10 agosto 2011

ANARI



Anari, tra i tanti titoli di Hrishikesh Mukherjee, è forse il meno collegato ad un ambiente tipicamente middle class, il confronto qui è tra i due poli opposti della società: i poveri in cerca di un possibile (o impossibile) riscatto e la cerchia d’elite dei nuovi imprenditori industriali, i ritmi e il delicato melodramma lo avvicinano moltissimo allo stile delle pellicole dirette da Raj Kapoor.  Mukherjee ci ha regalato film dall’estetica essenziale ma intrisi della sua filosofia, di satira, di spontaneità e di piccole emozioni pure; la semplicità non è un punto di partenza quanto un traguardo, come afferma il suo motto “it’s so simple to be happy but it’s so difficult to be simple” (da Bawarchi, 1972).

TRAMA
Aarti (Nutan), nipote di un ricchissimo imprenditore, si innamora di Rajkumar (Raj Kapoor) un pittore squattrinato ma dai grandi ideali mantenuto dalla padrona del suo appartamento, Mrs D’Sa, (Lalita Pawar) che rivede in lui l’immagine del figlio scomparso.

Era solo il secondo film per Hrishikesh Mukherjee e il 1959. Dopo aver affiancato a lungo il geniale Bimal Roy il regista si avviava verso una lunga e prosperosa carriera dietro la macchina da presa. Seppur Raj Kapoor non ne firmi la regia la sua influenza è più che potente e chiara, oserei dire che Anari è il film non diretto da lui che più si avvicina allo spirito dei suoi successi precedenti, soprattutto Shree 420. Il protagonista continua a guardare il mondo con gli occhi di un bambino cercando di non farsi macchiare o indurire da esso, è sensibile, onesto e idealista, lotta per non restare intrappolato nel labirinto della metropoli dove altruismo e sincerità finiscono per divenire valori in disuso.
La nobiltà d’animo trionfa qui sulla nobiltà di sangue, Rajkumar (trad. principe) sceglie deliberatamente di essere un idiota, ne va fiero e lo considera un tesoro da preservare. I suoi buoni principi appaiono sia come difetti che pregi, qualità che lo rendono speciale in un ambiente grigio ed egoista ma anche ostacoli materiali davanti alla sua evoluzione professionale.
La storia di Anari è una poetica burla sulle ingiustizie e propone un suo modello di società perfetta dove distinzioni di classe e credo non sono sufficienti a tracciare barriere. Attraverso il disobbediente atteggiamento di Aarti, e l’affetto materno di Mrs D’Sa, Mukherjee esprime il suo disappunto verso le discriminazioni di ogni natura, siano esse etnico – religiose o economiche. Nutan ha in mano un personaggio interessantissimo e moderno, Aarti è l’anticonformista stanca di ipocrisie e formalità che fugge dalle lezioni di etichetta per signorine di buona famiglia, considera la cameriera come una sorella, si innamora di un affascinante artista senza futuro.
Il film è ricco di piccole scene comiche, alcune solo leggere e divertenti, altre più critiche e mirate nelle quali il linguaggio del corpo e la gestualità di Raj ricordano l’espressività muta di un mimo. La ricerca del denaro, come in Shree 420, trasforma gli uomini in burattini. Mukherjee ridicolizza l’ansia e la corsa ai guadagni attraverso siparietti comici in cui la banconota e la moneta divengono elementi misteriosi o buffi, a volte perfino grotteschi, la sequenza in cui Rajkumar riesce ad entrare nel ristorante d’elite solo dopo aver esibito vistosamente un portafoglio gonfio sarà ripresa dieci anni dopo nel film Deewana (1968).
Raj Kapoor ha iniziato a girare Anari poco dopo la separazione professionale e sentimentale dalla sua compagna di scena Nargis, l’ultimo titolo in cui sono apparsi insieme fu Jagte Raho nel 1956, l’attore si avviava in una fase difficile della sua carriera e una certa malinconia nel film è chiaramente percepibile. Alcuni dettagli, espressioni e frasi lasciano ipotizzare riferimenti autobiografici. Nonostante la storia d’amore tra Aarti e Rajkumar sia piuttosto serena la delusione e l'abbandono nella seconda parte risultano molto più forti e realistici della spensieratezza del primo tempo. La sofferenza della protagonista a seguito del distacco dal suo amato culmina nel testo di "Tera Jaana", il brano più intenso della splendida colonna sonora, “con la tua partenza tutti i desideri se ne vanno dal mio cuore / vedi come un destino si crea e si distrugge / la tua tristezza e la tua felicità non erano diversi dalla mia tristezza e felicità / la mia vita intera era con te / ricordi quando sorridendo abbiamo deciso di restare insieme per sempre / quel giorno era solo ieri”.

Il mio giudizio sul film : ****1/2 4,5/5


ANNO : 1959

REGIA : Hrishikesh Mukherjee

TRADUZIONE DEL TITOLO : idiota / ingenuo / infantile

CAST
Raj Kapoor ……………… Rajkumar
Nutan …………………… Aarti
Lalita Pawar ………………. Ms D’sa
Shooba Khote …………….. Asha
Motilal …………………… Ramnath
Helen …………. Cabaret dancer


COLONNA SONORA : Shankar & Jaikishan (testi di Shilendra & Hasrat)
Gli autori preferiti da Raj Kapoor ci regalano tutti brani incantevoli come il dolcissimo inno all'altruismo "Kisi ki muskurahaton pe" , la malinconica "Sab Kuch Seekha" , le romantiche "Dil ki nazar" e  "Woh Chand Khila", la gioiosa "Ban ke Panchhi"

PLAYBACK SINGERS : Lata Mangeshkar, Mukesh, Manna Dey


QUALCOS’ALTRO: 

Anari si è aggiudicato numerose statuette all’edizione dei Filmfare Awards del 1959 : Best Actor (Raj Kapoor) , Best Music Director ( Shankar & Jaikishan) , Best Supporting Actress ( Lalita Pawar) , Best Lyricist (Shailendra), Best Male Playback Singer (Mukesh) , Best Movie
L’introduzione del giovane artista in Saawarya di S.L. Bhansali è il rapporto affettuoso tra il ragazzo e l’anziana proprietaria del suo appartamento sono chiari riferimenti a Raj Kapoor / Lalita Pawar in Anari.

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