'Sringaram' è un film in lingua Tamil, curatissimo nei dettagli, visivamente molto piacevole. Ma non è solo la confezione a brillare: la storia è interessante e sino ad un certo punto anche ben sviluppata. L'interpretazione della bella protagonista è dignitosa anche se un po' fredda. Le coreografie, di tipo classico, sono di ottimo livello tecnico, valorizzate dalla ricchezza dei costumi.
Da un punto di vista stilistico nulla in questa pellicola farebbe rimpiangere il glamour bollywoodiano, eppure manca quello scintillio, quell'energia, quel carisma divistico, quella vitalità che, al mondo, solo la cinematografia Hindi è in grado di sprigionare.
TRAMA
Madhura (Aditi Rao Hydari) è la nuova Devadasi del tempio - siamo nel Tamil Nadu negli anni Venti. Dotatissima ballerina, orgogliosa della sua arte, mal si adatta alle richieste opportuniste avanzate dal signorotto locale, il Mirasu (Manoj K. Jayan). Madhura preferisce abbandonare il suo status privilegiato per dedicarsi alla danza sacra, e unirsi all'umile guardiano del tempio, Kasi (Shashikumar).
RECENSIONI
The Hindu
'Un nutrito gruppo di abili tecnici, molti di loro esordienti, opera congiunto per 'Sringaram', un dramma storico nel quale grande attenzione è stata posta ai dettagli. Alla guida della squadra la regista Sharada Ramanathan al suo debutto. 'Sringaram' non è privo di difetti, ma i pregi riescono ad offuscarli. Gli occhi espressivi e la bravura come ballerina fanno dell'elegante Aditi Rao Hydari la scelta più adeguata al ruolo. Gentile e risoluto, forte e vulnerabile, il personaggio è molto ben costruito. Manoj K. Jayan colpisce per la sua recitazione sommessa. Shashikumar fa pieno uso delle potenzialità del suo ruolo. La fotografia di Madhu Ambat merita una menzione speciale. La direzione artistica di Thota Tharani cattura l'attenzione. E non si può evitare di ammirare gli eccellenti costumi di Rukmini Krishnan. Le coreografie di Saroj Khan sono un'impressionante miscela di tradizione e modernità. Non capita spesso di sentire gli applausi alla fine di una proiezione per la stampa. Questa volta è successo.'
Malathi Rangarajan, 05.10.07
Cinema Hindi: ***1/2
Punto di forza: la cura e la finezza dei dettagli (applauso a tutto il cast tecnico)
Punto debole: qualche smagliatura nella sceneggiatura, qualche rallentamento non necessario nel ritmo
SCHEDA DEL FILM
Cast:
* Aditi Rao Hydari ('Delhi-6') - Madhura
* Manoj K. Jayan - il Mirasu
* Shashikumar - Kasi
* Hamsa Moily - Kama
Regia: Sharada Ramanathan, popolare danzatrice, qui al suo debutto dietro la macchina da presa
Coreografie: Saroj Khan ('Delhi-6', 'Saawariya', 'Devdas')
Fotografia: Madhu Ambat
Direzione artistica: Thota Tharani
Costumi: Rukmini Krishnan
Award: National Award per la miglior coreografia a Saroj Khan e per la miglior fotografia a Madhu Ambat (ringraziamo Gina K.)
Traduzione del titolo: 'sringaram' è un vocabolo Tamil che significa 'vestirsi elegantemente' (in senso femminile), in modo particolare per le cerimonie nuziali. Applicare il kajal, il bindi, ornarsi con braccialetti, collane di fiori intrecciati, indossare scintillanti abiti dai ricchi colori e ricami. Ma può anche significare 'corteggiamento' (ringraziamo Gina K.)
Anno: 2007
CURIOSITA'
* La coreografa Saroj Khan è la madre del coreografo Raju Khan ('Jodhaa Akbar'). Ha vinto il National Award per la miglior coreografia anche per 'Devdas'
* La battuta migliore del film è recitata dal personaggio di Madhura al momento di abbandonare il tempio: 'Non è ribellione, è autostima'. Standing ovation alla fiera danzatrice
* La sequenza più emozionante vede ancora protagonista Madhura, affiancata da Kasi: non perdetevi la dolcezza del gesto di Kasi che offre alla Devadasi ormai in disgrazia un tempio naturale nella giungla decorato dai campanelli delle cavigliere di Madhura
* 'Sringaram' è stato recentemente proiettato a Roma nel corso della rassegna 'Rainbow of Indian Films'
* La Devadasi o serva di Dio dedicava alla divinità del tempio la sua vita di danzatrice. Durante la colonizzazione britannica la figura della Devadasi cominciò a perdere la connotazione religiosa e a trasformarsi in qualcosa di simile a una prostituta. Ma la famosa danzatrice Rukmini Devi riuscì a riaffermare il valore di quest'arte: a Madras furono aperte delle vere e proprie scuole, e la Bharatanatyam si rivelò come la più alta forma di danza classica indiana. La nostra Gina K. ci fornisce delle interessanti informazioni supplementari: 'Le Devadasi non potevano contrarre matrimonio, in quanto ufficialmente spose di Dio, e si esibivano nelle corti dei re o dei signorotti locali, spesso diventandone le amanti. Non potevano cessare di essere Devadasi e lasciare il tempio. Se generavano figlie, queste erano destinate a loro volta a diventare Devadasi. Acquisivano spesso grande potere grazie alle loro altolocate relazioni. Tutte le forme di danza classica e di musica classica indiane si sono evolute nei templi, in quanto considerate poesie e preghiere offerte alla divinità. Le danzatrici rappresentavano scene tratte dai poemi epici e dai testi religiosi. Un tempo era considerato disdicevole per le fanciulle di buona famiglia danzare in pubblico: studiavano danza e musica ma si esibivano solo in privato, e comunque mai dopo il matrimonio. Recentemente alcuni musicisti e compositori hanno tentato di integrare la musica e le danze popolari e folkloristiche con quelle classiche, malgrado l'ostilità dei puristi. Oggi ci sono persino un paio di danzatrici femministe che interpretano nelle loro esibizioni soliste dei forti personaggi femminili, sia della tradizione indiana che provenienti da altre culture (per esempio Maria Maddalena).' (Gina: thank you for the info and for your usual kind help)
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