Bees Saal Baad si riallaccia ad un filone di enorme successo, gli eleganti mistery drama in bianco e nero molto in voga negli anni Cinquanta e Sessanta, sfortunatamente però a guidare i passi del film non c’è né la raffinatezza di Guru Dutt né la classe e di interpreti come Ashok Kumar e Dev Anand , volti di gangster o agenti segreti in strepitosi noir made in Mumbai. Il film è solo parzialmente riuscito, tedioso da seguire ma bello da guardare per le sue atmosfere, i suoi orizzonti profondi e la dinamicità delle riprese.
TRAMA
Kumar (Biswajit) ritorna da Londra dopo aver ereditato una residenza nobiliare, i suoi parenti sono stati assassinati da un’entità misteriosa che gli abitanti del villaggio identificano come uno spirito in cerca di vendetta. Tutti avvisano il ragazzo che non è saggio rimanere nella casa perchè presto potrebbe arrivare il suo turno, Kumar non crede alle superstizioni e invece di spaventarsi corteggia la bella Radha (Waheeda Rehman) e cerca l’aiuto di un investigatore privato (Asit Sen).
Il film divide la narrazione chiaramente in due parti, ciò che avviene di giorno, in un’atmosfera rilassata e felice, e ciò che invece accade di notte nella villa e nei passaggi segreti che la circondano. La narrazione diurna è guidata dal ripetitivo civettare del protagonista attorno alla ragazza più carina del villaggio, Radha, che ha lo splendido volto di Waheeda Rehman. L’attrice che era stata la bella dark lady di CID resta in questo film quasi disoccupata, il suo personaggio non ha alcun ruolo se non quello di sedurre il nuovo arrivato con i suoi sguardi e fornirgli una motivazione più che valida per non fuggire dalla casa degli antenati. Ben più interessante è la narrazione notturna anche se può far sorride il modo in cui il film cerca di incutere timore, non sapendo coinvolgere troppo attraverso la storia Bees Saal Baad indulge in ogni possibile aiuto materiale capace di difendere la sua causa: troviamo orpelli e mobili di stile vittoriano, stanze che più buie e piene di suppellettili non potrebbero essere, sotterranei con pitoni che fanno capolino, fumo, nebbia, rami scheletrici tesi come braccia, mani dai lunghi artigli pronti ad afferrare la prossima vittima, profili di donne velate che cantano lamenti e gli immancabili lampadari oscillanti, ormai divenuti un’immagine cult in tutti i film che trattano reincarnazioni o vendette da Mahal (1949) a Om Shanti Om (2008).
Anche se la sostanza scarseggia tecnicamente il film è ben eseguito ed eccelle sul piano della fotografia, alcune sequenze ricordano lo stile di Guru Dutt, i primi piani dei volti sono quasi del tutto oscurati dalle ombre tanto che diviene difficile riconoscere l’identità dei personaggi secondari mentre il viso di Biswajit risulta così chiaro che pare ricoperto di cera. E’ interessante vedere come sono state intervallate riprese all’aperto e in studio, il regista riesce in un compito difficile, quello di far apparire anche gli scenari artificiali locations reali, offrendoci un’unione armonica di paesaggi illuminati dalla luce solare e foreste ricreate in uno spazio di pochi metri in cui l’erba altissima cerca di nascondere alberi solo dipinti sullo sfondo.
Il mio giudizio sul film : ** 2/5
ANNO: 1962
TRADUZIONE DEL TITOLO : Venti anni dopo
REGIA: Biren Nag
CAST:
BiswajIt ………………………….. Kumar Vijay Singh
Waheeda Rehman ………………………… Radha
Manmohan Krishna ……………………. Ram Lal
Asit Sen ………………………….. Gopichand
Sajjan ……………………… Mohan Babu
COLONNA SONORA : Hemant Kumar
PLAYBACK SINGERS : Lata Mangeshkar, Hemant Kumar
Nessun commento:
Posta un commento