08 marzo 2012

CITY OF GOD



Lijo Jose Pellissery si era fatto notare due anni fa con un esperimento interessante nel campo dello storytelling, il controverso Nayank, questa volta il regista decide di manovrare nello stesso film i fili di ben sette protagonisti la cui vite sono profondamente diverse e paiono non avere possibilità di collisione. City of God è un racconto plurimo dalla narrativa avvincente che ci mostra una Kochin diversa da quella mostrata nelle guide turistiche, una metropoli buia, insidiosa e macchiata di sangue in cui storie umane slegate tra loro si uniscono, sfiorandosi o urtando, in diversi momenti della lunga e corposa avventura.


TRAMA
Liji Punnose (Swetha Menon) vuole vendicare l’assassinio del marito per mano di Jyothilal (Prithviraj) e sfrutta le attenzioni di un giovane ammiratore (Arun Narayab) per raggiungere i suoi scopi. Il killer nel mirino dell’astuta vedova è intanto impegnato a trattenere dalla totale perdizione il fratello Soni (Rajeev Pillai) che si autodistrugge cercando di riconquistare con ogni mezzo la donna che desidera: Suryaprabha (Rima Kallingal) attrice di Mollywood costretta dal marito a prostituirsi. Contemporaneamente prende vita la storia d’amore tra Swarnavel e Marakatham, due operai di origini tamil impegnati giornalmente nel duro lavoro dei cantieri edilizi, la donna (Parvathy Menon) riscopre l’attrazione dopo la fine di un disastroso matrimonio, l’uomo (Indrajit) è troppo timido per dichiararsi e continua a perdere tempo prezioso.


L’originale flusso narrativo punta a far rivivere lo stesso attimo più volte istaurando un effetto yo - yo che spiazza, confonde, ostacola la creazione di linee guida. La storia salta avanti e indietro nel tempo, cambia angolazione, aggiunge gradualmente dettagli che danno un senso ai frammenti; le azioni vengono guidate dalle canzoni che passano alla radio, complici di assassini, violenze domestiche o appassionanti notti d’amore.
Il racconto si spacca in tre: la sete di vendetta della sensualissima vedova, l’incubo familiare della giovane attrice sfruttata dal marito, e contesa dal suo ex amante, e la tenera ricerca della felicità dei due timidi immigrati. Tra la polvere dei palazzi in costruzione, le ore di duro lavoro e le morti improvvise dovute a mancanza di sicurezza nei cantieri, le urla e il pianto si mescolano ai tamburi e al rumore caotico delle feste negli slums, una felicità selvaggia dall’equilibrio fragile, conquistata giornalmente lottando con le proprie forze. Se la sopravvivenza fisica è l’obiettivo che rincorrono i due operai tamil, la sopravvivenza psicologica è il compito più difficile da portare avanti per Suryaprabha, la star del cinema che si veste male, che pare non avere alcuna cura di sé fuori dal set, il cui allure cinematografico si spegne in fretta al calar della sera. Il volto della donna è Rima Kallingal, interprete affascinante ma capace di apparire una donna comune stressata, stanca di andare avanti, dal trucco sfatto e dagli occhi rossi Suryaprabha convive giornalmente con un torpore che assomiglia alla morte, mantiene il sangue freddo e cerca di trattenere a sé la sua mente ed evitare di rompere quel filo sottile che la farebbe crollare a pezzi, il suo personaggio guida l’intrecciarsi delle altre storie ed è forse il più sviluppato ed interessante.
La regia indulge nel racconto dei dettagli dell’ infelicità dei personaggi, descrive nei particolari le loro case, i loro stati d’animo, la presenza o l’assenza di conforto e comodità, muri che assorbono le grida, che sostengono i corpi quando le gambe si piegano se nelle liti l’equilibrio si perde.  Dov'è veramente la Città di Dio che compare nel titolo? Nessuna voce divina  ferma le urla  furibonde o le morti ingiuste, nessuna presenza ultraterrena riesce a stendere la mano sopra i più deboli. Sporchi giochi sociali, brutalità, adulterio, le piaghe si nascondo in una quotidianità apparentemente tranquilla,  l'alta società torbida e violenta appare il regno indiscusso delle mafie locali, un fervente laboratorio di inganni.


Il mio giudizio sul film : **** 4/5


ANNO : 2011
LINGUA : Malayalam
REGIA: Lijo Jose Pellissery

CAST:
Prithviraj ………… Jyothilal
Rima Kallingal …………….. Suryaprabha
Indrajith ………………Swarnavel
Parvathi Menon………………Marathakam
Swetha Menon ……………… Liji Punnose
Rajeev Pillai …………….. Soni
Arun Narayab ……….. Shameen
Rajesh Hebbar ………… Mr Punnose
Rohini ……………….. Lakshmi


SCENEGGIATURA : Babu Janardanan

COLONNA SONORA : Prashant Pillai



QUALCOS’ALTRO:

Seppur osannato dai critici il film non ha riscosso successo al botteghino, complice l’uscita di pellicole molto più commerciali come Christian Brothers e China Town.
City of God è anche il titolo di un film brasiliano di Fernando Meirelles anch’esso caratterizzato dall’unione di molteplici storie ma dalla trama, e tecnica narrativa, completamente diversa.
Per promuovere il film è stata commissionata ad artisti locali la creazione di manifesti interamente dipinti a mano che riportano in vita la straordinaria arte legata al cinema indiano: la realizzazione delle locandine pittoriche, ormai quasi completamente sostituite dalle stampe seriali.
Maggiori informazioni su Swetha Menon, Parvathi Menon, Rima Kallingal e Prithviraj negli articoli I Volti Maschili e Femminili del Cinema Malayalam.

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