30 novembre 2010

PUSHPAK




Pushpak – a silent speaking movie / un film muto parlante. Nalla sua tagline c’è già una promessa.
Il termine prende in custodia un’ immagine mitologica indiana, la "Pushpaka Vimana", leggendario carro alato del Ramayana. Dipendente dal suo eccezionale protagonista, Kamal Haasan, il film è un teatro dell’assurdo che indaga all’interno del mestiere di attore creando artisticamente una comunicazione altra, nuova, superlativa, che si schiude lentamente. Questo è il cinema che vuole raggiungere, sperimentare, interrogarsi. Questo il cinema che tutti dovrebbero conoscere.


TRAMA

Un giovane laureato è alla disperata ricerca del lavoro quando trova, delirante e buttato su un marciapiede, un ricco industriale completamente ubriaco. Il suo desiderio di poter gustare, anche solo per un giorno, il sapore della ricchezza diviene una sfrenata passione morbosa . Dopo aver nascosto l’imprenditore nel suo appartamento decide di sostituirsi a lui e soggiornare nel lussuosissimo hotel Pushpak, residenza a cinque stelle la cui immagine maestosa l’aveva fatto sognare più di una volta. L’uomo, che era completamente solo al mondo, non viene cercato né identificato da nessuno, tanto che il ragazzo ha modo di valutare indisturbato i benefici , e i limiti, della sua improvvisa vita da milionario.


La parola, il primo degli istinti umani, viene abbattuta e spogliata del suo valore. Gli attori, le cui mani sono legate al silenzio, fanno riaffiorare uno ad uno i ricordi di una comunicazione infantile, immediata, libera da ogni vincolo linguistico. La prigionia iniziale diviene passo passo una sfida, la sfida dell’artista con se stesso, la sfida della sovranazionalità dei messaggi e dei sentimenti, ora privati di ogni provenienza geografica e dell’emblema identificativo di una comunità: la lingua, linea di distinzione e confine, primo gradino da abbattere per raggiungere e raggiungersi.

I personaggi, tutti senza nome, appartengono al palcoscenico piuttosto che alla celluloide, sono strani portavoce di una bizzarra e ben orchestrata parodia. Dal mendicante che dorme sopra a un letto di banconote al killer che vuole uccidere la sua vittima con un ghiacciolo, al mago illusionista che fuma sigarette invisibili e beve drink pronti a svanire sotto agli occhi della moglie. Esagerazioni , alterazioni, scene grottesche, disgustose o comiche, sono gli archi che sostengono i messaggi del film , tutt’altro che giocosi o frutto della fantasia, legati ad una realtà inspiegabile attraverso l’uso della ragione. Il folle e il razionale in lotta incontrano il poetico e il simbolico. Dall’unione dei quattro elementi nasce Pushpak.

Il film colpirà soprattutto per la sua satira e il suo humor nero. La costruzione dell’immenso patrimonio del proprietario dell’hotel viene narrata con un'ironica, e buffa, serie di scatti rubati al passato e resa banale dalla sua (teatralizzata) morte e scomparsa dalle scene all’apice dal successo. Il protagonista e la figlia del mago amoreggiano senza alcun rispetto di fronte all’esposizione della salma dell’ imprenditore , il magnate, ora semplicemente un cadavere grigiastro alla mercè dei piagnoni, lascia agli altri il beneficio di godere dei suoi frutti. L'artefice dell'impero del lusso se ne va nello stesso modo in cui muore il mendicante, malridotto, sporco, ma addormentato su un letto di sacrifici e risparmi.


Il mio giudizio sul film : ***** 5/5



ANNO : 1988

REGIA: Singeetham Srinivasava Rao



CAST:

Kamal Haasan…………………… il giovane laureato
Amala ……………………………… La figlia del mago
Tinu Anand…………………………… Il killer
Farida Jalal ……………………………la moglie del mago
P. L. Narayana …………………………Il mendicante
K.S. Ramesh ………………………… Il mago
Ramya ……………………………… la moglie del milionario
Sameer Khakhar ………………… iI milionario
Lokhnat ………………………… il padrone dell’albergo
Prathap Pothan...............l'amante della moglie del milionario


BACKGROUND SCORE: V.S. Narasimhan



QUALCOS’ALTRO:

La città senza nome che vediamo nel film è in realtà Bangalore, il regista è stato molto attento ad evitare alcun segno di riconoscimento durante le riprese, il luogo non doveva essere non individuabile anche se qualunque cittadino avrebbe dovuto riconoscerci almeno un po’ del suo ambiente quotidiano.

Pushpak venne presentato al Festival di Cannes nel 1988

Kamal Haasan, eccellente attore e superstar Tamil, oltre ad essere il protagonista del film ha collaborato con il regista nella sua realizzazione.

22 novembre 2010

AASHAYEIN



Aashayein è il nuovo film di Nagesh Kukunoor, il regista che aveva incatato con Iqbal e convinto con il suo capolavoro Dor. Dopo il discutibile 8x10 Tasveer, Nagesh Kukunoor sbaglia ancora, scrive e dirige una pellicola difficile sulla carta e che sullo schermo non prende il volo. Per lui le prove d'appello stanno per finire.

TRAMA
Rahul Sharma (John Abraham) ha il vizio del gioco. All'indomani di una vincita incredibile chiede alla sua innamorata di sposarlo. La vita di Rahul è felice e fortunata quando gli viene diagnosticato un tumore incurabile ai polmoni; gli rimangono pochi mesi. Rahul decide di passarli lontano da tutti i suoi cari, in una struttura che accoglie i malati terminali.

RECENSIONI
The Times of India ***
La pellicola è rimasta nel limbo per due anni, ma ciò non ne cancella le qualità. Aashayein è un piccolo, sensibile film che getta uno sguardo non falso sulle malattie terminali. L'argomento potrebbe deprimere, ma il regista Kukunoor sceglie la via del bicchiere mezzo pieno: la paura e la disperazione sono rimpiazzate dal desiderio di spremere il bello dalla vita. Aashayein  cattura l'attenzione con la sua grazia gentile e con la sua dignità. Le interpretazioni di John Abraham e di Anaitha Nair sono emozionanti e infondono credibilità al ruolo di malati terminali che celebrano la vita prima del saluto finale.
Nikhat Kazmi, 26.08.10

Hindustans Times * 1/2
Una scena dopo l'altra, che sia una lezione sul karma o sul carpe diem, si arriva dritti a capire che Aashayein  è una serie di colpi mancati, tutti banali: il risultato è infatti ben diverso dalle intenzioni. Il pubblico sa che i personaggi sullo schermo sono malati terminali, e questo suscita immediata simpatia. Il destino non risparmia nemmeno il protagonista. Gli spettatori sorridono, gli occhi si inumidiscono, la manipolazione da parte del film è completa. Il regista è partito con un'idea ma la storia non lo ha seguito.
Mayank Shekhar, 27.08.10

Diana **
Per trattare un argomento così delicato come quello di questo film è necessario avere (almeno) un forte messaggio da condividere, una scenggiatura solida ed una regia rigorosa, altrimenti diventa impervio e pretestuoso avventurarsi per tali strade. Aashayein non gode di nessuno di questi requisiti. Alcuni elementi della trama sono superflui (perchè Rahul vince così tanto denaro prima di sapere che morirà? Per aggiungere un ulteriore rimpianto, uno scherzo del destino? Sembra quasi che ammalarsi di tumore non sia di per sè  sufficientemente tragico); altri elementi sono ampiamente prevedibili. Gli spunti offerti da Aashayein, inoltre, sono piuttosto banali.
Buone invece le interpretazioni degli attori protagonisti. Oltre a John Abraham, che di solito scegli ottimi copioni (Water, Kabul Express, No Smoking, Dostana), bravi Farida Jalal, Girish Karnad e Anaitha Nair (gia vista in Chak de India!).
Un ultimo appunto personale: non si riesce davvero ad immaginare quale persona, con una vita sociale appena decente, vorrebbe passare gli ultimi giorni della sua vita insieme a perfetti estranei, sofferenti e depressi quanto lui, che spesso solo nei (pessimi)  film si rivelano le persone migliori che si siano mai incontrate.

Il bello:
-  John Abraham/Rahul Sharma/Indiana Jones(una bella trovata): promosso!

Il brutto:
-  L'assenza di uno sguardo poetico sulle vicende trattate.

SCHEDA DEL FILM
Cast:
Rahul Sharma - John Abraham
Sister Grac - Prateeksha Lonkar
Padma - Anaitha Nair
Nafisa - Sonal Sehgal
Parthasarthi - Girish Karnad
Xavier - Vikram Inamdar
Madhu - Farida Jalal
Govinda - Master Ashwin Chitale

Scritto e diretto da Nagesh Kukunoor 

Prodotto da Percept Picture Company e T-Series

Musiche di Pritam Chakraborty, Shiraz Uppal, Salim Merchant e Sulaiman Merchant

Anno: 2010

CURIOSITA' 

- Girato nel 2007,  Aashayein ha incontrato diverse difficoltà di distribuzione, uscendo nelle sale solo la scorsa estate.

- John Abraham perse 16 chili per interpretare la sua parte.

- Un film di grande successo con lo stesso tema ed al quale si riferisce lo stesso Aashayein è Anand, del 1971, diretto da Hrishikesh Mukherjee, protagonisti Amitabh Bachchan e Rajesh Khanna.

18 novembre 2010

MAGADHEERA



Magadheera, l’attuale campione d’incassi del Cinema Telugu, è una vivace epopea fantasy impeccabile nella forma, ammiccante e condita da una colonna sonora ad hoc. Antico e moderno si confondono in una storia che è leggenda epica e videogioco al tempo stesso, la scenografia sembra nata da un sogno ad occhi aperti o dalla fantasia di un architetto di qualche parco a tema. Improbabili rievocazioni storiche si uniscono al digitale, l’atmosfera fastosa del passato al global moderno, il commerciale con l’artistico, il quotidiano alla pura e incontrollata evasione.


TRAMA
Harsha (Ram Charan) è misteriosamente attratto da una ragazza che non ha mai visto, sfiorandole appena la mano vede riemergere i ricordi della sua vita precedente, in cui era il guerriero Kalabhairava. Ritrovare Indu (Kajal ), reincarnazione della principessa Mitra, diviene indispensabile per conoscere chi era nel suo passato e quale storia fantastica giace sospesa nel tempo in attesa di un finale.


Dalla trama ci si puà aspettare praticamente di tutto. Un plot classico che propone storie di reincarnazioni viene introdotto in modo fantasioso e altisonante, la favola si tinge di echi storici e scenari grandiosi, cortili reali si intervallano a quotidiane corse in autobus e visite delle rovine di Golkonda, mentre il sogno trascina in deserti di sale, tra i ricordi emergono immagini di infinite parate in costume realizzate sapientemente in computer grafica.

Il protagonista , Ram Charan Teja, figlio della superstar telugu Chiranjeevi , muove i primi passi nel mondo del cinema a ritmo di hip hop ma già brilla di polvere di stelle, Kajal Agarwal è nel film attrice quanto modella, un adorabile volto acqua e sapone dai grandi occhi castani. Gli attori sfoggiano contemporaneamente costumi regali e abiti all’ultima moda, nel guardaroba si contano dorate armature e cappelli da cowboy, minigonne, leggings, semplici salwar oppure abiti sontuosi e seducenti, pesanti gioielli. L’esaltazione della bellezza diviene un elemento quasi obbligatorio, Ram e Kajal appaiono sempre meravigliosi come richiesto dal film, la cui carta vincente è la perfezione estetica unita alla freschezza inebriante del loro giovanissimo fascino.

Nonostante vari punti interrogativi in una narrazione composta a scatole cinesi, Magadheera genera un’ immediata ubriachezza. I tanti elementi, impossibili da incastrare con razionalità, si combinano in modo fluido e convincente; gli effetti visivi e l’eccellenza tecnica dominano sul contenuto, ciò nonostante la sensazione che si ha al termine non è quella di aver assistito ad una fredda messa in scena quanto a una piacevole e stravagante seduzione.



Il mio giudizio sul film **** 4/5


ANNO: 2009

REGIA: S.S. Rajamouli

TRADUZIONE DEL TITOLO : Il grande guerriero

LINGUA: Telugu


CAST:

Ram Charan Teja………………………… Harsha / Kalabhairava
Kajal Agarwal ……………………………… Indu / Mitra
Srihari………………………………………… Sher Khan
Dev Gill…………………………………………… Raghuveer
Sarath Babu……………………………… il re di Udaighar
Rao Ramesh ………………………………. Ghora

Apparizioni speciali di Kim Sharma , Chiranjeevi e Brahamanandan


COLONNA SONORA : Keeravani

PLAYBACK SINGERS: Anuj Gurwara, Ranjit, Shivani, Nikita Nigam , Keeravani, Reeta, Geeta Madhuri, Deepu, Daaler Mehndi



QUALCOS’ALTRO:

La star telugu Chiranjeevi duetta con il figlio Ram Charan nella canzone “Bangaru kodi petta”, girata al porto di Chennai, la canzone è un remix di un successo dell'attore.

L’attrice Kim Sharma (Mohabbatein) è la protagonista dell’item song “Jorsey”

Realizzato con un budget astronomico, il film è tra i più costosi della storia di Tollywood, le spese sostentute dalla casa di produzione di Allu Arvind sono state ampiamente ricompensate dato che Magadheera è divenuto l’attuale (e ancora imbattuto) campione d’incassi della cinematografia Telegu.

Gran parte del film è stata girata presso i Ramoji Film Studios a Hyderabad, alcune sequenze a Kucch in Gujarat (tra cui l’emozionante gara nel deserto tra i due guerrieri), altre in Rajastan, in Karnataka, a Chennai, tra le rovine del Golkonda Fort a Hyderabad e in Svizzera (per la canzone “Nakosam Nuvvu”)

Siva Shankar si è aggiudicato il prestigioso National Award per le coreografie di “Dheera Dheera”, Kamal Kannan ha vinto lo stesso premio per i Migliori Effetti Speciali. Il film ha inoltre sbancato all’edizione 2009 dei Filmfare Awards South aggiudicandosi le statuette nelle categorie : Best Movie, Best Actor (Ram Charan Teja), Best Director (S.S Rajamouli) , Best Music Director (Keeravani), Best Cinematographer (Senthil Kumar), Best Playback Singer (Anuj Gurwara)

Tra gli altri film che propongono il tema della reincarnazione : I bellissimi Karz, Om Shanti Om e Madhumati, il raffinato telegu Arundhati, e i meno coinvolgenti Mehbooba (1976) e Love Story 2050.

03 novembre 2010

GANGOR


In questa quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma sono stati presentati due film indiani: My Name is Khan e Gangor, una coproduzione italo-indiana in concorso, che alla prima di domenica 31 ottobre ha strappato al pubblico in sala 4 minuti di applausi.

TRAMA

Il fotoreporter Upin (Adil Hussain) è in Purulia, nel Bengala, per un'inchiesta che testimoni e denunci le violenze a cui sono sottoposte le donne del villaggio. Conosce Gangor (Priyanka Bose) e ne rimane rapito. E' proprio una foto di Gangor, ritratta mentre allatta il figlio, a finire in prima pagina. L'articolo solleva un grosso scandalo le cui drammatiche conseguenze ricadranno su Gangor e Upin.

RECENSIONI

L'Unità
...Il tema è nobilissimo, ma raccontato con eccessi didascalici, e con buchi di sceneggiatura che rischiano di diventare voragini. Spinelli è un appassionato conoscitore dell’India (tra l’altro, dirige dal 2000 un festival di cinema asiatico che si svolge a Roma) ma le sue buone intenzioni sembrano mescolarsi con quelle, disastrose, del suo protagonista...
Alberto Crespi, 01.11.10
L'articolo integrale.

La Stampa
...senza una sola sfumatura folcloristico-turistica, sa mostrare l’India meno nota e più profonda...
Lietta Tornabuoni, 01.11.10
L'articolo integrale.

Diana **1/2

"Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni sono concordi: la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. E non conosce differenze sociali o culturali: le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. " (Claudia Di Giorgio - La Repubblica). Che si tratta di violenza domestica oppure no.
Gangor affronta il tema dalla parte delle donne che vivono nelle campagne indiane, nei villaggi tribali.
Il film è a tratti duro ma raggiunge lo scopo di sensibilizzare, indurre la riflessione e tocca il cuore. E' girato in modo asciutto, senza morbosità. Peccato che non scavi più a fondo nelle motivazioni di Upin e non sviluppi più diffusamente il tema della solidarietà che matura tra le donne del villaggio, convincendo solo in parte.

Il bello:
- I colori dell'India.
- L'interpretazione di Priyanka Bose: la sua Gangor è affascinante ed intensa.

Il brutto:
- Qualche incongruenza della trama.
Difficile, per esempio, credere che un uomo indiano, un giornalista, perfettamente consapevole della società in cui vive e recatosi a Purulia proprio per documentarne la drammatica realtà, decida di illustrare un articolo contro la violenza sulle donne con la foto di una madre che allatta a seno nudo. Upin viola per primo l'intimità di una donna sola, povera, vulnerabile che vive in un villaggio culturalmente arretrato, nel quale stupri e violenze sono un problema quotidiano.

SCHEDA DEL FILM

Cast:
Adil Hussain - Upin
Priyanka Bose - Gangor
Seema Rehmani - Shital
Samrat Chakrabarti - Ujan

Regia di Italo Spinelli

Prodotto da Angelo Barbagallo, Vinod Kumar e Isabella Spinelli

Musiche di Iqbal Darbar

Anno: 2009

CURIOSITA'

- Video conferenza stampa Gangor a Roma

- Le foto del red carpet

- A Roma, in occasione del Festival, era presente anche Mahasweta Devi, l'autrice del racconto, Dietro il Corsetto, a cui è ispirato Gangor.

- Note di regia di Italo Spinelli.

-L'articolo di The Times of India dedicato a Gangor. (Grazie a Cinema Hindi per la segnalazione)


La pagina del sito del Festival del Film di Roma dedicata a Gangor