shekhar, 26.09.09
YAMLA PAGLA DEEWANA: *1/2
In Yamla Pagla Deewana l'autocitazionismo non ha limiti: la colonna sonora di Barsaat riproposta come commento musicale, l'accenno al più grosso successo commerciale di Sunny Deol (Gadar), l'imitazione di Bobby Deol di una scena di Sholay, il titolo del film preso in prestito da una canzone di una vecchia pellicola di Dharmendra. Ma Sholay è un blockbuster di 35 anni fa, e l'età media della popolazione indiana è di 25. Barsaat è ormai dimenticato. Gadar costituisce per molti un volgare, datato incubo. Gli esempi citati sono stati inclusi nel trailer, per invogliare il pubblico a riempire le sale il primo giorno di programmazione, ed ecco ciò che il pubblico ha visto: metà Dabangg, con la polvere dell'Uttar Pradesh orientale, e metà Dilwale Dulhania Le Jayenge ambientato in Punjab. Un insieme distruttivo che appare al meglio una noia colossale e completa. La monotonia prende piede. Le scene si ripetono. Le battute perdono impatto. E' troppo tardi: Dharmendra e Sunny Deol sono all'ultimo stadio della loro carriera e vivono nel passato. Dharmendra ha 75 anni: non è rifatto e li dimostra tutti. Sunny Deol ne ha 54 ma non recita in ruoli adatti alla sua età. Il loro pubblico è passato oltre già da tempo, ma loro no: Apne, Right Yaaa Wrong, Fox, e ora Yamla Pagla Deewana. Triste ma vero.
Mayank Shekhar, 14.01.11
YEH SAALI ZINDAGI: ***
Nessuna delle vicende narrate in Yeh Saali Zindagi cattura emotivamente il pubblico perchè tutte competono per conquistarne l'attenzione. L'umorismo è auto-consapevole. Le armi scattano con facilità. La narrazione è intricata. C'è leggerezza nella morte, e c'è stile nei dialoghi. YSZ potrebbe piacere ai fan di Tarantino e di Rodriguez, e potrebbe di contro non eccitare gli amanti del più maturo Hazaaron Khwaishein Aisi (2003) o di Yeh Woh Manzil To Nahin (1987), entrambi diretti da Mishra. Mishra è anche il regista di Is Raat Ki Subah Nahin (1996), un raro esempio di gangster story pre-Satya che narrava la malavita di Mumbai. In YSZ Mishra utilizza (e forse perde) la trama per mappare in modo accattivante la vita urbana della metropoli-villaggio di Delhi. Il film diviene una sorta di 'racconto di due città', Dickensiano per la sua grottesca commedia e per il numero di personaggi che la sviluppano. Ciascun ruolo è disegnato per essere morbidamente vistoso in un modo suo proprio. Il movimento è molto ampio, e risulta faticoso sincronizzarsi alla sua rapidità. YSZ appare confuso perchè nessun personaggio possiede un centro morale. E nessun personaggio tiene unita la trama. YSZ si muove ovunque per giungere ad una fine che va oltre quella progettata. La pellicola rimane in testa ma non abbastanza nel cuore. Gli attori sono tutti ispirati e meravigliosamente amalgamati fra loro. YSZ appare di gran lunga migliore della sua sceneggiatura.
Mayank Shekhar, 04.02.11
YUVVRAAJ: **
Caro Subhashji, posso solo ricordarti che i gusti del pubblico sono cambiati, anche se non sempre per il meglio (ne è una prova il successo di 'Golmaal Returns'). 'Yuvvraaj' è il 18mo film che hai diretto. Spiacente, ma è un facile bersaglio. Non potevi istruire Irani ad essere un tantino controllato? Ma non importa, perchè la PEGGIOR interpretazione del cast arriva da Zayed Khan. Nessuna riconoscibile emozione umana sulla sua faccia. Anil è il solo vero attore sulla scena. Salman Khan è un Tom Cruise con orecchino, camicia a fiori e accento Greco-Italiano (*). Katrina Kaif, perennemente ad occhi spalancati e labbra glossate, mostra un'alchimia più vitale col suo violoncello che con Salman, e svanisce nel secondo tempo (troppo occupata ad arricciarsi i capelli?). La regia è molto artificiosa.
Khalid Mohamed, 21.11.08
ZINDAGI NA MILEGI DOBARA: ****
In Zindagi Na Milegi Dobara la Spagna toglie il respiro: è intensamente scenografica nonchè visualizzata in modo coraggioso (Carlos Catalan). Il film narra con grande realismo una storia di amicizia maschile, seppur in tono molto divertito e non melodrammatico o sdolcinato, e ricorda Dil Chahta Hai, il meraviglioso debutto alla regia di Farhan Akhtar. Inevitabili i paragoni. Sono trascorsi esattamente dieci anni da quando, nel 2001, DCH cambiò la cinematografia hindi grazie ai suoi protagonisti ricchi, disinvolti, urbani, narcisisti, modaioli. DCH celebrò anche i dieci anni di un'economia aperta, e divise il pubblico in classi metropolitane da centro commerciale e masse non leccate da monosala. DCH fu giudicato dai giornalisti come un prodotto rivolto alla prima categoria (opinabile, certo). E probabilmente anche ZNMD lo è. I protagonisti di DCH possono essere più o meno scambiati con quelli di ZNMD. Abbiamo il personaggio intenso (Hrithik Roshan per Akshay Khanna in DCH), il personaggio un po' sciocco e dominato dalle donne (Abhay Deol per Saif Ali Khan), e il mandrillo compulsivo (Farhan Akhtar per Aamir Khan). Ciò che conta e che amiamo ZNMD per le stesse ragioni per cui adoriamo il leggero, brioso DCH. I due titoli condividono un umorismo favoloso e pieno di ironia. In ZNMD il personaggio interpretato da Farhan è una miniera di battute argute e autoironiche. Entrambe le pellicole, dunque, dovrebbero sopravvivere alla prova del tempo. Alla fine, considerando la sua eccellente performance, sarebbe stata una buona idea se Farhan Akhtar, probabilmente il più poliedrico talento indiano, avesse interpretato il ruolo ricoperto da Aamir Khan nel suo primo film da regista-produttore, DCH appunto. La regista e sceneggiatrice Zoya Akhtar (Luck by chance), oltre ad intrattenere gli spettatori, sfoggia in modo deciso e suo proprio uno stile artistico mai pretenzioso e persino poetico (in senso letterale), il che è raro. Alcuni forse troveranno ZNMD un po' lento, ma non lo è. Da un punto di vista narrativo, il primo tempo è fitto, mentre nel secondo lunghi minuti vengono spesi per collegare fra loro vari eventi. La colonna sonora è relativamente modesta, con l'eccezione di Senorita. Ma non conta: porterete con voi momenti divertenti e memorabili vissuti dal trio di avventurosi amici, personaggi che vi ricorderanno coloro con cui siete cresciuti. E con cui continuerete a farlo. Facebook non può cambiare le cose. Le amicizie migliori, specialmente quelle del tempo della scuola, rimangono intatte in una fontana di giovinezza: in rapporto con loro noi non invecchiamo mai. E meno male.
Mayank Shekhar, 15.07.11

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