25 novembre 2019

JALLIKATTU


Non è un film per vegetariani.
Mi chiedo come abbia fatto il regista Lijo Jose Pellissery a gestire quelle orde scalpitanti di comparse, armate di torce, durante le riprese notturne. Mi stupisco che il Kerala ne sia uscito indenne, senza vaste porzioni di territorio carbonizzato e fumante. Immagino il corpo forestale ad un pelo dall'irrompere sul set e arrestare tutti quanti.
Jallikattu dura un'ora e mezza, per gli standard indiani quasi un cortometraggio. Io però lo avrei sfrondato ancora un po': dialoghi ridotti all'osso, nessuna presentazione, e subito risucchiati dal vortice. Perchè il soggetto coincide con la sceneggiatura, e perchè è il ritmo tumultuoso a contraddistinguere la pellicola. La narrazione è in furioso crescendo sino al grottesco finale. A mano a mano che la trama si srotola, sempre più rapida, i personaggi aumentano di numero, e si producono in pettegolezzi feroci, recriminazioni, scazzottate.

La regia è mostruosamente originale. Pellissery ci inganna offrendo una rustica commedia che sconfina nel documentario, ma verso l'epilogo ci accorgiamo che Jallikattu è invece una potente metafora. La caccia al bufalo mostra l'irrimediabile follia dei bipedi. I personaggi sono appena accennati, perchè ciò che conta è l'orda, rappresentata come entità singola. Gli attori sono spontanei sino all'abbandono. 
Jallikattu è assordante, il metronomo una fragorosa marcatura a uomo: clangori, scrosci, crepitii, vociare, muggiti tonanti, urla tribali, bizzarro commento musicale. E' un film che punta molto sulla sorpresa, vincendo, ma alla seconda visione perde un po' della sua magia. Una sfrenata festa pagana, fra bivacchi e canti, che si trasforma in un selvaggio baccanale con zuffe e primordiali ululati alla luna, e poi in un'orgia ferina a metà fra Il Profumo di Suskind e Infernalia di Clive Barker.
Al Pleistocene è un attimo.

TRAMA

Vita grama, quella dei bufali. Soprattutto se è in agenda un banchetto luculliano. Ma il nostro bufalo non ci sta e decide di darsi alla fuga, travolgendo tutto ciò che incontra. L'intero villaggio si lancia al suo inseguimento.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'incazzatura senz'audio dell'erborista Paul. 
* Il bufalo che tenta una rapina in banca.
* L'educato argomentare fra Antony e il cacciatore Kuttachan.

RECENSIONI

The Hindu:
'It is the very purpose of Lijo here, to disorient, dislocate and then land a smashing punch, to an audience who is left wondering what just hit them. (...) This immersive, sensory experience is something which words cannot replicate'.
S.R. Praveen, 04.10.19

Film Companion:
'Jallikattu, is first and foremost, a textbook example of how to make an experimental movie that’s also a most entertaining movie. (...) The invention, the joyous energy in the filmmaking left me with such a high that I didn’t particularly care that it all has to mean something. The metaphor is the least interesting (and most obvious) aspect of Jallikattu. (...) This is not a film that can accommodate personal histories. If these people were individualised, it would take away from the horde mentality that’s behind the film’s design, which culminates in a series of stunningly Expressionistic images. (...) Jallikattu wants to transform local colour and local history into something universal and primal - and even if the bigger point becomes repetitive after a while, the film is always rewarding. The screenplay is essentially a series of vignettes, and some of them are screamingly funny. (...) But gradually, the humour disappears and what we’re left with is the collective feeding frenzy, like there’s all this testosterone out there and it has to be expended on something. The frenzy keeps escalating to the final scene involving a geometric formation, and we see that this isn’t just night but also the dark night of the soul'. 
Baradwaj Rangan, 07.10.19

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: l'originalità, il ritmo sincopato, l'eccezionale montaggio, la fotografia notturna.
Punto debole: il primo tempo è un po' lungo; qualche ripetizione di troppo.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Antony Varghese - Antony
* Chemban Vinod Jose - Varkey, il proprietario del bufalo e datore di lavoro di Antony
* Sabumon Abdusamad - il cacciatore Kuttachan
* Jafar Idukki - Kuriachan

Regia: Lijo Jose Pellissery
Sceneggiatura: S. Hareesh e R. Jayakumar, adattamento del racconto Maoist di S. Hareesh
Colonna sonora: Prashant Pillai
Fotografia: Girish Gangadharan
Montaggio: Deepu Joseph *****
Sound Design: Renganaath Ravee *****
Lingua: malayalam
Anno: 2019
Awards: National Film Award per la miglior fotografia (aggiornamento del 30 marzo 2021)

RASSEGNA STAMPA/VIDEO

* Intervista concessa da Lijo Jose Pellissery a Film Companion, pubblicata l'11 novembre 2019.
Intervista concessa da Lijo Jose Pellissery a The Hindu, pubblicata il 21 novembre 2019: 'According to me, the film just has two characters. One is the buffalo and the second one is the crowd. There is nothing gender-based according to me. The situation demanded a male crowd following the buffalo. That’s all'.
* Aggiornamento del 23 marzo 2020: vi segnalo l'esilarante recensione di Luotto Preminger, I 400 calci. Di seguito un estratto, ma vi consiglio di leggerla integralmente: 'Jallikattu è un film senza tregua, che continua a correre e a crescere e a raccogliere tutto quel che trova, portandolo con sé nel suo percorso, sfondando ogni limite di verosimiglianza e di decenza. (...) L’elemento umano è una matassa di braccia e gambe, di barbe e panze e asciugamani legati in vita, che con le torce in mano corrono e urlano, urlano e corrono, fiere del loro essere sempre meno umane e sempre più animalesche. (...) Questa è la storia di un villaggio indiano che un bel giorno viene investito dal Caos sotto forma di un bufalo che si fa incarnazione dell’apocalisse e porta alla luce gli istinti più bassi e bruti dell’umanità. (...) Jallikattu stordisce col suo stile prima ancora che con il suo contenuto. Scandito da una colonna sonora ululante e tribale che si accompagna al montaggio percussivo, questo film riesce nel triplete di fungere da costante assalto ai sensi, infilare una serie di virtuosismi che ci permettono di destreggiarci nel caos senza perdere mai la bussola, e dimostrare anche uno splendido gusto per i set piece complessissimi e difficili da dimenticare. Tra piani sequenza serpeggianti con interi villaggi in corsa, scene pazzesche come quella notturna delle genti che ruzzolano giù da un pendio a dozzine, ognuno con la propria torcia in mano, e momenti di pura azione sempre più ansiogena e febbrile, ai limiti dell’horror (la scena del pozzo), Pellissery crea un mondo che è al contempo radicato nel fango eppure cento metri sopra le righe, dove la più rustica delle vicende diventa un incubo conradiano collettivo senza che tu, spettatore scettico con le braghe calate, abbia il tempo di rendertene conto. (...) Pian piano vedrete che la folla aumenterà, il caldo aumenterà, il bufalo aumenterà, e senza nemmeno accorgervene vi ritroverete presi in questa valanga che ormai corre molto più veloce di quanto sembrasse all’inizio, con foga e incazzatura ammirevoli, verso un finale che è l’apoteosi e il culmine dell’assenza di ogni limite, di ogni vergogna e di ogni umanità'.


* Aggiornamento del 18 settembre 2021: in occasione del 43esimo compleanno di Lijo Jose Pellissery, è stato lanciato in rete il video (14 minuti) di presentazione di Molten Mirror, serie-documentario in otto episodi girata da Vivian Radhakrishnan durante le riprese di Jallikattu. Radhakrishnan ha concesso un'intervista a The Hindu, pubblicata oggi. Di seguito un estratto: '“The series is neither about the film nor about the genius of Lijo Jose Pellissery. We are showing how an art [form] takes shape, by covering different aspects such as cinematography, art, sound, artistes, junior artistes, the terrain, location, the people. The effort put in by each department has been phenomenal”. (...) It was Lijo himself who brought him onboard Jallikattu. A fashion designer/photographer and filmmaker, Vivian says that the offer came at a crucial phase of his life. He had made two movies, both with new faces, but could not release them. “I was so disappointed that I had decided to leave the field. But then I had showed the second film’s trailer to Lijo (...) and that eventually changed my destiny”. (...) He had no plans to turn a filmmaker until a few years ago. “I worked with a company in Bengaluru for some time before launching a unisex clothing brand, Dirty Heads, in 2013. I picked up photography to promote the brand. In the meantime, I had watched Second Show [directed by Srinath Rajendran] and was inspired by its making. I decided to try my hand in films. A friend who watched my first movie (Onnaam Bhaagam, 2017) advised me to see movies by Anurag Kashyap and that eventually led me to works of Rajeev Ravi and Lijo”. (...) There was no plan to make a series when he joined the set of Jallikattu. “Lijo’s brief was to document the making in such a way that it would be useful for wannabe filmmakers and technicians. But once the work started, we knew that a documentary may not do justice to such a seminal work. We had around 40,000 video clips to start with!” says the 34-year-old from Shoranur. While the film had 42 days of shoot, Vivian worked on it for nearly 60 days. (...) Shot in and around Kattappana in Idukki, the film had local people stepping in as junior artistes. There were around 2,000 of them, mainly in the scenes towards the climax. “Coordinating the sequences with the crowd was not easy and we have captured those moments, raw and real.” (...) The introductory episode has some of these artistes talking about shooting in freezing cold, that too during the wee hours. Their endurance was put to test, especially towards the stunning climax where they form a human pyramid, soaked in mud from head to toe. Many were left with bruises, some fell ill. The fight sequences and making animatronic buffaloes have also been covered in the episodes. “Lijo chettan gave me the freedom to capture his mood swings as well!” Vivian adds. The series has been in the making for nearly three years. Instead of taking bytes of the director, cast and crew, Vivian, who is also the cinematographer of the series, has used snippets from their interviews given to various media. Kiran Nath Kailas is the editor and Arun Nath Kailas has written the narrative script. Vivian says that the series has changed his perspective towards life and cinema. Now he plans to make more documentaries and has already zeroed in on a few subjects taken from life. “I have never looked at human behaviour and people in general at such close quarters. I am thrilled that we have made heroes out of ordinary people”.'
* Aggiornamento del 01.10.21: recensione di 2duerighe, Serena Pacchiani, 30.09.21. Un estratto: 'Un allucinante capolavoro del cinema indiano. (...) Jallikattu, non senza una necessaria dose di humor, si spinge nei meandri del parossismo ferino. (...) Gli istinti primordiali degli abitanti del villaggio raggiungono punte di violenza fisica e verbale difficilmente descrivibili, ma che sono cinematograficamente riprodotti in una caotica e avviluppante dimensione visiva e sonora fatta di pause, riprese, silenzi e battiti assordanti. (...) Un film dalla sublime energia visuale e corporea, allo stesso tempo profondamente allegorico nelle intenzioni narrative ed estremamente dinamico nella conduzione filmica libera e spregiudicata'. 

CURIOSITA'

* Jallikattu è una sorta di festa, tipica del Tamil Nadu, nel corso della quale un toro viene lasciato libero in mezzo alla folla, e i partecipanti tentano di acchiapparlo.
* Il bufalo del film è incredibilmente finto, progettato da Gokul Das e animato dall'interno da un operatore.
* Aggiornamento del 31 dicembre 2020: Jallikattu è stato selezionato per rappresentare l'India agli Oscar come miglior film straniero. Aggiornamento del 26 febbraio 2021: Jallikattu è fuori dalla corsa agli Oscar.
* Aggiornamento del 22 settembre 2021: Molten Mirror: serie-documentario dedicata a Jallikattu.


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