09 aprile 2009

SATYAM SHIVAM SUNDARAM



Il titolo riprende il testo di una preghiera devozionale, “verità, divinità, bellezza”
ma cos’è che trasforma una pietra in divinità? Il volerci credere, la speranza dell’uomo. La bellezza è negli occhi di chi guarda, nelle aspettative e nei desideri riflessi piuttosto che nella perfezione delle caratteristiche materiali.
Il film si apre proprio con questa immagine simbolica, un essere inanimato diviene con un gesto oggetto di culto e, malgrado la sua apparenza non sia mutata, la sua natura ha assunto un significato profondamente diverso.

Il film è un trionfo di colore, emozione, sentimento, venera la sacralità dell’amore e, come tutti i titoli nati dalla sensibilità straordinaria di Raj Kapoor, è imbevuto di continue simbologie.

L’alba, celebrazione del risveglio, filtri colorati dividono nettamente lo schermo creando una sfumatura di giallo/verde, rosso/rosa; in questo paradiso naturale, il giovane Ranjeev insegue una voce meravigliosa che ogni mattina lo fa svegliare, la immagina abbinata ad una donna angelica ed avvenente ed ancora prima di conoscerla la sente come sua compagna ideale.
Ma Rupa non è così ben vista nel villaggio, è povera ed etichettata dalla nascita come sfortunata, nessun uomo la vuole sposare perché una cicatrice le sfigura metà del viso. Lusingata da tante attenzioni e felice di sentirsi finalmente bella, nasconde le bruciature con un velo e si ritrova ad interpretare, senza volerlo, il ruolo di una donna misteriosa che non si rivela mai fino in fondo. La ricerca di lei e l’attesa potenziano il desiderio di Ranjeev che si ostina a volerla sposare contro la sua volontà , accorgendosi subito dopo del segreto che la donna cercava di nascondergli.
Sconvolto dalla scoperta, Ranjeev crede di aver sposato la donna sbagliata e torna a ricercare la “sua” Rupa, della quale si era innamorato. Per non farlo soffrire la ragazza rimette i suoi vecchi abiti e torna a calarsi nuovamente nel personaggio che suo marito ha idealizzato, la donna perfettamente bella, misteriosa e sfuggente.

Lo sdoppiamento del personaggio interpretato da Zeenat Aman mi ha ricordato da subito quello compiuto da Shahrukh Khan in Rab Ne Bana di Jodi, anche se sono due titoli completamente diversi è impossibile evitare di avvicinarli. Nel film di Aditya Chopra il timido e bruttino Surinder veste i panni dello sfacciato Raj, il suo perfetto opposto, e riesce a tirare fuori il fascino che possedeva ma del quale non si era mai nemmeno reso conto. Anche Rupa ha in sé ogni aspetto della bellezza ma è troppo abituata a porsi dei limiti, a far risaltare le sue mancanze oscurando tutto ciò che in lei c’è di affascinante.
Né Ranjeev né Taani in entrambi i film, sembrano voler conoscere veramente chi gli sta a fianco fermandosi solo all’apparenza, etichettando a priori ciò che è bello, accattivante con ciò che è brutto e non merita attenzione.

Ranjeev ricerca la perfezione e la bellezza, non accetta i difetti, non sa affrontare la realtà. Vivendo troppo da solo si è creato un mondo parallelo dove è lui stesso a decidere il corso degli eventi e dove il male, il dolore, non devono in alcun modo esistere. E’ così accecato dal suo ideale che non riesce a riconoscere in Rupa la sua donna.

L'abilità di Raj Kapoor alla regia e la sua formidabile capacità di narrazione continuano a stupirmi, oltre che l'assoluta modernità dei temi che sceglie di trattare.
Da sottolineare che Zeenat Aman, nel ruolo di Rupa, è praticamente seminuda per tutto il film ma niente viene mai percepito come imbarazzante o volgare; il regista, affascinato dalla bellezza del corpo femminile, esalta in lei una sensualità casta e quasi divina.

Il momento più bizzarro:
La canzone “Chanchal Shital Nirmal komal”, il sogno ad occhi aperti di Rupa. Improvvisamente la sua immaginazione la trasporta in un set variopinto e astratto, paesaggi lunari, funghi giganti, elementi bizzarri e scintillanti lustrini, in questa cornice da fiaba Rupa immagina se stessa nei panni di una fata o di una dea.

Il momento più commovente:
Quando Rupa capisce che suo marito non potrà mai amarla per quello che è veramente e pur di potergli stare vicino torna ad assumere l’identità fittizia che si era creata.

Il mio giudizio sul film : **** 4,5/5

ANNO: 1978

REGIA: Raj Kapoor

CAST:

- Zeenat Aman ………… Rupa
- Shashi Kapoor…………Ranjeev
- Kanayalal……………il padre di Rupa
- A.K. Hangal…………Bansi
- Leela Chitnis…………la madre di Ranjeev
- Padmini Kolhapure……Rupa da bambina

COLONNA SONORA: Laximikant / Pyarelal

PLAYBACK SINGERS: Lata Mangeshkar, Manna Dey, Mukesh, Bhupendra Singh

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