15 giugno 2009

HEAVEN ON EARTH


Con 'Videsh' siamo lontani anni-luce dagli scintillanti successi dei NRI (Non Returning Indians) rappresentati nei patinati film di Karan Johar o della Yash Raj. I personaggi sono Indiani emigrati in Canada, ma il loro tenore di vita è tutt'altro che invidiabile: dividono un angusto appartamento il cui canone è talmente oneroso che, per onorarlo, sono costretti ad affittare i posti letto durante il giorno a lavoratori notturni. L'ombra pesante della disoccupazione rabbuia un'esistenza priva di speranza. I caratteri sono esacerbati. I rapporti avvelenati. La protagonista, spedita da sola aldilà dell'oceano per sposare uno sconosciuto, si ritrova imprigionata in un matrimonio combinato che non soddisfa nemmeno il neo-marito, costretto a contrarre il legame per necessità di denaro: la dote portata dalla ragazza e il misero salario da lei guadagnato come operaia consentono a lui e alla sua famiglia di sopravvivere pur fra gli stenti. L'uomo, inasprito dall'umiliazione, prigioniero a sua volta di relazioni di sangue - soprattutto quella materna - colme di rancore e di acide pretese più che di affetto vero, reagisce con violenza picchiando la moglie, ma senza provare alcuna soddisfazione. Non si instaura un legame, seppur brutale, fra i due coniugi neppure durante le botte. Al contrario: lui spinge la donna via da sè, come a volerla cancellare. Come a volersi cancellare.

La disumanità, nel senso di assenza di umanità, caratterizza l'indistricabile groviglio di relazioni nel quale i personaggi si muovono. Silenziosamente. Lentamente. La neo-sposa ne tocca con mano il gelo, e non trova solidarietà nemmeno fra le altre donne. Malgrado la promiscuità soffocante, la distanza fra loro è abissale.

Come reagisce la nostra istruita, disorientata, sradicata eroina? Con una preoccupante regressione. Si chiude al mondo esterno, si spinge dentro di sè per nascondersi, sempre più in fondo. Nei momenti bui si racconta filastrocche attinte alla mitologia parlando di sè in terza persona. E si crea una sorta di compagno immaginario, che ha le sembianze esteriori del marito, ma che, al contrario di lui, le offre quel calore umano di cui la ragazza ha bisogno. L'alienazione è talmente profonda che realtà e fantasia si confondono.
Ma in un estremo atto di autoconsapevolezza, prepara la fuga.

Preity Zinta è di una bravura impressionante. Regge da sola il peso di un film non facile, fatto di silenzi e di movimenti ovattati. Lo sguardo smarrito che a poco a poco si spegne, le espressioni pietrificate, le emozioni trafitte e raggelate. Tutto in lei è perfetto.

La regia mantiene un basso profilo, esaltando così lo squallore delle vite e delle vicende. Le inquadrature sono ravvicinate, mostrano sempre e solo una piccola porzione di realtà, e contribuiscono ad accentuare l'aspetto claustrofobico del film. La scenografia e la fotografia sono quindi volutamente sottotono. La pellicola ne esce impoverita, ma è un difetto marginale.
L'unico vistoso errore è nella sceneggiatura: l'ordalia alla quale si sottopone la donna.

TRAMA

Chand (Preity Zinta) parte per il Canada piena di paure e di speranze per contrarre matrimonio. Il marito (Vansh Bhardwaj) si rivela un uomo ombroso e distante. La loro vita coniugale è fatta di silenzi, di rifiuti. E di botte.

RECENSIONI

The Times of India: **
'Dopo 'Provoked' di Jamohan Mundra, è Deepa Mehta ad indagare sugli abusi domestici subiti da sfortunate donne indiane spedite in terra straniera dalle loro famiglie. Ma 'Videsh' ad un certo punto perde completamente il contatto con la realtà: pozioni magiche, credenze mitiche, un climax melodrammatico. Il film ottiene risultati migliori nella fotografia (Giles Nuttgen) che cattura con glaciali primi piani gli interni claustrofobici della vita da NRI (*). La nuova famiglia di Preity è un ghetto di gente amareggiata che ha lasciato la propria casa in cerca del paradiso. E che finisce senza speranza, senza uno spazio, senza orgoglio. Preity Zinta nel ruolo della giovane sposa disincantata e priva di fascino regala una performance potente.'
(*) Non Returning Indians
Nikhat Kazmi, 26.03.09

Hindustan Times: *1/2
'Preity Zinta impregna di vulnerabile grazia il suo ritratto di una donna che vive costantemente nella paura. La storia ha i suoi buoni momenti (tutti riconducibili a Preity). Ma è un intrecciarsi incongruo di violenza ed alienazione domestiche con racconti antichi che, trasposti in un contesto canadese, semplicemente non funzionano. Preity Zinta, a suo credito, dà più di quello che riceve, attraversando realtà e fantasia con un'interpretazione meravigliosa. Il film non lo fa altrettanto bene.'
Shashi Baliga, 27.03.09

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: Preity Zinta, con un'interpretazione che spezza il cuore
Punto debole: le sequenze col cobra (avete letto bene)

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Preity Zinta ('Salaam Namaste') - Chand
* Vansh Bhardwaj (attore teatrale, qui al suo debutto cinematografico) - Rocky, il marito

Regia e sceneggiatura: Deepa Mehta ('Earth')

Award:

* Preity Zinta si è aggiudicata il Silver Hugo Award come miglior attrice protagonista al Chicago International Film Festival

* Deepa Mehta si è aggiudicata il premio per la miglior sceneggiatura al Dubai International Film Festival

Traduzione del titolo: 'Paese straniero'. Termine sanscrito adottato in Punjabi, in Hindi e in altre lingue indiane moderne conservando lo stesso significato (ringraziamo Gina K.)

Anno: 2008, ma distribuito in India nel 2009, anche in una versione doppiata in Hindi (il film originale è in Punjabi e in Inglese)

Sito ufficiale: CLICCA QUI per visionare il trailer sottotitolato e per leggere le note molto esaurienti postate da Deepa Mehta

CURIOSITA'

* Heaven on earth è stato proiettato al Toronto International Film Festival 2008

* Deepa Mehta è emigrata in Canada nel 1973. Nella sua filmografia spicca soprattutto la cosiddetta 'trilogia degli elementi': 'Fire' (1996); lo splendido 'Earth' (1998) con Aamir Khan; 'Water' (2005) con John Abraham, distribuito anche in Italia. Circola la voce che stia per girare l'adattamento cinematografico del capolavoro di Salman Rushdie 'I figli della mezzanotte'

* Deepa Mehta ha incontrato Preity Zinta durante gli IIFA award del 2007 nello Yorkshire (alla regista, in quell'occasione, è stato consegnato un premio alla carriera), e le ha subito proposto il ruolo di Chand

* Nel sito ufficiale del film Deepa sottolinea che i temi affrontati da 'Videsh' sono tre: immigrazione, isolamento, potere dell'immaginazione

* Gli immigrati provenienti dall'Asia Meridionale sono i più numerosi in Canada, e fra loro la comunità Punjabi è la più folta (un milione di unità). Il film è ambientato a Brampton, nell'Ontario, la cui periferia viene denominata 'Bramladesh': i segnali stradali sono in Inglese e in Punjabi, lingua che sta rapidamente diventando la quarta più diffusa nel Paese

* Il film si è aggiudicato il Digichannel Audience Award come miglior lungometraggio all'edizione 2009 del River to River Indian Film Festival di Firenze (aggiornamento del 13.12.09). E sarà riproiettato nell'edizione del 2010 (aggiornamento del 24.11.10).

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