31 maggio 2011

PAYING GUEST



Un gradino (anzi due) più in basso rispetto ad altri gioiellini nella filmografia di Mukherjee come Munimji e ancora di più Junglee, Paying Guest è un prodotto di puro intrattenimento che ripropone la splendida unione di Nutan e Dev Anand protagonisti di film graziosi come Tere Ghar Ke Samne, Manzil e Baarish. Nonostante il contributo del compositore Sachin Dev Burman, che gli offre una colonna sonora coi fiocchi, il film resta prigioniero del suo plot debolissimo e viene penalizzato dall’eccessiva durata.

TRAMA
Un avvocato appena laureato (Dev Anand) cerca una camera in affitto vicina al posto di lavoro ma nessuno vuole affidare l’appartamento ad un giovane non sposato. Scoprendo che la figlia del proprietario è simpatica e attraente Ramesh si maschera da pensionato per non perdere la sistemazione e conquistare la ragazza. Mentre Shanti (Nutan) si innamora di Ramesh e non vuole rivelarne l’identità al padre, la sua migliore amica Chanchal (Shubha Khote) accetta un grasso matrimonio d’interesse e  vorrebbe convincerla a fare lo stesso.

Il problema non è la carenza di originalità, che può essere ampiamente perdonata da una buona messa in scena, quanto la totale assenza di brio, quella piacevole sensazione di abbandono al film per il quale si dimentica tutto il resto e da esso si viene accuditi, accarezzati, intrattenuti. Paying Guest sembra immune dall’incantesimo a cui  i film Hindi in bianco e nero ci hanno abituati.
La storia non sa diffondere energia e si perde dentro i confini della semplice narrazione, si incontrano stralci di gustosa commedia e molti brani piacevoli, poi però niente di fatto, nemmeno Nutan e la sua eleganza rompono il ghiaccio, nemmeno i travestimenti di Dev Anand strappano più di un sorriso.  Il film mi appare  uno dei prodotti meno soddisfacenti di Filmistan nella sua epoca d’oro, un titolo che alla sua uscita fu un successo clamoroso ma che adesso, a distanza di decenni, non riesce a reggere il confronto con altre pellicole.

Da vedere per :
Il talento dei due attori e la loro, sempre ottima, intesa.
Le canzoni “Oh Nigahe Mastana” e “Chand phir nikla” interpretate da Lata Mangeshkar e Kishore Kumar e portate sullo schermo da una divina Nutan
Le scena di apertura, l’introduzione del personaggio di Dev Anand e il primo incontro tra i protagonisti.
La fotografia in bianco e nero e la scenografia.

Punti deboli :
L’interminabile sequenza del processo.
Prevedibilità e assenza di vibrazioni. Un film troppo lungo privo di spunti interessanti diviene inevitabilmente noioso.

Il mio giudizio sul film : ** 2/5


ANNO: 1957

REGIA: Subodh Mukherjee


CAST
Dev Anand………………………… Ramesh
Nutan………………………………. Shanti
Shubha Khote ………………………. Chanchal
Gjanan Jagirdar …………………… Dayal
Sajjan ……………………………. Jagat


COLONNA SONORA : S.D. Burman

PLAYBACK SINGERS : Lata Mangeshkar, Kishore Kumar

26 maggio 2011

DUM MAARO DUM


Rohan Sippy, figlio del mitico regista di Sholay, Ramesh Sippy, è un produttore e un regista. Amico fin dalla scuola di Abhishek Bachchan, lo ha voluto per tutti i suoi film precedenti: Kuch Naa Kaho del 2003 e l'ottimo Bluffmaster! del 2005. Tra il primo e il suo secondo lavoro c'è già una grande differenza, con Dum Maaro Dum lo stile di Rohan Sippy è diventato ancora più deciso e determinato. Aspettiamo che abbia per le mani una sceneggiatura che fili dall'inizio alla fine e forse potremo celebrare un grande film.

TRAMA

Lorry (Prateik Babbar) è stato ammesso in un college americano, ma, a causa della retta troppo elevata, non potrà partire insieme alla sua innamorata Tani (Anaitha Nair). Frustrato per l'occasione perduta e sicuro che la distanza tra lui e Tani significherà la fine della loro storia, Lorry accetta la proposta di Ricky (Gulshan Devaia) di diventare, per una volta soltanto, un corriere per gli Stati Uniti.

RECENSIONI

The Times of India ***1/2
Quando Abhishek Bachchan ricopre ruoli da poliziotto la sua interpretazione funziona sempre. In Dhoom l'attore ha regalato - ad oggi - una delle sue performance più memorabili. Abhishek replica in Dum Maaro Dum: con il linguaggio del corpo, la resa dei dialoghi, l'indolente zelo e l'atteggiamento laconico, aggiunge un taglio definito al suo personaggio. Ma il film è arricchito da un insieme di ottime interpretazioni: Prateik Babbar, Anaitha Nair, Bipasha Basu, Rana Daggubati (in un debutto pieno di slancio) e Aditya Pancholi infondono vita a personaggi credibili e molto godibili. E ancor più la stilizzazione e la narrazione drammatica rendono DMD stimolante, malgrado si avverta la necessità di un ritmo più teso. Le pause però sono seguite da bruschi colpi di scena. Shridhar Raghavan e Purva Naresh hanno scritto un coinvolgente poliziesco nel quale non mancano furbe battute. Goa è rappresentata nella sua grandezza e nelle sue miserie con colori splendenti, grazie alla fotografia di Amit Roy. La colonna sonora di Pritam è energetica. Il regista Rohan Sippy offre una prodotto vivace e avvincente fino ai titoli di coda. E non dimentichiamo Vidya Balan con i suoi sorrisi irresistibili, in un cameo nel quale prova ancora una volta di essere la partner più in sincronia con Abhishek. L'item song di Deepika Padukone vanta una coreografia bollente, malgrado il testo discutibile della canzone.
Nikhat Kazmi, 21.04.11
Recensione integrale.

Hindustan Times ***
Le storie dei personaggi principali vengono raccontate separatamente, come spesso accade nei film contemporanei. La sceneggiatura (Shridhar Raghavan) è ben scritta, almeno sino all'intervallo. I dialoghi sembrano mutuati dalla pubblicità. Dum Maaro Dum è il terzo lavoro di Rohan Sippy in otto anni, ma Bluffmaster rimane tuttora il migliore. Il pubblico indiano sceglie una pellicola in primo luogo per la colonna sonora, il problema è che DMD non ce l'ha. Il tema del film e la title track si ispirano a un capolavoro di R.D. Burman. Il commento musicale ostenta riff da Mission: impossible. Gli altri brani suonano simili a precedenti composizioni di Pritam. Con un montaggio più teso DMD sarebbe stato migliore, ma la pellicola è comunque in larga parte godibile.
Mayank Shekhar, 22.04.11
Recensione integrale.

Diana ** 1/2
Bellissimo primo tempo ambientato in una Goa viziosa e viziata tanto che le autorità si sono lamentate, in particolare di una frase contenuta nel film: "Liquor is cheap here and women are even cheaper here"("Il liquore è a buon mercato qui e le donne lo sono ancora di più"), che darebbe un'immagine distorta della città (*). Sensualità, spregiudicatezza, corruzione, un'estetica che a tratti ricorda gli anni '70, uno stile volutamente sopra le righe, sono gli elementi di una miscela che intriga. La storia però (Shridhar Raghavan con Bluffmaster! aveva fatto meglio), con lo scorrere del film, perde appeal, l'atmosfera cambia e il racconto risulta banalizzato. Il clima di dissolutezza, ahinoi, lascia spazio a quello che sembra un intento moralizzatore per arrivare ad un finale da incubo, nel quale i cattivi subiscono una sconfitta esemplare e i vincitori sono benedetti dai cari scomparsi che li salutano con la manina alzata prima di ritirarsi (in paradiso?).
(*) L'articolo originale.

Il bello:
- L'entrata in scena di ogni protagonista. La cura con cui Sippy presenta i suoi personaggi li rende subito mitici.
 - Gli stacchi e le dissolvenze piuttosto creativi.

Il brutto:
-  Il crematorio tappezzato di buste di cocaina (che cosa è stato usato perchè rimanessero attaccate? Uno scotch biadesivo? Dell'attack?): una sequenza infelice.
- La cartolina con la soluzione del caso trovata al posto giusto, dalla persona giusta.
- Il simbolico saluto delle vittime.
- Tutti gli ultimi 30 minuti del film.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
ACP Vishnu Kamath - Abhishek Bachchan
Biscuit - Aditya Pancholi
Zoe - Bipasha Basu
DJ Joki - Rana Daggubati
Lorry - Prateik Babbar
Tani - Anaitha Nair
Ricky - Gulshan Devaiah
Special Appearance di Vidya Balan e Deepika Padukone

Diretto e prodotto da Rohan Sippy

Scritto da Shridhar Raghavan (Bluffmaster!)

Musiche di  Pritam Chakraborty e R D Burman

Coreografie di  Bosco Martis e Caesar Gonsalves

Distribuito da Fox Star Studios e Ramesh Sippy Entertainment

Anno 2011

AWARDS

ZeeCine Awards 2012
- Best Debut Male - Rana Daggubati

CURIOSITA'

- Dum Maro Dum è una superhit degli anni settanta e fa parte della colonna sonora del film Hare Rama Hare Krishna diretto da Dev Anand. Anand ha acconsentito al remix della canzone curato da Pritam ed inserito nel film.
Per la versione del 2011, Mit Jaaye Gam - Dum Maaro Dum, è stata chiamata Deepika Padukone che si esibisce in un infuocato cameo. Video.
La versione di Dum Maro Dum originale.

- Durante la promozione della pellicola Abhishek Bachchan ha rilasciato un'intervista a Bollywood Hungama nella quale rivelava che il suo personaggio, ACP Vishnu Kamath, interpreta un brano "romantico" insieme alla sua partner del film: una pistola. Ecco il video del durissimo e cattivissimo agente con la sua compagna: Thayn Thayn.
Abhishek canta parte della canzone. Ecco il dietro le quinte della registrazione.
L'articolo di Bollywood Hungama.

Il sito ufficiale del film.

25 maggio 2011

SUBRAMANIAPURAM





Un ragazzo ama una ragazza, i due si corteggiano con gli sguardi, si sorridono, si inseguono e sono convinti che sia amore eterno. Tre amici cresciuti in semi-povertà dividono un legame fortissimo e indissolubile, gli stessi, si fidano ciecamente del loro capo e sono pronti per spirito di riconoscenza a compiere qualsiasi cosa per lui. E poi il doloroso risveglio, le illusioni crollano una dopo l’altra. Non c’è più amore, non c’è più fiducia, non c’è più amicizia, nessuna verità e chiarezza nella parole e nelle azioni. Basta un ricatto psicologico, un favore ricevuto al momento giusto in grado di instaurare catene di pericolosa dipendenza o più semplicemente l’avvicinarsi delle elezioni. C’è sempre qualcosa in grado di comprare i sentimenti e far soccombere gli affetti. Quale è il prezzo da pagare per donare se stessi in nome di un legame? Subramaniapuram ci racconta le più nobili emozioni e i più feroci istinti, la doppia natura, sensibile e bestiale, dell’essere umano.

TRAMA
Tra risse, bevute in locali clandestini e infatuazioni amorose, Alagar, Paramar e Kasi crescono in un infelice sobborgo di Madhurai abituati a vivere alla giornata. La loro innocenza e il loro spirito di gruppo vengono notati da un politico della stessa area che li manovra sapientemente al fine di vincere la campagna elettorale. Ben presto i timidi disoccupati si ritrovano killer al servizio di due padroni e la loro presenza si fa sempre più scomoda.

Subramaniapuram, apprezzatissimo da pubblico e critica, ha segnato il debutto di Sasikumar che del film è attore, sceneggiatore, produttore e regista. Nonostante le sue immagini crude e i suoi messaggi disperati la pellicola riuscì a diventare uno strepitoso successo e gettò le basi per un suo secondo capitolo, Nadodigal, storia complementare e inno all'amicizia  dai toni però meno pessimisti e spietati.
Il film è uno schiaffo che continua a bruciare per ore. La dilagante violenza nelle immagini non sembra cessare mai anche se il realismo e le barbarie vengono mitigate dalla ricercatezza della fotografia, dal virtuosismo tecnico delle riprese e dall’ottimo allestimento dei set pazientemente ricostruiti. I personaggi sono uomini comuni dalle barbe incolte e dai capelli ribelli dall'espressività  accentuata e dalle reazioni esasperate e cruente.
Un uomo appena uscito dal carcere viene accoltellato; non riusciamo a scorgere il profilo né della vittima né dell’aggressore e il racconto corre indietro nel tempo, le riprese si soffermano sui particolari o si muovono velocemente perforando i muri, vincendo ogni limite spaziale la telecamera spia i crimini più atroci, osserva dall’alto e corre sicura tra i vicoli angusti della città. Non c’è alcuna possibilità di uscire dalla piccola realtà in cui si muovono i protagonisti e anche una delle canzoni grida “La nostra capitale è Subramaniapuram!!” per i tre ragazzi il mondo inizia e finisce tra le strade di quel difficile quartiere di periferia. Mentre la pubblicità elettorale si unisce alle celebrazioni religiose l’amore infantile e puro diviene ossessione e tradimento, i più istintivi agiscono senza badare alle conseguenze e più astuti fanno tesoro della dilagante ignoranza e ingenuità. I ricordi si mischiano alle poche e frammentarie immagini del presente mentre una saggia tecnica narrativa mantiene segreto il filo conduttore fino all’ultima scena.
Sasikumar sorprende lo spettatore con un realismo crudo e massacrante ma studiato fin nei minimi dettagli, gli Anni ‘80 sono scanditi dalle dolci melodie di Ilaiyaraaja, dai film di Rajnikant al cinema, dalla presenza di automobili in voga che il regista ha cercato in ogni modo di ritrovare per le sue riprese. Tutto il cast, capitanato dal bravissimo Jai, regala interpretazioni particolarmente sentite e ruggenti, cariche di realistiche emozioni e dolore.



Il mio giudizio sul film : ****  4/5


ANNO: 2008

LINGUA : Tamil

REGIA : Sasikumar


CAST
Jai ……………………… Alagar
Sasikumar ………………… Paramar
Kanja Garuppu ………….Kasi
Swathy …………………. Tulsi
Samuthirakani …………. Kanugu


COLONNA SONORA : James Vasanthan

PLAYBACK SINGERS : Belly Raj, Benny Dayal, Suchitra, Deepa Miriam, Shankar Mahadevan, Vel Murugan


INFO E CURIOSITA':

Subramaniapuram è stato incluso nel programma dell'edizione 2009 dell'Asiatica Film Mediale a Roma, Sasikumar ha assistito alla proiezione del film ed ha incontrato il pubblico presente in sala.
Per maggiori dettagli. Articolo Asiatica Film Mediale 2009

Il regista Anurag Kashyap, durante l'intervista esclusiva concessa a Cinema Hindi, ha consigliato la visione di Subramaniapuram.



23 maggio 2011

I AM


Onir, che nel 2005 scelse come debutto alla regia una pellicola, My Brother… Nikhil, il cui personaggio principale è HIV positivo, mostra di avere un'inclinazione per i temi sociali. Si ispira a storie vere e realizza un film utile ma privo di intento didattico.
TRAMA
Quattro episodi: Afia, Megha, Abhimanyu e Omar. Quattro racconti dal soggetto forte: la fecondazione artificiale, il conflitto in Kashmir, l'abuso infantile e l'omosessualità.
RECENSIONI
The Times of India ****
Il film è un insieme di quattro storie caratterizzate da un tema comune: la ricerca e l'asserzione dell'identità individuale. Storie combinate con destrezza a numerosi personaggi, e tenute insieme da un filo conduttore: l'appropriazione di spazi privati in una società che ha la tendenza ad usare la tradizione come il bastone più convincente per mantenere tutti in una disturbante conformità. I am corteggia l'arte di dire no. Le quattro storie sono splendidamente sviluppate. Le protagoniste femminili raccontano quelle più morbide, e Nandita Das e Juhi Chawla creano due figure di donne coraggiose e di spessore. Anurag Kashyap regala un grande cameo. Sanjay Suri è sensibile, sottile e il suo personaggio turba davvero, tanto quanto quello interpretato da Rahul Bose. I am non è apologetico, e tratta di argomenti reali in un'India reale.
Nikhat Kazmi, 27.04.11
Recensione integrale.

Hindustan Times ***
I am non è un lungometraggio bensì un insieme di quattro corti non correlati fra loro se non da link casuali. Data l'attenzione in costante diminuzione mostrata in generale dal pubblico, questo modo di costruire una pellicola potrebbe essere il futuro... Attraverso ciascun corto lo spettatore può captare il respiro e il suono di Calcutta, del Kashmir, di Bangalore e di Mumbai, tutti luoghi che rappresentano uno scenario indiano in cambiamento. Era da un po' che non ammiravamo Manisha Koirala sullo schermo, ma ancora una volta capiamo perchè Mani Ratnam vide una terrorista suicida (Dil Se) in questa attrice dalla femminilità così intensa. Rahul Bose è incredibilmente disinibito, il che è insolito per un attore indiano famoso. Il regista ha voluto chiaramente narrare conflitti forti e coinvolgenti, grazie anche al contributo di 400 sconosciuti investitori residenti in 45 città diverse nel mondo. Il mio corto preferito è il primo, quello interpretato da Nandita Das. E' teso e vissuto: ancora un passo oltre, e la storia poteva raggiungere quel tipo di sensibilità dall'appeal globale alla Pedro Almodovar (Parla con lei, Tutto su mia madre). Ma per ora è sufficiente. Penso, dunque I am.
Mayank Shekhar, 29.04.11
Recensione integrale.

Diana ***
Certi principi come l'irrinunciabilità alla libertà personale, urgenza e necessità primaria, in tempi cupi durante i quali si è discriminati per età, forma, colore, religione e gusti, non sono affermati mai abbastanza. Onir con una regia poco invadente ma ben riconoscibile, riesce  nel compito e apre una finestra sull'India di oggi: moderna e tradizionalista, tollerante e spietata, generosa e corrotta, immensa e contraddittoria.

Il bello:
- Il cast di prima qualità. Rahul Bose in una prova eccezionale.
- Le tematiche dense  unitamente allo stile essenziale.

Il brutto:
- La scelta del racconto ad episodi garantisce semplicità e linearità, sottrae però approfondimento. Un film se non a spot, a bocconi. Finger movie.

SCHEDA DEL FILM

Cast:
Afia - Nandita Das
Suraj - Purab Kohli
il medico - Anurag Basu

Megha - Juhi Chawla
Rubina - Manisha Koirala
Farookh - Rushad Rana
la madre di Rubina - Madhu Sagar

Abhimanyu - Sanjay Suri
Natasha - Radhika Apte
la madre di Abhimanyu - Shernaz Patel
il patrigno di Abhimanyu - Anurag Kashyap

Jai - Rahul Bose
Omar - Arjun Mathur
il poliziotto - Abhimanyu Singh

Scritto da Onir, Urmi Juvekar, Merle Kroeger

Diretto da Onir

Prodotto da Sanjay Suri e Onir

Musiche di Amit Trivedi, Vivek Philip e Rajiv Bhalla

Distribuito da Anticlock Films

Anno 2011

AWARDS

I Am è uscito ufficialmente nelle sale lo scorso aprile, dopo la prima mondiale, del settembre 2010, al I View Film Festival di New York. Ha già partecipato a diversi Festival guadagnando numerosi riconoscimenti:

- NETPAC Award 2010  Best in Asian Cinema all' International Film Festival del Kerala
- Menzione speciale dalla giuria internazionale all' International Film Festival  del Kerala

- The Engendered Award for Human Rights al I View Film Festival 2010

-  Media for Social Justice Award alla Biennial Global Awards per Sanjay Suri e Onir

- Best Film Award al London Asian Film Festival 2011
- Premio miglior attrice al London Asian Film Festival 2011 per Juhi Chawla

- Premio del pubblico al River to River. Florence Indian Film Festival 2010

CURIOSITA'

- Come dichiarato da Onir, la sfida maggiore nella realizzazione di I Am è stata quella di reperire i finanziamenti. La produzione, infatti, attraverso Facebook e Twitter, ha chiesto la partecipazione degli appassionati di cinema. Quattrocento persone di quarantacinque differenti città nel mondo hanno contribuito e compaiono nei crediti del film.
Inoltre alcune delle star del cast hanno lavorato gratuitamente come Juhi Chawla, Anurag Kashyap e i costumisti Manish Arora e Aki Narula.

- In I Am sono parlate sei lingue: Hindi, Inglese Kannada, Marathi, Bengali e Kashmiri. Mentre le locations sono quattro: Kolkata, Srinagar (Kashmir), Bangalore e Mumbai.
A causa delle minacce e degli attacchi ricevuti durante le riprese a Srinagar, la produzione si è dovuta spostare a Karan Nagar.

-  Onir e Rahul Bose hanno partecipato all'edizione del River To River Florence Indian Film Festival del 2010. I Am ha vinto il premio del pubblico come miglior lungometraggio.
Per saperne di più  suggeriamo di leggere l'approfondito articolo di Cinema Hindi, arricchito di foto e video.

Il sito ufficiale del film.

18 maggio 2011

NEEL KAMAL



Ispirato al romanzo omonimo di Gulshan Nanda, Neel Kamal è un'opera ambiziosa completamente affidata alla sua protagonista, la carismatica Waheeda Rehman, capace come sempre di incantare il pubblico con la sua eleganza e il suo talento.


TRAMA
Sita (Waheeda Rehman) viene salvata da uno sconosciuto (Manoj Kumar) mentre camminava di notte sui binari del treno, il padre della ragazza decide di farla sposare con l'uomo che l’ha aiutata ma nel timore che possa rifiutarla gli nasconde che è sonnambula, ben presto però,  insospettiti dai suoi spostamenti notturni, i nuovi familiari pensano che la sposa abbia una relazione clandestina e iniziano a seguirla. Nonostante il marito sia fiducioso e paziente, davanti alle pressioni della madre (Lalita Pawar) comincia ad avere dei dubbi e  allontana Sita da casa. Dietro al sonnambulismo della donna si nasconde in realtà una voce dal passato, l’anima di un uomo che si era sacrificato per lei in una vita precedente, l’artista Chitrasen (Raj Kumar).


Due elementi devono fondersi insieme nel modo più armonico possibile 1) Il passato. Il racconto di un amore impossibile à la Mughal e Azam che appare nei ricordi di una vita precedente  2) Il presente. Storia di incomprensioni e gelosie che richiama alcuni episodi dell'epica Ramayana. Ci sarebbero spunti infiniti per infinite trame cinematografiche, ma indeciso sul cosa scegliere e dove inserirlo il regista inciampa e cade.
Non si capisce se Maheshwari vuole per Neel Kamal un taglio classico da sontuoso film storico, se vuole far rivivere nei personaggi le vicende mitologiche di Ram , Sita e Raavan o se vuole dare un tocco più moderno introducendo elementi di suspence e tensione. La collisione di troppe storie ed eventi crea un plot discontinuo e meno efficace di come avrebbe dovuto essere dati i presupposti : il budget economico sostanzioso, la fonte letteraria, un’ attrice splendida e capace affiancata da due attori di tutto rispetto. Le canzoni ben visualizzate ed inserite aiutano a mantenere alto l’interesse per il film, Waheeda Rehman rialza, solo con la sua presenza scenica, il giudizio globale e ricolma abbondantemente alcuni passaggi troppo lenti e alcune scene addirittura noiose.
Grazie a Waheeda  il film funziona, va avanti e si fa apprezzare, sarà perché del suo volto e della sua grazia davvero non ci si stanca mai. La scenografia è piacevolmente fastosa anche se un po' posticcia rispetto alle creazioni per altri set di pellicole in costume, l’ambientazione si spoglia di ogni realismo e colloca gli eventi in un’atmosfera nostalgica e fiabesca. 
Il doppio personaggio femminile, la principessa musa dell’artista e la sua reincarnazione moderna, è forse l’unico ben disegnato e appassionante. Chitrasen è pallido e poco incisivo nonostante abbia il volto dell’elegante Raj Kumar, sfortunatamente il talento dell’attore non viene sfruttato e la stessa sorte tocca anche a Manoj, il cameraman concede più di una bella inquadratura del suo avvenente profilo ma lo spazio che ha a disposizione è sempre troppo poco, il più delle volte le sue apparizioni sono sacrificate tra i siparietti di Mehmood e Shashikala, non troppo divertenti questa volta e dato il contesto, stonati. Eccellente invece Lalita Pawar in un ruolo che ricorda il personaggio di Kaykey nel Ramayana, l’attrice porterà sullo schermo un’altra figura negativa dell’epica religiosa, Manthara, venti anni dopo Neel Kamal, nel famoso TV Serial di Ramanand Sagar.

Il mio giudizio sul film : 3/5 ***
Waheeda Rehman , Lalita Pawar, le musiche e le visualizzazioni dei brani, i costumi, le acconciature e i richiami al Ramayana sono sufficienti a nascondere i punti deboli del film.



ANNO: 1968

REGIA : Ram Maheshwari

TRADUZIONE DEL TITOLO : Loto azzurro

CAST :
Waheeda Rehman …………… Sita / Neelkamal
Manoj Kumar ………………. Ram
Raj Kumar ……………… Chitrasen
Lalita Pawar ……………….. la madre di Ram
Mehmood ……………………. Girdhar
Shashikala ………………………. Chanchal
Balraj Sahni ………………… Mr Raichand


COLONNA SONORA : Ravi

PLAYBACK SINGERS : Asha Bhosle, Mohammad Rafi, Manna Dey

09 maggio 2011

DIL TOH BACCHA HAI JI

Madhur Bhandarkar, dopo film molto apprezzati come Chandni Bar, Satta, Page 3, Traffic Signal, Fashion e Jail, nella maggior parte dei quali, tra l'altro, è possibile godere della presenza di personaggi femminili  forti ed interessanti, volta pagina e realizza una commedia tutta al maschile.
Si può considerare Dil Toh Baccha Hai Ji come espressione del lato più disimpegnato di Bhandarkar.
Disimpegnato ma non sciocco.

TRAMA

Naren Ahuja (Ajay Devgn), manager con un matrimonio fallito alle spalle e in attesa del divorzio, Abhay Suri (Emraan Hashmi), personal trainer ed instancabile playboy e Milind Kelkar (Omi Vaidya), impiegato di un'agenzia matrimoniale senza fortuna con le donne, diventano coinquilini. Presto saranno amici ed oltre a vivere nello stesso appartamento si troveranno a confidarsi le proprie pene d'amore.

RECENSIONI

The Times of India ***
Madhur Bhandarkar prova a cambiare indirizzo. Si prende una pausa dal cinema più serio per passare ad una commedia romantica. Con quale risultato? In parte buono: Dil Toh Baccha Hai Ji ha il cuore al posto giusto, ma il tono è un po' debole, brioso solo ad intermittenza. L'intreccio diventa ripetitivo, la lunghezza del film è un po' eccessiva, e l'umorismo spesso viene a mancare.
(Autore non indicato), 27.01.11
Recensione integrale. 

Hindustan Times*1/2
Ajay Devgan è attualmente al top della sua forma, ma non si crea un'intesa fra i tre attori protagonisti che sembrano recitare in film separati. Dil Toh Baccha Hai Ji poteva essere una pura sex comedy. La pellicola è stata misteriosamente vietata ai minori dalla censura. Però non è nè cattiva nè buona. E alla fine l'indifferenza annoia.
Mayank Shekhar, 28.01.11
Recensione integrale.

DIANA ***
La tag line di lancio del film che recita Love grows...men don't e la confezione della pellicola alluderebbero ad una presunta immaturità con relativa avversione per le responsabilità da parte dei maschi protagonisti. In realtà la storia racconta di tre uomini normali (anche troppo), alle prese con donne che non capiscono o fingono di non sapere con chi hanno a che fare.
Dil Toh Baccha Hai Ji  è carino, non zuccheroso ma neanche sorprendente od originale, scorre senza divertire particolarmente o lasciare il segno in qualche modo. Nessun infamia ma neanche grandi picchi di qualità: forse la cosa peggiore che si possa pensare di un film.
Il migliore è Ajay Devgan. Omi Vaidya, che si era già fatto notare in 3 Idiots, fa un buon lavoro nei panni dell'ingenuo e generoso innamorato.

Il bello:
- I titoli di testa in stile cartoon. Non un' idea nuova ma comunque apprezzabile.
Celebri le trasformazioni in personaggi animati di Rani Mukherjee e Saif Ali Khan in Hum Tum.

- Un film piacevole, un divertimento "intelligente" anche se magari non entusiasmante.

Il brutto:
- L'assenza di brani danzati. I mitici "balletti" bollywoodiani sembrano piano, piano scomparire, persino dai film considerati di puro intrattenimento. Una mancanza a cui non ci abitueremo mai.

SCHEDA DEL FILM

Cast:
Naren Ahuja - Ajay Devgn
Abhay Suri - Emraan Hashmi
Milind Kelkar - Omi Vaidya
June Pinto - Shazahn Padamsee
Nikki Narang - Shruti Haasan
Gungun Sarkar - Shraddha Das
Anushka Narang - Tisca Chopra
Harsh Narang - Aditya Raj Kapoor

Scritto da Madhur Bhandarkar, Anil Pandey e Neeraj Udwani

Diretto da Madhur Bhandarkar

Prodotto da Madhur Bhandarkar e Kumar Mangat Pathak (Aakrosh)

Musiche di Pritam

Coreografie di Ravi Walia

Distribuito da Bhandarkar Entertainment, Wide Frames Pictures e Baba Arts Limited Production

Anno 2011

CURIOSITA'

- Dil Toh Baccha Hai Ji è stato classificato con una A (film per adulti) dal Central Board of Film Certification, dopo che Bhandarkar si è rifiutato di tagliare alcune scene ritenute troppo audaci.
Non aspettatevi niente di trasgressivo però, in occidente questo film non turberebbe neanche un bambino in età prescolare.
L'articolo integrale.

- Segnaliamo le special appearances di Mukesh Tiwari, Manoj Joshi e Shveta Salve, attrice televisiva e modella, qui nei panni di una cantante. Guarda il video.

- Madhur Bhandarkar è un grande fan di Gulzar, leggendario poeta, paroliere e regista. Il titolo di questo suo ultimo film è infatti preso da una canzone di Gulzar scritta l'anno scorso per Ishqiya. Inoltre Bhandarkar ha acquistato i diritti della canzone Koi Hota Jisko Apna del film del 1971 Mere Apne, debutto alla regia di Gulzar, per inserirla proprio in Dil Toh Baccha Hai Ji. L'articolo integrale.
Il video della canzone Dil Toh Baccha Hai Ji da Ishqiya.
Il video di Koi Hota Jisko Apna del 1971 cantata da Kishore Kumar.


Il sito ufficiale del film.

03 maggio 2011

PATIALA HOUSE




Nikhil Advani ci riprova. Per consolarsi dal flop, ahimè disastroso, di Chandni Chowk to China, il regista abbandona la commedia demenziale e propone un film più serio capace di toccare temi diversi, dalla denuncia del razzismo all’eccessiva chiusura nell’orgoglio nazionale, dal pregiudizio generalizzato all'ostinazione di un padre dispotico che genera figli frustrati. Liti, abbracci, lacrime, sorrisi, il quadretto della numerosa famiglia  NRI viene dipinto con tinte pastello ma non è certo un luogo idilliaco, anzi piuttosto claustrofobico. La passione per il cricket diviene il collante ideale per rendere appetibile la storia di un uomo comune e dei suoi rimpianti anestetizzati.

TRAMA
Patiala House è la residenza londinese di chiassosa comunità Punjabi d’impostazione patriarcale, nonostante vivano a Southall , quartiere di Londra abitato da immigrati, vige un regime di totale chiusura e la rigidità del capofamiglia (Rishi Kapoor) impedisce ai membri più giovani di poter realizzare le proprie ispirazioni. Gattu (Akshay Kumar) ha rinunciato ad una carriera nel cricket perché il padre non poteva accettare che il figlio, legalmente cittadino britannico, entrasse nella nazionale inglese. Il ragazzo dimentica il suo sogno e obbedisce abbassando la testa fino a che la testarda Simran (Anushka Sharma) non lo spinge a desiderare di giocare ancora.

Tutto si svolge all’interno di una famiglia indiana ma il protagonista può essere veramente chiunque, un uomo a caso che per una ragione qualsiasi si è dimenticato dei propri sogni e pensa di poterne fare a meno. Le scene iniziali fanno vivere allo spettatore il silenzio quotidiano di Gattu, la cui vita, tranquilla, indolore, ma irrimediabilmente vuota, è stata sacrificata in nome delle tradizioni e delle apparenze. Come risposta al divieto , l’ipocrisia e l’inganno, (seppur portati sullo schermo in modo molto simpatico) e una vera e propria “mascherata”. Meglio chiedere il perdono che attendere il permesso.
La trama non è certo troppo originale, il finale è lacrimante e chiassoso, l’abbraccio e il tifo da stadio del tutto melenso ed rappacificatore, eppure Patiala House non è un film che delude, propone uno schema classico ma lascia trapelare uno spirito inquieto e disobbediente. Akshay Kumar ne esce a testa alta, sempre perfetto quando il ruolo da interpretare è quello di un uomo tenero e vulnerabile, tra i tanti volti dell’attore questo è quello che preferisco. Ottimo il resto del cast, dalla coppia Rishi Kapoor / Dimple Kapadia (anche se lei ha davvero due o tre battute in tutto il film) ad Anushka Sharma, bella, frizzante e gioiosa.
La vicenda non potrebbe coinvolgere alcun altro sport al di fuori del cricket, la cui passione folle nel sub continente indiano si lega spesso anche a ragioni politico/religiose oltre che al più semplice patriottismo. Il film suggerisce almeno un messaggio positivo: Gattu vuole giocare perché ama lo sport e non unisce ad esso rivalità di diversa natura, piuttosto ne fa il suo strumento d’integrazione.

Da guardare per : Godersi un film coinvolgente e ben strutturato (commovente ma non piagnone, grazie al cielo) con ottimi dialoghi, belle canzoni e molte scene divertenti.

Il mio giudizio sul film : **** 4/5


RECENSIONI : 

THE TIMES OF INDIA  ***  3/5
La trama è un po' noiosa, affondata dalla prevedibilità. Ogni piccolo colpo di scena in questa soap opera sull'autorealizzazione sembra preordinato e già visto. I personaggi sono poveramente disegnati. Ciò che colpisce sono le performance. Akshay Kumar si rinnova offrendo un diverso avatar, accantonando la figura ormai super sfruttata dell'eroe comico. Il suo Gattu è composto, sobrio, intenso: un gigante a riposo. Rishi Kapoor, come sempre, è ipnotizzante e non sbaglia un colpo. Tenete d'occhio Anushka Sharma: la ragazza è davvero inarrestabile. La colonna sonora di Shankar-Ehsaan-Loy possiede un ritmo energico, soprattutto nella title track.

Nikhat Kazmi, 11.02.11   (Testo originale)

HINDUSTAN TIMES  **  2/5
Patiala House è ambientato a Southall, un sobborgo londinese infinitamente più popolare di South Mumbai come location per le pellicole hindi. E un quarto dei freelance di Bollywood resterebbe senza lavoro se Akshay Kumar non sfornasse almeno cinque film all'anno. PH è uno dei migliori fra i più recenti interpretati dalla superstar. Una saga familiare anni novanta, colorata,a la Yash Raj, che unisce Londra a Ludhiana. I suoi numerosi personaggi ruotano intorno alla figura del padre severo. Tutti sono incredibilmente indiani nell'accento e nei modi, ossessionati dalle danze di gruppo e dai grossi grassi matrimoni. Tutto è meravigliosamente allegro. Come Anushka Sharma, che, con Badmaash Company, Band Baaja Baarat e ora PH sta deliziando il suo pubblico.  
Mayank Shenkar  12.02.2011  (Testo originale)


ANNO : 2011

REGIA : Nikhil Advani

CAST:

Akshay Kumar ……………………… Gattu
Anushka Sharma ………………Simran
Rishi Kapoor ………………………Gurtej Khalon
Dimple Kapadia ………………………Mrs Khalon
Armaan Kirmani ……………… Jassi
Hard Kaur …………………… Komal
Suparna Marwal ………………Harleen
Tinu Anand ……………………… Mr Bedi


COLONNA SONORA : Shankar – Ehsaan - Loy

PLAYBACK SINGERS : Shankar Mahadevan, Vishal Dadlani, Alyssa Mendonsa, Suraj Jagan, Jasbir Jassi, Mahalkakshmi Iyer, Hard Kaur, Shafqat Amanat Ali, Richa Sharma, Hans Raj Hans, Master Saleem

COREOGRAFIE : Remo ( Rangeela, Shabd, Chameli, Pyaar ke side effects, Rock On!)


QUALCOS’ALTRO:

Per dare maggiore autenticità alle partite di cricket, famosi giocatori come Andrew Symonds hanno concesso un’apparizione speciale.
Patiala è il nome di una città nello stato indiano del Punjab.
Il trailer è stato svelato durante le proiezioni del film di Farah Khan, Tees Maar Khan
Dimple Kapadia è la suocera di Akshay Kumar, l’attore ha sposato la bella Twinkle Khanna (tra l’altro una dei produttori del film), figlia di Dimple e dell’attore Rajesh Khanna.
Prem Chopra, uno dei più celebri villain cinematografici dei ’70, ha un piccolo ruolo nel film, è lo zio Veerendra Singh Sahni.
Rishi Kapoor e Dimple Kapadia hanno debuttato nel dolcissimo Bobby di Raj Kapoor, nel film compare anche Prem Chopra. I tre attori si incontrano di nuovo in Patiala House
Nel canale YouTube  "ThePatialaHouse"  potrete vedere tutti i trailer del film, song promos e video sul making of.