22 luglio 2022

A N E K


Non tutti possono (o vogliono) vedere un film più volte, il regista deve quindi rendere la sua pellicola pienamente comprensibile alla prima visione. Purtroppo non è il caso di Anek. Era tale l'urgenza di trasmettere il messaggio, che si è trascurato il resto. Il difetto principale è la narrazione fumosa e pasticciata. Il seme narrativo più interessante - il rapporto padre-figlia e il conflitto fra due opposte visioni -, viene marginalizzato a favore di eventi e personaggi meno stringenti, quando invece meritava di restare al centro della sceneggiatura e di essere sviluppato. Anek ne avrebbe guadagnato in termini di emotività e di condivisione del suo messaggio. I dialoghi sono rigidi, le conversazioni innaturali. Il ritmo è anarchico, le interpretazioni discontinue.

Anek va visto due volte (rassegnatevi). Alla seconda visione risulta più coeso, molti tasselli tornano al loro posto, si apprezza meglio la fotografia e si coglie l'ironia amara di alcune situazioni. Soprattutto ci si annoia meno - incredibile ma è così. Nel complesso la pellicola è di qualità discreta. Anek ha il pregio di aver convogliato l'attenzione del cinema popolare sull'annoso problema delle aspirazioni separatiste degli Stati nordorientali indiani (prima di Anubhav Sinha, solo Mani Ratnam nel 1998 con Dil Se). Inoltre ha il merito di aver audacemente concesso spazio anche al punto di vista dei separatisti, infischiandosene dell'ideologia nazionalista imperante. Anek in verità non è un prodotto di intrattenimento puro, ma, grazie ai nomi coinvolti, di sicuro ha raggiunto una fascia più larga di pubblico. Sinha ha giocato (maluccio) la carta del genere ibrido. Però un film (anche d'autore) non può limitarsi ad identificarsi con il suo messaggio. 

TRAMA

Aman è un agente governativo che opera sotto copertura in uno Stato non precisato del Nord-Est. La sua missione è favorire con ogni mezzo la sottoscrizione di un accordo fra il governo centrale e il gruppo separatista più influente dell'area. Le manovre di Aman però prendono una piega inaspettata, i tempi stringono, la posta in gioco è altissima. Il prezzo da pagare è, come sempre, in termini di vite umane.

RECENSIONI

Mid-Day: ***
'Frankly there’s simply too much simultaneously happening in this film, with no time for the audience to sit and stare, at the characters they’re casually gazing at. Such that no one gets sufficiently humanised, despite the meagre attempts. Which makes them look/feel rather distant. Or only as distant as India’s North East feels to the rest of the country. (...) Sports alone is the fount of personal nationalisms, it seems. Petty discrimination is the rule, otherwise. This film makes that point well. (...) Anek focusses more on North East as the stage/theatre of wider political conflict. As if the region and its macro problems came first, and a story followed. (...) You can watch portions of Anek as a ‘war movie’ too. But please don’t. It is really about the ruthlessness of a paternal state that operates no differently from mafia, since control and power is the purpose, and that can be achieved only through monopoly over violence. Peace is futile, it appears. Everything is politics, self-interest, and slogans. (...) I found myself too distracted, to connect with anyone in particular on screen. (...) Maybe the script itself doesn’t flow seamlessly enough for you to not meander in the mesh, on occasion. What you’re left with is to unreservedly applaud the larger intention of this conversation-starter still. Or what it’s trying to say. (...) This gritty story, about shutting off voices of the very people you’re seeking peace for - by closing down internet, denying human rights, etc - is of course not about the North East alone. It’s about every political conflict there is'. 
Mayank Shekhar, 28.05.22

Film Companion:
'Anek is too muddled and messy to make a statement. (...) Since 2014, it's been getting steadily harder to craft sociopolitical stories critical of the State without inviting the wrath of the right-wing faithful. The freedom to dissent - especially through mainstream Indian cinema - is all but extinct. (...) It's one thing to make a movie that escapes the scrutiny of a particular side; it's another to make one that escapes the scrutiny - and understanding - of all sides possible. The film is a sloppy and incoherent mess; it's so busy taking veiled digs at the powers (...) that it ends up digging its own narrative grave. (...) With Bollywood on the brink of turning into a cultural echo chamber, I believe we need movies like Anek to stand out. But being sensible - or even right - is no license to be illegible. (...) Anek buries itself under the privilege of having to explain - and accessorize - a decades-long conflict in 148 minutes. (...) This in turn leads to a premise teeming with relentless exposition, voiceovers, on-the-nose dialogue, conversational drama, frantic intercutting, loud symbolism and an endless background score. (...) At a broader level, I like that Aman doesn't lash out the way most movie heroes do. He stops short of being a saviour, without going totally rogue. But Aman's imminent transformation from Center bot to 'NE' sympathizer feels anything but earned. (...) His wisdom reeks of what the film's writers are thinking, not what his character - a robot finding a heartbeat - is feeling. (...) Aido [la protagonista] (...) is reduced to a series of random training montages and poorly written conversations. (...) Watching Anek is not a pleasant experience. Viewers don't like to be talked down to when they look up at a screen'.
Rahul Desai, 27.05.22

Cinema Hindi: *** (riconoscimento alla temerarietà)
Punto di forza: l'audacia di certe affermazioni (applauso ad Anubhav Sinha, che è anche produttore, e ad Ayushmann Khurrana), l'argomento.
Punto debole: narrazione poco fluida, sceneggiatura incerta, dialoghi forzati. La recitazione di Andrea Kevichüsa è un po' immota. Difficile credere che la protagonista, con quel fisico gracilino da modella, sia una campionessa di pugilato. Surreale la dissertazione sul concetto di nord e sud. Aman non ce l'ha un otorino?

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Ayushmann Khurrana - Joshua/Aman, agente della polizia segreta governativa
* Andrea Kevichüsa - Aido, pugile (donna), amica di Joshua
* Manoj Pahwa - Abrar, capo di Aman

Soggetto, regia e dialoghi: Anubhav Sinha
Sceneggiatura: Anubhav Sinha, Sima Agarwal, Yash Keswani
Colonna sonora: Anurag Saikia. Commento musicale Mangesh Dhakde.
Fotografia: Ewan Mulligan
Montaggio: Yasha Ramchandani
Traduzione del titolo: molti
Anno: 2022

CURIOSITÀ

* Riferimenti all'Italia: Joshua pronuncia la parola cappuccino.
* Film che trattano lo stesso tema: Dil Se, Mary Kom.

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