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24 settembre 2010

KOSHISH


Un film senza parole e quasi privo di suoni ma dall’espressività squarciante. Una silenziosa poesia di segni e sguardi. Gli occhi gridano e gesti appena accennati suggeriscono emozioni, lanciano richiami, sigillano promesse. Nella tenerezza, nella disperazione, emerge la storia di un amore puro, un legame indissolubile acceso dalla volontà di sfidare la natura e il destino. L’essere infantili, testardi, forti e scoprirsi di colpo ingenui, fragili e irresponsabili. Due vite che si legano in un unico e difficile cammino, un lungo percorso, un tentativo.


TRAMA

Aarti e Hari, entrambi sordomuti , si innamorano e decidono di costruire una vita insieme. Fiduciosi di poter avere una propria casa e una propria famiglia affrontano ogni ostacolo senza scoraggiarsi e custodiscono con pazienza, giorno dopo giorno, la propria felicità.


Gulzar è stato per il cinema indiano una risorsa inesauribile di energia: poeta, scrittore, sceneggiatore, regista, una personalità completa e complessa, un talento creativo dai mille volti i cui contributi furono fondamentali nella realizzazione e nel successo di innumerevoli produzioni. Protagonista prediletto dei film da lui diretti il sorprendente Sanjeev Kumar, attore dalla comunicatività urlante, fusione perfetta di raffinatezza e prepotenza espressiva, l’uomo comune e l’artista, la virilità nascosta da fragilità e tenerezza, la volontà di esprimere senza riserve le proprie sensazioni. Jaya Bhaduri condivideva con Sanjeev uno stile interpretativo piuttosto somigliante e perfettamente compatibile, oltre che e un’immagine altra, schiva, discreta, coinvolgente. La loro collaborazione professionale fu chimica istantanea, e Koshish, un film attentamente studiato per loro, ne celebra la perfetta e completa interazione.

La vita quotidiana è una lotta nella quale non bisogna perdersi d’animo, questo sembra suggerire il film, nella quale l’unione di diverse esperienze di limiti e debolezze può trasformarsi in una solidissima forza. L’essere umano è pieno di risorse ed è nella sua natura cercare di superare gli ostacoli imposti, la volontà e l’amore vincono sulla vulnerabilità, sui pericoli, sull’isolamento.

Una perla silenziosa sperduta nell’oceanica (e fantastica) produzione cinematografica indiana, Koshish è una dolcissima canzone d’amore, più di una riflessione, più di un dibattito, più di un film sociale. La malinconia del vivere, la sincerità, l’affetto, la voglia di reagire si impossessano degli attori, e di ogni loro azione, trasformando il film in una delicata favola. Una favola dove la capacità di comprendersi e di non abbandonarsi diviene una tesoro prezioso .


Il mio giudizio sul film : ***** 5/5


ANNO : 1972

TRADUZIONE DEL TITOLO: Tentativo

REGIA : Gulzar


CAST:

Sanjeev Kumar……………….Hari

Jaya Bhaduri…………………….Aarti

Om Shivpuri......................... Narayan

Asrani………………………….Kamu

Dina Pathak.................... Durga



COLONNA SONORA : Madan Mohan, testi di Gulzar


PLAYBACK SINGERS : Mohammad Rafi, Sushma Shreshta



QUALCOS'ALTRO:

- Nel film ha un veloce cameo anche l'attore Dilip Kumar

- Sia Sanjeev Kumaar che Jaya Bhaduri vinsero il National Award per la loro interpretazione nel film

- Alcune canzoni scritte dal compositore Madan Mohan prima della sua morte e mai utilizzate in alcun film vennero riprese , sottoposte a modifiche e incluse nella colonna sonora di Veer Zaara (2004).

- Anche nel film di S.L. Bhansali Khamoshi - the musical viene ripreso il tema di una coppia sordomuta (Seema Biswas e Nana Patekar) che cresce una figlia in grado di sentire e parlare.


03 agosto 2010

SHOLAY




La veloce etichetta di “curry western” sta stretta e scomoda come lo sarebbe un pesce rosso finito nella busta del luna park. Sholay è potenzialmente un evento miracoloso, un fenomeno che semplicemente “accade”, una coincidenza per la quale ogni personaggio coinvolto nella realizzazione è riuscito in questo contesto a tirar fuori il suo meglio, ciascun artista può impegnarsi al massimo di fronte ad un progetto interessante ma nessuno possiede la facoltà di prevedere in quale momento della propria carriera vedrà dinanzi la sua opera più grande. Ramesh Sippy, il regista, dichiarò di non essere mai stato troppo sicuro del suo lavoro e di non aver mai intuito di star dando vita a una leggenda. Chissà se lo ha pensato sul serio, forse si, anche solo un minimo cambiamento nel cast avrebbe variato l‘armonia di un perfetto film, che probabilmente non è solo il frutto di sagge intuizioni e talenti ma anche dell’ inspiegabile confluire di fortunate casualità.


TRAMA
Jai e Veeru (Amitabh Bachchan e Dharmendra) , due adorabili mercenari legati da una profonda amicizia, vengono ingaggiati da un ex ufficiale di polizia (Sanjeev Kumar) per dare la caccia a Gabbar Singh (Amjad Khan) , uno spietato bandito che semina il panico tra la sua gente . Nonostante il desiderio di liberare il villaggio dalla morsa di Gabbar resta in ombra il motivo per cui un gentiluomo come Thakur aspetti con ansia un faccia a faccia con il fuorilegge, e come mai abbia chiesto ai due di consegnarlo vivo nelle sue mani. Veeru corteggia allegramente la vivacissima Basanti (Hema Malini) mentre Jai istaura uno strano rapporto di rispettosa confidenza con la vedova Radha (Jaya Bhaduri), per niente intimoriti dalle minacce del bandito Jai e Veeru continuano a respingere i suoi attacchi e guadagnano l’appoggio della popolazione che riscopre la voglia di lottare e li acclama come eroi.


La sua atmosfera ricorda indubbiamente alcuni western movies di Sergio Leone, ma non fatevi ingannare, Sholay è la quintessenza del cinema indiano: valori, sinergia di vibrazioni, dramma che si alterna a momenti d’ intrattenimento, amore silenzioso e spirituale, ansia di riscatto, vendetta, canzoni, colori, musica, contrasti, coraggio e dialoghi che si fissano nella mente come potenti filastrocche o trafiggono come una scarica di frecce avvelenate.
La storia si svela attraverso costanti flashback e interessanti catene narrative, il vero protagonista, lo spietato Gabbar Singh, appare per la prima volta dopo oltre un’ora di film e il suo ingresso sulla scena è a plateale e imperdibile. Il villain “più villain” della storia del cinema indiano è così ben delineato da suscitare contrastanti reazioni di simpatia, (più tardi Shekar Kapoor riuscirà a ricreare un effetto simile con il suo Mogambo in Mr India) malvagio fino al midollo, sadico e dalla risata isterica, le sue battute cadono perfettamente l’una sull’altra tra azioni grottesche e reazioni infantili.
Ma Sholay è soprattutto il film dell’amicizia e sull’amicizia, esemplificata sullo scena dalla pazza corsa in sidecar. Nella prima parte del film Jai e Veeru appaiono una cosa sola e il loro rapporto indissolubile è rappresentato simbolicamente nella canzone “Yeh Dosti”, dove si reggono l’uno sulle spalle dell’altro, trovando l’equilibrio per sostenersi a vicenda senza lasciarsi andare; dalla seconda parte, i due iniziano a vivere alcuni spazi di intervallo, Veeru cerca la sua privacy per conquistare Basanti mentre Jai si apparta nei suoi pensieri. Amitabh Bachchan e Dharmendra scoprono un’ irripetibile e perfetta interazione, difficile dire se sia il tenebroso Jai , dall’humor elegante, o lo scapestrato ubriacone Veeru a catturare per primo il cuore del pubblico.

Se Jai e Veeru veicolano lo svolgimento della storia Thakur traccia le linee della sua filosofia. Ma quale è il messaggio? La volontà di superare la passività alla tirannia o il sacrificio personale per la felicità di chi sia ama? E’ la ricerca di una vendetta o di una seconda possibilità? Magari è l’emergere di un senso di responsabilità verso gli altri secondo il quale la parola data e la fiducia riposta divengono un contratto per la vita.
Drammatico, avvincente, ricco di contenuti e scene potenti, ma anche leggero e spassoso, Sholay è uno strano esperimento che ha luogo in un’esotica location da film di frontiera americano. Il villaggio è un microcosmo in cui coesistono il tempio e la moschea e i ritmi di vita sono scanditi da ricorrenze e celebrazioni. Il treno, con le immagini del quale il film si apre e si chiude, è il punto di collegamento tra il villaggio, nascosto tra le aride colline, e la città, dalla quale provengono i protagonisti.
La telecamera segue ansimante il galoppo dei cavalli e spazia in desolate riprese panoramiche, l’uso del fermo immagine nel momento in cui viene colpito a morte ciascun membro della famiglia di Thakur moltiplica per cento l’impatto della scena, il vento rimuove indecoroso il telo dai corpi dei defunti scoprendo allo sguardo terrorizzato dell’ufficiale i volti delle vittime di Gabbar Singh. Nuvole di colore nella gioiosa festa di Holi, passione e melodramma in “Jab tak hai jaan” il tentativo di Basanti di salvare il suo amato con una danza senza fine sotto il sole cocente, fino all’item song di Helen, conturbante ballerina nell’accampamento gitano in “Mehbooba Mehbooba” , e poi inseguimenti, rappresaglie, fino agli sguardi silenziosi tra Jai e Radha, l’amore inconfessato scandito dal suono dell’armonica e dalla luce delle lanterne, spente una ad una secondo un lento e suggestivo rituale notturno.

Sholay = Fiamme. Il titolo dice tutto in una parola.
Il film è un costante incendio e l’attenzione del pubblico diviene magma incandescente. Sholay è’ il fuoco delle esplosioni, della polvere da sparo o della pira funebre, del falò accesso dai gitani, ma soprattutto le fiamme che gridano negli occhi di Sanjeev Kumar , misteriosamente avvolto nel suo manto grigio, dalla voce pacata ma dentro ardente di rabbia. La rabbia inconsolabile di chi giunge a punto di non ritorno.

Il mio giudizio sul film : ***** 5 / 5


ANNO : 1975

REGIA : Ramesh Sippy

CAST:
Amitabh Bachchan……… Jai
Dharmendra………………. Veeru
Sanjeev Kumar……………. Thakur
Hema Malini…………………. Basanti
Jaya Bhaduri………………… Radha
Amjad Khan…………………… Gabbar Singh
Satyen Kappu……………………. Ramlal
A.K. Kangal……………………….. Imam
Sachin……………………………..Ahmed
Jagdeep………………………… Soorma Bhopali
Asrani……………………………….. il carceriere
Mac Mohan…………………. Sambha
Viju Khote…………………….. Kaalia
Helen………………………….ballerina gitana


COLONNA SONORA: R.D. Burman (musica) , Anand Bakshi (testi)

PLAYBACK SINGERS: Manna Dey, Kishore Kumar, Lata Mangeshkar, Rahul Dev Burman



CURIOSITA’, GOSSIP, TRIVIA, INFORMAZIONI :


La storia di Sholay fu scritta dagli sceneggiatori Salim Khan e Javed Akhtar, meglio noti come Salim / Javed autori anche di alcuni cult movies come Don, Zanjeer e Deewaar

Mi ripeterò aggiungendo che i dialoghi sono uno dei suoi più evidenti punti di forza, tanto che vennero commercializzati dischi in vinile con le più celebri battute del film. Tra le frasi più popolari : “Kitne aadmi thei / quanti uomini erano?” , “tumhara naam kya hai Basanti? / quale è il tuo nome Basanti?”, "Jo darr gaya, samjho marr gaya / se hai paura è come se fossi già morto", “Kynke mujhe befuzool bast karne ki aadat to hai nahin / non ho l’abitudine di parlare a vanvera” , "Tera kya hoga Kaliya? / adesso che ti succederà Kaliya?" , "Hum Agrenzo ke zamane ke jailor hain! / sono un carceriere dai tempi degli inglesi!"

Amjad Khan nel ruolo Gabbar Singh era al suo debutto cinematografico, il più celebre villain di tutti i tempi fu copiato e preso d’ispirazione in moltissimi altri film, spesso ri-interpretato dallo stesso attore (come in Ram Balram che vede sempre protagonista la coppia Amitabh Bachchan / Dharmendra). Il personaggio di Gabbar Singh è stato modellato su un reale evento di cronaca, pare infatti che negli anni ’50 un bandito con lo stesso nome terrorizzasse i villaggi nei pressi di Gwalior, la stessa figura appare anche in un racconto scritto dal padre di Jaya, lo scrittore Tarun Kumar Bhaduri.

Il set naturale è l’arido paesaggio di Ramanagaram, nei pressi di Bangalore (Karnataka), oggi diventato un luogo d’interesse turistico e ribattezzato “Sippynagar” o “Sholay rocks”.

Satrughan Sinha fu la prima scelta per il ruolo di Jai, successivamente Amitabh Bachchan mostrò interesse al personaggio e convinse Ramesh Sippy a sostituire Sinha con lui. Danny Danzongpa che doveva interpretare Gabbar Singh a causa di una sovrapposizione di date dovette rifiutare il ruolo, si trovava in Afghanistan per Dharmatma di Feroz Khan.

Durante le riprese del film Jaya era incinta della sua primogenita Shweta, Dharmendra e Hema Malini si sono sposati nel 1980, alcune indiscrezioni svelano che Sanjeev Kumar avesse chiesto ad Hema Malini di sposarlo poco prima che iniziassero a girare, sembra che sia questo il motivo per cui i due non appaiono insieme in nessuna scena.

L’attore comico Jangdeep sulla scia del successo del suo personaggio in Sholay interpretò un film intitolato proprio Soorma Bhopali (1988) nel quale Amitabh Bachchan e Dharmendra avevano un piccolo ruolo.

“Aa shuru hota hai phir” è una canzone qawali inizialmente prevista nella prima stesura del film ma tagliata via dal progetto finale.

Mera Gaon mera Desh (1971) , precursore di Sholay, con Dharmendra e Asha Parekh è considerato il primo film indiano ispirato al genere western.

Nel 2007 Ram Gopal Varma ha diretto un suo personale remake dal titolo Aag, con Ajay Devgan , la star malayamal Mohanlal e Amitabh Bachchan, questa volta nel ruolo del bandito. Performers nell’item song “Mehbooba Mehbooba” Urmila Matondkar e Abhishek Bachchan.

La censura puntò il dito contro l’originale finale di Sholay in cui Gabbar Singh veniva ucciso, non si poteva mostrare la gente del villaggio che rifiuta le istituzioni per farsi giustizia da sola, così Sippy dovette riaggiustare l’ultima scena e cambiare la conclusione.

Il record di permanenza nelle sale è rimasto imbattuto per oltre 25 anni, fino all’arrivo di Dilwale Dulhania le Jayenge.

Il 1975 fu particolarmente fortunato per l’industria cinematografica indiana, molti film interessanti vennero distribuiti contemporaneamente a Sholay : Chupke Chupke e Mili di Hrishikesh Mukherjee, il controverso Julie, il tenero Chhoti si baat di Basu Chatterjee . Rishi e Neetu Singh frizzanti love birds rivoluzionano le mode in Khel Khel Mein mentre Yash Chopra firma il suo capolavoro Deewaar, Feroz Khan dirige Dharmatma e Gulzar è contemporaneamente impegnato alla tagliente sceneggiatura di Faraar e alla direzione del romantico Mausam e di Aandhi dramma politico / familiare con una sbalorditiva Suchitra Sen.

Si trovano innumerevoli, anzi incontabili, riferimenti a Sholay nei film più svariati. Tra cui: Dhoom 2, Baazigar, Dostana, Lage Raho Munna Bhai, , Andaz Apna Apna, Hum apke hain koun, , Jodi N.1, Bluffmaster, Jhonny Gaddar, Main hoon na, Luck by Chance, Main khiladi tu anari, 3 idiots e il recente Love Sex aur Dhokha.

Per saperne di piu leggete il libro di Anupama Chopra Sholay - the making of a classic, pubblicato nel 2000 da Penguin Books India.

29 agosto 2009

BAWARCHI



Un piccolo gioiello nato dal nulla.

Nient’altro che una casa borghese, una famiglia isterica e insoddisfatta alla ricerca di un nuovo servitore e un cuoco chiacchierone che vorrebbe rieducare i suoi padroni. Se non aggiungessi che il film è stato diretto dal grande Hrishikesh Mukherjee in collaborazione con il poeta Gulzar potrebbe sembrare una pura banalità, ma il tocco magico fa la differenza. Squadra che vince non si cambia. Si riunisce ancora una volta il team che aveva guidato il successo di Anand e nasce un nuovo film capace di “parlare”, perfettamente connesso a cuore e cervello e sintonizzato sulle giuste frequenze.


TRAMA
L’arrivo di un cuoco simpatico e brillante ravviva l’atmosfera smorta di una famiglia nevrotica, dove tutti sembrano non avere altro da fare che lamentarsi in continuazione e inventare problemi inesistenti. Le doti di Raghu  (Rajesh Khanna) vengono alla luce un po’ alla volta, ma insieme agli effetti benefici da lui provocati, iniziano a sorgere dubbi sulla sua vera identità.


Popolata da personaggi divertentissimi quanto insopportabili, casa Sharma sembra farsi ogni istante più piccola, non c’è una porta che si possa chiudere, non c’è uno sguardo al quale si possa sfuggire. Tutti caratterizzati da maggiori vizi che virtù, i componenti della famiglia appaiono uno dopo l’altro mettendo in scena le proprie esasperazioni.Il nonnetto controlla giorno e notte Il cassettone dei gioielli e lo chiude con doppi giri di catene e lucchetti, le cognate acide e pressanti non perdono un’occasione per attaccarsi, e tra urla, litigi e discussioni, dall’incombente mediocrità si salva solo la sorridente Krishna (Jaya Badhuri), isolata nel suo mondo fatto di piccole gioie.

Rajesh Khanna centra il bersaglio ancora una volta.
Pur essendo stata a lungo scettica sulle qualità artistiche di quest’uomo non posso che ricredermi davanti alle sue interpretazioni nelle pellicole di Mukherjee. Ma se in Anand le lodi andavano divise anche con Amitabh Bachchan, in Bawarchi l’applauso esclusivo non glielo leva nessuno.
Ad affiancarlo una Jaya Badhuri sempre superba e discreta, in questo film infantile e timida quanto commovente; la malinconia nei suoi occhioni neri mentre spia la cugina bella e vanitosa in pochi secondi scava un autentico buco nello stomaco.

La sceneggiatura è scandita da ritmi vibranti, se la scena fa di tutto per assomigliare ad un palcoscenico teatrale anche le battute risentono di questa impostazione e si frammentano per essere più fluide. I dialoghi sono diretti, sentiti, immediati, intervallati da frasi ricorrenti che appaiono e riappaiono più volte fino a che arriva un momento in cui non te le levi più dalla testa.A me è successo con questa : "It is so simple to be happy but it is so difficult to be simple” / E’ così semplice essere felici ma è così difficile essere semplici.
Mi piace. La dovrò appuntare da qualche parte.



Il mio giudizio sul film: **** 4/5


ANNO: 1972

REGIA : Hrishikesh Mukherjee

TRADUZIONE DEL TITOLO: Il cuoco


CAST:

- Rajesh Khanna…………Raghu
- Jaya Badhuri……………Krishna
- Usha Kiran……………..Choti Maa
- Durga Khote……………Badi Maa
- Aki Kangal……………... Munna
- Asrani………………….. Babbu
- Kali Bannerjee……….. Meeta
- Paintal………………...... Guruji


COLONNA SONORA : Madan Mohan


PLAYBACK SINGERS:
Lata Mangeshkar, Kishore Kumar, Manna Dey, Nirmala Devi, Lakshmi Shankar, Kumari Faiyyaz


UNA CURIOSITA’:
I titoli di apertura non appaiono sullo schermo ma vengono dettati da una voce d’eccezione, quella di Amitabh Bachchan.

23 luglio 2009

LAAGA CHUNARI MEIN DAAG (LA VERITA' NEGLI OCCHI)



Grandi nomi e grandi aspettative. Estrema fiducia in una storia potenzialmente adatta a far parlare di sé e una protagonista di tutto rispetto (Rani Mukherjee) contornata da preziose star di eri e di oggi, come la divina Jaya Bhaduri, la sempre affascinante Hema Malini, la motivatissima Konkona Sen Sharma e il dolce e sexy Abhishek Bachchan.
I presupposti ci sono, le fondamenta purtroppo no.
Laaga Chunari mein daag si sgretola nonostante tutto, ed è un peccato.


TRAMA
Sognando di risollevare la sua famiglia dai debiti, Badki (Rani Mukherjee) si trasferisce a Mumbai per cercare lavoro ma finisce per diventare una squillo di lusso che concede appuntamenti solo negli alberghi più esclusivi della città. Quando la sorella (Konkona Sen Sharma) termina gli studi e decide di trasferirsi da lei diventerà sempre più difficile mantenere segreta la sua doppia identità.


Antiquato nella narrazione, regressivo nel tema
Mi costa ammetterlo ma anche Rani appare spenta e al di sotto delle sue capacità. Stranamente stanca e poco convinta del ruolo, non riesce a smuoverlo e se lo trascina addosso.
In compenso Jaya Bhaduri, la cui presenza si avverte in un raggio di chilometri, riesce ad infondere le giuste vibrazioni e arriva a creare l’illusione che in alcuni momenti Laaga Chunari mein daag sia davvero un gran film. C’è una scena in cui la sua bravura mi fa impallidire : Jaya sta rovistando con ansia nei cassetti cercando del denaro messo da parte o forse solo le ultime cose da rivendere, le sue mani toccano ogni oggetto per poi riposarlo, senza senso, è del tutto distratta dalla disperazione. In questo momento le telefona la figlia da Mumbai chiedendole consigli sulla strada da prendere… lei parla senza ascoltarsi e con le mani continua a cercare, non si rende nemmeno conto di ciò che sta dicendo .

Abhishek e Rani , che in passato avevano mostrato un’ottima intesa sullo schermo (Yuva, Bunty aur Babli, Kabhi Alvida Naa Kehna), questa volta restano divisi da un muro e sembrano non vedersi. Stonata e male inserita la canzone "Zara gungunalein chalo" dalle immagini pastello sullo sfondo di Lucerna, così come il fastoso ricevimento finale, che sembra messo lì per far passare un po’ di tempo e riempire lo spazio. Più interessante è invece la picturisation del brano che da il titolo al film, bellissimi i primi piani del volto acqua e sapone di Rani; la telecamera la insegue e la spia, la musica si interrompe ripetutamente per inserire le immagini della sua trasformazione da Badki in Natasha.


il mio giudizio sul film ** 2/5
Ridondante, artificiale, noioso e freddo. Odioso il continuo paragone tra le due sorelle, la maggiore che non possiede un’istruzione e non può nutrire ambizioni ma vuole permettere alla più piccola di avere una vita facile e di tutto rispetto. Si avverte già dalle prime inquadrature, il film manca di spirito e ripropone schemi impolverati.


ANNO: 2007

REGIA: Pradeep Sarkar

TRADUZIONE DEL TITOLO: Il mio velo si è macchiato


CAST:

- Rani Mukherjee......... Badki / Natasha
- Jaya Bhaduri........... Shabitri
- Konkona Sen Sharma..... Chutki
- Abhishek Bachchan...... Rohan
- Kunal Kapoor........... Vivaan
- Anupam Kher............ Shivshankar
- Hema Malini............ la danzatrice
- Tarana Raja............ Sophia


COLONNA SONORA:

PLAYBACK SINGERS: Sunhidi Chauhan, Shreya Ghoshal, K.K., Mahalaxmi Iyer, Shubha Mugdal, Sonu Nigam, Rekha Bardwaj

SITO UFFICIALE DEL FILM. clicca qui.


RECENSIONI:

- INDIA TIMES ** 2/5
(testo originale)

- BOLLYWOOD HUNGAMA * 1,5 /5
(testo originale)

- NEW YORK TIMES
recensione positiva, giudizio dei lettori *** 3,5/5
(testo originale)



QUALCOS' ALTRO:

- Laaga Chunari Mein Daag è stato doppiato in italiano e, come già prevedo, stagliuzzato, per essere mandato in onda su Raiuno sabato 25 luglio in prima serata, terzo appuntamento del ciclo Amori con...turbanti. Il titolo sarà La verità negli occhi.

- Al botteghino il film è stato schiacciato dalla competizione con il nuovo di Pryadarshan Bhool Bhulaiyaa

- Inizialmente i personaggi di Rohan e di Chutki furono proposti a Saif Ali Khan e Vidya Balan, dopo il loro rifiuto la scelta è caduta su Abhishek e Konokona Sen Sharma.

- Strano ma vero, il bellissimo Parineeta (2005) è stato diretto dallo stesso regista: Pradeep Sarkar.

- Abhishek nella realtà è il figlio di Jaya (Bhaduri) Bachchan ma nel film non hanno nessun legame di parentela. Forse al regista è sfuggito un dettaglio: Sono troppo somiglianti!! Hanno lo stesso naso, gli stessi occhi... chi potrebbe farli passare per estranei?

15 maggio 2009

ANAMIKA




Melodie orecchiabili, una storia stuzzicante, una protagonista da urlo (Jaya Bhaduri) in un insolito ruolo seducente. Mescolando questi ingredienti di base il risultato è un film gradevole e leggero, sicuramente non una pietra miliare della cinematografia Hindi, ma un prodotto discreto, vivace e godibilissimo.


TRAMA
Devendra è uno scrittore acido e irriverente che non ama tanto la compagnia femminile; di ritorno dalla presentazione del suo ultimo libro, soccorre una sconosciuta che al suo risveglio inizierà a fingere, con estrema convinzione, di essere sua moglie. Anamika si sistema in maniera definitiva nel suo appartamento e Devendra, in preda al panico, cerca un modo per di sbarazzarsi di lei. Ma i giorni passano e la ragazza fa di tutto per conquistarsi la sua simpatia…


La prima parte è molto divertente, lo scambio di battute tra Jaya, brillantissima imbrogliona, e Sanjeev Kumar, impacciato e sprovveduto, ci fa dimenticare che per oltre un’ora e mezzo non succede niente o quasi. Il film è statico ma la sceneggiatura è originale, e fino a quì funziona. La seconda parte, che dovrebbe essere il vero fulcro del film, finisce invece per allentare la presa e purtroppo non riesce ad evitare di scivolare nel ripetitivo.
La colonna sonora, composta da Rahul Dev Bhurman contiene due brani particolarmente riusciti “Bahoon mein chale aao”(Lata Mangeshkar) “Bheegi Bheeghi Si” (Kishore Kumar). Il fatto che la canzone a cui presta la voce Kishore Kumar sia diventata una hit negli anni Settanta ha aiutato non poco il successo globale del film; questo brano semplice ma facile da ricordare ha permesso ad Anamika di poter resistere al confronto con pellicole di maggior spessore, restando, ancora oggi, nella memoria del pubblico.

Il mio giudizio sul film: *** 3/5

Senza troppe pretese ma accattivante e divertente. Il regista e Jaya Bhaduri dimostrano che è possibile tirare fuori un buon film anche dal nulla.


ANNO: 1973


TRADUZIONE DEL TITOLO: Ragazza senza nome
(nel 2008 è uscito un altro film con lo stesso titolo, non si tratta di un remake né ha niente a che vedere con questo del 1973)

REGIA: Raghunath Jalani

CAST:

- Jaya Bhaduri………… Anamika
- Sanjeev Kumar……Devendra Dutt
- Iftekhar………………Dott. Irshad
- Helen…………………Rubai


COLONNA SONORA: Rahul Dev Burman


PLAYABACK SINGERS: Lata Mangeshkar , Kishore Kumar, Asha Bhosle

27 aprile 2009

ZANJEER


Incasinato ed esuberante, in poche parole, un puro delirio.
Zanjeer riesce ad essere pericolosamente esagerato senza perdere di vista la trama, appassionando con una storia accattivante e sapientemente interpretata. Nel caos ci si ritrova coinvolti e i personaggi sembrano animarsi e prendere vita direttamente da una delle variopinte locandine dipinte a mano.
TRAMA
Vijay è un poliziotto che non riesce mai semplicemente a fare il suo dovere, ogni nemico è un suo personale ostacolo ed è capace di infrangere anche la legge pur di raggiungerlo e condannarlo. Alla radice di questo comportamento c’è un pesante trauma subito nell’infanzia che la sua mente ha rimosso nel corso degli anni. Ma il ricordo si ripresenta ogni notte sottoforma di sogno ricorrente, Vijay è perseguitato dall’immagine di un cavallo bianco (topic che tra l’altro è stato ripreso in maniera ironica nel film Jaane tu… ya Jaane na) e capisce che dietro questa sua fobia è nascosto qualcosa.
Decisivo sarà l'incontro con Mala, della quale si innamorerà, e con Sher Khan, il bandito che sceglie di cambiar vita per diventare il suo migliore amico.
Per vedere i film prodotti da Mumbai negli anni ’70 è forse necessario abituarsi l’occhio alla pesante caratterizzazione dei personaggi buoni-cattivi , heroes – villain, e cercare di non fermarsi alla semplicità di superficie per andare a fondo e concentrarsi sugli attori inquadrati e sulla capacità dei registi di creare dal niente una vera e propria epica.
Affezionarsi ai film di quel decennio significa aver sospeso ogni controllo per catapultarsi in una realtà fatta di contrasti, dove tutto sembra prevedibile, per riscoprirsi poi sempre diverso.

Big B è come al solito la perfezione. Dovrò smettere di ripetermi o diventerò noiosa…
Per citare una frase del film – è un lago d’acqua dolce nato dalla forza di un vulcano -

Jaya Badhuri, ha un ruolo vivace e dinamico dalle mille sfumature. Non solo una figura femminile a fianco dell’eroe come potevano esserlo Parveen Babi o Bindu ma una protagonista perfetta capace di rubare la scena anche allo stesso Amitabh. E’ forse l’unica che riesce a contrastare l’incontrollabile presenza di suo marito sullo schermo, ritagliandosi sempre ottime performance, delle quali, data la sua storica modestia, non si è – mai - vantata.
Sicuramente catturerà l’attenzione il cattivo-bravo ragazzo interpretato da Pran, dai costumi e pettinature improbabili, a metà strada tra un disegno dei fumetti e un personaggio di una commedia teatrale medievale.
Ma il vero antagonista ha un aspetto più sofisticato. Vijay inizia a cercare il colpevole dal basso catturando Sher Khan per poi accorgersi che il male proviene dall’ alto. Il vero villain si circonda di potere ed è il re dagli strati più in vista della società; come in molti masala movies degli anni ’70, è un cattivo-cattivo-cattivo e risulta oltremodo riconoscibile.
Considerato dalla critica tra i migliori film di Bachchan, regala una delle scene più famose della coppia Jaya – Amitabh, quella che è stata soprannominata la window scene” / scena della finestra. I due protagonisti osservano degli artisti di strada esibirsi in una canzone d’amore e non sanno se cercarsi con lo sguardo o evitarsi. Non è curioso che il momento più celebrato di un film d’azione risulti essere proprio questo??

Il mio giudizio sul film **** 4/5
Non so se lo scrive il cuore o la testa… devo ancora capirlo.

ANNO: 1973
REGIA: Prakash Mehra
TRADUZIONE DEL TITOLO: La catena

CAST:
- Amitabh Bachchan...........Vijay
- Jaya Bhaduri..................Mala
- Pran..............................Sher Khan
- Om Prakash..................De Silva
- Bindu............................Mona

COLONNA SONORA: Kaliyanji Anandji , uno degli autori dei brani musicali del primo DON

17 marzo 2009

ABHIMAAN





Il giovane cantante Subir è bravo, bello, famoso e circondato da centinaia di fans deliranti, esce con l’avvenente Chintra ed ha una vita a 5 stelle. E poi l' incontro con Uma, una ragazza del villaggio, sensibile e gentile, dotata di una voce assolutamente unica (non a caso, presa in prestito da Lata Mangeshkar) ed è così affascinato dalle sue qualità che dopo il matrimonio giura di esibirsi solo con lei tutta la vita.. Ma Uma ha un talento davvero speciale ed è destinata a catturare su di sé l’attenzione a discapito della pop star che soffre di un improvviso calo di consensi. La gelosia e l’orgoglio diventano insostenibili e compromettono la loro relazione.

Gran parte del film si incentra sul dibattito Pop Music / Classic Music
Costante il confronto tra la formazione classica di Uma e l’impostazione moderna di Subir
Il divino e il commerciale.
Ogni volta che Subir sente la voce di Uma, quelle vibrazioni melodiose sembrano fuoriscire direttamente dal tempio della divinità; lei canta per pura passione, in una dimensione semplice e spirituale slegata da ogni forma di consumismo, e raggiunge in un attimo la sensibilità della gente.
Subir si esibisce per fama e denaro ed è quasi spaventato dalla mole di premi e statuette ai lati del suo letto, cantare è solo un lavoro, un mezzo per ottenere visibilità e benessere.
Una frase chiave nella prima parte del film è il consiglio che Uma lascia a Subir, ancora prima di avvicinarsi a lui: ..."Canti per accontentare le persone? Dovresti cantare semplicemente per te stesso"...
Pur facendo di tutto per evitarlo, da un giorno all'altro Uma si ritrova ad essere un personaggio in vista, a dimostrazione che il pubblico sa riconoscere e premiare l'autenticità dell'arte e la vera dedizione.

POLLICE IN BASSO
Per l’alto contenuto di misoginia. Tutte le figure femminili del film sono assoggettate dalla presenza di Subir. Durga, la zia, vive solo in funzione del nipote e passa intere giornate aspettando che torni per cucinare per lui. Uma, la moglie che non può permettersi di essere più brava del marito ed offuscare la sua carriera. La bella Chintra, ex fidanzata di Subir, allontanata perché non abbastanza conforme all’ideale di donna sposabile tipo zia-madre-nonna ecc..

POLLICE IN ALTO
Per i meravigliosi interpreti
Amitabh Bachchan e Jaya Bhaduri, sposati anche nella vita reale, mostrano un legame a dir poco perfetto; gli scherzetti, gli sguardi, tradiscono una confidenza che va al di là delle riprese cinematografiche.
La convinzione e l’abilità della coppia nel far arrivare le sensazioni giuste allo spettatore, le severe espressioni di Amitabh, la fragilità e la dolcezza nei grandi occhi di Jaya, una donna equilibrata ed intelligente, sobria nelle sue interpretazioni ma al tempo stesso incisiva, capace di non sfigurare mai nemmeno a fianco di Big. B.

Isolando i già discussi elementi di misoginia riconosco la qualità del film, uno dei più famosi di Amitabh e Jaya insieme, toccante, introspettivo. Il successo di Abhimaan è merito esclusivo dei suoi attori, anzi… di Jaya in particolare, ed è proprio la sua performance eccellente a far trionfare la forza femminile in una storia che cercava di dimostrare il contrario.

Il mio giudizio sul film : *** 3/5


ANNO: 1979

REGIA : Hrishikesh Mukerjee

TRADUZIONE DEL TITOLO: Orgoglio

CAST:

- Amitabh Bachchan (Subir)

- Jaya Bhaduri (Uma)

- Bindu (Chintra)

- Durga Kahte (Durga)


COLONNA SONORA : Sachin Dev Burman

PLAYBACK SINGERS: Lata Mangeshkar, Mohammed Rafi, Kishore Kumar



QUALCOSA IN PIU':

- Nei titoli di apertura, ci sono alcune riprese in cui vediamo le fans del cantante Subir in puro delirio, con in mano una foto del divino Bachchan pubblicata sulla copertina di Filmfare ... come biasimarle.

- Jaya Bhaduri vinse con Abhimaan il Filmfare Award nella categoria Best Actress , S.D. Burman invece nella categoria Best Music Director

- Pare che i coniugi Bachchan investirono parte dei propri soldi pur di veder realizzato il film dopo un periodo di stand-by

- Il titolo inizialmente era "Raag Ragini" , poi sostituito con "Abhimaan"