30 ottobre 2011

BHUMIKA



Considerato tra i migliori lavori di Shyam Benegal, Bhumika è un racconto lento e sofferto che ferisce per la natura dei suoi contenuti ma ammalia per la qualità delle interpretazioni e la cura nell’architettura narrativa. Un presente sbiadito si intreccia a ricordi girati in seppia prima che irrompano i colori e le luci di scena dell’industria cinematografica. Vestita di seta lucente, vistosamente truccata, cavigliere e fiori nei capelli, Usha / Urvashi  si presenta al suo pubblico con un’esibizione di danza nel set, la troupe è in fermento, le ragazze più inesperte la seguono, i tecnici la fissano estasiati, il suo sguardo trascina la telecamera con una malinconia che seduce mentre i passi veloci nascondono un’energia solo apparente. Smita Patil ha sentito il personaggio, l’ha fatto muovere, camminare, respirare, le ha prestato il suo volto, gli occhi intensi e il nero conturbante dei suoi capelli, ha fatto tremare le sue mani davanti alla sorpresa e al dolore, le ha dato la speranza di continuare a cercare, l’ha resa raggiante come una giovane sposa, ha spento le emozioni senza fiatare di fronte alle gabbie decise dal destino.


TRAMA
Usha (Smita Patil) viene spinta dalla madre ad entrare nel mondo del cinema ancora bambina, inizia come playback singer per divenire poi una delle attrici più richieste. All’apice della sua carriera i gossip la avvicinano all’attore Rajan (Anant Nang) quando invece è segretamente incinta di un amico di famiglia molto più grande di lei (Amol Palekar). Dopo il fallimento del matrimonio la donna cerca nuove relazioni , con un regista ombroso (Naseruddin Shah) e con un ricco proprietario terriero (Amrish Puri), ma le illusioni crollano e la sua vita torna di nuovo al punto di partenza: il piccolo appartamento di Mumbai, la pioggia, la solitudine e la sua professione nello spettacolo.


Smita Patil , insieme a Naseruddin Shah e Shabana Azmi, è stata una delle maggiori personalità della New Wave del Cinema Parallelo prodotto in India tra gli Anni ’70 e gli ’80, impossibile non restare folgorati dalla sua forte presenza scenica e dell’intensità, a volte inquietante, dei suoi sguardi. Smita ha prediletto ruoli controversi e scene drammatiche, profonde discese nell’interiorità dei personaggi ed esplorazioni dei molteplici aspetti dell’essere donna. Le innegabili doti dell’attrice, purtroppo prematuramente scomparsa, non smettono di destare meraviglia e ammirazione.
Il film è un viaggio tutto al femminile verso la totale disillusione, la riappacificazione con la solitudine e con la propria identità. Le figure maschili sono deboli, ipocrite e insensibili, sembrano loro piuttosto che l’attrice sul set a dover indossare delle maschere e portare avanti un ruolo con battute circostanziali, parole vuote e lusinghe. Uomini che non amano, che sfruttano, che schiavizzano, che  nascondono la prima moglie inferma o celano il loro passato agli occhi della nuova conquista. Gelidi di fronte ai sentimenti, attratti solo da una bellezza ormonale ed estetica, pronti a stancarsi facilmente e passare oltre, come se niente fosse.
Usha è una donna indipendente ma fragile, sa essere pratica e adattarsi a nuove situazioni, riesce a gestire la sua immagine pubblica eppur fallisce nell’individuare la natura dei suoi legami affettivi e non smette di raccontarsi bugie; ripetutamente si inganna, non vuole riconoscere di essere circondata dal nulla, prova a pensare al futuro ma continua a scegliere il passato e per abitudine si unisce all’uomo sbagliato.  La protagonista ha la tendenza a spingersi verso l’ignoto per poi correre nuovamente verso ciò che le è familiare, riascolta il vecchio disco della nonna, cerca rifugio tra gli alberi del giardino, tra le braccia dell’uomo che conosce da una vita o sotto casa dell’attore la corteggiava da ragazza, si guarda riflessa allo specchio negli attimi di tensione o di paura. La continuità di certi elementi ormai fissi nella sua vita divengono una spiaggia su cui riposare quando anche le novità si rivelano inaspettatamente tristi.
Le situazioni si ripetono, la donna lascia la vita di prima e prova ad iniziare daccapo, cede alle attenzioni di Sunil perchè l’uomo è attratto dal suo spirito ribelle e li accomuna la stessa inquietudine. Il personaggio , forse il più complesso profilo maschile del film interpretato da un grandissimo Naseruddin Shah, è l’artista  sensibile ma nichilista, o meglio, la proiezione di esso. Gli eventi sembrano provare che la creatività e il dono dell’intelletto non rendono la persona più completa e profonda, anzi, l’arte stessa diventa un rifugio dal terrore della mediocrità di un’esistenza come tante. I punti di vista dell'ombroso regista sono affascinanti,   il modo in cui esce di scena fa però riflettere attorno ai limiti e alle contraddizioni di questa figura,  lasciando il pubblico a chiedersi se la sua emotività non sia stata solo di facciata e quindi  nient'altro che uno dei tanti ruoli.  
Fuggendo nuovamente dal marito geloso e sfruttatore (Amol Palekrar)  Usha incontrerà Vinayak (Amrish Puri) l’altero nobiluomo che le prometterà una vita serena per poi soffocarla nelle regole asfissianti della sua rigida impostazione patriarcale. La donna desidera reinventarsi e spogliarsi dell’abito di scena (per lei materializzazione delle ipocrisie)  ed è così disperata nel suo intento che sceglie con fretta e non riesce ad accorgersi né della freddezza, nè della malafede degli altri. Anche se cerca di voltare le spalle al passato i suoi volti e le sue situazioni ritornano e tutto comincia da dove è iniziato.
Ogni elemento è curato con attenzione, le ambientazioni, le battute e persino i silenzi. Il passare degli anni si può avvertire da dettagli come il variare dei modelli di automobili e acconciature o le differenze nelle tipologie di set in cui Usha sta lavorando, da avventure di cappa e spada al mitologico, fino a storie d’amore e melodrammi. La fotografia di Govind Nihalani propone un duplice racconto in bianco nero e a colori,  tinte e luci che sembrano impazzire ed esplodere nel numero musicale di apertura e chiusura. Smita Patil è impeccabile come tutti i co-protagonisti, lo script è solidissimo, la regia audace, la storia è un sofferto confluire  di eventi sbagliati, fin troppo realistica da lasciare amarezza.  

Il mio giudizio sul film : ***** 5/5


ANNO: 1977

REGIA : Shyam Benegal

TRADUZIONE DEL TITOLO : Il ruolo

CAST
Smita Patil ………………….. Usha
Amol Palekar ………………….. Keshav
Naseruddin Shah ………………… Sunil Verma
Amrish Puri …………….. Vinayak
Anant Nang …………………. Rajan


COLONNA SONORA : Vanraj Bhatia, testi di Majrooh Sultanpuri

PLAYBACK SINGERS: Chandru Atma, Firoz Dastur, Uttara Kelkar, Saraswati Rane, Preeti Saagar e Bhupendra.



QUALCOS’ALTRO:

La trama del film è ispirata alla biografia dell’attrice marathi Hansa Wadkar dal titolo Sangtya Haika

Bhumika è stato dichiarato miglior film dell’anno alla cerimonia dei Filmfare Awards nel 1978, nello stesso anno Smita Patil si è aggiudicata il National Award come Miglior Attrice Protagonista

Urvashi, il nome d'arte scelto da Usha al suo ingresso nel mondo dello spettacolo, è legato ad una figura della mitologia hindu, la danzatrice celeste.

Bhumika : The Roles of Smita Patil è il nome dell’esposizione temporanea tenutasi nel 2010 presso il Lincoln Centre di New York, curata dalla sorella minore Manya Patil.

29 ottobre 2011

BODYGUARD

A Siddique, regista e sceneggiatore, il soggetto di Bodyguard, di cui del resto è l'autore, dev'essere sembrato proprio convincente. Tra il 2010 e il 2011 si è infatti dedicato a dirigere una versione Malayalam (Bodyguard), Tamil (Kaavalan) ed ora Hindi di questa storia. Il box office lo ha premiato: Bodyguard nel giorno d'uscita ha totalizzato un incasso record, la miglior apertura di tutti tempi.
La critica invece si è divisa, insieme alle recensioni positive sono arrivate secche bocciature.

TRAMA

Lovely Singh (Salman Khan), di professione bodyguard, è ingaggiato per proteggere Divya (Kareena Kapoor), la figlia di Sartaj Rana (Raj Babbar), l'uomo che salvò la vita della madre di Lovely quando era incinta.
Lovely ha tutte le intenzioni di tenere fede all'impegno con diligenza e professionalità ma badare a Divya, capricciosetta figlia di papà, non sarà uno scherzo.

RECENSIONI

The Times of India **1/2
I film di Salman Khan sfidano quasi sempre la logica, e, noncuranti della qualità, al botteghino seguono delle norme proprie. Tutto ciò di cui hanno bisogno perchè le folle si accalchino, applaudano e sfiorino l'isteria è il marchio di fabbrica, il tocco di Salman Khan: un Salman ad alto tasso di testosterone, un Salman dai movimenti pelvici, un Salman onnipotente, un tornado umano, impacciato in amore, e sì, in primo luogo un Salman a torso nudo. Shakerate e il risultato è assicurato, il botteghino suona a festa, e al diavolo la storia. E' accaduto di nuovo: Bodyguard è stato accolto da una folla tumultuosa, ma il baccano non può coprire il fatto che in Bodyguard non succede nulla. Il primo tempo è estremamente ripetitivo. La storia d'amore è rappresentata in modo infantile, le conversazioni telefoniche sono interminabili. E come se ciò non bastasse ad annoiare a morte, ecco l'altrettanto zoppicante vena comica. La pellicola emette scintille solo nelle scene d'azione. I combattimenti sono coreografati benissimo. Dal punto di vista delle performance, Bodyguard non ha molto di cui vantarsi. Salman è al suo solito, Kareena ha visto giorni migliori. Del resto corteggiare un cellulare per la maggior parte del tempo non deve costituire un ruolo troppo stimolante. Il film, un remake di un successo del cinema del sud, finirà col diventare un blockbuster, anche se è perlopiù una spacconata (bluster).
Nikhat Kazmi, 01.09.11
La recensione integrale.

Hindustan Times * 1/2
Il climax: si sa cosa succederà. L'eroe di mezz'età, mezzo nudo, flette i bicipiti gonfi, mostra il torace scolpito e depilato, gli addominali quasi perfetti, prima di picchiare il villain. E' ciò che gli appassionati della vecchia Bollywood chiamerebbero il momento culminante. Che si è in parte già visto perchè la scena, inevitabilmente, era finita nel trailer. Stesso discorso per i dialoghi che sono la trappola del film. E poi c'è la colonna sonora, che inizia con un brano idealmente bhangra (Desi Beats), continua con una canzone melodica dai toni alti e dalla voce nasale, sedativa, che induce a meditare su un amante reale o immaginario (Teri Meri), ed ecco l'item number da accogliere con fischi e schiamazzi (Aa Gaya Hai Bodyguard, visualizzato da Katrina Kaif). Queste sono le principali ragioni per cui la metà dei deretani del nord dell'India si allocano sulle poltroncine dei cinema per il blockbuster del super Khan, la proposta per l'Id del 2011. La formula è nota, naturalmente. Ma i risultati forse non sarebbero gli stessi se l'inesplicabile Salman Khan non fosse parte dell'equazione. Non conta cosa l'attore faccia, tanto venderà. Non cercate logica nel pubblico tribale. E' già successo con Rajendra Kumar negli anni sessanta, con Rajesh Khanna poco dopo, con Akshay Kumar più recentemente, eccetera. Può essere una breve fase. La fatica inevitabilmente si avverte, anche in Bodyguard, ma per ora Salman è salvaguardato e protetto dal box office (Wanted, Dabangg, Ready). Per quanto riguarda il film, cosa volete sapere? Faccia dura, occhi orgogliosi nascosti da lenti scure, gambe larghe, braccia roteanti, camicia attillata, calzoni attillati. L'eroina guida la parata modaiola e ridacchia. Ecco cosa la superstar dovrebbe fare in futuro: i remake di tutti i recenti blockbuster tamil di Rajinikanth, perchè è questo che il supereroe da cartone animato Salman sta diventando per il pubblico hindi, il Rajinikanth dell'eccitabile nord. E provate a pronunciare una parola contro quei due in internet. Verrete adeguatamente messi al corrente delle fatali conseguenze della pura blasfemia. Lo so: fa paura. Una guardia del corpo, per favore. Grazie.
Mayank Shekhar, 31.08.11
La recensione integrale.

Diana **
Avete presente Wanted e Dabangg? Ecco, scordateveli.  
Bodyguard è un'occasione mancata.  Con un attore dalla presenza scenica espolsiva come quella di Salman e una star come Kareena, non dovrebbe essere difficile mettere insieme un film dignitoso e magari piacevole, oltre che una superhit. Basta volerlo. Gli incassi sono arrivati, ma Bodyguard è molto al di sotto delle aspettative.
La trama è solo un pretesto perchè l'eroe e l'eroina si trovino via via in situazioni divertenti, pericolose e romantiche. Peccato che le gag siano più urtanti che comiche e la storia d'amore puerile in modo sconcertante. Peggio ancora della costruzione della storia e della narrazione sono i ruoli pensati per Salman Khan e Kareena Kapoor. Lui, un professionista infallibile di un'ingenuità improbabile, si lascia prendere in giro da una ragazzetta pigra e viziata (una delle parti più antipatiche interpretate da Kareena in tutta la sua cariera). Si aggiunga un finale alla "volemosebene" e il disastro è servito. Peccato. Un vero spreco.

Il bello:
- La frase cult di Salman: "Fammi un favore: non farmi mai favori"
- I primi 15 minuti del film. L'entrata in scena di Salman. Bicipiti guizzanti e talmente grossi da non permettergli di accostare le braccia al busto, occhiali neri o sguardo assassino, il suo noto senso del ritmo, un salto da un treno in corsa e  una scazzottata meravigliosamente alla Salman, sono tutte promesse che non verranno mantenute.
- Molte delle scene d'azione mostrano un certo gusto per il divetimento e senso dell'ironia. Al centoduesimo minuto un getto d'acqua strappa di dosso la camicia a Salman lasciandolo a torso nudo.

Il brutto:
- La comicità demenziale a carico di nani, gay e obesi. Dobbiamo ridere?
- Kareena Kapoor scappa terrorizzata da una minaccia spaventosa che la insegue: un elicottero giocattolo telecomandato. Una scena che vi metterà in imbarazzo.
- Non ho mai visto nel cinema Hindi una scena d'amore più brutta di quella in cui Lovely (Salman Khan) dichiara il suo amore a Divya (Kareena). Tutti quelli che aspettano solo che lei e lui si amino per sempre rimarranno malissimo.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Lovely Singh - Salman Khan
Divya - Kareena Kapoor
Sartaj Rana - Raj Babbar
Maya - Hazel Keech
Tsunami Singh - Rajat Rawail
Shekhar - Asrani
Ranjan Mahatre - Mahesh Manjrekar
Bindra - Sharat Saxena
Special appearance - Katrina Kaif as herself 

Scritto e diretto da Siddique

Prodotto da  Atul e Alvira Agnihotri con Reliance Entertainment

Musiche di  Himesh Reshammiya e Pritam Chakraborty

Coreografie di Ganesh Acharya, Vaibhavi Merchant e Vishnudeva

Distribuito da Reliance Entertainment

Anno 2011

ZeeCine Awards 2012
- Best Debut Director - Siddique

CURIOSITA'

- La voce di Chhaya (l'alter ego telefonico di Divya) è quella di Karisma Kapoor, la sorella maggiore di Kareena.

- Molto carina la partecipazione di Katrina Kaif alla title song. Katrina e Salman hanno avuto una relazione di sei anni, iniziata nel 2004. Ecco il video della title song.

- Il making di una delle hit di Bodyguard, Desi Beat.

- Per leggere la recensione di Caterina della versione Tamil, Kaavalan, con Vijay e Asin, clicca qui.

Il sito ufficiale del film.

28 ottobre 2011

MR. PERFECT


Come la pasta di mandorle sopra il budino al cioccolato. Satura facilmente.
Il film inizia male e finisce ancora peggio lasciando il pubblico annoiato e insoddisfatto. La storia è rutinaria e pasticciata, avendo timore di muoversi anche solo di un centimetro dalle formule prestabilite il regista propone l’ennesima variante del love triangle al centro del quale c’è (caso strano) un NRI figo, ricco e intraprendente, a contenderlo (altra punta di originalità) due ragazze ugualmente affascinanti e ben vestite, la prima tradizionalista e saggia, la seconda procace e moderna. Così difficile immaginare chi avrà la meglio? Anche no.

TRAMA
Vicky (Prabhas) vive in Australia  sogna una carriera brillante ed è deciso ad incontrare una donna identica a lui che non gli sia d’intralcio verso il raggiungimento dei suoi obiettivi. La famiglia, nel frattempo, vuole riportarlo al villaggio d’origine e cerca di combinargli un matrimonio con la bellissima Priya (Kajal Agarwal) certi che davanti alle molteplici virtù della sposa nessun uomo saprebbe tirarsi indietro.


Malgrado il titolo tutto si dimostra il trionfo dell’imperfezione, un regno idilliaco per gli sbadigli selvaggi. Prabhas e Kajal svaligiano uno shoppig mall e passano il tempo a cambiarsi d’abito, saltando di firma in firma, dimenticando completamente che dovrebbero girare un film e quindi recitare.
Kajal Agarwal è un volto adorabile e, quando vuole, un’attrice espressiva ma di questi ruoli fabbricati con lo stampino non se ne può più, se non eccede la adoro, quando accetta film a ruota senza nemmeno leggere lo script, la detesto. Questa sua Priya fintamente semplice e ingenua è la goccia che fa traboccare il vaso. Mr Perfect o Miss Perfect? Se c’è una saccentina nella storia è proprio lei. Bella, impeccabile, sempre tirata a festa, mai un capello fuori posto, impegnata tra preghiera, beneficienza, cucina e bon ton. Qual è il suo passatempo? Guardare le foto dall’album di famiglia. Proprio una ragazza splendida. Qualche difetto? No. Manda solo a friggere il matrimonio della cugina, ma lo fa con una classe e un nonchalance meritevoli di applauso.
Che noia! Prabhas ha urgente bisogno di trovare un nuovo curatore d’immagine, l’attore è bello (basta uno sguardo per appurarlo) e bravo  (in Varsham ne ha dato prova) continua però a cullarsi in pellicole senza senso che non gli rendono giustizia e lo appiattiscono fino a farlo apparire poco più di un modello danzante. Tapsee è gradevole ma il suo personaggio deve essere ammonito e tolto di mezzo per lasciare spazio all’happy ending. Un lieto fine che di lieto ha ben poco, a pensarci bene.
L’idea di base non è male, il personaggio di Vicky per cinque minuti di film sembra giustamente suggerire che nella vita, come nei rapporti, bisogna essere se stessi e sentirsi a proprio agio altrimenti le storie non durano. Il concetto è sacrosanto ma viene sviluppato in modo atroce e continuamente contraddetto fino a che non si capisce più dove la storia vuole andare a parare. Lo screenplay è stato scritto da Hari, autore di commedie d’azione per il cinema tamil (Vel, Singam) che non sono mai riuscita ad apprezzare/digerire; forse non riesco ad entrare nell’ottica, o più semplicemente, il film è solo piuttosto insipido e regressivo.

Il mio giudizio sul film : * 1/5


ANNO : 2011

LINGUA : Telegu

REGIA : Dasaradh

CAST:
Prabhas ……………………. Vicky
Kajal Agarwal ……………. Priya
Tapsee Pannu …………. Maggie
Prakash Raj …………… il padre di Maggie
Brahmanandam ………… lo zio di Priya

COLONNA SONORA : Devi Sri Prasad

PLAYBACK SINGERS : Shreya Ghoshal, Tippu, Priyadarshini, Karthik, Baba Sehgal, Mallikarjun, Goopika Poornima, Murali.

SITO UFFICIALE DEL FILM :  TheMovieMrPerfect.com

27 ottobre 2011

100% LOVE



Le buone commedie romantiche, ricche di humor, spensieratezza e un’ottima chimica tra gli interpreti, sembrano diventate un genere in via d’estinzione. Inizio a sentire la nostalgia di allegre avventure sentimentali in cui i protagonisti si incontrano, si scontrano, ballano insieme, si separano e si riuniscono, mi mancano le coreografie, le attese maliziose e le atmosfere favoleggianti e scanzonate. 100% Love si propone come un prodotto d’altri tempi in una nuova confezione capace si saziare la sete dei più voraci divoratori di romance. Dopo l’inaspettato successo di Arya e Arya 2  Sukumar firma una love story dolce quanto acidella che abbraccia il suo pubblico e non lo lascia scappare.

TRAMA
Balu (Naga Chaitanya) è un inguaribile secchione con una vita noiosa fuori dai banchi di scuola, non ha hobby, né divertimenti né tantomeno amici, la sua attenzione verso i libri crolla drasticamente con l'arrivo in casa della cugina Mahalakshmi (Tamannah), intelligente e graziosa ma mossa dallo stesso orgoglio e manie di protagonismo di Balu. La convinvenza non sarà facile e  l’attrazione fisica è pronta a  tendergli un agguato.

100% Love percorre sentieri già consolidati ma cammina con energia senza soffermarsi troppo su niente. La narrazione è fluida e le gag si susseguono con garbo. Colori pastello, ambienti rassicuranti e un’estetica patinata, inutile nascondere che il film è confezionato per vendere ma smentisce tempestivamente le fobie di chi lo immagina solo uno scatolone vuoto ben incartato.
Non così edulcorato da risultare appiccicoso e non scontato al punto da non lasciare nessuna domanda, il film tende a mantenersi sempre sopra le righe ma non perde il controllo dei freni. La storia, a volte strampalata, richiede però un’interruzione della logica in favore del suo scorrimento bizzarro, al suo interno troviamo di tutto, o quasi: le continue metamorfosi dell’eroina, l’atmosfera del college e poi la competizione nel mondo del lavoro, paesaggi rurali, boat shows sulle rive del Godavari, danze vivaci in abiti tradizionali, scenette che strappano sorrisi, sfumature leggere di velata sensualità.
Seppur programmata per divertire ed intrattenere la pellicola riesce a dimostrarsi superiore alla media degli altri film romantici in produzione. I due protagonisti fanno del loro meglio per trasformare due personaggi egocentrici ed irritanti in due figure piacevolmente imperfette e simpatiche. Naga Chaitanya rispetto i suoi primi film mostra una nuova scioltezza e una buona capacità d’espressione, il miglioramento è palese. Tamannah è spigliata e molto credibile, la sceneggiatura la premia con un profilo femminile non modesto e smorto ma capriccioso, dinamico e positivo.
Il climax, tuttavia, è un po’ troppo iperbolico anche per essere il lieto fine di una commedia romantica. Nel tentativo di sviare situazioni troppo scontate ad un certo punto il film diviene totalmente irrazionale imitando la tendenza di Arya 2, l'improvviso disorientamento. Potrebbe succedere di tutto, oppure, in mancanza di un evento saliente a trarre le conclusioni,  la storia potrebbe andare avanti per ore ed ore.

Il mio giudizio sul film *** 3/5



ANNO: 2011

LINGUA : Telegu

REGIA : Sukumar

CAST
Naga Chaitanya……………….. Balu
Tamannah ………………… Mahalakshmi
Tara Alisha ………… Swapna
Anand …………. Ajit


COLONNA SONORA: Devi Sri Prasad

PLAYBACK SINGERS: Adnan Sami, Harini, Ranjith, Devi Sri Prasad, Swati Reddy, Priya Himesh, Tippu, Murali

Chi sono Tamannah e Naga Chaitanya? Maggiori informazioni su I VOLTI FEMMINILI DEL CINEMA TAMIL, I VOLTI MASCHILI DEL CINEMA TELEGU

24 ottobre 2011

MERE BROTHER KI DULHAN

Ecco il tipo di film a cui non si può resistere. La storia è tradizionale, gli ingredienti sono quelli consueti della commedia sentimentale, quelli attesi, ma lo sviluppo è  fresco, leggero e il gusto attualizzato.
Ali Abbas Zafar non rischia ma diverete e non delude.

TRAMA

Luv Agnihotri (Ali Zafar), giovane in carriera a Londra, dopo essersi lasciato con la fidanzata, Piyali (Tara D’Souza), chiede al fratello Kush (Imran Khan) di trovargli una sposa indiana. Durante la scrupolosa ricerca, Kush si imbatte in Dimple Dixit (Katrina Kaif), affascinante, vivace e di ottima famiglia, è la candidata perfetta.

RECENSIONI

The Times of India ***
Imran Khan e Katrina Kaif formano una coppia del tutto insolita. Imran è il ritratto della sobrietà e del basso profilo. Mere Brother Ki Dulhan finisce con l'essere una commedia leggera e briosa, nella quale la tipica storia d'amore bollywoodiana dimentica la tradizione e diviene non convenzionale. Ma solo in parte. MBKD è un interessante debutto per il regista Ali Abbas Zafar, però ironicamente qualcosa sembra trattenerlo dal creare una commedia completa. Il primo tempo non convince. La festa comincia con l'arrivo di Ali Zafar, che ci mette un po' a scaldarsi ma poi nessuno lo ferma più. L'attore aveva già mostrato la sua inclinazione per la commedia in Tere Bin Laden. E' il fattore verve che funziona in modo ammirevole, dal momento che il film non ha una storia di cui gloriarsi. MBKD cerca di mantenere alta la propria vivacità in termini di narrazione e di interpretazioni, e riesce per la maggior parte del tempo a far sorridere.
Nikhat Kazmi, 09.09.11

Hindustan Times *1/2
Imran Khan in Mere Brother Ki Dulhan si guarda intorno perennemente confuso. Il suo personaggio si trova in una situazione complicata senza necessità, faticosa, zoppicante, solo allo scopo di servire una trama sovra-immaginosa. Ali Zafar è informale e affascinante. Lo so che non dovremmo sempre paragonare il cinema con la realtà, ma nemmeno film come questi dovrebbero trattare di alieni, cosa che invece MBKD fa. La pellicola è così tirata da tutti i lati che si può vederne lo strappo al centro. Difficile dire se il personaggio interpretato da Katrina Kaif sia incessantemente ribelle o piattamente ritardato, un equilibrio delicato che alcune recenti (ma più godibili) commedie romantiche hanno gestito molto bene (Tanu Weds Manu, Jab We Met).
Mayank Shekhar, 09.09.11

Diana ***
Due ragazzi e una ragazza in una delle tante variazioni del classico triangolo sentimentale: lei ama lui, lui ama lei, ma lei è fidanzata con un altro. Rivisitazione in forma di commedia senza drammi o lacrime. Il film segue i binari di una trama semplice, diciamo pure esile, la cui forza è l'intento disimpegnato e festoso. I due innamorati si liberano del terzo incomodo senza ferire o scontentare qualcuno. Giocano, complottano, si divertono e non si prendono mai troppo sul serio.
Ali Abbas Zafar, al suo debutto (è stato assistente alla regia di altre ottime produzioni Yash Raj, tra cui Tashan e New York), dirige affidandosi al carisma dei suoi protagonisti: il bel Ali Zafar (a bollywood sono tutti pazzi di lui), Imran Khan, fisicamente meno appariscente ma di sicuro fascino, e Katrina Kaif, che lo ripagano con generosità.
Un film che rilassa e intrattiene: non è poco!

Il bello:
- Kush e Dimple si confrontano; alle loro spalle il Taj Mahal: un'immagine bellissima.
- Il rapporto giocoso tra Kush e Dimple.

Il brutto:
 - L'iniziale look rockettaro di Katrina, seppur funzionale allo sviluppo del personaggio.
E' un vero peccato che dopo il meritato successo di Rock On!! non si possa più fare a meno di infilare una rockstar tra i protagonisti di ogni pellicola.
- Sempre Katrina (Dimple) che attraversa la strada bendata. Più che di una simpatica bravata si tratta di un'imperdonabile idiozia.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Kush Agnihotri - Imran Khan
Luv Agnihotri - Ali Zafar
Dimple Dixit - Katrina Kaif
Piyali Patel - Tara D’Souza
Colonel Agnihotri - Parikshat Sahni
Mr. Dilip Dixit - Kanwaljit Singh
Special appearance - John Abraham

Scritto e diretto da Ali Abbas Zafar

Prodotto da  Aditya Chopra

Musiche di Sohail Sen

Coreografie di  Bosco Martis e Caesar Gonsalves

Distribuito da Yash Raj Films

Anno 2011

CURIOSITA'

- I riferimenti ad altri film contenuti in Mere brother ki dulhan sono numerosi. I più divertenti sono quello a Qayamat Se Qayamat Tak ( "io non sono Aamir Khan e tu non sei Juhi Chawla") e la  title song in cui Imran omaggia i 3 Khan: lo zio Aamir di Rang de Basanti, Shah Rukh Khan in Dil se e Salman in Dabangg.  Il gesto di Salman di portare le mani alla cintura sulle note di Udd Udd Dabangg è diventato un cult; persino Shah Rukh Khan, in occasione degli IIFA 2011, ne ha fatto una splendida imitazione.
Shah Rukh Khan agli IIFA 2011 (al decimo minuto).
Un assaggio del video della canzone Mere brother ki dulhan.

- Il direttore musicale di Mere brother ki dulhan, Sohail Sen, è il giovane autore della colonna sonora di What's Your Raashee?

- Oltre alla chitarra in mano, lo stile di Katrina prevede un'ispirazione grunge. Prima di lei ad apparire sullo schermo sexy, decise ed indipendenti, sono state l'indimenticabile Aishwarya Rai di Crazy Kiya Re (Dhoom 2) e Kareena Kapoor in Chhaliya (Tashan).
L'articolo integrale di Bollywood Hungama.

- Ali Zafar cantante e musicista pakistano, nel 2010 è stato protagonista di un fulminante debutto da attore con il geniale Tere Bin Laden. In Mere Brother Ki Dulhan ha incantato la critica confermando le sue doti.
Eccolo scatenarsi nella canzone Madhubala, a cui ha prestato anche la voce.

- Sembra che ci siano delle notevoli somiglianze tra la trama di Mere Brother Ki Dulhan e quella di Sorry Bhai!, film del 2008 con Shabana Azmi e Boman Irani, diretto da Onir (I Am).

Il sito ufficiale del film.

19 ottobre 2011

URUMI



Dopo la tenera parentesi di Tahaan e alcuni titoli interessanti girati per l’industria malayali, Santosh Sivan calca nuovamente i passi di Asoka e propone un film storico - leggendario girato in una natura selvaggia, intrigante, imbevuto di sensualità e tradizioni. Musiche avvolgenti e gesta eroiche, Urumi non è solo una stravaganza in costume ma un’epopea moderna che accoglie un cast da urlo, una festa per gli occhi, un racconto che appassiona e non tradisce le aspettative riposte.

TRAMA
Dopo che gli uomini di Vasco de Gama hanno sterminato la sua comunità, Kelu (Prithviraj), l’unico sopravvissuto, cresce con la speranza che un giorno riuscirà a fermare l’avanzata portoghese. Gli anni passano il bambino diventa un uomo e si circonda di seguaci, a guidarlo nelle scelte la principessa guerriera Ayesha (Genelia de Souza) e l’amico d’infanzia Ali (Prabhu Deva). Ma la sua urumi, una lama d’oro tagliente, dovrà contrastare l’arrivo della polvere da sparo e delle armi da fuoco.


24 dicembre 1524. Vasco de Gama muore a Calicut, oggi Cochi, in circostanze misteriose, qui finisce la storia e inizia la leggenda. Racconti popolari si uniscono alla stravaganza artistica di Santosh Sivan, uno dei più apprezzati maestri delle fotografia cinematografica contemporanea, dall’incontro nasce un film d’avventura e gesta eroiche scandito da un’emozionante background score.
Rocce grigie, cascate, elefanti, le piogge monsoniche e la foresta tropicale, l’acqua, elemento onnipresente, come in Asoka accompagna una forte sensualità, gli amanti si guardano negli occhi attraverso il velo di una cascata, oggetti si rispecchiano su pavimenti bagnati, ombre, foschie, un'impalpabile nebbia, l’erba verdissima a ravvivare il cielo plumbeo. Le sensazioni filtrano, l’aroma dei granelli di pepe tra le mani di Vasco de Gama e delle dame di Lisbona, il frastuono dell’incontro scontro tra vecchie e nuove armi, l’oro splendente di Urumi e il fumo degli spari, il magnetismo negli sguardi della Sibilla, il fruscio delle vesti, i passi che affondano nel fango, l’espressività di Prabhu Deva che danza accarezzando la terra. La sovrapposizione di scene, paesaggi e brani disorienta.
La pellicola è eccentrica ma avvincente, nonostante i personaggi siano tanti ciascuno riesce a lasciare il segno e colpire l’attenzione a suo modo, vengono pensati diversi stili di muoversi e camminare, diverse espressioni e sfumature per ognuno. Kelu e Ali (Prtihviraj e Pradhu Deva) i due guerrieri amici nel bene e nel male, Thampuram (Amole Gupte ) il sovrano poco lungimirante, Ayesha (Genelia de Souza) la principessa ribelle, figura affascinante e mascolina che ricorda il personaggio di Kareena in Asoka, Balu (Nitya Menon) la nobildonna annoiata che vuole sedurre il timidissimo soldato, Bhanu (Ankur Khanna) il giovane principe senza morale e Makkom (Vidya Balan) la maga avvenente, il volto che svela l’oracolo.
Tutti i profili femminili sono molto attraenti e dinamici, guidati da un forte spirito d’iniziativa ma anche dalla passione fisica e dall'orgoglio, l’equazione è freschezza / malizia / mistero stanno a Genelia / Nitya / Vidya, l’abbinamento delle tre è scoppiettante, lodi anche alla costumista (Ekta Lakhan) che sceglie per loro un sensualissimo look tribale. Appena ventinove anni, una filmografia di sessanta titoli girati in meno di un decennio e una schiera di fan infervorati , Prithviraj Sukumaran continua a bruciare le tappe e cerca il trampolino di lancio per approdare anche alle altre cinematografie indiane (che la vetrina sia Urumi e il treno per Mumbai Aaiya prodotto da Anurag Kashyap?), il film gli appartiene e i suoi giochi di sguardi lasceranno, soprattutto il pubblico femminile, senza fiato. Prabhu Deva è l’ingrediente che fa la differenza, a lui sono affidate  le scene più divertenti ma anche le più drammatiche, le sue movenze nella danza-racconto "Thelu Thele" incantano, la verve nel fronteggiare le attenzioni maliziose di Bala scatenerà tenerezza e sorrisi.
Il film si propone come qualcosa di alternativo e ben si presta ad essere tradotto in più lingue per approdare in nuovi mercati, tuttavia, alcuni difetti lo trattengono dal divenire perfetto, le immagini della lotta a volte sono piacevolmente irreali, altre piuttosto posticce, non mancano neanche gli eccessi, Prithviraj e Genelia tagliano gole seguendo un’articolata coreografia, pugnali volano nell’aria dotati di vita propria, i conquistadores subiscono una ridicolizzazione esasperata e assistiamo a scambi epistolari a base di orecchie e falangi. Ma se alcune sfumature lo penalizzano, la colonna sonora, stranamente arricchita da sonorità celtiche ("Aaro Ni Aaro"), violini e ritmi più moderni, rialza di netto l’indice di gradimento, livellando le piccole imperfezioni.

Il mio giudizio sul film : **** 4/5


ANNO : 2011

LINGUA : Malayalam

Regia : Santosh Sivan

CAST:
Prithviraj Sukumaran ……………. Krishnadas / Kelu
Genelia D’Souza ………………………… Ayesha
Prabhu Deva ……………………….. Tansi / Ali
Nitya Menon ……………………. Bala
Arya …………………………. Kothuval
Vidya Balan ………………… Makkom
Amol Gupte …………… Thampuran
Jagathy Sreekumar ……………. Kurup
Robin Prat ………….. Vasco De Gama
Tabu …………….. apparizione speciale in “Aaranne Aaranne


COLONNA SONORA : Deepak Dev

PLAYBACK SINGERS: Prithviraj, Job Kurian, Rita, KJ Yesudas, Swetha Mohan, Manjari Babu,Guru Kiran, Shaan Rehman, KR Renji, Reshmi Sathish, Mili.

SITO UFFICIALE DEL FILM Urumithemovie.com Il cast, le foto, i trailer e la rotta di Vasco De Gama


QUALCOS’ALTRO:

Urumi è una spada flessibile che se affilata può essere mortale in un solo contatto anche se il suo scopo è principalmente difensivo, nasce ciò per scoraggiare l’avvicinamento del nemico ed è una delle armi presenti nel Kalaripayattu, la più antica arte marziale indiana, originaria del Kerala.

L’affondamento del Miri, avvenuto al largo di Calicut nel 1502, è l’evento storicamente documentabile che ha ispirato l’episodio con cui si apre il film.

I Zamorins, regni feudali del Kerala in potere dal XXII° al XVII° secolo furono i maggiori oppositori all’avanzata indiana di Vasco De Gama

Il film, prodotto dal regista Santosh Sivan e dall’attore protagonista Prithviraj, è stato incluso nella programmazione del Mumbai Film Festival nella sezione Indian Frames, al Busan International Film Festival nella sezione A Window on Asian Cinema. Maggiori approfondimenti nei testi del blog dedicati alla rassegna. Mumbai FF 2011, Busan IFF 2011

Amole Gupte che interpreta il ruolo di Thampuran nel film, è il famoso scriptwriter di Taare Zameen Par e regista di Stanley ka Dabba.

Qualcosa in più su Genelia D'Souza, Tabu, Arya, Nitya Menon e Prabhu Deva in I VOLTI FEMMINILI DEL CINEMA TELEGU,  I VOLTI MASCHILI DEL CINEMA TAMIL e I VOLTI FEMMINILI DEL CINEMA MALAYALAM

12 ottobre 2011

YEH SAALI ZINDAGI

Le crime stories hanno una buona tradizione a Bollywood; con Yeh Saali Zindagi, Sudhir Mishra onora il genere e presenta un film interessante, audace e piacevolissimo.

TRAMA

Arun (Irrfan Khan) è l'agente finanziario ed il contabile di una società di Delhi che ha un grosso ma sporco giro d'affari. Per lavoro, incontra l'affascinante cantante Priti (Chitrangda Singh) e perde la testa per lei.
Kuldeep (Arunoday Singh), appena uscito di prigione, tenta un ultimo colpo, un rapimento, per guadagnare tanto da  riconquistare la moglie Shanti (Aditi Rao Hydari) e sistemarsi per il resto della vita.
Come nella canzone che prende il titolo dal film, Yeh Saali Zindagi (...questa "dannata vita" non ci ascolta, noi scegliamo una direzione ma siamo portati altrove...), l'imprevedibilità del futuro farà in modo che Arun e Kuldeep incrocino le loro storie.

RECENSIONI

The Times of India ***1/2
Non è la prima volta che il regista Sudhir Mishra si cimenta con una gangster story. Aveva già dimostrato la sua perizia in un precedente cult thriller, Is Raat Ki Subah Nahin, ambientato a Mumbai. In Yeh Saali Zindagi la vicenda si svolge nei sobborghi e nei sordidi vicoli di Delhi. E la location toglie il respiro. Le tele di Mishra - grazie anche al direttore della fotografia (Sachin Kumar Krishnan) - catturano la capitale, regalando immagini affascinanti. Ma la visualizzazione è solo una delle qualità del film. La sceneggiatura di Mishra è avvincente, e rispetta l'intelligenza dello spettatore. Come era accaduto per Kaminey, anche YSZ non racconta tutto e si aspetta che il pubblico si risvegli dalla letargia, colga i dialoghi, le intonazioni, le sfumature. YSZ potrebbe sembrare un po' confuso, ma prestando la dovuta attenzione si finisce con l'apprezzarlo. In primo luogo perchè il cast soffia fuoco e passione nelle performance. Irrfan Khan guida il gruppo col suo personale carisma, e Arunoday Singh non è da meno. Difficile inoltre ignorare la colonna sonora di Nishat Khan e i testi di Swanand Kirkire. Dark, ambiguo, insolito: YSZ è un dramma d'azione e di cervello. Avremmo però preferito un minor numero di bip...
Nikhat Kazmi, 03.02.11
La recensione integrale.

Hindustan Times ***
Nessuna delle vicende narrate in Yeh Saali Zindagi cattura emotivamente il pubblico perchè tutte competono per conquistarne l'attenzione. L'umorismo è auto-consapevole. Le armi scattano con facilità. La narrazione è intricata. C'è leggerezza nella morte, e c'è stile nei dialoghi. YSZ potrebbe piacere ai fan di Tarantino e di Rodriguez, e potrebbe di contro non eccitare gli amanti del più maturo Hazaaron Khwaishein Aisi (2003) o di Yeh Woh Manzil To Nahin (1987), entrambi diretti da Mishra. Mishra è anche il regista di Is Raat Ki Subah Nahin (1996), un raro esempio di gangster story pre-Satya che narrava la malavita di Mumbai. In YSZ Mishra utilizza (e forse perde) la trama per mappare in modo accattivante la vita urbana della metropoli-villaggio di Delhi. Il film diviene una sorta di 'racconto di due città', Dickensiano per la sua grottesca commedia e per il numero di personaggi che la sviluppano. Ciascun ruolo è disegnato per essere morbidamente vistoso in un modo suo proprio. Il movimento è molto ampio, e risulta faticoso sincronizzarsi alla sua rapidità. YSZ appare confuso perchè nessun personaggio possiede un centro morale. E nessun personaggio tiene unita la trama. YSZ si muove ovunque per giungere ad una fine che va oltre quella progettata. La pellicola rimane in testa ma non abbastanza nel cuore. Gli attori sono tutti ispirati e meravigliosamente amalgamati fra loro. YSZ appare di gran lunga migliore della sua sceneggiatura.
Mayank Shekhar, 04.02.11
La recensione integrale.

Diana ***1/2
Yeh Saali Zindagi è un film sulla passione, anche erotica. I  protagonisti si muovono spinti dal desiderio, dall'amore, e la tensione sessuale è un elemento fondamentale della storia. Irrfan Khan e la splendida Chitrangda Singh insieme fanno tremare lo schermo grazie ad una chimica perfetta. Buona anche la sintonia tra Arunoday Singh e Aditi Rao Hydari.
Mentre la trama si complica in seguito all'entrata in scena degli elementi classici del genere - criminalità organizzata, poliziotti corrotti e politici non proprio irreprensibili - Yeh Saali Zindagi non perde la sua anima, compatezza e carattere.
Un film moderno, molto ben scritto ed intelligentemente realizzato. Meno innovativo ed adrenalinico di Kaminey, a cui effettivamente sembra in qualche modo imparentato, ma più denso e cerebrale.

Il bello:
- Irrfan Khan, bravo e davvero affascinante. La sua classe porta il film ad un altro livello.

Il brutto:
- Il personaggio di Chote, interpretato da Prashant Narayanan.

LA SCHEDA DEL FILM

Cast:
Arun -  Irrfan Khan
Kuldeep - Arunoday Singh
Priti - Chitrangda Singh
Shanti - Aditi Rao Hydari
Mehta - Saurabh Shukla
Satbeer - Sushant Singh
Tony - Vipin Sharma
Bade - Yashpal Sharma
Chote - Prashant Narayanan
Shyam - Vipul Gupta
Guddu - Tarun Shukla
La figlia del ministro - Madhvi Singh

Scritto e diretto da Sudhir Mishra

Prodotto da Prakash Jha

Musiche di Nishat Khan e Abhishek Ray

Coreografie di Rajiv Surti

Distribuito da Cine Raas Entertainment Pvt. Ltd.

Anno 2011

CURIOSITA'

- Al regista Sudhir Mishra piace, qualche volta, cambiare ruolo. Compare, infatti, come attore in alcuni film tra cui Traffic Signal e Raat Gayi Baat Gayi.

- E' la voce della bellissima Chitrangda Singh quella che canta sulle note della title song Yeh Saali Zindagi.
L'articolo originale.

- "Dal titolo sembrerebbe una lamentela nei confronti della vita. Ma è più uno scherzo. Un sorprendente punto di vista sull'esistenza.  Sudhir Mishra è andato oltre ciò che ha fatto nei film precedenti.  
Sudhir è un interessante filmmaker che sta cercando di realizzare qualcosa che sia orientato maggiormente verso i gusti del pubblico.
Qualcuno ha l'impressione che Yeh Saali Zindagi sia cupo. Non è così. E' un divertente ed affascinante thriller con il tocco di Sudhir..." (Irrfan Khan)
L'intervista integrale ad Irrfan Khan.

La pagina di Bollywood Hungama dedicata a Yeh Saali Zindagi.

01 ottobre 2011

RAJA BABU



Raja Babu, commedia chiassosa dal background campestre, fornisce dosi generose di intrattenimento ad alto volume, musica e gags. Era l’era di Govinda e Karisma Kapoor. Prima che arrivasse il ciclone Dilwale Dulhania Le Jayenge a stravolgere il box office l’appuntamento annuale con una commedia di David Dhawan era una data da segnare nel calendario, gli anni passano e i gusti cambiano ma questa tipologia di film resta ancora molto amata nel pubblico indiano forse perchè è uno degli ultimi ritratti di una Bollywood non sofisticata e verace, poco global ma ricca di ironia, eccessi e voglia di far sorridere.

TRAMA
Raja Babu (Govinda) è l’ unico erede di una famiglia molto ricca ed occupa i suoi giorni cercando nuovi modi per spendere denaro, la madre (Aruna Irani) lo ricopre di attenzioni mentre il padre (Kader Khan) cerca disperatamente di metterlo in riga. Durante uno dei tanti pomeriggi di ozio Raja si innamora di Madhubala (Karisma Kapoor), la ragazza vedendo da quale prestigioso ambiente proviene lo immagina un brillante uomo in carriera ed accetta il fidanzamento non sapendo a cosa va incontro.

Realizzato con mezzi modesti e indirizzato ad un pubblico di massa, Raja Babu è un prodotto dal gusto un po' rustico ma appartiene ad una lista di film che hanno rappresentato un decennio, contiene scene simpatiche e dispensa divertimento nella prima parte riservano per il climax alcuni elementi da family drama: allontanamenti, ricongiungimenti, identità svelate, nello stile più classico dei vecchi film commerciali. Qualitativamente e tecnicamente potrà risultare scadente ma la verve che lo guida compensa la sua spoglia semplicità: palme, prati verdi, alberi di mango, costumi esuberanti, abbondanza di accessori e coreografie veraci, i passi di danza e molte scene  presentano chiari ammiccamenti erotici ben camuffati nella commedia e nei balletti. La canzone "Sarkai Lo Khatiya" , ancora oggi molto famosa, è una sorta di educazione sessuale per teenager che può tranquillamente passare in Tv.

La pellicola si inserisce in un filone di titoli kitsch e non raffinati ma anche ingiustamente snobbati, blockbuster al loro tempo, oggi poco popolari nel pubblico internazionale che negli ultimi anni ha imparato a seguire bollywood. Il film è stato un tormentone al cinema prima e nelle programmazioni televisive poi, coloro che son stati ragazzini o bambini in India negli Anni ’90 difficilmente non ricorderanno il personaggio Raja o il ritornello di "Ui Amma Ui Amma"  e di "Aaj Yaad" . Govinda è nato per i ruoli brillanti e il pubblico non lo identifica come un eroe irraggiungibile ma come un ragazzo alla mano dall’approccio immediato, la sua spalla, Shakti Kapoor, propone un personaggio paradossale e più simile ad una caricatura, l’amico/servitore si presenta con caschetto piastrato, maglia della salute, boxer hawaiani e ombrello arcobaleno, l'attore vanta un  corposo elenco di ruoli di supporto come comico o villain. L’abbinamento Govinda / Karishma ha portato al successo molti titoli di quegli anni, per lo più commedie spensierate con lunghe sequenze danzate, la vena goliardica dell’eroe e il carattere energico e indomabile dell’eroina si sono compensati a meraviglia ed hanno acceso le fantasie del pubblico in sala, gli spettatori degli oggi denominati single screens.



Il mio giudizio sul film : *** 3/5

ANNO : 1994

REGIA : David Dhawan

CAST:
Govinda ………………. Raja Babu
Karishma Kapoor …………. Madhubala
Shakti Kapoor …………….. Nandu
Aruna Irani ………………. Janki
Prem Chopra ……………… Lakhan
Kader Khan ……………. Kishen Singh
Gulshan Grover …………. Banke


COLONNA SONORA: Anand - Milind
PLAYBACK SINGERS : Abhijeet, Udit Narayan, Kavita Krishnamurthy, Kumar Sanu, Poornima, Vinod Rathod, Jolly Mukherjee,

QUALCOS’ALTRO
Il film è stato girato in un villaggio dell’India del Sud e la sceneggiatura è ispirata ad una commedia tamil intitolata Raasa Kutti.
In una scena Govinda si maschera da Micheal Jackson e dal personaggio da Dharmendra in Dharam Veer.
Appaiono sequenze del film di Amitabh Bachchan  Trishul (1978)