05 febbraio 2009

DEV D (I)


Considerando l'importanza di questa pellicola, l'entusiastico giudizio del critico di The Times of India, e, non da ultimo, il mio amore sconfinato per Abhay Deol, ho deciso di infrangere la regola e di pubblicare la traduzione pressochè integrale della recensione.
Spero che il buon Nikhat non mi venga a cercare reclamando i diritti d'autore, nel qual caso mi vedrei costretta a vendere una retina (l'articolo interessa?).
The Times of India: *****
'Ben vengano gli anticonformisti, soprattutto quando la creatività è agli sgoccioli e il kitsch impera. Immaginate un mondo privo di coloro che infrangono le regole. E poi lasciate vagare la vostra immaginazione a briglia sciolta, come se foste Anurag Kashyap.
'Dev D' è davvero un volo di fantasia da parte di un cineasta che sfida con determinazione tutte le convenzioni e che demolisce tutte le formule. Anurag riscrive la tecnica del mezzo 'cinema' con un'inusuale fotografia, un montaggio che dà le vertigini, una narrazione non lineare, un mix di dialoghi dal sapore antico intrecciati ad una bizzarra colonna sonora che toglie il respiro (musica: Amit Trivedi; testi: Amitabh Bhattacharya). E non solo: il regista revisiona completamente il testo classico, che pure ha già lasciato il segno nei suoi diversi avatar - l'ultimo: l'interpretazione dal timbro acuto dell'eroe autodistruttivo resa da Shah Rukh Khan nel 'Devdas' di Sanjay Leela Bhansali.
Kashyap è da sempre un regista controcorrente, che si è consapevolmente allontanato dalla Bollywood più tradizionale con film come 'Black Friday', 'Paanch' e 'No Smoking'. I suoi precedenti lavori erano un'innovativa ricerca del giusto ritmo; mentre 'Dev D' è come un cocktail pesante a base di vodka. Critica nei confronti degli ambienti ricchi del Punjab e di Delhi, la pellicola narra il viaggio autodistruttivo di un giovane eroe contemporaneo che rispecchia l'angoscia esistenziale dell'outsider tipico, quello reso leggendario dalle opere di Sartre, Camus, Kafka, Kerouac, e dalle ballate di Kurt Cobain.
Ma Dev D (Abhay Deol), a differenza di Devdas, non è un tuffo nel passato. Nel suo essere privo di radici, privo di uno scopo, privo di legami col mondo reale (leggi: tradizionale), egli riflette l'archetipo della mentalità del nuovo millennio, che non è in grado di armonizzare la tradizione con la modernità, il permissivismo con l'ortodossia. E così Dev D chiede all'ex-ragazzina amata nella sua infanzia, Paro (Mahi Gill), di trasmettergli via e-mail delle foto che la ritraggano nuda, ma poi non riesce a gestire la questione della verginità e della sessualità di lei. In un accesso di rabbioso machismo, Dev rifiuta sdegnosamente l'avventurismo sessuale della ragazza che, pronta per un appuntamento con lui all'alba, nei campi del vicinato, porta con sè sulla bicicletta un materasso arrotolato con cura. E non lo aiuta il rendersi conto che Paro non è mera creta nelle sue mani.
La ragazza dà libero sfogo alla sua rabbia e al suo dolore, e passa oltre, mentre Dev si estrania ancora di più con la dipendenza da alcool e droga. Si rifugia in uno squallido hotel vicino a Delhi e, stordito dall'alcool, finisce nel boudoir rosa e porpora della giovane Chanda (Kalki Koechlin). Kashyap ricrea in termini del tutto postmoderni il personaggio della cortigiana pronta al sacrificio di sè: Chandramukhi. In questo film è Lenny, la studentessa che finisce col prostituirsi, col nome di Chanda, dopo essere stata abbandonata dalla famiglia e dagli amici in seguito alla sua partecipazione ad un video pornografico.
La relazione fra Dev e Chanda inizia con odio, disprezzo, derisione: il decadente Dev sfoga sulla prostituta tutto il suo sciovinismo ed il suo egocentrismo. E sotto l'effetto ottundente della cocaina ricomincia col rancore. Dopo la degradazione estrema, il nostro eroe sogna una seconda possibilità. La otterrà o è destinato a sprecare la propria vita? Lo vediamo per l'ultima volta in uno squallido vicolo, solo, ovviamente, dal momento che l'orgogliosa piccola Paro lo ha lasciato e la sopravvissuta Chanda è troppo forte per fargli da zerbino.
'Dev D' è un film davvero maturo, nonchè una brillante, significativa svolta per la stessa Bollywood. Non importa l'esito al botteghino: per lo spettatore perspicace 'Dev D' è un appuntamento con una pietra miliare del cinema. Mahi e Kalki sono un'incantevole scoperta, destinate ad una lunga carriera. Abhay Deol aggiunge un nuovo completo significato all'eroe non convenzionale. 'Manorama' e 'Oye Lucky! Lucky Oye!' in confronto sono stati solo uno stuzzichino: il personaggio di Dev è l'interpretazione di classe di Deol. Non perdetevi questo film che reinventa completamente la 'musical love story'. E, ancor più importante, la pellicola potrebbe passare alla storia come uno dei più radicali film Indiani, anche solo per il suo modo di delineare la sessualità maschile e femminile.'
Nikhat Kazmi, 05.02.09

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