27 aprile 2024

JAWAN


Situazione attuale nella cinematografia popolare hindi:
* i tempi sono quelli che sono, il clima poco sereno non stimola l'ispirazione. L'autocensura (comprensibile) e l'omologazione (idem - tutti mangiamo e le bollette vanno pagate) stanno mietendo vittime con numeri da pandemia. Dobbiamo accontentarci: noi pubblico, la critica e gli addetti ai lavori;
* la produzione è diventata talmente noiosa e mortificante da farci rimpiangere non solo la brillante offerta degli anni scorsi - quando l'industria dei sogni di Mumbai sfornava a getto continuo pellicole frizzanti e innovative -, ma anche le rutilanti, coloratissime atmosfere dei più modesti (però divertenti) film realizzati negli anni precedenti;
* da un lato, abbiamo un cinema popolare servile e asservito; dall'altro, un cinema d'autore libero che nessuno guarda, e uno comunque popolare che tenta con furbizia di lanciare frecciatine velenose per poi nascondere l'arco, portando a casa il punto, ossia prendersi una boccata d'aria e incendiare il botteghino;
* la critica non ne può più di recensire pellicole soporifere, tutte uguali - per dire: Raja Sen ha smesso proprio di farlo, ora si occupa di serie -, e si esalta per prodotti mediocri solo perché dimostrano un minimo di coraggio.
Però, da qualunque parte si stia, il cinema rimane pur sempre una forma d'arte, ed è sconfortante il fatto che, della ricca offerta di propaganda, si salvi solo un titolo (Uri: The Surgical Strike, di fattura impeccabile e di grande successo), e che, della scarsa offerta popolare di resistenza alla propaganda, non se ne salvi nessuno (mi riferisco ai blockbuster). Dove sono finiti gli sceneggiatori? Come si possono realizzare film così insulsi, scritti male e girati peggio?

Jawan aveva le potenzialità per sbocciare in un'ottima pellicola d'intrattenimento puro. In diverse sequenze il film decolla. Il personaggio di Vikram (quello vero), interpretato da Shah Rukh Khan, è uno spasso e meriterebbe subitosubito uno spin off - pare che Atlee, il regista, voglia accontentarmi, avendo già annunciato, oltre al secondo capitolo di Jawan, anche un progetto con Vikram nel ruolo del protagonista (vedete da lì che sto facendo la ola?). 
Interessante l'ambientazione nel carcere. La presenza femminile è significativa ma non sempre ben gestita. La negoziatrice si limita a chiedere cosa vuoi? e a soccombere al fascino del Re - ripensandoci: come biasimarla? Delle storie delle sei ragazze della squadra, solo tre vengono raccontate, fra l'altro in modo piagnucoloso, ed erano storie interessanti, il cui tono narrativo purtroppo non lega con la chiassosa atmosfera generale della pellicola. Visti i tempi, capisco l'importanza dei sermoni (sì, più di uno), ma se ne poteva ridurre la durata. Insomma: meno melodramma e più incisività.

Il messaggio politico è inaspettato. Jawan, lodevolmente, tocca molti argomenti spinosi: la piaga dei suicidi dei contadini stritolati dai debiti, la fatiscenza delle strutture sanitarie pubbliche (Jawan si ispira ad agghiaccianti fatti di cronaca accaduti nell'ospedale governativo di Gorakhpur, nell'Uttar Pradesh), i disastri ambientali, la corruzione politica (Jawan si ispira allo scandalo delle tangenti pagate dall'azienda svedese di armi Bofors a politici svedesi e indiani - del Congresso; nello scandalo finirono implicati anche l'affarista italiano Ottavio Quattrocchi e Amitabh Bachchan), le elezioni truccate. E talvolta è così estremamente diretto che mi stupisco non abbia provocato ritorsioni violente nel periodo della sua distribuzione. Mi riferisco alla questione dell'importanza del voto e alle accuse di immobilismo rivolte al governo - boh, forse gli accoliti di Modi si stavano ancora leccando le ferite, dopo la secca bastonata inferta da Pathaan mesi prima. 

Quindi molta carne al fuoco, sano divertimento seppur intermittente, soggetto articolato - forse troppo - ma sceneggiatura trascurata nei dettagli. Jawan è nel suo insieme più coraggioso e a tratti più piacevole di Pathaan, alcuni dialoghi sono pungenti, peccato per il trattamento lacrimoso e antiquato, e per gli eccessi e per i sentimentalismi oltraggiosamente fuori moda - vedi le numerose sequenze al rallentatore, tanto rallentate da sfiorare il fermo immagine. Le coreografie sono generiche e inserite in modo rozzo e slegato dal contesto. Colonna sonora deludente. Nel ruolo di Azad, l'interpretazione di SRK, che qui è anche il produttore ossia colui-che-paga, è talvolta sopra le righe. Il regista, invece di contenerne le esagerazioni e indirizzarlo nella giusta direzione, si è limitato ad adorarlo - ripensandoci, come biasimare pure lui? 

TRAMA

Un gruppo armato femminile, guidato dal giustiziere Vikram, compie eclatanti atti criminosi per forzare le autorità a risolvere alcuni gravi problemi sociali. Narmada, la negoziatrice della polizia, tenta inutilmente di catturare la banda. Anche Kalee, un mercante d'armi senza scrupoli, vorrebbe liberarsene. Ma chi è il misterioso personaggio accorso in aiuto del giustiziere? E quale segreto nasconde il fidanzato della negoziatrice?

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'ingresso in scena di Vikram (quello vero). Ed ogni sequenza che lo riguarda. E le battute. Il Re in tutta la sua gloria. 
* Anche l'episodio del ferimento del ministro della sanità non scherza. Quando te la chiami... È questa l'ironia che avrei voluto sparsa a volontà nel film.
* E Kalki che prende a vangate il funzionario della banca?

ASSOLUTAMENTE DA DIMENTICARE

* L'indelicatissima scena del contadino che, cappio quasi al collo, riceve la notizia dell'estinzione del suo debito. Non so. Come la vogliamo prendere? Atlee: ma per favore, dài.

LA BATTUTA MIGLIORE

* Sempre il mio Vikram (quello vero): Before you touch my son, deal with his father. Non ho altro da aggiungere se non MADONNA SHAH RUKH IL DIO CHE SEI.
* Kalee, nella sequenza finale, mentre Azad e Vikram si scambiano bacetti (vado a memoria): Fateli fuori prima che si mettano a canticchiare una canzoncina romantica.

RECENSIONI

Mid-Day: ****
'Jawan is a rare, mad-actioner, with that many females in the fighting force. (...) This deliberately feminist subversion works equally for the box-office. No actor in the world has as strong a women fan-club as Shah Rukh Khan (SRK). They will show up in theatres, also because they’ve been promised two SRKs for the price of one. (...) Is this, therefore, Delhi-born Mumbaikar, SRK, who owns Kolkata’s favourite cricket team, equally eyeing Chennai, for both market expansion, and inspiration? Hell, yeah. And why not... What’s a great entertainer, if it doesn’t unite audiences! (...) And what kinda film is that likely to be? (...) Centred on the superstar, making a solid entry, altogether covered up in bandages, landing from the sky, in a strange place in India’s north-eastern border. That’s enough for you to wonder, what happens next. (...) I have lived long enough to know that you don’t simply review movies aimed so directly at the gut, in a dark theatre - you rate the bloody experience! Yes, they can get exhaustingly guttural at times; or often, in fact. That’s the genre’s prime flaw. Jawan is far from it. And why’s that? Because the film, while a tad long, has strong legs to stand on. In what’s the superstar’s first, directly in-your-face political film. Also, deeply patriotic. For, what is patriotism, if not care for fellow nationals? (...) The choreographed heroism being the main point of the pic. It’s something we equally witnessed in SRK’s last release, the same year. To be sure, Jawan (2023) > Pathaan (2023). Because it just feels more raw and earthy. Given a beginning, middle, and end, that ties in smartly with the beginning - pieces in the jigsaw fitting in fine. With world-building, which is Atlee’s, that’s unique to the SRK universe, and a decisive worldview, that draws you in, wholly. A few years ago, (...) SRK (...) seemed lost at the box-office, while Bollywood itself appeared more sorted. The reverse appeared the case, post-pandemic. Having done his homework, he’s unwittingly ended up reviving the Hindi film industry, along with his own career. (...) As the superstar, super-confident with his material, ironically understated still, he talks straight to his audience. Telling them what they’d hopefully like to hear. In this case, the power of the common man/voter. (...) This is SRK vs system. What’s there not to love; c’mon, let’s go (I plan to, again)!'.
Mayank Shekhar, 07.09.23

Film Companion:
'Jawan (...) is not just any social drama. It's a drama based in a country so embattled that the only mantra left is: When in doubt, Shah Rukh Khan [corro a tatuarmelo sull'avambraccio]. The leaders have failed, the system is corrupt, and a superstar has decided to take matters into his own hands. This intervention is disguised as one of the most enjoyable, pulpy, ditzy and progressive entertainers in recent memory. (...) It's anti-establishment rage with pro-people hope. (...) Khan in Jawan signifies the sort of happy-hour vigilantism that's immensely satisfying to see. He's a soldier and a jailer, a patriot and a saint. And he is fed up. Every time he appears, it's a hero-entry moment - and there are at least ten of these. (I may or may not have hooted at the coolest pre-interval scene in ages). (...) Which is to say that things are so bleak today that Khan needs to be introduced - and remembered - multiple times. (...) In other words, being fiction isn't enough. (...) It's all there: Farmer suicides, fumbling ministers, a shortage of oxygen cylinders, a billionaire who funds the government. (...) There's a back-from-the-dead and memory-loss track, a nod to the fact that a (movie) soldier has had to rediscover his stature as a secular icon. There's an all-female team of avengers - an ode to Khan's unique image as both a feminist hero and beta-male lover. (...) All alleged flaws - a bandaged face, a bald head, middle age, pregnancy out of wedlock, macho cigar-smoking (which almost taunts the 'cigarettes are injurious to health' disclaimer) - morph into superhero capes. When politicians are reduced to caricatures, (...) it's not lazy writing. The rush suggests that the film perhaps has no time for figures who generally have no time for the people that vote them in. I'm usually not a fan of film-makers being in awe of the stars they cast. But Atlee's blinding reverence for SRK (...) works wonders for the film. The lovesick treatment (...) ensures that when the director fast-forwards through the romance, flashbacks, climax and reaction shots in a hurry, our excitement is rooted in the anticipation of the next punchy scene. And the next, and the next. It stops mattering that the connective tissue is a formality, or that tears are used as narrative shortcuts. Everything else is a footnote, a filler in service of bold messaging, at a time when even silence is viewed through the lens of dissent. (...) The directness of this courage (especially a monologue towards the end) is moving, because it reveals the cards of a film that isn't afraid to request its viewers to reflect rather than tell them to think. Its activism is almost chivalrous, despite the loud tone. It doesn't hesitate to break the fourth wall and use its commercial packaging (...) to reason with the very concept of democracy. Add to this the colour (...) and Jawan becomes an irresistible cocktail of guts and mainstream glory. Most of all, the subtext is there for everyone to savour. The thrill of watching a SRK film has long been defined by his uncanny ability to make it about himself. Over the years, he's renovated the idea of celebrity narcissism, turning it into meta-entertainment at the movies. Khan has often let his life - or at least popular perception of his life - inform the spirit of his roles. Our enjoyment is derived from the illusion that we're watching him as much as the men he plays. Earlier, this auto-fiction was limited to excavations of his own superstar duality. (...) But it's only as an action hero that this self-reverence has gone from entertainment to art. The genre physicalises (and mythologises) Khan's journey, pitting him against real-world demons instead of imaginary people. While it's natural to wonder why he took so long to do all-out action cinema, the timing is perfect - his underdog swag can now afford to be personal and political at once. (...) As a result, his heroes aren't fighting against, they're fighting for. The (...) '(before threatening the son, deal with the father)' threat in Jawan brings the house down for a reason. (...) None of it is grandstanding or self-homage anymore. Within the defiant parameters of action cinema, it acquires the grammar of self-expression. The fight is literal; the scale is fitting. It becomes more. And Jawan is that more. It understands that cinematic truth isn't about logic but pop-cultural authenticity. It gets that mass is weightless without a sense of matter. And it proves that masala film-making isn't about giving the audience what they want; it's about asking them what they need'.
Rahul Desai, 07.09.23

Raja Sen:
'A spoonful of SRK makes the medicine go down. Jawan (...) is just the tonic for a troubled nation. I have watched the film (...) three times now, and I am frankly shocked by the directness of its messaging. It dares to point fingers at a government that imprisons critics. And for those who say 'Jawan isn't political enough,' I would like to remind them that in Khan's last film Pathaan, he wasn't allowed to use the words 'Prime Minister.' Being political at this time, therefore, requires sharpness and allegory. Yet Jawan comes at us guns blazing. Careful not to take names, but unmistakable nonetheless. It focuses on farmer suicides, on banks forgiving massive loans to business moguls, on missing oxygen cylinders, (...) and on elections that are coming up in a matter of months. SRK's vigilante hero might not literally mouth anti BJP slogan, but he does tell a minister that they have had ten years to improve things, much like the party *currently* in power. (...) He breaks the fourth wall and bypasses the corrupt channels to address the nation directly. He is angrier now. Raising a hand to symbolize five long years spent under a regime, he says voting wisely will get *you* aazadi [libertà]. The film cuts to a crowd of watching sikhs, then smiling nuns. He is asking minorities to free themselves by giving this government the finger. This is fantastically unsubtle cinema. (...) Jawan isn't revolutionary for the film that it is, but for the time in which it's been made. Where once an angry young man routinely took on the system, now exist 'cinematic universes' glorifying policeman and surgical strikes. Khan is not young anymore, and Jawan leans into that as he plays Vikram Rathore, an immediately iconic character significantly older than himself. (...) This is a future-proof move, ensuring that the 57 year old can play the cigar chomping big daddy for years to come. But it is also a statement of intent. This older hero is cooler, more capable and more angry'. 
03.10.23

Cinema Hindi: *** Al netto della lacrimosità, avrei aggiunto mezza stella. Con maggior spazio concesso al mio Vikram (quello vero) sarei arrivata a ****. Se fosse stato lui l'unico protagonista maschile, un bel ***** pieno.
Punto di forza: una certa impudenza, un certo coraggio, il personaggio di Vikram (quello vero), soggetto corposo, alcune battute divertenti, molte scene di azione al femminile.
Punto debole: tono piagnucoloso, trattamento antiquato, sceneggiatura disattenta e a tratti grossolana, regia altalenante.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Shah Rukh Khan - Azad, direttore di un carcere femminile / Vikram, soldato
* Nayanthara (al suo debutto nel cinema hindi) - Narmada, negoziatrice
* Vijay Sethupathi - Kalee, mercante d'armi
* Deepika Padukone - Aishwarya, moglie di Vikram
* Sanya Malhotra - Eeram, pediatra caduta in disgrazia
* Lehar Khan - Kalki, studentessa
* Priyamani - Lakshmi 
* Sanjeeta Bhattacharya - Helena, hacker
* Girija Oak - Iskra
* Aaliyah Qureishi - Janvi
* Sunil Grover - Irani, sottoposto di Narmada
* Sanjay Dutt (cameo) - Madhavan, negoziatore

Soggetto e regia: Atlee al suo debutto nel cinema hindi
Sceneggiatura: Atlee, S. Ramanagirivasan
Colonna sonora: Anirudh Ravichander, al debutto nel cinema hindi (per un'intera colonna sonora), non al suo meglio. Jawan Title Track è un brano non male ma l'avrei velocizzato un po'. Zinda Banda è gradevole da ascoltare in YouTube, meno nel contesto della pellicola.
Fotografia: G.K. Vishnu
Montaggio: Ruben
Azione: Anal Arasu, Spiro Razatos, Yannick Ben, Craig Macrae, Kecha Khamphakdee, Sunil Rodrigues.
Traduzione del titolo: soldato
Anno: 2023

CURIOSITÀ

* Per la versione di Jawan doppiata in tamil, in simultanea sono state girate alcune apposite sequenze. Ad esempio, Yogi Babu sostituisce Mukesh Chhabra (attore e regista - ma soprattutto direttore di casting, anche nel caso di Jawan) nel ruolo del segretario del ministro della salute. 
* Oltre al cameo di Sanjay Dutt, segnalo quelli offerti dal pazzo regista Kenny Basumatary (nel ruolo di Nazir, collega di Vikram - quello vero), da Omkar Das Manikpuri (contadino, padre di Kalki), e dallo stesso Atlee (nella coreografia del brano Zinda Banda).
* Jawan è il film indiano campione d'incassi del 2023, ed occupa la quinta posizione nella classifica generale dei film indiani, e la seconda (dopo Dangal) nella classifica generale dei film hindi. Nel Bengala occidentale, le prime proiezioni di Jawan della giornata erano state fissate alle due e un quarto del mattino! Il potere ultracosmico di S.h.a.h.R.u.k.h.K.h.a.n. Macchennesapete.
* Atlee è un regista da record. Con soli cinque titoli all'attivo, ha conquistato la seconda posizione nella classifica degli incassi tamil del 2016 con Theri, la prima posizione nel 2017 con Mersal e nel 2019 con Bigil. E nel 2023 Jawan è il film indiano - non solo hindi o tamil - campione d'incassi. Curiosamente, Theri, Mersal e Bigil sono tutti interpretati da Vijay.
* Riferimenti al cinema indiano: Alia Bhatt, Baahubali
* Film che trattano lo stesso tema: A Wednesday!, anche se tutta un'altra cosa. Per la piaga sociale dei suicidi dei contadini, Peepli [Live], interpretato da Omkar Das Manikpuri, anche se tutta un'altra cosa.

GOSSIP & VELENI

* [Spoiler]:
- com'è che agiscono tutti a viso scoperto? 
- perché Narmada porta la figlia nel carcere durante la sua operazione sotto copertura? 
- come ha fatto a sopravvivere Vikram dopo ben cinque proiettili sparatigli contro a distanza ravvicinata e, se non bastasse, dopo essere precipitato da un aereo in volo ed aver preso una craniata iperbolica contro un masso? Manco la fantascienza oserebbe tanto.
- in che senso la dottoressa scopre che Aishwarya è incinta misurandole le pulsazioni al polso? Funziona così? Ma tipo che si sentono due battiti? Oddio che roba mostruosa sto per svenire.

25 aprile 2024

PONNIYIN SELVAN - II


Ponniyin Selvan - I e Ponniyin Selvan - II vanno gustati uno in fila all'altro, perché si tratta di un unico film girato tutto insieme ma suddiviso in due parti solo per ragioni commerciali e distributive. Nella sua interezza, la saga è di fattura squisita, molto omogenea pur nella diversificazione dei toni. A voler proprio trovare un difetto, alla prima visione è faticoso tenere il passo, la storia è articolatissima e sconosciuta a noi non indiani (troppi intrighi per i miei gusti), un folto numero di personaggi secondari da memorizzare - oltre ai sottotitoli poco leggibili. La saga va affrontata solo dopo aver letto con attenzione la trama di PS-I (pazienza per gli spoiler), e va assaporata un tempo alla volta, con calma. PS cresce ad ogni visione successiva, sino a causare dipendenza. Ci si affeziona ai protagonisti, si colgono nuovi deliziosi dettagli, si rimane catturati dall'artisticità e dalla precisione delle inquadrature. La tecnica è sopraffina. PS dovrebbe diventare oggetto di studio nelle scuole (anche occidentali) di cinema. 

Accennavo ai toni. PS-I è più esuberante, con una narrazione in espansione e una luce ottimistica. Vengono presentati i personaggi, ciascuno col suo spazio e con la sua caratterizzazione. E vengono annunciati gli eventi, creando curiosità e aspettative. PS-II è più introspettivo, con una narrazione che procede verso la sua conclusione - anche di chiusura definitiva (per alcuni personaggi) -, e con interazioni significative. I protagonisti tracciano le parabole delle loro esistenze, rivelano le fragilità. Le finezze non si contano. Acqua ovunque, il suono ovattato dei flutti, l'acqua da cui emerge e in cui si immerge Nandini, l'inizio e la fine. La colonna sonora, compatta quanto la pellicola, si accorda con le ipnotiche immagini in totale, magica armonia.

Una vera impresa comprimere un romanzo (e una storia) di quelle proporzioni in una sceneggiatura cinematografica che, ad ogni visione aggiuntiva, dimostra sempre più il proprio valore. Gli attori regalano interpretazioni straordinarie. Un applauso a Mani Ratnam, anche per la direzione delle vorticose sequenze d'azione e per quelle estremamente realistiche di guerra. Un fragoroso applauso per la scena dell'incontro, davvero epico, fra Nandini e Aditha adulti (Mani: graziegraziegrazie). 

TRAMA

Siamo nel X secolo nel sud dell'India. L'impero della dinastia Chola è retto dal sovrano Sundara, ormai malato. L'erede è il primogenito Aditha, in guerra espansionistica ai confini del regno. I ministri cospirano per restituire il trono al cugino dell'imperatore. [Spoiler] Arunmozhi, il terzogenito di Sundara, salvato dall'annegamento da una donna misteriosa, è protetto in un monastero. Aditha incontra dopo anni la bellissima Nandini. I cospiratori stanno per chiudere il cerchio intorno alla famiglia reale, mentre i sicari del regno nemico dei Pandya progettano l'omicidio di Sundara, Aditha e Arunmozhi. Ed ecco il colpo di scena: il cugino dell'imperatore rinuncia al trono, ma è Arunmozhi ad offrirglielo.

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* L'incontro da cardiopalma fra Nandini e Aditha. Indimenticabile. Aishwarya e Vikram al top. Gesti, sguardi, parole pronunciate e parole trattenute. In ginocchio al cospetto di un cinema che esalta, emoziona e commuove.

RECENSIONI

The Hindu:
'Mani Ratnam’s sequel takes liberal creative liberties by leaving out some parts from the Tamil classic in order to present it cinematically - and the climax might be the subject of some discussion in this context, especially among fans of the book - but it largely encapsulates the myriad twists and turns as the story unravels. (...) The zing of the first installment might be missing here, but there is certainly more depth to the characters. Despite having to chronicle several character arcs and showcase the twists and turns, Mani Ratnam’s cinematic flourishes come to the fore. The director has always been an expert at showcasing two different character sequences packaged as one. (...) Some of the scenes do extend more than they ought to; there’s a Vikram-Aishwarya Rai meet-up that becomes too dialogue-oriented, but do watch out for their sparking performances and cinematographer Ravi Varman’s rich use of light and colour in this particular sequence. Aishwarya Rai Bachchan’s hard work and effort to portray Nandini shows on the big screen, and she oozes confidence, but one wishes the makers gave this character more heft in the end. Somehow, she gets a lot of character-building (...) but her different shades could have been conveyed more effectively. (...) If Karthi was the life of the first part (...) Vikram and Jayam Ravi get their act together here, with powerful performances. Vikram displays flashes of acting brilliance, especially during the sequence where he learns that a plot is brewing against him. Jayam Ravi comes across as more quiet and confident, especially in a sequence that involves Buddhist monks saving him from a tricky situation. Whoever said ‘mass’ moments needed lots of action? Aiding this galaxy of actors (...) is a rousing score from A.R. Rahman who seems to know when to dish out soft musical cues (...) and go all out with powerful vocals and percussion. (...) Despite the war sequences in the end, it is the interpersonal dynamics and drama between its main characters that make the core of Ponniyin Selvan. Kalki has packed inside his literary work several twists that might be a little hard to understand for someone unfamiliar with the PS universe and the family tree, but Mani Ratnam’s cinematic adaptation makes for a satisfactory watch'.
Srinivasa Ramanujam, 28.04.23

Galatta:
'There are hardly any raised voices in Ponniyin Selvan - II, and save for a couple of action/battle scenes, this may be the quietest epic I've seen. The zingers are quiet. (...) The confrontations are quiet. (...) The humour is quiet. (...) The stunning set pieces are quiet. (...) The emotional moments are quiet, like when the three Chola siblings are reunited - it's one of many fabulous pieces of choreography with close-ups in a film filled with close-ups. With his superb cinematographer Ravi Varman, Mani Ratnam amps down the aural drama and amps up the visual drama. Even by this director's legendary standards, the staging is something else. (...) Ponniyin Selvan - II is an intimate movie, both literally (all those close-ups) and figuratively. (...) Several scenes are so good (...) that you wish for separate spin-off films with just these characters alone. The big show-down between Aditha (...) and Nandini is another stunner. (...) And again, it's shot mostly in tight close-ups. This is a narrative filled with talk, and Mani Ratnam keeps finding ways to film these conversations in diversely dramatic ways, with the camera rarely fixed. (...) Unlike Part I, this is heavier, sadder - it's more of a Shakespearean drama, with failings and failures. (...) A.R. Rahman's songs are aptly fitted into the background. (...) The writing (...) is a model of concision without confusion. The emotional bonds are strongly reinforced within minimal screen space. Nothing feels stagey. There's no forced rhetoric. But for the time period, these people could be us - only, our lives aren't exquisitely edited by Sreekar Prasad and set-designed by Thota Tharani. The two films' design alone is worth a review. Look at how the pure and peace-loving Arunmozhi is always shown in shades of white, as opposed to the darker hues that define his tortured brother. Mani Ratnam released his first movie on January 7, 1983. Forty years on, he continues to challenge himself and his viewers. Sometimes he fails, but he is on a roll now, and the Ponniyin Selvan films are easily among his grandest achievements'.
Baradwaj Rangan, 28.04.23

Cinema Hindi: **** (scommetto che se lo guardassi un'altra volta volerei a *****)
Punto di forza: regia da urlo, sceneggiatura lucida e compatta, Vikram e Aishwarya.
Punto debole: troppi eventi, troppi personaggi. Materiale sovrabbondante per una sola visione.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Vikram - principe Aditha Karikalan, primogenito dell'imperatore Sundara ed erede al trono
* Karthi - principe Vallavaraiyan Vandiyadevan, comandante dell'esercito Chola e amico del principe Aditha 
* Aishwarya Rai - Nandini, moglie del ministro del tesoro del regno Chola / Mandakini
* Trisha - principessa Kundavai, secondogenita dell'imperatore Sundara
* Jayam Ravi - principe Arunmozhi Varman alias Ponniyin Selvan, terzogenito dell'imperatore Sundara
* Prakash Raj - imperatore Sundara Chozhar della dinastia dei Chola
* Kamal Haasan - narratore

Regia: Mani Ratnam
Sceneggiatura: adattamento cinematografico redatto da Mani Ratnam, Elango Kumaravel e B. Jeyamohan del monumentale romanzo tamil in cinque volumi Ponniyin Selvan (1955) di Kalki Krishnamurthy.
Colonna sonora: A.R. Rahman 
Fotografia: Ravi Varman
Scenografia: Thota Tharani
Montaggio: Sreekar Prasad
Lingua: tamil
Traduzione del titolo: il figlio di Ponni. Ponni è l'antico nome letterario tamil del fiume sacro Kaveri.
Anno: 2023

CURIOSITÀ

* PS-II ha conquistato la terza posizione nella classifica degli incassi dei film tamil del 2023.
* Bejoy Nambiar è l'aiuto regista della saga.
* Ponniyin Selvan è considerato uno dei più importanti romanzi della letteratura tamil. Dal 1950 al 1954 fu pubblicato a puntate sul periodico Kalki, e poi raccolto in cinque volumi nel 1955. I primi due volumi sono condensati in PS-I, gli ultimi tre in PS-II.
* La dinastia dei Chola, localizzata originariamente nella valle del fiume Kaveri (India meridionale), è una delle più longeve della storia (III secolo a.C. - XIII secolo d.C.). Nel IX secolo ebbe inizio l'espansione territoriale: nacque così il potente impero marittimo dei Chola. Sundara Chola, alias Parantaka II, regnò dal 958 al 973. Gli venne affidato il trono in quanto il cugino Madurantaka Uttama, erede legittimo, era troppo giovane. Arunmozhi, alias Rajaraja I, regnò dal 985 al 1014, dopo il breve regno di Madurantaka Uttama - regno offerto dallo stesso Arunmozhi alla morte di Sundara (e di Aditha). Aditha fu assassinato nel 971, a soli 29 anni, in circostanze misteriose. Kundavai sposò davvero il principe Vallavaraiyan Vandiyadevan - almeno una soddisfazione (Fonte Wikipedia). 

17 aprile 2024

PATHAAN



Ho il sospetto che se avessi visto Pathaan nel periodo di distribuzione in sala lo avrei apprezzato di più. Ora, quasi un anno e mezzo dopo - sfiorite le galvanizzanti aspettative, spenti i riflettori sulle prevendite da record, sugli incassi da capogiro, sulle recensioni sorprendentemente concilianti -, confesso che Pathaan non mi ha entusiasmato. 
Ma.
Ma Shah Rukh Khan è sempre divorabile, pur con qualche chilo di muscolo di troppo. Anche se leggesse le istruzioni della friggitrice, il suo carisma elettrizzante, mescolato ad un talento mostruoso nel coccolare e viziare i personaggi - personaggi che, nelle sue espressioni e nel suo corpo, diventano vivi, fragranti, croccanti, dal profumo appetitoso e dal sapore paradisiaco (che la sceneggiatura lo preveda o no) -, il suo carisma e il suo talento, dicevo, mi farebbero comunque rimescolare il sangue (e scardinare la sintassi) e gridare al capolavoro. Mi farò curare. 
John Abraham è godibile - troppo leccato? Non importa, rimane delizioso, interpreta il suo ruolo con eleganza e senso dell'umorismo, e si accaparra quasi tutte le battute migliori. 

Poi certo, considerando l'aria che tira, alcuni dettagli di Pathaan che anni fa sarebbero passati inosservati ora ne accrescono il significato: l'eroe musulmano, l'eroina pachistana, l'eroe negativo non musulmano. Un applauso alla casa di produzione Yash Raj Films.  
E poi l'aspetto principale: l'attore protagonista musulmano (SRK), sempre defilato nella cacofonia progovernativa e per questo, nel recente passato, colpito negli affetti. Alla distribuzione di Pathaan è accaduto l'incredibile e il bizzarro: un certo tipo di opposizione trasversale al partito al potere centrale si è coagulata intorno alla figura di una superstar hindi, soavemente laica, poco o niente interessata alla politica (almeno in pubblico). L'importanza di Pathaan esula quindi dai suoi - limitati - meriti artistici. Hai osato colpire un amatissimo divo bollywoodiano solo per dimostrare di averlo più lungo? Hai misurato male. Perché precipitarsi in massa nelle sale e recensire con favore la pellicola - anche da parte di critici di solito spietati - è diventato un fatto personale e un atto politico. Una forma di resistenza. Una rivincita. E un plebiscito. Perché certo, la patria, la religione, la tradizione, eccetera eccetera, ma per gli indiani solo tre cose contano davvero: il cinema, il cricket e i matrimoni. Colpisci (duro) qui? La paghi. 

Un assaggio di ciò a cui Pathaan poteva aspirare, con una sana dose di leggerezza, ci è concesso grazie al folgorante cameo di Salman Khan. Il film si impenna e prende quota, le interazioni fra i due attori sono esilaranti. Si mescolano divertimento puro, eccesso, ironia e metacinema. Evidenziando così uno dei due problemi principali di Pathaan: il prendersi un po' troppo sul serio a discapito della vena umoristica. L'altro problema? Le scenografie e la scelta cromatica: ambientazioni buie, dalle tonalità cupe. Avrei preferito set più patinati e scintillanti, che giustificassero gli ingenti investimenti finanziari profusi nel progetto. Sorvolo sulla sceneggiatura: è primavera, gli alberi sono in fiore, non so se siano già tornate le rondini, ma la panna sulle fragole mi induce alla bonomia.
In estrema sintesi: sono fe-li-ce per il Re. Quanto al film, passiamo al prossimo.

TRAMA

Pathaan è un agente dei servizi segreti indiani (RAW) a capo di un corpo speciale denominato JOCR. Abbandonato alla nascita dai genitori, Pathaan, ormai adulto, nel corso di una missione in Afghanistan viene adottato da un intero villaggio di etnia pathan. A Pathaan è affidato il compito di catturare Jim, un ex collega ora pericoloso mercenario, e di sventare un attentato commissionato all'Outfit X - l'organizzazione criminale creata da Jim - da una scheggia impazzita dei servizi segreti pachistani (ISI). L'obiettivo dell'attentato è indurre il governo indiano a demilitarizzare la contesa regione del Kashmir. Pathaan si sforza di indovinare i piani di Jim e di anticiparne le mosse, ma il terrorista è sempre un passo avanti. L'enigmatica Rubai, pachistana, agente/ex agente ISI, affianca Pathaan nell'impresa. 

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

* La conversazione finale fra Salman e Shah Rukh. Impagabile scambio di battute.

RECENSIONI

Mid-Day: ***
'There really is no space in this picture for anything, but a series of stunt and chase sequences, starring the super-hero the film is named after. That is, Pathaan, making grand entries on every conceivable vehicle. (...) Also, these superhero-heroine-villain fly to every corner of the world to bring you this action, live. (...) Basically, if it’s the big-screen scale you were looking for? Eat this. Which is also a reason the film becomes hard to swallow, sometimes. It’s so frickin’ cut-to-cut. The filmmakers appear so inherently insecure about somehow securing the audience’s attention. (...) Surely the climaxes (...) loses meaning, if an entire movie is a climax? Let’s just say, by the end of it, I forgot where we’d started from. But you’re okay, so long as you stick to Shah Rukh Khan in long locks, muscles ripped, setting freakish fitness goals. This is possibly the best he’s looked onscreen, in his entire career. And he’s frickin’ 57. SRK is the spectacle! (...) It's as if someone - and that’d be the producer, Aditya Chopra, who else - sat down with pen, paper, listing how many assets to add to SRK in the pic. Reasons to watch Pathaan: action, locations, plot twists, upping stakes, crazy weapons, chemical warfare, SFX (cheque, cheque, cheque). In all of this, it’s almost a miracle that the movie eventually comes together at least somewhat coherently enough (most don’t). (...) It’s merely a comment on the times that even watching a simplistic mass-entertainer such as Pathaan has seemed like a political act, leading up to its theatrical opening. A lot of it has probably to do with SRK. (...) It’s his return to the big screen, in a lead role, in four years - having delivered a bunch of duds before that. You can tell how hard he’s worked for this comeback. What one did not account for, in the interim, is how important this picture would become - to get Hindi film audiences itself to return to theatres, post-pandemic. Pathaan has felt like a massive event, alright'.
Mayank Shekhar, 25.01.23

Mint:
'Any actor can make a good film work. It takes a whole other caliber of megastar to turn an utterly nothing film into Hindi cinema’s largest blockbuster, and Pathaan is, therefore, Shah Rukh Khan’s biggest flex. Flexing, in the literal sense, is also what Khan is mostly doing in the film, which is less a movie and more an Instagram thirst-trap prompting women and men of all stripes to salivate in movie theatres and - abnormally - to take photographs of the sculpted 57-year-old for their own social media feeds. This is low-key piracy, but serious journalists, authors and cultural commentators have all fallen, rather lasciviously, for Khan’s arms and charms. I’ve never seen anything quite like it. The thirst is real. This is Khan’s first release in over four years, after he has been hounded and vilified by a central government that dislikes the idea of secularism - something Khan, a Muslim who has mostly played Hindu characters, could be said to embody. He is the self-made superstar who personifies the great Indian dream of stardom, a swarthy youngster from television who, rewriting the Hindi film hero rulebook, made himself the shiniest of leading men. Times darkened. (...) In 2021, Khan’s son was arrested - and jailed - for drug-possession (while not possessing drugs). Right-wing trolls began clamouring against films featuring Muslim heroes. (...) Shah Rukh Khan stayed quiet, kept his head down, and - going by how he looks in Pathaan - hit the gym. (...) It is a film so inane that it can only work if half the dialogues are drowned out in applause, a film that is working because India wants - even needs - for it to work. This is not a review, and no review can stand in the path of this box-office juggernaut setting the country ablaze with celebratory heat. To me, Pathaan is a harebrained action movie, one without memorable action sequences or clever set-pieces. (...) It’s cheesy, desperate and politically wishy-washy, and the first half is damn near intolerable. The other entries in this “spy universe,” War and Ek Tha Tiger, are significantly better. (To those defending Pathaan, I have but one word in reply: “Boobles.”) Yet India is partying with incredible, infectious gusto. Audiences are thronging to theatres, reviews have been bafflingly kind, and the nation is swooning under Shah Rukh Khan’s spell. The actor has distorted our reality and instead of seeing this mediocre film, we are cheering the film we wish it was. We are watching, in fact, 35 years of Shah Rukh Khan spreading his arms wide open, (...) we are seeing our favourite hits reflected in Pathaan, in Khan’s half-smiles and his winks, his luscious hair and - most importantly - his secularism. As a line, “Pathaan zinda hai [è vivo]” means little. As a manifesto, coming from an embattled superstar when minorities are under threat, it may mean everything. (...) Pathaan may be one of his silliest films, but it has brought back Khan’s crown. The film comes to life, briefly, when Shah Rukh’s comrade shows up. Salman Khan (...) is electrifying in a cameo. (...) It is undeniably thrilling to watch these two agree that the job ahead of them - and I don’t mean any Pathaan-Tiger objective - is too big for the new kids. These guys need to see it through. This made me wonder whether Shah Rukh (...) could do more than save theatres from closing down or even rescue Hindi cinema itself at an uncertain time. (...) Can Shah Rukh Khan be our Prime Minister? Based on the current dispensation, it is clear a Reality Distortion Field would come in quite handy, and people may indeed vote for Khan. Perhaps that is what they’re doing right now'.
Raja Sen, 31.01.23

Film Companion:
'The true triumph of Pathaan is that, unlike most other titles, its nostalgia extends beyond the physical (...) into the realms of the ideological. Ensconced within all the ditzy spectacle is not your usual battle between good and bad. It's the one between New Patriot and Old Patriot that slowly emerges. (...) [Il protagonista] is the manifestation of a gentler age that mounted patriotism as more of a personal feeling than a political statement. (...) He isn't always the dominant force in the story. There are several moments in which Pathaan is part of the backdrop. (...) The most disarming aspect of Pathaan: Shah Rukh Khan's portrayal of the conventional action hero. The way Khan plays the role - with a sense of imperfection and humour - subliminally chips away at our perception of how patriotism must look on the big screen. (...) He's merely doing what he has always done in his India-centric cinema, but it's the widespread hate rhetoric today that refashions this identity as an elegant act of love and rebellion. (...) It's this rousing marriage of man and moment that transforms Pathaan from a self-aware entertainer - which stages a deadly virus as a campy metaphor for religion - into both cultural anecdote and political antidote. The easy way is to attribute the film's impact to Khan's four-and-a-half-year absence and this distance making our hearts grow fonder. Or his systematic movie cameos over the years, which have teased us into explosive submission. Or even the old-school publicity campaign - no press interviews, no overexposure - that made us want him harder; he didn't need a hero-entry shot because the release of Pathaan itself was the entry shot. But the better way is to acknowledge that the story of Pathaan is inextricably linked to the Pathaan story - one that has openly been unfolding in the language of breaking news and boycott hashtags. There are millions of takers for the former because it's the latter that people are subconsciously consuming; we celebrate the former because it's the latter that we feel obligated to root for. It would not only be naive but also unfair to read the success of this film as a marker of its artistic merit. Pathaan is honest enough to cement this reel-real bridge. It in fact strives to be a measure of how far a needle can be pushed for it to snap back with a calming click. A country has renewed its romance with a superstar because his action transcends the performative dimensions of the screen. Pathaan doesn't need to flaunt it, because Shah Rukh Khan has lived it'.
Rahul Desai, 21.03.23

Cinema Hindi: *** (ho arrotondato per eccesso)
Punto di forza: il Re. Qualche rischiosa sfumatura. Il fantasmagorico cameo di Salman Khan. John Abraham è una sorpresa. Ruoli femminili non solo di mero contorno. 
Punto debole: sceneggiatura e regia smagliate, retorica nazionalista, estetica mortificante, coreografie deludenti. Sequenze d'azione un po' confuse e poco fluide - con la lodevole eccezione di quella del cameo di Sallu. Deepika Padukone, pur con i suoi occhi parlanti, non mi è sembrata adatta per il ruolo. Nel complesso un po' noioso, insulso.

SCHEDA DEL FILM

Cast:

* Shah Rukh Khan - Pathaan
* Deepika Padukone - Rubai
* John Abraham - Jim
* Dimple Kapadia - Nandini, superiore di Pathaan
* Ashutosh Rana - Luthra, superiore di Nandini
* Salman Khan (cameo) - Tiger, collega di Pathaan

Regia e soggetto: Siddharth Anand
Sceneggiatura: Shridhar Raghavan
Dialoghi: Abbas Tyrewala
Colonna sonora: Vishal-Shekhar, commento musicale di Sanchit Balhara e Ankit Balhara. Segnalo i brani Pathaan's Theme e Jim's Theme, entrambi composti da Sanchit-Ankit, e Pathaan x Tiger Theme (Sanchit-Ankit e, per il tema di Tiger, Julius Packiam).
Fotografia: Satchith Paulose
Montaggio: Aarif Sheikh
Anno: 2023

RASSEGNA STAMPA

* Bollywood Film ‘Pathaan’ Pushes Back Against Modi Regime’s Hate Agenda, Kavita Chowdhury, The Diplomat, 14 febbraio 2023: 
'In the eyes of the public, [Shah Rukh] Khan was seen as a victim of vendetta politics, especially after his son was cleared of all charges within a year. It is no secret that the Narendra Modi-led government has not been happy with Khan for not kowtowing to the regime and for being vocal about the growing religious intolerance in the country. This is quite unlike some of his peers, who have become mouthpieces for the Modi government. Even when his family was targeted, Khan did not lash out at the BJP government but took the legal route through the courts. That he chose to answer his critics through his work and not by playing the victim or ingratiating himself to the Modi regime was silently acknowledged by the Indian public'.

Vedi anche:

CURIOSITÀ

* Pathaan ha conquistato la seconda posizione nella classifica degli incassi (India ed estero) dei titoli hindi del 2023. In prima posizione un'altra pellicola interpretata dal Re: Jawan. Fonte Wikipedia.
* I Pathan o Pashtun sono una comunità etnica stanziata in Afghanistan e nel Pakistan nordoccidentale, di religione musulmana.
* Nel 2019 il governo indiano revocò l'articolo 370 della Costituzione che conferiva lo statuto speciale e condizioni di autonomia alla martoriata, contesa regione del Jammu/Kashmir. 
* Persino nel nostro Paese, grazie al circuito UCI, Pathaan si è guadagnato numerose proiezioni, molte delle quali aggiunte all'ultimo minuto, a testimonianza di un successo non previsto ma reale. 
* Il personaggio di Pathaan regala uno stupendissimo cameo in Tiger 3.
* Riferimenti al cinema indiano: War, la saga di Tiger, Darr.
* Riferimenti all'Italia: secondo i titoli di coda, alcune sequenze sono state girate sulle Dolomiti.
* Film che trattano lo stesso tema: War, Ek Tha Tiger, Tiger Zinda Hai, Tiger 3.

GOSSIP & VELENI

* [Spoiler]:
- Jim poteva benissimo rubarselo lui il virus a Mosca e risparmiarci così tutta l'inutile manfrina;
- il tizio russo non si accorge di palpare del Domopak?? Ma sul serio??
- avrei preferito che Rubai fosse davvero un'agente ISI sotto copertura, e che tradisse Pathaan su ordine del suo superiore.