Rajiv è un imprenditore edile di successo molto cinico e soprattutto ateo. E’ così interessato al guadagno immediato e sprezzante di tutto ciò che riguarda la religione, da non permettere ai suoi manovali di costruire un tempietto in onore di Hanuman nel luogo in cui è stata trovata una pietra scolpita con le sue sembianze. Durante una festa in onore dei permessi ricevuti per l’edificio che sta costruendo, scopre che il suo principale collaboratore sta tentando di fregarlo. Lo licenzia in tronco e caccia lui e sua moglie Madhu umiliandoli davanti agli invitati. Madhu è decisa a vendicarsi e colpisce con una maledizione Raksha, la figlia di Rajiv. Quando la bambina inizia a comportarsi in modo strano, la madre e la moglie di Rajiv sospettano che Raksha sia vittima di un maleficio e pregano il dio Hanuman di aiutarla. L’uomo, invece, aborrendo qualsiasi tipo di superstizione, si rivolge ad uno psichiatra.
Regista: Ram Gopal Varma
Anno: 2008
Sudeep (Rajiv)
Amruta Khanvilkar (Aarti)
Ashwini Khalsekar (Madhu)
Ahsaas Channa (Raksha)
Shankar Sachdev (Shyam)
K.K. Raina (Dr. Pandey)
Lillete Dubey (Dr. Seema Walke)
Recensione: **
Il film è guardabile, ma non è nulla di speciale: pochissimi colpi di scena e una trama un po’ sconclusionata. Sulla copertina è ritratto un corvo che appare in molte scene ma non si capisce bene il perché. La bestia passa delle intere ore appostata qui e là ma la sua presenza non ha senso, così come non ne hanno le malefiche azioni di Madhu che alterna maledizione, possessione (?) e voodoo.
Varma utilizza i suoi ingredienti di qualità (musiche elettrizzanti, bravi attori e inquadrature mozzafiato che riescono a trasformare un film dalla trama banale come Bhoot in un ottimo prodotto) in modo insufficiente ad affascinare lo spettatore. D’altronde si sente la mancanza della talentuosissima Urmila Matondkar. La sua assenza è in parte colmata da Ashwini Khalsekar che interpreta molto bene la parte della donna rosa dall’invidia.
L’intento del regista è mostrare il conflitto tra il credo scientifico e quello magico religioso e lasciare lo spettatore scegliere quale dei due risulta più efficace nel risolvere i problemi dei protagonisti. Inoltre, il titolo stesso “Phoonk” è ambiguo. Può essere tradotto come “boccata d’aria” e nella musica di sottofondo si sentono frequenti rumori che assomigliano a sospiri, ma anche “brucia” o “esorcizza” (il verbo phoonkna, infatti, significa sia bruciare che esorcizzare). In realtà una delle due forze prevale sullo schermo; Varma suggerisce la risposta.
!!! IL SEGUENTE TESTO CONTIENE PARTICOLARI DEL FILM !!!
Times of India: ** (riassunto)
E’ difficile pensare che un regista postmoderno come RGV potesse girare un film che finisce per sostenere le credenze nella fattucchieria. Il film avverte tutti voi miscredenti che dovete fare attenzione alla magia nera, al voodoo e ai limoni misteriosi. La prossima volta che trovate delle ossa in giardino o vedete un corvo che vi scruta da un albero, non siate superficiali!
Il film fallisce nel creare almeno un momento di paura, nonostante la telecamera scivoli inquadrando posti strani, giocattoli ammassati e strane statue che si trovano nella casa e la musica di sottofondo produca suoni minacciosi. Tecnicamente parlando l’unico momento che fa saltare lo spettatore sulla sedia è quando Sudeep si muove ma la sua immagine riflessa nello specchio resta immobile. Per il resto le emozioni che il film suscita sono da ricondurre ai tentativi di due genitori che fanno di tutto per guarire la figlia dalla terribile sciagura che l’ha colpita.
Alla luce di ciò, Bhoot è molto più terrificante di Phoonk.
* Vedi anche 'PHOONK (I)'
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