31 agosto 2011

SINGHAM

Mentre stanno già girando il prossimo film, Bol Bachchan, Rohit Shetty e Ajay Devgn, l'inossidabile duo di Golmaal 3 e All the best: fun begins, imperversano nelle sale indiane dallo scorso luglio con Singham, remake del film Tamil del 2010 Singam.

TRAMA

 Bajirao Singham (Ajay Devgn) è un onesto poliziotto, punto di riferimento della piccola comunità di Shivgarh, vicino Goa. A causa di uno scontro con Jaikant Shikre (Prakash Raj), boss mafioso di Goa, Singham sarà trasferito in città. Nella nuova centrale di polizia dovrà affrontare il criminale proprio sul suo territorio.

RECENSIONI

The Times of India ****
Singham è un prodotto kitsch, retrò, eccessivo, con sequenze d'azione ad alto voltaggio, scene al rallentatore, dialoghi infuocati pronunciati a tutto volume. E' un film per gli appassionati del genere pronti a viaggiare nel tempo sino agli anni settanta e ottanta, gli anni degli eroi giovani e arrabbiati e del cinema esagerato e per nulla realistico. Del resto, il retrò non è attualmente chic? Singham è un'esplosione potente che giunge dal passato e che lascia lo spettatore barcollante sotto il peso del suo impatto. Nato come tributo alle pellicole d'azione non adulterate dell'era di Amitabh Bachchan, nelle quali mega eroi combattevano a mani nude mega malvagi, questo film diretto da Rohit Shetty induce il pubblico a sogghignare e ad applaudire di gioia. Singham non lascia davvero nulla all'immaginazione e si richiama al solo testosterone. Complimenti a Jai Singh per aver regalato al cinema contemporaneo alcune delle più esplosive e coraggiose scene d'azione, dal sapore retrò ma realizzate con moderna finezza. I personaggi interpretati da Ajay Devgn e da Prakash Raj sono caratterizzati in modo forte, ed emergono come uno dei migliori duo di rivali ammirati di recente su grande schermo. Entrambi gli attori catturano l'attenzione con le loro performance. Il punto di forza di Singham è che per la prima volta vi sono un eroe e un villain che paiono perfettamente combinati nei loro poteri. I due sembrano determinati a mettersi in ombra l'un l'altro: i loro scontri sono grandiosi ed offrono implacabili, dall'inizio alla fine, puro masala in dosi massicce. Non aspettatevi della sperimentazione e vi divertirete un mondo. Inoltre Singham, pur essendo un prodotto commerciale, tocca la corda emotiva della lotta alla corruzione, tema tornato d'attualità negli ultimi tempi. La storia d'amore è tiepidissima, ma fortunatamente marginale.
Nikhat Kazmi, 21.07.11
La recensione integrale.

Hindustan Times *1/2
 In Singham i produttori sono innanzitutto chiaramente orgogliosi delle sequenze d'azione, per le quali vengono accreditati non solo un direttore ma anche un ideatore: il regista Rohit Shetty. Sarebbe stato un bel gesto menzionare le influenze (vedi Red, con Bruce Willis). Singham sembra da ogni punto di vista un film di altre cinematografie indiane doppiato in hindi, sebbene pieno di cliché in modo da risultare estenuante persino per gli standard del pubblico da monosala del sud dell'India. Il protagonista è un giovane Rajnikanth macho, baffuto, dalla pelle scura, che offre ai suoi subalterni (e paganti) spettatori uno scopo morale, uno sfogo contro malfattori e politici e una completa catarsi. Chi altro, a parte l'eroe di una pellicola desi, potrebbe farlo? E il pubblico si sente vendicato.
Mayank Shekhar, 22.07.11
 La recensione integrale.

Diana **
Secondo Kajol, meravigliosa attrice e moglie di Ajay, alla proiezione di Singham, gli spettatori, dopo solo cinque minuti dall'inizio del film, applaudivano, fischiavano e urlavano entusiasti. Ci possiamo credere visti anche gli ottimi incassi della pellicola.
E' evidente che questo genere di prodotto renda, altrimenti non si spiegherebbe perchè Rohit Shetty continui a fare e rifare sempre lo stesso tipo di film. La sceneggiatura è un esilissimo pretesto, stavolta si tratta di un poliziotto duro e puro che non solo non compromette la propria integrità ma rende giustizia a tutti gli umiliati e offesi. Le scene d'azione sono ridondanti, girate al rellantatore, inoltre gli scontri corpo a corpo sono conditi da voli, capriole e mosse che nessuno farebbe mai in caso di reali zuffe (com'è possibile che tutti i ceffoni dati da Singham siano preceduti da un grosso salto e quindi vengano rifilati sempre dall'alto?). Non manca la storia a tinte rosa e qualche battutta umoristica. A tenere tutto insieme sono i muscoli impressionanti di Ajay Devgn, che a dire il vero, fa bella figura nella sua uniforme cachi. Quelli che più contano però sono i valori tradizionali veicolati da Singham. Evidentemente c'è ancora bisogno di difendere la virtù delle fanciulle, combattere il sistema e soddisfare il desiderio di rivincita dei più deboli. Tematiche che continuano ad avere presa nel profondo degli spettatori, a bollywood come a hollywood dove, per esempio, non si smette di produrre film in cui i protagonisti sono addirittura supereroi.
Gli amanti del genere troveranno Singham molto rassicurante, per gli altri sarà una noia mortale.

Il bello:
- La scena della sollevazione popolare di solidarietà nei confronti di Singham, mostrata nel film.

Il brutto:
- La totale assenza di ironia e di autoironia.
- La concezione un po' antiquata che sta dietro alla realizzazione di questa pellicola.
- L''immancabile retorica.
- Solo tre canzoni (una nei titoli di testa) in due ore e venti.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Bajirao Singham - Ajay Devgn
Jaikant Shikre - Prakash Raj
Kavya Bhosle - Kajal Agarwal
Gotya - Sachin Khedekar
DSP Patkar - Murli Sharma
L'ispettore Rakesh Kadam - Sudhanshu Pandey
Megha Kadam - Sonali Kulkarni
Manikrao Singham - Govind Namdeo
L'ispettore Abbas  - Ankur Nayyar

Scritto da Yunus Sajawal

Diretto da Rohit Shetty

Musiche di Ajay Gogavale e Atul Gogavale

Coreografie di  Ganesh Acharya

Prodotto e distribuito da Reliance Entertainment

Anno 2011

AWARDS

ZeeCine Awards 2012
- Best Actor in a Negative Role - Prakash Raj

CURIOSITA'

 - Era il 1991 quando Ajay Devgn esordiva con il film Phool Aur Kaante, vincendo il suo primo Filmfare Awards per il miglior debutto. Uno degli assistenti alla regia era proprio Rohit Shetty.
Da allora i due hanno collaborato molte volte e Rohit ha voluto che Ajay fosse il protagonista di tutti i suoi film.
Il sodalizio ventennale tra Rohit Shetty e Ajay Devgn.

 - Il dietro le quinte delle scene d'azione di Singham

- Singham contiene alcune citazioni della colonna sonora di altri film bollywoodiani, Dabangg, Tees Maar Khan e Ready. Inoltre mostra alcuni secondi di Murder.

- Kajal Agarwal è soprattutto un'attrice del cinema Telegu. Per saperne di più: I VOLTI FEMMINILI DEL CINEMA TELUGU.

Il sito ufficiale del film.

24 agosto 2011

ALWAYS KABHI KABHI

Shahrukh Khan con la sua Red Chillies Entertainment, fino ad oggi, aveva prodotto Main Hoon Na,  Kaal (co-prodotto con la Dharma Productions), Paheli, Om Shanti Om, Billu e My Name is Khan (anch'esso una co-produzione). Alcune sono pellicole divertenti e con ottimi incassi come Main Hoon Na e Om Shanti Om, altri  sono film più piccoli, come Billu, altri ancora, meno fortunati al box office, sono apprezzati dalla critica e di indiscutibile bellezza, come Paheli. Pruduzioni di cui, per diverse ragioni, è possibile essere orgogliosi. Che cosa abbia spinto il re di Bollywood, non certo un novellino, a buttarsi in un progetto come Always Kabhi Kabhi è un mistero.

TRAMA

Quattro ragazzi, Sameer (Ali Faza), Aishwarya (Giselli Monteiro), Nandini (Zoa Morani) e Tariq (Satyajeet Dube) al loro ultimo anno di liceo.

RECENSIONI

The Times of India **1/2
Le questioni sono facili  da indicare. Prima, e più importante, questo è un film per i ragazzi ma la storia manca completamente del divertimento e del gioco associati a questa generazione...L'ultimo anno di scuola di Always Kabhi Kabhi non rispecchia quello di una moderna classe di oggi.
...Secondariamente i motivi di scontro genitori-ragazzi sono davvero scontati.
Nikhat Kazmi, 17.06.11
La recensione integrale.

 Hindustan Times *
Questo è un film sui giovani, idealmente pronunciato con la "G" maiuscola. Ogni casa di produzione di Mumbai ne promuove uno ogni tanto. La speciale e comune idea in essi è: dei "Giovani" in minigonna o corpi allenati che non fanno altro che parlare al cellulare, navigare in rete, sui social network, in generale su internet; quando non sognano per un obiettivo che non potranno perseguire o gironzolano in spiaggia, o al bar, reggendo con familiarità verdi bottiglie di birra Kingfisher.
Per me va bene. Una storia, una, persino una vaga sembianza di una storia, potrebbe davvero aiutare.
Mayank Shekhar, 17.06.11
La recensione integrale.

Diana *1/2
Un gruppo di amici frequentano il loro ultimo anno di scuola. Durante questo periodo, come suggerisce il regista, di passaggio all'età adulta, i quattro giovani faranno esperienze che ad una persona normale non capitano in una vita intera. Avanti allora con la carrellata di ovvie incomprensioni con i genitori, ovvi conflitti tra quello che è richiesto dagli adulti e il reali desideri dei ragazzi. Chi è timida e scrive un diario pieno di sensibilissime osservazioni (!), ma è costretta a fare la modella in bikini, chi deve studiare materie scientifiche ma ha l'anima del poeta, chi è dura fuori per nascondere le proprie insicurezze ma tenera dentro. L'ovvietà è solo uno degli elementi di Always Kabhi Kabhi, l'altro è la superficialità con cui le varie tematiche sono trattate. L'allusione ad un tentato suicidio, la gravidanza indesiderata, l'abuso da parte delle forze dell'ordine, l'incidente stradale a causa del quale una ragazza rimane in coma per giorni salvo ricomparire in carrozzina (ma tranquilli, tempo di cantare una canzone e sarà di nuovo in piedi) sul palcoscenico dove è in corso l'immancabile recita scolastica, sono solo elementi da buttare nel calderone e strumentalizzare senza pietà (per lo spettatore).
Si aggiungano la sensazione che la storia sia malamente scopiazzata qua e là, una colonna sonora mediocre ed un finale infarcito di retorica e il film è fatto: tanti auguri a chi intende sottoporsi a tale spettacolo.

Il bello:
- Gli unici fotogrammi che valga la pena di vedere (anzi non perdeteveli!) di Always Kabhi Kabhi sono quelli dei titoli di coda. Saltate pure le 2 ore e passa di film e gustatevi gli ultimi due minuti: Shahrukh Khan è da arresto per disturbo della quiete pubblica.

Il brutto:
- La lista sarebbe molto lunga.
E' il caso di citare la gag che coinvolge l'esperto di Shakespeare, Rahul Ghosh  (Ashwin Mushra), nel cui bicchiere vengono versati sonniferi, lassativi e diuretici (?), per cui il malcapitato, durante un discorso in pubblico, deve urgentemente andare in bagno, tra un attacco di sonno e l'altro. Incommentabile.
Altra chicca: lo spot alla Fanta. Ad una festa una delle protagoniste del film fissa una bottiglia di aranciata per alcuni minuti, tenendola in mano proprio come in una pubblicità. Dopo aver bevuto la bibita  l'allegria ed il divertimento raggiungono i massi livelli, parte addirittura una canzone durante la quale tutti vedono il mondo colorato di arancione. Incredibile.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:

K.G. - Satish Shah
Ms. Das - Lilette Dubey
Il professor Agarwal - Vijay Raaz
ACP - Mukesh Tiwari
L'ispettore - Manoj Joshi
Mrs. Dhawan - Navneet Nishan
Rahul Ghosh  - Ashwin Mushran

Scritto da Ishita Moitra

Diretto da Roshan Abbas

Prodotto da ShahRukh e Gauri Khan

Musiche di Aashish Rego, Shree D e Pritam Chakraborty

Coreografie di Bosco Martis, Caesar Gonsalves e Feroze Khan

Distribuito da Red Chillies Entertainment ed Eros Entertainment

Anno 2011

CURIOSITA'

- Ali Fazal compare per la prima volta sugli schermi bollywoodiani in 3 idiots. Ali ha un viso interessante, gli auguriamo di essere più fortunato con il suo prossimo lavoro.

- Sembra che sia stato Shahrukh Khan stesso a segnalare Giselli Monteiro a Roshan Abbas, per il suo aspetto di ragazza innocente e vulnerabile che ben si adattava al personaggio di Aishwarya. Giselli non ci aveva convinto con il suo esordio in Love Aaj Kal e non ci convince ora. (Tranquilli la signora Aishwarya Ray Bachchan è in dolce attesa e sicuramente non avrà avuto modo di sapere com'è stato fatto scempio del suo nome di battesimo).

- Nel film  uno dei ragazzi mangia gli spaghetti usando una forchetta a pile, quelle che arrotolano la pasta automaticamente.

- Il making della canzone "Antenna".

Il sito ufficiale del film.

21 agosto 2011

ZINDAGI NA MILEGI DOBARA

Non lasciatevi scoraggiare dal manifesto del film in cui capeggia Hrithik Roshan a torso nudo. Nè fuorviare dalla location spagnola. Zindagi na milegi dobara non è un road movie banale e furbetto che punta sugli scenari da cartolina o su un cast di sicuro richiamo al botteghino. E' un film con un gusto sì moderno ma dai contenuti universali, che sorprende ed entusiasma.

TRAMA

Tre amici, Arjun (Hrithik Roshan), Imraan (Farhan Akhtar) e Kabir (Abhay Deol) partono per un giro della Spagna, celebrazione e addio al celibato di Kabir. Un viaggio deciso da ragazzi quando ancora studiavano insieme.

RECENSIONI

The Times of India ***1/2
Il viaggio spagnolo di Zoya Akhtar vi chiede di scivolare in modalità 'avventura' e di abbandonarvi al flusso. Zindagi Na Milegi Dobara è un'allegra corsa colma di esperienze eccitanti, umorismo, romanticismo e cameratismo, condivisi da un gruppo di personaggi che paiono divertirsi tanto quanto voi. Il primo tempo è poco coinvolgente e sembra un giro turistico della Spagna. E' il secondo tempo ad emergere: una scintillante rappresentazione dell'amicizia e della crescita emotiva. La bellezza del film risiede nel fatto che l'emotività viene gestita in modo poetico, leggero (in senso positivo) e brioso. Quanto alle interpretazioni, è difficile decretare la migliore, dal momento che tutti e tre gli attori protagonisti offrono performance stellari. ZNMD è inoltre guarnito da dialoghi tesi (Farhan Akhtar), da una magnifica poesia (Javed Akhtar) e da un'ottima fotografia (Carlos Catalan). La regista Zoya Akhtar, dopo Luck by chance, dirige un'altra pellicola sensibile e piacevole, e regala a Bollywood il primo vero road movie contemporaneo.
Nikhat Kazmi, 14.07.11
La recensione integrale.

Hindustan Times ****
In Zindagi Na Milegi Dobara la Spagna toglie il respiro: è intensamente scenografica nonchè visualizzata in modo coraggioso (Carlos Catalan). Il film narra con grande realismo una storia di amicizia maschile, seppur in tono molto divertito e non melodrammatico o sdolcinato, e ricorda Dil Chahta Hai, il meraviglioso debutto alla regia di Farhan Akhtar. Inevitabili i paragoni. Sono trascorsi esattamente dieci anni da quando, nel 2001, DCH cambiò la cinematografia hindi grazie ai suoi protagonisti ricchi, disinvolti, urbani, narcisisti, modaioli. DCH celebrò anche i dieci anni di un'economia aperta, e divise il pubblico in classi metropolitane da centro commerciale e masse non leccate da monosala. DCH fu giudicato dai giornalisti come un prodotto rivolto alla prima categoria (opinabile, certo). E probabilmente anche ZNMD lo è. I protagonisti di DCH possono essere più o meno scambiati con quelli di ZNMD. Abbiamo il personaggio intenso (Hrithik Roshan per Akshay Khanna in DCH), il personaggio un po' sciocco e dominato dalle donne (Abhay Deol per Saif Ali Khan), e il mandrillo compulsivo (Farhan Akhtar per Aamir Khan). Ciò che conta e che amiamo ZNMD per le stesse ragioni per cui adoriamo il leggero, brioso DCH. I due titoli condividono un umorismo favoloso e pieno di ironia. In ZNMD il personaggio interpretato da Farhan è una miniera di battute argute e autoironiche. Entrambe le pellicole, dunque, dovrebbero sopravvivere alla prova del tempo. Alla fine, considerando la sua eccellente performance, sarebbe stata una buona idea se Farhan Akhtar, probabilmente il più poliedrico talento indiano, avesse interpretato il ruolo ricoperto da Aamir Khan nel suo primo film da regista-produttore, DCH appunto. La regista e sceneggiatrice Zoya Akhtar (Luck by chance), oltre ad intrattenere gli spettatori, sfoggia in modo deciso e suo proprio uno stile artistico mai pretenzioso e persino poetico (in senso letterale), il che è raro. Alcuni forse troveranno ZNMD un po' lento, ma non lo è. Da un punto di vista narrativo, il primo tempo è fitto, mentre nel secondo lunghi minuti vengono spesi per collegare fra loro vari eventi. La colonna sonora è relativamente modesta, con l'eccezione di Senorita. Ma non conta: porterete con voi momenti divertenti e memorabili vissuti dal trio di avventurosi amici, personaggi che vi ricorderanno coloro con cui siete cresciuti. E con cui continuerete a farlo. Facebook non può cambiare le cose. Le amicizie migliori, specialmente quelle del tempo della scuola, rimangono intatte in una fontana di giovinezza: in rapporto con loro noi non invecchiamo mai. E meno male.
Mayank Shekhar, 15.07.11
La recensione integrale.

Diana ****1/2
I pochi che ancora nutrono dei dubbi a proposito del valore dei fratelli Akhtar con Zindagi na milegi dobara si convinceranno. Zoya dirige con sensibilità e talento artistico, realizzando un film d'intrattenimento, una commedia divertente che è anche poetica ed emozionante. La Tomatina, il famoso Festival valenciano in cui ci si dà battaglia a colpi di pomodoro, prende il posto delle Alpi svizzere come elemento esotico ed accattivante ma i temi rimangono quelli di sempre. L'amicizia prima di tutto. Poi la conoscienza e la realizzazione di sè attraverso il confronto con gli altri.
Farhan Akhtar si scatena interpretando il personaggio più irriverente ed ironico, la sua divertente prova è da applausi. Inoltre produce, scrive i dialogni e canta in due brani della colonna sonora.
Il resto del cast è ottimo, non a caso sono tutte star, come Kalki Koechlin che con la sua bravura illumina un personaggio piuttosto antipatico, ma è Hrithik Roshan che incanta. Quello di Arjun è il suo ruolo più bello ed intenso di sempre.
Guardate Zindagi na milegi dobara, caldo, divertente, emozionante ed entusiasmante, appena avrete finito di vederlo avrete voglia di ricominciare da capo. Il film più bello dell'anno.

Il bello:
- Il rapporto giocoso e tenero tra i tre protagonisti.
- Hrithik con la tuta da paracadutista (un gran bello spettacolo).
- Farhan Akhtar seduttore che balla il flamenco.
- Il cameo di  Naseruddin Shah.
- Il tocco di Zoya Akhtar, come nella sequenza in cui è inquadrata la mano di Hrithik Roshan che si muove sullo sfondo del paesaggio spagnolo.

Il brutto:
- Come molti amanti degli animali non ho simpatia per la corsa dei tori di Pamplona, devo ammettere però che la scena girata da Zoya è magnifica.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Arjun - Hrithik Roshan
Imraan - Farhan Akhtar
Kabir - Abhay Deol
Laila - Katrina Kaif
Natasha - Kalki Koechlin
Nuria - Ariadna Cabrol
Salman Habib - Naseruddin Shah
La madre di Imraan - Deepti Naval

Scritto da Zoya Akhtar e Reema Kagti

Diretto da Zoya Akhtar

Prodotto da Farhan Akhtar e Ritesh Sidhwani

Musiche di Shankar - Ehsaan - Loy

Coreografie di Bosco Martis, Caesar Gonsalves e Vaibhavi Merchant

Distribuito da Eros International Media Ltd. e Excel Entertainment

Anno 2011

 AWARDS

Screen Awards
- Best film  (ex aequo con The Dirty Picture)
- Best Dialogue - Farhan Akhtar and Javed Akhtar, ex aequo con Rajat Arora (The Dirty Picture)
- Best Choreography - Bosco Caesar (Senorita)

ZeeCune Awards 2012
- Best Story - Zoya Akhtar & Reema Kagti
- Best Supporting Actor - Farhan Akhtar
- Best Cinematography - Carlos Catalan


CURIOSITA'

-  Nella sezione video dedicata  a Zindagi na milegi dobara, da Bollywood Hungama si trovano degli interessanti filmati del making del film, ricchi di interviste e curiosità. Come anche le immagini di Katrina Kaif che durante la promozione porta a spasso Hrithik su una splendida moto. (Clicca qui).

- Il making della canzone Señorita, in cui cantano tutti e tre i protagonisti.

- Farhan Akhtar all'ottantaquattresimo minuto saluta con un ciao, "chao" spagnolo che delizia anche le sue fan italiane.

- La  pagina italiana di Facebook sempre aggiornata e dedicata a Farhan Akhtar è Farhan Akhtar Italia.

Il sito ufficiale del film.


13 agosto 2011

BUNNY



Come molti titoli in cartellone a Tollywood Bunny è una storia per adolescenti che facilmente attrae anche un pubblico più maturo, la presenza di numerosi esaltatori di sapidità lo rende un buon intrattenitore per il fine settimana o un film da guardare volentieri ogni qual volta sia trasmesso in Tv. La longevità della pellicola è garantita anche dalla gioiosa colonna sonora di Devi Sri Prasad e dalla presenza di un protagonista molto avvenente e con buon senso dell’umorismo, Allu Arjun, giovane attore pieno d’energia che attrae, diverte, seduce, recita e balla senza risparmiarsi.

TRAMA
Bunny (Allu Arjun) il ragazzo più carino della scuola decide di corteggiare la bella Mahalakshmi (Gowri Mumjal) nonostante sia la viziatissima figlia di Somaraju (Prakash Raj) un milionario con implicazioni malavitose. Il padre, gelosissimo dei probabili ammiratori, la fa seguire giorno e notte dagli uomini della sua gang ma i trucchi di Bunny sono più efficaci della sua sorveglianza.

Tra le caratteristiche che rendono l'industria telegu un laboratorio creativo ancora diverso dalle altre cinematografie indiane l'impronta sbarazzina e glamourous è forse la prima a farsi notare. Con l’eccezione di alcune superstars ancora ben stabili nel mercato, gli attori sono prevalentemente molto giovani belli da mozzare il fiato, vestiti all’ultima moda, indulgenti in movenze procaci e instancabili ballerini. Allu Arjun, divertente e ironico ragazzo prodigio di Arya e Arya2, qui stava ancora facendo le prove generali ma la sua vocazione per la commedia sentimentale a passo di danza risulta ben chiara. Lo stilosissimo interprete balla ogni tipo di musica e invita il pubblico a seguirlo, per i suoi numeri il regista scrittura Laurence Raghavendra, coreografo specialista nel mescolare passi di hip hop a danze tradizionali  (Style, Indra).
Se in mezzo ai numerosi college movies Bunny si distingue come prodotto più interessante è anche grazie ai due formidabili attori di supporto , l’istrionico e intenso Prakash Raj e Sarath Kumar, veterano attore tamil dalla forte personalità. Come spesso succede nelle cinematografie del Sud al "Villain" viene riservato un posto d’onore nel film, al pari del protagonista e a volte anche più, lo scontro tra i due , che sia verbale o fisico, è l’elemento guida di tutta la trama, i loro profili sono tutt'altro che scontati. Prakash Raj ha perfezionato negli anni un suo personaggio negativo autoritario che da solo riesce a mandare avanti la storia, Somaraju, gangster spietato che stravede per la figlia e la vuole proteggere dalle delusioni sentimentali, finisce per risultare persino più simpatico e accattivante di Bunny, il giovane innamorato.  A contrastarlo  Sarath Kumar, Bhupati Raja, l’eroe temerario e forte messo a tacere dal boss e dimenticato, il suo personaggio seppur non appaia nel film a lungo spinge la storia nella direzione giusta.


Da guardare per :
Lasciarsi intrattenere da un buon” feel good movie” telegu con azione, amore, musiche e danze
Per la presenza scenica di Allu Arjun e i due carismatici co-protagonisti, Prakash Raj e Sarath Kumar

Punti deboli:
La trama non originale
La protagonista femminile, Gowri Mumjal, poco accattivante e non all’altezza di Allu Arjun
Le immagini un po’ sfocate e i colori sbiaditi. Il look globale del film sembra poco rifinito.


Il mio giudizio sul film : *** 3/5


ANNO : 2005

LINGUA : Telegu

REGIA : V.V. Vinayak

CAST :
Allu Arjun ……………. Bunny
Prakash Raj ………………….. Somaraju
Sarath Kumar ………………… Bhupati Raja
Gowri Mumjal ………….. Mahalakshmi
Mukesh Rishi …………… Mysamma


COLONNA SONORA : Devi Sri Prasad

PLAYBACK SINGERS : Devi Sri Prasad, Karthik, Malathi

COREOGRAFIE : Lawrence Raghavendra


QUALCOSA IN PIU' su Prakash Raj e Allu Arjun nella sezione ATTORI DEL CINEMA TELEGU E TAMIL

10 agosto 2011

ANARI



Anari, tra i tanti titoli di Hrishikesh Mukherjee, è forse il meno collegato ad un ambiente tipicamente middle class, il confronto qui è tra i due poli opposti della società: i poveri in cerca di un possibile (o impossibile) riscatto e la cerchia d’elite dei nuovi imprenditori industriali, i ritmi e il delicato melodramma lo avvicinano moltissimo allo stile delle pellicole dirette da Raj Kapoor.  Mukherjee ci ha regalato film dall’estetica essenziale ma intrisi della sua filosofia, di satira, di spontaneità e di piccole emozioni pure; la semplicità non è un punto di partenza quanto un traguardo, come afferma il suo motto “it’s so simple to be happy but it’s so difficult to be simple” (da Bawarchi, 1972).

TRAMA
Aarti (Nutan), nipote di un ricchissimo imprenditore, si innamora di Rajkumar (Raj Kapoor) un pittore squattrinato ma dai grandi ideali mantenuto dalla padrona del suo appartamento, Mrs D’Sa, (Lalita Pawar) che rivede in lui l’immagine del figlio scomparso.

Era solo il secondo film per Hrishikesh Mukherjee e il 1959. Dopo aver affiancato a lungo il geniale Bimal Roy il regista si avviava verso una lunga e prosperosa carriera dietro la macchina da presa. Seppur Raj Kapoor non ne firmi la regia la sua influenza è più che potente e chiara, oserei dire che Anari è il film non diretto da lui che più si avvicina allo spirito dei suoi successi precedenti, soprattutto Shree 420. Il protagonista continua a guardare il mondo con gli occhi di un bambino cercando di non farsi macchiare o indurire da esso, è sensibile, onesto e idealista, lotta per non restare intrappolato nel labirinto della metropoli dove altruismo e sincerità finiscono per divenire valori in disuso.
La nobiltà d’animo trionfa qui sulla nobiltà di sangue, Rajkumar (trad. principe) sceglie deliberatamente di essere un idiota, ne va fiero e lo considera un tesoro da preservare. I suoi buoni principi appaiono sia come difetti che pregi, qualità che lo rendono speciale in un ambiente grigio ed egoista ma anche ostacoli materiali davanti alla sua evoluzione professionale.
La storia di Anari è una poetica burla sulle ingiustizie e propone un suo modello di società perfetta dove distinzioni di classe e credo non sono sufficienti a tracciare barriere. Attraverso il disobbediente atteggiamento di Aarti, e l’affetto materno di Mrs D’Sa, Mukherjee esprime il suo disappunto verso le discriminazioni di ogni natura, siano esse etnico – religiose o economiche. Nutan ha in mano un personaggio interessantissimo e moderno, Aarti è l’anticonformista stanca di ipocrisie e formalità che fugge dalle lezioni di etichetta per signorine di buona famiglia, considera la cameriera come una sorella, si innamora di un affascinante artista senza futuro.
Il film è ricco di piccole scene comiche, alcune solo leggere e divertenti, altre più critiche e mirate nelle quali il linguaggio del corpo e la gestualità di Raj ricordano l’espressività muta di un mimo. La ricerca del denaro, come in Shree 420, trasforma gli uomini in burattini. Mukherjee ridicolizza l’ansia e la corsa ai guadagni attraverso siparietti comici in cui la banconota e la moneta divengono elementi misteriosi o buffi, a volte perfino grotteschi, la sequenza in cui Rajkumar riesce ad entrare nel ristorante d’elite solo dopo aver esibito vistosamente un portafoglio gonfio sarà ripresa dieci anni dopo nel film Deewana (1968).
Raj Kapoor ha iniziato a girare Anari poco dopo la separazione professionale e sentimentale dalla sua compagna di scena Nargis, l’ultimo titolo in cui sono apparsi insieme fu Jagte Raho nel 1956, l’attore si avviava in una fase difficile della sua carriera e una certa malinconia nel film è chiaramente percepibile. Alcuni dettagli, espressioni e frasi lasciano ipotizzare riferimenti autobiografici. Nonostante la storia d’amore tra Aarti e Rajkumar sia piuttosto serena la delusione e l'abbandono nella seconda parte risultano molto più forti e realistici della spensieratezza del primo tempo. La sofferenza della protagonista a seguito del distacco dal suo amato culmina nel testo di "Tera Jaana", il brano più intenso della splendida colonna sonora, “con la tua partenza tutti i desideri se ne vanno dal mio cuore / vedi come un destino si crea e si distrugge / la tua tristezza e la tua felicità non erano diversi dalla mia tristezza e felicità / la mia vita intera era con te / ricordi quando sorridendo abbiamo deciso di restare insieme per sempre / quel giorno era solo ieri”.

Il mio giudizio sul film : ****1/2 4,5/5


ANNO : 1959

REGIA : Hrishikesh Mukherjee

TRADUZIONE DEL TITOLO : idiota / ingenuo / infantile

CAST
Raj Kapoor ……………… Rajkumar
Nutan …………………… Aarti
Lalita Pawar ………………. Ms D’sa
Shooba Khote …………….. Asha
Motilal …………………… Ramnath
Helen …………. Cabaret dancer


COLONNA SONORA : Shankar & Jaikishan (testi di Shilendra & Hasrat)
Gli autori preferiti da Raj Kapoor ci regalano tutti brani incantevoli come il dolcissimo inno all'altruismo "Kisi ki muskurahaton pe" , la malinconica "Sab Kuch Seekha" , le romantiche "Dil ki nazar" e  "Woh Chand Khila", la gioiosa "Ban ke Panchhi"

PLAYBACK SINGERS : Lata Mangeshkar, Mukesh, Manna Dey


QUALCOS’ALTRO: 

Anari si è aggiudicato numerose statuette all’edizione dei Filmfare Awards del 1959 : Best Actor (Raj Kapoor) , Best Music Director ( Shankar & Jaikishan) , Best Supporting Actress ( Lalita Pawar) , Best Lyricist (Shailendra), Best Male Playback Singer (Mukesh) , Best Movie
L’introduzione del giovane artista in Saawarya di S.L. Bhansali è il rapporto affettuoso tra il ragazzo e l’anziana proprietaria del suo appartamento sono chiari riferimenti a Raj Kapoor / Lalita Pawar in Anari.

08 agosto 2011

LAFANGEY PARINDEY



La collaborazione con Yash Raj Films sembra non portare fortuna al regista Pradeep Sarkar. Dopo Parineeta, lo scintillante debutto prodotto da Vidhu Vinod Chopra, Sarkar ha diretto per la Yash Raj due film piuttosto deboli: Laaga Chunari Mein Daag (trasmesso da Rai Uno doppiato in italiano col titolo La verità negli occhi, ad oggi al terzo posto per numero di spettatori fra le pellicole hindi proposte dal canale televisivo) e Lafangey Parindey. Nel 2010 un nutrito numero di film prevedeva personaggi afflitti da problemi di salute. Alcuni sono stati realizzati in modo soddisfacente (My name is Khan), anche quando non hanno incontrato il favore del pubblico (Karthik calling Karthik, interpretato da Deepika Padukone). Altri meno (Lafangey Parindey, Aashayein, We are family, Guzaarish). L'argomento è per sua natura delicato e sensibile, ma sembra che a Bollywood gli sceneggiatori tendano ad affrontarlo con superficialità, in alcuni casi addirittura offensiva, trattandolo come mero espediente al servizio di una maggiore drammatizzazione della storia. Persino due registi molto dotati come Nagesh Kukunoor e Sanjay Leela Bhansali - che in passato ci avevano regalato gli emozionanti Iqbal, Khamoshi e Black - l'anno scorso con Aashayein e Guzaarish hanno decisamente commesso un passo falso.

Lafangey Parindey non è spiacevole da guardare, e gli attori non deludono. L'inizio è promettente. La colonna sonora discreta. Kay Kay Menon è sempre grande. Nei numeri di pattinaggio le controfigure sono i campioni italiani Sara e Patrick Venerucci, che si producono in coreografie create da Sandro Guerra. Ma col procedere della narrazione la pellicola diventa implausibile e ripetitiva. Inoltre il personaggio di Pinky, anche se non del tutto scontato, è comunque scarsamente approfondito da un punto di vista psicologico. Pradeep Sarkar conferma la sua preferenza per le figure femminili, procedendo quindi contro corrente rispetto alla quasi totalità dei registi hindi, ma, con l'esclusione di Parineeta (la cui sceneggiatura è tratta da un'opera letteraria), l'esito non è mai incisivo. Le sue eroine si pongono fuori dal coro in modo inautentico e talora fastidioso. Anche da un punto di vista tecnico LP è lontano anni luce dallo splendore visuale e dalla perfezione di Parineeta, così come lo è Laaga Chunari Mein Daag (con l'esclusione delle sequenze iniziali girate a Varanasi). La regia risulta nel complesso poco accattivante, e non mitiga gli errori contenuti nella sceneggiatura.

TRAMA

Nandu (Neil Nitin Mukesh) è un pugile non professionista che combatte ad occhi bendati in incontri clandestini gestiti da Usmaan Bhai (Piyush Mishra), il boss mafioso del quartiere popolare in cui vive. Pinky (Deepika Padukone) lavora come commessa in un grande magazzino, ma sogna di diventare una pattinatrice professionista. Nandu, in fuga durante un inseguimento, investe con l'auto Pinky. La ragazza perde la vista ma non la sua determinazione.

RECENSIONI

The Times of India: ***
In Lafangey Parindey viene rappresentato una volta di più il mondo familiare dei bhai e dei pugili. La familiarità nella sceneggiatura e nei personaggi rema contro la terza storia d'amore di Pradeep Sarkar (dopo Parineeta e Laaga Chunari Mein Daag). In LP prevale un senso di déjà-vu. Ma le performance sollevano il film dalla sua mediocre, prevedibile sceneggiatura. Neil Nitin Mukesh recita con misurato slancio senza risultare isterico. Deepika Padukone emoziona. Piyush Mishra è abile a condire con zelo maniacale i suoi ruoli. Sfortunatamente il suo personaggio rimane in qualche modo non sviluppato. La colonna sonora di R. Anandh e le coreografie nei numeri di pattinaggio di Bosco-Ceasar (*) contribuiscono a rendere LP piacevole da guardare. Ma ci voleva un pizzico di verve in più.
(*) Informazione errata. Il coreografo in quelle sequenze è Sandro Guerra. (Nota di Cinema Hindi).
Nikhat Kazmi, 20.08.10

Hindustan Times: *1/2
Il tapori esiste più al cinema che nella città che i film vorrebbero rappresentare. Paticamente nessuno a Mumbai si esprime con questo slang da strada creato dagli sceneggiatori (e che ancora funziona a livello umoristico). Neil Nitin Mukesh è sincero. Deepika Padukone è coraggiosa. Lafangey Parindey vorrebbe essere una pellicola sulla danza, ma offre pochi numeri danzati, e la colonna sonora sembra presa in prestito da Rock on!! e da Wake up Sid!. LP vorrebbe anche essere una gangster-story, e una storia di boxe. Non vale la pena indagare oltre. La sovraccarica confusione non finisce qui. Il regista, con Laaga Chunari Mein Daag, tentò di catturare l'attenzione delle casalinghe. Ora mira ad un pubblico giovane.
Mayank Shekhar, 20.08.10

Cinema Hindi: **
Punto di forza: Kay Kay Menon, anche se il suo è solo un cameo.
Punto debole: la sceneggiatura e la regia.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Deepika Padukone - Pinky
* Neil Nitin Mukesh - One-shot Nandu
* Kay Kay Menon - Anna (special appearance)
* Piyush Mishra - Usmaan Bhai
* Juhi Chawla - special appearance
* Jaaved Jaaferi - special appearance

Regia: Pradeep Sarkar
Soggetto, sceneggiatura e dialoghi: Gopi Puthran
Colonna sonora: R. Anandh. Ronit Sarkar, il figlio allora diciottenne di Pradeep Sarkar, ha interpretato la title track. All'età di 16 anni il ragazzo entrò nella band Icecream Truck della quale fa parte tuttora.
Coreografia: Bosco-Caesar (3 idiots), Sandro Guerra (per le sequenze con i pattini)
Fotografia: N. Nataraja Subramanian (Parineeta)
Montaggio: Sanjib Datta (Dor)
Traduzione del titolo: perditempo, anche se in diverse occasioni il cast ha spiegato che il titolo qualifica i due protagonisti del film come personaggi che intendono vivere in base alle proprie regole.
Anno: 2010
Awards:
* Golden Kela Awards: il peggior titolo del 2010.
Sito ufficiale, nel quale si possono consultare i testi hindi delle canzoni
Canale ufficiale in YouTube

RASSEGNA STAMPA/VIDEO

* Hindustan Times, 07.09.10: lunga intervista concessa da Neil Nitin Mukesh nella quale scopriamo che il suo nome di battesimo fu scelto da Lata Mangeshkar in onore di Neil Armstrong, e che l'attore ama Nuovo Cinema Paradiso.
* Video: Making of Lafangey Parindey, prima e seconda parte
* Video: intervista a Pradeep Sarkar
* Video: intervista a Neil Nitin Mukesh
* Video: intervista a Deepika Padukone
* Video: live video chat con Neil Nitin Mukesh e Deepika Padukone
* Video: presentazione della colonna sonora, con Pradeep Sarkar, Neil Nitin Mukesh e Deepika Padukone. Prima e seconda parte.
* Bollywood Hungama: lista dei link a tutti gli articoli e video dedicati a Lafangey Parindey

CURIOSITA'

* Lafangey Parindey si ispira a Castelli di ghiaccio e a Kinara (1977) di Gulzar.
* Sia Deepika che Neil, prima dell'inizio delle riprese di LP, hanno frequentato per alcuni mesi un corso di pattinaggio e (il solo Neil) di guida estrema in moto. L'attore ha girato la maggior parte delle scene pericolose senza ricorrere ad una controfigura, ferendosi spesso.
* Lo show televisivo di cui si parla nel film è il celebre India's got talent. Deepika e Neil hanno partecipato alla puntata andata in onda il 13 agosto 2010 (video) interpretando i personaggi di LP. La giuria era composta da Sonali Bendre, Sajid Khan e Kirron Kher.
* Riferimenti a Bollywood: Dhoom 2 - Back in action, Tashan, Bunty Aur Babli, Disco Dancer, Kareena Kapoor, Abhishek Bachchan, Amitabh Bachchan, Aishwarya Rai, Shahid Kapoor.
* Riferimenti all'Italia: uno dei personaggi sfoggia una felpa con la scritta Italia. Una scena è ambientata in uno dei locali della catena Barista di Lavazza. Nei titoli di chiusura si ringraziano Sara e Patrick Venerucci.
* Film che trattano lo stesso tema: Aryan, Apne e Lahore affrontano l'argomento della boxe. In Black e in Fanaa le protagoniste sono non vedenti. LP si ispira a Kinara.

GOSSIP & VELENI

* Neil non aveva mai baciato nessuna partner sullo schermo, nè intendeva farlo con Deepika in LP. Dopo lunga opera di persuasione, l'attore si è finalmente deciso.
* Deepika, dal canto suo, era terrorizzata all'idea di afferrare un volatile con le mani (video)...


Da sinistra: Sara Venerucci, Neil Nitin Mukesh, Patrick Venerucci e Sandro Guerra

Deepika Padukone e Patrick Venerucci

04 agosto 2011

YAHUDI



Desterà più di una curiosità un film diretto da Bimal Roy che si apre con un inaspettato “C’era una volta .. a Roma…".  L’impero al suo declino e gli attriti tra romani ed ebrei sono la cornice da cui far partire poi una favola d’amore alquanto stravagante, preparatevi alla trasformazione di Dilip Kumar in fascinoso centurione, non stupitevi di ritrovare sullo schermo toghe, bighe e gladiatori. No, non avete bevuto una tequila di troppo, è tutto vero. Yahudi rientra perfettamente nella categoria dei Peplum Movies (o Sword & Sandals Movies) nostrani, difficile da credere che uno dei padri del neorealismo indiano ne firmi la regia.


TRAMA
L’imperatore Marcus (Dilip Kumar) viene soccorso da una splendida sconosciuta (Meena Kumari) quando giace ferito ai bordi della strada. Con il tempo le ferite si rimarginano ma il ricordo bellezza della donna ebrea lo tormenta e vorrebbe rincontrarla. Dimenticando l’arrogante fidanzata Ottavia (Nigar Sultana) Marcus si mette alla ricerca della misteriosa salvatrice.


Bimal Roy, celebre per i suoi film realistici, emotivi ed essenziali, indulge in una mascherata del tutto estranea al suo stile. L’eleganza delle inquadrature e la qualità del bianco e nero rivelano quale nome si cela dietro questa lunga avventura romanzata ma tutto il resto, dalla scarsa originalità della trama alla freddezza delle interpretazioni, lo fa apparire  divergente dai precedenti, e successivi, lavori del regista.
I costumi e i sets ricordano molti film storico/mitologici ormai celati negli archivi di Cinecittà, ritroviamo tutti gli elementi caratteristici del genere: statue, colonne, lance, calzari, mantelli, scenari romani dipinti sullo sfondo, mezzi busti in cartongesso, mercati popolari, palazzi, sotterranei e prigioni, passaggi segreti, ancelle velate danzanti, maghi incantatori e odalische. Gli abiti romani e gli accessori sono stati riprodotti con una certa cura e, se non fosse per le coreografie, dal un tocco molto più indiano, davvero non si penserebbe di avere davanti un film prodotto a Mumbai. Dal punto di vista estetico tutto risulta curato e sofisticato, la colonna sonora di Shankar e Jaikishan è gradevole, le visualizzazioni di alcuni brani, come “Yeh mera deewanapan hai” e “Aate jaate”, suggestive.
Seppur migliore dell’evanescente e vuoto Aan di Mehboob Khan, Yahudi è ancora lontano dalla raffinata leggerezza di Kohinoor, film in costume dai ritmi perfetti nel quale ritroviamo la stessa coppia di protagonisti. Il re e la regina della tragedia in bianco e nero, Dilip Kumar e Meena Kumari, questa volta rinunciano al dramma per dare libero sfogo ad una certa spensieratezza, almeno prima del chiassoso e confusionario climax all'insegna dell'overacting. Sfortunatamente Dilip perde molto del suo fascino a seguito di un’acconciatura poco felice, i suoi capelli, aggrediti senza alcuna pietà dal parrucchiere, diventano quasi biondicci, grazie al cielo il film è bianco e nero e non è possibile scorgere fino in fondo l’entità del danno.


Il mio giudizio sul film ** 2/5


ANNO: 1958

REGIA : Bimal Roy

TRADUZIONE DEL TITOLO: L’ebrea

CAST:
Dilip Kumar ……………….. Marcus
Meena Kumari …………….. Anna
Sohrab Mohdi ………………. Ezra
Nigar Sultana ……………… Ottavia
Nasir Hussain …………………… Brutus
Helen, Minoo Mumtaaz & Cokoo ……………… danzatrici


COLONNA SONORA : Shankar & Jaikishan

PLAYBACK SINGERS : Geeta Dutt, Mukesh, Lata Mangeshkar, Mohammad Rafi