Intanto non fidatevi delle mie recensioni, perché neanch'io mi fido più. La realtà è che, escludendo un 30%, forse meno, di pellicole oggettivamente magnifiche o oggettivamente agghiaccianti, il restante 70% fluttua in un'area di giudizio che va da ** ½ a *** ½. Per quasi un terzo di questi film - dignitosi, non sempre memorabili - mi capita di ribaltare il giudizio alla seconda visione. Come se il valore di una pellicola dipendesse da parametri esterni (al film) variabili: il mio umore? il grado di stanchezza? l'orario? il bioritmo? fame/sonno/pipì?
Guardo Dunki per la prima volta e penso: debole, forzato, immaturo, semplicistico; la narrazione mi dà la bizzarra impressione di una lunghissima introduzione ad una storia mai sviluppata. Lo guardo la seconda volta e mi scopro - con grande sorpresa - a seguirlo con piacere, lo trovo gradevole, al netto di qualche sequenza mediocre anche piuttosto curato. La sceneggiatura, la regia, le interpretazioni, sono rimaste le stesse - Rajkumar Hirani non ha apportato alcuna modifica, di nascosto, nell'intervallo fra le due visioni -, allora perché il mio giudizio si è ammorbidito?
Per le aspettative? Dopo un'assenza che durava dal 2018, Dunki è il nuovo lavoro di Hirani, interpretato da Shah Rukh Khan, distribuito in un anno in cui i due precedenti titoli del Re hanno incendiato il botteghino. A Hirani va riconosciuto un merito indiscutibile: con la saga di Munna Bhai ha innalzato la qualità della commedia hindi a livelli talmente vertiginosi che li scorgono anche dal futuro. 3 Idiots, e PK - che pure mi aveva causato qualche incertezza -, sono buoni prodotti. Malgrado i commenti in rete riguardanti Dunki non proprio entusiastici, pregustavo comunque una pellicola di fattura accettabile. Invece, alla prima visione, sono rimasta delusa; ho affrontato la seconda visione con zero aspettative, e mi sono divertita.
In Dunki Hirani non è al top della forma. Non avendo visto Sanju (2018), non posso affermare che il declino, in termini di ispirazione, - sempre che di declino si tratti -, inizi con questa pellicola. In Dunki non tutto funziona, e ciò che funziona scivola via senza lasciare traccia. Spesso difetta di spontaneità. Sulla definizione dei personaggi si doveva lavorare meglio. Lo spunto è molto interessante, ma la storia che ne è scaturita e la sceneggiatura non sono all'altezza, non avendone esplorato in pieno le potenzialità.
[Spoiler] Alcuni grossolani errori nella trama andavano evitati: l'episodio del suicidio di Sukhi è imbarazzante, inspiegabile il crudele assassinio dei tre fuggiaschi, l'incontro fortuito e immediato con Balli in una metropoli come Londra è una coincidenza a cui non crede nessuno. Il trattamento della malattia di Manu è di una leggerezza - in senso negativo - sconfortante, ma ho apprezzato il fatto che la sceneggiatura non abbia premuto il pedale sui piagnistei e che anzi il film si concluda con una nota lieta. Però la manfrina alla Veer-Zaara dei due protagonisti che si aspettano per un quarto di secolo potevano risparmiarcela.
Nel complesso la pellicola è rispettabile. Ognuno ha svolto abbastanza diligentemente il compito assegnato, senza impegnarsi troppo, con un occhio all'orologio in attesa del suono della campanella. Hirani ha deciso di accontentarsi, di non puntare in alto. Gli eventi personali degli ultimi anni - nel 2019 era stato accusato di molestie - devono aver giocato un ruolo determinante nel suo processo creativo, che appare come impallidito. Dunki è anche il primo lavoro di Hirani non prodotto da Vidhu Vinod Chopra - forse spiega qualcosa.
TRAMA
Anni novanta. Cinque ragazzi indiani si iscrivono ad un corso di inglese per superare l'esame di lingua e tentare di ottenere un visto per studenti per il Regno Unito. L'avventura è tutta in salita. Le ragioni che li spingono all'impresa sono diverse per ciascuno di loro. E non sempre la via legale è quella percorribile.
ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE
* La sequenza della reazione di Hardy in chiesa.
RECENSIONI
Mid-Day: ***
'Taapsee Pannu (...) has as much a role to die for. And she’s as good as it gets. SRK 3.0, on his part, cracking it in 2023, is the most competent we’ve seen him on screen, ever - altogether shorn of his usual mannerisms and tics (this grimace, that laughter) we’ve known and many have loved him for decades. It’s almost as if he graduated from another acting school, while on hiatus (for four years) from the big screen. And he looks his best, when his character ages to his actual self, that is, pushing 60. (...) Have to say, this is still better than Sanju. (...) In the sense of its scope and scale, to begin with. The film encompasses several lives and ambitions, with scenes after scenes - either taking the story forward, or getting deeper into characters. All of it in the interest of sunny entertainment, as the family drama breathlessly alternates between romance, song, action, with comedy at the base, also shining a light on NRIs (non-resident Indians), who have been SRK’s own core audience-base for long. There is just so much going on that I felt like viewing Dunki the second time on might help digest this overboiled egg better. But there is also so much that doesn’t land - from jokes to the general jostling - that watching it again, so soon, might be a bit much. Even as you’re better off, either way, wholly suspending disbelief and cynicism, simultaneously. (...) Dunki is therefore a film on immigration at a time in history, when world politics is strongly centred on xenophobia and closing borders. (...) It retains the hallmark of the Hirani-Joshi partnership - their sugarcoating of bitter pills, through characters/performances, situational comedy, and idealism. Lensing the most tragic issues with the bearable lightness of being amusing, all through. (...) You sense Dunki trying too hard to fit into the funky template. What you can’t deny is the originality of its idea, while most blockbusters of 2023, the post-pandemic year that audiences truly re-embraced the theatres, have chiefly been regurgitative action set-pieces. (...) Stepping out of the cinema, I was feeling a tad bit better. That’s enough, frankly'.
Mayank Shekhar, 22.12.23
Film Companion:
'Watching a Rajkumar Hirani movie in 2023 is like meeting a popular childhood professor. (...) Sometime during this meeting, you realise that it's your memory of him that's entertaining. You're only seeing what you want - and hope - to see. He might be the same, but the world around him has changed. Dunki is that meeting. The issue isn't immediately obvious. Instead, it's steeped in a sort of slow-burning disappointment. (...) At first, the Hirani-isms feel reassuring. (...) The scene-stealing Vicky Kaushal becomes (...) a tragic remainder of life in a playground of movie tropes. It doesn't take long, however, for the lack of depth to emerge. (...) Most of the jokes (...) just don't land. (...) These little vignettes aren't smart enough for Dunki to act meaningful. If anything, they trivialise the drama while trying to diffuse it. A bigger problem with Dunki is that it's also a Shah Rukh Khan film. On paper, he plays the quintessential Hirani hero: An outsider who repairs his new setting as much as the setting repairs him. (...) He is a custom-fitted saviour-charmer-leader-chiller, (...) popular for being popular. (...) There is no before or after to his persona. The intrusive SRK hero usurps the humanitarian Hirani hero. Even though the film has multiple characters, a lot of it seems to be designed around Khan - and how to riff on his image. (...) Hardy also cries a lot - like most Khan protagonists do - to emphasise the alt-masculinity that the actor has come to represent. But today's Khan is not a convincing crier. (...) As a result, almost none of the emotional parts work. (...) The writing isn't great to begin with, but it's hard to look past the superstar trapped in the character. Hirani, as a director, has a track record of camouflaging the pop-cultural face with a satirical facade. But Dunki is probably his weakest film, because there's at once too much of Hirani, and not enough of him'.
Rahul Desai, 21.12.23
Raja Sen:
'Dunki tries too desperately to make viewers cry. A badly plotted mess, with Shah Rukh Khan and Rajkumar Hirani hamming it up. Taapsee Pannu and Anil Grover are good, the writing is not. The film ends with a PowerPoint presentation - but it should have been replaced with one'.
21.12.23
Cinema Hindi: ***
Punto di forza: il soggetto, Shah Rukh Khan, il cast.
Punto debole: la pellicola manca di personalità, errori vistosi nella trama.
SCHEDA DEL FILM
Cast:
* Shah Rukh Khan - Hardy, soldato
* Taapsee Pannu - Manu, sorella di un collega di Hardy
* Vicky Kaushal - Sukhi
* Vikram Kochhar - Buggu
* Anil Grover (fratello di Sunil Grover) - Balli
* Boman Irani - insegnante d'inglese
Regia e montaggio: Rajkumar Hirani
Sceneggiatura: Rajkumar Hirani, Abhijat Joshi, Kanika Dhillon
Colonna sonora: Pritam e Shekhar Ravjiani. Commento musicale Aman Pant. Segnalo il brano Banda (Pritam), interpretato da Diljit Dosanjh.
Fotografia: C.K. Muraleedharan, Manush Nandan, Amit Roy.
Traduzione del titolo: termine punjabi per to hop from place to place. Pare che da questa parola derivi l'espressione donkey flight, un sistema di immigrazione illegale che funziona più o meno come descritto nel film.
Anno: 2023
CURIOSITÀ
* Riferimenti all'Italia: Manu guida una Vespa; una fotografia della torre di Pisa è appesa sulle pareti dell'agenzia truffaldina dei visti e dell'aula di inglese; Hardy nomina la pizza italiana.
* Film che trattano lo stesso tema: Aaja Mexico Challiye (punjabi), Comrade in America (malayalam). Il modesto Chal Mera Putt, commedia punjabi ambientata a Birmingham, racconta i problemi e i disagi affrontati da un gruppo di immigrati clandestini indiani e pachistani, fra lavoro nero, fughe dai controlli della polizia, scarsità di risorse, coabitazioni forzate - la sceneggiatura ha un minimo (giusto un minimo) di senso, ma troppi siparietti comici sono di vecchio stampo e non fanno ridere. Un accenno all'argomento anche in Street Dancer 3D. Heaven on Earth, pellicola canadese diretta da Deepa Mehta, descrive la vita tutt'altro che rosea degli immigrati punjabi (non clandestini) in Canada.
GOSSIP & VELENI
* Il 2023 è stato un anno eccezionale per SRK. Ricapitolando:
- Pathaan (seconda posizione lista incassi 2023 film hindi e film indiani) è il più patinato, il Re è stupendissimo, ma ci vorrebbero qualche aggiustatina alla sceneggiatura e dialoghi più briosi;
- Jawan (prima posizione incassi hindi e indiani) è il più coraggioso (considerando i tempi), con un personaggio (Vikram, quello vero) stratosferico, ma ci vorrebbero qualche aggiustatina alla sceneggiatura e all'interpretazione di SRK nel ruolo di Azad, e qualche deciso colpo d'ascia ai piagnistei;
- Dunki (quinta posizione incassi hindi, ottava posizione incassi indiani) è il più interessante, ma ci vorrebbe qualche aggiustatina alla trama;
E non dimentichiamo Tiger 3 (sesta posizione incassi hindi, nona posizione incassi indiani) che regala un elettrizzante cameo del personaggio di Pathaan. Dopo quest'orgia, ora che son bella viziata, quanto mi tocca aspettare per il prossimo film del Re?
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