11 dicembre 2022

BRAHMĀSTRA - PART ONE: SHIVA


Sono curiosamente incappata in due titoli di fila che si ispirano alla mitologia religiosa e che hanno incendiato il botteghino: Brahmāstra - Part One: Shiva e Kantara (in lingua kannada). I protagonisti in entrambi i film si chiamano Shiva. B1S è stato distribuito il 9 settembre e, ad oggi, occupa la quinta posizione nella classifica degli incassi del 2022 (la più alta per una pellicola hindi); Kantara è stato distribuito il 30 settembre e occupa la sesta posizione. Kantara è un singolare mix di folklore religioso, realismo e masala, più tradizionalista nella confezione rispetto a B1S che, dal canto suo, inaugura la marvelizzazione di un genere che pare abbia goduto di un periodo favorevole negli anni novanta e nei primi duemila, ed è più occidentalizzato. Kantara, pur con le sue lacune, tenta un approccio profondo, e per questo ha colpito la critica; B1S, che a tratti sembra un film per ragazzi (e non era l'intento della produzione), non del tutto.

Primo titolo di una trilogia (Brahmāstra) che a sua volta fa parte di un nuovo universo cinematografico denominato Astraverse, B1S ha subito una lunga gestazione (febbraio 2018-marzo 2022), anni utili a cesellare gli effetti speciali, ma anche anni in cui l'ispirazione dello sceneggiatore e regista Ayan Mukerji si è andata via via diluendo sino a raffreddarsi. L'idea originaria era eccellente: attingere alla ricchissima mitologia hindu, contemporaneizzarla e renderla spettacolare e supereroica. Però, a furia di ritoccare, ripensare, aggiungere, togliere, B1S è finito col risultare l'esatto contrario: una pellicola inerte, impassibile. Il problema è la sceneggiatura, spenta e poco fluida, ma soprattutto i dialoghi, sia in termini di battute singole (spesso inutili, affidate ai personaggi solo per riportarli alla vita e staccarli dallo sfondo) che di conversazioni (innaturali quando non agghiaccianti). Cos'è andato storto? Forse il timore di scatenare le ire degli integralisti hindu ha mozzato sul nascere la creatività di Mukerji. Lo slancio c'era (qualcosa è rimasto), poi più o meno volontariamente abortito. Del resto, non puoi innovare se ti senti costretto a compiacere.

B1S parte col botto: un elettrizzante cameo di Shah Rukh Khan - il progetto ci avrebbe guadagnato ad offrirgli un ruolo consistente - e una scenografica coreografia (Dance Ka Bhoot, di Ganesh Acharya). Poi la pellicola si appiattisce. Il comparto tecnico è diligente, B1S è patinato in linea con le produzioni Dharma. La colonna sonora non spicca (mi riferisco alle canzoni, meglio il commento musicale). Gli effetti speciali e le scene d'azione almeno provano a tener sveglio lo spettatore. Le interpretazioni non brillano come dovrebbero, e parliamo di una coppia di attori talentuosi (Ranbir Kapoor e Alia Bhatt - gossip: già innamorati durante le riprese del film, e nel gioco di sguardi la tresca si coglie), e di una superstar (Nagarjuna) a cui è toccato un personaggio esangue. Di contro, Amitabh Bachchan è, al solito, DIO, e neanche ve lo dico; ma è Mouni Roy a stupire perché sembra l'unica in sintonia con l'idea originaria di B1S e quindi non ne tradisce le intenzioni.

TRAMA

Ci sono armi mitologiche, dai poteri soprannaturali, forgiate dagli dei. Una in particolare, Brahmāstra, la più potente, è in grado di distruggere l'universo, ed è controllata da una cerchia di saggi. Poi c'è Dev, rivelatosi mica tanto saggio, che ha tradito la missione e si è trasformato in una gigantesca statua silente di pietra. Poi c'è Junoon, spuntata non si capisce da dove, che è il braccio violento di Dev. Poi c'è DJ Shiva, che rimorchia la sua Isha-Parvati in discoteca (!), innamorandosene - ricambiato - all'istante. Isha dona a Shiva visioni tragiche e combustioni spontanee (con la shakti non si scherza). Poi ci sono due saggi non troppo fortunati e il guru, il più saggio di tutti. Fine.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Il cameo del Re (mi ripeto, lo so).

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* Alia che ripete Shiva ogni tre secondi (non deve aver fatto molta fatica a memorizzare le battute).

RECENSIONI

Mid-Day: **
'You could just feel quite needlessly bored after a point here, that's all. Especially with some inanities for dialogues. (...) There is seriously no half-assing on VFX. Every frame is polished to bedazzle you with lights and colours. (...) In exchange for a set-piece by the second, they may have emotionally undernourished the script. (...) Ayan Mukerji (...) seems out of depth here, he's certainly operating outside his warm, intimate comfort space. (...) This is stellar stuff on the tech front. (...) This feels like a slightly hollow, hot mess, that leaves you feeling distantly cold. (...) Brahmāstra belongs to a genre that's categorically critic-proof'.
Mayank Shekhar, 11.09.22

Film Companion:
'It's hard to pinpoint precisely where Brahmāstra - Part One: Shiva goes wrong. The possibilities are endless. It could be the kitchen-sink syndrome - where a movie clubs you with so much body that it hopes you're too wonky to notice its vacant voice. Maybe you won't notice the wooden performances. Or the deafening score. Or the distinctly poor dialogue. (...) Or every other frame resembling a burnt strip of polaroid film. If a fantasy movie repeatedly yells that love is the greatest weapon in (Hindu) mythology, maybe you won't notice that it has no heart. That its romance plays out like a glitchy algorithm. (...) That the heroine calls her hero by name only 373 times in total. (...) (...) Like I said, the possibilities are endless. And maybe you're too shell-shocked to notice them all. Marvel's been doing if for years. No reason why B1S can't do it better. But it's no hard to pinpoint why this film goes wrong. It's not unusual, especially for stories steeped in scale and religious scripture. B1S is so caught up in its conceptualisation and myth-building - which, on paper, is kind of fascinating - that it forgets to behave like a film. The writing is so excited by the world it designs that the script bible doubles up as the final draft. An entire stage of filmmaking (...) seems to be missing. All the elements - the characters, the way they speak, the voiceovers, the themes, the soundscape, (...) even the visual crescendos - feel like temporary fillers for a future version that never arrives.The result is (...) a painfully inert movie. (...) Faces become surrogates for plot movement; speech is reduced to thought bubbles. Nothing else can explain the perplexing lack of chemistry between the two leads. It's almost as if Ranbir Kapoor and Alia Bhatt were instructed to read the lines knowing that emotions, like everything else, would be added in post-production. It takes some doing to make actors of their calibre mess up a narrative of passion. (...) If you look really hard, you might see the germ of a full-blooded big-screen experience. Writer-director Ayan Mukerji has the framework in place, but fails at a fundamental screenplay and design level. (...) Isha exists not as a lover so much as a human Alexa; her only job is to robotically ask him questions and follow him around and make sure he's fine. (...) Her superpower seems to be that her reactions are never in sync with the magnitude of an incident. (...) It's a generic fusion of Western style and Eastern substance, (...) like a foreign interpretation of Indian legend'.
Rahul Desai, 19.09.22
Recensione integrale (un vero spasso, vi consiglio di leggerla. Un esempio? Il Brahmāstra che 'on a good day, looks like a giant Oreo cookie'. Io morta).

Cinema Hindi: ** 1/2 (se lo considerassi un film per ragazzi, aggiungerei mezza stella).
Punto di forza: l'idea, SRK, il personaggio di Junoon.
Punto debole: dialoghi e sceneggiatura.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Ranbir Kapoor - Shiva
* Alia Bhatt - Isha
* Amitabh Bachchan - Raghu, il guru (e il narratore)
* Mouni Roy - Junoon
* Shah Rukh Khan - Mohan, lo scienziato (cameo)
* Nagarjuna - Anish, l'artista (cameo)
* Dimple Kapadia - cameo

Regia e sceneggiatura: Ayan Mukerji
Dialoghi: Hussain Dalal
Colonna sonora: Pritam
Coreografia: Ganesh Acharya, Brinda, Adil Shaikh.
Fotografia: V. Manikandan, Pankaj Kumar, Sudeep Chatterjee, Vikash Nowlakha e Patrick Duroux.
Montaggio: Prakash Kurup
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Nella tradizione hindu, l'astra è un'arma dotata di poteri soprannaturali, forgiata da una specifica divinità. Brahmāstra è l'arma di Brahmā, ed è la più potente.
* Il personaggio interpretato da Shah Rukh Khan si chiama Mohan Bhargav, in omaggio a Mohan Bhargava, protagonista di Swades.
* Riferimenti al cinema indiano: Mr. India.
* Riferimenti all'Italia: Gucci, Prada.

GOSSIP & VELENI

* Pare che la Dharma Productions si stia dannando per scritturare l'attore che interpreterà Dev in Brahmāstra - Part Two: Dev (purtroppo SRK ce lo siamo giocati). Girandola frenetica di nomi: Ranveer Singh (ma era davvero Deepika, in B1S, la mamma di Shiva?), Hrithik Roshan, Prabhas, persino Yash. Ad oggi, nessuna conferma. E comunque non è che abbia tutta 'sta fretta di sorbirmi B2D.
* Il 2022 è stato un anno pazzesco per Alia Bhatt: due titoli nei primi dieci incassi (l'altro è RRR), un film interessante (Gangubai Kathiawadi, proiettato alla Berlinale) diretto da un regista di gran classe come Sanjay Leela Bhansali, l'esordio in qualità di produttrice (Darlings), il matrimonio (con Ranbir Kapoor) e annessa breve luna di miele italiana (clicca qui), la nascita della loro bimba. Agenda fitta. Io nel 2022 sono solo ingrassata.
* E quindi ora abbiamo anche un Astraverse. Voterei per un prequel dedicato a Mohan e per uno spin-off dedicato a Junoon.


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