Pochi film innestano un così profondo senso di disgusto per la figura del protagonista come Amar. Portare avanti con estrema eleganza un personaggio totalmente oscuro e sbagliato deve essere stata per Dilip Kumar una nuova sfida con se stesso. Mehboob Khan, regista del celebre Mother India, pensa ad un film grandioso, non per bellezza né per emozione, quanto per tecnica e difficoltà, facendo parlare una storia dura, impossibile da comprendere, ma girata con una raffinatezza tale da riuscire a creare incanto seppure i suoi messaggi siano ben difficili da digerire.
TRAMA
Un avvocato ricco e avvenente è innamorato della bellezza ma attratto inconsciamente dal peccato, dietro la sua apparenza innocua e perfetta si nasconde un'anima oscura e , nonostante conquisti l'amore della meravigliosa Anju (Madhubala) i suoi istinti lo trascinano pericolosamente verso Sonia (Nimmi) una ragazza povera che viene distrutta dalle sue azioni violente e ossessive.
Amar, un Dorian Gray indiano, perfettamente interpretato da Dilip Kumar, nasconde dietro il suo fascino scheletri e peccati mentre la sua aria seducente e rispettabile lo tiene lontano da ogni sospetto. Lodevole il coraggio di Dilip nell'accettare un ruolo da ipocrita meschino e codardo, adulato e coccolato nonostante la sua bassezza, ripiegato nella vergogna, immeritevole di perdono. Un rischiosissimo e odiabilissimo anti-eroe, disprezzabile ma trionfante sullo schermo, circondato da ingiustificato amore.
Smantellando l'idillio classico tra bellezza / virtù con un solo gesto, l'imprevedibile twist della storia trasforma l'eroe in villain scatenando un profondo senso di disillusione e trascinando sotto i riflettori l'inaffidabilità della natura umana. Chi è il vero nemico? Mentre i personaggi secondari ripetono compulsivamente la frase “Il suo volto è così attraente, credo che lui sia un santo” latitano indisturbati istinti oscuri e la meraviglia dei suoi lineamenti sembra comuffare ogni cosa.
Anju / Madhubala, nobile e leggiadra ma innamorata dell'oscuro Amar, si mostra così incantevole e celestiale da sembrare un'apparizione ultraterrena, definita spesso nel film “un raggio di luce” in grado di spazzare via le tenebre con il suo irraggiungibile splendore.
Sonia / Nimmi , infantile e rustica nei modi, introdotta costantemente dalla frase ossessiva “c'è il veleno nei suoi occhi”, è inconsapevole della sua sensualità esplosiva così come Amar lo è della sua malignità.
Non nego le mia soggettiva freddezza nei confronti del regista Mehboob Khan ma riconosco che il film è tecnicamente superbo e ogni immagine esteticamente preziosa. Amar meriterebbe di essere visto anche solo per la scena girata sott'acqua in cui Sonia si nasconde nel fondo dello stagno nell'intento di sfuggire al suo corteggiatore opprimente, o per le pose da statua greca magicamente assunte da una splendida Madhubala.
Ricco di immagini simboliche e suspence, ma purtroppo segnato da ripetizioni e rallentamenti, il film intervalla sequenze mozzafiato a improvvisi attacchi di noia nello stesso modo con cui sovrappone bellezza divina a torbidi intenti.
Il mio giudizio sul film : *** 3/5
Pollice in alto per : la straordinaria qualità delle riprese, il magnetismo delle interpretazioni (Dilip, Madhubala e Nimmi da soli meriterebbero 5/5)
Pollice in basso per: Il finale poco coerente, misogino e del tutto ingiusto.
ANNO: 1954
REGIA : Mehboob Khan
CAST:
- Dilip Kumar.......................... Amar
- Madhubala............................ Anju
- Nimmi................................... Sonia
- Jayant....................................Sankat Chhaila
COLONNA SONORA: Naushad
PLAYBACK SINGERS: Mohammad Rafi, Lata Mangeshkar, Asha Bhosle
Nessun commento:
Posta un commento