17 aprile 2009

FAMILY - TIES OF BLOOD



Non sempre i drammi familiari riescono a far esplodere il botteghino, né si può costruire un film esclusivamente attorno al tema della vendetta trovando, tra una sparatoria e un’altra, pure il tempo per lasciare una bella morale. Family è inconsistente, piuttosto mediocre ed evidentemente a corto di energie; un tuttologo che mette troppa carne al fuoco ma non sa gestire né la commedia nel primo tempo, né l’azione nel secondo.
Akshay Kumar è divertente ma ha poco spazio e niente di innovativo, la drammatica uscita di scena del suo personaggio fa si che tutta la prima ora di proiezione risulti irrimediabilmente slegata con ciò che verrà dopo.
Boomika Chawla più che una professionista mi sembra una dilettante. La ragazza può passare in un’Item song ma non ha le spalle abbastanza robuste per portare avanti un film intero né la capacità di compiere miracoli se la sceneggiatura non l’assiste... facoltà di cui in compenso si avvale Amitabh Bachchan, come sempre privo di difetti e illuminato da un’aura sacra anche in un film che non avrebbe niente di speciale, esclusa la sua presenza salvifica.
Le parti in cui non compare Big B, volendo, potete anche saltarle premendo il tasto Forward.

TRAMA:
Shekar, viene ucciso incidentalmente da un colpo partito dall’arma di Videsh, un gangster dal sangue freddo e dai ferrei principi. Aryan, il fratello della vittima giura di ottenere la sua vendetta e tiene sotto controllo la famiglia dell’assassino per cercare di ricattarlo. Nonostante il figlio lo tradisca e la moglie lo consideri ormai come un estraneo, Videsh continua a credere nell’assoluto valore della famiglia e sarebbe disposto a morire per salvare i suoi cari.

Amitabh Bachchan è un vero dio ed è facile averne le prove. Family si fa guardare solo perché lui è parte fondamentale del cast, altrimenti l’intero epilogo sarebbe stato solo insostenibile routine e fredda ostentazione di violenza.
Se avete voglia di costatare quanto i suoi occhi siano in grado di trapassare lo schermo come un coltello nel burro, gustatevelo impassibile e tagliente mentre presiede una riunione di gangster. Restate impietriti dalla scena in cui ricatta un nemico reduce da una sparatoria strappandogli i punti dalla ferita (uno-ad-uno!!!!) con una disinvoltura magistrale, e saltate subito dopo al climax per scoprirlo emotivo, vulnerabile, caricato da un'intensità ipnotizzante. Anche una frase banale si trasforma in straordinaria se pronunciata da una voce come la sua: “To kill Viren you need gusts, I like to hear my name in a trembling voice”.
Garantisco, è da panico.



Il mio giudizio sul film ** 2/5
(Amitabh Bachchan, eterno fuori classe, meriterebbe un bel ***** 5/5 )

ANNO: 2006
REGIA: Rajkumar Santoshi

CAST:

Amitabh Bachchan………. Viren Sahai
Akshay Kumar…………….Shekar
Bhoomika Chawla………...Kavita
Aryeman Ramsey…………Aryan
Shernaz Patel………………Sharda Sahai
Sushant Singh…………….Abhay

COLONNA SONORA: (dimenticabilissima) di Ram Sampath

RECENSIONI:
Bollywood Hungama *1/2

Testo originale
IndiaTimes ** 2/2

QUALCOS'ALTRO:

- Il film è tragicamente fallito dopo il secondo giorno di programmazione, gli incassi non hanno nemmeno coperto i costi
- E' stato quasi interamente girato a Bangkok
- Aryeman Ramsey è al suo debutto cinematografico, e, guarda caso, figlio del produttore del film... quella che si chiama una ... coincidenza...
A dimostrare che le raccomandazioni non bastano per diventare qualcuno, dopo un'interpretazione degna di un saggio di scuola media la sua carriera si è bruscamente interrotta per mancanza di meriti. E mi sembra giusto così.

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