Non vedevo l'ora di scrivere questa recensione e condividere con voi il mio entusiasmo per il secondo tempo di K.G.F - Chapter 1. La saga di K.G.F nel suo complesso è molto formulaica, e, in cinque ore abbondanti suddivise in due capitoli (K.G.F - Chapter 1, distribuito nel 2018, e K.G.F - Chapter 2), snocciola tutti gli stereotipi tradizionali. Ma il secondo tempo di KGF1 è il gioiellino che non ti aspetti. Ti colpisce dritto in fronte con un mattone. Al netto di qualche dettaglio lacrimoso, è un esempio di grande (grandioso) cinema. Miracolosa, perfetta combinazione di una regia mostruosamente ispirata e visionaria, e di un comparto tecnico mostruosamente abile. Fotografia feroce, espressionista, che scava solchi nei volti e nei luoghi. Scenografia metafisica, che sguscia siti originali e set artificiali per trasfigurarli in un inferno sinistro. Colonna sonora imponente, dal battito inestinguibile, a commento di sequenze aspre e toccanti. L'interpretazione di Yash, l'attore principale, altrove monodimensionale, qui regala una sfumatura di partecipazione emotiva.
Il risultato è potente. Ti si incolla agli occhi e al cuore. Il secondo tempo di KGF1 è l'efficace rappresentazione di uno sfruttamento spietato, di un'umanità schiavizzata e spersonalizzata (ricorda la società descritta nel romanzo Fuga nel futuro dei fratelli Strugackij). E, insieme alla trama che si sviluppa in KGF2, è la rappresentazione - forse involontaria - di una rivoluzione tradita: una massa assuefatta all'asservimento, tristemente, sceglie sempre e comunque la sottomissione ad un nuovo padrone (accolto addirittura come un messia), perché ha dimenticato cosa sia la libertà. Il secondo tempo di KGF1 è coinvolgente anche negli aspetti tipici del cinema popolare indiano - vedi ad esempio le brillanti scene d'azione -, ed è un peccato che sia preceduto da un torturante primo tempo. Vi consiglio di programmare la visione di KGF1 in due parti, e di godervi il secondo tempo da solo.
A parte l'indiscutibile talento visionario del regista - concentrato in dosi letali nel secondo tempo di KGF1, più diluito nel resto della saga (il contesto del giacimento aurifero è inedito, ed è stupefacente come il sito venga idealizzato e sublimato) -, l'altra particolarità di K.G.F risiede nella complessa modalità di narrazione. Uno straordinario lavoro di cesello, coadiuvato dalla pazienza votata al martirio del direttore del montaggio. Immaginate Prashanth Neel, regista e sceneggiatore, sforbiciare i copioni e ridurli in mille frammenti, e poi ricomporre la sceneggiatura intrecciando questi frammenti fra loro senza rispettare cronologia, geografia o ruoli. L'esito non è sempre ottimale, risulta un po' faticoso seguire la trama. Il rischio è di perdersi nei continui rimandi, nelle continue sovrapposizioni. I personaggi minori sono numerosi, dalla funzione non sempre (e non subito) chiara. La storia, semplice nel soggetto, dopo il trattamento diviene macchinosa. I due film guadagnano in ritmo e perdono in lucidità. Ma non si può non riconoscere l'audacia e l'impegno profuso. Non ricordo di aver visto nulla del genere, sino ad ora, nel cinema indiano, perlomeno non con la stessa convinzione. Quanto al cinema internazionale, mi viene in mente il regista Nicolas Roeg.
La produzione non ha badato a spese, e K.G.F ha il merito di aver prepotentemente imposto l'industria cinematografica in lingua kannada all'attenzione nazionale. La saga possiede una forza primigenia che cattura, purtroppo però dove il contenuto si assottiglia l'incantesimo svanisce. K.G.F racconta l'ascesa e la caduta di Rocky, un pericoloso criminale. La ricetta è sempre uguale: eroe (negativo) invincibile e stiloso di umili origini che considera il crimine unico mezzo di riscatto personale e sociale, eroina mortificante, figura materna stucchevole, antagonista malvagio, machismo esasperato, consueti stratagemmi formali per celebrare il protagonista, sangue a fiumi, eccetera. Le sequenze d'azione sono numerose, alcune ideate e realizzate in modo geniale. Yash è carismatico e svolge con diligenza il compito assegnatogli - galvanizzare il pubblico maschile, affascinare quello femminile. I dialoghi si sforzano di sprigionare scintille, ma la costante glorificazione di Rocky alla lunga stanca. Escludendo il secondo tempo di KGF1, si ha spesso l'impressione che la trama venga condotta dalla declamazione di battute solenni - non conversazioni -, e dalle scene d'azione, piuttosto che dalla sceneggiatura.
KGF2 è spettacolare nella forma, inconsistente nella sostanza. L'unico tema narrativo interessante è l'avidità, appena accennato dalla sceneggiatura. La storia viene innaturalmente allungata con incomprensibili, misericordiose strategie adottate sia da Rocky che dal rivale Adheera. Sanjay Dutt è credibile, malgrado Adheera sia indebolito da una scrittura superficiale: velleità vichinghe (!), proprietà ignifughe (!), l'improbabile sequenza del ponte. Il secondo tempo si lascia guardare con un certo divertimento, però di KGF2 mi è rimasto poco. La trama di K.G.F non richiedeva due pellicole. Si poteva comprimere il primo tempo di KGF1, e tagliare senza pietà le ripetizioni e le scene superflue in KGF2. Non sarebbe nata una saga di successo, solo un unico capitolo compatto e appassionante, di qualità superiore. Temo che i fan di Yash, però, non avrebbero gradito la parsimonia.
Negli ultimi anni, le industrie cinematografiche popolari non hindi - in particolare quella in lingua telugu - stanno tentando di creare un genere nuovo, una sorta di epica moderna molto più estremizzata nella scala e nella forma rispetto al consueto masala, ai film arrabbiati degli anni settanta del secolo scorso o alle più recenti pellicole di propaganda nazionalista. In un certo senso è la risposta indiana ai supereroi hollywoodiani, ma i protagonisti, pur invincibili e dalla forza sovrumana, non sono dotati di superpoteri. Caratteristiche comuni: machismo, personaggi ieratici e rigidamente classificati, battute altisonanti, eccezionali sequenze d'azione.
A memoria, direi che S.S. Rajamouli ha aperto le danze nel 2015 con
Baahubali, maestoso film telugu in costume che esonda nel fantasy, a cui è seguito nel 2017
Baahubali 2. È poi la volta della saga di
K.G.F (2018/2022), inframmezzata nel 2021 dal primo capitolo di
Pushpa (telugu). A differenza di
Baahubali,
K.G.F e
Pushpa sono ambientati nella seconda metà del novecento, gli eroi sono poco immacolati e di umili origini, lo scenario è di tipo industriale, ed è il lavoro manuale a venir esaltato, non le gesta guerriere.
La cinematografia popolare realizzata a Mumbai per ora rimane a guardare, relegata in un angolo dalle versioni hindi dei titoli sopramenzionati. Il progressismo nei contenuti e nella forma, avviato nella seconda metà degli anni duemila, da qualche tempo viene mortificato dalla moda nazionalista imperante. È probabile l'adesione al genere epico contemporaneo inaugurato da Baahubali, e Bollywood potrebbe alleggerirne gli estremismi, oltre a ristabilire i bilanci della case di produzione. Staremo a vedere.
TRAMA
La storia è ambientata negli anni settanta-ottanta del secolo scorso, con flashback negli anni cinquanta e sessanta. Rocky perde la madre da ragazzino, ed è determinato ad arricchirsi a qualunque costo. Si trasferisce a Mumbai e si affilia ad un'organizzazione criminale che lo incarica di assassinare l'erede di un impero economico. È l'occasione per - diciamo - un salto di qualità. Rocky raggiunge l'area denominata K.G.F., un sito minerario aurifero gestito con metodi illegali. Rocky si mescola all'umanità sconfitta che lo popola. Ventimila schiavi rapiti e tenuti prigionieri, congelati in una disperazione infinita. Le miserie di K.G.F. si intrecciano alla storia personale di Rocky, che viene accolto come un messia, un semidio figlio di una profezia consolatoria. Ma Rocky è pur sempre un genio del male.
ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE
* KGF1: il rocambolesco arrivo di Rocky nell'area K.G.F, il combattimento nel sottosuolo che accende la miccia della rivoluzione, la processione religiosa e il rito sacrificale, i titoli di coda (ottima base per un graphic novel).
* KGF2: l'ingresso in scena di Rocky, la febbrile sparatoria con i kalashnikov, la distruzione della stazione di polizia (anche se inutile), il titanico scontro finale.
ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE
* La battuta dell'intrattenimento, davvero infelice.
RECENSIONI
* KGF1
Deccan Herald: ****
'For
KGF’s team, cinema is bigger than anything else and the grandeur lies in telling a fantastically gripping story. Apart from the initial portions, which seem rushed, editor Srikanth cuts the scenes brilliantly. For a movie of an epic stature, this kind of editing works well. And we keep getting brilliant sets. Art director Shivakumar recreates the charm of old Bombay, the feel of old Bangalore and gets the raw backdrop of KGF to near-perfection. There is too much happening in
KGF yet you don't lose focus thanks to Prashanth's approach. (...) He designs spectacular hero introduction and elevation scenes, riveting sequences and constructs characters which you root for. (...) With
KGF, Yash makes a big statement. (...) He sinks his teeth into the angry-young-man-idea of Indian cinema and comes out victorious. Not many can deliver dialogue with so much swag as he does. (...)
KGF could have skipped an action sequence. In fact, most of the action sequences are a bit jarring. The
item song featuring Tamannaah Bhatia and the love track are ridiculously boring. But these are minor flaws. (...) Finally, Sandalwood [
cinema popolare kannada] has its own story of splendour'.
Vivek M.V., 21.12.18
The Hindu:
'Ambitious aspiration, humongous scope and big ticket budgeting - K.G.F Chapter I has it all. Actor Yash has sought to shed his romantic hero image for a heavy-duty action hero avatar. However, all the pluses do not translate to an enjoyable experience. Director Prashanth Neel’s hope of pouring money on the screen in the hope of things falling in place is exceedingly optimistic. Neel loses the plot as he focuses on image building rather than coming up with a credible tale. (...) Despite taking one back to the 70s and 80s when smuggling was almost a rite of passage for the good life, with well-designed sets and black-and-white photography, the film fails to live up to expectations. Film makers need to understand that wielding machete and thundering dialogues do not make a powerful film. Yash goes about his task like a zombie, never rising above the poor script. The film’s format of a writer telling Rocky’s story to the editor of a TV channel is unconvincing. By using a non-linear structure Neel has provided a different feel and texture to K.G.F Chapter I. There is a certain finesse to the edgy, moody cinematography (Bhuvan Gowda). Audience will be lost in the world of the gold fields of 70s. Neel proves again that he is master of craft. There are sequences where three scenes run simultaneously. The director has used VFX and the effort to go on location is evident. As far as the colour scheme is concerned, Neel and Gowda have used black and brown for a raw feel. The climax is spectacular with the support of brilliant cast. The sets and locations are spot on. Beyond that there is nothing in the film that we have not seen before. It lacks soul, a believable story and a rounded protagonist'.
Muralidhara Khajane, 21.12.18
* KGF2
The Hindu:
'Filmmaker Prashanth Neel corrects some of the wrongs of the first part in this sequel, which is electrifying for sure - but also a bit of a drag in the middle portion. There is something outlandish yet gorgeous about the K.G.F franchise that they no longer make such films. That they no longer imagine scenes propelled by absolute madness. After all, K.G.F films are written on steroids. There is a moment in K.G.F: Chapter 2, where Rocky Bhai (a rocking Yash, bathed and cleansed in masculine orgy) takes a machine gun out to blow up a police station. (...) In that one single shot, Prashanth Neel highlights what the K.G.F films are for: to create a delirious cinematic experience, where there is barely any time for us to contemplate logic and sense. There is only one way to look at K.G.F for it to work for you and that is to partake in the madness it offers - from scene to scene; one set piece to another; one giddy stunt choreography to the next. The most amazing achievement of Prashanth Neel has got to be the marrying of the Hollywood motifs from influential figures - Coppola, Scorsese, Mel Gibson to Peter Jackson and George Miller - with masala flourishes from Indian filmmakers. This meeting of the two worlds is powerful and visceral, even if it remains just a possibility throughout. (...) This is masala and it is pure. Come to think of it, the only emotional stake that is anchoring both the K.G.F films is the sufferings of Bhai’s mom, which again is a throwback to a popular trope from the masala universe of a previous era - but. There is something singularly distinct about Prashanth Neel’s idea of masala in comparison to S.S. Rajamouli’s, who, we must acknowledge, brought about a much-needed renaissance to the masala tradition of Indian cinema. Neel’s films are more focused on the extremes, while Rajamouli’s are a work of visionary. Speaking of tradition, it is truly a remarkable decision to cast Sanjay Dutt as Adheera. There could possibly be no other actor to have done justice to a film universe teething with masculine rage than Dutt, who used to be the poster boy of hyper-masculinity at one point. (...) When Yash and Dutt face-off, it does feel like the latter has passed on the hyper-masculine muscle man that he is known for, to the former. Which in itself could have been a befitting conclusion to celebrating the Angry Young Man heroes of a bygone era. (...) There is nothing new to the way things are dealt with in the second instalment, except the addition of three new villains. (...) All those things that were flat and derivative in K.G.F: Chapter 1 continue to be, in the sequel. This film too suffers from the leanness in writing, though the dialogues in Tamil (...) are terrific. (...) There are hardly any effective women in this festival of male toxicity. Of course, this is not a film for women. (...) Reena’s character comes across as so silly and dumb that she is an insult to all the one-note women characters in our masala cinema. Raveena Tandon as the Prime Minister (...) looks deadly; her character not so much. The familiar problems of the first part - the accelerated manner in which scenes are edited, near-deafening background score and the tiring back-and-forth narration (...) worshipping the hero - resurface in part two. You notice the weight of the narrative in the middle section as Prashanth Neel’s struggles with the political chapter of Rocky Bhai. All these make you feel if K.G.F: Chapter 1 felt more complete and wholesome. Another chapter? I’m out'.
Srivatsan S., 14.04.22
Galatta:
'A film that works at two levels. One, we get a huge action spectacle with very inventive set pieces, superbly shot by Bhuvan Gowda in dark tones that indicate that we are watching a darker sequel. And two, we get a style-filled masala movie, filled with whistle-worthy dialogue and scene after scene with twists and surprises for the audience. (...) Every bit of this film is epic: Yash is epic and wonderfully larger-than-life, the dialogues are epic, Ravi Basrur's score is epic, and the action is epic. (...) The visuals come at us very fast, but this is not just the usual quick cutting for an attention-deficit audience. This is carefully planned stylisation. (...) The one thing that I wished was we had more of an emotional connect with the characters. But I didn't mind. The action and the masala flavour and the precision of the cuts are fantastic, and even if the story arc feels familiar, the denseness from the screenplay/editing makes it all seem new. Chapter Two improves on its predecessor: it is an epic times two'.
Baradwaj Rangan
Cinema Hindi: ***, ma il secondo tempo di KGF1 merita ****
Punto di forza: la visionarietà, l'audacia nella narrazione (anche se faticosa), fotografia, scenografia, colonna sonora, sequenze d'azione, il carisma di Yash.
Punto debole: i dialoghi, la narrazione faticosa (anche se audace), il primo noiosissimo tempo di KGF1, alcuni errori e troppi stereotipi nella sceneggiatura, il personaggio di Reena e la rappresentazione della sua relazione con Rocky.
SCHEDA DEL FILM
Cast:
* Yash - Rocky
* Srinidhi Shetty - Reena, compagna di Rocky
KGF1:
* Anant Nag - narratore
* Tamannaah - item song
Jokae (mal coreografata)
KGF2:
* Sanjay Dutt - Adheera, rivale di Rocky
* Raveena Tandon - primo ministro indiano
* Prakash Raj - narratore
Sceneggiatura e regia: Prashanth Neel
Dialoghi: M. Chandramouli, Prashanth Neel, Raaghav Vinay Shivagange (KGF1), Dr. Suri (KGF2)
Colonna sonora: Ravi Basrur ****. Il compositore ha lavorato per più di tre anni alla realizzazione della colonna sonora - davvero notevole - di
K.G.F, a cui hanno collaborato 400 musicisti provenienti da varie parti del mondo. Segnalo i brani, da KGF1,
Dheera Dheera,
Sidila Bharava,
Salaam Rocky Bhai,
Jokae (1970, di Upendra Kumar, rimaneggiato da Ravi Basrur); e, da KGF2,
Sulthana,
Toofan,
Gagana Nee (dolcissimo).
Azione: AnbAriv (duo) ****
Scenografia: Shivakumar ****
Fotografia: Bhuvan Gowda ****
Montaggio: Srikanth Gowda KGF1/Ujwal Kulkarni KGF2 (applauso per il colossale lavoro)
Lingua: kannada
Traduzione del titolo: l'acronimo K.G.F. significa Kolar Gold Fields, un sito minerario nel Karnataka.
Anno: 2018/2022
Award: KGF1 si è aggiudicato, fra gli altri, i National Film Award per le migliori sequenze d'azione e per i migliori effetti speciali.
RASSEGNA STAMPA
'Prashanth Neel’s vision is exactly what Kannada cinema needed to transcend regional and cultural barriers. It’s not everyday that you hear about a film, originally made in Kannada, get a simultaneous release in Hindi, Telugu, Tamil, and Malayalam. But then, KGF isn’t like most other Kannada films. (...)
The Genesis Of KGF (...)
The first meeting, where Prashanth narrated the story of KGF, was anything but smooth. “He’s so bad when it comes to narrating a story,” he [Yash] laughs, adding, (...) “It’s been more than four years since that meeting happened and he has improved a lot. But the moment he gets down to work, he’s a different person altogether. His clarity of thought and how he brings out the best in every actor and technician is exemplary. He’ll surely be one of the best directors in the country.”
Braving the sun and dust in Kolar
The principal shooting of KGF began in March, 2016. Long before that, the team decided to cast newcomers for key roles in the film, and all of them had to undergo acting workshops spanning nearly 12-15 months. A significant portion of the film was shot in Kolar, which was once home to India’s biggest gold fields. A dumping yard was turned into a huge set and at any given point, there were at least 500-800 junior artistes on the set, apart from the lead cast and crew. “Some people in the team had reservations about shooting there because the dust in the dumping yard had traces of cyanide, which is used to process gold. We took ample precautions, every member of the unit was insured. During the shoot, we made sure that everyone was hydrated, but shooting in the summer was really tough. We couldn’t shoot for more than 10-11 days at a stretch, and a lot of people fell ill because of the heat and dust. The junior artistes on the set used to hide their slippers beneath the sand; however, even their shoes used to get hot after every shot,” Yash reveals. If the weather conditions weren’t challenging enough, managing so many people everyday was tougher. Prior to the shoot, when there was a casting call for hundreds of junior artistes to be part of KGF, the response was phenomenal; however, two days later, several junior artistes did not show up given how challenging the shoot was. “Every evening, after the shoot, they had to hand over their costume and board a bus to the hotel room. When we realised that people were running away post the shoot, we hired a few bouncers to make sure no one left abruptly. Later, when the costume department realised they were falling short of clothes for junior artistes, we got to know that people were even running away from the set itself,” says Yash recounting the incidents during the shoot. “After a few days, we had no choice but to get junior artistes from Mysore. It might seem funny now, but the shoot was really grueling for all of us. The assistant directors did a phenomenal job training all the actors on the set, and some of them got so involved in their characters that they wouldn’t even return to their normal state during breaks.”
No industry is big or small
In a recent interview, cinematographer Bhuvan Gowda revealed that every shot of KGF was captured with a shoulder-held camera, which weighed nearly 40 kgs. “It helped us get a lot of hazy shots, which were required for the film. We tried to use natural lighting while shooting outdoors, and there’s even a shot where the only light source is the light from a match stick. Even the colour palette of the film is mostly red to signify blood, or ‘Japan Black’ which gave a greasy look and raw feel to the frame,” says Bhuvan Gowda. Yash is all praise for Bhuvan, art director Shivakumar, and music director Ravi Basrur. “There’s a lack of awareness about the kind of work being done in Kannada cinema, and I don’t like it when people discriminate against an industry. I’ve always believed that it’s the people who work in the industry who make it big or small. And when we do big films, then people’s perception too changes. I can proudly say that KGF has world-class technicians, and people will really appreciate Bhuvan, Shivakumar, and Ravi for their work. We wanted to do something which would make everyone notice our industry. Our vision was not to compete with other industries, but to create something which is world class in every sense, because like everyone else, we too use the same cameras, same editing software among other things,” Yash avers'.
CURIOSITÀ
* L'acronimo K.G.F. sta per Kolar Gold Fields, sito minerario nel Karnataka. Le miniere, nazionalizzate dal governo indiano negli anni cinquanta, sono inattive dal 2001 per ragioni economiche, malgrado i giacimenti auriferi siano tuttora disponibili. I due capitoli di K.G.F sono stati parzialmente girati nella regione, costruendo (più volte) in loco giganteschi ed elaboratissimi set. Fra le altre location: Jayalakshmi Vilas Mansion (Mysore), Lalitha Mahal Palace (Mysore), Infosys Mysore Campus.
* La pre-produzione di KGF1 è durata circa un anno e mezzo, al fine di reperire e verificare ogni dettaglio per ricreare gli anni settanta nel modo più preciso possibile. Le prevendite dei biglietti ebbero un successo tale da indurre i distributori a fissare proiezioni alle 4.00 del mattino.
* KGF2 è, ad oggi, il film kannada più costoso (KGF1 è il terzo) e, nella classifica indiana degli incassi, occupa il terzo posto dopo
Dangal e
Baahubali 2 (telugu). Escludendo gli introiti dall'estero, sale in seconda posizione dopo
Baahubali 2, e prima di
RRR (telugu) e
Dangal. Fonte Wikipedia. La versione doppiata in hindi di KGF1 diede del filo da torcere a
Zero, distribuito lo stesso giorno (21 dicembre 2018).
* Durante le riprese di KGF2, purtroppo a Sanjay Dutt è stato diagnosticato un tumore. Ora l'attore sta bene.
* Riferimenti al cinema indiano:
Amar (KGF1).
* In un film, innestare in modo coerente le coreografie e le scene d'azione è meno facile di quanto si creda. Spesso sembrano la ricreazione (le canzoni) e l'ora di ginnastica (i combattimenti). L'eroe di turno, invece di rompersi i coglioni in palestra, si mantiene in forma menando a destra e a sinistra. Poi capita come in K.G.F che alcune (non tutte) sequenze d'azione, già memorabili per concezione e realizzazione, siano incastonate ad arte nella sceneggiatura come pietre preziose in un collier. Lo spettatore avverte tutta l'urgenza, la necessità. In KGF1, quando Rocky combatte per l'affrancamento degli schiavi, risponde ad un mio bisogno primitivo. Avrei voluto lanciarmi nello schermo, con tutte le mie padelle, e dargli una mano.