Situazione attuale nella cinematografia popolare hindi:
* i tempi sono quelli che sono, il clima poco sereno non stimola l'ispirazione. L'autocensura (comprensibile) e l'omologazione (idem - tutti mangiamo e le bollette vanno pagate) stanno mietendo vittime con numeri da pandemia. Dobbiamo accontentarci: noi pubblico, la critica e gli addetti ai lavori;
* la produzione è diventata talmente noiosa e mortificante da farci rimpiangere non solo la brillante offerta degli anni scorsi - quando l'industria dei sogni di Mumbai sfornava a getto continuo pellicole frizzanti e innovative -, ma anche le rutilanti, coloratissime atmosfere dei più modesti (però divertenti) film realizzati negli anni precedenti;
* da un lato, abbiamo un cinema popolare servile e asservito; dall'altro, un cinema d'autore libero che nessuno guarda, e uno comunque popolare che tenta con furbizia di lanciare frecciatine velenose per poi nascondere l'arco, portando a casa il punto, ossia prendersi una boccata d'aria e incendiare il botteghino;
* la critica non ne può più di recensire pellicole soporifere, tutte uguali - per dire: Raja Sen ha smesso proprio di farlo, ora si occupa di serie -, e si esalta per prodotti mediocri solo perché dimostrano un minimo di coraggio.
Però, da qualunque parte si stia, il cinema rimane pur sempre una forma d'arte, ed è sconfortante il fatto che, della ricca offerta di propaganda, si salvi solo un titolo (
Uri: The Surgical Strike, di fattura impeccabile e di grande successo), e che, della scarsa offerta popolare di resistenza alla propaganda, non se ne salvi nessuno (mi riferisco ai blockbuster). Dove sono finiti gli sceneggiatori? Come si possono realizzare film così insulsi, scritti male e girati peggio?
Jawan aveva le potenzialità per sbocciare in un'ottima pellicola d'intrattenimento puro. In diverse sequenze il film decolla. Il personaggio di Vikram (quello vero), interpretato da
Shah Rukh Khan, è uno spasso e meriterebbe
subitosubito uno spin off - pare che Atlee, il regista, voglia accontentarmi, avendo già annunciato, oltre al secondo capitolo di
Jawan, anche un progetto con Vikram nel ruolo del protagonista (vedete da lì che sto facendo la ola?).
Interessante l'ambientazione nel carcere. La presenza femminile è significativa ma non sempre ben gestita. La negoziatrice si limita a chiedere cosa vuoi? e a soccombere al fascino del Re - ripensandoci: come biasimarla? Delle storie delle sei ragazze della squadra, solo tre vengono raccontate, fra l'altro in modo piagnucoloso, ed erano storie interessanti, il cui tono narrativo purtroppo non lega con la chiassosa atmosfera generale della pellicola. Visti i tempi, capisco l'importanza dei sermoni (sì, più di uno), ma se ne poteva ridurre la durata. Insomma: meno melodramma e più incisività.
Il messaggio politico è inaspettato.
Jawan, lodevolmente, tocca molti argomenti spinosi: la piaga dei suicidi dei contadini stritolati dai debiti, la fatiscenza delle strutture sanitarie pubbliche (
Jawan si ispira ad agghiaccianti fatti di cronaca accaduti nell'ospedale governativo di Gorakhpur, nell'Uttar Pradesh), i disastri ambientali, la corruzione politica (
Jawan si ispira allo scandalo delle tangenti pagate dall'azienda svedese di armi Bofors a politici svedesi e indiani - del Congresso; nello scandalo finirono implicati anche l'affarista italiano Ottavio Quattrocchi e
Amitabh Bachchan), le elezioni truccate. E talvolta è così estremamente diretto che mi stupisco non abbia provocato ritorsioni violente nel periodo della sua distribuzione. Mi riferisco alla questione dell'importanza del voto e alle accuse di immobilismo rivolte al governo - boh, forse gli accoliti di Modi si stavano ancora leccando le ferite, dopo la secca bastonata inferta da
Pathaan mesi prima.
Quindi molta carne al fuoco, sano divertimento seppur intermittente, soggetto articolato - forse troppo - ma sceneggiatura trascurata nei dettagli. Jawan è nel suo insieme più coraggioso e a tratti più piacevole di Pathaan, alcuni dialoghi sono pungenti, peccato per il trattamento lacrimoso e antiquato, e per gli eccessi e per i sentimentalismi oltraggiosamente fuori moda - vedi le numerose sequenze al rallentatore, tanto rallentate da sfiorare il fermo immagine. Le coreografie sono generiche e inserite in modo rozzo e slegato dal contesto. Colonna sonora deludente. Nel ruolo di Azad, l'interpretazione di SRK, che qui è anche il produttore ossia colui-che-paga, è talvolta sopra le righe. Il regista, invece di contenerne le esagerazioni e indirizzarlo nella giusta direzione, si è limitato ad adorarlo - ripensandoci, come biasimare pure lui?
TRAMA
Un gruppo armato femminile, guidato dal giustiziere Vikram, compie eclatanti atti criminosi per forzare le autorità a risolvere alcuni gravi problemi sociali. Narmada, la negoziatrice della polizia, tenta inutilmente di catturare la banda. Anche Kalee, un mercante d'armi senza scrupoli, vorrebbe liberarsene. Ma chi è il misterioso personaggio accorso in aiuto del giustiziere? E quale segreto nasconde il fidanzato della negoziatrice?
ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE
* L'ingresso in scena di Vikram (quello vero). Ed ogni sequenza che lo riguarda. E le battute. Il Re in tutta la sua gloria.
* Anche l'episodio del ferimento del ministro della sanità non scherza. Quando te la chiami... È questa l'ironia che avrei voluto sparsa a volontà nel film.
* E Kalki che prende a vangate il funzionario della banca?
ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE
* L'indelicatissima scena del contadino che, cappio quasi al collo, riceve la notizia dell'estinzione del suo debito. Non so. Come la vogliamo prendere? Atlee: ma per favore, dài.
LA BATTUTA MIGLIORE
* Sempre il mio Vikram (quello vero): Before you touch my son, deal with his father. Non ho altro da aggiungere se non MADONNA SHAH RUKH IL DIO CHE SEI.
* Kalee, nella sequenza finale, mentre Azad e Vikram si scambiano bacetti (vado a memoria): Fateli fuori prima che si mettano a canticchiare una canzoncina romantica.
RECENSIONI
Mid-Day: ****
'Jawan is a rare, mad-actioner, with that many females in the fighting force. (...) This deliberately feminist subversion works equally for the box-office. No actor in the world has as strong a women fan-club as Shah Rukh Khan (SRK). They will show up in theatres, also because they’ve been promised two SRKs for the price of one. (...) Is this, therefore, Delhi-born Mumbaikar, SRK, who owns Kolkata’s favourite cricket team, equally eyeing Chennai, for both market expansion, and inspiration? Hell, yeah. And why not... What’s a great entertainer, if it doesn’t unite audiences! (...) And what kinda film is that likely to be? (...) Centred on the superstar, making a solid entry, altogether covered up in bandages, landing from the sky, in a strange place in India’s north-eastern border. That’s enough for you to wonder, what happens next. (...) I have lived long enough to know that you don’t simply review movies aimed so directly at the gut, in a dark theatre - you rate the bloody experience! Yes, they can get exhaustingly guttural at times; or often, in fact. That’s the genre’s prime flaw. Jawan is far from it. And why’s that? Because the film, while a tad long, has strong legs to stand on. In what’s the superstar’s first, directly in-your-face political film. Also, deeply patriotic. For, what is patriotism, if not care for fellow nationals? (...) The choreographed heroism being the main point of the pic. It’s something we equally witnessed in SRK’s last release, the same year. To be sure, Jawan (2023) > Pathaan (2023). Because it just feels more raw and earthy. Given a beginning, middle, and end, that ties in smartly with the beginning - pieces in the jigsaw fitting in fine. With world-building, which is Atlee’s, that’s unique to the SRK universe, and a decisive worldview, that draws you in, wholly. A few years ago, (...) SRK (...) seemed lost at the box-office, while Bollywood itself appeared more sorted. The reverse appeared the case, post-pandemic. Having done his homework, he’s unwittingly ended up reviving the Hindi film industry, along with his own career. (...) As the superstar, super-confident with his material, ironically understated still, he talks straight to his audience. Telling them what they’d hopefully like to hear. In this case, the power of the common man/voter. (...) This is SRK vs system. What’s there not to love; c’mon, let’s go (I plan to, again)!'.
Mayank Shekhar, 07.09.23
Film Companion:
'Jawan (...) is not just any social drama. It's a drama based in a country so embattled that the only mantra left is: When in doubt, Shah Rukh Khan [corro a tatuarmelo sull'avambraccio]. The leaders have failed, the system is corrupt, and a superstar has decided to take matters into his own hands. This intervention is disguised as one of the most enjoyable, pulpy, ditzy and progressive entertainers in recent memory. (...) It's anti-establishment rage with pro-people hope. (...) Khan in Jawan signifies the sort of happy-hour vigilantism that's immensely satisfying to see. He's a soldier and a jailer, a patriot and a saint. And he is fed up. Every time he appears, it's a hero-entry moment - and there are at least ten of these. (I may or may not have hooted at the coolest pre-interval scene in ages). (...) Which is to say that things are so bleak today that Khan needs to be introduced - and remembered - multiple times. (...) In other words, being fiction isn't enough. (...) It's all there: Farmer suicides, fumbling ministers, a shortage of oxygen cylinders, a billionaire who funds the government. (...) There's a back-from-the-dead and memory-loss track, a nod to the fact that a (movie) soldier has had to rediscover his stature as a secular icon. There's an all-female team of avengers - an ode to Khan's unique image as both a feminist hero and beta-male lover. (...) All alleged flaws - a bandaged face, a bald head, middle age, pregnancy out of wedlock, macho cigar-smoking (which almost taunts the 'cigarettes are injurious to health' disclaimer) - morph into superhero capes. When politicians are reduced to caricatures, (...) it's not lazy writing. The rush suggests that the film perhaps has no time for figures who generally have no time for the people that vote them in. I'm usually not a fan of film-makers being in awe of the stars they cast. But Atlee's blinding reverence for SRK (...) works wonders for the film. The lovesick treatment (...) ensures that when the director fast-forwards through the romance, flashbacks, climax and reaction shots in a hurry, our excitement is rooted in the anticipation of the next punchy scene. And the next, and the next. It stops mattering that the connective tissue is a formality, or that tears are used as narrative shortcuts. Everything else is a footnote, a filler in service of bold messaging, at a time when even silence is viewed through the lens of dissent. (...) The directness of this courage (especially a monologue towards the end) is moving, because it reveals the cards of a film that isn't afraid to request its viewers to reflect rather than tell them to think. Its activism is almost chivalrous, despite the loud tone. It doesn't hesitate to break the fourth wall and use its commercial packaging (...) to reason with the very concept of democracy. Add to this the colour (...) and Jawan becomes an irresistible cocktail of guts and mainstream glory. Most of all, the subtext is there for everyone to savour. The thrill of watching a SRK film has long been defined by his uncanny ability to make it about himself. Over the years, he's renovated the idea of celebrity narcissism, turning it into meta-entertainment at the movies. Khan has often let his life - or at least popular perception of his life - inform the spirit of his roles. Our enjoyment is derived from the illusion that we're watching him as much as the men he plays. Earlier, this auto-fiction was limited to excavations of his own superstar duality. (...) But it's only as an action hero that this self-reverence has gone from entertainment to art. The genre physicalises (and mythologises) Khan's journey, pitting him against real-world demons instead of imaginary people. While it's natural to wonder why he took so long to do all-out action cinema, the timing is perfect - his underdog swag can now afford to be personal and political at once. (...) As a result, his heroes aren't fighting against, they're fighting for. The (...) '(before threatening the son, deal with the father)' threat in Jawan brings the house down for a reason. (...) None of it is grandstanding or self-homage anymore. Within the defiant parameters of action cinema, it acquires the grammar of self-expression. The fight is literal; the scale is fitting. It becomes more. And Jawan is that more. It understands that cinematic truth isn't about logic but pop-cultural authenticity. It gets that mass is weightless without a sense of matter. And it proves that masala film-making isn't about giving the audience what they want; it's about asking them what they need'.
Rahul Desai, 07.09.23
Raja Sen:
'A spoonful of SRK makes the medicine go down. Jawan (...) is just the tonic for a troubled nation. I have watched the film (...) three times now, and I am frankly shocked by the directness of its messaging. It dares to point fingers at a government that imprisons critics. And for those who say 'Jawan isn't political enough,' I would like to remind them that in Khan's last film Pathaan, he wasn't allowed to use the words 'Prime Minister.' Being political at this time, therefore, requires sharpness and allegory. Yet Jawan comes at us guns blazing. Careful not to take names, but unmistakable nonetheless. It focuses on farmer suicides, on banks forgiving massive loans to business moguls, on missing oxygen cylinders, (...) and on elections that are coming up in a matter of months. SRK's vigilante hero might not literally mouth anti BJP slogan, but he does tell a minister that they have had ten years to improve things, much like the party *currently* in power. (...) He breaks the fourth wall and bypasses the corrupt channels to address the nation directly. He is angrier now. Raising a hand to symbolize five long years spent under a regime, he says voting wisely will get *you* aazadi [libertà]. The film cuts to a crowd of watching sikhs, then smiling nuns. He is asking minorities to free themselves by giving this government the finger. This is fantastically unsubtle cinema. (...) Jawan isn't revolutionary for the film that it is, but for the time in which it's been made. Where once an angry young man routinely took on the system, now exist 'cinematic universes' glorifying policeman and surgical strikes. Khan is not young anymore, and Jawan leans into that as he plays Vikram Rathore, an immediately iconic character significantly older than himself. (...) This is a future-proof move, ensuring that the 57 year old can play the cigar chomping big daddy for years to come. But it is also a statement of intent. This older hero is cooler, more capable and more angry'.
03.10.23
Cinema Hindi: *** Al netto della lacrimosità, avrei aggiunto mezza stella. Con maggior spazio concesso al mio Vikram (quello vero) sarei arrivata a ****. Se fosse stato lui l'unico protagonista maschile, un bel ***** pieno.
Punto di forza: una certa impudenza, un certo coraggio, il personaggio di Vikram (quello vero), soggetto corposo, alcune battute divertenti, molte scene di azione al femminile.
Punto debole: tono piagnucoloso, trattamento antiquato, sceneggiatura disattenta e a tratti grossolana, regia altalenante.
SCHEDA DEL FILM
Cast:
* Shah Rukh Khan - Azad, direttore di un carcere femminile / Vikram, soldato
* Nayanthara (al suo debutto nel cinema hindi) - Narmada, negoziatrice
* Vijay Sethupathi - Kalee, mercante d'armi
* Deepika Padukone - Aishwarya, moglie di Vikram
* Sanya Malhotra - Eeram, pediatra caduta in disgrazia
* Lehar Khan - Kalki, studentessa
* Priyamani - Lakshmi
* Sanjeeta Bhattacharya - Helena, hacker
* Girija Oak - Iskra
* Aaliyah Qureishi - Janvi
* Sunil Grover - Irani, sottoposto di Narmada
* Sanjay Dutt (cameo) - Madhavan, negoziatore
Soggetto e regia: Atlee al suo debutto nel cinema hindi
Sceneggiatura: Atlee, S. Ramanagirivasan
Colonna sonora: Anirudh Ravichander, al debutto nel cinema hindi (per un'intera colonna sonora), non al suo meglio.
Jawan Title Track è un brano non male ma l'avrei velocizzato un po'.
Zinda Banda è gradevole da ascoltare in YouTube, meno nel contesto della pellicola.
Fotografia: G.K. Vishnu
Montaggio: Ruben
Azione: Anal Arasu, Spiro Razatos, Yannick Ben, Craig Macrae, Kecha Khamphakdee, Sunil Rodrigues.
Traduzione del titolo: soldato
Anno: 2023
CURIOSITÀ
* Per la versione di Jawan doppiata in tamil, in simultanea sono state girate alcune apposite sequenze. Ad esempio, Yogi Babu sostituisce Mukesh Chhabra (attore e regista - ma soprattutto direttore di casting, anche nel caso di Jawan) nel ruolo del segretario del ministro della salute.
* Oltre al cameo di Sanjay Dutt, segnalo quelli offerti dal pazzo regista Kenny Basumatary (nel ruolo di Nazir, collega di Vikram - quello vero), da Omkar Das Manikpuri (contadino, padre di Kalki), e dallo stesso Atlee (nella coreografia del brano Zinda Banda).
*
Jawan è il film indiano campione d'incassi del 2023, ed occupa la quinta posizione nella classifica generale dei film indiani, e la seconda (dopo
Dangal) nella classifica generale dei film hindi. Nel Bengala occidentale, le prime proiezioni di
Jawan della giornata erano state fissate alle due e un quarto del mattino! Il potere ultracosmico di S.h.a.h.R.u.k.h.K.h.a.n.
Macchennesapete.
* Atlee è un regista da record. Con soli cinque titoli all'attivo, ha conquistato la seconda posizione nella classifica degli incassi tamil del 2016 con Theri, la prima posizione nel 2017 con Mersal e nel 2019 con Bigil. E nel 2023 Jawan è il film indiano - non solo hindi o tamil - campione d'incassi. Curiosamente, Theri, Mersal e Bigil sono tutti interpretati da Vijay.
* Riferimenti al cinema indiano: Alia Bhatt,
Baahubali.
* Film che trattano lo stesso tema:
A Wednesday!, anche se tutta un'altra cosa. Per la piaga sociale dei suicidi dei contadini,
Peepli [Live], interpretato da Omkar Das Manikpuri, anche se tutta un'altra cosa.
GOSSIP & VELENI
* [Spoiler]:
- com'è che agiscono tutti a viso scoperto?
- perché Narmada porta la figlia nel carcere durante la sua operazione sotto copertura?
- come ha fatto a sopravvivere Vikram dopo ben cinque proiettili sparatigli contro a distanza ravvicinata e, se non bastasse, dopo essere precipitato da un aereo in volo ed aver preso una craniata iperbolica contro un masso? Manco la fantascienza oserebbe tanto.
- in che senso la dottoressa scopre che Aishwarya è incinta misurandole le pulsazioni al polso? Funziona così? Ma tipo che si sentono due battiti? Oddio che roba mostruosa sto per svenire.