30 agosto 2019

A A D A I


Ricordo che il trailer aveva creato un grosso clamore, la cui eco era giunta sino alla rivale industria cinematografica di Mumbai, complice anche il contributo promozionale prestato da Karan Johar e da Anurag Kashyap. Suppongo che Aadai, singolare thriller in lingua tamil, sia il primo film popolare indiano nel quale l'attore principale reciti completamente nudo. Come se non bastasse, la protagonista è di sesso femminile, e questo spiega l'entità del clamore. La pellicola ruota intorno a Kamini, personaggio costruito con la stessa forza e con le stesse pecche del tradizionale eroe maschile. L'audace Amala Paul, nel ruolo di Kamini, sopporta il peso del film, regalando un'interpretazione determinata e convincente. 
Aadai è in sintesi la storia di una vendetta narrata dal punto di vista dell'eroina negativa che la subisce. Il primo tempo è introduttivo, bizzarramente costruito, con virate psichedeliche e persino un brevissimo tributo a 2001: Odissea nello spazio. La consumazione della vendetta coincide con il secondo tempo, e non si limita dunque al finale, che è anzi piuttosto debole oltre che verboso.  

Azzarderei che le metafore riscontrate dalla critica indiana siano involontarie. Certo, la sequenza dello specchio suggerisce implicazioni intriganti, così come il quesito centrale posto da Aadai: quanto siamo disposti a rischiare, anche in termini di incolumità fisica, pur di nascondere la nostra nudità? Aadai rappresenta sullo schermo uno degli incubi più ricorrenti, quello di ritrovarsi nudi all'aperto, in mezzo ad una folla, o in altre situazioni nelle quali normalmente si è vestiti. Se da un lato l'antipatica Kamini non suscita sentimenti solidali, dall'altro il tema ci induce a provare empatia per lei, perchè in qualche modo affonda nelle nostre fobie.

I thriller indiani assurgono di rado alle vette del box office, ma vantano una fedele schiera di estimatori, alimentati da un numero sempre crescente di pellicole realizzate in tutte le cinematografie locali. Aadai nel complesso è guardabile perchè insolito e perchè non manca di ironia, nonostante qualche cliché moralista, tipico del genere, e qualche implausibilità di troppo nella trama. La sceneggiatura tiene e la narrazione tutto sommato avvince. 

TRAMA

Kamini fa solo quello che le pare, quando le pare, come le pare. I sentimenti altrui? Chissenefrega. Alla sua festa di compleanno eccede in tutto. Ma al risveglio, il mattino dopo, si becca una biblica bastonata dritta in fronte. E' ora di attingere alla sua arroganza per sopravvivere. E per maturare.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Le sequenze tratte dal programma televisivo ideato da Kamini. Puro genio.

RECENSIONI

The Hindu:
'It is a film whose building is strong but the basement is weak. Aadai is an Amala Paul show throughout. (...) Characters around Amala Paul while appearing to influence her situation end up leaving little to no impact on the screenplay. And when the big plot reveal happens, the intensity built up until that point by virtue of Amala Paul's screen presence, deflates in an instant. This kind of a plot reveal didn't really merit the scenes that preceded it, and that is a game killer. In an instant, the film turns into an unconnected mess. Overall, Amala Paul usurps everyone and everything, which is great, but is also eerily similar to the manner how heroes overshadow everything in their film. This is not a criticism. It is a worry. Perhaps, what we need is a plot-centric film. Surely, Tamil cinema writer-directors cannot be so one dimensional that they cannot understand the distinction of making one'.
Pradeep Kumar, 20.07.19

Film Companion:
'Whenever a film’s protagonist is a woman, a certain section of the audience calls the heroine “the hero of the film” - as though the importance of the central figure can only be assessed in masculine terms. But Kamini (Amala Paul), the “hero of Aadai”, may be the first female protagonist to deserve this title. For one, she is the least “feminine” female you’ll find. (...) But more importantly, the “hero of the film” label fits Kamini because she’s essentially a dick. (...) The way Kamini has been designed is one of the many brilliant decisions by the writer-director Rathna Kumar. (...) Aadai complicates our reactions by making Kamini completely unsympathetic. (...) Dig deeper and you’ll see that the aadai of the title refers not to clothes (or the lack of them), but to the “cover” we adopt in society: the way we walk, talk, dress, choose to be in front of others. But what are we, really, when the naked self is revealed? Aadai literalises this idea with Kamini’s nudity. (...) I wish the writing had been better, though. (...) I would have liked Kamini’s trauma to have included a few quiet, inward moments - she’s almost always reacting to something. But the film’s biggest sin is its inability to stop talking. (...) Aadai worked for me. It’s thematically one of a piece. Amala Paul’s face is nude - there’s no makeup. Vijay Karthik Kannan’s cinematography is nude. (...) The camera treats us like witnesses to the proceedings rather than an “audience” to show-off to. (...) A fantastic Amala Paul sinks her teeth into one of the great hero... um, heroine roles of Tamil cinema. But there’s no overt hero(ine)ism. After a period of helplessness, Kamini dons her “warrior garb” and gets ready to face the world - but the you-go-girl reassurances can wait. First, she has to become a more sensitive person. Humanism first, feminism later. I wish this last stretch, with its big reveal, had been sculpted better. I wish it had been less screechy, less pious. But I came away with the satisfaction of witnessing - after a long, long time - a character with a complete arc, forged in very personal fires. Watch Kamini at the start of Aadai. Watch her at the end. You’ll see the film is a journey from, as the cliché goes, zero to hero. Watch her tackle the #MeToo-accused lyricist, and you’ll see strength is not about wearing pants. You can dress like a woman and still bring down The Man'.
Baradwaj Rangan, 24.07.19

Cinema Hindi: *** 
Punto di forza: l'interpretazione di Amala Paul, temeraria come, sino ad ora, solo Vidya Balan ha dimostrato di essere.
Punto debole: un primo tempo troppo lungo, l'inopportuno sermone finale. Se il montaggio li avesse sfrondati, al mio giudizio avrei aggiunto una mezza stella.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Amala Paul - Kamini
* Ananya Ramaprasad - Nangeli, la ragazza delle consegne
* Ramya Subramanian - Jennifer, la giornalista televisiva
* Sarithiran - Sukumar, l'amico e collega di Kamini, innamorato respinto

Regia e sceneggiatura: Rathna Kumar
Colonna sonora: Pradeep Kumar e Oorka. La colonna sonora è piuttosto interessante. Vi segnalo il brano rock Onnumilla; la buona rivisitazione in chiave rock del canto devozionale tradizionale Raksha Raksha Jaganmatha; e la mia canzone preferita, l'onirica Nee Vaanavilla, magnificamente interpretata da Shakthishree Gopalan.
Traduzione del titolo: abito, vestito
Anno: 2019

CURIOSITA'

* Gli storici si stanno ancora accapigliando riguardo alla veridicità o meno dell'imposizione della breast tax.
* Gli Oorka sono un gruppo rock tamil formatosi nel 2014. Nel 2016 viene distribuito il loro album di debutto, considerato il primo album rock nella storia della musica tamil. Pradeep Kumar è il bassista della band.
* Le locandine del film non sono male. Ve le propongo al termine del testo.
* Riferimenti a Bollywood: Sunny Leone (complimenti per l'ironia).
* Film che trattano lo stesso tema: Trapped.

GOSSIP & VELENI

* Non aspettatevi nudi integrali: il regista, con abili inquadrature, riesce sempre a non svelare troppo e quindi a non allarmare la censura indiana.
* Incredibile la somiglianza fisica fra Amala Paul e Deepika Padukone.






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