Vorrei sottolineare la perfezione e la naturalezza con cui Mammootty pronuncia le battute in questo film. Una monumentale lezione di recitazione. Mammootty parla - ovviamente in malayalam, ovviamente non capisco nulla -, ed io rimango affascinata. Dal timbro, dal tono, dall'inflessione, dalla quieta sicurezza, dalla spontaneità. Sembrano parole sue, elaborate al momento e non in prestito da un copione scritto da altri.
Mammootty è il faro luminoso di Bheeshma Parvam, ma non è onnipresente. La sceneggiatura e la regia concedono spazio e rilievo ad un nugolo di personaggi minori, interpretati da un cast impeccabile (Shine Tom Chacko vola altissimo), le cui vicende si intrecciano fra loro creando una complessa rete di relazioni. E le relazioni sono molto articolate, rispetto ad una trama al contrario abbastanza semplice. In BP contano più le persone - e le dinamiche dei rapporti - delle loro azioni. Contano le conversazioni (condotte come se non ci fosse un pubblico in sala ad ascoltarle), le aspirazioni, gli errori. BP, nel raccontare la storia di una (brutta) famiglia, illustra una mentalità distorta. La tela familiare racchiude i personaggi in una sorta di prigione dorata, privandoli di qualsiasi forma di autonomia, anche e soprattutto morale. Nessuno discute i metodi criminosi adottati dalla famiglia, nemmeno i giovani. Nessuno desidera una vita al di fuori di essa. L'illegalità è la normalità.
La sceneggiatura è a tratti davvero ottima, supportata da una regia professionale. La narrazione nel primo tempo è poco fluida, perché la trama è sostituita dalla presentazione dei numerosi personaggi, dalle loro interazioni, dalla rappresentazione di una serie di dettagli che ne costituiscono la quotidianità. Poi, gradualmente, la storia prende piede; la pellicola perde in raffinatezza e guadagna in ritmo. Ma verso la fine qualcosa si inceppa, la sceneggiatura si sfilaccia (per fortuna la regia e le interpretazioni compensano), l'esito è frettoloso.
Nel complesso BP è un buon esempio di film di intrattenimento scritto e realizzato con cura, coinvolgente malgrado la prevedibilità. Testimonia che è possibile offrire anche solo intrattenimento puro senza rinunciare alla qualità, che è possibile conficcare un eroe nella mente dello spettatore senza eccedere nel glorificarlo. BP è il soddisfacente risultato di un lavoro di gruppo eseguito con serietà e maestria.
TRAMA
Michael ha lasciato la fidanzata e interrotto gli studi universitari per vendicare l'omicidio del fratello maggiore. Il padre lo nomina capoclan della potente famiglia. Siamo negli anni ottanta del secolo scorso. Michael è rispettato da alcuni, odiato da altri, temuto da tutti. Gestisce affari e relazioni con severità, seguendo un suo codice di giustizia. Questo genera un certo malcontento fra coloro che vorrebbero sfruttare il patrimonio e il potere della famiglia per scopi personali. Un fratello, due nipoti e due cognati commettono l'errore di coalizzarsi contro di lui.
ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE
* La sequenza della coreografia sul set: Peter, nipote di Michael e produttore di un film, mostra un passo di danza di sua invenzione allo sconcertato attore. Indimenticabile.
LA BATTUTA MIGLIORE
* Una signora anziana guarda deliziata Terminator, e, rivolta a Michael: Perché non compri uno di questi? Dieci secondi, lavoro finito.
RECENSIONI
The Hindu:
'Building an aura of power and dread around someone is often more about what the person does not do, than what he or she does, despite having all the ability to do it. In Bheeshma Parvam, the protagonist Michael (Mammootty), a local don, does not do much. He fights on his own only twice in the film, which are the few times he even gets outside of his home. Yet at no point do we get a sense that this is someone incapable of hitting back. (...) The script (...) ensures that the all-powerful don is just one of the elements of the film, with most other characters having an identity of their own. (...) All these characters still do not help paper over the fact that much of the basic story lacks any novelty. The simmering discontent within his home, and a man waiting to take revenge for Michael's actions in the past come together to haunt him; but knowing the pattern of such films, we certainly know how it will turn out. Until the last half an hour, Amal [Neerad] builds the film and Michael's character patiently in an unhurried pace that the audience can't be blamed for expecting it all to burst out like a dam towards the end. But this build-up kind of fizzles out towards the end, in what turns out to be a rather tame and hurried climax. Recreating 1980s nostalgia on screen has ceased to surprise us, but the production design here is worth lauding and justifies the setting during that period. Sushin Shyam’s background score adds quite a lot to the impact in some key sequences. In Bheeshma Parvam, Amal Neerad makes up for the lack of novelty in the story with style and some solid characters'.
S.R. Praveen, 03.03.22
Firstpost: ** 1/2
'At one level, Bheeshma Parvam feels like a generic tale of familial strife and a Godfather-like presiding deity. (...) What distinguishes it from the crowd of films aspiring to achieve that scale and richness is the potpourri of religious and ethnic communities in the narrative. This is both Bheeshma Parvam’s selling point and its Achilles heel. (...) Amal Neerad has a good concept but is unable to dig deep. (...) Bheeshma Parvam places a spotlight on anti-Muslim sentiment among Malayali Christians, indicts the community for continuing to recognise caste although Christianity itself does not, and highlights the potential for Christian-Muslim amity in the midst of prejudice. (...) Amal Neerad and Devadath Shaji’s writing does not have the intellectual capacity to take the point any further than these basics though, and their representation of various communities ends up being simplistic and unintelligent. The beauty of most Malayalam cinema these days is that the representation of religious minorities is so rampant, and Muslims and Christians are normalised to such a degree that their presence in a film is no longer worthy of comment. In Bheeshma Parvam though, religious and ethnic identities are heavily emphasised through dialogue and symbols. And this is the sum total of the portrayals: there are only a handful of Hindus in the script and every single one of them is a vendetta-seeking villain; the Christians range from good (...) to outright evil; (...) meanwhile, the sole Tamilian in the story is involved in murder conspiracies, hits his wife and sleeps around; and all the Muslim characters are loyal, loving and loveable. Negative stereotyping in cinema tends to get noticed more than positive othering, but the latter too is dangerous since it indicates over-compensation for deep-seated prejudice pervading a society. We have seen this in north Indian cinema, with pre-1990s Hindi films dominated by saintly, all-sacrificing Muslims, giving way to subtle villainising in the following two decades and, in recent years, a steady stream of overt, unabashed Islamophobia on the Hindi screen. The all-good Muslims of Bheeshma Parvam indicate the writers’ failure or unwillingness to recognise that fair representation does not require misrepresentation. If you are not too keen to exercise your grey cells, however, there is enough happening between the several players in Bheeshma Parvam at a sufficiently engaging pace and enough interesting actors on screen at all times to make this a passable entertainer. Mammootty’s star presence looms large over the cast (...) yet The Big M does not monopolise this narrative. Far from it. Several members of this massive ensemble cast (...) get enough space to shine at different moments. (...) Bheeshma Parvam resides somewhere on the cusp between the Malayalam New New Wave that has taken India by storm during the pandemic and the conventional commercial cinema that continues to get an audience in Kerala. The film’s fight scenes are stylised, yet not repugnantly bloody and in-your-face. The leading man is lionised, but not to a nauseous extent. Women are given some space, but the action is entirely in the hands of men. It is a polished production, but not distractingly glossy. If I had to pick a category, I’d put Bheeshma Parvam in the not-bad-not-great slot. It’s okay'.
Anna M.M. Vetticad, 03.03.22
Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: sceneggiatura, Mammootty (in larga parte misurato), cast, regia.
Punto debole: soggetto non inedito; andamento intermittente della narrazione (primo tempo statico, secondo tempo affrettato verso la fine).
SCHEDA DEL FILM
Cast:
* Mammootty - Michael
* Shine Tom Chacko - Peter, nipote di Michael
* Soubin Shahir - Ajas
* Sreenath Bhasi - Ami, fratello di Ajas
Regia: Amal Neerad
Sceneggiatura: Amal Neerad, Devadath Shaji, Ravisankar
Colonna sonora: Sushin Shyam. La colonna sonora è interessante. Segnalo il brano Be Notorious, il più originale. Rathipushpam, visualizzato da Ramzan Muhammed, riprende le sonorità tipiche degli anni ottanta, ed è una chicca per gli amanti del genere. Parudeesa, interpretato da Sreenath Bhasi, dal ritmo latino, accolto con grande entusiasmo in India, non mi ha particolarmente colpito (ma si lascia ascoltare).
Fotografia: Anend C. Chandran
Montaggio: Vivek Harshan
Lingua: malayalam
Traduzione del titolo: The Book of Bheeshma; Bhishma è un personaggio del Mahābhārata.
Anno: 2022
CURIOSITÀ
* Amal Neerad non è solo un regista, è anche il direttore della fotografia del magnifico Trance.
* Riferimenti all'Italia: Sonia Gandhi.
* Film che trattano lo stesso tema: Sarkar.
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