11 giugno 2011

VEYIL



La paziente ascesa di Kathir e la continua rinuncia di Murugesan. Veyil è il racconto scioccante di una piramide del successo al contrario , le immagini parlano senza censure e alla narrativa pervasa di durezza sono concessi solo rari attimi di evasione. Frammenti di una fresca storia d’amore non convenzionale interrompono ricordi di dolorose e incancellabili frustrazioni, mentre la vita di un uomo viene fatta a pezzi dalla circostanze sbagliate quella del fratello minore emerge in un’atmosfera protetta . Vasantha Balan, il regista temerario, dipinge con colori vivi il ritratto dettagliato di un fallimento, di una morte lenta lunga vent’anni che si avvia da una tremenda umiliazione.


TRAMA
Un ragazzino finge di andare a scuola ma si rifugia al cinema incantato dai film della sua star preferita, il padre si accorge di questa abitudine e lo umilia pubblicamente lasciandolo legato a piangere sotto il sole cocente. Non riuscendo a vincere l’amarezza e la vergogna, Murugesan (Pasupathy) ruba i gioielli della madre e scappa dal villaggio in cerca della libertà, ritornerà dopo venti anni in seguito alla morte della ragazza che amava, quando tutti, ad eccezione del fratello Kathir (Bharat) e delle sua amica di infanzia Pandi (Shrya Reddy) lo considerano un estraneo e si rifiutano di accettarlo.


L’incapacità educativa dei genitori diviene un pericoloso demone della distruzione. La mortificazione pubblica del protagonista coincide con la sua morte sociale, da quel giorno ogni cosa che tenterà di costruire andrà perduta. L’ingiustificabile ottusità del padre padrone crea con un solo gesto danni incancellabili e alimenta il persistere di un rifiuto.
Seppur abituato fin dalla nascita al contatto con il sangue Murugesan sente che non riuscirà mai a lavorare nella macelleria di famiglia, la sua sete di evasione riesce a saziarsi solo all’interno della sala cinematografica. A differenza del fratello, più piccolo ma capace di reagire sempre in modo pratico, lui cerca di uscire dal suo sè reale e non può adeguarsi alla situazione in cui vive, nei film di M.G. Ramachandran incontra quel calore, quell’avventura di cui avrebbe bisogno. Il cinema diviene un luogo di fuga, due braccia aperte sempre pronte ad accoglierlo.
Veyil è una lunga e articolata costruzione di un profilo psicologico, un viaggio sola andata dentro la storia di un uomo. Murugesan è ben aldilà dall’essere semplicemente un personaggio, arriviamo a conoscerlo nei dettagli, dai suoi giochi alle sue paure, riusciamo a capire come mai, pur essendo abituato a vedere e sopportare di tutto, non interrompe la sua continua ricerca d’amore e ad un certo punto desidera di tornare bambino tra le braccia di Pandi e della madre.
Vasantha Balan non ha alcun timore nel mostrare anche i lati più raccapriccianti e lo fa intervallando oscuro pessimismo a meravigliosa sensibilità e immaginazione. Le scene di lotta sono strazianti ma montate con maestria, scandite da un sottofondo di agitati ritmi tribali, nello stile del Cinema Tamil. I risvolti drammatici della storia, e il senso di vuoto che domina la mente del protagonista,  sembrano smentire l’idea che le esperienze rendano più forti, le sofferenze spingono Murugesan a rinunciare ad ogni cosa e diventare estraneo alle situazioni, al punto in cui non riesce più a partecipare, ad inserirsi, a pronunciare più di una parola.
L’interpretazione di Pasupathy è devastante, i suoi occhi urlano di rabbia o si spengono nel più completo abbandono, nonostante la sua mole fisica l’attore è riuscito a modellare per Murugesan una tenera vulnerabilità. Intensa ed espressiva Shriya Reddy, la cui passionalità è materna e rassicurante.  Perfetti anche Bharat e Bhavana nei loro ruoli più energici e vitali, la ragazza è deliziosa e i suoi manierismi ricordano Jyothika, nella canzone “Kadhal Neru Pen” i suoi capelli neri che fluttuano al vento,  tra fiamme e polvere, trasformano le strade anonime del villaggio in un irrequieto limbo di passioni.
Veyil sarebbe sotto ogni punto di vista un film perfetto, dalla tecnica a i contenuti, dall’agilità dei salti narrativi all’intensità delle interpretazioni, l’eccesso di violenza però, funzionale alla storia nel primo tempo, inizia a costruire un senso di angoscia e repulsione nel secondo. In alcuni momenti, e in particolar modo nella parte conclusiva, perde equilibrio e l’empatia con il protagonista lascia spazio ad una sensazione di disagio. Il regista calca troppo la mano e non riesce più a fermarsi, alcune immagini sono così cruente e spietate da portare alla nausea.


Il mio giudizio sul film : **** 4/5


ANNO: 2006

LINGUA : Tamil

REGIA: Vasantha Balan

TRADUZIONE DEL TITOLO : Sole cocente


CAST
Pasupathy ……………………… Murugesan
Bharat ………………………….. Kathir
Bhavana …………………………. Meenakshi
Shriya Reddy ………………… Pandi
Priyanka Nair …………. Thangam


COLONNA SONORA : G.V. Prakash Kumar

PLAYBACK SINGERS : Karthik, Chinmayi, Kailash Kher, Jassie Gift, Shankar Mahadevan, Shreya Ghoshal, Mincka Vinayakam, Prashanthiuni, Tippu


QUALCOS’ALTRO: 
Veyil è stato il primo film Tamil ad essere proiettato al Festival di Cannes nella sezione Tous le Cinema du Monde, il regista Vasantha Balan era presente in sala.
La pellicola ha vinto il National Award come miglior film Tamil nel 2006
Lo zio del compositore G.V. Prakash Kumar è il maestro A.R. Rahman
Il villaggio in cui sono state effettuate le riprese del film è una località agricola nel distretto di Virudhanagar.

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