07 aprile 2011

AGNEEPATH



“Il mondo è un luogo tremendo”
Vijay Chauhan, affascinante gangster vestito di bianco, si presenta così. Gli occhi sono arrossati, i movimenti stanchi, le sue parole pessimiste e strazianti, la personalità , oserei dire devastante, di Amitabh Bachchan è ancora una volta la scossa elettrica che scuote il film. Agneepath chiude il cerchio che si era aperto con Zanjeer e Deewaar portando sullo schermo la definitiva e ultima espressione dell’Angry Young Man con un tentativo utopico e quasi disperato. Questo titolo appartiene ancora ad un filone di pellicole di difficile digestione, molti elementi sono esasperati e la colonna sonora pulsa di ritmi dance che soppiantano le raffinate melodie del passato. Eppure le caratteristiche della produzione degli ’80, e primi anni ‘90, si integrano con originalità alla formula narrativa dei ’70 allo stesso modo in cui Amitabh Bachchan fa rivivere in Vijay un incredibile riassunto dei suoi personaggi più famosi.

TRAMA
Dal momento in cui padre è stato barbaramente ucciso di fronte a lui, Vijay promette che l’intero villaggio colpevole di aver assassinato un uomo innocente un giorno sarà ai suoi piedi. Costretto a fuggire a Mumbai con la madre e la sorella, il ragazzino cresce sulla strada fino a che il capobanda di un’organizzazione malavitosa decide di farlo diventare uno dei suoi fedeli. Vent’anni dopo Vijay Chahuan è un uomo potentissimo e implacabile, la sua personalità comincia a rivelarsi scomoda e i suoi stessi compagni gli tendono un agguato mortale. Salvato miracolosamente da un venditore ambulante il gangster capisce che è ora di liberarsi dalla morsa del passato ed ottenere la vendetta.

Da molti definito lo “Scarface indiano” Agneepath ha unito nella stessa storia il raffinato talento di Bachchan e la popolarità del disco dancer Mithun Chakraborty, sebbene la presenza del primo sia così schiacciante da far apparire tutti i colleghi deboli figurine di cartone. La perfetta caratterizzazione del protagonista funziona da elemento cardine che trattiene a sé e nobilita tutto il resto, Big B si abbandona in lunghi monologhi e da sfogo  al suo talento caricando Vijay di innumerevoli sfumature, alternando il coraggio e la durezza ad una vulnerabilità quasi infantile. Il bambino costretto dagli eventi a diventare uomo si scopre l’uomo che vuole tornare bambino, che teme i giudizi negativi della madre, che ricerca affetto e calore nelle figure femminili.
Pur essendo pratico, realista e violento, Agneepath contiene molti elementi irrazionali se non addirittura mitologici. La fatalità è estrema, il giuramento di vendetta diviene una profezia e non importa quando o come ma tutto deve essere portato a termine, citando una frase del film, “neanche quattro proiettili sono sufficienti ad uccidere un uomo che non ha ancora compiuto il suo destino”. La tragedia è raccontata con impazienza e ferocia, seguendo la moda delle pellicole degli anni ’80, contiene scene evocative e potentissime, come le sequenze negli slums o l’arrivo del monsone a lavar via il sangue e la polvere. L’efficacia del montaggio (in grado di far convivere presente e futuro attraverso la sovrapposizione di gesti simili ma appartenenti a due tempi distinti) e la forza dello script (ispirato allo stile di Salim / Javed) tradiscono però un gusto più moderato ed elegante rispetto ai suoi contemporanei.
Bombay diviene il Regno di Nemesi. La città, vortice che risucchia tutti coloro che entrano in essa, è per il bambino una seconda madre che non lo abbandona nel momento in cui la sua infanzia e la sua identità sono perse per sempre. Le insidie della metropoli scompaiono però di fronte ai pericoli causati dalla cecità degli uomini del villaggio, gente perbene a detta di molti, assassini impuniti agli occhi di Vijay. Gli abitanti della piccola località (sperduta e non presente in alcuna mappa, come sottolineato più volte ) sono menti facilmente manipolabili da un’acuta propaganda, pertanto mantenere arretratezza e ignoranza diviene una condizione indispensabile. Suggerendo che emancipazione e istruzione devono essere le fondamenta per migliorare la società, Agneepath evidenzia l’urgenza di “illuminare” ; il maestro Dinanth paga con la sua vita il tentativo di portare l’elettricità nel villaggio ed estendere gli studi basilari a tutti senza distinzioni. La necessità di uscire dal buio è esasperata in ogni scena, raggi di luce invadono lo schermo fino a sfocare le immagini e il film sembra interamente girato in una condizione permanente di alba e tramonto.

Il mio giudizio sul film **** 4/5


ANNO : 1990

REGIA : Mukhul S. Anand

PRODOTTO DA : Yash Johar

TRADUZIONE DEL TITOLO : Sentiero nel fuoco

CAST:
Amitabh Bachchan …………………… Vijay Chahuan
Mithun Chakraborty …………… Krishnan Iyer MA
Danny Denzongpa ………………… Kancha Cheena
Neelam Kothari …………………… Siksha
Madhavi ………………………………… Mary
Rohini Attangadi ………………… La madre di Vijay
Alok Nath ………………Dinanth Chahuan
Vikram Gokhale ……………Inspector Gaitonde


COLONNA SONORA : Laximikant & Pyarelal


QUALCOS’ALTRO:

Il covo segreto di Kancha Cheena è una località dell’isola di Mauritius.
Agneepath è il titolo di una poesia scritta da Harivansh Rai Bachchan, padre di Amitabh.
Shakti Kapoor ha un veloce cameo nel film.
Amitabh Bachchan vinse per la sua interpretazione il primo National Award (così tardi? Non ci voglio credere). L’attore scelse di modificare il timbro della sua voce, lasciando i suoi fan perplessi.
Karan Johar ha annunciato che tra i suo prossimi progetti della Dharma c’è un remake di Agneepath in cui il protagonista sarà Hrithik Roshan, il ruolo di Denny Danzongpa andrà a Sanjay Dutt mentre verrà completamente tagliato il personaggio di Mithun Chakraborty. La regia è affidata a Karan Malhotra, ancora dubbi sui nomi delle protagoniste femminili.

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