A metà strada tra un film in costume e un village movie
d’impronta tamil Orissa è una pellicola piuttosto anomala nello scenario del
cinema malayalam e forse per questo non è stata accolta con troppo calore. M.Padhmakumar compie un suggestivo viaggio nel tempo, un percorso
fatto di ricordi che corre sui binari del treno e dal Kerala raggiunge l’Orissa. Tra spontaneo realismo e studiata estetica cinematografica il film ricostruisce
un’epoca prendendo spunto dalla voce del paesaggio e da suggestivi versi
poetici.
TRAMA
Christhudas (Unni Mukundan) e sua moglie Suneyi (Sanika
Nambiar) visitano lo stato dell’Orissa dopo aver trascorso gran parte della
propria vita in Kerala. La donna ricerca le sue origini ma i ricordi dell’infanzia
vengono sovrastati dallo spettro di troppi eventi dolorosi: la morte della
madre, le persecuzioni da parte di una famiglia nobiliare, la volontà di
fuggire al destino assegnatole in voce ad antiche pratiche e rituali.
La storia è equilibrata e limita bene i suoi argini senza
strafare, ci sono lacrime e grida e poi attimi di intensa bellezza. Si
racconta di una duplice fuga, per amore e da regole sociali crudeli, da pratiche religiose che sottobanco legittimavano la prostituzione. La
protagonista ha un destino già deciso dall’infanzia, divenire sposa della
divinità nel Jagannath Temple, al servizio dei rituali ma anche schiava
sessuale della famiglia più ricca del villaggio. A distanza di alcuni decenni,
fortunatamente, la vicenda di Suneyi è per le nuove generazioni solo un ricordo ma fa effetto pensare che la
pratica delle devadasi è stata considerata illegale solo a partire dal 1988.
Il film è ricco di dettagli e ci trasporta in una diversa
realtà riprodotta con virtuosismo tecnico e gusto per il bello: immagini,
sfondi, musiche, versi, la bellezza è ovunque, nella descrizione delle vesti
ricamate, della regalità degli arredi, nell’incedere delle percussioni, negli eleganti passi di danza, nel
rosso e nell’oro, nella nebbiolina del calar della notte, nella sua realtà ci
immergiamo completamente. La natura si
trasforma con gli stati d’animo dei protagonisti, alberi in fiore, l’erba, le
piogge torrenziali, grappoli d’uva matura che invitano il tocco della mano, ma
anche sabbia, alberi scheletrici, polvere, edifici in rovina, pietre, un’impietosa siccità. Per raccontare il passato solo una tavolozza di
colori caldi che danno vita alla terra arida, alle passioni e al pericolo, mentre la freddezza
delle tinte con cui il regista ci racconta il presente non suggerisce tristezza
e rigore ma stabilità, sicurezza, tranquillità.
La sceneggiatura è una collezione di attimi ben studiati che scatenano spesso emozioni contrastanti, versi si alternano ai dialoghi ma c'è anche spazio per dei brani musicali perfettamente integrati nella narrazione. La
storia è drammatica eppur viene raccontata in modo da non rendere la visione
del film un’esperienza sconvolgente quanto sensoriale, la fotografia crea
una gradevole patina vintage che al film dona molto e ne esalta i contenuti,
già di per se appaganti. Titoli come Orissa sono la prova che non solo il
cinema malayali pensa e produce ogni anno ottimi spunti narrativi ma anche che
si sta prestando maggiore attenzione alla forma estetica, allo stile e alla
confezione globale dei film.
Il mio giudizio sul film : **** 4/5
ANNO: 2013
LINGUA : Malayalam
REGIA: M. Padhmakumar
CAST:
Sanika
Nambiar ………………… Suneyi
Unni
Mukundan …………….. Christhudas
Tanushree Gosh .................. Meerabhai
Sanjeev Chakraborty .............. Pradhan
Kanika .................... Chandrabhaga
COLONNA SONORA: Raathesh Vegha
PLAYBACK SINGERS: Karthik, Chinmay, Haricharan, Rahul Nambiar, P.Jayachandran, Thulasi Yatheendran
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