L'importanza di The Dirty Picture nella storia del cinema popolare indiano è maggiore della qualità della pellicola. TDP è talmente significativo, per numerose ragioni, che non solo si è meritato un successo clamoroso infiammando pubblico e critica, ma potrebbe addirittura aggiudicarsi il titolo di film del decennio, strappandolo a pellicole migliori. TDP sprigiona una forza travolgente. E' riuscito nell'impossibile. E' un superfilm. Con una deflagrazione di portata continentale, TDP ha creato un caso mediatico e di costume. Sono trascorsi quasi 8 anni dalla distribuzione nelle sale, eppure l'impatto è ancora avvertibile.
Cosa rende TDP così straordinariamente unico?
Di sicuro ciò che poteva (si temeva potesse) essere e non è: una scontata commediola per adulti, scollacciata e pruriginosa.
Di sicuro il soggetto impudico. TDP incendia le fantasie del pubblico maschile indiano narrando la vita della sensualissima attrice Silk Smitha, sex-symbol del cinema del sud, e investigando il fenomeno delle pellicole softcore (per lo standard locale) degli anni ottanta. Forse per la prima volta viene affrontato un tema tanto scabroso in un film di intrattenimento.
Di sicuro la storia al femminile che pone al centro una figura ben lontana dall'iconografia classica dell'eroina hindi, e che ribalta completamente il ruolo tradizionale della donna nell'industria cinematografica popolare. Silk è investita dello stesso potere scenico sino ad allora riservato solo ai protagonisti maschili, in termini di rappresentazione, battute folgoranti, estetica e quant'altro. TDP non si è limitato a tracciare un sentiero: dalla sera alla mattina, ha materializzato un'autostrada grazie alla quale tutte le professioniste del settore - e non solo le attrici - da quel momento in poi hanno potuto dimostrare la propria forza e il proprio valore a colleghi e spettatori.
Di sicuro una regia - maschile - misurata e leggera, che non perde mai di vista il divertimento e che non scade mai nel cattivo gusto (applauso a scena aperta a Milan Luthria, grandissimo).
Di sicuro una sceneggiatura - maschile - che, pur con qualche lacuna, scivola via robusta e godibile, e che si sforza di rendere giustizia alla protagonista (applauso a scena aperta a Rajat Aroraa, grandissimo).
Di sicuro la produzione - femminile - che non solo ha sempre tenuto in pugno il progetto imponendo la propria visione a regista e sceneggiatore, ma che lo ha anche sostenuto e promosso con un vigore encomiabile, malgrado l'assenza di una superstar maschile come protagonista (Emraan Hashmi si limita ad un ruolo di supporto), inebriando il pubblico potenziale con una campagna spumeggiante, capillare ed efficace. Una campagna che ha posto l'accento sull'intrattenimento puro, omettendo il risvolto tragico, eludendo scaltramente l'errore nel quale si incorre in India quando si pubblicizza un titolo al femminile, quello cioè di indurre lo spettatore a credere che si tratti di un film d'autore (standing ovation per l'intrepida
Ekta Kapoor, grandissima).
Di sicuro una rappresentazione solare della sensualità che è allegria spudorata e gioia di vivere e risata che sgorga.
E non dimentichiamo i pregi del film.
Primo fra tutti la performance di Vidya Balan, immensa, senz'altro il fattore determinante che ha reso TDP ciò che è: una pellicola audace e innovativa, una commedia che non è solo una commedia. Vidya spazza via inibizioni e condizionamenti, e regala al suo personaggio la giusta licenziosità. Vidya è incontenibile, generosa, conturbante, spregiudicata, marcia come un treno, a testa alta, noncurante delle conseguenze. Un applauso senza fine al suo coraggio.
Nel cinema popolare indiano di solito i protagonisti negativi vengono rappresentati in modo apologetico, quasi come modelli da seguire. TDP non commette questo passo falso e nemmeno azzarda giudizi morali. Regista e sceneggiatore sono innamorati del personaggio, e si vede, ma lo offrono per quello che è, senza edulcorazioni. Lo spettatore? Parlo per me: confesso che all'inizio ho nutrito qualche perplessità, poi, con il dipanarsi della narrazione, sono stata catturata da Silk, dalla sua impudenza, dalla sua prorompente vitalità, dai suoi errori (non ultimi, sovrastimare il proprio divismo e sottostimare l'ego smisurato di una superstar maschile), dal suo dramma.
I dialoghi di Rajat Aroraa sono pungenti, costellati di battute salaci, e qualificano i personaggi più delle loro azioni. Le interazioni acquistano vivacità e pienezza, le relazioni prospettiva, la storia profondità.
Naseeruddin Shah è una sorpresa e un vero spasso, anche se talvolta sembra navigare in acque poco conosciute. Emraan Hashmi offre a Vidya un validissimo, rispettoso supporto: il suo Abraham è l'unico personaggio, in quell'esclusivo ambiente infettato da ipocrisie, a conservare una certa integrità. Apprezzabile il contributo di Tusshar Kapoor.
Le scenografie e i costumi sono spettacolari. La Chennai degli anni ottanta è stata ricreata in modo superbo negli studi di Film City a Mumbai. Le atmosfere vintage sembrano congeniali a Milan Luthria, che in precedenza mi aveva già ammaliato con la rappresentazione dei violenti e modaioli anni settanta in
Once upon a time in Mumbaai (sempre prodotto da Ekta Kapoor).
Che bello assistere ad un cinema che si rinnova di settimana in settimana. Che cresce, cambia, sperimenta, osa. Un cinema che col suo candore e col suo travolgente work-in-progress stupisce un pubblico occidentale intorpidito.
TDP non è privo di difetti, ma mi è difficile individuarli con chiarezza. Qualcosa nella narrazione e nel personaggio principale non mi torna, anche se capisco l'esigenza di Luthria di trovare un equilibrio fra solidità e intrattenimento. Talvolta è meglio chiudere un occhio su imperfezioni e lacune e applaudire progetti che tentano di essere innovativi e nel contempo di raggiungere il maggior numero possibile di spettatori. In fondo quale tipo di impatto sociale può provocare in India un film d'autore se nessuno lo guarda? Non sono forse pellicole come TDP ad ottenere risultati concreti?
TRAMA
Reshma scappa di casa alla vigilia del suo matrimonio, tenta la fortuna nel cinema, si trasforma in Silk e diventa una star. Una cavalcata giocosa ed entusiasmante. Silk non è proprio candida, non è proprio un'attrice, ma possiede il talento innato di titillare i desideri più reconditi del pubblico maschile, scatenando apprensioni e inevitabili gelosie (e qualche emulazione) in quello femminile. Il successo però non è sinonimo di felicità.
LA BATTUTA MIGLIORE
* Una delle più famose nella storia del cinema indiano: '
Filmein sirf teen cheezo ke wajah se chalti hai: entertainment, entertainment, entertainment. Aur main entertainment hoon - Films do well only because of three reasons: entertainment, entertainment, entertainment. And I am entertainment'. In hindi suona decisamente meglio. Grazie a
Filmy Quotes.
ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE
* Le sequenze indimenticabili sono diverse. Forse la mia preferita è la scena ambientata in un glorioso cinema tradizionale monosala, desolatamente vuoto, che, all'apparizione di Silk sullo schermo, viene preso d'assalto da un rumoroso carosello di spettatori. Acclamazioni, danze, applausi, canti, lanci di monetine. Termina il numero di Silk, e tutti spariscono, in attesa del numero successivo...
RECENSIONI
Rediff: *** 1/2
"Balan's heroine Silk (...) is a highly empowered woman (...). She does what she does (...) simply because she loves it. She feeds off the attention, the control, the adulation and the sizzle of the spotlight. Balan exultantly runs with it, making the character her own with remarkable commitment to the role. There is no vulgarity (...) simply because Balan visibly chooses to have a helluva time. She might not match the legend whose name she's borrowed in terms of sheer screen raunch, but outdoes her with an assault of unashamed oomph. Vanity is disregarded early on as we see the actress' paunch rolling over her waistline, even when she's at her hottest, and later, as her gut barrels out of shape and yet she continues to wear midriff-baring tops, we see just how defiantly unapologetic she is. The film too is defiant, but in more juvenile fashion. Director Milan Luthria's approach to this heroic harlot is a masala one, and in its urge to please crowds, forsakes much potential nuance that could have made this a great film instead of merely a film with a great lead character. There is a surfeit of cartoonish sound effects and annoyingly convoluted lines of dialogue; the storyline settles into predictability halfway through, and never bothers to thrill again; and the one flagbearer for cerebral cinema - an impressive and subdued Emraan Hashmi (...) - sells out promptly enough to become yet another ludicrous star. It is as if, in its rabid defense of formulaic masala, the film condemns any manner of cinema not subscribing to the bums-on-seats credo - and so strong is this unwarranted shunning of the sensible, as it runs like a theme through this film, that it makes The Dirty Picture appear not just insecure but fairly shaky. Pity. Having said that, the film is far more engaging than most Bollywood produce. And it's not just the bosom. Naseeruddin Shah plays a larger-than-life movie star with infectious glee, grotesque neck-skin folds never quelling his mojo. It's a caricature, but Shah squeezes in much lovely detail, from a genteel sense of the proper (if only in front of the flashbulbs) to a foppishly detailed prescience about action cinema of the 80s. His genius is a curse, he claims with extreme world-weariness, and the effect is delightful. (...) It's a very demanding part, and Balan shows that she's worthy of both wolf-whistles and applause. It's a dazzling performance - and a remarkably brave one, considering we live in a country so cinematically repressed (...). Constantly convincing, Balan proves so dynamic that she even makes her parts of the tinny SalimJaved-lite dialogues work. There is a lot of talk of legitimizing the lewd and the hypocrisy of audiences and critics, and Balan might as well be talking about herself in this film, and not Silk, and she delivers the lines in fiery style. She's a treat. (...) It's a performance to be grateful for. So thank you, Ms Balan".
Raja Sen, 02.12.11
Hindustan Times: ***
"I desideri sessuali del maschio indiano sono influenzati dalle antiche sculture (vedi Khajuraho). Silk Smitha rappresenta quell'estetica femminile sul grande schermo, e
The Dirty Picture è la sua storia. Il fem-jep (female in jeopardy = donna in pericolo) è un popolare genere cinematografico americano. Madhur Bhandarkar ne è il santo patrono hindi (
Chandni Bar,
Fashion). TDP non appartiene a quel filone: Silk si merita abbastanza quanto le capita. Difficile dire se il film racconti in modo veritiero la sua vita. Il veterano Bharati Pradhan, giornalista che intervistò Silk, ritiene che il personaggio sia piuttosto vicino all'originale. La differenza fra la Silk raffigurata in TDP e, a titolo di esempio, una Mallika Sherawat, è che, dopo aver assaporato un moderato successo in pellicole che per loro natura rimangono al di sotto del radar, di solito un'attrice cerca di 'ripulirsi' nel mainstream. Silk non lo fa. Non cerca il rispetto. La vicenda dovrebbe essere ambientata a Madras e di sicuro siamo negli anni ottanta. Ma potrebbe essere benissimo Bollywood. TDP, anche quando non tende a parodiare il suo soggetto, in qualche modo mantiene quell'atmosfera: dialoghi eccessivi, doppi sensi, sequenze chiassose con gli attori sempre in stato di emergenza. Qualche volta si rimane sospesi troppo nell'incredulità. Il film messo in scena in TDP e TDP sembrano combaciare. Quest'ironia intriga in modo bizzarro. Naseeruddin Shah è esilarante. Solo pochi brillanti attori di sesso maschile possono cambiare l'industria cinematografica commerciale guidata dalle star. Ma guardando Vidya Balan, ci si convince che il cambiamento può essere generato anche da un'attrice. Il suo ruolo in TDP è il più aggressivo visto da tempo".
Mayank Shekhar, 02.12.11
The Times of India: **** 1/2
"The Dirty Picture appartiene essenzialmente a Vidya Balan, che offre una performance torreggiante. Il punto di forza dell'interpretazione di Vidya è il fatto che, malgrado il suo personaggio sia una bomba sexy, la sessualità che rappresenta non diventa mai sguaiata o cruda. Anzi, i suoi tentativi di scioccare e meravigliare una società compassata che prospera sulla falsità sono irresistibili. Comunque il tour de force di Vidya non adombra i partner maschili, che fanno la loro figura nonostante il ruolo scarno. I dialoghi sfrontati di Rajat Arora aggiungono un gusto deciso. La sceneggiatura è senza esclusione di colpi, ma rifiuta di trattare il sesso come un semplice atto volgare. Applausi al regista Milan Luthria per aver gestito un tema così controverso con sensibilità e audacia. TDP non è solo il film della settimana bensì un lavoro seminale".
Nikhat Kazmi, 01.12.11
Cinema Hindi: **** 1/2
Punto di forza: Vidya Balan, l'allegria, la rappresentazione potente di Silk e tutto ciò che TDP implica.
Punto debole: ci devo ancora riflettere.
SCHEDA DEL FILM
Cast:
* Vidya Balan - Silk
* Naseeruddin Shah - Suryakanth
* Emraan Hashmi - Abraham
* Tusshar Kapoor - Ramakanth, fratello di Suryakanth
Regia: Milan Luthria
Sceneggiatura e dialoghi: Rajat Aroraa
Colonna sonora: Vishal-Shekhar. Vi segnalo il video del famosissimo brano
Ooh La La Tu Hai Meri Fantasy: dopo quasi un quarto di secolo, sono riusciti a convincere Naseeruddin Shah a ballare.
Anno: 2011
Awards: la lista è impressionante (
clicca qui). Elenco solo alcuni dei premi conferiti a Vidya Balan come miglior attrice protagonista: il prestigioso National Film Award, Filmfare Award, IIFA, Asia Pacific Screen Award, Screen Award, Zee Cine Award (miglior attrice e miglior attrice per la critica), Stardust Award (miglior attrice in un ruolo drammatico e star dell'anno).
RASSEGNA STAMPA/VIDEO
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Ekta Kapoor: The Revised Version, Tavishi Paitandy Rastogi, Brunch, 03.12.11 - "Ritengo che negli affari l'aspetto commerciale sia importante quanto quello creativo. E ciò va tenuto a mente. Le mie pellicole sono diverse ma onestamente non le definirei molto coraggiose. Ad esempio: LSAD e
Shor in the city sono inusuali, realizzati sulla base di una certa idea ma destinati ad un certo pubblico, e hanno funzionato. OUATIM è un regolare film commerciale. Secondo me è
The Dirty Picture il più coraggioso, perchè per la prima volta ho tentato di mescolare i due aspetti, di mescolare le classi e di raggiungere comunque le masse. Da un lato ho prodotto una pellicola su un'attrice soft porno che non è un documentario, e dall'altro ho preteso che non fosse una semplice esposizione di sesso e di nudo. E nemmeno una storia triste. La protagonista non è una vittima, bensì una donna audace e del tutto non apologetica che celebra la sua sessualità e diviene una forza con cui fare i conti. E' stato davvero piuttosto complicato e decisamente azzardato produrlo, ma ho corso il rischio'. Nella stessa intervista, Ekta inoltre dichiara: 'For me, this entire film has been a gamble. I started TDP with a loss. (...) People told me not to take it up. I did. People told me not to cast Vidya in this role. I did. The same people today are stunned'. (Una curiosità: Vidya Balan aveva già partecipato ad una produzione di Balaji agli inizi della sua carriera, la sitcom televisiva
Hum Paanch).
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It's been a hurricane of sorts!, Ekta Kapoor, The Times of India, 05.12.11: 'Truly overwhelmed with the feedback that TDP is receiving. It’s taken the audiences by storm. I smile when I hear people calling it a game-changer and myth-buster. (...) I cannot stop gushing over the reviews that TDP has garnered. I’m glad that people are loving it. There’s praise coming in from every quarter. It’s been a hurricane of sorts. I’ve said it before and I’ll say it again - Vidya is the only actress who could pull this off with panache! I remember narrating the script to her and her shocked expression. I told her, “You can do it.” She transformed herself into the character and had everyone enchanted with her curves, passion and drive. Every award next year belongs to Vidya!'.
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Why Vidya Balan Rules, Vir Sanghvi, Brunch, 17.12.11: 'For two weeks now everyone I know and possibly most of urban India has been going crazy about Vidya Balan. Nearly everywhere you go she is the subject of discussion and the conversations are nearly always flattering. The obvious point of reference is
The Dirty Picture. For two months before the movie released, Vidya was everywhere. Never before in the history of Indian cinema has a star done so much publicity for a film. And
The Dirty Picture was not even a big budget special effects extravaganza. (...) But Vidya appeared on every television show you could think of (and many that you would never have thought of) and in every print publication. (...) Could it be that everyone loved
The Dirty Picture? The box office figures suggest that it will be a massive hit not just relative to its (somewhat modest) budget but compared to most other films released this year. Obviously, this is a picture that everyone has seen and liked. Or it could be that they all think that Vidya is terrific in the movie (which she is)? Few actresses could have carried off that role with so much aplomb and managed to hold their own against an actor of the calibre of Naseeruddin Shah who gives one of his best ever performances. (...)
The Dirty Picture represented a huge risk. Hindi cinema no longer requires its heroines to be virginal angels of innocence. But I can’t think of a single other film where a heroine is shown as seducing a man simply to advance her career and is still treated as a sympathetic character. And then there was the terrible visual deterioration that her character suffered at the end of the movie. Which heroine would agree to do all this without wondering about the effect on her stardom? But Vidya took the risk. She liked the role, she said. It offered her a chance to take a character that society looked down on and to invest that person with dignity and depth. Her character didn’t have to be somebody you felt sorry for. You just had to accept that she was an independent woman making her own choices in her own interests. “‘Treat her with respect,’ was my motto,” she says. Now that the risk has paid off and the film is such a stupendous success, it is easy to say that Vidya was right to take the role. But had it gone wrong, it could well have been career suicide'.
CURIOSITA'
* Silk Smitha (1960-1996) ha recitato in centinaia di pellicole di successo in lingua tamil, telugu, malayalam e kannada (qualcuna anche in hindi). Il corpo senza vita dell'attrice venne rinvenuto nel suo appartamento di Chennai nel 1996. Le cause della morte non furono mai chiarite, ma si ventilò l'ipotesi del suicidio. In questo
video potete ammirare la vera Silk Smitha in azione. Nel 2013 sono stati distribuiti
Dirty Picture: Silk Sakkath Hot, film di grande successo in lingua kannada interpretato dall'attrice pachistana Veena Malik, e
Climax, film in lingua malayalam interpretato da Sana Khan, entrambi ispirati alla vita di Silk Smitha.
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Silk Smitha |
* Il periodo 2009-2012 è stato davvero dorato per Vidya Balan, soprannominata in quegli anni
The Balan, The (Wo)man. L'attrice ha inanellato una collana di successi clamorosi:
Paa (2009),
Ishqiya (2010),
No One Killed Jessica e
The Dirty Picture (2011),
Kahaani (2012). E una pioggia di premi come miglior attrice protagonista, fra cui: Filmfare Award (
Paa,
Ishqiya - per la critica -, TDP,
Kahaani), IIFA (
Paa, TDP,
Kahaani), National Film Award (TDP), Screen Award (
Paa,
Ishqya, TDP,
Kahaani), Zee Cine (
Ishqiya, TDP - anche per la critica -,
Kahaani - per la critica -).
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National Film Awards |
* Per Ekta Kapoor gli anni 2010-2011 sono stati fondamentali, biennio in cui la produttrice ha finanziato progetti che hanno scosso l'industria dei sogni di Mumbai dalle fondamenta:
Love Sex Aur Dhokha, OUATIM,
Shor In The City,
Ragini MMS, TDP.
* Vidya Balan è stata la madrina dell'Indian Film Festival of Melbourne 2012. La locandina ufficiale dell'evento è una magnifica rielaborazione grafica del personaggio interpretato da Vidya in TDP.