31 luglio 2019

MANIKARNIKA: THE QUEEN OF JHANSI


Non aspettatevi un film indimenticabile: Manikarnika, con le sue ingenuità e la sua pesantissima retorica, indimenticabile non è. Ma di divertirvi, sì, perchè è uno spasso ammirare l'impavida Kangna Ranaut affrontare, con fierezza e con una considerevole dose di faccia tosta, un ruolo ultra debordante, ultra pompato, in una pellicola dal femminismo fragoroso, il cui unico scopo è esaltare, anzi, ultra esaltare la protagonista. La supereroina Manikarnika è tutto, sa tutto, può tutto, fa tutto. 
I personaggi di supporto sono ovviamente inconsistenti, le interazioni ovviamente sfocate. Manikarnika è preponderante ed eccessiva, e, come tutti gli eroi del cinema popolare indiano, si esibisce in roboanti scene d'azione. Però, secondo me, sia la pellicola che la supereroina mancano di umorismo. Manikarnika si prende troppo sul serio, e l'ironia ai danni di molti dei personaggi maschili sconfina nello scherno.

Nel film non manca niente: storia (sullo sfondo), leggenda, patriottismo a fiumi (come sembra richiedano i tempi), ribellione contro i cattivissimi inglesi, coraggio estremizzato, martirio. E poi costumi regali, scenografie sontuose, palazzi da sogno, battaglie sanguinose, avidità, tradimento, amore, morte. Danze e svolazzo di strascichi. Nella baraonda, mescolati all'osannante fedeltà alla tradizione (se non vuoi rischiare che i soliti facinorosi diano fuoco alle sale), vengono toccati anche temi più spinosi, come la condanna dell'ostracismo delle vedove, il plauso all'istruzione e all'autonomia femminile, la parità di genere.
L'interpretazione di Kangna non è da annoverare fra le migliori della sua carriera, ma, per come è costruito il personaggio, la sottigliezza non compariva fra i requisiti richiesti. Kangna ha lottato con ferocia per questo progetto, la cui realizzazione ha subito ritardi e battute d'arresto. I continui cambi di rotta non hanno giovato al risultato finale. Inoltre mi chiedo se e quanta parte della sceneggiatura originale sia stata rimaneggiata in corso d'opera. 

TRAMA

Il soggetto è allettante: si ispira (con abbondanti licenze cinematografiche) alla storia vera di Manikarnika, la regina guerriera che, nella metà dell'Ottocento, osò ribellarsi agli inglesi per difendere il suo trono. 

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Manikarnika, su imposizione degli inglesi, è costretta ad abbandonare la residenza reale. La sequenza, a partire dallo scambio di battute con l'ufficiale nemico, mi ha molto emozionato.

* Le sequenze d'azione, anche se non sempre gli effetti speciali sono all'altezza. Le evoluzioni acrobatiche e i duelli di Manikarnika. E poi le battaglie: Manikarnika sempre in prima linea, indomita, insanguinata, sguardo demoniaco, che trucida un numero impressionante di soldati nemici. Miei cari, l'intrattenimento è servito.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* L'impiccagione della ragazzina. No, grazie.

RECENSIONI

Hindustan Times: ***
'The messaging is unmistakable: this queen needs no man. Ranaut makes you believe it. Manikarnika: The Queen Of Jhansi sets up a world where the woman wages war, while the men dance and matchmake. Ranaut is gleeful as she shows the men how its done, fencing expertly while running across the backs of horses and onto that of an elephant. These are cartoonish stunts, but nothing outside the Hindi film playbook, and if they feel harder to swallow, we should ask ourselves if that is because they’re performed by a woman and not some guy named Akshay or Ajay. (...) Manikarnika achieves the simplistic ambition of saluting the legendary queen, but feels too long and a bit too cardboard. The budgetary constraints show. The patchwork is constant. However, it must be said that all our period epics look like filmed theatre productions (only in the Baahubali films do swords appear heavy) and there is a straightforward earnestness to Manikarnika, even when craft is lacking. (...) The storytelling is structured like a children’s film - albeit one with a fair bit of blood - which may not be a bad move, considering how quickly viewers get used to the simplistic syntax. There is much that is laughable, not least the British villains (...), but like the history books have always advertised about Jhansi, this is a one-woman show. Ranaut is glorious. She wears a dazzling smile like a cloak of confidence, and slices down enemy soldiers with a fury that must surely have injured some extras on the set. We know what this actress is capable of, and she gives even the weaker written parts of this film her all. (...) While Manikarnika could surely have been sharper, its very existence feels like an arrow against cinema’s patriarchy, a broadside against the boys. At the end when we hear Amitabh Bachchan read out those famous lines about the Queen of Jhansi, the first credit declares ‘Directed By Kangana Ranaut.’ It reads like a warning. Heads will roll. God save the queen'.
Raja Sen, 28.01.19

Mid-Day: ***
'Yes, this is a big-budget, wholly star-driven, action-packed, period picture. Except the star is female, which is rare enough. (...) Dainty but fierce, Ranaut plays Rani Lakshmibai with the ferocity that suits her character best. (...) The sets are grand. Extras, both Brits and desis, fill up the screen. War scenes look reasonably authentic. Mortal combats appear real'.
Mayank Shekhar, 26.01.19

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: l'incontenibile faccia tosta di Kangna Ranaut
Punto debole: la soffocante retorica e la mancanza di umorismo

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Kangna Ranaut - Manikarnika
* Jisshu Sengupta - Gangadhar Rao
* Ankita Lokhande - JhalkariBai
* Mohammed Zeeshan Ayyub - Sadashiv Rao
* Atul Kulkarni - Tatya Tope
* Danny Denzongpa - Ghulam Ghaus Khan
* Amitabh Bachchan - narratore

Regia: Kangna Ranaut, Krish
Sceneggiatura: K.V. Vijayendra Prasad, padre del regista S.S Rajamouli, e sceneggiatore di film di enorme successo come i due Baahubali e Bajrangi Bhaijaan
Colonna sonora: Shankar-Ehsaan-Loy
Anno: 2019
Awards: National Film Award come miglior attrice a Kangna Ranaut (aggiornamento del 30 marzo 2021)

GOSSIP & VELENI

* Nel 2017 il regista Ketan Mehta dichiara di aver offerto nel 2015 a Kangna Ranaut il ruolo da protagonista nel film Rani of Jhansi: The Warrior Queen, film che all'epoca stava progettando di realizzare. Secondo Mehta, Kangna aveva accettato la proposta, ma, secondo i legali dell'attrice, non era stato stipulato nessun contratto.
* Nell'agosto 2018 Kangna Ranaut si assume la responsabilità della collaborazione alla regia del film, per completare alcune sequenze rimaste pendenti che il regista Krish ha difficoltà a dirigere in quanto coinvolto in un nuovo progetto. In settembre si registra la defezione di Sonu Sood. Kangna lo accusa di non accettare una regia femminile. Sonu, dal canto suo, dichiara di essere già impegnato con Simmba e di non riuscire a conciliare le date. L'attore verrà sostituito da Mohammed Zeeshan Ayyub. 
* Vi segnalo l'intervista concessa da Krish a SpotboyE il 29 gennaio 2019, nella quale il regista sostiene che, nella versione definitiva, il 20-25% del primo tempo (una coreografia, la scena della tigre) e il 10-15% del secondo tempo sono da attribuire a Kangna. Il finale è sostanzialmente quello diretto da Krish. Diverse scene girate dagli attori di supporto risultano tagliate. 

30 luglio 2019

B A D L A


Intrigante e ben fatto. Non ho visto Contrattempo, la pellicola di Oriol Paulo di cui Badla è il remake hindi ufficiale, per cui non giudico l'adattamento della sceneggiatura da parte del regista Sujoy Ghosh (migliore? peggiore rispetto all'originale?). Di certo Contrattempo, o qualunque altro remake, non può vantare un attore del calibro e dell'eleganza di Amitabh Bachchan. La struttura narrativa, credo ricalcata su quella creata da Paulo, è godibilissima. Il cast è in forma (grande Amrita Singh). La fotografia e il commento musicale contribuiscono ad ammaliare lo spettatore. I personaggi però non hanno calore. I dialoghi sono di buona qualità, anche se Badla risulta soffocato dalle troppe parole. Un montaggio più secco avrebbe contenuto la verbosità, talvolta eccessiva.

Le recensioni indiane commentano errori e prevedibilità nella trama. Io che sono negata nell'identificare il colpevole prima che mi venga sbattuto in faccia, o nel captare in anticipo colpi di scena e finali sbalorditivi, non ho riscontrato falle, e comunque non saprei a chi attribuirle (a Ghosh? a Paulo?). Solo un aspetto mi ha lasciato perplessa: l'imperturbabilità del personaggio interpretato da Bachchan alla scoperta di un particolare agghiacciante legato alla scomparsa di Sunny. 
Badla si è comportato benissimo al botteghino, pur privo di coreografie. I gusti del pubblico indiano stanno cambiando, nel senso che c'è posto anche per film che utilizzano modalità narrative diverse, frutto di una mescolanza sempre maggiore fra cinema d'autore e popolare.
Badla è un prodotto apprezzabile. Non grido al capolavoro, non mi ha particolarmente emozionato, ma lo consiglio.

TRAMA

Naina è nei guai fino al collo. Abbandonata da marito e figlioletta, agli arresti domiciliari, è l'unica sospettata per l'omicidio del suo amante. Naina si proclama vittima di una trappola. Riuscirà il noto penalista Badal Gupta a provare la sua innocenza?

RECENSIONI

Hindustan Times: ***
'Sujoy Ghosh’s Badla features a slick, relentlessly twisty cat-and-mouse game played with both cat and mouse sitting in the same room, strategising across a table. (...) Ghosh’s efficiently assembled film keeps tension at a boil through twist and counter-twist, but the finalé is easy to see coming, principally because we expect certain actors to have the last laugh. Still, there is something to be said for this briskly paced thriller that doesn’t slow down to spoon-feed its audience. Badla never loses grip. (...) Credit to Ghosh and his actors for keeping things tight. Besides Bachchan and Pannu, Amrita Singh stands out as a mother with a missing son. The film is set in Scotland, and this considerably enhances the look and feel, as cinematographer Avik Mukhopadhyay highlights telling details with unmistakable sharpness. (...) Badla remains an engaging film, and while we can blame Ghosh for casting Bachchan and somewhat spoiling the climax, he can’t possibly be blamed for casting that man in a role that requires a lot of talking. Amitabh Bachchan has been in the movies for fifty years now, and whatever he says, we’re listening'.
Raja Sen, 09.03.19

Cinema Hindi: ****
Punto di forza: l'aura divina di Amitabh Bachchan e il finale (almeno per me) a sorpresa
Punto debole: la verbosità

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Amitabh Bachchan - Badal Gupta
* Taapsee Pannu - Naina Sethi
* Amrita Singh - Rani Kaur
* Tony Luke - Arjun Joseph
* Manav Kaul - avvocato di Naina
* Tanveer Ghani - marito di Rani

Regia e adattamento della sceneggiatura: Sujoy Ghosh
Sceneggiatura originale: Oriol Paulo 
Colonna sonora: Amaal Mallik, Anupam Roy e Clinton Cerejo. Vi segnalo il video del brano Aukaat (rapper: Amitabh Bachchan).
Traduzione del titolo: vendetta
Anno: 2019

CURIOSITA'

* Badla è stato girato a Glasgow, ed è prodotto dalla Red Chillies Entertainment di Shah Rukh Khan.
* Contrattempo vanta anche un remake italiano, Il testimone invisibile, diretto da Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Il film è stato distribuito nel dicembre 2018. Trailer.
* Riferimenti a Bollywood: Amitabh Bachchan

26 luglio 2019

K A L A N K


Difficile rimanere impassibili al cospetto di tanta sovrumana magnificenza estetica. In Kalank il comparto tecnico offre il meglio, sostenuto da investimenti colossali da parte della produzione. Non una nota stonata: splendide scenografie, abiti sontuosi, coreografie spettacolari. Un tripudio di lusso e colore. A cui aggiungere un cast di tutto rispetto, un soggetto e una sceneggiatura molto vecchio stile (e non è necessariamente un difetto), un'interessante cornice storica, personaggi ieratici, battute solenni, elegante gestualità. E una regia alla ricerca maniacale della perfezione in ogni fotogramma. 

Alla prima visione, lo splendore del film mi aveva folgorato. Mi godevo lo sfarzo a discapito della trama. Un'orgia per gli occhi e poca empatia. La costruzione drammatica mi era sembrata troppo fragile. Alla seconda visione, ero meno distratta dalla confezione. Mi sono emozionata di più. La narrazione si è rivelata dignitosa. Però Kalank non mi ha soddisfatto. Ritengo che la ragione sia la mancanza di carisma da parte degli attori principali. Varun Dhawan mi ha colpito, e mi ha ricordato Shah Rukh Khan, superstar per la quale, se non sbaglio, originariamente era stato scritto il personaggio di Zafar. Alia Bhatt (26 anni) ha un aspetto troppo giovane. Non credo fosse adatta ad interpretare Roop. E nel ruolo di Dev avrei preferito un attore più vecchio e più solido di Aditya Roy Kapur. Penso a pellicole simili come Devdas o Jodhaa Akbar, nelle quali i protagonisti sfoggiano una padronanza scenica che il trio di Kalank non possiede, con l'eccezione del solo Varun. 
Pare che Kalank sia rimasto per 15 anni nel cassetto della Dharma Productions. Ecco: 5 anni ancora e il cast sarebbe maturato al punto giusto. I film in costume di questa caratura sono molto impegnativi, nel senso che gli attori meno carismatici rischiano di rimanere soffocati dagli ornamenti e dai decori principeschi. Varun ce l'ha fatta a bucare lo schermo (bravo!). Alia e Aditya, pur diligenti, a mio parere no. Una menzione per Kunal Khemu, che regala l'unica interpretazione in larga parte davvero spontanea, ma in un ruolo purtroppo secondario. 

TRAMA

Satya sta per morire e induce Dev, l'amatissimo compagno, a sposare un'altra donna, Roop, contro la volontà di entrambi. Roop incontra Zafar, di religione e classe sociale diverse dalla sua. I due si innamorano. Dev lo scopre. La Partizione risolve.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* La sequenza della celebrazione festiva di Dussehra, che visualizza il brano Ghar More Pardesiya. Un assaggio del tono della pellicola.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* La sequenza del toro, maldestramente creata al computer. Scena del tutto inutile, oltre che imbarazzante. Perchè scopiazzare Jodhaa Akbar (o Baahubali)?

RECENSIONI

Hindustan Times: ** 1/2
'First things first, the film is gorgeous. (...) Directed by Abhishek Varman and shot by the masterful Binod Pradhan, the makers of Kalank not only want every frame to be a painting, but every dialogue a proverb, every scene a portent. The result is beautiful but tedious. (...) The film’s politics are naive and laughable. From verbose lines to extreme opulence, Kalank is too theatrical and stage-y to appear current, which is why the old-world setup works... until it doesn’t. (...) Kalank often feels too much, and I only wish it made me do the same. It is a stunningly plated meal, but needed salt'.
Raja Sen, 18.04.19

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: lo splendore estetico *****
Punto debole: lo scarso carisma di Alia Bhatt e di Aditya Roy Kapur

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Alia Bhatt - Roop
* Varun Dhawan - Zafar
* Madhuri Dixit - Bahaar Begum
* Aditya Roy Kapur - Dev
* Sonakshi Sinha - Satya
* Sanjay Dutt - Balraj
* Kunal Khemu - Abdul
* Kiara Advani - Lajjo
* Kriti Sanon - item song Aira Gaira

Regia e sceneggiatura: Abhishek Varman
Scenografia: Amrita Mahal Nakai *****
Colonna sonora: Pritam (canzoni). Lustratevi gli occhi con i video dei brani Kalank, First Class, Tabaah Ho Gaye (lunga vita a Madhuri!) e Rajvaadi Odhni.
Coreografia: Remo D'Souza, Bosco-Caesar, Saroj Khan
Fotografia: Binod Pradhan
Costumi: Manish Malhotra, Maxima Basu Golani
Traduzione del titolo: stigma, ignominia, macchia
Anno: 2019

RASSEGNA STAMPA/VIDEO


CURIOSITA'

* Sridevi era stata inizialmente scritturata per il ruolo di Bahaar Begum. Dopo il suo decesso, è subentrata Madhuri Dixit.

GOSSIP & VELENI

* Ho notato che nel film gli episodi di violenza vengono attribuiti solo alla comunità musulmana ai danni di quella hindu. Non sono un'esperta di storia, non saprei se a Lahore (Pakistan), città nella quale è ambientato Kalank, prima e durante la Partizione gli hindu fossero in numero talmente esiguo da non consentire loro di agire/reagire in modo altrettanto sanguinario.
* A parte quello già citato, ci sono altri scopiazzamenti in Kalank. Facciamo che la sequenza alla stazione (molto emozionante) non ricordi proprio Dilwale Dulhania Le Jayenge, ma, ad esempio, la scena degli ombrelli è quasi identica a quella analoga di Kabhi Khushi Kabhie Gham.

24 luglio 2019

K E S A R I



Questo testo non è una recensione, solo un insieme di dati da conservare in archivio.
Kesari mi ha scosso tantissimo, non riesco ad infliggermi una seconda visione (come abitualmente faccio, se posso, prima di recensire), nè credo di essere abbastanza lucida da poter esprimere un giudizio.
Il film si ispira ad un sanguinoso evento storico, e, per la metà o forse più, rappresenta con notevole efficacia una mostruosa, interminabile carneficina. All'ennesimo morto squartato, ho avvertito un click mentale: il cervello è entrato in modalità stand-by prendendo le distanze dalla bestialità infernale che mi scorreva davanti agli occhi. L'addestramento pluriennale a base di truculento horror è servito a ben poco.

Ricordo scenari naturali meravigliosi, un intrepido Akshay Kumar, turbanti impegnativi, pesante retorica, personaggi inglesi meno odiosi del solito, due galli che si godono un improvvisato spettacolo di wrestling, qualche significativo episodio di solidarietà, una battuta intelligente ('Perchè coinvolgi Dio in queste faccende umane di guerre e sangue?'), una commovente galleria di immagini a massacro concluso. E poi morti, morti, morti, a decine, a centinaia, a migliaia. Sventrati, sgozzati, trafitti, maciullati. Sempre di più. Senza interruzioni. E ancora e ancora e ancora.
Un'esperienza agghiacciante che non desidero ripetere. Per riacquistare la serenità ora mi sparo una bella saga di zombie. 

TRAMA

Tutti ammazzano tutti.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* L'immagine del soldato sikh infilzato da un nugolo di spade.

RECENSIONI

Hindustan Times: **
'The film looks large, but doesn’t make a sufficient impact. (...) Most of the action is unmemorable, sadly. There is much bloodlust and regrettably little warcraft'.
Raja Sen, 29.03.19

Mid-Day: ***
'First off, this might well be actor Akshay Kumar's finest performance ever. And this has much to do with an earthy, true-blue, proud Punjabiness that he exudes in his natural persona that translates so seamlessly on to the big screen. (...) And that's tall compliment for a superstar, currently at the brightest phase of his career, who for years since he made his debut was condescendingly dismissed as woodwork - chiefly for the kind of work he starred in, of course. Kumar (...) over the past few years, has upped his game to a point that you can't tell one character of his from the next (...), naturally generating curiosity in ways that Aamir Khan has been capable of. Surely there are other contenders too, but hardly as prolific'.
Mayank Shekhar, 21.03.19

Cinema Hindi: -
Punto di forza: gli scenari naturali, Akshay Kumar
Punto debole: l'incontrollata barbarie

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Akshay Kumar - Ishar Singh
* Parineeti Chopra (special appearance) - moglie di Ishar

Regia: Anurag Singh
Sceneggiatura: Anurag Singh e Girish Kohli
Colonna sonora: Tanishk Bagchi, Arko Pravo Mukherjee, Chirantan Bhatt, Jasbir Jassi, Gurmoh, Jasleen Royal
Traduzione del titolo: zafferano, il colore del turbante indossato da Ishar durante la battaglia
Anno: 2019

CURIOSITA'

* Nel 1897 21 soldati sikh dell'esercito anglo-indiano affrontarono coraggiosamente l'attacco di una moltitudine di guerrieri afgani (da 6.000 a 10.000). I morti furono circa 200. Fonte: Wikipedia.
* Salman Khan inizialmente era parte del progetto in qualità di produttore, poi se l'è data a gambe.
* Pare che il regista Rajkumar Santoshi abbia definitivamente abbandonato la realizzazione di un film sugli stessi eventi storici narrati in Kesari. Il protagonista scritturato da Santoshi era Randeep Hooda, che accenna al progetto in questa magnifica intervista pubblicata da Film Companion il 2 luglio 2019.

GOSSIP & VELENI

* Sbaglio o uno dei tiratori scelti afgani ha lo smalto sulle unghie??
* Kesari ha pure incassato bene al botteghino. I miei amatissimi indiani stanno diventando troppo sanguinari. Dov'è finito l'entusiasmo per i girotondi intorno agli alberi?

23 luglio 2019

URI: THE SURGICAL STRIKE


Le reazioni degli spettatori in sala sono davvero imprevedibili. Chi l'avrebbe detto che un film di guerra, privo di superstar, privo di coreografie, privo di storie d'amore, scritto e diretto da un esordiente, avrebbe conquistato il secondo posto, ad oggi, nella classifica degli incassi (hindi) del 2019?
Uri: The Surgical Strike è la sorpresa dell'anno. Ingenuità e retorica sono diluite in una pellicola ben fatta, con una regia attenta, un cast all'altezza, una sceneggiatura che non delude, e con personaggi sufficientemente delineati (considerando l'affollamento e il genere d'azione). Un montaggio più severo, e il ritmo sarebbe risultato quasi perfetto.

Uri non annoia, ed è già moltissimo per un soggetto che si basa su strategie militari. Le sequenze di combattimento sono rapide (GRAZIE), ben concepite, e nel complesso piuttosto realistiche, con qualche episodio cruento. La narrazione, da un certo punto in poi, assume scaltramente i connotati del thriller e cattura in pieno l'attenzione dello spettatore. L'operato del direttore della fotografia contribuisce a regalare un certo fascino. Da menzionare anche il rapporto madre-figlio, per una volta raccontato in modo sensibile, senza virare nel patetico.
Il film si innesta nel filone patriotico e nazionalista che sta spopolando in India, e, pur commettendo qualche passo falso nella rappresentazione stereotipata del nemico, non manca di misura, almeno in confronto ad altre pellicole similari. La missione di Uri è glorificare i corpi speciali dell'esercito indiano impegnati nella lotta al terrorismo interno ed esterno.
Vicky Kaushal è estremamente convincente nel ruolo, ed è affiancato da un gruppo di ottimi attori, fra cui primeggia il solito Paresh Rawal. L'interpretazione di Kirti Kulhari si fa notare: il suo personaggio è ben calibrato e meritava a mio parere uno spazio maggiore.

TRAMA

La sceneggiatura si ispira ad un evento reale del 2016 di cui è trapelato pochissimo. Lunga premessa a parte, Uri narra la pianificazione ed attuazione di un attacco chirurgico dei corpi speciali in territorio kashmiro occupato dal Pakistan. Lo scopo è distruggere cellule terroristiche localizzate a ridosso del confine con il territorio controllato dall'India, colpevoli di aver compiuto un sanguinoso attentato nella città di Uri.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Il breve colloquio madre-figlio all'inizio del secondo capitolo.

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* L'acidità di stomaco del funzionario pachistano.

RECENSIONI

Hindustan Times: **
"Uri is a decent looking film (...) and while the action is convincing, the proceedings are unmistakably dull. (...) The performances are mostly solid - the square jawed Mohit Raina and the lovely Swaroop Sampat stand out - and the action looks okay, but this is an uninteresting depiction of a best-case scenario. (...) This might be a boring film, but it provides drama simply by showing Indian audiences that our military can be competent. The Indian army (...) has everything under control. That efficiency may feel fantastical to an Indian audience, and Uri becomes therefore less a feature film and more an advertisement. Fantasies are about wish-fulfilment. Uri made me wish that Rajit Kapur, this soft-spoken man with no resemblance to Vivek Oberoi, was indeed our Prime Minister".
Raja Sen, 11.01.19

Mid-Day: ***
"Not a minute wasted on sundry peripherals, songs, love-story, and the like, that most Hindi war films (...) have had to resort to, in order to fit into a more mainstream, Bollywood format. (...) Supremely competent first-time director Aditya Dhar uses these weapons - sophisticated machine guns, grenades, rocket launchers, top-grade fighter aircraft - to hit home with a winning plot, over two hours, 10 minutes of stunningly shot (Mitesh Mirchandani), non-stop, military-action drama, packed with pyrotechnics that appear authentic, world-class, technically kickass. Background score (Shashwat Sachdev) is pitch-perfect. Some of the combat sequences (Stefan Richter) are sensational. Sparks fly, quite literally; even as sentiments are firmly in place, to keep you engaged with the characters, and their emotional motivations. (...) No better actor to lead this charge than the fully fired-up Vicky Kaushal (...) with an infectious energy that is impossible to resist".
Mayank Shekhar, 11.01.19

Cinema Hindi: *** 1/2
Punto di forza: la padronanza dimostrata dal regista Aditya Dhar e da Vicky Kaushal
Punto debole: una narrazione non sempre rapida 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vicky Kaushal - Vihaan, maggiore delle forze speciali
* Paresh Rawal - Govind
* Yami Gautam - Jasmine/Pallavi
* Kirti Kulhari - Seerat
* Rajit Kapur - primo ministro

Regia e sceneggiatura: Aditya Dhar
Colonna sonora: Shashwat Sachdev
Anno: 2019
Awards: diversi National Film Awards, fra cui quello per il miglior regista, e per il migliore attore protagonista a Vicky Kaushal.

RASSEGNA STAMPA

* Aggiornamento del 6 settembre 2019 - 'When KJo's video was shared, I had no clue that I became the charsi', intervista concessa da Vicky Kaushal a Mayank Shekhar, pubblicata oggi da Mid-Day. Di seguito un estratto:
''How did you land Uri [given the unlikely CV]? (...)
I got a call from Ronnie Screwvala's office that they had dropped off an action script [to be directed by Aditya, who I already knew]. I saw the title, Uri: The Surgical Strike. And now I wasn't the actor. I was actually curious to know what happened [in Uri]. It took me four-and-a-half hours to read the script, in one go, which is what I prefer - as if I'm watching a film. That's when I get a true sense of what I feel.
As an audience?
Yes. So I started watching the film, and I just couldn't get it. There was just too much information, military-technical-logistical language. Also, I didn't feel anything. Because I hadn't taken four-and-a-half hours to read a script before. (...) My dad, who was equally curious about the Uri incident, and had read the script lying around, asked me what I thought of it. I said I'm not sure. He told me that if I miss this film, it'll be the biggest mistake of my life! He said that maybe I'm in a different space right now, in another kind of military film, and that's why unable to connect.
You were playing a Pak military officer, shooting for Raazi. Of course you're not going to like Uri!
[Laughs] And then I don't know what happened. I got back to the script four days later, finished it in an hour-and-a-half, as if I was reading it for the first time. I called up Sonia [Screwvala's associate] at 3 am, and said, I will do the film'.

CURIOSITA'

* Uri è stato in larga parte girato in Serbia.
* Nel film viene ripetuta una battuta diventata negli ultimi mesi molto popolare: 'The protagonist in the film asks his squad "How's the Josh?" (Hinglish for "How's the spirit?"). The squad replies "High, Sir!". This question is asked to the cadets in military academies in India to test their enthusiasm. This dialogue went viral over Indian social media. The dialogue was quoted by several individuals and institutions. The Indian Prime Minister Narendra Modi, while inaugurating the National Museum of Indian Cinema of Films Division of India in Mumbai, asked this question at the beginning of his address to the film fraternity attending the ceremony'. (Wikipedia).
* Vi avviso che al termine dei titoli di coda c'è una scena finale.
* Riferimenti a Bollywood: un personaggio pachistano accenna al fatto che, ad ogni crisi fra i due Paesi, attori e cantanti pachistani non vengano più scritturati in India.
* Riferimenti all'Italia: Armani

GOSSIP & VELENI

* Uri, distribuito lo scorso gennaio, si è ritrovato invischiato nella polemica che ha riguardato, nei primi mesi del 2019, i film ritenuti propagandistici e a sostegno del BJP. A fine maggio Narendra Modi è stato riconfermato nel suo incarico di primo ministro. E nel 2016, all'epoca dei fatti a cui Uri si ispira, Modi era al suo primo mandato.
* Aggiornamento del 13 giugno 2021: il 4 giugno 2021 Yami Gautam e Aditya Dhar si sono sposati.
* In quell'area del mio cervello dove i personaggi continuano ad esistere, è in corso una storia d'amore fra Seerat e Vihaan...

19 luglio 2019

THE DIRTY PICTURE



L'importanza di The Dirty Picture nella storia del cinema popolare indiano è maggiore della qualità della pellicola. TDP è talmente significativo, per numerose ragioni, che non solo si è meritato un successo clamoroso infiammando pubblico e critica, ma potrebbe addirittura aggiudicarsi il titolo di film del decennio, strappandolo a pellicole migliori. TDP sprigiona una forza travolgente. E' riuscito nell'impossibile. E' un superfilm. Con una deflagrazione di portata continentale, TDP ha creato un caso mediatico e di costume. Sono trascorsi quasi 8 anni dalla distribuzione nelle sale, eppure l'impatto è ancora avvertibile.

Cosa rende TDP così straordinariamente unico?
Di sicuro ciò che poteva (si temeva potesse) essere e non è: una scontata commediola per adulti, scollacciata e pruriginosa. 
Di sicuro il soggetto impudico. TDP incendia le fantasie del pubblico maschile indiano narrando la vita della sensualissima attrice Silk Smitha, sex-symbol del cinema del sud, e investigando il fenomeno delle pellicole softcore (per lo standard locale) degli anni ottanta. Forse per la prima volta viene affrontato un tema tanto scabroso in un film di intrattenimento.
Di sicuro la storia al femminile che pone al centro una figura ben lontana dall'iconografia classica dell'eroina hindi, e che ribalta completamente il ruolo tradizionale della donna nell'industria cinematografica popolare. Silk è investita dello stesso potere scenico sino ad allora riservato solo ai protagonisti maschili, in termini di rappresentazione, battute folgoranti, estetica e quant'altro. TDP non si è limitato a tracciare un sentiero: dalla sera alla mattina, ha materializzato un'autostrada grazie alla quale tutte le professioniste del settore - e non solo le attrici - da quel momento in poi hanno potuto dimostrare la propria forza e il proprio valore a colleghi e spettatori.
Di sicuro una regia - maschile - misurata e leggera, che non perde mai di vista il divertimento e che non scade mai nel cattivo gusto (applauso a scena aperta a Milan Luthria, grandissimo).
Di sicuro una sceneggiatura - maschile - che, pur con qualche lacuna, scivola via robusta e godibile, e che si sforza di rendere giustizia alla protagonista (applauso a scena aperta a Rajat Aroraa, grandissimo).
Di sicuro la produzione - femminile - che non solo ha sempre tenuto in pugno il progetto imponendo la propria visione a regista e sceneggiatore, ma che lo ha anche sostenuto e promosso con un vigore encomiabile, malgrado l'assenza di una superstar maschile come protagonista (Emraan Hashmi si limita ad un ruolo di supporto), inebriando il pubblico potenziale con una campagna spumeggiante, capillare ed efficace. Una campagna che ha posto l'accento sull'intrattenimento puro, omettendo il risvolto tragico, eludendo scaltramente l'errore nel quale si incorre in India quando si pubblicizza un titolo al femminile, quello cioè di indurre lo spettatore a credere che si tratti di un film d'autore (standing ovation per l'intrepida Ekta Kapoor, grandissima).  
Di sicuro una rappresentazione solare della sensualità che è allegria spudorata e gioia di vivere e risata che sgorga.

E non dimentichiamo i pregi del film.
Primo fra tutti la performance di Vidya Balan, immensa, senz'altro il fattore determinante che ha reso TDP ciò che è: una pellicola audace e innovativa, una commedia che non è solo una commedia. Vidya spazza via inibizioni e condizionamenti, e regala al suo personaggio la giusta licenziosità. Vidya è incontenibile, generosa, conturbante, spregiudicata, marcia come un treno, a testa alta, noncurante delle conseguenze. Un applauso senza fine al suo coraggio.
Nel cinema popolare indiano di solito i protagonisti negativi vengono rappresentati in modo apologetico, quasi come modelli da seguire. TDP non commette questo passo falso e nemmeno azzarda giudizi morali. Regista e sceneggiatore sono innamorati del personaggio, e si vede, ma lo offrono per quello che è, senza edulcorazioni. Lo spettatore? Parlo per me: confesso che all'inizio ho nutrito qualche perplessità, poi, con il dipanarsi della narrazione, sono stata catturata da Silk, dalla sua impudenza, dalla sua prorompente vitalità, dai suoi errori (non ultimi, sovrastimare il proprio divismo e sottostimare l'ego smisurato di una superstar maschile), dal suo dramma.
I dialoghi di Rajat Aroraa sono pungenti, costellati di battute salaci, e qualificano i personaggi più delle loro azioni. Le interazioni acquistano vivacità e pienezza, le relazioni prospettiva, la storia profondità.
Naseeruddin Shah è una sorpresa e un vero spasso, anche se talvolta sembra navigare in acque poco conosciute. Emraan Hashmi offre a Vidya un validissimo, rispettoso supporto: il suo Abraham è l'unico personaggio, in quell'esclusivo ambiente infettato da ipocrisie, a conservare una certa integrità. Apprezzabile il contributo di Tusshar Kapoor.
Le scenografie e i costumi sono spettacolari. La Chennai degli anni ottanta è stata ricreata in modo superbo negli studi di Film City a Mumbai. Le atmosfere vintage sembrano congeniali a Milan Luthria, che in precedenza mi aveva già ammaliato con la rappresentazione dei violenti e modaioli anni settanta in Once upon a time in Mumbaai (sempre prodotto da Ekta Kapoor).  
Che bello assistere ad un cinema che si rinnova di settimana in settimana. Che cresce, cambia, sperimenta, osa. Un cinema che col suo candore e col suo travolgente work-in-progress stupisce un pubblico occidentale intorpidito.

TDP non è privo di difetti, ma mi è difficile individuarli con chiarezza. Qualcosa nella narrazione e nel personaggio principale non mi torna, anche se capisco l'esigenza di Luthria di trovare un equilibrio fra solidità e intrattenimento. Talvolta è meglio chiudere un occhio su imperfezioni e lacune e applaudire progetti che tentano di essere innovativi e nel contempo di raggiungere il maggior numero possibile di spettatori. In fondo quale tipo di impatto sociale può provocare in India un film d'autore se nessuno lo guarda? Non sono forse pellicole come TDP ad ottenere risultati concreti? 

TRAMA

Reshma scappa di casa alla vigilia del suo matrimonio, tenta la fortuna nel cinema, si trasforma in Silk e diventa una star. Una cavalcata giocosa ed entusiasmante. Silk non è proprio candida, non è proprio un'attrice, ma possiede il talento innato di titillare i desideri più reconditi del pubblico maschile, scatenando apprensioni e inevitabili gelosie (e qualche emulazione) in quello femminile. Il successo però non è sinonimo di felicità. 

LA BATTUTA MIGLIORE

* Una delle più famose nella storia del cinema indiano: 'Filmein sirf teen cheezo ke wajah se chalti hai: entertainment, entertainment, entertainment. Aur main entertainment hoon - Films do well only because of three reasons: entertainment, entertainment, entertainment. And I am entertainment'. In hindi suona decisamente meglio. Grazie a Filmy Quotes.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* Le sequenze indimenticabili sono diverse. Forse la mia preferita è la scena ambientata in un glorioso cinema tradizionale monosala, desolatamente vuoto, che, all'apparizione di Silk sullo schermo, viene preso d'assalto da un rumoroso carosello di spettatori. Acclamazioni, danze, applausi, canti, lanci di monetine. Termina il numero di Silk, e tutti spariscono, in attesa del numero successivo...

RECENSIONI

Rediff: *** 1/2
"Balan's heroine Silk (...) is a highly empowered woman (...). She does what she does (...) simply because she loves it. She feeds off the attention, the control, the adulation and the sizzle of the spotlight. Balan exultantly runs with it, making the character her own with remarkable commitment to the role. There is no vulgarity (...) simply because Balan visibly chooses to have a helluva time. She might not match the legend whose name she's borrowed in terms of sheer screen raunch, but outdoes her with an assault of unashamed oomph. Vanity is disregarded early on as we see the actress' paunch rolling over her waistline, even when she's at her hottest, and later, as her gut barrels out of shape and yet she continues to wear midriff-baring tops, we see just how defiantly unapologetic she is. The film too is defiant, but in more juvenile fashion. Director Milan Luthria's approach to this heroic harlot is a masala one, and in its urge to please crowds, forsakes much potential nuance that could have made this a great film instead of merely a film with a great lead character. There is a surfeit of cartoonish sound effects and annoyingly convoluted lines of dialogue; the storyline settles into predictability halfway through, and never bothers to thrill again; and the one flagbearer for cerebral cinema - an impressive and subdued Emraan Hashmi (...) - sells out promptly enough to become yet another ludicrous star. It is as if, in its rabid defense of formulaic masala, the film condemns any manner of cinema not subscribing to the bums-on-seats credo - and so strong is this unwarranted shunning of the sensible, as it runs like a theme through this film, that it makes The Dirty Picture appear not just insecure but fairly shaky. Pity. Having said that, the film is far more engaging than most Bollywood produce. And it's not just the bosom. Naseeruddin Shah plays a larger-than-life movie star with infectious glee, grotesque neck-skin folds never quelling his mojo. It's a caricature, but Shah squeezes in much lovely detail, from a genteel sense of the proper (if only in front of the flashbulbs) to a foppishly detailed prescience about action cinema of the 80s. His genius is a curse, he claims with extreme world-weariness, and the effect is delightful. (...) It's a very demanding part, and Balan shows that she's worthy of both wolf-whistles and applause. It's a dazzling performance - and a remarkably brave one, considering we live in a country so cinematically repressed (...). Constantly convincing, Balan proves so dynamic that she even makes her parts of the tinny SalimJaved-lite dialogues work. There is a lot of talk of legitimizing the lewd and the hypocrisy of audiences and critics, and Balan might as well be talking about herself in this film, and not Silk, and she delivers the lines in fiery style. She's a treat. (...) It's a performance to be grateful for. So thank you, Ms Balan". 
Raja Sen, 02.12.11

Hindustan Times: ***
"I desideri sessuali del maschio indiano sono influenzati dalle antiche sculture (vedi Khajuraho). Silk Smitha rappresenta quell'estetica femminile sul grande schermo, e The Dirty Picture è la sua storia. Il fem-jep (female in jeopardy = donna in pericolo) è un popolare genere cinematografico americano. Madhur Bhandarkar ne è il santo patrono hindi (Chandni Bar, Fashion). TDP non appartiene a quel filone: Silk si merita abbastanza quanto le capita. Difficile dire se il film racconti in modo veritiero la sua vita. Il veterano Bharati Pradhan, giornalista che intervistò Silk, ritiene che il personaggio sia piuttosto vicino all'originale. La differenza fra la Silk raffigurata in TDP e, a titolo di esempio, una Mallika Sherawat, è che, dopo aver assaporato un moderato successo in pellicole che per loro natura rimangono al di sotto del radar, di solito un'attrice cerca di 'ripulirsi' nel mainstream. Silk non lo fa. Non cerca il rispetto. La vicenda dovrebbe essere ambientata a Madras e di sicuro siamo negli anni ottanta. Ma potrebbe essere benissimo Bollywood. TDP, anche quando non tende a parodiare il suo soggetto, in qualche modo mantiene quell'atmosfera: dialoghi eccessivi, doppi sensi, sequenze chiassose con gli attori sempre in stato di emergenza. Qualche volta si rimane sospesi troppo nell'incredulità. Il film messo in scena in TDP e TDP sembrano combaciare. Quest'ironia intriga in modo bizzarro. Naseeruddin Shah è esilarante. Solo pochi brillanti attori di sesso maschile possono cambiare l'industria cinematografica commerciale guidata dalle star. Ma guardando Vidya Balan, ci si convince che il cambiamento può essere generato anche da un'attrice. Il suo ruolo in TDP è il più aggressivo visto da tempo".
Mayank Shekhar, 02.12.11

The Times of India: **** 1/2
"The Dirty Picture appartiene essenzialmente a Vidya Balan, che offre una performance torreggiante. Il punto di forza dell'interpretazione di Vidya è il fatto che, malgrado il suo personaggio sia una bomba sexy, la sessualità che rappresenta non diventa mai sguaiata o cruda. Anzi, i suoi tentativi di scioccare e meravigliare una società compassata che prospera sulla falsità sono irresistibili. Comunque il tour de force di Vidya non adombra i partner maschili, che fanno la loro figura nonostante il ruolo scarno. I dialoghi sfrontati di Rajat Arora aggiungono un gusto deciso. La sceneggiatura è senza esclusione di colpi, ma rifiuta di trattare il sesso come un semplice atto volgare. Applausi al regista Milan Luthria per aver gestito un tema così controverso con sensibilità e audacia. TDP non è solo il film della settimana bensì un lavoro seminale".
Nikhat Kazmi, 01.12.11

Cinema Hindi: **** 1/2 
Punto di forza: Vidya Balan, l'allegria, la rappresentazione potente di Silk e tutto ciò che TDP implica. 
Punto debole: ci devo ancora riflettere. 

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vidya Balan - Silk 
* Naseeruddin Shah - Suryakanth
* Emraan Hashmi - Abraham
* Tusshar Kapoor - Ramakanth, fratello di Suryakanth

Regia: Milan Luthria
Sceneggiatura e dialoghi: Rajat Aroraa
Colonna sonora: Vishal-Shekhar. Vi segnalo il video del famosissimo brano Ooh La La Tu Hai Meri Fantasy: dopo quasi un quarto di secolo, sono riusciti a convincere Naseeruddin Shah a ballare.
Anno: 2011
Awards: la lista è impressionante (clicca qui). Elenco solo alcuni dei premi conferiti a Vidya Balan come miglior attrice protagonista: il prestigioso National Film Award, Filmfare Award, IIFA, Asia Pacific Screen Award, Screen Award, Zee Cine Award (miglior attrice e miglior attrice per la critica), Stardust Award (miglior attrice in un ruolo drammatico e star dell'anno).


RASSEGNA STAMPA/VIDEO

* Ekta Kapoor: The Revised Version, Tavishi Paitandy Rastogi, Brunch, 03.12.11 - "Ritengo che negli affari l'aspetto commerciale sia importante quanto quello creativo. E ciò va tenuto a mente. Le mie pellicole sono diverse ma onestamente non le definirei molto coraggiose. Ad esempio: LSAD e Shor in the city sono inusuali, realizzati sulla base di una certa idea ma destinati ad un certo pubblico, e hanno funzionato. OUATIM è un regolare film commerciale. Secondo me è The Dirty Picture il più coraggioso, perchè per la prima volta ho tentato di mescolare i due aspetti, di mescolare le classi e di raggiungere comunque le masse. Da un lato ho prodotto una pellicola su un'attrice soft porno che non è un documentario, e dall'altro ho preteso che non fosse una semplice esposizione di sesso e di nudo. E nemmeno una storia triste. La protagonista non è una vittima, bensì una donna audace e del tutto non apologetica che celebra la sua sessualità e diviene una forza con cui fare i conti. E' stato davvero piuttosto complicato e decisamente azzardato produrlo, ma ho corso il rischio'. Nella stessa intervista, Ekta inoltre dichiara: 'For me, this entire film has been a gamble. I started TDP with a loss. (...) People told me not to take it up. I did. People told me not to cast Vidya in this role. I did. The same people today are stunned'. (Una curiosità: Vidya Balan aveva già partecipato ad una produzione di Balaji agli inizi della sua carriera, la sitcom televisiva Hum Paanch).
* It's been a hurricane of sorts!, Ekta Kapoor, The Times of India, 05.12.11: 'Truly overwhelmed with the feedback that TDP is receiving. It’s taken the audiences by storm. I smile when I hear people calling it a game-changer and myth-buster. (...) I cannot stop gushing over the reviews that TDP has garnered. I’m glad that people are loving it. There’s praise coming in from every quarter. It’s been a hurricane of sorts. I’ve said it before and I’ll say it again - Vidya is the only actress who could pull this off with panache! I remember narrating the script to her and her shocked expression. I told her, “You can do it.” She transformed herself into the character and had everyone enchanted with her curves, passion and drive. Every award next year belongs to Vidya!'.
* Why Vidya Balan Rules, Vir Sanghvi, Brunch, 17.12.11: 'For two weeks now everyone I know and possibly most of urban India has been going crazy about Vidya Balan. Nearly everywhere you go she is the subject of discussion and the conversations are nearly always flattering. The obvious point of reference is The Dirty Picture. For two months before the movie released, Vidya was everywhere. Never before in the history of Indian cinema has a star done so much publicity for a film. And The Dirty Picture was not even a big budget special effects extravaganza. (...) But Vidya appeared on every television show you could think of (and many that you would never have thought of) and in every print publication. (...) Could it be that everyone loved The Dirty Picture? The box office figures suggest that it will be a massive hit not just relative to its (somewhat modest) budget but compared to most other films released this year. Obviously, this is a picture that everyone has seen and liked. Or it could be that they all think that Vidya is terrific in the movie (which she is)? Few actresses could have carried off that role with so much aplomb and managed to hold their own against an actor of the calibre of Naseeruddin Shah who gives one of his best ever performances. (...) The Dirty Picture represented a huge risk. Hindi cinema no longer requires its heroines to be virginal angels of innocence. But I can’t think of a single other film where a heroine is shown as seducing a man simply to advance her career and is still treated as a sympathetic character. And then there was the terrible visual deterioration that her character suffered at the end of the movie. Which heroine would agree to do all this without wondering about the effect on her stardom? But Vidya took the risk. She liked the role, she said. It offered her a chance to take a character that society looked down on and to invest that person with dignity and depth. Her character didn’t have to be somebody you felt sorry for. You just had to accept that she was an independent woman making her own choices in her own interests. “‘Treat her with respect,’ was my motto,” she says. Now that the risk has paid off and the film is such a stupendous success, it is easy to say that Vidya was right to take the role. But had it gone wrong, it could well have been career suicide'.
* Silk Smitha's Bold Interview: nel 2013 Filmfare ripropone un'intervista concessa da Silk Smitha nel 1984.

CURIOSITA'

* Silk Smitha (1960-1996) ha recitato in centinaia di pellicole di successo in lingua tamil, telugu, malayalam e kannada (qualcuna anche in hindi). Il corpo senza vita dell'attrice venne rinvenuto nel suo appartamento di Chennai nel 1996. Le cause della morte non furono mai chiarite, ma si ventilò l'ipotesi del suicidio. In questo video potete ammirare la vera Silk Smitha in azione. Nel 2013 sono stati distribuiti Dirty Picture: Silk Sakkath Hot, film di grande successo in lingua kannada interpretato dall'attrice pachistana Veena Malik, e Climax, film in lingua malayalam interpretato da Sana Khan, entrambi ispirati alla vita di Silk Smitha.

Silk Smitha

* Il periodo 2009-2012 è stato davvero dorato per Vidya Balan, soprannominata in quegli anni The Balan, The (Wo)man. L'attrice ha inanellato una collana di successi clamorosi: Paa (2009), Ishqiya (2010), No One Killed Jessica e The Dirty Picture (2011), Kahaani (2012). E una pioggia di premi come miglior attrice protagonista, fra cui: Filmfare Award (Paa, Ishqiya - per la critica -, TDP, Kahaani), IIFA (Paa, TDP, Kahaani), National Film Award (TDP), Screen Award (Paa, Ishqya, TDP, Kahaani), Zee Cine (Ishqiya, TDP - anche per la critica -, Kahaani - per la critica -).

National Film Awards

* Per Ekta Kapoor gli anni 2010-2011 sono stati fondamentali, biennio in cui la produttrice ha finanziato progetti che hanno scosso l'industria dei sogni di Mumbai dalle fondamenta: Love Sex Aur Dhokha, OUATIM, Shor In The City, Ragini MMS, TDP. 
* Vidya Balan è stata la madrina dell'Indian Film Festival of Melbourne 2012. La locandina ufficiale dell'evento è una magnifica rielaborazione grafica del personaggio interpretato da Vidya in TDP.